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Alla Scoperta dei Benefattori dell’Ospedale di Alessandria: Tra Arte e Storia nella Terza Giornata Nazionale degli Ospedali Storici Italiani
Il 13 ottobre 2024, Alessandria celebra la storia dei benefattori che hanno lasciato un segno indelebile nel patrimonio della città con visite guidate all’Azienda Ospedaliero-Universitaria e al Cimitero Monumentale
Il 13 ottobre 2024, Alessandria celebra la storia dei benefattori che hanno lasciato un segno indelebile nel patrimonio della città con visite guidate all’Azienda Ospedaliero-Universitaria e al Cimitero Monumentale. Domenica 13 ottobre 2024, Alessandria parteciperà alla Terza Giornata Nazionale degli Ospedali Storici Italiani, con una serie di visite guidate che accompagneranno i cittadini alla…
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I coniugi Peruzzi, benefattori dello Spedale degli Innocenti a Firenze e fondatori del convento dei Minimi in Lecce
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli
di Giovanna Falco
Si aprono nuove prospettive di ricerca sulla storia della chiesa di Santa Maria degli Angeli e del convento di San Michele Arcangelo dei Minimi di San Francesco di Paola, ubicato in piazza dei Peruzzi a Lecce: i fondatori Giovannella e Bindaccio di Bernardo di Bindaccio Peruzzi[1] furono anche benefattori dello Spedale degli Innocenti di Firenze, dove i loro ritratti sono conservati insieme con quelli di altre personalità dell’Istituto fiorentino.
Tutte le fonti che trattano della fondazione del complesso conventuale dei Minimi in Lecce[2], seppur contraddittorie sulle date, concordano nell’attribuirla a Giovannella Maremonte, vedova di Bindaccio Peruzzi, morto il 14 luglio 1502[3].
La vedova Peruzzi su disposizione testamentaria del marito, volle far realizzare in un giardino fuori porta San Giusto un oratorio e chiesa. Il 14 maggio 1524 il notaio Sebastiano de Carolis di Firenze rogò l’atto di fondazione del convento dei Minimi di San Francesco di Paola, alla presenza del provinciale genovese dell’Ordine e di Giovannella[4].
Con testamento del 13 marzo del 1527, rogato a Firenze dal notaio Paolo Antonio de Rovariis[5], la Peruzzi donò altri beni per l’erigendo convento.
Purtroppo i documenti originari sono stati dispersi, così come i riassunti degli atti del 1524 e del 1527, eseguiti nel 1766 dal notaio Lorenzo Carlino[6].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, portale di ingresso
Il giardino dov’è sorto il complesso conventuale dei Minimi, era conosciuto dai leccesi come Panduccio, distorsione dialettale del nome del proprietario, la cui presenza a Lecce è attestata negli anni Settanta del Quattrocento[7]. Ritornato a Firenze, Bindaccio Peruzzi ricoprì ruoli rappresentativi per l’Arte dei Mercanti[8], di cui nell’aprile del 1502 era ancora membro del consiglio, seppur assente[9]. Tre mesi dopo donò parte dei suoi beni allo Spedale degli Innocenti di Firenze, così com’è riportato nella targa del ritratto che lo commemora (www.catalogo.beniculturali.it › sigecSSU_FE › schedaCompleta.action): «Bindaccio Peruzzi priore del comune nel MCCCCXCV largi’ con testamento de’ X luglio MDII parte de’ suoi averi a questo brefotrofio e l’esempio del misericordioso consorte fu seguitato dalla moglie»[10] .
Stemma dei Peruzzi
Grazie alla consultazione delle carte d’archivio dell’Ospedale degli Innocenti, Luigi Passerini e Alessandra Mazzanti e Vincenzo Rizzo, individuano la vedova di Bindaccio in Giovannella Peruzzi, il cui ritratto nel Settecento era esposto nel guardaroba dell’Istituto[11]. La vedova Peruzzi figlia «di Niccolò De Noe»[12], proveniente dalla «Basilicata nel Regno di Napoli»[13], morta nel 1527[14].
Le date coincidono, ma Giovannella Peruzzi, nei documenti dell’archivio dell’Istituto fiorentino risulta essere un’esponente di casa de Noha, e non di casa Maremonte.
Stemma dei Maramonte
La diversa interpretazione del cognome della fondatrice nei documenti conservati presso il convento leccese è indirettamente chiarita da Michele Paone, quando scrive che nel 1524: «in Firenze la vedova di Bindaccio Bernardo Peruzzi, Giovannella, orfana di Nicola Gionata e Margherita Maremonte, donò ai minimi di S. Francesco di Paola la chiesa di S. Maria degli Angeli»[15]. La provenienza dalla Basilicata del padre di Giovannella, Nicola de Noha, è attestata (salvo che non si tratti di un caso di omonimia) da Giustiniani: nel 1457 re Alfonso diede Latronico «per ducati 600 a Cola de Ionata de Noha»[16]. Conferma la distorta lettura dell’atto del 1524, il nome del notaio fiorentino tramandato in maniera errata: si è individuato, infatti, Sebastiano de Carolis, in Bastiano di Carlo da Fiorenzuola, i cui atti, anche quelli del 1524, sono conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, dove non è reperibile l’annata 1527 di Paolo Antonio Rovai, il notaio che ha redatto il testamento della vedova Peruzzi[17].
Lecce, chiesa di S. Maria degli Angeli, particolare dell’ingresso
Alla luce di questa identificazione, sono tanti gli elementi da riprendere in considerazione, per aggiungere nuovi capitoli alle vicende del complesso monastico. Riguardo al campo prettamente artistico, non è da escludere la provenienza diretta dei disegni per realizzare la chiesa commissionata dalla Peruzzi, dalla Firenze dei grandi artisti rinascimentali, poiché i lasciti per entrambe le istituzioni denotano l’appartenenza della coppia all’elite fiorentina. Seppur di fattura locale e successiva, è evidente, ad esempio, il richiamo iconografico della lunetta della chiesa leccese alle opere di Andrea Della Robbia.
Andrea della Robbia, Madonna con Bambino e Angeli (1504-1505), cattedrale di San Zeno, Pistoia (dal sito Tuscany sweet Life)
Andrea della Robbia Madonna con Bambino e angeli (1508 ca. – 1509 ca.), Museo Civico di Viterbo, prima chiesa di San Giovanni dei Fiorentini Viterbo (dal sito della Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna)
Un’attenta analisi delle fonti minime, contestualizzata con le vicende storiche di Puglia e Firenze, inoltre, potrebbe determinare il perché la scelta dei fondatori ricadde su quest’Ordine. Lo studio delle vicissitudini delle famiglie dei fondatori e delle fasi costruttive del complesso monastico, potrebbero individuare l’epoca e il perché la famiglia Maremonte passò alla storia come fondatrice della chiesa di Santa Maria degli Angeli, il cui stemma è presente in facciata assieme a quello di Bindaccio Peruzzi.
Note
[1] Cfr. F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819 p. LXXXII.
[2] Cfr. L. Montoya, Coronica general de la Orden de los Minimos de S. Francisco de Paula su fundador, lib. I, Madrid 1619, p. 87; G. C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634 (ed. anast. A cura e con introduzione di P. De Leo, Bologna 1979), pp. 93-94; F. Lavnovius, Chronicon generale ordinis Minorum, 1635, p. 193; R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi nel manoscritto Historialia monumenta chronotopographica provinciae Apuliae del p. Antonio Serio: (metà sec. XVIII), Roma 2005, pp. 35-40; F.A. Piccinni, Principiano le notizie di Lecce, in A. Laporta (a cura di) Cronache di Lecce, Lecce 1991, pp. 15, 224-226; A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 126-130; G. Paladini, Note storico-artistiche, in L’Ordine: corriere salentino, 6 luglio 1934 , a 29, fasc. 27 (www.internetculturale.it); G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce. Curiosità e documenti di toponomastica locale, Lecce 1952, pp. 212-224; L. G. De Simone, Lecce e i suoi monumenti. La città, Lecce 1874, nuova edizione postillata a cura di N. Vacca, Lecce 1964, p. 114-118; O. Colangeli. S. Maria degli Angeli. S. Francesco di Paola, L’ex convento dei Minimi francescani, Galatina 1977; M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, pp. 317-319.
[3] Cfr. A. Foscarini, Op. cit., p. 126; O. Colangeli. Op. cit., p. 5.
[4] Il Provinciale genovese, sostituiva padre il generale dell’Ordine, Marziale de Vicinis, assente. Padre Antonio Serio lo individua in Michele de Comte, Francesco Antonio Piccini, invece, in Antonello de Vicinis. Il Chronicon conferma quanto asserito da Serio (cfr. F. Lavnovius, op. cit., pp. 190-191). Da Piccinni in poi la data riportata è il 10 maggio 1524 (cfr. G. Paladini, Guida storica ed artistica della città di Lecce, cit; L. G. De Simone, op. cit; O. Colangeli. Op. cit).
[5] Cfr. R. Quaranta, Storia della provincia pugliese dei Minimi, cit, p. 36. De Simone e Paone datano l’atto al 1524, attribuendolo al notaio Antonio de Boccariis.
[6] Cfr. F.A. Piccinni, op. cit.
[7] Cfr. C. Massaro, Territorio, società e potere, in B. Vetere (a cura di), Storia di Lecce. Dai Bizantini agli Aragonesi, Bari 1993, pp. 315-316; Ministero dell’Interno. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XVIII, Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, volume secondo, pp. 35, 212, 361; F. Carabellese, Bilancio di un’accomandita di casa Medici in Puglia del 1477 e relazioni commerciali fra la Puglia e Firenze, in Archivio storico pugliese 1896 a. 3, fasci 1-2, vol. 2, pp. 77-104.
[8] Nel 1496 è mastro di zecca per l’oro (Cfr. P. Argelatus, De Monetis Italiae vario rum illustrium virorum Dissertationes. Parte Quarta, Milano 1752; I. Orsini, Storia delle monete della Repubblica Fiorentina, Firenze 1760, pp. 191 e 272).
[9] Cfr. G. Milanesi, Delle statue fatte da Andrea Sansovino e da Gio. Francesco Rustici sopra le porte di S. Giovanni di Firenze (1) 1502-1524, in G. Milanesi, Sulla storia dell’arte toscana scritti varj di Gaetano Milanesi, Siena 1873, pp. 247-261, p. 247, pp. 250-52. La targa è stata trascritta anche in G.B. Niccolini, Iscrizioni per i ritratti de’ benefattori del R. Spedale degli Innocenti di Firenze, in C. Gargiolli (a cura di), Opere edite e inedite di G.B. Niccolini, Tomo VII, Milano 1870, p. 728.
[10] Fu priore del quartiere San Giovanni nel bimestre Settembre – Ottobre 1495 (Cfr. I. di San Luigi, Istorie di Giovanni Cambi cttadino fiorentino pubblicate, e di annotazioni, e di antichi munimenti accresciute, ed illustrate da Fr. Ildefonso di San Luigi carmelitano scalzo della provincia di Toscana Accademico Fiorentino, volume secondo, Firenze 1785; F. Bruni, Storia dell’ I. e R. Ospedale di S. Maria degl’Innocenti di Firenze e di molti altri pii stabilimenti, Volume I, Firenze 1819, p. LXXXII). Nel 1759 il ritratto di Bindaccio era esposto nell’Istituto: «Dalla Chiesa per la Porta a manritta si passa nel primo Cortile, intorno intorno ornato di Colonne Corintie di pietra serena, co i Ritratti de i più insigni Benefattori alle Lunette» (G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine. Divise nei suoi quattro Quartieri, Tomo ottavo, Firenze 1759, p. 129). Nel 1845 i ritratti di Bindaccio e Giovannella, dispersi o deteriorati, furono ridipinti gratuitamente rispettivamente da Giuseppe Marini e Carlo Falcini, per volontà del commissario dell’epoca cavalier Michelagnoli (Cfr. O. Andreucci, Il fiorentino istruito della chiesa della Nunziata di Firenze, Firenze 1857, pp. 175 e 275). Attualmente sono conservati presso il deposito dell’Istituto.
[11] Cfr. G. Richa, op. cit., p. 396. La scheda del ritratto è consultabile a questo link: https://www.beni-culturali.eu › opere_d_arte › scheda ›
[12] L. Passerini, Storia degli stabilimenti di beneficenza e d’istruzione elementare gratuita della città di Firenze, Firenze 1858, p. 946.
[13] A. Mazzanti, V. Rizzo, Memorie dell’organo di Santo Stefano a Campi: un priore, tre famiglie di artisti e di artigiani, Opus libri, 1992, p. 31.
[14] Cfr. U. Cherici, Guida storico artistica del R. Spedale di S. Maria degli Innocenti di Firenze, Firenze 1926, p. 52.
[15] M. Paone, Chiese di Lecce, vol. I, Galatina 1981, p. 317.
[16] L. Giustiniani, Dizionario Geografico – Ragionato del Regno di Napoli, Tomo V, Napoli 1802, p. 223.
[17] Cfr. Archivio di Stato di Firenze. Notarile antecosimiano. Inventario sommario. Trascrizione su database informatico degli inventari N/272-275 a cura di Eva Masini (2015).
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Quando iniziai a percorrere il sentiero
Da giovane ero molto attratto dallo yoga e dalle filosofie orientali. Rcordo che una volta, all’età di circa 10 anni, scovai una rivista con un articolo che parlava di yoga. Ricordo che mi misi a provare alacremente alcune posizioni yoga dette asanas, che erano raffigurate nella rivista.
Ero molto attratto dall’alimentazione vegetariana e da alcuni grandi benefattori come Albert Schweitzer che aveva lasciato gli agi dell’Europa per dedicarsi ad aiutare i diseredati in Africa e fondare il famoso ospedale di Lambaranè. Egli era anche vegetariano e questo mi colpì particolarmente quando lessi la storia della sua vita. Anch’io avrei voluto esserlo ma la mia famiglia non lo era.. quindi avrei dovuto attendere l’età adulta per poter mettere in pratica questo proposito.
Quando lessi quello che Albert Einstein diceva a proposito dell’alimentazione vegetariana mi convinsi in pieno: quella sarebbe stata l’alimentazione della mia vita, così quando da studente dovetti lasciare la mia famiglia per affrontare gli studi universitari, dopo alcuni mesi diventai subito vegetariano. Iniziai poi, in modo saltuario, a praticare l’Hata yoga, che comunque consideravo solo una pratica iniziale ed incompleta.
Quando, durante una conferenza, conobbi un acharya dell’Ananda Marga, compresi subito che quella sarebbe stata la mia strada.
Perchè? Innanzitutto era una pratica globale: non comprendeva solo l’Hata Yoga ma anche la meditazione, la corretta alimentazione, il bhakti yoga.. Inoltre sosteneva che lo sforzo per l’autorealizzazione individuale (sadhana) andava fatto di pari passo a quello per il servizio verso gli altri esseri viventi. Nessuna filosofia mi pareva così completa. Così smisi di fumare e di bere alcolici e iniziai a praticare la meditazione e le altre pratiche consigliate dal mio Guru.
Dopo aver letto alcuni libri del suo fondatore Shrii Shrii Anandamurti, mi resi conto di quanto vasta fosse la sua filosofia. Mai mi era capitato di leggere qualcosa di così completo ed ispirante.
Egli aveva fondato decine di organizzazioni di tutti i tipi, volte alla promozione del benessere fisico, mentale e spirituale degli esseri umani, incoraggiando l’attivismo per migliorare le condizioni del pianeta, del mondo vegetale ed animale.
Egli parlava degli esseri umani come della “Famiglia Umana” ed auspicava che ognuno avesse un grande rispetto per la dignità della vita in generale e della società.
Così oggi quanto sento parlare del mio maestro o quando ne parlo a qualcuno il mio cuore si riempie di gratitudine: Egli mi ha davvero cambiato la vita..
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Opinine: La Nona Casa, di Leigh Bardugo
Galaxy "Alex" Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent'anni, è l'unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l'impensabile. Ancora costretta in un letto d'ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov'è l'inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori: monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto "tombe" senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.
Non ho idea di come faccia, ma la Bardugo è un autrice incredibile che riesce a lasciarti un senso di vuoto alla chiusura dei suoi libri che non ti aspetteresti. Eppure, ci riesce ogni volta.
Di suo per ora ho letto solo la duologia "Sei DI Corvi / Il Regno Corrotto", che porto nel cuore.
Ero curiosissima di buttarmi in questa nuova storia, così diversa per tantissimi versi...ed è riuscita a sorprendermi alla grande!
Un enorme Grazie! alla Mondadori per avermi permesso di leggerlo in anteprima.
Una storia che si svolge nel nostro mondo, in una Yale dalle molteplici facce in cui società segrete trafficano con la magia e l'occulto. Ognuna con particolari abilità, divise in otto Case Del Velo (o tombe). Da quei luoghi escono personaggi che poi faranno parte degli alti ranghi della società (ricchi, politici, star,...).
Insomma, un bell'ambiente che solo una mente molto paranoica potrebbe inventare. Eppure è tutto vero e non si nasconde nemmeno più di tanto.
Però negli anni hanno capito che servono figure che li sorveglino, che facciano sia la loro parte per aiutare ogni tomba nel bisogno, ma allo stesso tempo stiano sopra a loro come rango, per poter giudicare e riportare trasgressioni, ove accadano.
La nuova prescelta è Alex, ovvero Galaxy Stern, che viene "salvata" da una vita allo sbaraglio più totale, con la proposta di lavorare per loro ed avere accesso all'istruzione che potrebbe cambiarle la vita.
Nel letto di un ospedale, scampata ad un massacro e salvata appena in tempo dei medici, decide in fretta di accettare. Ma non sa ancora in cosa si sta cacciando.
Sarà la Dante di Darlington, come lui sarà il suo Virgilio (come nella Divina Commedia, Virgilio apre le porte a Dante e gli spiega come funziona l'inferno). Dovrà insegnarle come sopravvivere a quel mondo (eh si, la "diplomazia" umana è sempre ben presente e più pericolosa di tanti mostri), oltre a tutto quello che riguarda la magia ed i Grigi, ovvero i fantasmi che popolano il nostro mondo. Anche se Alex è sempre stata una sopravvissuta ed ha capito che nella vita deve imparare molto in fretta, persino (in questo caso) a nascondere chi è in realtà per poter continuare la sua vita nel campus. Eppure è una ragazza forte e molto testarda, cosa che ben presto potrebbe metterla nei casini quando dopo un omicidio lei non si arrende e continua ad indagare.
Ci muoviamo fra passato e presente, ovvero Inverno e Autunno, per la maggior parte del romanzo.
La particolarità è che in Inverno avremo la voce di Alex come narratore principale, mentre in Autunno Darlington. Alternando i due POV l'autrice ci permette una visione migliore delle cose, una comprensione dei due personaggi così diversi eppure così simili, per certi versi.
Verso la fine ci sarà anche l'inizio della Primavera, che ci porterà alla fine di questo romanzo, lasciandoci in totale curiosità riguardo il prossimo capitolo. Esatto, per la mia(nostra) felicità sarà una serie. E dopo questo primo capitolo non vedo l'ora di scoprire cosa creerà la Bardugo per noi.
Un primo romanzo piuttosto lento, ma se avrete pazienza capirete il perchè. C'è un mondo da raccontare e da spiegare al lettore: un insieme di luoghi oscuri ricchi di storia e passato importante, di personaggi crudeli e ingenui che si scontrano (come nella vita, ma ahimè qui la magia ha un peso che porta la bilancia a pendere),...insomma, c'è davvero tanto che si deve sapere per poter affrontare e capire la storia.
Anche l'alternanza fra Alex e Darlington (come dicevo prima) permette di comprendere moltissimo. Dal loro passato, a quello che hanno imparato (nella vita comune, sia nell'occulto) per usarlo al meglio. Scopriremo come mai sono quello che sono, e sopratutto vedere le loro imperfezioni, facendoceli amare ancora di più.
Si parla di magia e di occultismo, ma anche di molto molto altro; dalla crescita personale, perchè al centro di tutto restano i ragazzi che portano avanti queste Case, giusto qualche adulto qua e là, ma non troppo; decidere cosa fare della propria vita, di assumersi o meno le proprie responsabilità, di combattere a qualunque costo oppure lasciar perdere; si parla di solitudine, amicizia, accettazione, ma anche di responsabilità. Non c'è buono e cattivo, ma mille sfumature che permettono di immedesimarsi in questa storia e nei suoi protagonisti.
Una storia cruda e matura, non adatta ai deboli di stomaco.
Nonostante l'azione sia molto limitata (e quindi potete solo immaginare come potranno essere i successivi. Già sono iper-curiosa!), e si concentra per la maggior parte dopo la metà del romanzo. Come dicevo: ci vuole pazienza, ma chiuso vi resta dentro e non accenna ad andarsene.
Se ciò non vi scoraggia e/o non mi impaurisce:
Assolutamente da leggere!
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“I Tesori della Ca’ Granda” è uno spazio museale in cui sono esposti i più grandi capolavori pittorici provenienti dalla Quadreria dei Benefattori. VISITA IL SITO WEB
Un grande ospedale all’avanguardia nella cura e nella ricerca biomedica, ma anche una storia millenaria, strettamente radicata nella cultura e nella società milanese. Una straordinaria varietà e ricchezza di beni…
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