#bellezza divina
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byronthesecond · 4 months ago
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Giulio Monteverde
Angelo della Resurrezione 1882
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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LA RAPPRESENTAZIONE DELL'AMORE E DELLA BELLEZZA NELLA POESIA DI OGAHI. Tashkent
Università statale di studi orientali di Tashkent Studentessa del 3° anno della Facoltà di Civiltà Orientali e Filosofia, Dipartimento di Filosofia e Cultura Orientale Akbarjon Rachmatov Consulente scientifico: Jasur Sulaymonov Astratto Questo articolo analizza gli aspetti unici della rappresentazione dell’amore e della bellezza nella poesia di Muhammad Rizo Ogahi. Esamina l’espressione…
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lucasamandi · 27 days ago
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L'invenzione di dio
Avere un #dio è deleterio per l’anima… anche se vi dicono il contrario. Chi? Beh… tutti quelli che fanno parte del club. Quelli esclusi tendono a essere più cauti in materia, ricercano le ragioni e non parlano a vanvera. I membri sostengono la perfezione della divinità, gli esclusi vivono in un mondo imperfetto. Gli esclusi sono quelli che cercheranno di migliorarlo. Perché non lo fanno anche i…
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dominousworld · 1 year ago
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LA BELLEZZA DIVINA
a cura di Valentina De Cicco “La prima figlia della bellezza umana,della bellezza divina è l’arte.In essa l’uomo divino ringiovaniscee si rinnova.Egli vuole sentire se stessoe perciò pone di fronte a sé la bellezza.Così l’uomo si diede i suoi dei,ché nel principio l’uomo e i suoi deierano una sola cosa, poiché,ignota a se stessa,esisteva la bellezza eterna.” Friedrich Hölderlin LA BELLEZZA…
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michelangelob · 2 years ago
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Una Divina Commedia illustrata da me? La leggenda del naufragio
Di leggende sul mio conto ne esistono tantissime, alcune molto facili da sfatare anche se dure a morire, altre un po’ più elaborate ma non per questo attendibili. Tuttavia alcune di queste fandonie sono talmente affascinanti che non si può non conoscerle. Si narra per esempio che esistesse un esemplare di una Divina Commedia illustrata da me, una meraviglia che sarebbe poi andata perduta in un…
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lady--vixen · 5 days ago
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Taci. /Amica Tizia/ Taci.
Sulle soglie del bosco non odo parole che...
**appunti che mi serviranno forse un giorno chissà**
Amica Tizia mi ha reso la mattinata parecchio difficile. Tesoro, ho da fare, farefare! Ma inizia coi messaggi vocali mentre piange. Piange perché l'amante stasera vede una sua collaboratrice di lavoro. Una ragazza giovane, con la quale lui non ha mai avuto storie, MA...
MA è reo di parlare bene di lei.
Cioè, diocristo, lui parla bene di una ragazza brava sul lavoro. Quindi?
Quindi immane tragggggedia. Tragedia che si sviluppa su più piani (che vi risparmio). Però una chicca va salvata: io faccio cagare a tirar su il morale delle persone, perché prendo sempre vie tortuose tutte mie. Faccio cagare, è risaputo. Nonostante questo lagggente cerca da me un supporto. Io riesco a dare solo il supporto che piacerebbe a me ricevere, ma non siamo tutti uguali etc etc. Immaginate questa scena: voi credete di non saper stare in piedi senza un bastone. Io vi guardo, ascolto tutte le vostre lamentele piagnose e poi BAM!, tiro un calcio al vostro bastone e lo lancio lontanissimo. Voi vi incazzate come delle bisce e iniziate a insultarmi. Ed è proprio in quel punto che, illuminata da luce divina e con la voce di Jesoo, in verità, in verità vi dico: "Ma non lo vedi, testa di cazzo, che stai in piedi sulle tue gambe anche senza bastone?!" Epifania: "oh, è vero. Miracolo. Miracolo!" Miracolo un cazzo, sei solo una persona disagiata che cerca di usare ME come appoggio. MAAAAAAAAAAAAA... torniamo a noi.
Amica Tizia piange. Dice "Ci sarà sempre una donna più bella di me." (una? buuuahahahah) "Ci sarà sempre una donna più intelligente, più simpatica, più interessante di me! E io sono un'insicura... come posso sopravvivere? aiuto... salvami... ciiiiiro, ciiiiro!"
E io (quella che a consolare fa schifo) tolgo il tappo alla bottiglia del buonsenso e annaffio il fiore della mia pazienza caduto:
"Toglimi una curiosità, - le dico - me se tu ti svegliassi un giorno e ti trovassi con un metro di cicatrici sul corpo, con un seno in un modo e l'altro a cazzo di cane, senza un capezzolo, con un braccio fuori uso, cosa faresti? Cosa cazzo faresti? Ti butteresti dal quinto piano? Oppure tireresti fuori il carattere? Sei lì ad aver paura che lui trovi una donna più bella di te, ma ci sono donne bellissime che sono state tradite da uomini che sono andati a scoparsi dei cessi. Non è la bellezza il metro. Non è la simpatia, l'istruzione. Non è un cazzo di niente. TU devi stare bene come unità, come un UNO. Quando stai bene da sola puoi pensare di stare bene con qualcuno accanto, ma prima devi stare bene TU, per i cazzi tuoi. Devo continuare o per oggi posso smetterla di scrivere banalità? Vero: ci saranno sempre donne "più" di te, ma porcaputtana... ci sono uomini che vogliono stare con me, mi vedi? Non vogliono tutti Barbie Perfezione al loro fianco!"
Immaginatemi sudata e ansimante dopo questo monologo. Immaginatemi ancora piena di luce divina in un momento in cui mi sento piena di grazia e dannatamente superiore a sta mentecatta e lei, lei quoque, mi dice:
"Ma vabbè, gli uomini sono attratti da te per il tuo gran cervello."
Non è ironica, è seria. Cioè, se non fosse così seria, scoppierei a ridere, ma è serissima. Quindi dico:
"Cosa?"
"Eh, per forza, se qualcosa in te trovano... sarà il cervello!"
Leggete anche voi il sottotesto, il messaggio nascosto di questa frase, vero?
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scritti-di-aliantis · 4 months ago
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La bellezza ti viene da dentro. Sei davvero un essere speciale. Come chiunque altro. Un pezzetto di luce divina. Solo che la tua brilla in maniera fiera, spavalda, spudorata. Esplicita al massimo. Attrai le attenzioni di chi è assetato di bellezza. Soprattutto di chi avrebbe proprio bisogno di una carezza.
Aliantis
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(Nelle foto: Stefania Ferrario)
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lunamarish · 2 days ago
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Cos'è la vita?
Dostoevskij: È l'inferno. Per Dostoevskij, la vita era una battaglia con le parti più oscure dell'anima umana, un crogiolo di sofferenza in cui ci confrontiamo con le nostre paure e i nostri desideri più profondi.
Socrate: È una prova. La vita è l'esame finale di virtù, saggezza e verità. Per Socrate, una vita non esaminata non vale la pena di essere vissuta.
Aristotele: È la mente. La vita è la ricerca della conoscenza e della ragione, un viaggio per comprendere il mondo attraverso la logica, l'etica e la metafisica.
Nietzsche: È il potere. La vita è la volontà di potenza, uno sforzo per l'auto-superamento e la padronanza delle circostanze, rifiutando l'autocompiacimento e abbracciando la crescita.
Freud: È la morte. Freud vedeva la vita come una tensione tra l'istinto di vita (Eros) e l'istinto di morte (Thanatos), una spinta costante verso la creazione e la distruzione.
Marx: È l'idea. Per Marx, la vita è plasmata dalle condizioni materiali e dalle ideologie che ne derivano, una lotta per creare un mondo di uguaglianza e giustizia.
Picasso: È arte. La vita è creazione, una tela su cui dipingere le nostre passioni, emozioni e sogni, plasmata dall'immaginazione e dall'espressione.
Gandhi: È amore. Gandhi credeva che la vita fosse radicata nella non violenza, nella compassione e nell'amore universale, un viaggio verso la pace e il servizio disinteressato.
Schopenhauer: È sofferenza. Per Schopenhauer, la vita è uno sforzo incessante che porta inevitabilmente al dolore e all'insoddisfazione, temperato solo da momenti di bellezza e arte.
Bertrand Russell: È competizione. La vita è plasmata dai desideri e dalle ambizioni umane, un atto di equilibrio tra interesse personale e progresso collettivo.
Steve Jobs: È fede. La vita è fidarsi del processo, assumersi dei rischi e seguire l'intuizione, anche quando la strada da percorrere non è chiara.
Einstein: È conoscenza. Einstein vedeva la vita come una ricerca per comprendere i misteri dell'universo, guidata dalla curiosità e dallo stupore.
Stephen Hawking: È speranza. La vita è perseveranza di fronte alle avversità, una fede nel futuro e nel potere dell'ingegno umano.
Kafka: È solo l'inizio. La vita è surreale ed enigmatica, spesso assurda, ma apre sempre le porte alla trasformazione e alle possibilità.
Camus: È ribellione. La vita è trovare un significato in un universo senza senso, sfidare l'assurdità con coraggio e passione.
Thoreau: È semplicità. La vita è spogliarsi del superfluo, abbracciare la natura e vivere deliberatamente.
Rumi: È una danza. La vita è un viaggio spirituale, un ritmo di amore e connessione divina intrecciato in ogni momento.
Kierkegaard: È un salto nel vuoto. La vita richiede di abbracciare l'incertezza e di fare passi audaci fondati sulla fede e sull'autenticità.
Epicuro: È piacere. La vita consiste nel massimizzare piaceri semplici e duraturi, riducendo al minimo il dolore non necessario.
Laozi: È armonia. La vita scorre come l'acqua, senza sforzo e allineata con l'ordine naturale dell'universo.
Confucio: È virt��. La vita è svolgere ruoli con integrità, rispetto e impegno verso la comunità e la famiglia.
Carl Jung: È individuazione. La vita è integrare il conscio e l'inconscio, diventando completi e autentici.
Alan Watts: È un gioco. La vita deve essere vissuta e giocata con meraviglia, non presa troppo sul serio.
Victor Frankl: È significato. La vita è trovare uno scopo, anche nelle circostanze più difficili, attraverso l'amore e il servizio.
Simone de Beauvoir: È libertà. La vita è il potere di definire se stessi e rifiutare i ruoli imposti dalla società.
Eraclito: È cambiamento. La vita è un flusso costante, un fiume in cui entriamo una volta prima che scorra di nuovo.
Hegel: È progresso. La vita è un processo dialettico, che avanza attraverso contraddizioni e risoluzioni verso una maggiore comprensione.
Hobbes: È sopravvivenza. La vita nel suo stato naturale è "sgradevole, brutale e breve", e richiede sistemi per mantenere l'ordine.
Rousseau: È libertà nella natura. La vita è più autentica quando torniamo al nostro stato naturale, liberi dalla corruzione sociale.
Marco Aurelio: È accettazione. La vita è abbracciare il momento presente con stoica risolutezza, guidati dalla ragione e dalla virtù.
Seneca: È preparazione alla morte. La vita non riguarda la sua lunghezza, ma la sua qualità, insegnandoci a vivere bene e a lasciar andare con grazia.
Cosa è per te la vita?
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gregor-samsung · 5 months ago
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" «Con la cultura non si mangia» ha dichiarato […] Tremonti il 14 ottobre 2010. Poi, non contento, ha aggiunto: «Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia». Che umorista. Che statista. Meno male che c’è gente come lui, che pensa ai sacrosanti danè. E infatti, con assoluta coerenza, Tremonti ha tagliato un miliardo e mezzo di euro alle università e otto miliardi alla scuola di primo e secondo livello, per non parlare del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo e altre inutili istituzioni consimili. Meno male. Sennò, signora mia, dove saremmo andati a finire?
In questi ultimi anni, però, l’ex socialista Tremonti non è stato il solo uomo politico a pronunciarsi sui rapporti tra cultura ed economia. Per esempio, l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha sostenuto che per i laureati non c’è mercato e che la colpa della disoccupazione giovanile è dei genitori che vogliono i figli dottori invece che artigiani. Sapesse, contessa… E il filosofo estetico Stefano Zecchi, in servizio permanente effettivo nel centrodestra, ha chiuso in bellezza, come del resto gli compete per questioni professionali: ha detto che in Italia i laureati sono troppi. Insomma, non c’è dubbio che la destra italiana abbia sposato la cultura della non cultura e (chissà?) magari già immagina un ritorno al tempo dell'imperatore Costantino, quando la mobilità sociale fu bloccata per legge e ai figli era concesso fare solo il lavoro dei padri. (Non lo sapeva, professor Sacconi? Potrebbe essere un’idea…) E la sinistra o come diavolo si chiama adesso? Parole, parole, parole. Non c’è uno dei suoi esponenti che, dal governo o dall'opposizione, non abbia fatto intensi e pomposi proclami sull'importanza della cultura, dell'innovazione, dell'istruzione, della formazione, della ricerca e via di questo passo, ma poi, stringi stringi, non ce n’è stato uno (be’, non esageriamo: magari qualcuno c’è stato…) che non abbia tagliato i fondi alla cultura, all'innovazione, all'istruzione, alla formazione, alla ricerca e via di questo passo. Per esempio, nel programma di governo dell'Unione per il 2006 si diceva: «Il nostro Paese possiede un’inestimabile ricchezza culturale che in una società postindustriale può diventare la fonte primaria di una crescita sociale ed economica diffusa. La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale. Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il reddito, l’occupazione. Un indotto che, per qualità e dimensioni, non è conseguibile con altre attività: la cultura è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico». Magnifico, no? Poi l’Unione (o come diavolo si chiamava allora) vinse le elezioni e andò al governo. La prima legge finanziaria, quella per il 2007, tagliò di trecento milioni i fondi per le università. Bel colpo. Ci furono minacce di dimissioni del ministro per l’Università e la Ricerca, Fabio Mussi. Ma le minacce non servirono. Tant’è che, nella successiva legge di bilancio, furono sottratti altri trenta milioni dal capitolo università a favore… degli autotrasportatori. E inoltre, come scrivono Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi, nel 2006 con il governo Prodi «c’è stato un calo del trenta per cento circa dei finanziamenti, cosicché il già non generoso sostegno alla ricerca di base è diminuito, da circa centotrenta a poco più di ottanta milioni di euro, proprio nel periodo in cui al governo si è insediato lo schieramento politico che, almeno a parole, ha sempre manifestato un grande interesse per la ricerca». Certo, dopo quanto avevano scritto nel programma, non sarebbe stato chic e «progressista» avere la faccia tosta di dire che bisognava sottrarre risorse alla scuola e all'università, e allora non l’hanno detto. Però l’hanno fatto, eccome. "
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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ambrenoir · 5 months ago
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Sapevate che… nella Divina commedia c’è una frase che pochi conoscono ma è la più bella definizione di amore mai data in tutta la storia della letteratura!
Ecco, siamo nel terzo Cielo del Paradiso. E a un certo punto Dante mentre parla con lo spirito di un beato, Folchetto da Marsiglia, usa questa parola «intuarsi»: «s’io m’intuassi, come tu t’inmii». Intuarsi è una parola straordinaria! Ma cosa significa?
Significa entrare nel cuore e nella mente dell’altra persona. Da due diventare uno. Intuarsi non significa annullarsi nell’altra persona, ma indossare, anche per un istante, la sua pelle, la sua anima. E permettere all’altro di fare lo stesso con noi. Perché l’amore è questo: reciprocità. Tendere la mano verso l’altro. Entrare dentro l’altro. Solo chi ama conosce e solo chi conosce ama. Intuarsi esprime qualcosa che noi abbiamo perduto, il senso delle relazioni tra le persone. La forza del «noi». In una società che sa dire soltanto «io», abbiamo bisogno di tornare a «intuarci» l’uno nell’altro.
Ma questa parola racchiude anche un altro segreto, come «Inforsarsi». O «il bellissimo «insemprarsi», star dentro l’eternità, o ancora «incielarsi»diventare tutt’uno con il cielo. Cosa hanno in comune queste parole? Ecco, quando Dante usa la parola «inforsarsi» non dice soltanto sono in forse ma sono «dentro» il forse. Perché l’unico modo per capire e amare è essere «dentro» le cose.
Come quando fai l’amore. Essere dentro una sensazione, uno stato d’animo, un’emozione con tutto te stesso, fino a diventare quell’emozione. Fino a sentirla con ogni fibra del tuo essere, della tua mente e del tuo cuore. Capite ora la bellezza di queste parole? In un’epoca di superficialità estrema, di relazioni poco profonde, di sentimenti vuoti, in un’epoca in cui ci teniamo sempre a distanza e siamo lontani dal cuore delle cose, Dante ci ricorda l’importanza di sentire intensamente. Di amare fortissimamente. Straordinario, no?
Guendalina Middei - Professor X
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lunamagicablu · 2 months ago
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"Ama te stesso.. Tutta la Bellezza Divina e la Virtù.. Sono nascoste dentro di te.." RUMI *************************** "Love yourself.. All the Divine Beauty & Virtue.. Is hidden within you.." RUMI 
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klimt7 · 1 year ago
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Opere in Mostra
di Kira Kharchenko
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" SOGNATRICE "
[ 2023 ]
In questo quadro è rappresentata una ragazza sognatrice, che riassume in sè la mia autopercezione. Ha gli occhi chiusi perchè è concentrata sul.proprio mondo interno, sogna ed è seduta su una nuvola, che sottolinea ancora il suo distacco dalla realtà e dal mondo materiale. Sullo sfondo si trovano gli elementi blu, dipinti come i mosaici ed essi sono la raffigurazione dei suoi pensieri-sogni.
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"DANZA DELLA NINFA"
[ 2023 ]
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"SILENZIO DELLE ESPLOSIONI"
[ 2023 ]
La guerra non è solo esplosioni sul campo di battaglia, ma è esplosioni dentro ogni anima che ne soffre. La guerra non scolorisce la vita, ma la rende più acuta e psichedelica, perchè le emozioni sono così forti, da non poter più essere rappresentate a parole. Volevo rappresentare persone diverse: gli amanti, una credente, una mamma con i figli, un'allegoria di un'essenza divina ( colei che protegge la melagrana - il simbolo compattezza della nazione e del sangue versato ) e una bambina (mia cugina di secondo grado) che è morta per davvero all'età di 7 anni, quando la sua città fu bombardata nel 2022.
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AUTORITRATTO CON LILLÀ
[ 2023 ]
Ho realizzato il mio autoritratto con i fiori lillà in mano, perchè vedo me stessa, in questo periodo della mia vita come una immagine di lillà. Questa pianta è melanconica, timida, e in tutti i sensi è particolare. È consuetudine regalare lillà per la prima volta che ti innamori, ed io associo questo a un giovane che sta appena iniziando a capire questa vita. Siccome ho solo 17 anni, penso che questa pianta, al meglio dimostra il mio modo di pensare. Nonchè quì ho lo sguardo ispirato, pensieroso e poetico.
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GUARIGIONE
[ 2023 ]
L'opera rappresenta una donna che sta per entrare nell'acqua, così, simbolicamente lei inizia una nuova pagina nella vita, comincia la sua guarigione dalle sue paure. Quindi il tema principale è il credere nel meglio .
( speranza e futuro )
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R I C O R D I
[ 2022 ]
Questo lavoro rappresenta una persona che soffre dei suoi ricordi che la avvolgono, come una corda tutta intorno (a Lei). La ragazza ha capelli rosa e occhi rosa come simbolo della sua anima delicata, che si manifesta in una visione "romanticizzata" del mondo. L'immagine del cerchio sulla guancia, mostra la sua appartenenza al mondo spirituale ed è simbolo di spirito e carattere forte. Nonostante le emozioni ribollenti provate da lei, nel quadro è presente la fede nella liberazione dal passato
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S E N S I B I L I T Á
[ 2023 ]
Sensibilità come stato d'animo come modo di vedere e percepire le cose.
Apprendere tutto attraverso una forma di pensiero sentimentale, tale è il messaggio di questo lavoro.
Questa giovane ragazza ha un velo di fiori che le copre le spalle e la racchiude in un mondo di sensibilità: ha uno sguardo profondo, tenero e vivaci occhi verdi.
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C I C L I C I T À D E L L' E S S E R E
[ 2023 ]
Ho voluto rappresentare una "vanitas", con l' esempio di questa ragazza bella, lucente, fatta di rettangoli colorati, come simbolo del suo essere multiforme e poliedrica: perchè la sua bellezza e gioventù svaniranno col tempo.
Lei è viva ( è dato dallo sfondo verde dietro le sue spalle) e vede il suo futuro - la morte ( rappresentata dal teschio e dai rettangoli sbiaditi). Nasciamo, moriamo e di nuovo nasce qualcosa e muore: è la ciclicità dell'Essere.
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P E N S I E R I
[ 2022 ]
Il tema è la contrapposizione del mondo materiale con il mondo del pensiero.
La ragazza ha i pensieri cupi, oscuri e deprimenti, che catturano la sua mente, lo si può vedere dal suo sguardo rivolto verso i corvi neri. Allo stesso tempo, lei cerca di restare sulla terra, tenendo la mano sulla spalla. La ragazza si chiede se essere o non essere.
NOTE DI SERVIZIO :
La Mostra di pittura di Kira Kharchenko è aperta fino al 23 marzo 2024, nei locali dietro il Municipio, messi a disposizione dal Comune di Mercato Saraceno.
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schizografia · 15 days ago
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Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, a Milano.
di Romeo Castellucci
Questo spettacolo nasce dalla considerazione dell’odierna ed estrema solitudine del Volto di Gesù.
Questo spettacolo vuole essere una riflessione sulla difficoltà del 4° comandamento se preso alla lettera. Onora il padre e la madre. Un figlio, nonostante tutto, si prende cura del proprio padre, della sua incontinenza, del suo crollo fisico e morale. Crede, senza conoscerlo, in questo comandamento. Fino in fondo. Fino in fondo il figlio sopporta quella che sembra essere l’unica eredità del proprio padre. Le sue feci. E così come il padre anche il figlio sembra svuotarsi del proprio essere. La kenosis troppo umana di fronte a quella divina.
Questo spettacolo è una riflessione sul decadimento della bellezza, sul mistero della fine. Gli escrementi di cui si sporca il vecchio padre incontinente non sono altro che la metafora del martirio umano come condizione ultima e reale. Gli escrementi rappresentano la realtà ultima della creatura, ma anche il vocabolario quotidiano del linguaggio d’amore che il figlio porta al proprio padre.
Questo spettacolo mostra sullo sfondo il grande volto del Salvator Mundi dipinto da Antonello da Messina. Tutto lo svolgimento della scena non è che un piano-sequenza molto semplice che descrive tutti i tentativi del figlio di pulire e ridare dignità al vecchio genitore. Invano. Gesù, il Salvator Mundi, è il testimone muto del fallimento del figlio.
Questo spettacolo ha scelto proprio il dipinto di Antonello a causa dello sguardo che il pittore ha saputo imprimere all’espressione ineffabile del volto di Gesù. Questo sguardo è in grado di guardare direttamente negli occhi ciascuno spettatore. Lo spettatore guarda lo svolgersi della scena ma è a sua volta continuamente guardato dal volto. Questa economia dello sguardo obbliga, perché interroga, la coscienza di ciascuno spettatore come spettatore. Il Figlio dell’uomo, messo a nudo dagli uomini, mette a nudo noi, ora. Questo ritratto di Antonello cessa di essere un dipinto per farsi specchio.
Questo spettacolo, quando le condizioni tecniche lo rendono possibile, vede l’ingresso di un gruppo di bambini. Entrano in scena con le loro cartelle di scuola che svuotano presto del loro contenuto: si tratta di granate giocattolo. Uno a uno cominciano a lanciare queste bombe sul ritratto.
E’ un crescendo. Ad ogni colpo corrisponde un frastuono. Nel climax delle deflagrazioni, imitanti degli autentici colpi di cannone, nasce dapprima una voce che sussurra il nome di Gesù, poi si moltiplicano fino a diventare tante e tutte ripetono quel nome. Poi, sul finire dell’azione e come fosse il prodotto di quei colpi, nasce un canto: il “ Gloria Patri – Omnis Una “ di Sisak. I colpi delle bombe diventano la musica del suo nome. In questa scena non ci sono adulti.
Ci sono innocenti contro un innocente. La violenza rimane nel gesto adulto mentre l’intenzione è quella del bambino che vuole l’attenzione del genitore distratto. Il bambino ha fame, come si dice nel salmo 88: Dio non nascondermi il tuo Volto.
Questo spettacolo, quando le condizioni tecniche di ciascuna sala teatrale lo rendono possibile, prevede in un momento l’uso dell’odore di ammoniaca. L’ammoniaca, come si sa, è l’ultima trasformazione possibile, l’ultima fattuale transustanziazione dell’uomo, l’ultima esalazione del corpo umano nella morte: le spoglie dell’uomo si trasformano in gas, in aureola. Il “profumo” dell’uomo. Il suo saluto alla terra.
Questo spettacolo - come tutto il Teatro Occidentale che trova fondamento nella problematica bellezza della Tragedia greca - obbedisce alle sue stesse regole retoriche: è antifrastico, utilizza cioè l’elemento estraneo e violento per veicolare il significato contrario. La violenza qui significa, omeopaticamente, la ricerca e il bisogno di contatto umano; così come allo stesso modo un bacio può significare tradimento. La lezione della Tragedia attica consiste in questo: fare un passo indietro: rendersi disumani per potere meglio comprendere l’umana fragilità.
Questo spettacolo nasce come un getto diretto delle e dalle Sacre Scritture. Il libro dell’Ecclesiaste, la Teodicea del Libro di Giobbe, il salmo 22, il salmo 23, i Vangeli. Il libro della Tragedia appoggiato su quello della Bibbia.
Questo spettacolo mostra, nel suo finale, dell’inchiostro nero che emana - achiropita, non per mano d’uomo – dal ritratto del Cristo. Tutto l’inchiostro delle sacre scritture qui pare sciogliersi di colpo, rivelando un’ icona ulteriore: quella che scavalca ogni immagine e che ci consegna un luogo vuoto.
Questo spettacolo mostra la tela del dipinto che viene lacerata come una membrana, come un sideramento dell’immagine. Un campo vuoto e nero in cui campeggia luminosa una scritta di luce, scavata nelle tavole del supporto del ritratto: Tu sei il mio pastore. E’ la celebre frase del salmo 23 di Davide. La scrittura della Bibbia ha perso il suo inchiostro per essere espressa in forma luminosa. Ma ecco che quando si accendono le luci in sala si può intravedere un’altra piccola parola che si insinua tra le altre, dipinta in grigio e quasi inintelligibile: un non, in modo tale che l’intera frase si possa leggere nel seguente modo: Tu non sei il mio pastore.
La frase di Davide si trasforma così per un attimo nel dubbio. Tu sei o non sei il mio Pastore?
Il dubbio di Gesù sulla croce Dio perché mi hai abbandonato? espresso dalle parole stesse del salmo 22 del Re Davide. Questa sospensione, questo salto della frase, racchiude il nucleo della fede come dubbio, come luce. E allo stesso tempo è sempre lei, la stessa domanda: essere o non essere?
O piuttosto: essere E non essere.
Questo spettacolo è una bestemmia, come la croce è bestemmia romana, come la corona di spine è bestemmia romana, come Gesù condannato, perché ha bestemmiato. Nel libro dell’Esodo la sola pronuncia del nome di JHWH è bestemmia. Dante scrive una bestemmia nel canto XXV dell’Inferno. Venerare il volto di Cristo nelle icone era bestemmia e idolatria per i cristiani bizantini prima del Concilio di Nicea. Galileo bestemmia quando dice che la terra gira intorno al sole.
Vedere il proprio padre perdere le feci per casa, in cucina, in salotto è bestemmia.
Questo spettacolo non è esatto, questo spettacolo è merda d’artista.
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marquise-justine-de-sade · 5 months ago
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Sapevate che… nella Divina commedia c’è una frase che pochi conoscono ma è la più bella definizione di amore mai data in tutta la storia della letteratura!
Ecco, siamo nel terzo Cielo del Paradiso. E a un certo punto Dante mentre parla con lo spirito di un beato, Folchetto da Marsiglia, usa questa parola «INTUARSI»: «s’io m’Intuassi , come tu t’inmii». Intuarsi è una parola straordinaria! Ma cosa significa?
Significa entrare nel cuore e nella mente dell’altra persona. Da due diventare uno. Intuarsi non significa annullarsi nell’altra persona, ma indossare, anche per un istante, la sua pelle, la sua anima. E permettere all’altro di fare lo stesso con noi. Perché l’amore è questo: reciprocità. Tendere la mano verso l’altro. “Entrare dentro l’altro”. Solo chi ama conosce e solo chi conosce ama. Intuarsi, esprime qualcosa che noi abbiamo perduto, il senso delle relazioni tra le persone. La forza del «noi». In una società che sa dire soltanto «io», abbiamo bisogno di tornare a «intuarci» l’uno nell’altro.
Ma questa parola racchiude anche un altro segreto, come «Inforsarsi». O «il bellissimo «insemprarsi», star dentro l’eternità, o ancora «incielarsi», diventare tutt’uno con il cielo. Cosa hanno in comune queste parole? Ecco, quando Dante usa la parola «inforsarsi» non dice soltanto sono in forse ma sono «dentro» il forse. Perché l’unico modo per capire e amare è essere «dentro» le cose.
Come quando fai l’amore. Essere dentro una sensazione, uno stato d’animo, un’emozione con tutto te stesso, fino a diventare quell’emozione. Fino a sentirla con ogni fibra del tuo essere, della tua mente e del tuo cuore. Capite ora la bellezza di queste parole? In un’epoca di superficialità estrema, di relazioni poco profonde,di sentimenti vuoti, in un’epoca in cui ci teniamo sempre a distanza e siamo lontani dal cuore delle cose, Dante ci ricorda l’importanza di sentire intensamente,
fino ad amare fortissimamente..❤️‍🔥
~Guendalina Middei (professor X)
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occhietti · 6 months ago
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Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se potessi tornare studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento.
Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi.
Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua.
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io?
E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No.
Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia.
Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni.
Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi.
Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.
E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla.
Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano.
Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.
Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri?
Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno?
Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità.
Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni.
E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi?
E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi.
Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato.
Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego.
E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.
Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.
Per questo, un giorno, vi ricorderò.
- Alessandro D'Avenia
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susieporta · 7 months ago
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Quattro di Spade
"Si può evolvere nell'Amore".
E' facile sentirsi piuttosto "intasati" in questi giorni.
Come se il Corpo stesse processando le tossine di un "antico ingorgo".
Camminiamo fianco a fianco con il Rilascio, a cui è associata contestualmente anche una potente Attivazione.
Ma è il Rilascio che ci fa sentire appesantiti e un po' tristi.
Nella realtà percepita siamo più sensibili alle situazioni di degrado, di ingiustizia, di deprivazione della dignità.
Ci risuonano.
La condizione di "perdita", di "mancanza", di "disperazione" che manifestano gran parte delle persone, ci tocca. Nel profondo.
Sapevamo che ciò sarebbe accaduto.
L'innalzamento di frequenze era già da tempo in procinto di sferrare il "colpo energetico" della Rivoluzione.
Ma ugualmente, a livello di "pietas" umana, ci commuove assistere alla rovinosa "caduta emotiva ed emozionale" del Corpo Terrestre.
Il Dolore è evolutivo, se "viene utilizzato".
Altrimenti si chiama "tormento".
E il "tormento" senza via d'uscita, è "dannazione".
Non a livello di Spirito. Ma sul piano puramente Materiale.
E fa male vederlo.
E non c'è giudizio nel considerarlo una tribolazione, una tortura, un massacro. C'è solo tanta commozione e vicinanza umana per chi sta attraversando il suo Inferno personale.
Vedremo tanti uomini e donne disperati, piangenti e persi nel loro smarrimento. Non evolveranno. Ma acquisiranno maggiori informazioni interiori, utili per le prossime Dimensioni.
A loro oggi va il mio abbraccio di Amore.
Nessuno merita il Dolore. Nessuno.
E nella antica distorsione diffusa che il Dolore sia l'unico strumento evolutivo, vorrei ricordare il potere della Gioia, dell'Amore, della Realizzazione, della Bellezza.
Si può evolvere nell'Amore.
Pochi lo sanno.
Pochi maneggiano quest'Arte Divina e Umana.
Non siamo costretti a soffrire per raggiungere il nostro Autentico movimento di Spirito.
Possiamo anche utilizzare altri Strumenti per raggiungere le nostre più profonde Verità.
Impareremo. Un passo alla volta giungeremo anche a questa meravigliosa scoperta.
Nel frattempo, buon martedì.
Un giorno alla volta, un'emozione dopo l'altra.
Mirtilla Esmeralda
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