#bande armate
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27 febbraio 1927. In Somalia si concludono le operazioni per la pacificazione dei sultanati
Il 28 Febbraio 1927 il Governatore della Somalia Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon emanava un comunicato nel quale dichiarava il termine delle operazioni militari e la compiuta occupazione dei sultanati in esecuzione della legge che gli aveva affidato l’incarico.Si chiudeva così il ciclo delle operazioni per la pacificazione della Somalia Settentrionale iniziato nel Settembre del 1925 e…
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#bande armate#benadir#de vecchi di val cismom#dubat#fascismo#Grande Somalia#nogal#pacificazione#somalia#sultanati
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Congratulazioni e un sentito ringraziamento per essere qui – nonostante le minacce, nonostante la polizia fuori da questa sede, nonostante la panoplia della stampa tedesca, nonostante lo Stato tedesco, nonostante il sistema politico tedesco che vi demonizza per essere qui.
«Perché un congresso palestinese, signor Varoufakis?», mi ha chiesto di recente un giornalista tedesco. Perché, come ha detto una volta Hanan Ashrawi, «non possiamo contare sul fatto che i silenziosi raccontino le loro sofferenze». Oggi, la ragione di Ashrawi si è rafforzata in modo deprimente, perché non possiamo contare sul fatto che i silenziosi, che sono anche massacrati e affamati, ci raccontino dei massacri e della fame.
Ma c’è anche un’altra ragione: perché un popolo fiero e dignitoso, il popolo tedesco, viene condotto su una strada pericolosa verso una società senza cuore, facendosi associare a un altro genocidio compiuto in suo nome, con la sua complicità.
Non sono né ebreo né palestinese. Ma sono incredibilmente orgoglioso di essere qui tra ebrei e palestinesi – di fondere la mia voce per la pace e i diritti umani universali con le voci ebraiche per la pace e i diritti umani universali, con le voci palestinesi per la pace e i diritti umani universali. Essere qui insieme oggi è la prova che la coesistenza non solo è possibile, ma che è già tra noi.
«Perché non un congresso ebraico, signor Varoufakis?», mi ha chiesto lo stesso giornalista tedesco, immaginando di fare il furbo. Ho accolto con favore la sua domanda. Perché se un solo ebreo viene minacciato, ovunque, per il solo fatto di essere ebreo, porterò la Stella di David sul bavero della giacca e offrirò la mia solidarietà, a qualunque costo, in ogni modo. Quindi lasciatemi esser chiaro: se gli ebrei fossero sotto attacco, in qualsiasi parte del mondo, sarei il primo a chiedere un congresso ebraico in cui esprimere la nostra solidarietà.
Allo stesso modo, quando i palestinesi vengono massacrati perché sono palestinesi – secondo il dogma che per essere morti e palestinesi devono essere di Hamas – indosserò la mia kefiah e offrirò la mia solidarietà a qualunque costo, in qualunque modo. I diritti umani universali o sono universali o non significano nulla.
Tenendo presente questo, ho risposto alla domanda del giornalista tedesco con alcune domande da parte mia:
Esistono due milioni di ebrei israeliani, che sono stati cacciati dalle loro case e messi in una prigione a cielo aperto ottant’anni fa, sono ancora tenuti in quella prigione a cielo aperto, senza accesso al mondo esterno, con cibo e acqua minimi, senza possibilità di una vita normale o di viaggiare da nessuna parte, e che in questi ottant’anni vengono periodicamente bombardati? No.
Gli ebrei israeliani vengono affamati intenzionalmente da un esercito di occupazione, con i loro bambini che si contorcono sul pavimento e urlano per la fame? No.
Ci sono migliaia di bambini ebrei feriti, senza genitori superstiti, che strisciano tra le macerie di quelle che erano le loro case? No.
Gli ebrei israeliani vengono bombardati dagli aerei e dalle bombe più sofisticate del mondo? No.
Gli ebrei israeliani stanno subendo il completo ecocidio di quel poco di terra che possono ancora chiamare propria, senza che sia rimasto un solo albero sotto cui cercare ombra o di cui possano gustare i frutti? No.
Oggi i bambini ebrei israeliani vengono uccisi dai cecchini per ordine di uno Stato membro delle Nazioni Unite? No.
Oggi gli ebrei israeliani vengono cacciati dalle loro case da bande armate? No.
Oggi Israele sta combattendo per la sua esistenza? No.
Se la risposta a una di queste domande fosse sì, oggi parteciperei a un congresso di solidarietà ebraica.
Oggi ci sarebbe piaciuto avere un dibattito decente, democratico e reciprocamente rispettoso su come portare la pace e i diritti umani universali a tutti – ebrei e palestinesi, beduini e cristiani – dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo con persone che la pensano diversamente da noi. Purtroppo, l’intero sistema politico tedesco ha deciso di non permetterlo. In una dichiarazione congiunta che comprende non solo la Cdu-Csu (Unione cristiano-democratica-Unione cristiano-sociale in Baviera) e l’Fdp (Partito liberale democratico), ma anche l’Spd (Partito socialdemocratico), i Verdi e, cosa notevole, due leader di Die Linke (La Sinistra), lo spettro politico tedesco ha unito le forze per garantire che un dibattito così civile, in cui possiamo essere in disaccordo, non abbia mai luogo in Germania.
Dico loro: volete metterci a tacere, vietarci, demonizzarci, accusarci. Pertanto non ci lasciate altra scelta che rispondere alle vostre ridicole accuse con le nostre accuse razionali. Siete voi a scegliere questo, non noi. Voi ci accusate di odio antisemita. Noi vi accusiamo di essere i migliori amici degli antisemiti, equiparando il diritto di Israele a commettere crimini di guerra con il diritto degli ebrei israeliani a difendersi. Ci accusate di sostenere il terrorismo. Noi vi accusiamo di equiparare la legittima resistenza a uno Stato di apartheid con le atrocità contro i civili, che ho sempre condannato e sempre condannerò, chiunque le commetta – palestinesi, coloni ebrei, la mia stessa famiglia, chiunque. Vi accusiamo di non riconoscere il dovere del popolo di Gaza di abbattere il muro della prigione a cielo aperto in cui è stato rinchiuso per ottant’anni, e di equiparare questo atto di abbattimento del muro della vergogna, che non è più difendibile di quanto lo fosse il muro di Berlino, ad atti di terrore.
Voi ci accusate di banalizzare il terrore del 7 ottobre di Hamas. Noi vi accusiamo di banalizzare gli ottant’anni di pulizia etnica dei palestinesi da parte di Israele e l’erezione di un ferreo sistema di apartheid in tutta Israele-Palestina. Vi accusiamo di banalizzare il sostegno a lungo termine di Benjamin Netanyahu ad Hamas come mezzo per distruggere la soluzione dei due Stati che dite di favorire. Vi accusiamo di banalizzare il terrore senza precedenti scatenato dall’esercito israeliano sulla popolazione di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Accusate gli organizzatori del congresso di oggi di essere, cito, «non interessati a parlare delle possibilità di coesistenza pacifica in Medio Oriente sullo sfondo della guerra a Gaza». Dite sul serio? Siete fuori di senno?
Vi accusiamo di sostenere uno Stato tedesco che è, dopo gli Stati uniti, il maggior fornitore di armi che il governo Netanyahu usa per massacrare i palestinesi come parte di un grande piano per rendere impossibile la soluzione dei due Stati e la coesistenza pacifica tra ebrei e palestinesi. Vi accusiamo di non aver mai risposto alla precisa domanda cui ogni tedesco deve rispondere: quanto sangue palestinese deve scorrere prima che il vostro giustificato senso di colpa per l’Olocausto venga lavato via?
Quindi di nuovo vogliamo esser chiari: siamo qui a Berlino con il nostro congresso palestinese perché, a differenza del sistema politico e dei media tedeschi, condanniamo il genocidio e i crimini di guerra indipendentemente da chi li commette. Perché ci opponiamo all’apartheid nella terra di Israele-Palestina, a prescindere da chi abbia il coltello dalla parte del manico, proprio come ci siamo opposti all’apartheid nel Sudamerica o in Sudafrica. Perché siamo a favore dei diritti umani universali, della libertà e dell’uguaglianza tra ebrei, palestinesi, beduini e cristiani nell’antica terra di Palestina.
E per essere ancora più chiari sulle domande, legittime e maligne, a cui dobbiamo sempre essere pronti a rispondere:
Condanno le atrocità di Hamas?
Condanno ogni singola atrocità, chiunque sia l’autore o la vittima. Quello che non condanno è la resistenza armata a un sistema di apartheid concepito come parte di un lento ma inesorabile programma di pulizia etnica. In altre parole, condanno ogni attacco ai civili e, allo stesso tempo, festeggio chiunque rischi la vita per abbattere il muro.
Israele non è forse impegnato in una guerra per la sua stessa esistenza?
No, non lo è. Israele è uno Stato dotato di armi nucleari, con l’esercito forse più tecnologicamente avanzato del mondo e la panoplia della macchina militare statunitense alle sue spalle. Non c’è simmetria con Hamas, un gruppo che può causare gravi danni agli israeliani ma non ha alcuna capacità di sconfiggere l’esercito israeliano, né di impedire a Israele di continuare a mettere in atto il lento genocidio dei palestinesi sotto il sistema di apartheid che è stato eretto con il sostegno di lunga data degli Stati uniti e dell’Unione europea.
Gli israeliani non hanno forse ragione di temere che Hamas voglia sterminarli?
Certo che sì! Gli ebrei hanno subìto un Olocausto che è stato preceduto da pogrom e da un profondo antisemitismo che ha permeato l’Europa e le Americhe per secoli. È naturale che gli israeliani vivano nel timore di un nuovo pogrom se l’esercito israeliano cede. Tuttavia, imponendo l’apartheid ai propri vicini e trattandoli come subumani, lo Stato israeliano alimenta il fuoco dell’antisemitismo e rafforza quei palestinesi e israeliani che vogliono solo annientarsi a vicenda. Alla fine, le sue azioni contribuiscono alla terribile insicurezza che consuma gli ebrei in Israele e nella diaspora. L’apartheid contro i palestinesi è la peggiore autodifesa degli israeliani.
E l’antisemitismo?
È sempre un pericolo chiaro e presente. E deve essere sradicato, soprattutto tra i ranghi della sinistra globale e dei palestinesi che lottano per le libertà civili dei palestinesi in tutto il mondo.
Perché i palestinesi non perseguono i loro obiettivi con mezzi pacifici?
Lo hanno fatto. L’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) ha riconosciuto Israele e ha rinunciato alla lotta armata. E cosa ha ottenuto in cambio? Umiliazione assoluta e pulizia etnica sistematica. Questo è ciò che ha alimentato Hamas e lo ha issato agli occhi di molti palestinesi quale unica alternativa a un lento genocidio sotto l’apartheid di Israele.
Cosa si dovrebbe fare ora? Cosa potrebbe portare la pace in Israele-Palestina?
Un cessate il fuoco immediato. Il rilascio di tutti gli ostaggi – quelli di Hamas e le migliaia trattenuti da Israele. Un processo di pace, sotto l’egida delle Nazioni Unite, sostenuto da un impegno della comunità internazionale a porre fine all’apartheid e a salvaguardare uguali libertà civili per tutti.
Per quanto riguarda ciò che deve sostituire l’apartheid, spetta a israeliani e palestinesi decidere tra la soluzione dei due Stati e quella di un unico Stato federale laico.
Amici, siamo qui perché la vendetta è una forma pigra di dolore. Siamo qui per promuovere non la vendetta, ma la pace e la coesistenza in Israele-Palestina. Siamo qui per dire ai democratici tedeschi, compresi i nostri ex compagni di Die Linke, che si sono coperti di vergogna abbastanza a lungo, che due torti non fanno una ragione e che permettere a Israele di farla franca con i crimini di guerra non migliorerà l’eredità dei crimini della Germania contro il popolo ebraico.
Al di là del congresso di oggi, in Germania abbiamo il dovere di cambiare il discorso pubblico. Abbiamo il dovere di convincere la grande maggioranza dei tedeschi onesti che i diritti umani universali sono ciò che conta. Che «mai più» significa «mai più per nessuno». Ebrei, palestinesi, ucraini, russi, yemeniti, sudanesi, ruandesi – per tutti, ovunque.
In questo contesto, sono lieto di annunciare che il partito politico tedesco Mera25 di DiEM25 sarà sulla scheda elettorale per le elezioni del Parlamento europeo del prossimo giugno, cercando il voto degli umanisti tedeschi che desiderano un membro del Parlamento europeo che rappresenti la Germania e che denunci la complicità dell’Ue nel genocidio, una complicità che è il più grande regalo dell’Europa agli antisemiti in Europa e oltre.
Vi saluto tutti e vi suggerisco di non dimenticare mai che nessuno di noi è libero se uno di noi resta in catene.
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hanno sciolto i cani?
Una nuova strategia della tensione su scala europea: hanno sciolto i cani…
Per chiunque sia concentrato esclusivamente nella situazione della sua nazione è difficile cogliere la delicatezza e l’insidia del momento attuale.
L’inquisizione antifascista (o antinazionale) ha raggiunto livelli che non si conoscevano da decenni. Vengono vietate non solo le manifestazioni politicamente scorrette, ma perfino le commemorazioni. La propaganda dei media sta sbandierando un pericolo fascista del tutto assurdo.
Intanto si organizzano e colpiscono bande armate internazionali. Limitandoci a quanto ufficialmente stabilito nei processi, ci sono stati 18 tentati omicidi in Germania e 9 in Ungheria ad opera degli antifa. Gli imputati sono incompatibili per il carcere secondo i giudici tedeschi. In Grecia sono stati arrestati degli anarchici dopo attentati all’esplosivo – con vittime – e, benché siano stati trovati in possesso dei timer, sono stati rilasciati per insufficienza di prove.
Sembra di rivivere la nascita della strategia della tensione degli anni settanta in Italia, ma su scala europea.
Cui prodest?
-Kulturaeuropa
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youtube
Yesterday's posts made me think of this song that I love. It's also a song inspired by the maquis (guerrilla fighters against Franco's dictatorship), or so I have always interpreted.
I si demà no tornara ("If I don't come back tomorrow") by the Valencian band Obrint Pas.
Here's the lyrics in Valencian-Catalan and the translation to English:
La por em desvetla a les nits sense dormir i sent el vell revòlver que descansa sobre el pit en aquest bosc humit els silenci és l’enemic a trenc d’alba partim seguint les llums del matí
Fear keeps me up on sleepless nights and I feel the old revolver that rests on my chest. In this humid forest silence is the enemy. At the break of dawn we leave following the morning lights.
Travessem l’aurora entre els cingles del massís en aquestes muntanyes sobreviure és resistir hem canviat mil cops de nom però tots sabem qui som guerrillers supervivents combatents de l’últim front
We cross the sunrise among the mountain range's cliffs. In these mountains, to survive is to resist. We have changed our names a thousand times but we all know who we are: surviving guerrilla fighters, combatants of the last front.
Unes flames roges cremem el nostre horitzó la casa on dormirem és un esquelet de foc han matat el masover ens solia refugiar anit em va somriure quan ens vam acomiadar
Red flames burn in our horizon: the house where we slept is a skeleton of fire. They have killed the sharecropper, he used to take us in, last night he smiled at me when we said goodbye.
La lluna ens recorda que som com estels errants ombres d’una guerra perduda en sendes de fang i quan la foscor em venç acaricie en soledat un record en blanc i negre el motiu del meu combat
The moon reminds me that we're like shooting stars, shadows of a war lost in muddy paths and when darkness beats me I caress in solitude a memory in black and white, the reason for my fight.
I si demà no tornara al lloc on et vaig deixar vull que recordes que un dia joves com nosaltres vam marxar a lluitar armats d’amor i coratge i un clavell roig amagat combatrem fins l’últim dia sota bandera de la llibertat
And if tomorrow I don't come back to the place where I left you I want you to remember that one day young people like us left to go fight armed with love and courage and a hidden red carnation we'll fight until the last day under the flag of freedom.
(Repeat lyrics)
The voices towards the end of the song, before the last chorus, are reading the names and ages of some of the antifascist fighters who were executed by Franco's dictatorship. Some of the voices overlap so I'm not 100% sure of all, but this is what I hear:
Àgueda Campos Barrachina, 29 years old. Isabel Sáenz González, 24 years old Agustí Jofre Capelinos, 50 years old Emilio (?), 16 years old (?), 29 years old (?) (?), 34 years old Emilio Caballero, 29 years old (?) Cabrera, 57 years old Vicenta Pont(?) Ferrer, 30 years old.
#obrint pas#música#arts#music#world music#valencià#català#langblr#antifascism#maquis#valencian#rock#ska
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RESPONSABILITÀ E DOVERI
di Antonio Gramsci
“ La convinzione che il regime fascista sia pienamente responsabile dell'assassinio del deputato Giacomo Matteotti, così come è pienamente responsabile di innumerevoli altri delitti non meno atroci e nefandi, è ormai incrollabile in tutti. L'indignazione sollevata da un capo all'altro d'Italia dal nuovo misfatto è rivolta non soltanto contro i masnadieri che hanno rapito in pieno giorno, a Roma, l'on. Matteotti per assassinarlo, non soltanto contro i camorristi che, minacciati dalla parola accusatrice del deputato unitario, ne hanno voluto la soppressione, ma contro tutto un metodo di governo, contro tutto un regime che si regge e si difende con organizzazioni brigantesche, che contrappone alle critiche avversarie le sanguinose imprese della sua mano nera, che adopera sistematicamente il bastone o il pugnale o la benzina per far tacere le voci moleste. Il governo tenta disperatamente di respingere da sé ogni responsabilità ed ogni colpa, il fascismo tenta di provare la propria innocenza condannando gli esecutori materiali del delitto. Tentativi puerili. Bisognava non esaltare la balda Gioventú sportiva che organizzò freddamente e compi l'orrenda strage di Torino; bisognava non esaltare e non sottrarre ad ogni punizione i banditi che da due anni terrorizzano l'Italia; bisognava poter governare senza ricorrere ogni giorno al delitto. Ma nella confessione stessa del governo di non poter rinunciare alle proprie bande armate, di non poter restituire una legge al popolo italiano, di non poter vivere senza far pesare sul popolo la minaccia permanente della violenza e dell'arbitrio, di dover sempre esaltare la virtú del ferro e del piombo, è la prova definitiva della colpa del regime. E la coscienza del popolo è insorta contro tutti i colpevoli. Anche i filofascisti, difensori per professione e per definizione di tutta l'opera del governo, hanno dovuto per un certo tratto seguire la corrente; ma il loro scopo era evidente ed è ormai raggiunto: impedire che il regime fosse travolto dalla stessa ondata di indignazione che ha travolto gli assassini. Invece tutti i partiti d'opposizione si sono immediatamente schierati, alla testa delle loro forze, contro il governo, contro il fascismo. Essi hanno compreso, al pari della grande maggioranza degli italiani, che, per eliminare il delitto dalla scena politica, occorre eliminare le cause del delitto, occorre il disarmo delle guardie bianche, la dispersione delle centrali di brigantaggio: la distruzione, cioè, di tutte le forze che tengono in piedi il fascismo. Questa esatta valutazione della situazione e delle necessità dell'ora imponeva ai partiti d'opposizione dei doveri, dei sacri doveri che non sono stati compiuti. Il tragico episodio ha dimostrato che è necessario proteggere la vita e l'incolumità personale dei cittadini seriamente minacciate dal fascismo. Alla commozione di tutto il popolo non è estranea la sensazione precisa di questa minaccia particolarmente grave per gli operai ed i contadini, minaccia che non scomparirà fino a quando il fascismo non sarà eliminato dal governo. Ebbene, che cosa hanno fatto le Opposizioni per raggiungere qualche risultato concreto? Esse si sono irrigidite in una posizione di attesa, con la speranza forse che lo scandalo dilagante sarebbe bastato da solo a colpire a morte il governo fascista. È certo che questa è un'illusione. Il governo fascista è riuscito fino ad ora a rimanere in piedi soltanto per la forza delle sue squadre armate e saranno le squadre armate che lo difenderanno fino all'estremo. L'attesa passiva è dunque una colpa. Se le Opposizioni borghesi non hanno forze organizzate per scendere in lotta, le Opposizioni proletarie possono contare sull'esasperazione di tutta la classe lavoratrice non piú disposta a sopportare una tirannia feroce. Bisogna saper raggiungere, attraverso lo stato d'animo che s'è venuto in questi giorni formando, l'unità della classe lavoratrice, unità indispensabile al raggiungimento della vittoria. “
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Testo dell’articolo apparso senza firma su «Stato Operaio» del 19 giugno 1924.
#Antonio Gramsci#antifascismo#leggere#citazioni#dittatura#Giacomo Matteotti#letture#Storia d'Italia#Omicidio Matteotti#Storia del XX secolo#democrazia#arbitrio#libri#violenza#intellettuali italiani del XX secolo#politica italiana#Stato Operaio#Partito comunista d’Italia#deputati#Regno d'Italia#giornalisti#secessione dell'Aventino#PCI#squadrismo#opinione pubblica#parlamentarismo#giornalismo#Camera dei deputati#PCd'I#ordinovismo
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Fate tanto così rumore per i fatti di Acca Larenzia senza però fare cenno alle adunate neonaziste in Ucraina per commemorare Stepan Bandera e delle bande armate "kantiane" per combattere il 'fascismo' russo di Vladimir Putin.
Antifascisti di cartone.
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Le bande partigiane divennero armate poiché ci fu un lento inserimento di ufficiali e sotto-ufficiali dell’ex Regio esercito
L’8 settembre, come si è visto nel 1 Capitolo, provocò la dissoluzione del Regio esercito. Questo fu un evento epocale per un paese che aveva una storia di appena ottant’anni e tra il popolo italiano vi era ancora uno scarso senso di appartenenza <123. Appartenenza e dissoluzione dell’esercito furono due fattori cruciali per la disfatta totale italiana, nonostante la disfatta nazionale, molti…
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#1943#bande#Cefalonia#esercito#fascisti#Federico Pierini#partigiani#regio#Resistenza#settembre#Sud#tedeschi#ufficiali#Veneto
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Le bande partigiane divennero armate poiché ci fu un lento inserimento di ufficiali e sotto-ufficiali dell’ex Regio esercito
L’8 settembre, come si è visto nel 1 Capitolo, provocò la dissoluzione del Regio esercito. Questo fu un evento epocale per un paese che aveva una storia di appena ottant’anni e tra il popolo italiano vi era ancora uno scarso senso di appartenenza <123. Appartenenza e dissoluzione dell’esercito furono due fattori cruciali per la disfatta totale italiana, nonostante la disfatta nazionale, molti…
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Le bande partigiane divennero armate poiché ci fu un lento inserimento di ufficiali e sotto-ufficiali dell’ex Regio esercito
L��8 settembre, come si è visto nel 1 Capitolo, provocò la dissoluzione del Regio esercito. Questo fu un evento epocale per un paese che aveva una storia di appena ottant’anni e tra il popolo italiano vi era ancora uno scarso senso di appartenenza <123. Appartenenza e dissoluzione dell’esercito furono due fattori cruciali per la disfatta totale italiana, nonostante la disfatta nazionale, molti…
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Le bande partigiane divennero armate poiché ci fu un lento inserimento di ufficiali e sotto-ufficiali dell’ex Regio esercito
L’8 settembre, come si è visto nel 1 Capitolo, provocò la dissoluzione del Regio esercito. Questo fu un evento epocale per un paese che aveva una storia di appena ottant’anni e tra il popolo italiano vi era ancora uno scarso senso di appartenenza <123. Appartenenza e dissoluzione dell’esercito furono due fattori cruciali per la disfatta totale italiana, nonostante la disfatta nazionale, molti…
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Haiti, nel regno di Barbecue l'unica ragione è la violenza L’orario e il giorno vengono cambiati più volte. Al minimo accenno di attacco della polizia, l’appuntamento slitta. La conferma arriva all’ultimo. Si può andare. Ma solo in moto e a capo scoperto per essere ben identificabili. Il quartier generale del super-ricercato Jimmy Chérizier alias Barbecue si trova a Delmas 6, a non più di dieci minuti dal Palazzo presidenziale. L’edificio, su cui sono impresse le ferite del terribile terremoto del 2010, e gli uffici intorno sono rigorosamente vuoti. Impossibile raggiungerli per il nuovo premier, Gary Conille, e i nove esponenti del Consiglio di transizione incaricato di far uscire il Paese più povero dell’Occidente dalla catastrofe umanitaria e politica in cui si dibatte. Il centro di Port-au-Prince è il cuore della «Repubblica delle gang» cioè il loro regno. Haiti è il laboratorio perfetto della “neolingua” orwelliana. Per cinque anni è stata dilaniata da una “non-guerra” – agli occhi della comunità internazionale - che ha liquefatto il già fragilissimo Stato fino all’espulsione di fatto, a marzo, dell’allora primo ministro Ariel Henry da parte delle bande armate. Milizie private utilizzate a lungo come strumento di controllo sociale e cooptazione dall’esigua élite economica e dai suoi referenti politici, sono poi diventate così potenti da “mettersi in proprio”. Dopo essersi combattute per anni a suon di stragi indiscriminate di civili per accaparrarsi brandelli di territorio nell’indifferenza del mondo, lo scorso febbraio, si sono federate in Viv Ansanm (vivere insieme), sotto la guida di Barbecue. È lui il presidente della “Repubblica delle gang” , il re di un “non-Stato” che prolifera sulle macerie dello Stato ufficiale, privo di un leader dall’omicidio di Jovenel Moïse nel 2021 e di rappresentanti eletti. Contro questo simulacro di istituzioni, Viv Ansanm ha sferrato l’offensiva che, gli scorsi mesi, ha messo a ferro e fuoco la capitale, a partire proprio dal centro. In migliaia sono stati massacrati tra gennaio e giugno. Uno dopo l’altro, commissariati, tribunali e edifici governativi sono stati alle fiamme, il carcere distrutto e 4mila detenuti liberati, università e ospedali vandalizzati e occupati dalle gang, incluso l’Hopital general, l’unico pubblico, tuttora inagibile. Quasi 600mila persone hanno dovuto riversarsi sulle colline, meno coinvolte dagli scontri, e accamparsi in scuole, piazze, perfino nel ministero della Comunicazione. I campi profughi improvvisati sono almeno 111 e il loro numero cresce di settimana in settimana. Da Port-au-Prince non si scappa: gli accessi alla città sono bloccati dalle bande. Di fronte allo scempio, dopo quasi due anni di stallo, il 25 giugno scorso sono arrivati i primi duecento agenti kenyani della missione multinazionale di supporto alla polizia locale, guidata da Nairobi. A luglio se ne sono aggiunti altri duecento. Finora, però, sono rimasti chiusi nella base vicina all’aeroporto in attesa di rinforzi: fonti ben informate sostengono che si dovrebbe arrivare a mille uomini dei tremila ipotizzati entro settembre. Sarà un bagno di sangue, ha avvertito, più volte, Barbecue. «La violenza causa solo una violenza maggiore. Come possiamo non reagire quando veniamo attaccati? I civili, purtroppo, ci vanno di mezzo ma non posso evitarlo anche se mi dispiace. La colpa non è delle bande ma della violenza dello Stato e di chi dall’estero lo manovra: Usa, Francia e Canada. Proprio per ridurre le sofferenze degli haitiani ho chiesto al premier Conille di aprire un dialogo», afferma in creolo l’ex poliziotto 46enne che, nel 2019, ha lasciato la divisa e fondato la potente banda G9. Rifiuta, però, di definirsi un boss. Nemmeno il titolo di “presidente” della Repubblica delle gang gli piace. Sostiene di non essere interessato al potere anche se da tempo fa discorsi “politici”. «Non voglio far parte del sistema. Lo combatto. Combatto chi ha ridotto Haiti in questo stato: quel 5 per cento che si è accaparrato il 95 per cento della ricchezza nazionale con la complicità dei governi corrotti e di Francia, Usa e Canada, senza il cui sostegno, nessuna decisione politica viene presa. Chi è allora Jimmy Chérizier? Un difensore del popolo haitiano». O un “non-presidente”, un “non sovrano”in omaggio alla neo-lingua. Per raggiungere il suo “ufficio”, uno dei tanti, si attraversa un paesaggio spettrale: file di casupole vuote, spesso bruciate, con i muri crivellati di proiettili. Carcasse di auto e cumuli di rifiuti interrompono le strade su cui sono state aperte buche profonde a colpi di machete per ostacolare l’entrata della polizia. I tradizionali mercati all’aperto sono scomparsi sostituiti da lagune di liquami fuoriusciti dai canali di scolo intasati dato che nessuno li pulisce. Gruppi di ragazzi con in pugno armi nuovissime controllano gli accessi. Solo quando fanno una «V» con le dita in segno di via libera è possibile proseguire. In prossimità di Delmas 6, la vita sembra riprendere un minimo di pseudo-normalità. Almeno fino allo scontro successivo. Barbecue, fresco di doccia, accoglie "Avvenire" sulla soglia di una modesta casetta a due piani dopo una breve anticamera. I cinque giovani che montano la guardia sistemano le sedie di plastica sul marciapiede aiutati da qualche bambino, ansioso di offrire i propri servizi. Intorno i residenti osservano, a cauta distanza, mentre i passanti salutano con deferenza “o chef”, (il capo). «Li vedi? Sono persone che mi hanno chiesto aiuto, perché non potevano curare i figli o non avevano da mangiare o i mezzi per cominciare una piccola attività. E io gliel’ho dato», afferma, deciso a confutare la fama di gangster spietato, braccio armato del defunto presidente Moïse, sanzionato da Usa e Onu per il massacro di decine di oppositori a La Saline nel 2018, quando era ancora nelle forze dell’ordine. «Non c’entro né con quella vicenda né con Moïse. Solo dopo l’assassinio mi sono reso conto che era un politico con una visione: voleva lo sviluppo di Haiti, per questo ha cercato di smantellare il sistema di monopolio del commercio da cui deriva il potere dell’élite. Così lo hanno eliminato. Ora vogliono fare lo stesso con me. Hanno armato altri gruppi per uccidermi. Ma io sono riuscito a trovare un accordo e a riunire le bande. Ho chiamato i capi uno per uno e ho spiegato loro: «Dobbiamo smettere di farci impiegare come carne da cannone dei potenti. Invece di ammazzarci fra noi, combattiamo insieme contro il vero nemico: gli oligarchi e i governi corrotti”. E mi hanno dato retta». Barbecue sostiene di ispirarsi a Jean-Jacques Dessalines, tra i protagonisti della rivolta di schiavi da cui è nata, nel 1804, la prima Repubblica nera della storia. Mostra con orgoglio la schiena dove si è fatto tatuare il volto del padre dell’indipendenza dalla Francia. «Se fosse vivo, anche lui sarebbe considerato un criminale come chiunque denunci l’ingiustizia». In realtà, a differenza dell’altro eroe nazionale, l’illuminato Touissant Louverture, Dessalines è una figura controversa per i metodi brutali impiegati nella ribellione e le sofferenze inflitte alla popolazione. Oltre due secoli dopo la storia sembra ripetersi, in peggio. Il salto di qualità del conflitto ha paralizzato l’economia: metà della popolazione – 5 milioni di persone – è alla fame. La già rachitica classe media è scomparsa sotto i debiti contratti per pagare i sequestri, principale fonte di finanziamento delle gang, insieme alle estorsioni e al traffico di droga e di armi. Senza controlli della costa e dello spazio aereo, Haiti è il trampolino perfetto verso gli Usa per i narcos messicani. Barbecue non lo nega. «Ogni gruppo ha i suoi metodi» ma garantisce che la “sua” G9 funziona diversamente. «Ho degli amici dentro e fuori Haiti che mi aiutano perché credono nel progetto», risponde quando gli si domanda da dove prenda le risorse per acquistare fuoristrada, Ak-47, Ar-15, perfino Galil israeliani. «Le armi sono la nostra garanzia di libertà: lo Stato non ascolta chi manifesta pacificamente. Ma noi saremmo disposti a lasciarle se il governo si impegnasse per dare un’esistenza degna a quel 99 per cento di haitiani allo stremo. Con l’appoggio della comunità internazionale, che gli ha dato il comando, Conille ha i mezzi per agire. Potrebbe entrare nella storia se accettasse di dialogare e ascoltare le nostre richieste. È da criminali chiedere acqua potabile, assistenza sanitaria, scuola per tutti e case per chi vive nelle baracche di lamiera? Se sì, sono un criminale. E sono disposto a morire come tale». Sta costruendo un cimitero dove vuole riposare, insieme ai suoi “soldati”. Barbecue si alza e, scortato dalle guardie, si offre di mostrarlo. È poco più di una radura, a cinque minuti di moto dall’ufficio, dove gli sterpi ricoprono una decina di lastre di cemento. Solo su una, al centro, c’è una croce. Non è, però, un segno cristiano ma vudù. Nella religione portata sull’isola dagli schiavi africani, indica “Barón Samedí”, lo spirito dei defunti. «Sono le tombe dei miei ragazzi uccisi – conclude Barbecue -. Ancora è in questo stato ma piano piano lo stiamo sistemando. Abbiamo sempre troppo da fare». Del resto, per i morti della “non-guerra” di Port-au-Prince la sepoltura è un lusso. Le bande bruciano i corpi delle vittime nella discarica dietro all’aeroporto. Ieri è stata una notte tranquilla. La mattina dopo, fra l’immondizia, si contano “solo” tre crani.
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Con l’arrivo di settembre giunsero le grandi operazioni di rastrellamento
Agli inizi del 1944 la situazione per le bande armate nel vicentino non era incoraggiante, tra il 10 e il 12 gennaio un rastrellamento si abbatté sul gruppo di Fontanelle che rimase duramente colpito e si disperse; con un conteggio delle perdite venne alla luce una situazione tragica che fece desistere il Comando provinciale dal riformare il gruppo e intraprendere nuove azioni. In quel momento il…
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#1943#1944#1945#aprile#Asiago#fascisti#guerra#Matteo Ridolfi#partigiani#provincia#rastrellamenti#Resistenza#stragi#tedeschi#Vicentino#Vicenza
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Con l’arrivo di settembre giunsero le grandi operazioni di rastrellamento
Agli inizi del 1944 la situazione per le bande armate nel vicentino non era incoraggiante, tra il 10 e il 12 gennaio un rastrellamento si abbatté sul gruppo di Fontanelle che rimase duramente colpito e si disperse; con un conteggio delle perdite venne alla luce una situazione tragica che fece desistere il Comando provinciale dal riformare il gruppo e intraprendere nuove azioni. In quel momento il…
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Haiti: fallisce l’assalto armato al Palazzo Nazionale, il governo promette di dimettersi
PORT-AU-PRINCE. Le bande armate hanno fallito nel loro tentativo di assaltare il Palazzo Nazionale di Haiti, anche se almeno cinque poliziotti sono rimasti feriti, uno dei quali gravemente. La Polizia Nazionale Haitiana (PNH) ha fermato l’attacco contro il simbolo del potere politico nel Paese, un’azione di cui è stata testimone l’agenzia EFE perpetrata dalla coalizione di bande armate “Vivre…
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\Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo i popoli che soffrono a causa della guerra\Ucraina, Palestina, Israele e tanti altri\E preghiamo per le vittime dei recenti attacchi contro luoghi di culto in Burkina Faso\come pure per la popolazione di Haiti, dove continuano i crimini e i sequestri delle bande armate\A tutti, la mia benedizione\Papa Francesco\UdienzaGenerale\
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Eyes on the world #181
Ultimo numero di un febbraio che sicuramente, per un motivo o per un altro, ricorderemo.
Torniamo innanzitutto a parlare della guerra in corso nella Striscia di Gaza, passando poi per le recenti questioni sull’inquinamento nella Pianura Padana e la situazione che riguarda Julian Assange. Ci focalizziamo infine sulla crisi del gruppo hacker Lockbit, sulle problematiche del sistema sanitario in Corea del Sud e sull’allunaggio del lander Odysseus.
Al solito, tanta carne al fuoco. Cominciamo 👇
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: LO STATO DEGLI OSPEDALI E DEGLI AIUTI UMANITARI, CESSATE IL FUOCO A UN PUNTO MORTO
(1) Torniamo a parlare (strano eh) della guerra tra #Israele e #Hamas, con gli ultimi aggiornamenti. Il Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (#OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riferito che il Complesso Medico Nasser nel sud della Striscia di #Gaza non è più operativo a causa di una settimana di assedio militare israeliano. L'ospedale, inizialmente utilizzato come rifugio per i palestinesi sfollati, non è più in grado di fornire servizi essenziali ai circa 200 pazienti rimasti. Nonostante il divieto di accesso, il personale dell'OMS ha tentato di valutare le condizioni e fornire carburante. Intanto Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra di Israele, ha dichiarato che le forze israeliane intendono invadere #Rafah nel sud della Striscia di Gaza all'inizio del #Ramadan se gli ostaggi non verranno rilasciati entro tale periodo. Rafah, l'unica grande città non ancora attaccata, ha visto un massiccio spostamento a causa dei bombardamenti israeliani. Israele ha dichiarato di voler collaborare con gli #StatiUniti e l'Egitto per le evacuazioni civili, anche se le negoziazioni per un cessate il fuoco hanno raggiunto un punto morto. Non lontano da Israele, nel frattempo, i ribelli #Houthi hanno rivendicato la responsabilità per un grave attacco missilistico alla nave commerciale britannica Rubymar nel Mar Rosso. Gli attacchi Houthi in corso alle navi hanno interrotto il commercio globale, con l'Unione Europea che ha avviato una missione navale nel Mar Rosso per proteggere le navi commerciali. Dall’altra parte del mondo, il #Brasile ha richiamato il suo ambasciatore da Israele dopo che il Ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato il Presidente brasiliano Luiz Inácio #Lula da Silva "persona non grata". Ciò è seguito al paragone di Lula tra le azioni di Israele a Gaza e l'Olocausto durante un incontro dell'Unione Africana; Katz ha richiesto che Lula ritratti le sue dichiarazioni per normalizzare le relazioni.
Tornando nella #Striscia, gli ospedali, inclusi Nasser e al Amal a sud, affrontano sfide significative dopo intensi attacchi israeliani. Anche l'ospedale al Amal è assediato, con risorse scarse e danni strutturali. L'esercito israeliano afferma l'uso dell'infrastruttura civile da parte di Hamas, una pretesa negata sia da Hamas che dal personale ospedaliero. Giovedì, il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, ha riferito che l'esercito israeliano è rientrato nell'Ospedale Nasser Medical Complex, nonostante avesse annunciato il ritiro nel pomeriggio precedente. Infine, le consegne di aiuti umanitari a Gaza, ostacolate da bande armate e disordini, hanno quasi subito un arresto. L'esercito israeliano ha bombardato le postazioni della polizia di Gaza incaricata di proteggere i convogli umanitari, ritirandosi successivamente. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) dell'#ONU ha sospeso gli aiuti alimentari nel nord di Gaza. Nel sud, i varchi di Kerem Shalom e Rafah hanno visto notevoli ritardi nelle consegne, causando aumenti della fame e della disperazione. Le azioni di estremisti israeliani che cercano di bloccare i camion, unitamente ai resoconti credibili di colpi diretti ai convogli da parte dell'esercito israeliano, stanno tuttora aggravando la situazione. Nel nord, il 15,6% dei bambini sotto i due anni è gravemente malnutrito; nel sud, dove gli aiuti arrivano in misura minore, è il 5%. In tutto ciò, il primo ministro israeliano Benjamin #Netanyahu ha presentato un piano riguardante la gestione della Striscia di Gaza dopo la guerra in corso. Il piano, ancora in fase di bozza, suggerisce che Israele assuma il "controllo sulla sicurezza" non solo della Striscia di Gaza ma anche di tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Netanyahu intende mantenere il controllo del confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, nonostante le obiezioni egiziane, e stabilire una "zona cuscinetto" lungo il confine con Israele. Il piano prevede la demilitarizzazione completa della Striscia di Gaza e governanti locali "senza legami con paesi o entità che sostengono il terrorismo." Tuttavia, questo approccio è in contrasto con le posizioni di vari paesi alleati di Israele e complicherebbe i negoziati di pace in corso.
😷 L’INQUINAMENTO IN PIANURA PADANA RAGGIUNGE LIVELLI PREOCCUPANTI. LE PROVINCE INTERVENGONO
(2) Il livello di #inquinamento dell'aria nella #PianuraPadana è molto alto da diversi giorni, con molte città che superano i limiti previsti dalla legge. Questo problema è sistemico e riguarda le caratteristiche geografiche della regione e la presenza di città, industrie e allevamenti. Il particolato #PM10, composto da sostanze sospese nell'aria fino a 0,01 millimetri, è la principale preoccupazione, causando danni alla salute respiratoria. Oltre alle polveri sospese, i gas come il biossido di azoto e l'ozono contribuiscono all'inquinamento atmosferico, derivante principalmente dal traffico stradale, industrie e riscaldamenti. La mancanza di ventilazione e le inversioni termiche invernali aggravano la situazione nella Pianura Padana. Numerosi progetti sono stati avviati per monitorare e migliorare la qualità dell'aria, ma le cause dell'inquinamento restano complesse e coinvolgono diverse fonti di emissione. Ormai è noto quanto l'inquinamento atmosferico sia una grave minaccia per la salute pubblica, causando malattie cardiovascolari e riducendo l'aspettativa di vita. L'#UnioneEuropea ha introdotto l'Indice Europeo della Qualità dell'Aria per valutare la concentrazione di vari inquinanti nell'aria e fornire linee guida sull'attività all'aperto in base alla qualità dell'aria. Tuttavia, nonostante gli sforzi per ridurre l'inquinamento, i risultati rimangono limitati e la situazione richiede interventi più decisi. L'ambizioso obiettivo dell'Unione Europea di dimezzare le morti premature da inquinamento atmosferico entro il 2030 tramite lo Zero Pollution Action Plan è considerato difficile da raggiungere, date le sfide e la complessità della situazione. In ogni caso, le nove province lombarde hanno attivato misure temporanee per contrastare l'alto livello di smog. Queste misure includono divieti di combustione all'aperto, limitazioni sui riscaldamenti e sulla circolazione dei veicoli più inquinanti. Queste restrizioni rimarranno in vigore finché non si verificherà una diminuzione dei livelli di inquinamento per due giorni consecutivi o in caso di previsioni meteorologiche sfavorevoli.
🗂️ IL FONDATORE DI WIKILEAKS JULIAN ASSANGE ALLE PRESE CON IL PROCESSO CONTRO LA SUA ESTRADIZIONE
(3) Julian #Assange, fondatore di #Wikileaks, è attualmente oggetto di udienze presso l'Alta Corte del Regno Unito, dove si sta decidendo se accettare la sua richiesta di appello contro l'estradizione negli Stati Uniti. Assange, detenuto nel Regno Unito da cinque anni, è accusato negli USA di violazione dell'Espionage Act e rischia una condanna fino a 175 anni di prigione. Le udienze attuali rappresentano una fase cruciale del suo percorso legale, con la possibilità di un nuovo processo nel Regno Unito se la richiesta di appello sarà accettata. Assange è una figura controversa, lodata da alcuni come eroe che ha rivelato segreti dei potenti, ma criticata da altri come minaccia per la sicurezza nazionale. Wikileaks, fondata da Assange nel 2006, ha pubblicato milioni di documenti riservati, generando scandali e influenzando eventi politici. Tra le pubblicazioni più note ci sono il video "Collateral Murder", che mostra un attacco dell'esercito USA in Iraq, e i "Cablegate", che svelano comunicazioni diplomatiche statunitensi. L'opinione pubblica si è divisa su Assange soprattutto dopo il suo coinvolgimento nelle elezioni presidenziali USA del 2016, quando Wikileaks ha pubblicato email del #PartitoDemocratico. Questo ha alimentato accuse di collaborazione con la #Russia per influenzare le elezioni, sebbene Assange abbia negato il coinvolgimento. Le controversie intorno a Wikileaks hanno portato a una serie di accuse e a un'indagine negli USA, culminate nell'arresto di Assange nel 2019. Dopo anni di detenzione e controversie legali, diversi soggetti, tra cui la relatrice speciale dell'ONU sulla tortura e il primo ministro australiano, hanno chiesto che Assange non sia estradato negli USA. Il suo caso solleva questioni complesse riguardanti la libertà di stampa, la sicurezza nazionale e i diritti umani, attirando l'attenzione a livello internazionale.
💻 L’OPERAZIONE DI CYBERSICUREZZA CHE HA MESSO IN CRISI IL GRUPPO CRIMINALE INFORMATICO LOCKBIT
(4) Un'operazione internazionale di cybersicurezza ha bloccato le attività del gruppo criminale informatico #LockBit, tra i più attivi al mondo. Le autorità del #RegnoUnito hanno guidato l'operazione, coinvolgendo diversi paesi europei e gli Stati Uniti. LockBit, emerso nel 2020, è noto per attacchi #ransomware contro circa 2000 persone e organizzazioni, tra cui servizi governativi italiani, Boeing e banche cinesi, con un ricavato di circa 110 milioni di euro in riscatti. L'operazione ha portato alla chiusura di server e al congelamento di conti criptovalutari collegati a LockBit. Sebbene il gruppo abbia dichiarato di avere server di backup, l'efficacia a lungo termine dell'operazione rimane incerta. Il software LockBit era diffuso tramite phishing via email, con un'interfaccia semplificata che richiedeva basse competenze tecniche. In Canada e negli Stati Uniti, LockBit è stato il software più usato negli attacchi informatici nel 2022, principalmente attraverso phishing.
🇰🇷 COREA DEL SUD: LA DECISIONE DEL GOVERNO SULLA MANCANZA DI MEDICI SCATENA SCIOPERI E PROTESTE
(5) In #Corea del Sud, medici e tirocinanti stanno protestando da qualche giorno contro il piano governativo di aumentare i posti nelle facoltà di #medicina per affrontare la carenza di personale sanitario, soprattutto nelle aree remote. Nonostante l'opposizione del governo, oltre 1.600 professionisti sanitari hanno scioperato e circa 6.400 tirocinanti si sono dimessi dai principali ospedali del paese. I tirocinanti sono cruciali nei pronto soccorso, nelle terapie intensive e nelle sale operatorie, rappresentando anche il 40% del personale degli ospedali universitari. Il governo intende aumentare i posti nelle facoltà da 3.000 a 5.000 l'anno prossimo, con un incremento graduale fino al 2035. Il sistema sanitario sudcoreano è prevalentemente privato, con medici ben remunerati, ma la carenza di personale è critica, con solo 2,6 medici attivi ogni mille persone nel 2022, al di sotto della media OCSE di 3,7. Se non aumentati, si prevede che entro il 2035 mancheranno circa 10.000 medici. Molti cittadini sostengono l'aumento dei posti, ma i medici temono la concorrenza e la riduzione dei salari. Le associazioni di categoria ritengono che il governo ignori le vere cause della carenza: le dure condizioni di lavoro e i bassi salari, soprattutto nelle zone remote. Lo sciopero sta causando ritardi negli interventi chirurgici e lacune nelle cure. Il presidente Yoon Suk-yeol ha dichiarato che il piano è irreversibile e minaccia azioni legali contro lo sciopero. Questa non è la prima protesta dei medici; nel 2020 si opposero allo stesso piano, che fu ritirato a causa delle preoccupazioni durante la pandemia di Covid-19. Tuttavia le prime conseguenze degli scioperi non si sono fatte attendere. Il governo sudcoreano ha infatti annunciato che gli ospedali pubblici estenderanno gli orari anche nei fine settimana e nei giorni festivi a causa dello sciopero dei medici e dei tirocinanti. I grandi ospedali sono stati costretti a cancellare fino al 50% delle operazioni e a respingere pazienti in emergenza a causa dello sciopero.
🌕 INTUITIVE MACHINES RIPORTA GLI USA SULLA LUNA PER LA PRIMA VOLTA DALLA MISSIONE APOLLO
(6) La società statunitense Intuitive Machines ha fatto la storia con l'atterraggio controllato del suo lander #Odysseus sulla #Luna, segnando il primo allunaggio guidato dagli Stati Uniti dopo le missioni Apollo. Odysseus, lanciato senza equipaggio, ha trasportato strumenti ed esperimenti per conto della #NASA, atterrando autonomamente su una piccola area pianeggiante vicino al cratere Malapert A, potenzialmente ricca di acqua ghiacciata. Questo successo è parte del programma Commercial Lunar Payload Services (CLPS) della NASA, che coinvolge aziende private come Intuitive Machines nel trasporto di robot e strumenti sulla Luna. La missione, denominata IM-1, ha visto Odysseus, un lander della classe Nova-C, compiere l'allunaggio il 21 febbraio dopo essere stato lanciato da Cape Canaveral a bordo di un razzo Falcon 9 di #SpaceX il 15 febbraio. Nonostante alcuni ritardi tecnici durante la missione, il lander ha utilizzato un sistema di navigazione automatico per evitare ostacoli durante la discesa e ha inviato segnali di conferma alla #Terra dopo l'atterraggio. La NASA ha finanziato la missione con 118 milioni di dollari, chiedendo a Intuitive Machines di trasportare sei strumenti, inclusa una fotocamera per riprendere la nube di polveri sollevata durante l'atterraggio, per raccogliere dati utili alla progettazione di futuri lander. Un piccolo intoppo ha tuttavia rallentato la missione, con Odysseus che – in base a quanto comunicato da Intuitive Machines – sarebbe caduto su un fianco. Sarebbe comunque ancora funzionante e probabilmente capace di stabilizzarsi. Oltre a Intuitive Machines, altre società private come Astrobotic Technology e Firefly Aerospace stanno sviluppando i propri veicoli spaziali per missioni lunari nell'ambito del programma CLPS. Questi sforzi fanno parte della strategia della NASA per ridurre i costi delle missioni lunari, aprendo la strada a esplorazioni future con astronauti nell'ambito del programma #Artemis. Mentre il futuro delle esplorazioni lunari dipende dalla collaborazione tra agenzie spaziali e aziende private, ci sono ancora incognite riguardo ai tempi e alle sfide tecniche da affrontare, inclusa la realizzazione di una stazione orbitale intorno alla Luna.
Alla prossima 👋
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