#gestione stress insegnanti
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Burnout tra i docenti: una crisi sempre più preoccupante
Nei licei la situazione è grave: meno collaborazione tra insegnanti aumenta lo stress
Nei licei la situazione è grave: meno collaborazione tra insegnanti aumenta lo stress Un fenomeno in crescita: il burnout tra i docenti. Il burnout tra i docenti è una problematica che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Pressioni lavorative, classi numerose, difficoltà relazionali e un crescente senso di isolamento stanno portando molti insegnanti a vivere una condizione di…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Il Reiki: Un'Antica Pratica di Guarigione per il Benessere
Il Reiki è una pratica di guarigione alternativa che trae le sue radici dalla medicina tradizionale giapponese. Questo antico metodo di guarigione si basa sull'idea che l'energia vitale universale, nota come "Ki" o "Chi," può essere canalizzata attraverso il tocco e la concentrazione, promuovendo il benessere fisico, emotivo e spirituale. In questo articolo, esploreremo la storia, i principi e i benefici del Reiki. La Storia del Reiki Il termine "Reiki" deriva dall'unione di due parole giapponesi: "Rei," che significa "spirito" o "coscienza," e "Ki," che significa "energia vitale." La pratica del Reiki è stata sviluppata da Mikao Usui, un monaco giapponese del XIX secolo, che trascorse molti anni studiando antichi testi e pratiche di guarigione. La leggenda narra che Usui ricevette l'illuminazione su come praticare il Reiki durante una meditazione di 21 giorni sul Monte Kurama, in Giappone. Questa esperienza lo portò a sviluppare un sistema di guarigione basato sul trasferimento di energia attraverso le mani. Successivamente, Usui insegnò questa pratica a numerosi discepoli, dando origine alla diffusione del Reiki in tutto il mondo. I Principi del Reiki Il Reiki è basato su cinque principi fondamentali che gli studenti devono seguire per praticare questa forma di guarigione in modo efficace: - Solo per oggi, non ti arrabbiare. - Solo per oggi, non ti preoccupare. - Onora i tuoi genitori, insegnanti e anziani. - Guadagna la tua vita in modo onesto. - Mostra gratitudine per ogni essere vivente. Questi principi promuovono la consapevolezza, la gentilezza e la gratitudine, incoraggiando una prospettiva più equilibrata e positiva sulla vita. Come Funziona? Il Reiki coinvolge un praticante certificato, noto come Reiki Master, che utilizza le mani per canalizzare l'energia vitale verso il ricevente. La sessione di Reiki di solito si svolge in un ambiente tranquillo e rilassante, in cui il ricevente si sdraia completamente vestito. Il Reiki Master posiziona le mani leggermente sopra il corpo del ricevente, muovendole in determinate posizioni per trattare aree specifiche. L'energia del Reiki viene trasmessa attraverso il praticante al ricevente, contribuendo a sbloccare e riequilibrare l'energia vitale all'interno del corpo. Questo processo favorisce la riduzione dello stress, il sollievo dal dolore, l'aumento dell'energia, e una maggiore sensazione di benessere generale. I Benefici Le persone si rivolgono al Reiki per una serie di ragioni, tra cui il sollievo dallo stress, l'ansia e il dolore. Questa pratica è spesso utilizzata in combinazione con la medicina convenzionale per migliorare la qualità della vita e accelerare la guarigione. Alcuni dei benefici comunemente riportati includono: - Riduzione dello stress: Il Reiki può aiutare a rilassarsi e liberare la tensione accumulata, promuovendo una sensazione di calma e tranquillità. - Miglioramento dell'equilibrio energetico: Questa pratica può contribuire a riequilibrare i centri energetici del corpo, noti come chakra, favorendo una migliore salute fisica e mentale. - Sollievo dal dolore: Il Reiki è stato utilizzato con successo per alleviare il dolore cronico e migliorare la mobilità. - Aumento dell'energia: Molte persone riportano un aumento dell'energia e una maggiore vitalità dopo una sessione di Reiki. - Sostegno emotivo: Il Reiki può favorire la gestione delle emozioni, aiutando le persone a superare traumi, ansia e depressione. - Miglioramento del sonno: Molte persone trovano che il Reiki migliora la qualità del sonno e riduce l'insonnia. Foto di Aline Ponce da Pixabay Read the full article
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enkeynetwork · 1 year ago
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pangeanews · 5 years ago
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Gregory David Roberts è tornato. L’autore di “Shantaram”, esperto in evasioni da carceri di massima sicurezza, ci spiega come sopravvivere al lockdown
L’avevamo perso di vista, dopo L’ombra della montagna – The Mountain Shadow – tradotto, come il best seller (e libro culto) Shantaram, da Vincenzo Mingiardi e in Italia grazie a Neri Pozza. E Gregory David Roberts infatti aveva annunciato, sei anni fa, di ritirarsi dalla scena per “andare verso una reclusione creativa”. E, di colpo, il 21 aprile scorso, alle 18.47, su Facebook, l’annuncio del ritorno, con una guida di un condannato all’isolamento: “After 6 years in spiritual reclusion, Gregory David Roberts is coming back. GDR’s first post, A Convict’s Guide to Isolation Lockdown, will be online in 48 hours”. E la guida, puntualmente, è arrivata il 23 aprile. L’australiano di Melbourne, nato nel 1952, il “James Bond con un bel taglio di capelli”, come l’avevano battezzato, con la sua trecciolina, Gregory David Roberts, il rapinatore a mano armata, l’evaso dal carcere di massima sicurezza che si è rifugiato in India dove ha trascorso dieci anni. Non poteva non evadere, oggi, al tempo in cui tutto il mondo è chiuso in casa alle prese con la reclusione forzata da coronavirus.
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Il suo ritorno al mondo dall’isolamento coincide con l’isolamento del mondo. “Sono molto felice di essere tornato e ho un nuovo lavoro da offrire: un nuovo libro di saggistica sul mio viaggio nell’esperienza spirituale e un album di 16 canzoni”. Ma ne scriverà nel prossimo post. Si vede che è diventato social. Fine del percorso spirituale. In effetti, ha vinto l’ennesima scommessa. Agli arresti domiciliari, mi sento di credere di più a un evaso e a uno scrittore, a un autentico bugiardo, che a mille psicologi. Oltre a ringraziare i suoi fan e i soccorritori, ha un pensiero di gratitudine per le persone “coraggiose e laboriose che mantengono in funzione l’elettricità, l’approvvigionamento idrico, il sistema fognario, la gestione delle emergenze, la sicurezza alimentare, lo smaltimento dei rifiuti e le telecomunicazioni”. In effetti non ci si pensa mai a chi butta via la nostra spazzatura, pericolosamente contaminata. Ma la parte che mi appunto riguarda la sua esperienza da carcerato: è stato prigioniero per dieci anni e in tre continenti. Due anni di pena in isolamento per essere evaso. Ironia della sorte: oggi evasi come lui sono diventati grandi esperti, i consiglieri di chi li ha messi dentro. E giustamente, sottolinea. Perché meritava di perder tempo. Certo che alcuni potrebbero arricciare il naso, offendersi di fronte ai consigli di un cattivo maestro, di uno che è stato in carcere, lui se ne rende ben conto. Ma ci prova comunque a dispensare la sua guida per combattere lo stress da lockdown. Il suo decalogo non è molto diverso dai consigli più disparati che sentiamo ogni giorno alla tivù o leggiamo sui giornali (fare ginnastica, comunicare il proprio stato di salute…). La differenza è che lui parla (almeno così siamo indotti a credere) per esperienza personale. Intanto non aiuta pensare al dopo, a cosa potrai fare quando sarà tutto finito. Trovare un senso nel presente sembra la soluzione migliore, paradossalmente.
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I suoi esempi sono emblematici: “camminare 5 chilometri al giorno in una cella lunga 3 passi. L’ho fatto una volta strappando 100 piccoli pezzi di carta e gettandone uno sul mio letto ogni volta che ho completato 2 giri della cella, poi raccogliendoli e facendolo di nuovo”. In galera, c’era un ladro di nome Fabrizio. L’ha sentito cantare, dalla sua cella di prigione due piani sotto di lui. Iniziava sempre con lo stesso ritornello: “chi canterà con me stasera?”. Come la maggior parte dei detenuti, ha passato tutta la mia prima fase a pensare a cosa avrebbe fatto una volta libero. “Quando esco, lo faccio… Quando esco, lo farò sicuramente… Poi sono fuggito e in realtà ero libero. Sono stato ricatturato, 10 anni dopo”. Negli anni da fuggiasco Roberts ha viaggiato in gran parte del mondo, ha amato ed è stato ricambiato, ha imparato nuove lingue e incontrato molti insegnanti. “Le mie prospettive erano cambiate. Sapevo, mentre ero solitario, che non potevo vivere la mia vita immaginando cosa avessi potuto fare alla scadenza della pena. Sapevo che sarei potuto scivolare sotto la doccia e morire domani. Non vedevo l’ora che iniziasse la mia vita: dovevo vivere nel momento e fare qualcosa di significativo”. Forse è così che si sopravvive all’isolamento domestico. Forse è così che si diventa grandi scrittori. Forse è solo un inno alla fiducia e alla libertà dell’anima, alla libertà di cambiare ciò che siamo e ciò che facciamo. Il bello di Gregory David Roberts è che non perde (quasi) mai la fiducia. Non c’è retorica, dopotutto, nella scrittura, ha copiato da se stesso, dalla sua vita da fuorilegge, contraddittoria e spesa senza coerenza: da brillante studente di filosofia impegnato nella contestazione, da eroinomane e fuggiasco, da evaso a scrittore di fama internazionale. Dopo il fallimento del matrimonio, l’allontanamento dalla figlia, la caduta nell’abisso della tossicodipendenza. La prima rapina a mano armata, con una pistola giocattolo. Altre rapine, la condanna a ventitré anni e la fuga, dal carcere di massima sicurezza, di Pentridge diventando, in un colpo, il best seller dei ricercati in Australia, sul finire degli anni ’70. Evaso australiano, ex drogato e scrittore esattamente come il protagonista dei suoi libri, battezzato Shantaram, “l’uomo della pace di Dio”, anche se sa maneggiare le armi e alzare le mani. Giocare pericolosamente con i coltelli.
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Una parte cospicua della biografia di Gregory David Roberts è diventa la letteratura che abbiamo negli occhi e nel cuore. E che doveva diventare un film con Johnny Depp, che aveva acquistato i diritti del film per la Warner Bros, con Amitabh Bachchan. Eppure, dopo la cattura, nel 1990 a Francoforte, il carcere di massima sicurezza a Preungesheim, l’estradizione in Australia, inizia la redenzione, attraverso la scrittura. Ci si salva solo con la scrittura. Lo rivela nei ringraziamenti del suo primo romanzo, Shantaram: “ho impiegato tredici lunghi tormentati anni per scrivere Shantaram. Le prime due bozze del libro – sei anni di lavoro, seicento pagine – sono state distrutte in prigione. Le mie mani, afflitte dai postumi del congelamento, erano messe a dura prova dagli inverni trascorsi nel reparto punitivo: molte pagine del manoscritto, che conservo tuttora, portano tracce del mio sangue”. All’ombra della montagna, nella luce fatta dalla tenebra del male, c’è la speranza di essere migliori di come siamo, una fiducia che alberga nelle nostre anime, nonostante la dissipazione, senza pace, delle nostre vite. Lo precisa in una nota, che sa di excusatio non petita, l’autore: “Alcuni personaggi del romanzo vivono esistenze autodistruttive. Per descriverli in modo autentico è necessario che bevano, fumino e assumano droghe. Non sostengo l’uso di alcol, fumo e droghe, e allo stesso modo non sostengo il crimine come scelta di vita, e la violenza come mezzo valido di risoluzione dei conflitti. Ciò che sostengo, invece, è lo sforzo di fare del nostro meglio per essere giusti, onesti, positivi e creativi con noi stessi e con gli altri”.
Linda Terziroli
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blog-allopera · 7 years ago
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La dissonanza emotiva nelle professioni di assistenza e d’aiuto - le strategie attuabili e le ripercussioni - fino ai casi limite della depersonalizzazione e dell’esaurimento emotivo.
È stato osservato che nelle professioni lavorative cosiddette emozionali, specialmente negli ambiti in cui si instaura un relazione di assistenza e di aiuto, molto spesso le emozioni vissute e provate dal lavoratore non combaciano con quelle che deve manifestare all’esterno. Alcuni esempi:
-         Il medico, l’infermiere o l’oss che devono trasmettere calma e tranquillità anche in situazioni difficoltose o di emergenza e che, internamente, vivono con alto livello di stress.
-         Gli insegnanti scolastici, a contatto con studenti e talvolta con i genitori.
-         I telefonisti di call-center, gli addetti di segreteria o gli addetti alle vendite, che per policy aziendali si vedono quasi imposto di mantenere il sorriso e la calma anche di fronte a clienti iracondi.
-         Tutte le attività in genere, del settore pubblico e privato di front-office e d’assistenza caratterizzate dalla relazione con il cliente.
Quando si verifica quest’incongruenza nel soggetto, si parla di dissonanza emotiva. Siamo davanti a un fattore di stress notevole che, nella maggior parte delle professioni sopra elencate, bisogna imparare a gestire con delle strategie. Questo è necessario per tutelare la propria salute e per non compromettere la propria posizione nei confronti degli altri. I rischi cui si va incontro nel convivere con questo fattore di stress sono la depersonalizzazione (la dissociazione dal senso di sé) e l’esaurimento emotivo, conosciuto anche con il nome di burnout.
Le strategie di risposta e di controllo di questo stressor sono principalmente di due tipi:
-         L’azione di controllo di superficie (surface acting): il lavoratore impara a gestire le sue emozioni interne camuffandole ed evitando reazioni istintive. Regola le espressioni verbali e pone attenzione al linguaggio del corpo cosicché non venga trasmesso il suo stato interiore di disaccordo, ira, tensione.
-         L’azione profonda (dept acting): il lavoratore rievoca degli episodi e degli stati d’animo precedentemente vissuti che lo rasserenano cosicché, l’emozione rievocata, possa permettergli di fronteggiare la situazione in cui provava dissonanza con uno spirito diverso.
Entrambe le azioni, ma specialmente la prima, hanno un elevato costo di fatica emotiva per il soggetto.
 Quando il rischio generato da questo stressor non è riducibile variando le policy aziendali, riorganizzando ed efficientando metodiche di assistenza e consulenza (un esempio lampante lo offrono le professioni sanitarie o d’insegnamento), il datore di lavoro deve intervenire con orari, organico e turnazione adeguata a far rigenerare il personale, in seguito alla fatica mentale sopportata.
Tra gli strumenti per ridurre il rischio non vanno poi dimenticati gli interventi formativi che possono riguardare: lo sviluppo ed il mantenimento di una buona sinergia nel gruppo di lavoro, la gestione delle relazioni di aiuto, le tecniche di empatia ed assertività nonché lo studio del linguaggio del corpo (pnl).
In particolari professioni, un esempio lo ritroviamo nell’ambito dei telefonisti dei numeri di emergenza, è da considerare l’allestimento di una panic-room e la disponibilità continuativa di un professionista psicolgo per il consulto ed il confronto.
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virtualexperience2017 · 8 years ago
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La realtà virtuale nei corpi militari
Salve a tutti ,
possiamo sostenere che il 2016  è  stato l’anno di nascita della realtà virtuale. L'ampio successo riscontrato nell'attualità dalla realtà aumentata è dovuto all'immissione nel mercato civile dei dispositivi VR (Virtual Reality) a uso "domestico e ricreativo" e alle relative innovazioni apportate.
Come per la maggior parte delle innovazioni tecnologiche più in voga ai giorni nostri,anche la realtà virtuale è nata per scopi militari, infatti l’esercito è stato uno dei primissimi ad investire sulla ricerca in questo campo, fin dai suoi albori.
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L’immagine è tratta da pixabay e rappresenta un soldato con un visore notturno,una tecnologia creata e sviluppata per scopi principalmente  bellici,ma successivamente immessa nel mercato civile.
Queste tecnologie permettono l’addestramento alla battaglia  in quanto riproducono (sempre più) fedelmente uno scenario di guerra, abbattendo i costi (ad esempio, grazie al risparmio di carburante e munizioni) e preparando i soldati a combattere  senza che corrano dei pericoli reali.
La realtà virtuale  viene  usata anche  nei lavori di gruppo, infatti queste tecnologie hanno rivoluzionato  i momenti di pianificazione delle missioni, trasformando, ad esempio, un tavolino o una mappa in qualcosa di tridimensionale e interattivo su cui studiare più facilmente le azioni militari. Questo grazie all'ausilio di droni  in grado di compiere scansioni 3D della superficie terrestre in maniera sempre più dettagliata e in tempo reale.
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L’immagine è tratta da pixabay e rappresenta un drone in volo. Come si può vedere questi dispositivi montano delle videocamere che ai giorni nostri hanno un altissima definizione e possono trasmettere le riprese in tempo reale.
Il paese che impiega consistentemente  nell’addestramento delle sue truppe la realtà virtuale sono  gli Stati Uniti, che si dimostrano essere anche il paese di origine e sviluppo della VR. Dal 2012, l'Esercito statunitense impiega per l’addestramento  il sistema DSTS(Dismounted Soldier Training System)sul quale ha investito parecchi milioni di dollari, una combinazione di armi realistiche e sensori corporali che trasmettono i movimenti delle reclute nell'ambiente, offrendo inoltre agli istruttori la possibilità di riesaminare il comportamento dei partecipanti a missione finita.
Anche l’esercito italiano  utilizza tecnologie in realtà virtuale, a partire dall'Areonautica Militare che nella base aerea di Ghedi (BS) sta impiegando simulatori VR con riproduzioni di velivoli reali per l'addestramento dei piloti, che possono così provare a volare seguendo tutte le  procedure in un ambiente simulato che ricrea esattamente ambienti reali come veri aereoporti militari italiani.Questo simulatore riproduce fedelmente tutte le missioni, emergenze e situazioni tipiche che si possono incontrare volando , garantendo al tempo stesso un notevole risparmio economico.
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L’immagine è tratta da pixnio e rappresenta un simulatore di guida di un aereo.
Anche la Marina Militare Italiana utilizza la realtà virtuale per l'addestramento, ma in questo caso concentrandosi sullo sviluppo delle capacità procedurali e comunicative. 
Addirittura il Corpo Forestale ha sviluppato "Forest Fire Area Simulator", una simulazione VR che serve a formare e addestrare gli agenti su come comportarsi nei diversi momenti  di pericolo,ad esempio imparare le procedure in caso di aree boschive aggredite dal fuoco  e apprendere l’utilizzo dei sistemi e delle attrezzature ordinariamente utilizzati nelle reali operazioni.
La realtà virtuale è sfruttata inoltre  per studiare la  gestione dello stress dei soldati. Infatti ricreando degli ambienti virtuali con delle situazioni stressanti ,che erano state segnalate dagli insegnanti come le più difficili da gestire nella loro professione(ad esempio la gestione dei colleghi, della famiglia o di una classe problematica)si può analizzare il comportamento dei militari. I partecipanti indossando dei sensori che monitorano in automatico le emozioni dei soldati , con l'obiettivo di rilevare momenti di particolare difficoltà e se si può risolverli,altrimenti addestrare la persona a queste determinate situazioni.
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L’immagine è tratta da Wikipedia e rappresenta un gruppo di soldati italiani che nonostante ci sia un compagno ferito mantengono la posizione e la calma
Post di Alex Barale
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