#condanne ingiuste
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Jim McCloskey: Una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro le condanne ingiuste. Il fondatore di Centurion Ministries e la sua missione per ridare libertà agli innocenti
Jim McCloskey è un nome che risuona forte nel campo dei diritti umani e della giustizia.
Jim McCloskey è un nome che risuona forte nel campo dei diritti umani e della giustizia. Con la fondazione di Centurion Ministries, McCloskey ha dedicato decenni della sua vita a combattere contro le condanne ingiuste, restituendo la libertà a decine di persone innocenti. La sua storia è un esempio straordinario di coraggio, determinazione e dedizione a una causa spesso dimenticata. La missione…
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Tre di West Memphis: Il Caso dei Giovani Accusati Ingiustamente
Il caso dei Tre di West Memphis è una vicenda giudiziaria che ha sconvolto gli anni ’90. Tre ragazzi, Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley, furono accusati ingiustamente. Furono condannati per l’omicidio di tre bambini a West Memphis, Arkansas. Non c’erano prove concrete contro di loro. Tuttavia, furono considerati colpevoli e ricevettero lunghe pene detentive. Questo articolo…
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Gli scienziati stanno correggendo errori forensi che possono portare a condanne errate Errori Forensi: Un Problema Critico che Conduce a Ingiuste Condanne Il problema degli errori forensi ha portato a numerose condanne ingiuste nel corso degli anni. Questo grave problema ha sollevato preoccupazioni sull’accuratezza e l’affidabilità delle prove forensi utilizzate nei processi legali. Il Lavoro Degli Scienziati per Migliorare la Sicurezza Giuridica Gli scienziati stanno attualmente dedicando sforzi significativi per correggere e prevenire errori forensi che potrebbero compromettere l’integrità del sistema giudiziario. In particolare, si stanno concentrando sul miglioramento dei controlli di polizia, sull’analisi delle impronte digitali e sul perfezionamento delle tecniche di analisi del DNA. Controlli di Polizia più Rigorosi e
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Una stella a cinque punte campeggia su una finestra. Un passato oscuro avvolge nel mistero quanto accadde dentro quei cortili. Di sicuro le mura, gli stipiti di porte e finestre e i pavimenti raccontano sofferenze atroci e condanne ingiuste. Parliamo di Castello Ursino.
Siamo a Catania in piazza Federico II di Svevia, 3. Un luogo avvolto dal fascino della storia. Fu ultimato intorno al 1250 ma è «circondato» anche da diversi racconti che nella tradizione popolare continuano a tramandarsi. Nulla di ufficiale. Chi racconta le esperienze vissute all’interno del castello non vuole lasciare alcuna traccia: nessun video o virgolettato. Tutto viene affidato alle parole, dette, per una sorta di «rispetto»… Verba volant.
Il maniero venne fondato da Federico II di Svevia nel XIII secolo. Durante i Vespri siciliani fu anche sede del parlamento e, in seguito, diventò la residenza dei sovrani aragonesi fra cui Federico III. Oggi è sede del Museo civico di Catania. Il castello fu anche adibito a carcere.
Non avendo locali idonei, le grandi sale del piano terra furono suddivise da nuovi muri e solai. Si crearono così delle piccolissime celle. Qui i prigionieri stavano al buio. Queste cellette pare fossero anche popolate da topi, scorpioni e tarantole. Un incubo. E di quei giorni dannati sono rimaste delle testimonianze scritte: chiunque visita il castello può venirne a contatto.
Sono centinaia i graffiti presenti sui muri e gli stipiti di porte e finestre. «Miseru cu troppu ama e troppu cridi» è una delle frasi più emblematiche che si trova all’interno del castello. Ma non ci sono solo frasi o numeri (tantissime le date). Ci sono anche simboli come i nodi di Salomone.
IL MISTERO
Bene, in questo spazio, si sono da sempre tramandati racconti di apparizioni e strani movimenti. C’è chi sostiene che sono soprattutto coloro che lavorano all’interno del castello ad essere testimoni di queste manifestazioni: dalle porte che all’improvviso si aprono alle urla di uomini e donne…
Fino a qualche tempo fa, era possibile trovare un documentario su Youtube realizzato proprio su quanto avveniva all’interno del castello. Secondo quanto si trova in rete, questo video aveva anche alcune testimonianze registrate. Oggi non è più possibile vedere queste immagini. Il file è stato rimosso. E il mistero rimane.
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TRAVAGLIO, ANCHE BASTA
Bertolaso però no. La sanità lombarda però no, dài. Ma occuparsi di Marco Travaglio è inutile: da una parte perché sbugiardarlo regolarmente necessiterebbe di un impiego a tempo pieno, dall'altra perché la sua specialità sono soprattutto le sapienti omissioni: i suoi sillogismi di norma sono più brevi e superficiali della verità, che spesso ha il difetto di essere articolata: ma non è ciò che interessa i suoi lettori medi. Ai suoi lettori interessa incolpare qualcuno: l'adrenalina e il divertimento gli si accende come per i film di Boldi e De Sica: basta una flatulenza. Quando Travaglio monologava da Michele Santoro poteva essere un problema, perché lo guardava un sacco di gente: ora è conchiuso nel suo Fatto Quotidiano che è tracollato nelle edicole: l'anno scorso si è quotato all'Aim (la Borsina dei piccoli) e ha portato a casa miseri risultati; nell'estate 2018 preventivavano di vendere 10 milioni di azioni e ne portarono a casa circa 2, con il prezzo per azione ridotto a 0,72 per azione; l'amministratrice Cinzia Monteverdi ammise «Il mercato non era quello che ci aspettavamo». Chissà che cosa pensavano che fosse, il loro Fatto Quotidiano: soprattutto considerando che chiuse in rosso il bilancio 2019 per due milioni di euro. Cose che succedono (quasi a tutti: ma a noi, in questo periodo, no) e comunque, al di là di questo, gli «editoriali» di Travaglio nel tempo perdevano peso: da anni non venivano più propriamente letti bensì al limite «sorvegliati» dagli opinion maker, la gente che conta: tipo una riga sì e dieci no, tanto per capire con chi se l'era presa. La sua naturale vocazione al fallimento in compenso si è sempre rivelata interessante essendo lui un marker negativo: chiunque egli sponsorizzi, cioè, sappiamo già che finirà male. Travaglio passò dal Giornale alla Voce: la Voce ha chiuso. Passò al Borghese: il Borghese ha chiuso. Andò in Rai da Luttazzi: gli chiusero il programma. Promosse Raiot della Guzzanti: non è mai andato in onda, e lo stesso vale per i programmi di Oliviero Beha e Massimo Fini. Quando sostenne Caselli all’Antimafia, fecero una legge apposta per non farcelo andare. Ha sostenuto Woodcock: plof. Ha sostenuto la Forleo e De Magistris: la prima cadde in un cono d'ombra, il secondo si dimise dalla magistratura e i suoi processi si rivelarono fuffa. Travaglio sostenne tutti i movimenti poi svaporati e candidati a importanti cariche giudiziarie: sempre trombati. E Di Pietro, il simbolo? Abbiamo visto. Ci eravamo dimenticati della campagna per Ingroia, prima da magistrato e poi da meteora politica con parentesi guatemalteca: dissoluzione. Poi la svolta: Travaglio partecipò al V-day e protestò contro i fondi pubblici elargiti anche al giornale dove scriveva, l’Unità: che infatti chiuse. Pazienza: comunque si era scavato un mestiere (parlar male del prossimo) e la tendenza dei colleghi è stata considerarlo come un ordinario mercante che vendeva prodotti commisurati a un target: che sarà pure composto da idioti, ma era e resta un target. Col tempo e la popolarità, tuttavia, qualche prezzo occorreva pagarlo. Certe incoerenze erano lì, bastava notarle. Lui, antiberlusconiano, si scoprì che aveva pubblicato i suoi primi due libri con la Mondadori del Berlusconi che intanto era già sceso in politica. La sua ostentata rettitudine si fece grottesca. Citava Montanelli: «Non frequento i politici, non bisogna dare del tu ai politici né andarci a pranzo». A parte che ci andò (una volta ero presente anch'io) non fu chiaro perché coi politici no e coi magistrati sì: come se non fossero entrambi uomini di potere e soprattutto di parte. Anche il suo linguaggio peggiorò. Descrisse i giornalisti che celebravano Giorgio Napolitano, per dire, parlando di «lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati», continuando a sfottere il prossimo per i difetti fisici: Giuliano Ferrara «donna cannone», «donna barbuta», il suo ex amico Mario Giordano «la vocina del padrone», poi Brunetta eccetera. Se uno non aveva difetti evidenti, li inventava: continua a chiamare me «biondo mechato» anche se è biondo tutto il mio albero genealogico. Le incoerenze si fecero lampanti quando fu evidente che il signorino in definitiva lucrava su un «regime» che lo mandava in onda in prima serata, e che di condanne per diffamazione ne aveva prese eccome, e che proponeva l'abolizione dell'Appello ma poi ricorreva in Appello, e che tuonava contro la prescrizione ma poi non la rifiutava, e che non esitava, lui, l'inflessibile, a prostrarsi ai piedi del querelante Antonio Socci (febbraio 2008) affinché ritirasse una denuncia: «Riconosco di aver ecceduto usando toni e affermazioni ingiuste rispetto alla sua serietà e competenza professionale, e di ciò mi scuso anche pubblicamente».Ma avevamo cominciato con Bertolaso: perché è contro di lui e contro la sanità Lombarda che il Fatto Quotidiano, dopo anni di routine da pagliacci del circo mediatico, si sono riguadagnati la ribalta dell'infamia. Editoriali titolati «Bertoléso», altri dove gli si dà dell'untore o che relegano i resoconti dell'assessore Giulio Gallera a «televendite» per fini elettorali, o profonde analisi della competette Selvaggia Lucarelli in cui si esorta la Lombardia - che ha fatto comunque miracoli e ha probabilmente la migliore sanità pubblica di questo Pianeta - a «chiedere scusa». Non c'è neanche da parlarne. Però ricordo bene un'altra volta in cui Travaglio ad Annozero parlò di Bertolaso e delle sue «cattive frequentazioni»; ricordo che Nicola Porro del Giornale gli fece notare che delle frequentazioni discutibili potevano essere capitate anche a lui, a Travaglio, il quale diede di matto e diede a Porro e Maurizio Belpietro di «liberale dei miei stivali», poi scrisse che «non sono giornalisti», «se non si abbassano a sufficienza vengono redarguiti o scaricati dal padrone», «non hanno alcun obbligo di verità» e «sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda». Ora però, con tutto il rispetto, l’unica merda giornalistica che ci viene in mente è il giornalismo del Fatto Quotidiano di questi giorni, che, pur di screditare la sanità lombarda, giunge a pubblicare, per dirne una, i verbali del processo a Roberto Formigoni: come se noi, adesso, ricordassimo appunto le «frequentazioni» di Travaglio – che sono quelle a cui accennavano Porro e Belpietro – quando il direttore del Fatto andò in vacanza con un tizio poi condannato per favoreggiamento di un mafioso, già prestanome di Provenzano; quando telefonò a un siciliano, uno che faceva la spia per un prestanome di Provenzano, e gli chiese uno sconto sulla villeggiatura in Sicilia; quando la sua famiglia e quella di Pippo Ciuro, poi condannato per aver favorito le cosche, si frequentavano in un residence consigliato da questo Ciuro e si scambiavano generi di conforto; quando il procuratore di Palermo Pietro Grasso, sul Corriere, scrisse che Travaglio faceva «disinformazione scientificamente organizzata». E questi sono tutti «fatti», come li definirebbe Travaglio, «fatti» a loro modo ineccepibili, non querelabili. Forse andrebbero spiegati, perché la verità sempre più complessa. Beh, è Travaglio a non farlo mai, a non spiegare mai e a scrivere barzellette sui malati a cui dovrebbe banalmente baciare il culo. Travaglio ha scritto che Bertolaso, «più che trovare posti letto, ne ha occupato uno». Poi è passato oltre, per il risolino demente di quei pagliacci e cialtroni che ancora lo leggono. Ha una sola fortuna, il direttore del Fatto: che non c'è un giro un Travaglio che certe infamie gliele ripeta di continuo, in libri e articoli e comparsate televisive. Oddio, potremmo anche farlo noi. Io tempo fa lo feci, poi a un certo punto smisi perché avevo anche interessi, nella vita. Lui, a parte Renato Zero, non sappiamo. E’ questa la differenza: noi non vogliamo farlo, perché, a differenza sua, non facciamo schifo.
Filippo Facci
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http://www.notav.info/post/respingiamo-la-violenza-dei-tribunali-no-tav-liberta-comunicato/
Il Movimento No Tav respinge l’ennesima azione violenta intrapresa dal Tribunale di Torino.
Nel febbraio 2012 migliaia di Notav occuparono l’autostrada Torino Bardonecchia per tre giorni dopo la caduta dal traliccio di Luca Abbà durante lo sgombero della baita in Clarea di Chiomonte: mentre in tutta Italia si esprimevano proteste, il 3 marzo i caselli dell’autostrada di Avigliana furono liberati dall’obbligo di pagare pedaggio, sebbene per breve tempo.
Ed è proprio per questo atto che, dopo sette anni, 12 Notav sono stati condannati da uno a due anni di reclusione con l’accusa di blocco del traffico e violenza privata!
Tra i tanti che avevano partecipato alcuni sono stati oggetto di procedimenti penali secondo scelte ingiuste ed arbitrarie, spesso legate al ruolo simbolico che stavano ricoprendo nella lotta, come per esempio Nicoletta Dosio, condannata con altri ad un anno solo per aver portato uno striscione.
Succede spesso che nei momenti di maggiore criticità la Procura di Torino peschi vecchie condanne a cui dare esecuzione in modo esemplare per tentare di scoraggiare il proseguimento della resistenza no Tav.
È stato così recentemente anche per lo stesso Luca Abbà, attivista ed agricoltore, da poco imprigionato per un anno per avere partecipato ad una opposizione allo sgombero di una casa occupata in città nel 2009, 10 anni fa!
Solo per tenerlo lontano dalla Valle non gli sono state concesse misure alternative, ma la condizione di semilibertà con rientro notturno ogni sera alle Vallette.
Si è accusato inoltre un intero paese, quello del Cels, di essere luogo di pericolosità sociale.
Insieme ai numerosi fogli di via, ritiri di patenti per mancanza di “requisiti morali”, “avvisi orali”, “sorveglianze speciali”, multe : sono vere e proprie persecuzioni che assomigliano molto di più ad azioni di rappresaglie personale e di stato che non possiamo tollerare.
Non vittime ma attori del nostro futuro reagiamo pertanto rispondendo con una mobilitazione generale che si impegna a promuovere una campagna di lotta il più possibile inclusiva delle diverse sensibilità.
Una campagna aperta a tutti ed in nome di ciascun attivista, più o meno conosciuto, che abbia subito e stia subendo restrizioni.
Il primo appuntamento è a Bussoleno lunedì 28 ottobre per un digiuno a staffetta che si protrarrà fino a giovedì 31, nei locali dell’Unione montana.
Una campagna in cui ci sarà spazio per innumerevoli iniziative dalla esposizioni di messaggi su lenzuola e magliette, ai volantinaggi, ai presidi, alle azioni di sensibilizzazione e disturbo, alle assemblee, agli approfondimenti di denuncia tra cui un prossimo convegno di alto profilo giuridico in un luogo autorevole di Torino.
DALLA VALLE ALLA CITTÀ IL VENTO DELLA VAL SUSA NON SI È MAI FERMATO E NON LO FARÀ ORA!
Libertà per Nicoletta, Dana, Francesca, Stella, Mattia, Maurizio, Aurelio, Fabiola, Michele, Mattia, Paolo, Massimo e Luca!
IL TAV È UN CRIMINE! NOTAV & LIBERTÀ
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Sono l'unico ignorante?
Victor Hugo ebbe a dire che se nella notte del 17 giugno 1815 non fosse piovuto, le sorti dell’Europa avrebbero potuto essere diverse!
Se già allora si riteneva che una “virgola” potesse cambiare le sorti del pianeta, figuriamoci oggi, dove un bottone premuto fuori tempo può essere la causa di una catastrofe mondiale.
Siamo imprigionati dalla tecnica. Parafrasando il Prof. Umberto Galimberti ricordo che non viviamo più ai tempi di Platone, quando la politica era considerata il luogo delle decisioni. Viviamo in un’epoca in cui ogni questione viene necessariamente decisa dai competenti tecnici.
Nell’ascoltare un po’ tutti, in generale, mi rendo conto, sempre di più, che sono fra le minoranze disposte ad accettare di essere ignorante, e la cosa mi preoccupa non poco.
Secoli or sono, i tecnici sapevano come fare una casa, un pozzo o un ponte e i politici decidevano se quelle cose andavano fatte e perché. Oggi i politici vorrebbero realizzare molti progetti ma non possono decidere nulla senza prima la verifica delle competenze tecniche e, se gli esperti si oppongono, gli uomini di partito, pur di continuare ad esercitare il proprio illusorio potere si affidano agli incompetenti come me, per ottenere adesione.
Faccio alcuni esempi:
Sì Tav, no Tav? Ci aiuti a propagandare? Un bel referendum?
Sì euro, no euro? Un altro referundum?
OGM sì, OGM no, ennesimo referendum? OMG!!!
Fantastico, mi dico, sarebbe come se si facesse una raccolta popolare di firme per decidere se il signor Rossi debba essere operato chirurgicamente in un modo piuttosto che un altro. Cosa volete che ne sappia io di chirurgia medica? Convocate tutti i massimi esperti, litigate, scornatevi e infine decidete fra di voi, se no per che cacchio vi ho votato? Per sentirmi responsabile delle vostre decisioni? Così poi, se le cose andranno male potrete dire: “Lo avete scelto voi!”? La consapevolezza della mia ignoranza mi porta a rifiutarmi di optare per qualunque decisione di importanza vitale.
Ricordo quando si opposero all’autostrada del sole perché la spesa non valeva il profitto che se ne sarebbe potuto ricavare. Se avessero fatto un referendum cosa sarebbe successo? Fortunatamente all’epoca non c’era internet per condizionare il parere degli inesperti come me, ma oggi quanti di noi possono essere influenzati nelle proprie decisioni se non siamo in grado di reputarci ignoranti?
Quel che mi allarma e mi stupisce è vedere che si prenda posizione sulla base di articoli rilevati in internet, come se per un’operazione chirurgica io potessi prendere posizione semplicemente perché abbia trovato qualche nota informativa di parte nei social. Disistimarsi un po’ non sarebbe granché male in talune occasioni.
Mi dicono: “Hai visto la Brexit? Ora gli inglesi stanno meglio!” Peccato, dico io, che se leggi il giornale dell’opposizione scopri che gli inglesi stanno peggio. E poi, cosa significa tutto questo? Che l’Italia, se fosse vero quel che dici tu, sarebbe comunque paragonabile alla Gran Bretagna e che otterrebbe in modo matematico e certo lo stesso risultato?
Hanno gli stessi nostri esorbitanti debiti? Tu che mi vuoi convincere, in che cosa sei laureato? Qual è la tua occupazione? In che cosa ti sei specializzato? Che studi hai progettato, nello specifico? Oppure hai solo fatto scorrere gli occhi su ciò che circola in internet? E per tale banalissima ragione dovrei farmi convincere da te?
Riporto quel che scrissi tempo fa:
Tutti gli esperti di economia sono a conoscenza di ciò che accadde nel novembre del 2008, quando la Regina Elisabetta fece visita alla London School of Economics. Aveva perso in borsa la bellezza di 25 milioni di sterline, perciò rivolse ai maggiori esperti la seguente domanda: “Come mai nessuno ha potuto prevederlo prima?” Luis Garicano, docente di Management (non un fruttivendolo, un perito elettronico, un impiegato, una commessa o un imbianchino) rispose in tal modo: “In ogni fase, qualcuno stava facendo affidamento su qualcun altro e tutti erano convinti di fare la cosa giusta!”.
Ora sorge a me la fatidica spontanea domanda: “Ma se perfino gli espertissimi della Regina Elisabetta sbagliano alla grande, noi, che accidenti ne vogliamo sapere di euro e di lira? Ma, soprattutto, come possiamo essere certi di un futuro migliore, o peggiore, usando l’una o l’altra moneta?”
Perciò, a tutti coloro che puntualmente insistono nel voler convincermi delle ragioni dei pro o dei contro su vicende che richiedono estrema competenza rispondo:
“Per gli OGM non sono genetista né biologo molecolare, per i vaccini non sono un virologo, per la Tav e l’uscita dall’Europa non ho mai messo piede a Cambridge, ad Oxford o alla Cattolica e, soprattutto, non baso le mie decisioni appellandomi a motivazioni irrazionali. Non parteggio per una questione sulla base di simpatie, antipatie, fascinazione, spinte emotive di pancia, trascinamento delle passioni ed evito qualunque propaganda o tifo da stadio, rifiutandomi di condividere link senza una controparte di bilanciamento”.
E dato che il presente post è meramente a carattere filosofico ricordo quanto asseriva Platone: “I retorici (coloro che tentano di convincere per mezzo di slogan appassionati, attrazioni affettive, subdole fascinazioni, ecc.) e i sofisti (coloro che usano argomenti sofisticati e fuorvianti per convincere le masse) dovrebbero essere tutti espulsi dalla città perché riducono le masse in soggezione irrazionale e ne impediscono le facoltà consapevoli!”.
Più aumentano le tecniche di persuasione come strumento delle decisioni e maggiormente diminuiscono le facoltà cognitive razionali.
E a chi mai pensasse che il problema sia nuovo (in realtà è solo più evidente grazie all’esistenza dei social) rimando alla lettura de “Il Processo di Socrate” dove in poche squisite pagine si potrà constatare quanto, da sempre, gli esperti del proprio mestiere, si azzardino a volerlo essere anche nei mestieri degli altri, provocandone perfino ingiuste condanne a morte.
Concludo perciò rammentando che se non siamo capaci di consapevolizzare la nostra ignoranza, rischiamo anche noi di diventare complici di decessi altrettanto gravi, sotto forma di decisioni prese in modo del tutto irrazionale.
natyan
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Siamo sempre qui: Dell'Utri e Berlusconi indagati per le stragi del 1993
Siamo sempre qui: Dell'Utri e Berlusconi indagati per le stragi del 1993 Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993. La Procura di Firenze ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo a loro carico dopo aver ricevuto da Palermo le intercettazioni del colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Sono i colloqui in cui il capomafia di Brancaccio diceva al suo compagno di detenzione, nell’aprile 2016, spezzoni di frasi come queste: «Novantadue già voleva scendere… e voleva tutto»; e ancora: «Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia... (...) Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni ... in Sicilia ... In mezzo la strada era Berlusca... lui voleva scendere... però in quel periodo c’erano i vecchi... lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa...». «Ti ho portato benessere» Frammenti di conversazione, nei quali i riferimenti al fondatore di Forza Italia seppure in un contesto di non facile interpretazione, sono abbastanza chiari. «Nel ‘94 lui si è ubriacato perché lui dice ma io non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato... Pigliò le distanze e fatto il traditore», dice ancora il boss condannato all’ergastolo per le stragi del ‘92 e del ‘93, arrestato a Milano nel gennaio 1994 , che in un altro passaggio afferma: «Venticinque anni fa mi sono seduto con te…Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, tu cominci a pugnalarmi… Ma vagli a dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste…». Identità coperte Su questi e altri brani di intercettazioni ricevute dai colleghi palermitani, il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo ha delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di alcune verifiche, e per farlo ha dovuto chiedere al gip di riaprire il fascicolo su Berlusconi e le stragi nella città dove sono concentrate le indagini sulle bombe del 1993 scoppiate a Firenze, Roma e Milano. I nomi dell’ex premier e dell’ex senatore Marcello Dell’Utri (che pure compare nei colloqui intercettati di Graviano, ed è attualmente in carcere per scontare una condanna a sette anni per concorso esterna in associazione mafiosa) sono stati iscritti con intestazioni che dovrebbero coprirne l’identità, come nelle altre occasioni. Le confidenze di Graviano È la terza volta, infatti, che si apre questo filone di accertamenti. Nella prima occasione «autore 1» e «autore 2», gli alias dei due esponenti politici, furono inseriti dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti come Salvatore Cancemi e altri, che parlarono del loro coinvolgimento nella metà degli anni Novanta, ma tutto finì con un’archiviazione. La seconda fu nel 2008, dopo le confessioni del nuovo collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, giudicato attendibile in molte corti d’assise e da ultimo dalla Corte di cassazione che ha confermato alcune ulteriori condanne per la strage di Capaci; Spatuzza raccontò le confidenze fattegli proprio da Giuseppe Graviano, il quale gli disse che grazie all’accordo con Berlusconi e Dell’Utri «ci siamo messi il Paese nelle mani». Anche questa seconda indagine è stata archiviata. Facoltà di non rispondere Ora non c’è un pentito che parla, ma sono state le parole dello stesso Graviano a far riaprire l’inchiesta, sebbene sia molto difficile che a distanza di tanto tempo possa portare a qualcosa di concreto. Al processo di Palermo, chiamato a spiegare le sue parole registrate in carcere, Graviano ha preferito tacere e s’è avvalso della facoltà di non rispondere. E ieri, a Reggio Calabria, è cominciato il processo a suo carico per l’uccisione di due carabinieri nel gennaio ’94: un altro pezzo della presunta trattativa che avrebbe coinvolto anche la ‘ndrangheta.
Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993. La Procura di Firenze ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo a loro carico dopo aver ricevuto da Palermo le intercettazioni del colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta…
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Incastrati: Storie vere di condanne ingiuste e battaglie per la libertà. Recensione di Alessandria today
John Grisham e Jim McCloskey raccontano l’ingiustizia e il coraggio di chi lotta contro il sistema
John Grisham e Jim McCloskey raccontano l’ingiustizia e il coraggio di chi lotta contro il sistema Con “Incastrati. Storie vere e incredibili di condanne ingiuste”, pubblicato il 19 novembre 2024, John Grisham e Jim McCloskey portano alla luce dieci casi reali di condanne erronee, offrendo uno sguardo profondo e inquietante sul sistema giudiziario americano. Questo libro combina una narrazione…
#Alessandria today#battaglie legali#battaglie per i diritti#Centurion Ministries#condanne ingiuste#corruzione giudiziaria#Diritti civili#documentazione giuridica#errori giudiziari#etica legale#giustizia americana#giustizia e società#giustizia negata#Google News#Grisham 2024#Incastrati libro#ingiustizia legale#ingiustizia penale#Ingiustizia sociale#ingiustizie penali#italianewsmedia.com#Jim McCloskey#John Grisham#legal thriller#letture intense#libertà contro ogni evidenza#libertà e diritti umani#libertà ritrovata#libri di denuncia#libro novembre 2024
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Il 14 agosto Vincenzo è comparso davanti al giudice, nel capoluogo della Bretagna. Fuori il concentramento di solidarietà di circa 150 persone. Me Caroline Glon, avvocata della difesa: «Il dossier giunto dall’Italia è incompleto. Servono integrazioni perché il caso è delicato»
Vincenzo Vecchi, l’ultimo manifestante in fugadalla sentenza per il G8 di Genova arrestato sabato scorso in Francia, è comparso questa mattina davanti al giudice che deciderà della sua estradizione. L’udienza si è tenuta a Rennes, capoluogo della Bretagna, nella Francia nord-occidentale. Il 46enne italiano è al momento detenuto nel carcere della città. La corte si è aggiornata al 23 agosto alle ore 10: in quell’occasione il giudice potrebbe prendere una decisione oppure accogliere l’istanza della difesa di integrare il mandato d’arresto europeo giudicato «incompleto». Il pubblico ministero, pur riconoscendo che su alcuni punti l’Italia non ha inviato tutta la documentazione necessaria, ha chiesto di consegnare l’uomo alle autorità di Roma.
«Crediamo sia necessario un supplemento di informazioni, perché il dossier giunto dall’Italia è pieno di lacune», ha dichiarato davanti ai microfoni della stampa l’avvocata Me Caroline Glon, che difende Vecchi. «La nostra intenzione è far capire alla corte la complessità della situazione – ha continuato la legale – Penso che il numero di persone che si trovano là fuori dimostri come il caso sia delicato».
Davanti alla sede del tribunale si sono concentrati circa 150 manifestanti, rispondendo all’appello del comitato di difesa “Soutien Vincenzo”. Tanti i cartelli e gli striscioni presenti, che si aggiungono a quelli che stanno comparendo a Rochefort en terre, dove viveva l’uomo, e nei comuni limitrofi. I due più grandi recitavano: «Né prigione, né estradizione» e «Liberate Vincenzo». Quest’ultimo è stato trasportato a Rennes direttamente dal Café de la Pente, un “caffè associativo” in cui Vincenzo è stato attivo fino al giorno dell’arresto che è diventato il centro di coordinamento delle attività di solidarietà e sostegno.
«Siamo contenti di questa mobilitazione – ha detto uno dei membri del comitato dopo la fine dell’udienza – Serve a rompere il silenzio intorno a quest’arresto. Abbiamo visto Vincenzo: sta bene, resiste.. è come fosse con noi». Tra le persone intorno, qualcuna è scoppiata a piangere. Vecchi era un membro attivo e ben inserito nella comunità locale in cui ha vissuto per otto anni, costretto alla fuga dalla condanna in terzo grado a 11 anni e 6 mesi emessa nel 2012. A questa si sommano i quattro anni ricevuti in un altro processo, per una manifestazione antifascista di marzo 2006 a Milano. In entrambi i casi Vecchi era accusato di devastazione e saccheggio, residuo dell’ordinamento giuridico fascista mai espunto dal codice penale.
«Non vogliamo che il nostro amico diventi un nuovo trofeo di caccia di Salvini», ha detto una signora che partecipa al comitato di solidarietà. «Quella contro Vincenzo è chiaramente una sentenza politica. Per questo chiediamo che l’estradizione non venga concessa», ha aggiunto un altro.
da DinamoPress
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Genova non è finita! Un comitato di sostegno contro l’estradizione di Vincenzo
Giovedì 8 agosto la “brigata nazionale per la ricerca dei fuggitivi” della polizia francese ha arrestato Vincenzo Vecchi, condannato dalla Cassazione nel luglio 2012 a 13 anni di galera per i fatti del G8 di Genova. Si è trattata di una delle sentenze più ingiuste nella storia italiana, che fa da contraltare all’impunità quasi assoluta che hanno avuto le forze dell’ordine in quella occasione. Per questa ragione è stato lanciato un comitato di sostegno contro l’estradizione di Vincenzo. Per partecipare scrivere a [email protected]. Per info: sito internet; pagina fb.
I fatti
Giovedì 8 agosto Vincenzo, che vive a Rochefort en Terre (Morbihan) da 8 anni, senza alcun problema con la giustizia e completamente integrato alla vita locale, viene arrestato dalla polizia, colpito da un mandato di arresto europeo.
Viene portato al centro di detenzione di Vézin le Coquet in attesa dell’estradizione.
L’origine dei fatti
A Vincenzo vengono contestati due fatti : l’aver preso parte alla mobilitazione contro il G8 di Genova del 2001 e a una manifestazione antifascista non autorizzata, a Milano, nel 2006.
Molti militanti furono arrestati a Genova e dieci di loro hanno subito condanne pesanti (da 8 a 15 anni di carcere) con l’accusa ufficiale di « devastazione e saccheggio ». Vincenzo è uno di loro. In seguito a questa condanna ingiusta e sproporzionata ha deciso di sfuggire all’arresto e rifugiarsi a Rochefort en terre.
Perché un comitato di sostegno?
Per molte ragioni :
Prima di tutto perché Vincenzo è un nostro vicino e un nostro compagno.
1/ la legittimità della condanna, su due livelli :
– in relazione ai fatti di Genova, il comportamento della polizia è stato oggetto di diverse procedure internazionali, tra cui, nel 2015, la condanna della Corte Europea per i diritti dell’uomo. L’Italia è stata condannata per non aver mai processato, né identificato, gli autori delle violenze contro i militanti noglobal nel corso delle proteste contro il G8. Comportamenti che secondo la Corte sono assimilabili ad « atti di tortura ». Un elemento che può ben far dubitare della legittimità del provvedimento.
– il capo d’imputazione « devastazione e saccheggio », considerato un crimine contro l’ordine pubblico, fu introdotto dal Codice Rocco del 1930, in epoca fascista, ed è in vigore ancora oggi per la repressione dei disordini di piazza. Permette di condannare a pene da 8 a 15 anni anche senza bisogno di provare la colpevolezza degli imputati. E’ sufficiente provare che si trovassero sul luogo dei disordini… il contesto da cui proviene questo capo di imputazione mette ancora una volta in dubbio la legittimità di questa condanna.
2/ Il carattere eminentemente politico di questo arresto ed estradizione
L’estrema destra ha un ruolo sempre più forte nel governo italiano. Vincenzo è stato in prima linea nella lotta antifascista e le accuse contro di lui sono riferite ad azioni di matrice antifascista ; sembra più che evidente il tentativo di farne un condannato esemplare.
Un comitato di sostegno per fare cosa concretamente
Il nostro primo obbiettivo è di impedire l’estradizione e di ritardare la procedura in modo da avere il tempo di preparare una vera difesa.
Speriamo che resti in Francia e che non sia consegnato alla giustizia italiana
Se volete unirvi a noi o sostenerci, ci sono diversi modi possibili :
informarvi sulle azioni in corso sul sito (in linea a partire dal 12 agosto) : www.comite-soutien-vincenzo.org, pagina FB @soutienvincenzo
contattarci per partecipare al comitato di sostegno : [email protected]
sostegno economico tramite il sito.
da GlobalProject
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