#battaglie civili
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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"Il Cuore della Memoria: Storie di Donne del PCI – Un Incontro per Ricordare le Conquiste del Passato e Guardare al Futuro"
Presentazione del libro a cura di Piera Egidi Bouchard presso il Circolo del Partito Democratico di Novi Ligure, con la partecipazione di figure storiche della politica novese.
Presentazione del libro a cura di Piera Egidi Bouchard presso il Circolo del Partito Democratico di Novi Ligure, con la partecipazione di figure storiche della politica novese. Il Circolo del Partito Democratico di Novi Ligure ospiterà la presentazione del libro “Il Cuore della Memoria: Storie di Donne del PCI”, a cura di Piera Egidi Bouchard, un evento che celebra le storie delle donne che…
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angelap3 · 7 months ago
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Chi liberò veramente l’Italia
25 aprile liberazione
Si può celebrare in tanti modi la Liberazione dell’Italia nel 1945 ma ci sono dati, numeri e vite che non si possono smentire e che sono la base necessaria e oggettiva per dare una giusta dimensione storica all’evento. Dunque, per la Liberazione dell’Italia morirono nel nostro Paese circa 90mila soldati americani, sepolti in 42 cimiteri su suolo italiano, da Udine a Siracusa. Secondo i dati dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, furono 6882 i partigiani morti in combattimento.
Ricavo questi dati da una monumentale ricerca storica, in undici volumi raccolti in cofanetto, dedicata a La liberazione alleata d’Italia 1943-45 (Pensa ed.), basata sui Report of Operations di diversi reggimenti statunitensi, gli articoli del settimanale Yank dell’esercito americano e i reportage dell’Associated press. E naturalmente la ricerca storica vera e propria. Più un’ampia documentazione fotografica. L’autore è lo storico salentino Gianni Donno, già ordinario di Storia contemporanea, che ha analizzato i Reports of Operations in originale, mandatigli (a pagamento) da Golden Arrow Military Research, scannerizzati dall’originale custodito negli Archivi nel Pentagono. L’opera ha una doppia, autorevole prefazione di Piero Craveri e di Giampiero Berti e prende le mosse dallo sbarco di Salerno.
Secondo Donno, non certo di simpatie fasciste, il censimento dell’Anpi è “molto discutibile” ma già quei numeri ufficiali rendono le esatte proporzioni dei contributi. Facciamo la comparazione numerica: per ogni partigiano caduto in armi ci furono almeno 13 soldati americani caduti per liberare l’Italia. Senza considerare i dispersi americani che, insieme ai feriti, furono circa 200mila. E il conto risuona in modo ancora più stridente se si comparano i 120mila militari tedeschi caduti in Italia, soprattutto nelle grandi battaglie (Cassino, Anzio e Nettuno) contro gli Alleati e sepolti in gran parte in quattro cimiteri italiani.
Naturalmente, diverso è parlare di vittime italiane della guerra civile, fascisti e no, di cui esiste un’ampia documentazione, da Giorgio Pisanò a Giampaolo Pansa, per citare le ricerche più scomode e famose. Ma non sto parlando di fascismo e guerra civile, bensì di Liberazione d’Italia, ovvero di chi ha effettivamente liberato l’Italia dai tedeschi o se preferite dai “nazifascisti”.
Pur avendo un giudizio storico molto diverso dalla vulgata ufficiale e istituzionale, confesso una cosa: avrei voluto dire il contrario, che l’Italia fu liberata dalla Resistenza, dalla lotta di liberazione, dall’insurrezione popolare degli italiani contro l’invasore. Avrei preferito, da italiana, dire che furono loro a battere i tedeschi, fino a sgominarli, come suggerisce la narrazione ufficiale e permanente del nostro Paese. Ma non è così; e se non bastassero i giudizi storici, la conoscenza di eventi e battaglie, le sottaciute testimonianze della gente, bastano quei numeri, quella sproporzione così evidente di morti, di caduti sul campo per confermarlo. Furono gli alleati angloamericani, sul campo, a battere i tedeschi; senza considerare il ruolo decisivo che ebbero i bombardamenti aerei degli alleati sulle nostre città stremate e sulle popolazioni civili per piegare l’Italia e separarla dal nefasto alleato tedesco. Si può aggiungere che la liberazione d’Italia sarebbe avvenuta con ogni probabilità anche senza l’apporto dei partigiani; mentre l’inverso, dati alla mano, è impensabile. Dunque la Resistenza può conservare un forte significato sul piano simbolico e si possono narrare singoli episodi, imprese e protagonisti meritevoli di essere ricordati; ma sul piano storico non si può davvero sostenere, alla luce dei fatti e dei numeri, che fu la Resistenza a liberare l’Italia. Nella migliore delle ipotesi è mito di fondazione, pedagogia di massa, retorica di Stato. Il mito della resistenza di cui scrisse uno storico operaista di sinistra radicale come Romolo Gobbi.
Per essere precisi, la Liberazione non si concluse il 25 aprile a Milano come narra l’apologetica resistenziale, ma l’ultima, aspra battaglia tra alleati e tedeschi, sostiene Donno, si combatté nel comune di San Pietro in Cerro, nel piacentino, tra il 27 e 28 aprile. A San Pietro c’era anche il regista americano John Huston, inviato col grado di Capitano, a girare docufilm. Ma i filmati erano così duri che gli Alti comandi americani decisero di non diffonderli fra le truppe se non in versione edulcorata.
Sulle lapidi dei cimiteri di guerra disseminati tra Siracusa e Udine, censiti da Massimo Coltronari, ci sono nomi di soldati e ufficiali hawaiani, australiani, neozelandesi, perfino maori, indiani e nepalesi, francesi e marocchini, polacchi, greci, anche qualche italiano del Corpo italiano di liberazione, e poi brasiliani, belgi, militi della brigata ebraica; ma la stragrande maggioranza sono americani, caduti sul suolo italiano. Molti erano di origine italiana: si chiamavano Ferrante, Lovascio, Gualtieri, Rivera, Valvo, Pizzo, Mancuso, Capano, Quercio, Colantuonio, Barrolato, Barone…
“È stata e continua ad essere – dice Donno – una grande opera di mascheramento della “verità” quando non di falsificazione… i miei volumi hanno l’ambizione di rompere questa cortina di latta (che, ammaccata dappertutto, tuttora sopravvive nella discarica del tempo) facendo emergere dati e fatti oscurati ed ignorati”. Naturalmente possono divergere i giudizi tra chi considera gli alleati come benefattori e liberatori, chi come occupanti e nuovi invasori; chi avrebbe preferito che fossero stati i sovietici a liberarci; e chi si limita a considerarli combattenti, soldati in guerra e non eroi, soccorritori o invasori. La memorialistica sulla liberazione d’Italia minimizza e trascura l’apporto americano; invece, sottolinea Craveri, è evidente che furono loro i protagonisti della liberazione d’Italia.
La verità, vi prego, sull’onore.
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anchesetuttinoino · 12 days ago
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Miserabili chi? Cittadini che protestano contro la vostra politica guerrafondaia e russofobica?
Miserabili sono i codardi che non hanno il coraggio di combattere e mandano gli ucraini a combattere al posto loro.
Miserabili sono coloro che hanno svenduto conquiste sociali ottenute con le battaglie della classe operaia.
Miserabili sono coloro che hanno tradito i valori della nostra costituzione appoggiando e sostenendo i battaglioni nazisti Aidar, Tornado, Azov e facendo finta di non conoscere i massacri contro i civili a Lugansk, Odessa, Donetsk...
Miserabili sono coloro che fingono di non sapere chi abbia sconfitto il nazismo con il sacrificio di 27 milioni di sovietici.
Miserabili sono coloro che vorrebbero censurare il dissenso, la libertà di parola e di espressione.
State conducendo una guerra contro la Federazione Russa, una guerra che il popolo Italiano non vi ha chiesto di dichiarare.
La guerra la perderete e come la storia insegna chi perde la guerra va a casa.
Il popolo italiano non permetterà a chi è responsabile di migliaia di morti, responsabile di una crisi economica senza precedenti di ritornare come se nulla fosse nel Parlamento italiano.
Come il partito fascista è stato sciolto alla fine della guerra, il partito Democratico subirà la stessa sorte!
😊Vincenzo Lorusso 👍
Giornalista 🤩
Lugansk🇷🇺 ( LNR-Russia)
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Autore 📱 Donbass Italia ☑️
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gregor-samsung · 9 months ago
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" Mentre gli oligarchi venivano costretti ad accettare le nuove regole del Cremlino, esistevano nel Paese altri boiari. Erano i governatori degli oblast e dei kraj, potenti notabili eletti localmente che avevano trasformato la loro provincia in un feudo personale e trattenevano per sé, con vari pretesti, il gettito delle imposte locali. Questo federalismo russo risaliva all'epoca di El’cin e Putin attendeva da tempo l’occasione per restaurare il potere centrale. Decise di agire dopo l’attentato alla scuola di Beslan in Ossezia. Fra i due problemi, quello del terrorismo ceceno e quello delle autonomie locali, non esisteva alcuna relazione, ma il presidente russo capì che l’eliminazione dei governatori sarebbe stata più facilmente accettata se decisa in un momento in cui la società russa si sentiva minacciata. Il potere dello Stato russo ha bisogno di un forte consenso popolare, ma il consenso è tanto più forte quanto più il leader, nei momenti cruciali, dimostra di sapere agire con autorità e fermezza. Da allora i governatori sono soltanto prefetti nominati dal governo e, beninteso, scelti dal Cremlino. L’opinione pubblica approvò la sua politica.
Quelli che rimpiangevano le garanzie del sistema sovietico assistettero con piacere alla decapitazione degli oligarchi e furono lieti di constatare che il governo faceva una politica sociale più generosa e attenta alle loro esigenze. Quelli che temevano il terrorismo islamista e la nuova criminalità videro in Putin un salutare ritorno all'ordine. Mentre la nuova intelligencija deplorava lo stile autoritario del presidente uscito dal Kgb e sognava una democrazia occidentale, la grande massa dei russi salutava con piacere il nuovo Cremlino. La Russia è troppo grande e troppo scarsamente popolata per adattarsi felicemente a un sistema in cui si discute, si litiga, si fanno battaglie civili per la conquista di nuovi diritti e si accetta volentieri, per il gusto della libertà, quel margine di litigiosità e instabilità che è quasi sempre il prezzo della democrazia. La Russia è troppo patriottica e sospettosa del mondo esterno per non apprezzare lo stile di un leader che vuole riconquistare il prestigio del suo Paese nel mondo. Si danno voti a Putin in Russia per la stessa ragione per cui Gorbacëv, il «distruttore dell'Urss», nelle elezioni presidenziali del 1996 ebbe lo 0,52% dei suffragi. "
Sergio Romano, Putin e la ricostruzione della grande Russia, Longanesi, 2016¹. [Libro elettronico]
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persa-tra-i-miei-pensieri · 8 months ago
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Ortona
Una città “dalle sere dolci e profumate come quelle d’Oriente”
(Gabriele D’Annunzio)
Questa città ha una storia tutta da scoprire, dove leggende tramandate nel tempo si mescolano alla vita di tutti i giorni e sanguinose battaglie e saccheggi distrussero tanto davvero troppo tra le vie di questa cittadina.
In passato la città era completamente circondata da una cinta muraria trecentesca e al suo interno era suddivisa tra Terra Vecchia, ovvero la zona dove abitavano i pescatori e i marinai e dove si svolse la terribile Battaglia del dicembre 1943, e Terra Nuova, una zona costituita per lo più da orti e campi. Parlando di Terra Vecchia bisogna considerare un aspetto molto singolare che i pescatori avessero lì le loro casette colorate tra quelle viuzze strette nella parte alta della città e non sulla costa vicino al porto e che per raggiungere le loro imbarcazioni percorressero degli scalini che collegano ancora oggi queste due zone; inoltre bisogna dire che il porto un tempo non era situato dove lo troviamo oggi ma si trovava più vicino al Castello Aragonese quindi sotto la cosiddetta Pizzuta.
Proprio dietro al faro dell'attuale porto, dove si trova anche una statua di San Tommaso che accoglie i marinai, c'è una piccola spiaggetta di pietre nominata la spiaggetta della Ritorna perché con l'avvicinarsi del maltempo le mogli dei pescatori (ed anche secondo un'altra leggenda una principessa) urlavano e pregavano «ritorna» ai loro amati.
Percorrendo le viuzze di Terra Vecchia possiamo notare un arco in pietra tufacea, il materiale di cui sono costutuite le scogliere, una casa lasciata così com'era di cui si può scorgere il colore originale attorno alla finestra e una casa che venne distrutta dalle bombe che si trova (ironia della sorte) nella piazzetta dedicata alla convivialità nominata dell'Allegria.
Per quanto riguarda il commercio bisogna dire che Ortona aveva un commercio comune con Venezia di stoccafisso e baccalà, che un tempo era il pesce dei poveri e dei contadini.
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Terra Vecchia ha termine dove è situato Palazzo Farnese, costruito nel 1584 venne comprato dalla Madama (Margherita d'Austria) insieme a tutto il feudo di Ortona e le vennero affidati anche i restanti feudi abruzzesi che amministrò con grande maestria.
Tra i personaggi illustri di Ortona che possiamo nominare ci sono due membri del Cenacolo Michettiano: Basilio Cascella (seppur nato a Pescara) e il compositore Francesco Paolo Tosti.
Pertanto a fine 800 Ortona vive di riflesso del Cenacolo Michettiano e vengono costruite case in stile liberty.
Proprio a Ortona è stato composto il nostro "inno" abruzzese per la gioventù "Vola Vola Vola " a cui a Porta Caldari è dedicata una fontana.
Vulesse fa' r'venì pe' n'ora sole
Lu tempe belle de la cuntentezze
Quande pazzijavame a vola vola
E te cupria de vasce e di carezze
E, e vola, vola, vola, vola, vola E vola lu pavone Si tiè lu core bbone Mo' fammece arrepruvà
...
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Percorrendo la passeggiata orientale che costeggia la costa e qualche viuzza raggiungiamo affacciato sul mare il Castello Aragonese che esternamente si presenta intatto ma all'interno possiamo notare essere rimaste in piedi solo alcune mura e torrette. La sua storia è un continuo trasformarsi: da alcuni resti romani venne costruita poi una fortezza che in seguito venne utilizzata per scopi militari, per poi venire acquistata facendola diventare un palazzo signorile con all'interno un meraviglioso giardino all'inglese.
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È arrivato il momento di fare una visita al museo dedicato alla Battaglia di Ortona tra civili e soldati canadesi contro le truppe tedesche, ma intanto possiamo già rinvenire delle tracce di questo sanguinoso scontro in un vicolo della città dove possiamo ancora leggere una scritta che indicava il coprifuoco: "il coprifuoco per tutte le truppe alleate è alle 21:00" e affianco possiamo notare dei fori nel muro causati dalle schegge delle granate esplose e dai proiettili.
Il Museo della Battaglia conserva oggetti e foto che testimoniano i giorni del violento scontro urbano del dicembre 1943, ciò che caratterizza questa guerra è essere stata principalmente una guerra di "propaganda" e poco utile invece a fini strategici, anche se comunque molto sanguinosa essendosi svolta casa per casa.
I civili vennero fatti sfollare dalle truppe tedesche ma non tutti fuggirono decidendo di nascondersi nelle cantine delle loro case ma perdendo così la vita.
Ortona ha ottenuto la medaglia d'oro al valore civile perché durante il conflitto ci si è aiutati l'un l'altro civili e soldati canadesi.
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I tedeschi tra le altre cose distrussero anche la torre dell'orologio, una delle due torri della Cattedrale di San Tommaso, per evitare fosse un punto di avvistamento.
Ma perché proprio a Ortona?! Semplice, perché è qui che il Re Vittorio Emanuele III di Savoia fuggì durante la seconda guerra mondiale imbarcandosi appunto al porto di Ortona verso Brindisi; ed è qui che si trovava la Linea Gustav.
Tra gli oggetti presenti nel museo possiamo soffermarci su tre in particolare:
I papaveri ricamati sulle vesti dei soldati canadesi e delle crocerossine, che indicavano la loro morte in battaglia essendo i papaveri rossi come il sangue;
Varie radioline e giradischi militari con cassa perché anche i soldati avevano bisogno di qualche momento di svago;
Una foto particolarissima, una foto di un banchetto di natale realizzato durante la guerra per i soldati circondato da firme, firme dei soldati sopravvissuti sia canadesi che tedeschi come inno alla pace, a testimoniare che fare la guerra non conviene.
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Ora è sufficiente uscire dal museo e svoltare verso la costa per raggiungere la Cappella del Crocifisso Miracoloso. Un tempo chiamato monastero di Sant'Anna questo luogo è testimone di antiche storie di fede, mare, corsari saraceni e leggende anche culinarie.
Era il luogo di fede in cui vivevano e pregavano del monache di clausura. Si narra che un giorno mentre pregavano l'affresco del crocifisso iniziò a gettare sangue dal costato, questo venne considerato un miracolo ma anche simbolo di presagio di un'imminente tragedia. Il sangue miracoloso venne raccolto in due ampolline, di cui una si trova a Venezia e l'altra è rimasta in questa Cappella ad Ortona rinchiusa in una teca (che viene messa in mostra il secondo venerdì del mese).
Il presagio era reale infatti dalla costa arrivarono le vele dell'ammiraglio della flotta ottomanna Piyale Paşa che iniziarono a distruggere tutto. Gli abitanti di Ortona fuggirono nelle campagne ma le monache di clausura non poterono abbandonare il monastero e restarono a pregare, le loro preghiere forse le salvarono perché Ortona viene nuovamente distrutta ma i nemici non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi al monastero e alle suore di clausura perché una fitta nebbia ricoprì questo luogo come a renderlo invisibile e inesistente.
A questo luogo e alle monache di clausura sono legate anche altre due leggende di cui una è solamente la visione della realtà in chiave magica e fantasy poiché le monache di notte per lavare i panni si recavano alla fonte vicina facendosi luce nel buio e da allora quella fonte venne chiamata la fonte delle fate. Mentre l'altra è legata alla nascita del dolce tipico di Ortona: le nevole (da non confondere con le neole o ferratelle abruzzesi), dolce che appunto secondo questa leggenda è stato creato dalle monache di clausura che un giorno avendo finito le ostie presero gli ingredienti che avevano e unendoli e cuocendoli con il ferro per le ostie diedero vita alle nevole, la cui ricetta prevede solamente mosto cotto, arancio autoctono dal sapore dolceamaro e olio d'oliva (alcuni pasticceri del posto aggiungono anche della cannella).
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La Cattedrale di San Tommaso, un tempo Cattedrale di Santa Maria Vergine, custodisce le reliquie dell’apostolo San Tommaso e la sua pietra tombale dove viene ritratto l'apostolo e che presenta due fori uno per inserirvi un bastoncino di incenso e l'altro per inserirci degli oggetti che successivamente venivano recuperati intrisi dell'energia sacra per poter ottenere cure miracolose, infatti sia la pietra tombale che le reliquie stesse dell'apostolo sono importanti non per il loro aspetto fisico materiale ma per l'energia fortissima dell'anima che emana il corpo del santo apostolo, un'anima che è stata così vicina a Cristo nei suoi giorni in Palestina.
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Spero questo riassunto vi abbia fatti viaggiare insieme a me alla scoperta di questa città abruzzese e ringrazio per la visita guidata i Compagni d'Avventura e Ortona Welcome
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darktimemachinechaos · 19 days ago
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𝐈𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧'𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐆𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚☢
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Perché venire ad inquinare anche Threads, oltre a X, con la polarizzazione politica?
Ah, giusto!, dimenticavo!: per fare finta che in Italia esista un'opposizione al Governo attuale attraverso il benaltrismo del cambiamento climatico; per fare finta che gli islamici importati dalla "sinistra" - islamici che trattano le donne come capre! - non siano un problema; per evitare di parlare dei diritti civili e sociali che mancano; per tentare di non far capire al 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑖𝑛𝑜 𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒 che richiedere la cittadinanza per gli immigrati serva soltanto alla sopravvivenza politica della "sinistra" - poi, ottenuto questo, gli immigrati possono pure continuare a morire di indigenza, di emarginazione, di lavoro sottopagato, di caporalato!
Sono i Radicali di Pannella, ora ereditati da Marco Cappato, ad aver iniziato la battaglia per la legalizzazione delle droghe leggere: la finta sinistra se ne è solo appropriata per raccattare qualche voto visto che i Radicali non hanno visibilità politica, ma vivono di battaglie fatte sulla strada, fra la gente - la stessa gente che i radical chic (quelli del "Il popolo è ignorante, perché non ci vota") odia al punto da non scendere dai palazzi dorati per vedere come i cittadini comuni vivano arrancando.
La sinistra in Italia non esiste più dalla discesa in capo di Berlusconi: dal '96 circa in poi; 𝗶𝗹 𝗣𝗗 𝗲̀ 𝗱𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶: non c'ha manco l'odore di Berlinguer.
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crazy-so-na-sega · 11 months ago
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guerre civili contro la Chiesa: antecedenti.
lo storico José Luis Ledesma distingue tre categorie di guerre civili: quelle "convenzionali", quelle "irregolari" e quelle "simmetriche non convenzionali". [...] Le prime sono caratterizzate da fronti precisi e da battaglie aperte; le parti coinvolte possono contare su vaste risorse, arte militare sofisticata e livello elevato di controllo del territorio. Qui si tende ad uccidere un minor numero possibile di persone non in divisa.
Le guerre civili "irregolari", sono quelle dove l'asimmetria tra le parti costringe una delle due a combattere una guerra di guerriglia (Vietnam).
Quelle "simmetriche non convenzionali" si verificano nei Paesi in cui le fazioni opposte hanno in comune un basso livello di risorse e una capacità militare limitata come conseguenza di un'implosione dello Stato. (Libano, Somalia, Libia). E sono le più rovinose.
Il più crudele di questo genere di conflitti (il terzo) fu senza dubbio la guerra civile in Vandea, tre anni di lotte fratricide tra il marzo 1793 e il marzo 1796 (ma per alcuni storici si protrasse fino al '96, poi in coda fino al 1815).
La guerra vandeana trae origine dal rifiuto della Vandea, fin dal 1782, di sottomettersi alle leggi rivoluzionarie anticattoliche. La fase più violenta della repressione verrà affidata alle truppe del generale Louis Marie Turreau che, su incarico di Robespierre, creerà le cosiddette "colonne infernali". Colonne a cui affiderà il compito si sradicare "l'insorgenza reazionaria" con metodi fino al allora mai usati, quantomeno nei confronti di propri connazionali. La disposizione data da Turreau il 21 gennaio 1794 ai "soldati della Rivoluzione" sarà di passare il nemico "a filo di baionetta". Si dovrà agire - parole sue - "allo stesso modo con le donne, le ragazze e i bambini". Neppure "le persone semplicemente sospette dovranno essere risparmiate". Tutti "i villaggi, i borghi, le macchie, tutto quanto può essere bruciato sarà dato alle fiamme". L'ordine verrà eseguito alla lettera. Ed è quest'ordine che -come scrive Donald M.G. Sutherland, la Francia farà compiere alla guerra in Vandea un salto di qualità. I combattenti vandeani si difesero con il sostegno di tutta la popolazione. Risultato: decine di migliaia di morti (impossibile fare un conto preciso: si calcola tra i centocinquanta e gli oltre duecentomila).
Dopo la messa a morte di Robespierre (28 luglio 1794) la repressione sembrò arrestarsi e Turreau fu prima arrestato, poi rimesso in libertà. Ma la repressione continuò: non più gli emissari di Robespierre, bensì ufficiali di fiducia di quei termidoriani che avevano mandato Robespierre alla ghigliottina.
-P. Mieli -Il secolo autoritario
considerazioni a margine: quanti "atei" a loro insaputa...:-)
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Soggetto nomade
Agosti Battaglia Carmi Catalano Russo
Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane 1965 1985
Postfazione di Rosi Braidotti. Introduzione di Cristiana Perrela e Elena Magini.
Produzioni Nero, Roma 2020, 176 pagine, brossura, 22 x 26,3 cm, ISBN  9788880560760
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
"Soggetto nomade" raccoglie in un unico volume gli scatti di cinque fotografe italiane realizzati tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, che restituiscono da angolazioni diverse il modo in cui la soggettività femminile è vissuta, rappresentata, interpretata in un periodo di grande cambiamento sociale per l'Italia. Anni di transizione dalla radicalità politica all'edonismo, anni di piombo ma anche anni di grande partecipazione e conquiste civili, dovute principalmente proprio alle donne, e alle battaglie femministe. Una riflessione sull'identità e sulla sua rappresentazione che prende le mosse dai ritratti dei travestiti di Genova di Lisetta Carmi (Genova, 1924), dove la femminilità è un'aspirazione, e si declina attraverso le immagini di attrici, scrittrici e artiste di Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), gli scatti sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), le donne e le bambine di una Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935) e infine gli uomini che per un giorno assumono l'identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947). 
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11/02/23
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia Di Musica #255 - AA.VV., Dylan In Jazz. A Jazz Tribute To Bob Dylan, 2018
Wagram è un sobborgo austriaco, appena fuori Vienna, e fu teatro di una delle più grandiose battaglie napoleoniche: il Generale Bonaparte conseguì una delle sue più grandiose vittorie, in una sanguinosa battaglia contro l’esercito degli austriaci comandati dall'Arciduca Carlo. È anche il nome di una stazione della metropolitana parigina, ed è lì che nacque ai suoi fondatori l’idea di fare una etichetta discografica indipendente, nel 1999. Fautrice di numerosi progetti interessanti, nel 2018 quelli della Wagram hanno pescato nel mare magnum delle cover di canzoni di Bob Dylan (sebbene il calcolo è per forza di cosa approssimativo, si contano accreditate cover su 300 canzoni con autore o co-autore Dylan da parte di oltre 1500 artisti) delle riedizioni particolari dei classici del menestrello di Duluth. Ne è uscita fuori una compilation dal grande gusto e dalle scelte niente affatto scontate, che è il piccolo regalo di Natale di questa rubrica. Il titolo, Dylan In Jazz, spiega solo in parte le scelte e gli artisti, in una selezione che nasconde delle storie niente affatto male. Tutte le registrazioni erano presenti in dischi precedenti, ma insieme mostrano una amalgama sfiziosa e logica. Si parte con la riedizioni blues di Master Of Wars di Eric Bibb, grandissimo nome della chitarra acustica blues, che con la sua voce cavernosa e i tocchi “tristi” alla sei corde racconta dei signori della guerra, classico di Dylan sfortunatamente sempre di attualità. Il secondo brano è la prima perla: Jack DeJohnette, formidabile batterista jazz, con il bassista Larry Grenadier, John Medeski alle tastiere (il quale collaborerà spesso con lo stesso Dylan nella sua carriera) e la chitarra di John Scofield, pioniere del jazz rock con Miles Davis, nel 2017 scrivono un disco a nome Hudson, in omaggio al fiume che attraversa New York, bellissimo e in cui fanno una cover strumentale, e riuscitissima, di Lay Lady Lay, classico da Nashville Skyline (1969). Ben Sidran, tastierista, produttore, ingegnere del suono, dedicò un intero disco a cover di Dylan, Dylan Different del 2009, da cui sono tratte le sue interpretazioni smooth jazz di Knockin’ On Heaven’s Door e Gotta Serve Somebody, una delle gemme meno conosciute di Bob Dylan, dal suo album “gospel” Slow Train Coming del 1979, canzone tra l’altro che vinse il Grammy come migliore canzone rock maschile nel 1980. Abbey Lincoln, cantante e compositrice jazz, attivista dei diritti civili e femminili, moglie di Max Roach, rilegge con passione Mr. Tambourine Man, dall’ arrangiamento con spiccato groove della batteria. Joshua Redman, sensazionale sassofonista della ultima generazione, insieme all’altrettanto grandioso piano di Brad Meldhau, suona una deliziosa The Times They Are A-Changin’, uno dei pezzi più belli della carrellata. C’è una bella parentesi di black music: la versione R&B/soul/funk dei Neville Brothers di The Ballad Of Hollis Brown, due artisti dimenticati come Stanley Turrentine con una versione, piuttosto modificata, di Blowin’ In the Wind, Girl From The North Country del compianto Howard Tate, fenomenale cantante soul la cui carriere non decollò mai del tutto per i suoi problemi di alcool e eroina. Il jazz ritorna nella scelta della storica cover che Keith Jarrett fece di My Back Pages, dal suo album Somewhere Before del1968, il mandolino elettrico di Bill Frisell in una versione strumentale struggente di Just Like A Woman, la ripresa di Ballad Of Thin Man di Jef Lee Johnson con Charlie Patierno e Yohannes Tona. Molto belle le cover cantate di Like A Rolling Stone, dalla cantante jazz danese Cæcilie Norby con un arrangiamento dolcemente caraibico, e una cover sentita di Everything Is Broken, singolo di Oh Mercy! del 1989, un disco che rilanciò nel mondo musicale Dylan, della cantante francese Louisa Bey. Personalmente è bellissima la cover di Don’t Think Twice, It’s Alright (che è una delle canzoni con più cover in assoluto) del duo franco-italiano composto dalla band el pianista Olivier Hutman e dalla voce, meravigliosa, di Alice Ricciardi. L’ultimo verso di uno dei testi più belli e dolorosi del Dylan giovanile (il brano è da The Freewheelin’ Bob Dylan del 1963) dice:
Arrivederci, dolcezza Dove sono diretto non posso dirlo Ma ciao è una parola troppo bella, babe Così dirò solamente addio Non sto dicendo che mi hai trattato male Avresti potuto fare di meglio ma non mi interessa Hai solamente sprecato il mio tempo prezioso Ma non pensarci, va tutto bene.
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Sônia Braga
https://www.unadonnalgiorno.it/sonia-braga/
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Sônia Braga è l’attrice brasiliana più famosa al mondo.
Grazie a eclettismo, tenacia e grandi doti recitative ha compiuto un’impresa che pareva impensabile, passare con naturalezza dalle telenovelas a Hollywood.
Il suo nome completo è Sônia Maria Campos Braga ed è nata Maringá, l’8 giugno 1950.
Quinta di sette figli, perse il padre quando aveva solo otto anni. La passione per la recitazione era nata quando era giovanissima. Il suo debutto è stato in un programma TV per bambini, poi, nel 1969 partecipò al musical Hair.
In Brasile ha raggiunto la popolarità nel 1975, con la trasposizione televisiva e poi cinematografica del romanzo Gabriella, garofano e cannella di Jorge Amado.
Mentre il paese era in pieno regime dittatoriale si producevano drammi sentimentali, che volevano essere una distrazione dalle tragedie che la politica attuava impunemente.
La fama mondiale è arrivata con la sua interpretazione di Giulia in Dancin’ Days, arrivata sulle tv locali italiane nei primi anni ottanta e subito diventata un fenomeno molto seguito tanto da scalzare le serie statunitensi.
L’attenzione di Hollywood è arrivata col suo ruolo di protagonista del film Dona Flor e i suoi due mariti sempre tratto da un romanzo di Amado.Pur all’interno di uno stereotipo culturale che la voleva come icona sexy latina, Sônia Braga è riuscita a imprimere la sua unicità. Tanti e diversi i ruoli interpretati in film e serie tv, da Il bacio della donna ragno a Milagro, diretta dal compagno dell’epoca Robert Redford.Di lei, il celebre fotografo Steve McCurry disse che è stata la modella più interessante che abbia fotografato.Nel 2016, è riuscita a riconquistare un nuovo interesse globale grazie al film brasiliano Aquarius, presentato a Cannes. Il ruolo più bello e a tutto tondo della sua carriera, in cui veste i panni di una donna che rivendica il diritto di esprimere la sua identità culturale, politica e sessuale, il diritto di essere sola e libera in un’opera che ha i colori della controcultura e delle rivendicazioni femminili.
Molto amato dal pubblico, è diventato un vero e proprio manifesto di libertà e resistenza, dando il via a una discussione politica in Brasile sullo sviluppo incontrollato e sui costi umani per il boom edilizio.
Impegnata anche in temi di giustizia sociale e ambientale, ha contribuito a fondare la National Hispanic Foundation for the Arts, per promuovere la presenza delle persone latine nei media e nelle comunicazioni.
È stata vista con le mani dipinte di rosso a simboleggiare il sangue, durante le proteste in difesa dell’Amazonia e in altre battaglie civili, ha anche conosciuto e appoggiato le battaglie di Marielle Franco, l’attivista delle favelas, uccisa dal regime di Bolsonaro. L’aveva incontrata mentre stava girando Bacurau in cui interpreta Domingas, personaggio complesso e conflittuale con modi burberi e il vizio dell’alcol.
Un film corale composto da professionisti e persone native di un villaggio nell’entroterra brasiliano, la storia di una comunità assediata da politici corrotti e mancanza di risorse che riesce a unirsi per combattere contro le avversità.
Sônia Braga è una donna che non teme il passare del tempo, le rughe e le esperienza vissute senza rincorrere il mito dell’eterna giovinezza.
E rivendica la tanta televisione fatta, perché in Brasile, sostiene, la gente va poco al cinema, non ha i soldi per permetterselo. Non disdegna i social come amplificatori di notizie che certi regimi politici vorrebbero tacitare.
Il suo percorso artistico e culturale ha vissuto tappe intense e controverse per i ruoli interpretati e per l’opinione che la critica e il pubblico, di volta in volta, si facevano di lei. È stata sempre se stessa, in tutti gli step della sua vita, una donna libera che ha sempre osato e non si è mai tirata indietro di fronte alle sfide.
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bitchytaledestiny · 28 days ago
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Perche venire ad inquinare anche Threads, oltre a X, con la polarizzazione politica?
Ah, giusto: per fare finta che in Italia esista un'opposizione al Governo, col benaltrismo del cambiamento climatico contro islamici importati dalla "sinistra" che trattano le donne come capre; contro i diritti civili e sociali che mancano; per cercare di non far capire che richiedere la cittadinanza agli immigrati serve alla sopravvivenza politica della "sinistra", poi possono pure schiattare di caporalato.
Sono i Radicali di Pannella, ora ereditati da Marco Cappato, ad aver iniziato la battaglia per la legalizzazione delle droghe leggere: la finta sinistra se ne è solo appropriata, per raccattare qualche voto, visto che i Radicali non hanno visibilità politica, ma vivono di battaglie fatte "sulla strada", fra la gente - la gente su cui i radical chic (quelli del "Il popolo è ignorante, perché non ci vota"), odiano scendere dai palazzi dorati per vedere come i cittadini comuni vivono arrancando.
La sinistra in Italia non esiste più dalla discesa in capo di Berlusconi, dal '96 circa in poi: il PD è destra, a tutti gli effetti: non c'ha manco l'odore di Berlinguer.
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evatremila · 5 months ago
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A 18 anni Tommaso Zorzi scrisse una lettera a mamma e papà per rivelare che si era innamorato di un ragazzo: «rileggendola oggi dopo undici anni credo sia uno dei gesti d’amore più grandi che io abbia fatto nei confronti dei miei genitori» Giugno è il mese del Pride, per celebrare la comunità arcobaleno e la libertà di amare, ma soprattutto spostare l’attenzione sulle sue battaglie per i diritti civili. È una manifestazione importantissima per Tommaso Zorzi, che fin dagli ini... Continua a leggere.. https://www.eva3000.com/la-lettera-segreta-del-passato-di-tommaso-zorzi-ai-genitori/?feed_id=8223&_unique_id=66801f762010e&utm_source=Tumblr&utm_medium=%40Redazione30&utm_campaign=FS%20Poster
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oubliettederien · 8 months ago
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A sessant’anni di distanza dall’approvazione del Civil Rights Act del 1964 da parte del Congresso degli Stati Uniti, ci troviamo a riflettere sull’inno indomabile delle battaglie per i diritti civili: “We Shall Overcome”.
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oubliettemagazine · 8 months ago
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We Shall Overcome: una canzone di protesta che ispira la lotta sociale
A sessant’anni di distanza dall’approvazione del Civil Rights Act del 1964 da parte del Congresso degli Stati Uniti, ci troviamo a riflettere sull’inno indomabile delle battaglie per i diritti civili: “We Shall Overcome”. We shall overcome lyrics Il canto “We Shall Overcome”, divenuto emblema delle proteste del movimento degli anni ’50 e ’60, si erge ancora oggi come un potente richiamo alla…
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lorenzospurio · 9 months ago
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N.E. 02/2024 - "Sacro minore" di Franco Arminio, recensione di Cristina Biolcati
Franco Arminio è un poeta da sempre promotore di battaglie civili, come ad esempio la lotta contro la chiusura dell’ospedale della sua Bisaccia, il paese dov’è nato nel 1960 e vive, in provincia di Avellino. Gli sta a cuore lo spopolamento delle aree interne dell’Irpinia, che rende attraverso un nostalgico confronto tra passato e presente, palesato da una scrittura che si sviluppa per…
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londranotizie24 · 10 months ago
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Alla Cheltenham Italian Society Emma Sabatelli parla di Evoluzione della famiglia in Italia
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Di Pietro Nigro E' dedicata al tema Evoluzione della famiglia italiana la prossima conferenza della Cheltenham Italian Society. Ospite, l'avvocatessa e docente universitaria Emma Sabatelli. Alla Cheltenham Italian Society Emma Sabatelli parla di Evoluzione della famiglia in Italia L'evoluzione della famiglia italiana e, di riflesso, della condizione femminile in Italia è al centro della conferenza promossa per il prossimo lunedì 12 febbraio dalla Cheltenham Italian Society, nell'ambito del programma di iniziative che la storica associazione fondata nel 1959 tiene ogni mese. Alle 7 di sera, in diretta Zoom da Bari, l’Avvocatessa Emma Sabatelli, per oltre vent’anni Professore associato di Diritto commerciale e Diritto della Crisi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, conferirà sul tema della serata. Più che mai attuale, purtroppo (perchè si ha l’impressione che nonostante le battaglie combattute finora, molti stereotipi siano ancora più vivi che mai) e per fortuna, visto che proprio per questo motivo se ne continua a parlare, non solo come fosse un obbligo morale. “L’evoluzione della famiglia in Italia va di pari passo con l’evoluzione femminile, le due cose non sono scindibili – spiega la professoressa Sabatelli – I ‘pilastri’ delle famiglie tradizionali per molti anni hanno visto l’uomo lavorare fuori casa, con l’organizzazione e la gestione della casa stessa e l’educazione dei figli lasciata prevalentemente alle donne, che pagavano questo ruolo - non un potere ma un asservimento - in maniera molto cara… noi abbiamo dovuto fare lotte infinite per il riconoscimento dei diritti civili, per l’autonomia finanziaria, per fare cose che le giovani generazioni danno per scontate”. E sono proprio le giovani generazioni a rappresentare, secondo Sabatelli, lo scoglio più ostico. “Purtroppo – aggiunge - c’è una sorta di regressione perchè le giovani donne attraverso un uso sbagliato dei social tendono a mettersi sul mercato come se fossero degli oggetti. Questo va contro tutto quello che abbiamo desiderato, tutto quello per cui abbiamo combattuto”. Una lotta sociale che per Emma Sabatelli è nata già nella sua famiglia d’origine. “Mio nonno era un tipografo – racconta - e aveva sei figli, di cui quattro donne, mia madre era la più grande. Le ha fatte laureare a Napoli all’Orientale, durante la Guerra. Ma mio padre era contrario al fatto che mia madre insegnasse (quindi, lavorasse n.d.r.) perchè non esisteva una concreta necessità economica”. E l’insegnamento, negli anni ‘60/’70, rappresentava l’unica possibilità effettiva per una donna di accedere al mondo del lavoro, altre professioni quali il medico, l’ingegnere o qualunque altra (che oggi si svolga normalmente) non erano contemplate per l’universo femminile, ritenendo che il senso di accudimento, naturale per una donna (almeno da un punto di vista oggettivo) potesse essere espresso o in famiglia allevando i propri figli oppure a scuola formando gli studenti. L'incontro in streaming col pubblico di Cheltenham in programma lunedì 12 febbraio abbraccerà quindi molte sfaccettature dello stesso tema. Partendo dalla condizione femminile nell'Italia post-unitaria e durante il periodo fascista, si parlerà, tra l’altro, di diritti politici (elettorato), civili e patrimoniali, della situazione lavorativa femminile, della posizione della Chiesa Cattolica, dei mutamenti legati alla prima Guerra Mondiale e all’avvento del Fascismo, del delitto d’onore (e poi sua abrogazione), delle lente conquiste del Dopoguerra, della parità dei diritti, del divieto del licenzamento a inizio gestazione, e così via fino alle conclusioni sulle nuove tipologie di famiglia e del passaggio dalla famiglia patriarcale a quella attuale, che la professoressa Sabatelli definisce un’evoluzione incompiuta. Tanta carne al fuoco, di sicuro, con ampi riferimenti alla più difficile attualità dei giorni nostri. Con l’obiettivo di ‘sbarcare’ personalmente a Londra entro quest’anno, “Magari in primavera”. Emma Sabatelli è una grande viaggiatrice, prima del Covid si è spinta fino in Cambogia. E adesso, che anche la vita dei viaggiatori oramai si è ripresa alla grande, nonostante l’aiuto prezioso della tecnologia, che ci permette in un battito di ciglia di essere dall’altra parte del mondo anche solo stando semplicemente seduti di fronte a un monitor, sarebbe bello, perchè no, pensare di andare ad incontrare un pubblico in carne ed ossa, in una delle prossime occasioni di dialogo e confronto su tematiche importanti, come quelle scelte dalla Cheltenham Italian Society. ... Continua a leggere su
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