#bellezza del mattino
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Mattino di Antonia Pozzi: Un’ode alla vita e alla natura. Recensione di Alessandria today
La poesia di Antonia Pozzi è una celebrazione della natura e dell’armonia tra l’uomo e il mondo naturale
La poesia di Antonia Pozzi è una celebrazione della natura e dell’armonia tra l’uomo e il mondo naturale. “Mattino” di Antonia Pozzi è una poesia che evoca la bellezza del risveglio della natura, un momento intimo e intenso in cui l’autrice riflette sull’appartenenza dell’uomo alla terra e sulla sua connessione con il mondo naturale. Scritta nella quiete di Pasturo, tra le montagne della…
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neropece · 1 year ago
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“a silent story” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il bosco di betulle, ai piedi della montagna, si ergeva come un santuario silenzioso, un luogo dove il freddo inverno si abbandonava alla grazia candida della neve. Alle dieci di quel mattino, il sole cercava di penetrare tra i rami spogli delle betulle, gettando un bagliore argenteo sui sentieri di neve intonsa. Non c'era un suono tranne il leggero fruscio delle foglie secche cullate dalla brezza.
Guido, un uomo di mezza età con una cicatrice profonda sul viso e gli occhi che portavano il peso di troppi inverni, camminava solitario tra gli alberi. Il suo respiro si trasformava in nuvole vaporose nell'aria gelida. Vestito con un cappotto logoro, con lo sguardo assorto, era un intruso in quel regno di pace e silenzio.
Le betulle si stagliavano come figure spettrali e la loro corteccia bianca risplendeva sotto il tocco del sole invernale. I rami sottili si intrecciavano come dita ossute, protese verso il cielo. La neve, immacolata e incontaminata, scricchiolava sotto i passi di Guido, un suono delicato che sussurrava i segreti di una terra dimenticata.
Nel cuore del bosco si fermò. Poco distante notò uno spazio aperto dove la neve si adagiava come un manto soffice. Si avvicinò e si sedette su un tronco caduto, osservando la vastità del paesaggio innevato. Il silenzio del bosco era sospeso nel tempo, un'armonia serena che avvolgeva ogni pensiero.
Un cervo, timido e maestoso, fece la sua comparsa ai margini del bosco, i suoi occhi si fissarono su Guido. I loro sguardi si incrociarono per un istante, un legame silenzioso tra l'uomo e la creatura selvaggia. Poi il cervo si allontanò, scomparendo tra gli alberi come un fantasma della foresta.
Guido si alzò lentamente, sentendo la solitudine del bosco penetrare nelle pieghe della sua anima. Era come se il silenzio avesse rivelato la fragilità della vita, la bellezza effimera di un momento invernale. Con un'ultima occhiata alle betulle, al loro bianco splendore, si diresse lentamente verso il sentiero di neve, lasciando il bosco alle sue spalle.
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susieporta · 4 months ago
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Concentrati su ciò che ti piace, non sui tuoi desideri.
- Potresti non voler fare esercizio, ma ti piace come ti fa sentire.
- Potresti non voler scrivere, ma ti piace la sensazione di realizzazione.
- Potresti non voler svegliarti presto, ma ti piace la calma bellezza del mattino.
Il desiderio è il desiderio che provi prima di fare qualcosa. Il piacere è la soddisfazione che provi dopo aver fatto qualcosa. Lascia che ciò che ti piace ti guidi.
Enzo Celli
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laughingpirate · 14 days ago
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La notte sento ancora la tua voce che mi scalda il cuore... un sussurro dolce come il vento tra le vele, un ricordo vivido come una mappa del tesoro. Ma puntualmente, quando apro gli occhi al mattino, non sei più lì accanto a me. E il mio cuore di pirata si ritrova solo, come una nave in balia della tempesta. Eppure, anche nella solitudine, la tua voce risuona dentro di me, un faro nella notte, una promessa di avventura. Perché, anche se sei lontana, il tuo spirito vive nel mio cuore, e la bellezza dei nostri ricordi è il tesoro più prezioso che io possa custodire
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roxan-world · 16 hours ago
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🖤
La bellezza del mattino non è nelle cose che andiamo a fare o se c'è un bel sole ....ma nel pensiero ....nel desiderio delle cose che potremmo fare ♡
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occhietti · 4 months ago
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La buona notizia siamo noi.
Noi che guardiamo gli orrori del mondo e decidiamo di entrare in scena lo stesso, di agire, di seminare, di condividere le nostre esperienze, le nostre conoscenze, la nostra voglia di trasformare ogni dolore in amore.
Noi che possiamo essere la vera alternativa vivente al presente, abbiamo una responsabilità storica di portata straordinaria.
Noi tutti possiamo organizzare mille e mille incontri di qualsiasi portata, da una stretta di mano e un sorriso, dall'ascolto di chi soffre, alla mostra, al concerto, al convegno, dall'abbraccio personale all'evento dietro casa nostra.
Siamo noi la sola buona notizia possibile,
il solo faro che splende nella notte.
Certo, io credo di volerlo essere, ma anche tu che mi leggi puoi fare lo stesso, tu che forse non sai ancora se annuire o se dire di no, tu che vorresti assentire, ma ti chiedi "E io che cosa posso fare?".
Certo, là, fuori dalla porta di casa il mondo è feroce, le grida di odio e di guerra sommergono ogni nostro tentativo di respirare pace, amore, bellezza, bontà, coraggio.
E allora? Noi lo vediamo tutto questo?
Benissimo, ecco la buona notizia allora.
Se la verità viene uccisa ogni giorno davanti ai nostri occhi, non ci resta che essere noi ad affermarla di nuovo.
Se la bontà non viene più praticata dal mondo che abbiamo attorno a noi, ammesso che sia proprio così, dobbiamo essere noi a mostrare bontà, cose buone, lì dove viviamo.
Se la bellezza muore nel "mi piace o non mi piace" che rende bella una buccia di banana incorniciata, dobbiamo essere noi a ridipingere il bello, suonare il bello, parlare il bello, danzare il bello, aiutare a far sì che si veda il bello.
La buona notizia siamo noi.
Solo noi possiamo essere la luce della "speranza attiva" di un futuro migliore. Noi siamo la reale luce nella notte oscura del presente.
Noi che ad esempio possiamo "aiutare in pratica" i ragazzi che non ce la fanno, o quelli che non sanno le cose, o che non hanno alternative, o la forza.
Siamo noi che possiamo mostrare l'esempio delle nostre vite, insegnare ciò che conosciamo, dare tutto di noi stessi, risorse, tempo, denaro, idee per seminare un mondo migliore di questo.
Chi vede il mondo nuovo
è la sola buona notizia che esista.
Io che faccio?
Incontro le persone, mi spendo come posso, scrivo, come in questo momento, che mi sveglio con questi pensieri un'ora prima dell'alba, perché si getti un seme vero, bello, buono nel mattino di chi sta per leggermi.
Perfino, mi metto a recitare parole spirituali, strano ma vero, per far passare i concetti, per dare vita a certi sublimi semi della bellezza interiore.
È poco? È una goccia nell'oceano? È solo un ideale?
L'alternativa sarebbe "rinunciare", darsi per vinti, lasciarsi andare a credere di non essere capaci, di non avere il talento o le forze per cambiare il mondo.
No grazie, io non smetterò di incarnare la buona notizia che posso fare agire attorno a me.
La buona notizia siamo noi.
Noi. Io, tu, loro, voi. Chi altri sennò?
Noi possiamo impegnarci a dare noi stessi. Possiamo farlo. Possiamo fare tantissimo. Possiamo fare tutto.
Possiamo aiutare così tanto, possiamo seminare, offrire opportunità, diffondere conoscenza, se solo vogliamo farlo, se solo capiamo che la trasformazione del mondo non verrà mai da fuori, dall'alto, che sia dal Cielo, dal Comune, dallo Stato, dall'amico, dal padre o dalla madre, o dall'altro.
La vera, vivente, reale, attiva e presente
buona notizia siamo noi.
- Matteo Gazzolo - da "La vita continua"
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insicure-me · 2 months ago
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🌟 La Magia delle Piccole Cose 🌟
Oggi voglio parlare della bellezza nascosta nelle piccole cose. Spesso siamo così presi dalla frenesia quotidiana che dimentichiamo di apprezzare i piccoli momenti che rendono la vita speciale.
✨ Il sorriso di un amico ✨ Il profumo del caffè al mattino ✨ Un tramonto mozzafiato ✨ Il suono della pioggia che batte sul tetto
Prendiamoci un momento per rallentare e godere di queste piccole gioie. La felicità si trova nei dettagli. 💖
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angelap3 · 5 months ago
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In un villaggio viveva un vecchio molto povero, ma perfino i re erano gelosi di lui perché aveva un bellissimo cavallo bianco; non si era mai visto un cavallo di una simile bellezza, una forza, una maestosità… i re offrivano prezzi favolosi per quel cavallo, ma l’uomo diceva a tutti: “Questo cavallo non è un animale per me, è come una persona. E come si può vendere una persona, un amico?”. L’uomo era povero, la tentazione era forte, ma non volle mai vendere quel cavallo.
Un mattino scoprì che il cavallo non era più nella stalla. L’intero villaggio accorse e tutti dissero: “Vecchio sciocco! Lo sapevamo che un giorno o l’altro ti avrebbero rubato il cavallo. Sarebbe stato molto meglio venderlo. Potevi ottenere il prezzo che volevi. E adesso il cavallo non c’è più, che disgrazia!”.
Il vecchio disse: “Non correte troppo! Dite semplicemente che il cavallo non è più nella stalla. Il fatto è tutto qui: il resto è solo giudizio. Se sia una disgrazia o meno non lo so, perché questo è solo un frammento. Chissà cosa succederà in seguito?”. Ma la gente rideva, avevano sempre saputo che era un po’ matto.
Dopo quindici giorni, una notte, all’improvviso il cavallo ritornò. Non era stato rubato, era semplicemente fuggito, era andato nelle praterie. Ora non solo era ritornato, ma aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi.
La gente di nuovo accorse e disse: “Vecchio, avevi ragione tu! Quella non era una disgrazia. In effetti si è rivelata una fortuna”.
Il vecchio disse: “Di nuovo state correndo troppo. Dite semplicemente che il cavallo è tornato, portando con sé una dozzina di altri cavalli… chissà se è una fortuna oppure no? È solo un frammento. Fino a quando non si conosce tutta la storia, come si fa a dirlo? Voi leggete solo una parola in un’intera frase: come potete giudicare tutto il libro?”.
Questa volta la gente non poteva dire nulla, magari il vecchio aveva ragione di nuovo. Non parlavano, ma nell’intimo sapevano bene che il vecchio aveva torto: dodici bellissimi cavalli, bastava domarli e poi si potevano vendere per una bella somma.
Il vecchio aveva un unico figlio, un giovane che iniziò a domare i cavalli selvaggi. E dopo una sola settimana, cadde da cavallo e si ruppe le gambe. Di nuovo la gente accorse, dicendo: “Hai dimostrato un’altra volta di avere ragione! Non era una fortuna, ma una disgrazia. Il tuo unico figlio ha perso l’uso delle gambe, ed era l’unico sostegno della tua vecchiaia. Ora sei più povero che mai”.
Il vecchio disse: “Sempre a dare giudizi, è un’ossessione. Non correte troppo. Dite solo che mio figlio si è rotto le gambe. Chissà se è una disgrazia o una fortuna?… non lo sa nessuno. È ancora un frammento, non ne sappiamo mai di più…”.
Accadde che qualche settimana dopo il paese entrò in guerra, e tutti i giovani del villaggio furono reclutati a forza. Solo il figlio del vecchio fu lasciato a casa perché era uno storpio. La gente piangeva e si lamentava, da ogni casa tutti i giovani erano stati arruolati a forza, e tutti sapevano che la maggior parte non sarebbe mai più tornata, perché era una guerra persa in partenza, i nemici erano troppo potenti.
Di nuovo, gli abitanti del villaggio andarono dal vecchio e gli dissero: “Avevi ragione, vecchio: la tua è stata una fortuna. Forse tuo figlio rimarrà uno storpio, ma almeno è ancora con te. I nostri figli se ne sono andati, per sempre. Almeno lui è ancora vivo, a poco a poco ricomincerà a camminare, magari solo zoppicando un po’…”.
Il vecchio, di nuovo, disse: “Continuate sempre a giudicare. Dite solo che i vostri figli sono stati obbligati a partire per la guerra, e mio figlio no. Chi lo sa… se è una fortuna o una disgrazia. Nessuno lo può sapere veramente. Solo dio lo sa, solo la totalità lo può sapere”.
Non giudicare, altrimenti non sarai mai unito alla totalità.
Sarai ossessionato dai frammenti, vorrai trarre delle conclusioni basandoti solo su dei particolari.
Una volta che hai espresso un giudizio, hai smesso di crescere.
Di fatto, il viaggio non finisce mai.
Un sentiero finisce, e ne inizia un altro.
Una porta si chiude, e un’altra se ne apre…
Tratto da un racconto di Osho
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libero-de-mente · 1 year ago
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Minù per sempre
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Mancano due giorni al tuo compleanno cara Minù, due giorni e arriverai alla tua doppia cifra. Dieci anni.
Mancavano poche ore Minù, pochissime. Ma tu come molte attrici del passato, che così hanno conservato la loro bellezza per sempre in uno scatto fotografico, te ne sei andata prima. Il tuo cuore malandato nella notte ha ceduto.
Non me l'aspettavo che nel giro di dodici ore, dall'essere la Minù di sempre, ti sia trasformata in una palla di neanche due chili inerme.
Ti ricordi qualche settimana fa? Ti dissi di non aver paura, che ne avrei avuta io per entrambi. Ho le spalle larghe.
Ecco, ora non ho più paura ma un vuoto spaventoso, resta di te l'ultimo contatto. Quando prendendoti in braccio come un neonato, dopo averti baciato sulla nuca, hai infilato la tua testolina sotto il mio mento. Cercando protezione e calore.
Quel contatto che cercavi sempre appena ci si sdraiava sul divano o sul letto, occupavi poco spazio su di noi. Eppure il calore del tuo amore scaldava.
Incredibile come un esserino come te riempisse così tanto.
Sei nata nella notte di Santa Lucia, sei stata un dono per molte cose. Ci lasci Tea la tua bimba che ora girovagherà da sola senza più una mamma-amica compagna di giochi.
Ho sentito dire che alcune eminenze dicono che i cani non hanno un'anima. Vero o falso non l'ho so, ma sono certo che tu la mia anima l'hai rasserenata e aggiustata la dove gli umani con l'anima certa, non ci sono riusciti. Anzi.
Ora che dire, sei sul ponte o lo avrai attraversato non lo so. Una cosa è certa, con la tua innata curiosità lo starai facendo con le orecchie dritte e in piena attenzione.
Mi diranno di non piangere che un cane non è un essere umano, che lei non aveva coscienza della morte e che tutto come ogni fatto della vita passerà.
Evidentemente non hanno mai visto te starmi vicino quando avevo l'ansia, guardarmi con i tuoi occhioni compassionevoli mentre piangevo oppure i discorsi che ti facevo sul divano. Si molto probabilmente quelli ti annoiavano, visto che ti addormentavi su di me.
Se tu non avevi un'anima allora sei stata in gamba, anzi in zampa, a far crescere la mia. Io credo che un'anima molto più grande del tuo piccolo corpo ce l'avevi. Eccome.
Tranquilla, piango ora che è mattino presto, al buio, così non mi vedrà nessuno. Neanche la tua piccola Tea che ti sta aspettando alla porta d'ingresso.
Addio mia piccola Minù. Un bacio sulla testina piccina.
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empito · 8 days ago
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La bellezza autentica non si misura in anni o nei frizzanti sorrisi dell’adolescenza, ma in quel momento sublime in cui una donna abbraccia la totalità del suo essere. È il viaggio silenzioso verso un’intimità profonda, dove ogni esperienza, ogni cicatrice e ogni trionfo si fondono in una luce interiore che nessun giudizio altrui può oscurare. Immagina una donna che, come un ruscello limpido, ha attraversato i sentieri incerti della vita. Lontana dalle illusioni di approvazione e conformità, ha imparato a riconoscere che il vero splendore nasce dalla consapevolezza del proprio valore. Con passo deciso, essa abbandona la continua ricerca di approvazione e si dedica, invece, alla cura del proprio benessere. In questo momento di catarsi, la sua anima si apre come un fiore al mattino, timida eppure fiera, pronta a irradiare dentro e fuori di sé una luce che non teme l’ombra dei giudizi altrui. Ogni esperienza, anche quelle più dolorose, diventa un mattone nella solida fortezza della sua autostima. È in questo risveglio interiore che si cela la potenza dell’essere donna: un fascino che travalica l’effimero e che si esprime nella serenità del proprio sguardo e nella dolcezza del cuore. Non si tratta di rinunciare alle emozioni, ma di imparare a custodirle e a trasformarle in forza, in arte, in poesia quotidiana. La donna che scopre il proprio valore smette di cercare la conferma esterna, perché ha compreso che il vero incanto risiede nell’amarsi senza riserve. In ogni gesto autentico, in ogni sorriso sincero, si racconta una storia di resistenza, un inno silenzioso alla libertà interiore. Così la bellezza non si definisce mai con una cifra o un tempo preciso, ma si scopre nell’intensità del vivere, nell’arte di essere fedeli a se stesse. È l’epoca in cui ogni donna diventa regina del proprio regno interiore, capace di illuminare il mondo con la luce ineguagliabile della sua verità.
Empito
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elenascrive · 9 days ago
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Dopo la giornata intensa di ieri oggi mi godo unaPausa dai doveri quotidiani, perdendomi nella meraviglia di un respiro lento e profondo, assaporando le piccole gioie del mattino, come la bellezza di una colazione gustosa e in solitaria, mentre il Mondo continua la sua corsa là fuori.
Buongiorno. 🥰
@elenascrive
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pier-carlo-universe · 27 days ago
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Il dolce rumore della vita: Sandro Penna e la sua celebrazione dell’esistenza. Recensione di Alessandria today
Un’immersione poetica nell’intimità dell’animo umano.
Un’immersione poetica nell’intimità dell’animo umano. Sandro Penna, uno dei poeti italiani più significativi del XX secolo, con il componimento “Era un mattino di un dolce gennaio”, ci regala un inno alla vita e all’amore, avvolto nella delicatezza di un mattino di sole. La poesia riflette il suo stile unico, caratterizzato da una semplicità apparente che nasconde profondità emotive…
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multiverseofseries · 14 days ago
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We Live in Time: provateci voi a non innamorarvi di Florence Pugh e Andrew Garfield
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L'amore, il tempo, la vita, la morte e tutto quello che sta in mezzo nel folgorante film di John Crowley. Mai lacrimoso, eppure capace di arrivare dritto al cuore.
Mica è facile saper dosare al millimetro le emozioni peculiari di un film come We Live in Time. Dietro al film c'è la bravura registica di John Crowley su sceneggiatura del drammaturgo Nick Payne.
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Florence Pugh e Andrew Garfield
A proposito di drammaturgia, il film è un meraviglioso esempio di racconto. Una sceneggiatura di marmo nella sua luminosa semplicità (e sensibilità). Piena, aperta, focale nel tempo scandito dal montaggio (Justin Wright) che alterna diversi piani temporali (e quindi le diverse tonalità), spingendoci a riflettere sul valore assoluto del tempo inteso come momento da vivere fino in fondo, andando oltre la stessa percezione di vita o di morte che, senza accavallarsi, pervade il film.
We Live in Time: la vita, l'amore e tutto quello che sta in mezzo
Sotto We Live in Time c'è una storia che potrebbe essere quella di tutti: Almut (Florence Pugh), che fa la chef, conosce (dopo averlo investito!) Tobias (Andrew Garfield), da poco divorziato. I due si innamorano, perdendosi in dieci anni di assoluta passione, complicità e uova sbattute al mattino (l'uovo è un elemento altamente simbolico nel film, che torna e, per certi versi, apre e chiude ogni blocco narrativo).
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Il sorriso di Florence Pugh
Un amore che culmina con la nascita di una splendida bambina, data alla luce in una stazione di servizio. Poi, la violenta irruzione di un cancro alle ovaie che torna a chiedere il conto. Le frequenze verranno alterate, con Almut che, intanto, non si da certamente per vinta, e anzi sceglie di vivere fino in fondo il tempo che le rimane.
L'alchimia tra Florence Pugh e Andrew Garfield
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Un momento del film
Potremmo quasi dire che We live in time - Tutto il tempo che abbiamo è un film in cui la cifra emotiva gioca un ruolo cardine, pur non inseguendo mai la faciloneria di certi sentimenti, e quindi senza essere mai lacrimoso o ricattatorio. Certo, ogni visione ha una propria personalità (la commozione è palese, ma almeno non cade nello strappalacrime), tuttavia l'umore (e l'amore) scelto da John Crowley evita l'appiattimento, nonché la semplificazione di un dramma che finisce per essere, invece, prospetto dalla forte adiacenza (e dai tanti colori), e ben legata alla strepitosa prova di Florence Pugh e Andrew Garfield. Un'alchimia, la loro, tanto tangibile che sembra uscire dallo schermo, portando lo spettatore ad innamorarsi al primo sguardo.
Ancora, nella loro performance non-lineare, si rintraccia l'analisi della drammaturgia secondo Crowley, e sulla stessa strada l'analisi del tempo che corre e non si ferma. Ma che, in qualche modo, può essere addomesticato, smussato e addolcito. E non è un caso che Almut faccia la chef: mestiere che più di ogni altro deve confrontarsi con i secondi che corrono.
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Andrew Garfield e Florence Pugh in scena
In questo senso, tra cinema classico e approccio contemporaneo, l'opera del regista irlandese lambisce ogni tipo di emozione, sorrette e sottolineate dall'utilizzo tecnico della fotografia (Stuart Bentley), dall'organizzazione dello spazio, dei dialoghi reali e mai artificiali. Quasi circolare - la sequenza d'apertura dialoga con quella di chiusura -, We Live in Time, fin dal titolo, affrontata quindi il tempo dalla prospettiva sbilenca di una intuizione banalmente romantica, superando in modo lucido i rischi di una storia giammai piagnucolosa, eppure in grado di toccare, in pieno, il cuore. Quanto dolore, e quanta bellezza.
Conclusioni
L'analisi del tempo e dell'amore secondo John Crowley. We Live in Time è un manuale di sceneggiatura, mai melensa e mai piagnucolosa, eppure potente nel dramma romantico portato in scena da Florence Pugh e Andrew Garfield. Se, senza di loro, il film non sarebbe probabilmente lo stesso, è poi la tecnica e la narrativa a rendere l'opera un esempio di linguaggio cinematografico, che calca al meglio lo spettro emotivo di una storia in cui perdersi, e ritrovarsi.
👍🏻
Florence Pugh e Andrew Garfield sono fantastici.
L'uso della luce.
Il tono, mai melenso, mai piagnucoloso.
Il montaggio.
👎🏻
Emotivamente non è mai ricattatorio, ma alcune vibrazioni personali potrebbero portare a pensarlo.
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ragazza-whintigale · 16 days ago
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𝑫𝒂𝒓𝒌 𝒔𝒐𝒇𝒕! 𝑳𝒊𝒂𝒎 𝑴𝒂𝒊𝒓𝒊 𝒙 𝒓𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ The Empyrean Series
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere solo alla fine se strizzi gli occhi, rapporti sessuali consensuali, oggetificazione del corpo umano, normalizzazione del morte/omicidio, Dark Liam, Fem Reader, Ignara Mc, violet complice in crimine, l’unica Mc davvero innamorata di un Yandere!!!,
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 6899
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(Nome) non credeva che nel quadrante dei cavalieri potesse esistere qualcosa di così sacro come il silenzio. Forse era semplicemente qualcosa riservato agli scribi e non ai cavalieri o forse non era nella natura di un cavaliere essere silenzioso. Questo faceva di lei meno cavaliere di quello che erano gli altri? Forse, ma era facile avere questo dubbio.
Al pensiero il suo drago, Samh, fece uno forte sbuffo nella sua mente. Aveva sentito così tanti monologhi interiori e ragionamenti da non capire come questa donna potesse semplice stare in silenzio. Il rumore dentro di lei la rendeva forse più cavaliere di quanto lei potesse pensare.
La sua squadra tra tutte sembrava destare l’idea di quiete e silenzio. Il semplice fatto che fosse una squadra di sole donne ha reso ancora più difficile arrivare a qualsiasi conclusione al riguardo.
Le chiacchiere e pettegolezzi sono all’ordine del giorno. Questo lascia molto a desiderare lo stesso interesse di (Nome), che non aveva interesse a sapere chi andava a letto con chi. Quali primi anni andavano a letto con i secondi o terzi anni, o quali secondi anni guardavano con interesse i primini.
Non c’era relazione tra due cavalieri, che questa squadra non sapesse e di certo non era una buona cosa. Non erano la squadra più emergente quindi sarebbe stato davvero utile per loro applicare le loro energie per ricordare i testi d’esame o fare pratica con il combattimento corpo a corpo, almeno questo era il pensiero di (Nome).
Samh si trovò d'accordo inevitabilmente, anche quando non glielo avrebbe detto davvero al suo cavaliere.
❝ Certo che è un vero spreco…❞ Si lamenta Blair appoggiando con drammaticità il mento sui suoi palmi fasciati.
(Nome) non l’ha interrogata oltre quando lo ha notato per la prima volta quella mattina, ma Blair stessa è rimasta sempre molto riservata sui propri fallimenti, soprattutto se così evidenti.
I suoi capelli ramati e lisci, tagliati in un poco pratico caschetto, le vengono sugli occhi. Questo serve solo a rendere ancora più drammatica la sua esibizione. A volte era normale chiedersi come avesse attraversato il parapetto senza creare una drammatica scenata o completare il gojo senza lamentarsi di qualcosa. O ancora come un drago avrebbe potuto sceglierla e addirittura come gli altri draghi non l'avessero arsa viva.
Samh decantó di come dovesse sentirsi fortunata di non essere capitata sotto il suo sguardo.
(Nome) scosse mentalmente i suoi pensieri e le affermazioni del suo drago, se fosse per lei nessuno in questo quadrante sarebbe ancora vivo. Lei stessa si riteneva un'eccezione garantita.
In questi casi erano pochi gli argomenti che la compagna di squadra avrebbe potuto aprire a quest’ora del mattino, e di tutti, questo era quello che piú detestava. (Nome) poteva ancora sperare di aver ignorato il chiacchiericcio abbastanza allungo da essersi sbagliata.
❝ … Tutti quei bei faccini sono uno spreco per quei marchiati! Perché tutti i marchiati sono così attraenti? È forse il prezzo da pagare per tutta quella bellezza?❞
Ecco appunto… Era difficile sbagliarsi su questo genere di cose.
Blair era talmente frivola che ciò che diceva suonava come unghie che grattano su una lavagna. Stridevano.
(Nome) non sapeva nemmeno come riuscivano ad essere una squadra funzionante a questo punto.
Forse non è stato così brutto per il povero ragazzo, che circa 3 settimane fa ci aveva lasciato le penne, cadendo dal proprio drago. Il ragazzo di cui (Nome) si rifiuta di ricordare il nome era l’unico sopravvissuto maschio della squadra. (Nome) provó pena per lui che ha dovuto sopportarle anche solo fino al mese successivo alla loro prima lezione di volo.
❝ Su Blair i marchiati non sono così male. ❞ Riley la ‘consola’, se così si può definire la sua discreta recita.
La palese presa in giro era oltre l’ovvio, ma é difficile che questo a Blair potesse importare, purché ovviamente lei rimanesse al centro della scena. Faceva parte delle loro solite scenate. ❝ E poi non è mica loro la colpa, idiota. ❞ Una voce aspra e dispregiativa ha interrotto la scena decisamente più comica di quello che volevano far apparire. Un contrasto notevole con il dramma della ramata e stucchevole finta dolcezza dell’amica con i capelli castani.
Dakota. Forse l’unica con cui (Nome) poteva definirsi ‘amica’, ma di fatto nessuno era davvero suo amico nel quadrante. É un bene, le aveva detto un qualcuno a cui ora non voleva pensare. Era troppo coinvolto in questo discorso. Un ‘dovresti ascoltare questo consiglio una buona volta‘ ruggi nella sua mente.
Dakota sembrava avercela perennemente con Blair, e non che la (Colore) potesse semplicemente dargli torto. Blair era detestabile sotto diversi punti di vista. L’unica cosa che poteva salvarla era il suo sigillo e l'eccelsa padronanza che ne aveva.
Senza contare che Dakota sembra avere una sorta di stima per i marchiati. (Nome) non sapeva se era perché fossero degli eccezionali cavalieri, o se semplicemente aveva a cuore la loro storia o ancora è grazie ad Eya che l’aveva presa sotto la sua ala. Fatto sta che non era simpatica a molte persone qua dentro, per le sue scenate in difesa dei figli dei traditori.
❝ Certo che non è colpa loro! Ma chi mai vorrebbe stare con un traditore? La mia reputazione ne sentirebbe! ❞ Quale Reputazione? Il discorso non aveva senso di per sé ma difendere questo pensiero per (Nome) non poteva avere il benché minimo senso, se non fosse per il bruciore in fondo alla sua gola.
Fino a questo momento poteva vantarsi di essere riuscita a sopravvivere senza farsi notare, senza nemici e con solo qualche sconfitta e qualche articolazione lussata. (Nome) aveva tutte le intenzioni di continuare in questa direzione, se possibile.
❝ Ti ricordo che il nostro Caposezione è un MARCHIATO! E il nostro capoala è un MARCHIATO.❞
Dakota ha ribattuto ferocemente, aggiungendo un basso ringhio ad ogni volta che pronunciava marchiato. (Nome) si è sorpresa che non avesse citato anche la loro compagna di squadra.
Se non fossero nella stessa squadra probabilmente Blair sarebbe già morta a causa di Dakota. Tuttavia Dakota non sembra avere un vero motivo per prendersela davvero per questo ragionamento. Non è la prima volta che ne parla ed è anche meno detestabile del solito. Ma forse è solo Dakota ad essere più irritata del solito, o la sua stima per i marchiato era solo maggiore rispetto al solito.
❝ Pensi che io sia stupida o forse cieca?!? Quelle due bellezze sono proprio laggiù e riesco a distinguere le loro reliquie della ribellione. ❞ Sembra davvero sul punto di sbavare dietro al capo della quarta ala e al capo della Sezione fiamma.
Forse se non fosse così dispregiativa con il loro appellativo avrebbe cercato di infilarsi nei loro letti - annesso che non ci avesse già provato prima, (Nome) non scarta nessuna possibilità -
(Nome) ebbe improvvisamente pietà anche per Eya, la marchiata della loro squadra che ora si stava allenando per conto suo. Per sua fortuna Blair non ha mai aperto questo discorso in sua presenza. Non l’avrebbe presa proprio bene nonostante la sua solita natura calma.
(Nome) sì voltó a guardare nella medesima direzione. Tutte in realtà lo avevano fatto, e solo per vedere uno spettacoloso che nessuno qui avrebbe definito brutto o sgradevole.
É letteralmente impossibile non prestare attenzione ai loro movimenti, assolutamente impeccabili. Non che ci si potesse aspettare di meno da due del terzo anno.
❝ Quanto darei per scoparne almeno uno… non dico Riorson o Tavis… mi basterebbe anche Durran o Mairi. Mairi piace a tutti. ❞
Quasi istintivamente la (Colore) guardó nella direzione in cui puntava il dito affusolato di Blair. Liam Mairi. E per quanto potesse detestare tale affermazione: lui si faceva amare da tutti. Gli occhi di (Nome) lo osservano e lo sviscerano con lo sguardo, aveva un corpo che le era troppo familiare per non notare lividi, segni o cambiamenti del suo aspetto. Si era fatto la barba questa mattina.
Il gruppo era intento in una conversazione abbastanza intesa a giudicare dalle loro espressioni, giusto a poca distanza c’era la seconda squadra della sezione fiamma. La squadra di Liam.
Quasi le faceva strano sapere così tanto di lui.
❝ Che schianto di biondo!!! ❞ La nota acuta finale fa fischiare le orecchie di (Nome) e fa girare il gruppo - soprattutto Liam - nella loro direzione. Gli occhi azzurri si sono impiantati subito sulla (Colore). Uno scontro quasi fatale che avrebbe potuto continuare a lungo se (Nome) non avesse deciso di non dare un ulteriore motivo di continuare la conversazione. Distoglie lo sguardo e poi voltandosi verso la sua squadra per cambiare argomento.
É riuscita a nascondere con insolita difficoltà: la sua agitazione, la sua preoccupazione e le sue viscere che si mescolavano in un vortice di malessere e consapevolezza.
Il suo drago le stava chiaramente sussurrando qualcosa sul fargliela pagare, e (Nome) ha accettato di buon grado il consiglio.
❝ Io penso semplicemente che sia scortese parlare di loro in quel modo. Come se fossero oggetti e il loro aspetto valesse più di quanto provano. Hanno i loro gusti e loro preferenze come noi dopo tutto, e quella preferenza di certo non sei tu, Blair. ❞
Voleva offenderla? Si. Voleva ferire il suo orgoglio? Ovviamente, aveva creato lei questo problema e (Nome) voleva farglielo pesare. Di proposito aveva deciso di non sottolineare il fatto di essere marchiati o l’essere figli di traditori, perché di fatto a (Nome) questo non importava, voleva terminare la conversazione nel modo più semplice e veloce possibile.
L’ennesimo tragico ed esagerato broncio delinea il volto della ramata. Sembrava delusa che anche (Nome), che aveva sempre preferito starne fuori da questi discorsi, la stesse contraddicendo.
❝ Giusto ~ giusto ~ Infondo chi più di te potrebbe sapere com’è portarsi a letto il cadetto Mairi. ❞ Il semplice fatto che Riley l’ha chiamato con quel tono l’ha disgustata e questa volta non l’ha nascosto come al solito sotto una maschera di indifferenza.
(Nome) non ha mai davvero cercato di tenere nascosto la loro complicità nei letti di camera loro ma non lo ha nemmeno sbandierato in giro.
Lo sguardo di Blair diventa affilato e attento per la prima volta a qualcosa che non fosse un ragazzo muscoloso più alto di lei di almeno 10 cm - preferiva anche di più ma avvolte si accontentava -. Le sue pupille viaggiano tra (Nome) e Riley cercando di capire effettivamente che cosa intendesse. Un piccolo sguardo cadde temporaneamente anche in un punto indefinito dietro a (Nome), dove forse era ancora presente Liam.
Forse non aveva davvero intuito quello che la sua amica castana intendeva o semplicemente non poteva credere a questa cosa.
❝ Non riesco a capire… ❞ Blair parlò più in un sussurro e di colpo la (Colore) si è quasi pentita di avergli dato abbastanza considerazione da pensare che avrebbe capito all’istante, per risparmiare brevemente il suo imbarazzo.
Samh rise di gusto alla rabbia del suo cavaliere. ‘Il rancore è la parte migliore’ disse successivamente nella sua mente. Un consiglio non richiesto ovviamente
❝ Semplice Blair. La persona che tu chiami ‘schianto di biondo’ va a letto con (nome). ❞ Uno stupore generale raccolse il tavole della Prima squadra della sezione Fiamma, e il silenzio cadde letale. Non le piaceva per niente questo silenzio che poteva ricordare la calma prima della tempesta.
❝ Forse i suoi gusti sono più peculiari di quanto si possa pensare. ❞ Il solo pensiero che Riley avesse usato le sue stesse parole contro (Nome) la faceva arrabbiare.
❝ Questo si che è una bella sorpresa. ❞ Un terzo anno, che fino ad ora aveva ascoltato in silenzio ogni discorso, ha esordito in seguito. Non era una sorpresa… almeno era quello che pensava ma forse per Blair che sembrava così dannatamente scioccata lo era.
Era così sorprendente? Davvero?
Era davvero inaspettato che Liam potesse pensare anche solo di scegliere qualcuno come lei?
Sentiva le mani prudere e la consapevolezza dei propri pugnali comodamente sistemati nei posti più accessibili per lei. Sarebbe stato facile raggiungerne almeno 4 da quella posizione. Samh le ricordo anche il quinto divertita.
❝Oh! Guardate chi sta venendo a trovarci.❞ Riley finì di parlare qualche secondo prima che due mani si posarono comodamente sulle spalle allenate di (Nome). Non aveva bisogno di guardare per capire chi fosse ma alzó comunque gli occhi per incontrare la quiete degli occhi azzurri di Liam. Spazi di cielo infiniti in cui avrebbe voluto volare con il suo drago.
Improvvisamente si sentiva al sicuro come qualsiasi cavaliere lo è sul suo drago… almeno così sembrava in quel momento di stallo. La silenziosa conversazione tra i loro occhi era qualcosa di necessario a volte, sapeva che lui aveva capito tutto quello che era successo e che cosa le passava per la testa in quel momento senza che lei dovesse per forza dirlo.
Sentiva il suo corpo dirle di volerlo. Lo voleva in quel momento, ne sentiva la necessità più di quanto potesse immaginare, ma allo stesso tempo non voleva che fosse coinvolto in una cosa del genere.
Lui non meritava niente di quelle parole che gli avevano lanciato. Lui non era un oggetto e nemmeno un traditore. Un traditore come potrebbe avere un tocco così terapeutico? Poteva percepire il calore delle sue mani anche se aveva diversi strati di vestiti.
❝ Sto interrompendo qualcosa? ❞ La voce di Liam conteneva una certa ironia. Il secondo anno di fianco a te si fece da parte per far sedere Liam. Drappeggio con ben poca discrezione il braccio sulle spalle di (Nome). ❝ Cadetto Mairi che piacere averti qui. ❞ Riley parlò sporgendosi in avanti, mentre Blair era paralizzata nel proprio posto. Aveva forse paura che lui avesse sentito? Dove era finita la sua arroganza ora?
Liam rivolse un semplice cenno alle due per poi concentrarsi interamente su (Nome) ❝ Stavo pensando (Nome), dopo vado ad allenarmi con Violet e Imogen ti va di unirti a noi. ❞ (Nome) sbatte gli occhi quasi sorpresa, non era poi così raro che lei si unisse agli allenamenti con Liam e i suoi amici, tuttavia lui non lo aveva mai detto così apertamente. No, anzi, la trascinava e basta con la scusa di non rimanere sempre da sola e imbronciata. Se doveva essere sincera stava iniziando a piacerle davvero. Ma ora come poteva fare?
Sentiva il peso della conversazione sulla sua conoscenza, il non essere stata in grado di difenderlo in primis e successivamente anche tutti gli altri.
Si sentiva in colpa.
Sentiva focchi su di se, forse tutti si aspettavano una risposta da parte sua. Dakota la stava guardando con una certa dose di preoccupazione, almeno le era sembrato fosse su di lei.
❝ Io… ❞ Il suo universo si stava sgretolando cercando una soluzione a quel enigma interno, per poi metterlo in semplici parole. ❝ …penso che rifiuterò l’offerta. Sarà per un’altra volta magari. ❞ (Nome) si liberò del braccio di Liam e corse via lasciando solo qualche parola di saluto ❝ Io vado adesso, ho un impegno. Ci vediamo a lezione. ❞
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Quando era con Liam tutto sembrava di colpo rallentare e trovare una nuova orbita. Non c’è niente di meglio di quel confortevole silenzio che solo lui sapeva portarle. Eppure entrambi erano cavaliere, ma parlavano piano e molto spesso sottovoce, cullati e guidati dal silenzio della stanza da letto. ❝ Sono sicuro che prima o poi ne combinerà una delle sue. ❞ Liam rise sottovoce parlando ancora di uno dei fatti che gli è capitato con la sua squadra. Loro due parlavano spesso, non ci sono argomenti precisi o discussioni rimarcate rispetto alle altre. Semplicemente parlavano di qualsiasi cosa gli passasse per la testa. Soprattutto Liam.
Eppure le prime volte che si erano rivolti la parola, (Nome) aveva faticato a ricevere qualcosa oltre al Ciao di cortesia e chiari flirt giocosi.
Ora invece non c’era aspetto della vita di Liam che lei non conoscesse. Si sentiva importante in un certo senso. Parte di qualcosa.
❝ Sembri averci preso gusto a stare con loro.❞ (Nome) parlò chiudendo gli occhi un attimo. Un raggio di sole dalle tende atterra dritto sui suoi occhi sensibili, togliendole la visibilità del morbido viso mattiniero di Liam. ❝ Forza dell’abitudine immagino. E poi sono un gruppo coinvolgente.❞ Anche se (Nome) aveva gli occhi chiusi sapeva che Liam le stava sorridendo. ❝ … sono sicura ti piacerebbe stare con loro. ❞ ❝ Ne dubito… Ti piace così tanto questa Violet? ❞ Era una domanda trabocchetto per certi versi. (Nome) non pensava che lui provasse qualcosa per Violet, tuttavia questo non ha potuto solo cancellare quello strano rimescolamento del suo intestino, per nulla familiare. ❝ Sei Gelosa per caso? ❞ La presa in giro era abbastanza palese per quanto Liam sapesse che (Nome) non era in genere una persona gelosa.
❝ Niente del genere, sono solo curiosa...❞ (Nome) si stiracchio tra le coperte che avvolgevano i loro corpi semi nudi ❝ …da quando sono qui mi è sembrato di capire che i marchiati non provano tanta simpatia per la figlia del generale Sorrengail… Eppure tu ci vai d’accor- ❞ Si rese troppo tardi di quanto quel letto fosse troppo piccolo per contenere adeguatamente entrambi e per sbaglio colpì il bel viso di Liam. Lui si voltò di scatto come un impulso ormai normale del suo corpo ❝ Oh cazzo! Scusa Liam! Non pensavo ti avrei colpito. ❞ Prese con cura il viso del ragazzo per vedere i possibili danni. Un piccolo graffio sfregia indegnamente lo zigomo perfetto del biondo.
Probabilmente ha ricevuto ferite più gravi in tutta la sua vita come cadetto e marchiato, tuttavia a (Nome) quel graffio sembrava più terribile di qualsiasi cicatrice che lo avrebbero reso ancora piú affascinante di prima.
Liam sorride guardandola negli occhi, anche quando lei era ancora concentrata sul piccolo graffio. Le mani del cavaliere si strinsero sulla vita della ragazza tirandola a filo con il suo corpo, unì le loro labbra in un lungo e confortevole bacio. Il calore la calmo quasi fosse un incanto senza tempo. I suoi occhi la riportarono alla realtà, e semplicemente si chiese come facesse un unico uomo avere così tanto potere su di lei.
❝ Questa mattina… ❞ Quando si staccarono dal bacio, (Nome) cercò di dire qualcosa, ma si fermò a poche parole. Come poteva dirglielo senza sembrare strana?
❝ si…?❞ Lo sguardo di Liam la stava invitando a continuare. Entrambi sapevano del complesso rapporto che (Nome) aveva nel esprime e comprendere i propri sentimenti. Quanto potesse essere difficile per lei capire cosa la facesse arrabbiare e cosa la rendesse felice. Per questo era a Basgiath, più precisamente nel distretto dei cavalieri e per questo era con Liam.
Sapeva che provava qualcosa per il ragazzo ma non sapeva cosa esattamente, e il brivido di essere sopra un drago era qualcosa a cui si stava pian piano abituando. Due sensazione assolutamente meravigliose.
La terza, invece, quella di cui voleva un parere da Liam era terrificante, la spaventava e agitava segretamente.
❝ Avrei voluto chiudergli la bocca… ad entrambe in realtà… e forse lo avrei fatto se tu non fossi arrivato.❞ Liam rimase un momento in silenzio, anche quando (Nome) smise di parlare per poi ricominciare. ❝ No… forse non mi sarei limitata a chiudergli la bocca…. ❞ Lui la stava guardando ma lei no. O almeno il suo sguardo era concentrato direttamente sulla piccola ferita sul suo zigomo.
❝ Mi sono sentita come se ci fosse un coltello a trapassarmi il petto e non solo parole. ❞ Era ben percepibile quanto fosse pesante l’argomento per lei e lui lo rispetta. Le lasciava spazio e tempo. Non c’è stato bisogno nemmeno di specificare l’argomento o le persone coinvolte. Anche se lui non è stato presente per tutta la conversazione, sapeva benissimo il genere di persone che componevano la squadra di (Nome). Almeno la maggior parte di loro. Liam non sapeva come lei poteva sopportarle tutto il tempo, dall’inizio dell’anno.
❝ mmmh ❞ Un rumore tra il pensieroso e il compiaciuto lasciò il ragazzo. ❝ Sono felice che tu sia preoccupata per me. ❞ Liam non voleva sminuire i suoi sentimenti ora che finalmente si sentiva a suo agio nel parlarne con lui. (Nome) era una persona di cui Liam si fidava, e lo hanno fatto anche alcuni suoi compagni. Il fatto che lei potesse arrabbiarsi nei confronti di una offesa nei suoi confronti lo rendeva estasiato e felice.
Come poteva non amarla?
❝ Non è questo il punto, Li-❞ Le sue parole vennero interrotte dal bussare alla porta. Si fermarono entrambi sperando che quel qualcuno si potesse stancare e andarsene, ma non successe. Un’altra serie di colpi seguirono l’istante dopo.
Si alzarono di fretta dal letto. (Nome) lanciò brevemente uno sguardo di ammonimento a Liam. Avrebbero continuato il discorso una volta che fossero di nuovo soli, e lui non avrebbe di certo cercato di scappare da questo. Gli piaceva segretamente discutere con lei, soprattutto quando era così coinvolta ed emotiva.
La prima cosa che le capitò tra le mani nella fretta era la tunica di Liam e la indossa. Liam indossa la sua biancheria intima e i pantaloni della divisa mentre (Nome) aprí uno scorcio con la porta per poter vedere chi bussava.
❝ E-Eya… Come posso aiutarti? ❞ Un sorriso si dipinse sulle labbra del terzo anno. Sembrava quasi intenerita nel vederla spuntare insicura mentre nascondeva palesemente qualcosa. In più non si era nemmeno riferita a lei come Cadetto, con il tempo (Nome) stava capendo con chi poteva far cadere un piccolo pezzo del muro costruito negli anni. ❝ Il capo Ala vuole vedere Liam.❞ Un attimo di esitazione percorre gli occhi (Colore) della donna, mentre sentiva la mano di Liam strofinare i fianchi. Questo era un tradimento! La presa in giro di Liam la rendeva davvero agitata.
❝ Non ho idea di dove sia… Forse è con la sua squadra.❞ Eya sorrise quasi divertita da quella scarsa bugia che (Nome) aveva detto. Tutti i marchiati sapevano che se Liam non era con la sua squadra era con lei, ma (Nome) sembrava volerlo scordare ogni volta.
❝ Non penso sia il caso di dare troppo spettacolo qui nei corridoi-❞ Liam si sporse per poter vedere il cavaliere del terzo anno dal spiraglio aperto da (Nome). In quella posizione il suo sedere si incastrava perfettamente sul cavallo di Liam. Sperava di nascondere l’imbarazzo meglio di quanto poteva pensare.
❝ Cadetto, posso aiutarla in qualche modo? ❞ La brunetta alzò il sopracciglio munito di piercing. ❝ Xaden ti vuole vedere, ora.❞ Un suono esasperato esce da Liam. Stampa un bacio sulla tempia di (Nome) ❝ Certamente, non appena questa bella signora mi ridarà la mia tunica. ❞ (Nome) cadde nella consapevolezza che effettivamente lei l’aveva presa e ora doveva ridargliela. ❝ Certo. ❞
Quando Liam se ne andò con Eya, (Nome) striscio lungo la porta fino a sedersi a terra, annegando nel suo stesso imbarazzo. Le guance bruciavano, e sicuramente era tinte di tenere tonalità rosate.
Crogiolata in quel sentimento che la mandava in quello strano stato di confusione, si sorprese quando qualcuno bussò alla porta.
In un attimo, si alzò e si sistemò velocemente la divisa. Quando apre la porta si accorse del voltò famigliare torturato da una espressione di preoccupazione. ❝ Dakota…? Posso aiutarti in qualche modo o è successo qualcosa? ❞ I suoi occhi viaggiarono a disagio lungo i vestiti disordinati di (Nome). ❝ Posso entrare… ❞ Dakota non era di certo il tipo di persona da chiedere di fare un qualsiasi discorso in privato, ma soprattutto non aveva mai visto Dakota preoccupata per qualcosa, piuttosto si arrabbiava. ❝ Certo, entra. ❞ (Nome) ha fatto lo spazio necessario per far passare Dakota e lei entrò.
❝ Prima ho incontrato Eya, cercava te e Liam.❞ ❝ Oh! Si… Il capo d'ala stava cercando Liam e…❞ ❝ … lui era qui con te, vero? ❞ La ragazza dai capelli corti fin la frase al posto della compagna di squadra. ❝ Beh… si… io e lui ci vediamo spesso, ma ora tutti lo sanno. ❞ Dakota si sedette sul letto di (Nome) quasi incredula, forse era dura da digerire la cosa per lei. Infondo una cosa era sentirlo dire e un altro era vederlo con i propri occhi, più o meno almeno. ❝ Non avrei mai pensato che tu e il Cadetto Mairi foste una coppia. ❞ Una scarica percorse la sua schiena, dal basso ventre fino al suo cervello ❝ Io e Liam non siamo una coppia. ❞ La voce si era alzata di qualche ottava per il nervosismo. ❝ All’inizio pensavo fosse solo un’impressione, ma poi si è comportato in quel modo e ora… ❞ Si fermò, era pallida e incredula. ❝ Il Cadetto Mairi sembra davvero innamorato o meglio dire… infatuato di te. ❞ (Nome) non sapeva cosa dirle. Non le sembrava sbagliato quello che lei e Liam erano l’uno per l’altro. Passavano del tempo di qualità insieme e se lei si sentiva bene con lui cosa poteva esserci di male. Perché Dakota era così triste e preoccupata per lei? ❝ Non so che cosa abbiano detto Riley e Blair dopo che me ne sono andata ma ti giuro che non c’è niente per cui essere preoccupati. ❞ ❝ No, non è quello ❞ Scosse la testa leggermente dando come l’impressione di essere sconsolata dalla sua scarsa compressione. ❝ Non hai notato come ti guardava stamattina a colazione? ❞ Era troppo agitata dalla conversazione per notare come lui la stesse guardando durante la colazione. In realtà i suoi pensieri hanno viaggiato in una linea continua di crescente rabbia e sdegno per Riley e Blair, quindi perché avrebbe dovuto notare come Liam la stesse guardando. ❝ In che modo potrebbe guardarmi? ❞
Dakota si alzò dal letto di scatto ❝ No, lascia stare forse è stata solo una mia impressione. Scusami se ti ho disturbato.❞ (Nome) è rimasta perplessa. Avrebbe voluto tranquillizzarla tuttavia non ha avuto i riflessi così veloci da dirgli ciò a cui aveva pensato prima che se ne andasse.
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La conversazione con Dakota aveva in qualche modo turbato (Nome). Era stata sbrigativa e vaga, più del solito, tanto che per i 5 giorni successivi le sue parole le suonavano ancora nella mente. Cosa poteva avere di così strano la sua relazione con Liam? Cosa poteva turbarla di Liam? Lei che aveva sempre difeso ogni marchiato in ogni singola discussione, tra tutte le persone.
Con le mani maneggiava ancora uno dei suoi pugnali, in piedi vicino all’entrata della palestra. Il suo sguardo era perso a guardare Imogen rimproverare un marchiato del primo anno. Ad entrambi era ben visibile la loro reliquia della ribellione sotto tunica. Il ragazzo non era un granché nel combattimento corpo a corpo, di certo la donna con i capelli rosa avrebbe sicuramente compiuto un vero miracolo se fosse riuscita a temperarlo a dovere.
Poco più in là c'era Il capo d’ala che stava facendo un giro di sparring con Garrick e infine c’era Violet e una sua compagna di squadra che si allenavano sotto lo sguardo attento di Liam.
In realtà (Nome) non aveva nemmeno un motivo per essere qui. Nessuno l’aveva invitata e nessuno l’aveva trascinata. Forse sperava di trovare qui Dakota e cercare di fare chiarezza sul loro discorso, dato che non hanno mai avuto abbastanza tempo libero da parlarne. O forse voleva parlarne con Liam. Chiarire qualcosa che nemmeno lei sa cosa chiarire.
❝ Cadetto hai intenzione di rimanere a guardare ancora allungo? ❞ (Nome) si riprese velocemente dal suo vortice di pensieri alla voce dura di Bohdi Burran di cui prima non aveva riconosciuto la presenza. Tutti la stavano guardando, anzi tutti si erano fermati per guardarla.
Si, compresi Xaden Riorson e Garrick Tavis.
(Nome) si era chiesta una volta cosa pensasse Xaden del rapporto tra lei e Liam, ben consapevole di come fossero al pari di Fratelli.
❝ Io stavo cercando una persona… ma a quanto pare non é qui. ❞ La (Colore) è riuscita a sputare quella bugia abbastanza convincente prima di girarsi sul posto pronta per andarsene. ❝ In questo caso potresti fermarti ad allenarti. ❞ La voce di Riorson le rimbombò nelle orecchie e si bloccó sul posto. Le sembrava quasi ovvio che lui l’avrebbe rimproverata. In fondo era rimasta troppo tempo a guardare per sembrare davvero che stesse cercando qualcuno. Tuttavia non si aspettava l’avesse fatta fermare per qualcosa di più del rimprovero.
❝ … ❞ (Nome) apri la bocca per cercare di ribattere ma non c'è stato tempo e spazio per farlo ❝ Liam. ❞ Il ragazzo era già in piedi e si dirigeva verso di lei. ❝ La palestra sarà nostra per ancora un’ora. Dovresti approfittarne, Cadetta. ❞ Xaden fece un semplice cenno a Liam che ricambió a sua volta con un cenno. ❝ Da questa parte (Nome) ❞ Deglutì. Non poteva rifiutare, non adesso che era un ordine. Uno strano nervosismo aveva iniziato a depositarsi sul suo stomaco mentre seguiva Liam ad un tappe vicino al resto dei presenti. Troppo vicino. È davvero troppo vicino per qualsiasi discorso volesse aprire con lui riguardo a quello che la affliggeva. Non che fosse sicura di volerlo fare. Era un rischio parlare con lui per prima. E se le mentisse? Non poteva escluderlo e non era così sciocca da pensare che lui non lo avrebbe fatto.
❝ Sei pallida, sicura di star bene? ❞ (Nome) gli rivolse uno sguardo vuoto, ancora mezza assorta in qualche assurda congettura. ‘Sei troppo paranoica’ Parló con tono piatto Samh ‘Hai detto che è per questo che mi hai scelto’ (Nome) rispose al suo drago come raramente faceva. Samh sbuffo ‘non farti illusioni ragazzina’ (Nome) voleva ribattere ma non potè pensare ad un risposta adeguata che il drago replicò con un ringhio ‘concentrati su di lui’.
(Nome) sbatté le palpebre a Liam che la stava guardando con una sorta di preoccupazione nello sguardo, mentre le stava fasciando le nocche con cura. ❝ no, sto bene… tranquillo. ❞ Fece un piccolo accenno di un sorriso al limite del convincente dopo essersi ricordata di tranquillizzarlo con quell'unica parola. Non sapeva esattamente se avesse funzionato, ma quello sforzo era il più grande che potesse fare.
I suoi abiti erano piegati ordinatamente su una panca e i suoi coltelli poggiavano comodamente sopra. Alcuni suoi e altri vinti in qualche sfida. Tuttavia sentiva chiaramente che con Liam non aveva bisogno di armi.
❝ Sei pessima a mentire. ❞ Rise amaramente Liam. ❝ Vuol dire che parleremo sul tappeto. ❞ (Nome) sbatte le palpebre mentre Liam si sposta al centro del tappeto e la aspettava con un sguardo intenso. Se davvero voleva parlare mentre combatteva non sarebbe di certo stata lei a sottrarsi, tuttavia non era davvero la sua idea preferita di conversazione. ❝ Non è necessario possiamo farlo dopo. ❞ (Nome) lo raggiunse. La sua idea era che si dimenticasse di tutto abbastanza all’allungo da permetterle di andarsene e cercare di chiarire prima con Dakota e allora, solo allora, avrebbe parlato.
Liam le rivolse uno sguardo appena comprensibile poi prese posizione. ❝ Questo lo vedremo. ❞ Liam era ostinato molto spesso, e soprattutto quando lei lo era. Il che capitava molto spesso quando erano insieme e soprattutto soli.
(Nome) prese l’esempio, posizionandosi come ormai era conscia fare. I nervi a fior di pelle e la mente a metà tra i suoi pensieri e il combattimento.
Forse avrebbe dovuto stare più concentrata, e forse avrebbe dovuto vederlo arrivare, non lo fece. Liam con velocità assurda si abbassò per colpire la caviglia con un calcio, il che di per sé non andò a segno tuttavia fu abbastanza per metterla a terra.
Si sentì una inetta, lasciarsi incastrare da questo bieco trucco. Ma la colpa non poteva che andare interamente a se stessa. La sua mente troppo occupata in altri pensieri, per pensare anche solo che lui potesse fare sul serio con lei.
Ovviamente avrebbe fatto sul serio. Non erano nel loro letto, e non erano nemmeno nelle loro stanze. Qui in palestra, sul tappeto, erano solo cadetti e potenzialmente rivali in sopravvivenza.
Liam la guarda dall’alto della sua corposa statura. Il suo sguardo le parlava come ogni volta. ‘Hai intenzione di fare sul serio?’ Questo diceva e poteva capire l'antifona. Presta attenzione solo a me. Quando allungo la mano per aiutarla (Nome) la rifiutò per alzarsi da sola e sistemarsi.
Liam alzó un sopracciglio guardando la sua prossima mossa. (Nome) prese di nuovo posizione. Questa volta più sicura, accorta e corretta. Liam sorrise e prese posizione a sua volta.
Avrebbe fatto sul serio questa volta.
(Nome) si lanciò in avanti pronta a sferrargli un colpo, doveva solo trovare una breccia… il fianco destro.
Liam cercó di fermarla lasciandole l’opportunità di scivolare dietro di lui e tirare un calcio sul fianco. Abilmente come (Nome) poteva ricordarlo, Liam gli afferró e torse il piede, facendola a terra.
Un grugnito lascio (Nome) mentre cercó di rialzarsi e continuare il combattimento, tuttavia Liam è stato più scaltro e veloce, bloccandola sul tappeto.
Le spinse il suo viso contro il tappeto e torcendo il braccio destro dietro la schiena. Uno sbuffo uscì dalle labbra di (Nome). Era ora di mostrare che poteva fare più di così, e poteva farlo mettendo in pratica ciò che aveva imparato.
Samh rise nella sua testa, intuiva ció che aveva in mente. Ha passato molto tempo ad allenarsi con Liam e con il tempo aveva capito dove fare leva.
Sorprendentemente, il Biondo aveva solo un punto debolo. Almeno era l’unico punto debole che lei ora riusciva a utilizzare a suo vantaggio. (Nome) stessa.
Spostó il viso più comodamente nonostante la spinta di Liam, non così letale e ferrea come la immaginava. Ora la sua guancia era premuta contro il tessuto del tappeto da combattimento e questo le permetteva di guardarlo. Stava sorridendo. Non ridendo, sorridendo. Non la stava deridendo, la stava solo guardando con una specie di adorazione… ma niente che (Nome) non avesse già visto. Quello sguardo è molto simile a quello che ha quando scopano. ❝ Volevi parlare… ❞
Liam ridusse i suoi occhi a due fessure, sospetta qualcosa. Era normale farlo, (Nome) non gli concedeva mai questo genere di vittorie. ❝ Va bene… parliamo. ❞ La presa che aveva su di lei non era diminuita nemmeno un po’, ma va bene, non si aspettava di certo che avrebbe lasciato subito il colpo. ❝ Chi stavi cercando? Annesso che stessi cercando veramente qualcuno. ❞ (Nome) fece un suono basso fingendo di starci a pensare. Poteva mentirgli o rimanere vaga, niente le dava la certezza che lui le avrebbe creduto.
❝ Si, cercavo qualcuno. ❞ Disse alla fine vagamente ❝ Chi? ❞ ❝ Una mia compagna di squadra. ❞ Liam fece un suono distratto di assenso e (Nome) prese l'occasione per scivolare dalla sua presa appena allentata.
Inverti le loro posizioni nella sorpresa di Liam.
Il Biondo ora era steso a pancia in su e (Nome) era cavalcioni sul suo corpo. Le gambe gli tengono le braccia, un braccio contro il collo e l’altro vicino alla sua testa per tenerla sospesa. Infine i fianchi schiacciati contro quelli Liam.
La posizione più sexy che potrebbero mai assumere. ❝ La ragazza con i capelli corti, vero? ❞ Non sembrava sorpreso per lo scambio di posizioni. Anzi sembrava trovarlo un ottimo modo per continuare la loro chiacchierata. ❝ Dakota? Si… ❞ Ora arrivava la parte peggiore. Quella difficile da ammettere.
Ammettere che aveva dei dubbi su di lui e sul suo rapporto.
❝ Pensa che tu abbia un comportamento strano… nei miei confronti. ❞ Liam sbatte le labbra in un sincero dubbio. Schiude le labbra per rispondere. (Nome) sperava in quella dannata risposta. Avrebbe risolto i suoi dubbi o li avrebbe solo resi più accentuati?
La risposta non arrivó mai per quanto lei la stesse aspettando.
Liam invertì nuovamente le posizioni. Ora, era (Nome) stessa, con un sonoro tonfo, al tappetino e Liam sopra di lei.
Posizionato tra le sue gambe, mentre le fissava i polsi sopra la testa con una mano e l’altra gli teneva una delle gambe in posizione sul suo fianco.
Le sue guance si spolverano di un tenue Rosso.
❝ Dimmi (Nome)… ❞ Liam le fece cerchi rassicuranti sulla coscia stretta al suo fianco. ❝ se mai avessi avuto degli intenti… strani nei tuoi confronti, non credi avrei avuto tutte le opportunità di farli.❞ Gli occhi di (Nome) sbatterono per l’ incredulità. I movimenti con cui l’ha messa sotto di sé e le parole sussurrate, avevano creato quella nebbia nella sua coscienza. ❝ … ❞ ❝ (Nome) di qualcosa. ❞ In quel momento avrebbe potuto dire qualsiasi cosa eppure nulla le sembra giusto. ❝ … ❞ Voleva controbattere ma non c’era nulla con cui lei potesse ribattere.
Lui di fatti aveva ragione, tuttavia lei non era pronta ad accettarlo. Accettare che forse era vero che lui fosse innamorato di lei.
La consapevolezza la colpì troppo forte. ❝ Hai ragione… ❞ (Nome) parló piano, un sussurro delicato, che forse, se Liam non fosse stato così vicino, non lo avrebbe neppure sentito.
Aggiungere altro sarebbe stata inutile, e in ogni caso nessuno dei due ne ha avuto il tempo. ❝ Questo è un allenamento, non un seduta di Flirt tra adolescenti arrapati. ❞ Liam si allontanò con il busto permettendo ad entrambi di poter vedere Imogen con le mani puntate sui fianchi come rimprovero. Poco fuori dal tappetino stava osservando con uno sguardo severo la contorta posizione.
L’istante dopo erano tutti e due in piedi e sull’attenti. Il rimprovero di Imogen cadeva come pioggia su entrambi mentre tutti gli altri proseguivano con i loro allenamenti, successivamente fece lo stesso anche Imogen lasciandoli li, soli.
❝ É stato fantastico. ❞ (Nome) si voltò di colpo verso la direzione della voce. Poteva dire francamente quanto fosse penosa in realtà, ma la figura di fronte a lei era qualcosa che per i cavalieri era uno standard fuori dal comune e si fermò prima di proferire parola. Violet Sorrengail è uno strano tipo di cavaliere, quel tipo a cui non riusciva a dare un posto e senso. Aveva molto che non conosceva di lei eppure riusciva a vedersi molto di più in questa ragazza, più che in altre.
❝ Grazie. ❞ Disse (Nome) successivamente a Liam, che semplicemente le aveva ricordare che doveva rispondere. Che sarebbe stato gentile e cortese ringraziare per un complimento che le viene fatto e che i suoi pensieri dovevano trovare un’altro posto o un’altra persona da tormentare.
Nonostante si fossero trovate svariate volte nella stessa stanza insieme, è la prima volta che parlavano. In questo genere di situazione non sapeva se doveva presentarsi come fosse la prima volta che si vedono o se semplicemente dovesse fingere che erano amici da una vita.
❝ Liam mi ha parlato molto di te. ❞ Un sorriso caldo le sfiora i lineamenti. ❝ Davvero? C’è qualcosa che valga la pena raccontare su di me. ❞ (Nome) fu grata che avesse parlato prima lei ma scherzò ugualmente offrendo uno sguardo a Liam con la coda dell’occhio. ❝ Più di quanto tu possa pensare.❞ Questa risposta le aveva lasciato l’amaro in bocca. - …era davvero amaro?- (Nome) non sapeva di avere qualcosa di interessante in lei. In confronto alle persone in questa stanza lei non era nessuno e non aveva niente di speciale o unico.
❝ Beh… Grazie… ma ora penso proprio di dover andare… ❞ Con una certa agitazione mal celata si allontanò a piccoli passi all’indietro, verso la porta della palestra. ❝ Mi sono trattenuta anche troppo… Arrivederci. ❞ Se ne andó sentendo il breve saluto di Liam con una promessa di rincontrarsi quella stessa sera nella camera di Liam.
Violet guardò (Nome) andarsene con quei suoi passi silenziosi ed eleganti. Il comportamento strano e turbato della ragazza era palese e non sapeva cosa potesse essere successo tra lei e Liam o tra lei e qualche compagna della sua squadra. Non aveva perso mentalmente il comportarti di quel giorno durante la colazione.
A volte le sembrava di conoscerla da tempo, ma poi si rese conto che non era questo il motivo. Si sentiva così simile a (Nome) per certi versi.
I suoi occhi nocciola si spostarono dalla figura della ragazza al suo caro amico.
Lui la stava guardando perso in qualche pensiero. Ad essere sincera, per quanto potesse essere felice per Liam, provava pietà per (Nome). Evidentemente il giovane cavaliere non si era ancora accorta di quell’ ombra che aleggia negli occhi di Liam, come ora che si stava allontanando. Anche quando la distanza era fisicamente insopportabile per lui, il suo sguardo era comunque nel punto dove (Nome) se era andata. Non se ne era davvero accorta o fingeva di non farlo? ❝ Senti Liam… ❞ Un suono di curiosità lasciò le labbra del biondo e il suo volto si spostò verso l’amica ma senza mai lasciare con gli occhi la schiena di (Nome) che ora stava parlando dall’altra parte della palestra. ❝… no… lascia stare… solo se hai bisogno di parlare di questo, io ci sono… ❞ Liam sembrava mostrare quasi divertimento con la sua faccia da bravo ragazzo. Violet si è pentita leggermente delle sue stesse parole. Voleva davvero aiutare Liam in qualsiasi cosa avesse in mente di fare per conquistare (Nome)?
Si. La risposta le sembra chiara. Infondo non credeva che Liam potesse mai fare del male a Violet stessa, a (Nome) o a Xaden. Avrebbe assecondato solo leggermente la cotta del suo amico.
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canesenzafissadimora · 9 months ago
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La bellezza degli alberi, la delicatezza dell'aria, il profumo dell'erba, mi parlano. La cima della montagna, il tuono del cielo, il ritmo del mare, mi parlano. La flebilità delle stelle, la freschezza del mattino, la goccia di rugiada sul fiore, mi parlano. La forza del fuoco, il gusto del salmone, il sentiero del sole, e la vita che non passa mai, mi parlano. E il mio cuore vola.
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clorophillarium · 2 months ago
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Cani sciolti e bagnati
Sono le 2:50 del mattino, forse le 3.
La tenda è una toppa tra noi e il resto, fuori piove dalle 9 della sera precedente e dentro è tutto umido.
Clima da jungla di nylon e di plastica calda, odore di pelle e di stanchezza.
Sono mezzo dentro e mezzo fuori al sacco a pelo, cercando di mettere insieme la voglia e le gambe per uscire sotto il temporale e per riprendere a correre, o quanto meno iniziare a camminare mestamente.
Giulio è rannicchiato nell’ altro angolo, non credo dorma. Avrà gli occhi chiusi e le orecchie rivolte al temporale che batte forte su questo telo più simile ad un’ illusione che ad un riparo.
È difficile dire se e quanto si riesca a dormire durante queste notti in tenda. A volte scivolo per minuti abissali. Scivolo sempre, ma non so dove.
Spesso la mente non stacca e continua a vedere sentieri, creste e valloni. Ma ne immagina anche di nuovi ed è una dolce e irritante ossessione nel dormiveglia, un’ altalena tra sonno, voglia di non ripartire, voglia di correre ancora.
Ieri abbiamo corso 60 chilometri, siamo arrivati tardi, abbiamo mangiato ancora più tardi e siamo entrati in tenda già umidicci.
Il tutto circa 4/5 ore fa al massimo.
Sono andato a dormire esattamente vestito così come ho corso nelle precedenti 14/15 ore, ho tolto qualche crosta di fango dalle gambe e basta, ma ho pettinato la barba come se fosse un cespuglio e mi sono lavato i denti almeno.
Poche ore fa, prima di infilarmi nel sacco, ho tentato di togliere i calzini per capire la situazione.
I piedi erano piagati dall’ acqua e c’era del sangue secco vicino ai mignoli. Le unghie erano ancora appese ai mignoli, ma abbastanza fresche da non poterle staccare, quindi le ho lasciate tranquille nelle calze. Ho scoppiato un paio di vesciche e ho strappato la pelle con le dita. Sotto la pelle resta rossa, un ‘rosso bambino’ e brucia, ma ho tirato su le calze bagnate e nient’ altro. Ho capito che basta non pensarci e correrci sopra come sempre. A volte bisogna essere bambini. Come nella vita, ma solo a volte, perché di solito penso troppo.
Domani sera a Tarvisio forse penserò ai piedi, dopo altri 45 chilometri. Magari potrò lavarmi.
Nel sacco a pelo, vicino a me, tengo alcune cose che vorrei si asciugassero un po’ con il mio calore corporeo, ma non ho ancora capito se sono le magliette bagnate a trasmettermi altro umido o se sono io ad asciugarle leggermente.
Credo che il livello di minimalismo ed essenzialità sia così efficace, che ogni piccolo gesto è un inaspettato comfort, compresa una maglietta meno umida e riscaldata nel sacco a pelo.
Nell’ angolo della tenda, nel lato dove dormo, ogni mattina ritrovo le cose che rapidamente mi servono per la giornata. Pettorale, cappello e occhiali, zainetto, borracce e scarpe. Poi c’è lo zaino più grande con alcuni ricambi e dove infilo dentro il sacco e il materassino, prima di caricare tutto sul furgone.
Tutto è umido e puzzolente, io soprattutto, in particolare i piedi, ma quelli mi puzzano anche quando esco dalla doccia, nella vita ‘normale’.
La puzza di piedi è un’ eredità, non ci posso fare niente, è come un talento ma al contrario, tuttavia in questi 4 giorni di corsa, il mio odore/puzza ha trovato la sua dimensione, libero di essere ciò che è, senza costrizioni.
I cani bagnati puzzano, anche se in realtà i miei tre cani non puzzano per niente. Anche questo è un talento, in un certo senso.
Puzzo più io di loro.
Mi capita di pensare anche a loro tre in queste notti, perché quando corrono liberi sono felici.
Corrono e basta, senza avere bisogno di niente. No, in realtà sono felici di averci accanto suppongo. Mi piace pensare sia così.
Penso che in questi giorni eterni, in cui io e Giulio siamo letteralmente cani sciolti in montagna, ogni passo è letteralmente respiro e quindi vita purissima, profonda e insondabile.
Corriamo e camminiamo attraverso montagne sconosciute e di una bellezza a volte minacciosa, a volte rassicurante.
Per lo più indossiamo le stesse cose ogni giorno, più bagnate che sporche in realtà.
Il sudore non è altro che la pelle della pioggia, e la pioggia è il sudore di un cielo gonfio di presagi, paure e speranza.
Anche il cielo ha paura di se stesso.
Noi siamo cani sciolti e bagnati, corriamo su creste elettriche, attraverso valloni precipitati dal passato, in mezzo a scapole di verde profondo, abbandonati in un angolo di pietra, come un taglio, come una ferita, come un cuore di terra, di pianeta, di universo, di bellezza, di fede, di mistero, di tutto quello che ci resta e di tutto quello che non capiremo mai.
Siamo vivi, ancora per un po’.
Cani sciolti e bagnati.
A Tarvisio ho tolto finalmente le calze dopo 2 giorni interi e altri 100 chilometri di sentieri.
I mignoli erano senza unghie. Le unghie erano sparite, inghiottite da non so cosa in un buco nero a forma di calzino.
La pelle delle vesciche strappate ieri sera ora è meno rossa.
Il colore non è più rosso bambino.
Perché dura tutto così poco ?
Mi faccio la doccia con un pezzetto di sapone e penso ai miei cani.
Pezzo scritto per la fanzine Urma: Cani sciolti, dicembre 2024
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