#arte orafa
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“Valenza: Oro, Luce, Meraviglia”: Un Successo Che Illumina il Territorio
Bilancio positivo per l’evento che celebra l’arte orafa di Valenza, con un’ampia partecipazione e risultati oltre le aspettative.
Bilancio positivo per l’evento che celebra l’arte orafa di Valenza, con un’ampia partecipazione e risultati oltre le aspettative. L’articolo pubblicato su CorriereAl mette in evidenza il successo di “Valenza: Oro, Luce, Meraviglia”, un evento di grande richiamo dedicato alla celebre arte orafa di Valenza. Questo appuntamento si è rivelato non solo un’occasione per promuovere il territorio, ma…
#Arte e tradizione#Arte Italiana#Arte orafa#artigianato#artigianato artistico#artigiani Valenza#bellezza oro#bilancio evento#creatività artigianale#Cultura Locale#Eccellenza Italiana#economia locale#economia Valenza#eleganza e oro#esposizione gioielli#eventi artigianato#evento successo#evento Valenza#gioielleria italiana#gioielleria Valenza#gioielli artigianali#Gioielli italiani#industria gioielleria#innovazione orafa#lavorazione oro#Made in Italy#Maestri orafi#Oro Luce Meraviglia#patrimonio culturale.#patrimonio italiano
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Damiani Alchimia del desiderio
Una storia, una famiglia, una passione tutta italiana
a cura di Cristina Morozzi, art director Sergio Pappalettera
Rizzoli, Milano 2014, 240 pagine, 25x32cm, ISBN 978-8817071 048
euro 45,00
email if you want to buy [email protected]
I gioielli Damiani rappresentano una delle più alte testimonianze dell'arte orafa italiana nel mondo, pezzi unici nati dalla passione e dalla sapienza artigiana di ben tre generazioni della famiglia piemontese. Dalla fondazione nel 1924 a opera di Enrico Grassi Damiani, la casa orafa celebra il suo novantesimo anniversario con un volume che ne racconta l'amore per la tradizione, per la creatività e per il design. Il tutto attraverso la storia personale dei fratelli Damiani, le testimonianze degli artigiani e di chi lavora da anni con le pietre preziose, i disegni, le riviste e tutto il materiale fotografico che ha reso una piccola manifattura una grande azienda della creatività e dello stile italiani.
28/10/24
#Damiani#gioielli#arte orafa italiana#Cristina Morozzi#jewelry books#fashion books#fashionbooksmilano
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La Scultura del giorno: la malinconica Primavera di Carrier-Belleuse
La scultura del giorno che vi propongo oggi è l’allegoria della Primavera, scolpita dall’artista francese Albert-Ernest Carrier-Belleuse prima del 1868. Carrier-Belleuse a soli 13 anni già era apprendista presso una bottega orafa. Iniziò a studiare arte nel 1840 all’Ecole des Beaux-Arts nel 1840 sotto l’attenta guida di Pierre-Jean David d’Angers. Abile nel disegno, lavorò a Londra dal 1850 al…
#antonietta bandelloni#art#artblogger#arte#artinfluencer#bellezza#capolavoro#english#La scultura del giorno#life#masterpiece#scultura
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Giuliana Mancinelli Bonafaccia a/i 2018: i gioielli raccontano il jazz
C’è la gioia dell’alchimia nelle creazioni preziose firmate da Giuliana Mancinelli Bonafaccia: sì, quella forma rara di talento mescolato alla passione instancabile che orienta la mente a compiere viaggi inaspettati lungo le strade tortuose dell’ispirazione mai scontata, ma anzi, sempre affascinata da quel che si nasconde sotto la superficie volatile dell’apparenza, e che quindi serba in sé storie intriganti con le radici in luoghi lontani nella geografia dello spazio, del tempo, e della varietà culturale.
Ed una volta che la mente è tornata dal viaggio, s’adopera ad accompagnare la mano d’artista del gioiello a tradurre la suggestione in materie ricercate e forme altrettanto inaspettate, felicemente contemporanee, puntualmente ineguagliabili perché intrise dell’unicità di essere un gioco d’equilibrio tra design eclettico e arte orafa eseguito con la maestria artigiana e l’entusiasmo della creatività saggia.
Ecco, ogni collezione allestita da Giuliana Mancinelli Bonafaccia è un viaggio nuovo da cui tornare arricchite: nell’immaginario, certo, ma anche nella propria bellezza decorata dalle sue storie interpretate in opere di fashion jewelry e accessory. Sarà che l’indole professionale stessa di Giuliana si è formata lungo un percorso ibrido, dove la razionalità del progetto donata dalla formazione in architettura ha trovato la sua realizzazione migliore unendosi al penchant per l’accessorio prezioso, sia esso un bijoux o una borsa gioiello: eccola di nuovo, l’alchimia, che si rivela e si rinnova ad ogni nuova avventura raccolta all’interno della collezione.
Quella dedicata alla prossima stagione a/i 2018 è infatti un nuovo capitolo che si aggiunge all’antologia di storie narrate attraverso le creazioni: stavolta l’ispirazione s’immerge in una distanza di tempo e spazio che quasi sfiora la magia, e arriva nella New Orleans dell’inizio del secolo scorso per abbandonarsi ai ritmi energici, coinvolgenti, originariamente affollati di note, strumenti ed emergenza d’esprimersi che è la musica jazz, in particolare quella impersonata dal suo padre fondatore, o almeno così fieramente sedicente, ovvero Jelly Roll Morton.
I suoi virtuosismi tra i tasti del pianoforte, il resto degli strumenti musicali dei quali scriveva ossessivamente le partiture, il suo talento che lo ha posizionato saldamente nella storia della musica, ed anche i rituali voodoo rappresentati dai vevè, disegni delle divinità serbati dai jazzisti per assicurarsi la fortuna, eccoli gli ingredienti dell’ispirazione che Giuliana Mancinelli Bonafaccia ha tradotto in forme che si attorcigliano a spirale come danzassero vorticosamente sulle note suonate dai dischi, e coinvolgono i bangle, gli anelli mini, i choker in ottone bagnato nell’oro, nel reutenio e nel rodio e impreziositi da swarowski e cromature scure.
Gli orecchini creola fanno il loro ingresso da new entry, e incantano con il loro modo unconventional di arrampicarsi sul lobo, mentre il ciondolo della lunga collana può scegliere di scendere anche lungo la schiena, e gli anelli sembrano sospesi sulle dita: il segreto delle forme è nella vestibilità confortevole che regalano mentre decorano il corpo, ed anche i capelli con gli headpieces preziosi della stessa linea creativa.
Ma il gioiello per Giuliana Mancinelli Bonafaccia è questione da sperimentare con successo anche nelle borse: che siano in pelle, e segnino il ritorno stiloso del marsupio, o che siano clutch in plexiglass così incantevoli da sembrare il gesto di un illusionista della materia stilosa preziosa.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#Giuliana Mancinelli Bonafaccia#storiedaindossare#nuovoartigianato#artigianatoresponsabile#nuovoMadeinItaly#webelieveinstyle#fashionwriting#contemporaryjewelry#gioielleria#modaindipendente
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"Festival Il Magnifico 2023" 3^ giornata nella Bottega Orafa di Paolo Penko
La prestigiosa Arte Orafa ….. La 2^ edizione, della rassegna culturale multidisciplinare, si svolge a Firenze dal 6 al 12 novembre.Mercoledì 8 novembre 2023, la terza giornata del Festival Il Magnifico, si conclude nella Bottega Orafa di Paolo Penko, in via delle Oche, nel Centro Storico di Firenze.Paolo Penko è un apprezzato Maestro d’Arte Orafa, designer e scultore, profondo conoscitore della…
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"Festival Il Magnifico 2023"
La 2^ edizione, della rassegna culturale multidisciplinare, si svolge a Firenze dal 6 al 12 novembre.
Mercoledì 8 novembre 2023, la terza giornata del Festival Il Magnifico, si conclude nella Bottega Orafa di Paolo Penko in via delle Oche, nel Centro Storico di Firenze.
Paolo Penko è un apprezzato Maestro d’Arte Orafa, designer e scultore, profondo conoscitore della sua città di nascita, Firenze, da cui trae aspirazione e
a lei dedica molte delle sue opere.
Il Festival, promosso dal Direttore Artistico Leonardo Margarito insieme al Produttore cinematografico Matteo Cichero, ha come obiettivo quello di raccontare Firenze attraverso interessanti curiosità, aneddoti, testimonianze e valenti capacità Artistiche.
Il festival prende il nome da Lorenzo Il Magnifico e si propone di condensare le straordinarie virtù e il carisma del poliedrico personaggio politico fiorentino.
Un insieme di attività, tra cui visite guidate in città, presentazioni di libri, visite nelle Botteghe Artigiane, premi e un podcast il tutto è realizzato dai giovani membri del Team under 35, che costituiscono un mix vincente per una sempre maggiore consapevolezza delle meraviglie da cui siamo circondati nella Città delle Arti per antonomasia, che risponde al nome di Firenze.
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Bottega Orafa Paolo Penko
Firenze 8 novembre 2023
Ministero della Cultura Feel Florence Città di Firenze Cultura Alessia Bettini
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Eden Damiani
EDEN Autentico capolavoro di arte orafa, la collezione è caratterizzata dalla figura del serpente che con la sua ammaliante spirale, avvolge con ipnotica luce il corpo femminile. Il bracciale Eden avvolge il polso tra le sue spire luminose in una delicata morsa di irresistibile seduzione. Gioielleria Medagliani Alassio http://www.shopmedagliani.com Alta gioielleria on line a prezzi scontati,…
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DR ARTE ORAFA, DOMANI LA PRESENTAZIONE DELLA NUOVA COLLEZIONE DI GIOIELLI PER IL NATALE
DR ARTE ORAFA, DOMANI LA PRESENTAZIONE DELLA NUOVA COLLEZIONE DI GIOIELLI PER IL NATALE
MESSAGGIO PROMOZIONALE – DR Arte Orafa si trova al centro di Nardò e al suo interno sono esposti i più prestigiosi marchi tra cui scegliere: preziosi gioielli, orologi, orecchini, bracciali. (more…)
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Premio Casato Prime Donne torna con tante novità
L'omonima cantina di Donatella Cinelli Colombini quest'anno, dopo due anni di stop causa pandemia, organizza e promuove la 22esima edizione del Premio Casato Prime Donne. Grande novità di questa edizione sarà il premio miglior pasticcere o pasticcera ed il premio miglior orafo della Toscana.
L’omonima cantina di Donatella Cinelli Colombini organizza ancora una volta il Premio Casato Prime Donne. Giunge quest’anno alla 22esima edizione e torna dopo i due anni di stop causati dalla pandemia. Un premio che cambia i suoi obbiettivi rispetto al passato, dato che, oltre a dare spazio alla Prima Donna come simbolo di femminilità che guarda al futuro affrontando nuove sfide e ai premi…
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#arte orafa#Donatella Cinelli Colombini#montalcino#orafi#pasticceri#pasticceria#premio#premio casato prime donne#primopiano
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Napoli, quattro cose speciali sull’arte orafa: Borgo Orefici #arteorafa #BorgoOrefici #Napoli Il patrimonio artistico ed artigianale della città di Napoli è da secoli impreziosito dalle creazioni degli orafi e dei gioiellieri locali che, sin dal Medioevo, esercitano la propria attività nel pittoresco quartiere Pendino ed, in particolare, in quella zona che si estende tra il mare ed il percorso meridionale delle mura greco-romane e che, non a caso, prende il nome di Borgo Orefici.
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Consulente Gemmologo Napoli LA FIGURA PROFESSIONALE L´attività di perito ed esperto (Estimatore Orafo), da un punto di vista tecnico, si concretizza generalmente nel fornire una prestazione d´opera non intellettuale, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione
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Il gioiello nei Secoli
Guido Gregorietti
Presentazione di Erich Steingräber
Mondadori, Milano 1969, 317 pagine, con illustrazioni in nero e a colori, 21,5 x 30 cm., ISBN 0-670-81172-0
euro 38,00
email if you want to buy :[email protected]
Questo libro viene a coprire un vuoto bibliografico di divulgazione nel campo dei gioielli, della gemmologia e dell’arte orafa, argomenti trattati sempre in tono specialistico o addiruttura iniziatico. E’ una storia estetica e tecnica dei gioielli, delle pietre preziose, dei metalli interessati alla gioielleria, degli artefici più significativi. Fondamentale è il parallelismo operato dall’autore Prof.Guido Gregorietti (Direttore del Museo Poldi Pezzoli di Milano) fra la gioielleria, intesa oltreché come fatto tecnico anche come arte decorativa, e tutte le arti figurative e le stesse arti letterarie.
14/04/22
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#gioiello nei secoli#Guido Gregorietti#gemmologia#arte orafa#pietre preziose#jewelry books#fashionbooksmilano
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Non-English Language Jewelry Books
I was working on something else and I got distracted thinking about my jewelry book wishlist. It’s not an unusual occurrence for me but this time I was thinking about all of the books out there in languages other than English. I know of some of them but I’m sure there are many more so I was hoping you all could suggest any that you know of and help me expand my list. I’m generally interested in books that have a royal connection just because that means it’s more likely to include tiaras.
Danish
Hald, Nina - Eventyrlige Rubiner - 2012 (also available in English)
Jensen, Bjarne Steen - Juvelerne I Det Danske Kongehus - 2002
Laura, Heidi - En Dronnings Smykkeskrin - 2022
Thulstrup, Thomas - Magtens Smykker - 2018
Dutch
Brus, René - De Juwelen van het Huis Oranje-Nassau - 1996
Vachaudez, Christophe - Koninklijke Juwelen van het Belgische Koningshuis - 2004 (also available in French)
French
Bapst, Germain - Histoire des Joyaux de la Couronne de France - 1889
Chaffanjon, Arnaud - La Merveilleuse Histoire des Couronnes du Monde - 1980
Mabille, Gérard - Les Diamants de la Couronne - 2001
Mauries, Patrick - Les Bijoux de Chanel - 2012
Mefret, Jean-Pax - Le Vol des Bijoux de la Begum: Les Dessous de l'affaire - 2010
Meylan, Vincent - Archives Secrètes de Boucheron - 2009 (also available in English)
Meylan, Vincent - Bijoux de Reines - 2002 (also available in English)
Meylan, Vincent - Mellerio dits Meller: Joaillier des Reines - 2013
Meylan, Vincent - Un Siècle d'Émeraudes: La chasse aux trésors de Van Cleef & Arpels - 2020
Morel, Bernard - Les Joyaux de la Couronne de France - 1988 (also available in English)
Vachaudez, Christophe - Bijoux des Reines et Princesses de Belgique - 2003 (also available in Dutch)
Italian
Papi, Stefano & Maria Gabriella Di Savoia - Gioielli di Casa Savoia - 2002 (also available in English)
Papi, Stefano - I Gioielli dei Romanov: La Famiglia e la Corte - 2013 (also available in English)
Piazza, Daniela - Diademi e Gioielli Reali: Capolavori di Arte Orafa Italiana per la Corte Sabauda - 2009
Romanian
Mandache, Diana - Bijuteriile Reginei Maria - 2018
Spanish
Luna, Juan J., Fernando A. Martín Ansorena, & Letizia Arbeteta - Joyeria Ansorena: 150 Años En La Joyeria Madrileña - 1995
Mateos Sáinz de Medrano, Ricardo & José Luis Sampedro - Joyas Reales, Fastos y Boato: Esplendor y ceremonial en las cortes de Europa - 2009
Sampedro, José Luis & Fernando Rayón - Las Joyas de las Reinas de España - 2004
Swedish
Alm, Göran & Lis Granlund & Stig Fogelmarck - Smycken för Drottningar: tillhöriga de Bernadotteska stiftelserna - 1976
Bond, Cay & Göran Alm - Drottning Silvias festklänningar och de Kungliga Smyckena - 2006
Jernberg, Ann Christine - Skattkammaren: Kungliga Slottet - 2009
Ribbing, Magdalena - Bolin: Smycken & Silver för Tsarer, Drottningar och Andra - 1996
Turkish
İrepoğlu, Gül - Osmanli Saray Mücevheri - Mücevher Üzerinden Tarihi Okumak - 2012 (also available in English)
As you can see I’m missing large swathes of the world. I don’t even know how to go about searching for books in languages that use different writing systems so any help would be great appreciated.
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Vicenza, "Il tuo mondo la tua Basilica", nella Sala degli Zavatteri la designer Gianna Sartori
Vicenza, "Il tuo mondo la tua Basilica", nella Sala degli Zavatteri la designer Gianna Sartori È l'immagine iconica della Basilica la protagonista della mostra della designer vicentina Gianna Sartori, inaugurata oggi nella Sala degli Zavatteri, al piano terra del monumento palladiano. Con l'esposizione "Il tuo mondo la tua Basilica", attraverso una trentina di stampe fine art l'artista ha immaginato come diversi autori della storia dell'arte moderna e contemporanea avrebbero potuto "vestire" il monumento che più d'ogni altro rappresenta Vicenza. Questa mattina la mostra è stata visitata in anteprima dall'assessore alla cultura, al turismo e all'attrattività della città Ilaria Fantin insieme alla designer Gianna Sartori. «Con l'arrivo del Carnevale – ha dichiarato l'assessore Ilaria Fantini - la Sala degli Zavatteri si illumina dei colori dell'arte con questa mostra ad ingresso libero in cui Gianna Sartori reinterpreta l'immagine della Basilica palladiana, ispirandosi allo stile di alcuni dei più grandi autori moderni e contemporanei. Una bella opportunità con un corollario al tempo stesso benefico ed educativo: grazie alla disponibilità dell'artista l'intero ricavato dalla vendita di queste opere sarà devoluto alle attività didattiche di cura del patrimonio monumentale cittadino proposte nei corsi per restauratori di Engim». In mostra sono proposti esempi della Basilica trasfigurata, in chiave giocosa e irriverente, nell'Orinatorio di Duchamp o nella famosa scultura L.O.V.E (Il Dito) di Cattelan, in chiave più simbolista nell'opera dedicata a Frida Kahlo o in versione più surrealista ispirata a Salvador Dalì. Le stampe realizzate per l'esposizione, firmate dell'artista e prodotte in un'unica tiratura, saranno messe in vendita e il ricavato sarà destinato al progetto "Giovani per l'Arte - Proteggi il tuo patrimonio" promosso da Engim Professioni del restauro di Vicenza per la manutenzione di alcuni dei più importanti monumenti di Vicenza. Protagonisti degli interventi di recupero, come ha ricordato la direttrice di Engim Barbara D'Incau, saranno gli allievi del percorso di tecnica dei restauro, affiancati da volontari con l'obiettivo di valorizzare il rispetto e la cura per il patrimonio artistico contro il vandalismo e l'incuria, causa di degrado delle opere d'arte. La mostra, aperta al pubblico ad ingresso libero fino 18 febbraio in orario 10-18 (dal 5 febbraio lunedì chiuso), è organizzata dall'associazione culturale Il Tritone di Vicenza, si avvale del patrocinio della Regione Veneto, Provincia di Vicenza e del Comune di Vicenza ed è promossa con il supporto della delegazione di Vicenza del FAI, il Fondo Ambiente Italiano e di ALA-Assoarchitetti Veneto ed il sostegno del Club per l'Unesco Vicenza e del Conservatorio di Musica di Vicenza. Biografia Gianna Sartori Vicentina, proviene dal mondo orafo, in cui opera dal 1975 come designer e creativa. Dopo aver collaborato con numerose aziende, ha avviato uno studio di design e progettazione. È della primavera del 2008 il suo exploit come creatrice di un design-filosofia, disegnando un lampadario in ferro e vetro, ispirato al mito della medusa e alle più colte esperienze del surrealismo storico per una nota azienda di illuminazione. A Settembre 2009 da una sua idea nasce ''DISLOCATION quando il gioiello non è dove dovrebbe essere (o non è come dovrebbe essere)'', replicata anche l'anno successivo. Un'iniziativa che mira ad avvicinare il grande pubblico al settore orafo in concomitanza con le mostre internazionali vicentine. Nel gennaio 2013 si ripropone con il progetto ''FUORILUOGO Ritratto al gioiello'' in occasione di VicenzaOro Winter, opportunità per parlare del profondo legame che unisce Vicenza con la tradizione orafa e del gioiello. La sua attività prosegue con diversi designer nella progettazione e nella ricerca di nuovi prodotti. Per informazioni al link ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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#arte #orafa applicata all arte della #guerra quando l’#italia era terra di grandi #artigiani e non di #leonidatastiera #cinquedea #renaissance #16thcentury #sword #arteorafa #artedellaguerra #enionline https://www.instagram.com/p/BtI7v6ZH7yf/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=gwggrola5aju
#arte#orafa#guerra#italia#artigiani#leonidatastiera#cinquedea#renaissance#16thcentury#sword#arteorafa#artedellaguerra#enionline
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Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri (III)
di Cristina Manzo
Nel Salento approdarono nel 1970 lo scultore olandese Norman Mommens con la compagna Patience Gray, scrittrice e giornalista inglese e ci rimasero per più di trent’anni, fino alla loro morte, vivendo un legame estremo con la terra di Spigolizzi. La loro masseria fu solo spartanamente restaurata e non vollero mai l’elettricità. Normann Mommens e Patience Gray, riconvertirono la campagna in un luogo di arte e conoscenza, e da essi viene la seconda testimonianza di un territorio scelto, come luogo di vita, da gente straniera. Patience, giornalista londinese, orafa, appassionata di botanica e studiosa di gastronomia si era lasciata catturare dal fascino della macchia mediterranea che, in cambio, aveva donato storie di cultura antica e misteri che lei e il compagno, seppero sapientemente tradurre in arte con la pittura, la scultura e la scrittura.
‘Il Pazzo’ o ‘Anatolì’, marmo bardiglio 320 cm, Carrara 1965 [1].
Di fronte alla masseria c’era un’aia circolare dove Normann, l’artista fiammingo, situò un’erma alta tre metri e venti, che chiamò Anatoli, dal greco, perché la statua è rivolta verso est.
I libri che Patience scrisse, vennero pubblicati in Inghilterra, e raccontano il Salento, interrogato nel profondo della sua anima storica e nelle sue tradizioni alimentari.
Esperta botanica, Patience raccoglieva anche funghi e verdure selvatiche nelle vicinanze della masseria, che preparava secondo le ricette della tradizione locale che, già in quegli anni, rischiavano di cadere in disuso perché associate a tempi di povertà e privazioni. Sotto questo punto di vista, il contributo della Gray alla preservazione dell’antica cultura culinaria del Salento, è stato straordinario. Nella loro nuova dimora salentina continuarono a coltivare ognuno la propria arte, ma si trasformarono ben presto in cultori e difensori della macchia mediterranea, delle vestigia archeologiche e dei paesaggi del Salento, che cominciavano ad essere stravolti dall’ondata di speculazione edilizia degli anni Settanta. Patience e Norman cominciarono da subito a coltivare la terra della masseria. Un contadino del posto, “dal nome appropriato di Salvatore”, insegnò loro i metodi ancestrali per la coltivazione di pomodori, piselli, ortaggi e verdure locali. Nel corso della lunga “odissea del marmo”, Patience aveva raccolto centinaia di ricette dalle massaie e dei cuochi delle trattorie. “Sono stati i contadini e i pescatori”, diceva, “a creare le ricette piuttosto che i cuochi degli alti prelati e dei principi. Questi ultimi si erano solo limitati a raffinarle”. Annotava non solo le ricette, ma anche il significato profondo che esse rivestivano nella vita quotidiana delle persone e il loro valore culturale per quella comunità. Così ha continuato a fare nel Salento. La masseria di Spigolizzi diventò, negli anni, meta di visitatori ed estimatori da ogni angolo del Salento e del mondo. Un folto gruppo di giovani del luogo fu da loro ispirato a impegnarsi in campagne per la protezione del patrimonio archeologico e ambientale del Salento. A questo gruppo di giovani volenterosi, il regista tedesco Klaus Voswinckel dedicò il film documentario “I Ragazzi nel 1989”. Troupe televisive e giornalisti inglesi e americani sono scesi nel Salento a intervistare Patience. Tra gli altri, Derek Cooper, conduttore per oltre un ventennio del Food Programme della Bbc, nel 1988 realizzò a Spigolizzi un’intervista alla scrittrice, trasmessa poi su Radio 4. Patience è stata l’antesignana dello slow food prima ancora che quest’espressione fosse coniata e diventasse moneta corrente sulle riviste patinate e nei talk-show. La sua idea di dieta mediterranea era, però, ben diversa da quella presentata in tanti programmi televisivi in Italia e, soprattutto in Europa e in America, spesso a base di leggeri piatti di pesce con un filo d’olio d’oliva. Per Patience, la dieta mediterranea era calorica, ricca di amidi e verdure, ma anche di proteine, destinata a soddisfare il sano appetito dei lavoratori della terra e del mare. Non condivideva le ossessioni salutiste e la paura del colesterolo che, secondo lei “aveva sostituito il concetto di peccato”[2].
Interni della masseria Spigolizzi, pittura e scultura di Normann Mommens[3]
Nel 1968 Normann, lavorando a Carrara, aveva capito di avere bisogno di più spazio per tutte le sculture che aveva realizzato, di un grande spazio in cui vivere e così lui e Patience fecero il primo viaggio in Salento, insieme ad amici: Helen Ashbee e Arno Mandello. Inizialmente l’idea era stata quella di acquistare una casa per viverci tutti insieme, poi però, i due amici avevano acquistato la Bufalaria verso la marina di Ugento e loro avevano acquistato Spigolizzi. A quei tempi non c’erano neanche le strade e i luoghi erano tutti molto isolati.
Interni di Masseria Spigolizzi, abitata da Mommens e Patience[4]
Ogni masseria era dotata di tutto l’indispensabile per poter vivere, come un forno di pietra e una cantina per le scorte, e avevano un orto e un giardino e distese di verde a perdita d’occhio e, anche se era tutto inselvatichito e le case sembravano ruderi, Patience e Normann erano felici.
Producevano l’olio e il vino, facevano il pane, le frise, i taralli e ogni incontro era una festa. Nel tempo la masseria Spigolizzi di Normann e Patience è divenuta insieme alla Bufalaria di Helen e Arno, crocevia di incontri e di esperienze con altri artisti, un punto d’incontro, di condivisione e di progettualità per moltissime persone[5].
Anche Normann si dedicò alla scrittura e pubblicò in particolare un libro, “Remembering Man”, scritto – disse – «nello stesso modo con il quale scolpisco la pietra», in cui diede forma al suo pensiero; apprese dalla natura e s’applicò alla geometria sacra; tentò di conciliare gli antichi miti con la moderna cosmologia; curò l’orto, lavorò la vigna; comprese la continua festa celebrata «da un capo all’altro del mondo» dalle correnti magnetiche che avvolgono il pianeta; s’impegnò attivamente per la tutela del territorio nel Basso Salento. In breve, ebbe modo di immergersi di volta in volta nell’«azione del momento». Per Norman Mommens l’arte e, in generale la cultura, avevano una «funzione-base umanizzante», e riguardavano l’essere umano nel suo complesso, e dunque la vita, l’abitare la terra, il rapportarsi con l’Altro. Di conseguenza non erano tanto le questioni prettamente estetiche a suscitare il suo interesse. La scultura era una modalità attraverso la quale si poteva percepire, con i sensi liberi dalla tirannia del fine, l’accadere del mondo. Per questo egli riteneva che la preoccupazione maggiore dell’artista fosse «per la sua precipitazione immaginativa nello sconosciuto. Il valore del risultato può essere discutibile, ma l’atto stesso, segno del creatore, sarà sempre attinente alla nostra umanità». Così, le sculture possono anche essere sepolte, nascoste – il loro potere terapeutico, persino taumaturgico, non verrà meno. All’opera compiuta viene assegnata minor importanza rispetto all’atto creativo. E colpisce la forza e la perseveranza, accompagnata sempre da un atteggiamento positivo nei confronti della vita, con cui seguì la sua strada. Tipico è il suo metodo nel rappresentare il serafino: queste metamorfosi della figura dell’angelo diventano figure a piombo estremamente stilizzate con le braccia unite protese in alto, le gambe dritte in tensione che la forza di gravità tiene inchiodate al basso, le punte dei piedi ritte e fuse in una forma convessa, le mani che sorreggono modellando un tutt’uno concavo. A volte, non sempre, lievi segni di divaricazione accennano lo stacco tra le gambe e tra le braccia. Ma il blocco di pietra mantiene tutta la forza dei monoliti arcaici, alieni dalla dispersività dell’articolazione. – Come racconta Philip Trevelyan, i Serafini «presero origine da uno schizzo che Norman fece dopo la guerra, nel quale rievocava il salvataggio di poveri innocenti in fin di vita da un cinema colpito dalle bombe, al confine tra la Germania e l’Olanda. […] Per estrarre le vittime, era necessario sollevare sezioni del pavimento collassato e sostenerle in alto a braccia». – I Serafini, dunque, medicano il dolore e, nonostante tutto, annunciano la vita. Inoltre, le statue assumono immediatamente una rilevanza cosmica. Quei corpi stesi verticalmente, allungati, protratti, schiudono di fatto uno spazio-tempo vitale tra un sopra e un sotto. O meglio: aprono un vuoto – un intervallo – che rende possibile il trascorrere e l’abitare. Separano e, nel contempo, mettono in relazione un basso e un alto, impedendo il collassare dell’uno nell’altro in un’aderenza senza resto, mortifera.[6]
Normann e Patience a Spigolizzi[7]
Le rughe sul volto di Patience, segnate dal sole, assomigliavano ai solchi della campagna ma, “Questa linea dell’orizzonte, questa distesa di spazio, sempre vivo, sempre diverso, ormai mi accompagna dentro e quando mi allontano, quando a volte vado a Londra, comprendo la fortuna di vivere in questo posto. Io mi sento leale al silenzio della pianura”, diceva. Gli studi di Patience sui legami tra cibo, cultura e territorio vanno al di là delle semplici ricerche gastronomiche. Nei paesi anglosassoni e, in America, i suoi libri “Plats du jour”, (piatti del giorno) e “Honey from a weed” che significa pressappoco “Miele da un’erbaccia”, sono testi fondamentali per gli specialisti che così, si sono potuti avvicinare, lontani ospiti, alle nostre tavole. Da noi i suoi libri rimangono ancora non tradotti. La masseria d’arte è in continuo fermento. Sono tante le persone che vengono, parenti da molto lontano e poi amici, tanti: intellettuali e persone semplici.
Tre saggi a Spigolizzi: Norman, Patience and Bernard Hickey[8]
Fra essi ci sono Salvatore e sua moglie, contadini del posto che insegnarono a Normann e Patience a coltivare la loro terra. Sicché anche Normann e Patience divennero contadini del posto: – “ Salvatore a volte mi sgridava, poi insieme abbiamo coltivato le patate e i pomodori. La nostra è stata una grande amicizia” – [9].
Oggi questi luoghi sono custoditi con cura da Nicolas Gray, figlio di Patience, e dalla sua compagna. Edoardo Winspeare ha più volte dichiarato l’importanza estrema che ha avuto Mommens nella sua formazione e nell’ispirazione del suo lavoro. Qui si respira il ricordo tangibile di Norman e Patience, in particolar modo nelle grandi sculture primitiviste interrate nei terreni vicini alla casa-studio, nei piccoli scudi dipinti su carta e nelle fotografie che narrano di una vita sospesa tra i ritmi della campagna e le visioni dell’arte. D’altronde, come ricorda Nicolas, «Giunsero qui perché cercavano il sole. Ma arrivati a Salve si fermarono perché non c’erano più strade. Era la fine del mondo »[10]. E arriviamo così a una terza e bellissima testimonianza.
3) Gerhard Cerull era l’amico fidato di Normann e Patience, uniti dalla convinzione che le ragioni dell’arte coincidono con le ragioni della vita e con quelle della natura.
Per Gerhard Cerull le cose sono andate così: un mattino di circa trent’anni fa era a scuola, come ogni giorno, e d’improvviso un’illuminazione: perché fare l’insegnante? Torna a casa, raccoglie i pennelli, i suoi colori e si mette in viaggio con la sua vecchia mercedes rimessa a nuovo. Nessuna meta precisa: sicuramente verso sud. Prende per l’Italia che già conosceva e strada facendo pensa “troverò un posto dove fermarmi a dipingere”. Gli sarebbe piaciuto in Toscana ma era un marzo piovoso e proseguì oltre. Pioveva anche quando giunse a Napoli. Al bivio fra la Calabria e la Puglia, scelse la Puglia che non conosceva. Nell’attesa che smettesse di piovere la percorse tutta. Così giunse a Santa Maria di Leuca, ma pioveva anche lì. A quel punto fu costretto a fermarsi. Non poteva più andare oltre, non c’era più terra da percorrere! Gerhard non dice espressamente di essere stato catturato dal Salento, non glielo consente la sua naturale ritrosia ma, conclude il suo racconto esclamando che lui, tedesco del sud, sapeva che prima o poi, qui sarebbe uscito il sole. Il sole, nel bene e nel male, è uno dei protagonisti principali della storia di questa terra. Il Salento è senz’altro terra di transito. Non soffoca, non prende alla gola. Si lascia sfogliare come un libro antico, tanti sono i luoghi della memoria. Basta vederli per decidere di fermarsi. E Gerhard vide, in agro di Salve, in fondo ad un viale di pini, una bellissima masseria barocca, con una torre selvaggia e abbandonata, presa d’assalto dal convolo blu che la rivestiva romanticamente: il luogo ideale per dipingere[11]. Fu amore a prima vista.
Gerhard Cerull è arrivato nel Salento una sera primaverile del 1975, all’età di trentatré anni, alla ricerca di se stesso e di un luogo dove potersi dedicare completamente all’arte, a contatto con la natura. Lasciava un posto di insegnante (lingua tedesca, storia e geografia) in una scuola media statale, insieme a tutti quei condizionamenti che non gli consentivano di dedicarsi alla sua vera inclinazione: la pittura. Aveva compiuto studi di teologia, oltre a quelli di pedagogia, e da giovane aveva seguito la vocazione monacale, rimanendo per tre anni in un monastero. Ma si era ricreduto su entrambi i fronti, appena in tempo per non commettere errori, sia verso il giuramento monacale che verso quello statale. Finalmente lontano dalla società omologante e consumistica, può ora mettersi alla prova, davanti a un cavalletto, noncurante degli spifferi provenienti dalle finestre senza vetri, abituato, com’è, a una vita austera . Di lì a poco, grazie alla sua costanza e alla sua tenacia, dal suo primo rifugio (la masseria del Feudo) si trasferisce in una liama con attigua paiara-rudere, nei pressi della Masseria dei Fani (Salve), dove riesce a crearsi uno spazio più accogliente. Senza averlo mai immaginato, passano così i suoi primi dieci anni, vissuti da salentino “per caso”. Sono anni dedicati interamente alla pratica della pittura, durante i quali realizza finalmente un suo linguaggio espressivo, dapprima con disegni a china di ispirazione paesaggistica e surreale, (ricostruisce atmosfere salentine fatte di ulivi e architetture barocche, ruderi campestri assediati da querceti, corbezzoli e severi carrubi; un brulicare di vegetazione selvatica che lui ama e conosce perfettamente), poi con forme astratte dalla geometria caleidoscopica, sempre più intensamente cromatica. Insieme ai suoi sogni prendono corpo i suoi quadri, a contatto con Norman Mommens e Patience Gray e Maria Vittoria Colonna, vicini di casa, ma anche con Arno Mandello ed Helene Ashbee che abitano la Masseria Bufalaria (Gemini). “Ciò che mi ha attratto, fin dal mio arrivo in questa terra, è stata la particolare ospitalità dei salentini”, ci dice. Proprio grazie a un amico che cede la sua casa nei pressi del faro di Leuca per una mostra collettiva, il pittore ex-insegnante espone per la prima volta alcuni suoi lavori. Incoraggiato a proseguire la sua ricerca artistica dallo scultore Norman Mommens, è spinto a continuare: seguono altri contatti ed esposizioni ad Alessano e Casarano etc. Col tempo, diventano sempre più frequenti non solo le visite di amici locali, ma anche di quelli d’Oltralpe, dalla Germania in particolare, interessati all’acquisto delle sue chine, lavori pazienti e meticolosi in bianco e nero, e dei suoi quadri dai colori più accentuati. I Fani diventano luogo di attrazione per tanti ospiti. E’ così che, la modesta abitazione rurale riadattata, con splendida vista panoramica sulla vegetazione del canale, dalla serra di Spigolizzi fino al mare, non è più sufficiente ad accogliere i gruppi di visitatori, sempre più numerosi. Occorre ampliare gli spazi per poter assicurare vitto e alloggio agli amici che ne fanno continua richiesta, coltivare un orto. Con travi di legno, canne ed embrici l’artista restaura di suo pugno tetti per altri vani, utili al soggiorno di gruppi di archeologi australiani, di musicisti americani e giovani artisti di varia provenienza. Capita perciò, di trovare da Gerhard un’intera equipe impegnata nel lavoro di scavo alla chiusa del canale o attiva nel laboratorio allestito per l’occasione, oppure un rabbino di Boston che, sorridendo, canta canzoni napoletane. In un habitat dalle lontane origini storiche, eppure abbandonato, si alternano stage di danza, di espressione corporea, di teatro, performances di musica rinascimentale, di cabaret o di pizzica, nella suggestiva cornice della macchia mediterranea, ancora meravigliosamente intatta.
Gerhard Cerull e Rita Ciullo nella loro masseria in agro di Salve[12]
– “Ricordo che uno dei primi anni, – racconta Rita Ciullo, insegnante di origine salvese e oggi moglie di Gerardo – il movimento e le performances vocali e canore di un gruppo di giovani ospiti, riecheggiando nel fondo del canale, hanno finito con l’ insospettire gli agricoltori dei campi vicini, i quali hanno segnalato le strane e inusuali urla alle forze dell’ordine. Si sono tranquillizzati, ovviamente, solo dopo il controllo effettuato.” – Sotto la luna dei Fani si susseguono, intanto, serate estive e feste musicali indimenticabili, per tutti i presenti. Anche le ricerche archeologiche, condotte in modo continuato nell’arco di nove anni, risultano tanto soddisfacenti da essere riconosciute come prestigiose ed importanti (premio Rotary International “Colonie Magna Grecia” per i ricercatori dell’Università di Sidney). Con Rita, Andres e William, da un improvvisato ostello, occasionalmente allestito, si giunge alla promozione di stage di creatività e di musica, fino agli incontri di cultura internazionale. I legami di amicizia con gli abitanti del luogo portano l’artista a radicarsi a tal punto nell’ambiente di finisterrae da condividere con Rita, appassionata- tra l’altro – di yoga e di erboristeria, gli ideali e lo stile di vita “francescana” e campestre, secondo i ritmi della natura. Una decisione a cui segue quella di creare una famiglia con Andres e William, undicenni colombiani provenienti da Bogotà. L’ultimo periodo, tutto caratterizzato dagli impegni nel seguire da vicino la loro crescita fino all’Università, non ha alterato l’armonia e l’autenticità del luogo, la disponibilità ed il carattere semplice e cordiale dei coniugi Cerull. Chiedo a Gerardo quali sono le ultime novità al canale dei Fani.“ La varietà di questi funghi che ho in mano, mai visti prima di qualche anno fa’. – “Sono cresciuti sotto gli alberi di pino piantati quando sono arrivato qui”- mi risponde. Anche la processionaria, la malattia che infesta la pineta, è un cambiamento ultimo, sto facendo di tutto per contrastarla”. Guardo il boschetto di pini, a ridosso della sua casa e mi sembrano incredibilmente cresciuti. Con la loro chioma alta sembrano segnare gli anni trascorsi. Ora sono lontani i primi tempi, l’incredulità di chi lo osservava incuriosito nella vecchia masseria disabitata e di chi veniva a visitarlo poi nella liama, sul cui camino era appesa una lunga muta di serpente (la sacara), per sentirlo parlare del suo lungo viaggio da Regensburg, alla ricerca di una diversa dimensione esistenziale.” Il mio è un racconto da scrivere a puntate”, mi dice, con un bicchiere di vino della vendemmia locale in mano. Lo stesso sorriso di quando ha messo piede nel Basso Salento, una terra che fin dall’inizio lo ha affascinato per le sue contraddizioni, per le sue sorprese e per le sue bellezze nascoste da scoprire col tempo. Risorse di cui Gerardo ha giurato di rimanere custode. Un giuramento finalmente a lui congeniale![13] Così, Gerhard pittore, artista ma anche cuoco e contadino insieme alla mogie Rita, salentina, fanno come Patience e Normann, un punto di ritrovo culturale e ospitale della loro casa.
(3 – continua)
Note
[1] Scultura sulle orme di Mommens, dall’Olanda venne a cercare il sole. https://bari.repubblica.it/cronaca/2013/10/19/foto/leuca-68928554/1/#1, visitato il 14/05/20, ore 23,08.
[2] Patience, la visionaria che amò il Salento rurale, di Aldo Magagnino https://www.quotidianodipuglia.it/cultura/patience_la_visionaria_che_amo_il_salento_rurale-2555928.html
[3] Idem
[4] Verso Sud, 2008
[5] Cfr. M. Cataldini, M. Pizzarelli, C. Gerardi, Verso Sud, Salento d’acqua e di Terra rossa, Anima mundi edizioni, Otranto, 2008.
[6] https://ilmanifesto.it/norman-mommens-lintervallo-vuoto/ visitato il 15/05/20, ore 00,12.
[7] https://www.independent.co.uk/life-style/food-and-drink/honey-from-a-weed-by-patience-gray-a7911806.html visitato il 14/05/20, ore 19,00.
[8] https://theitaliantranslator.wordpress.com/2017/04/08/remembering-norman-and-patience_english/, visitato il 14/05/20, ore 23,30.
[9] M. Cataldini, M. Pizzarelli, C. Gerardi, Verso sud, Salento d’acqua e di Terra rossa, Anima mundi edizioni, Otranto, 2008.
[10] Patience, la visionaria che amò il Salento rurale, di Aldo Magagnino https://www.quotidianodipuglia.it/cultura/patience_la_visionaria_che_amo_il_salento_rurale-2555928.html
[11] M. Cataldini, M. Pizzarelli, C. Gerardi, Verso sud, Salento d’acqua e di Terra rossa, Anima mundi edizioni, Otranto, 2008.
[12] M. Cataldini, M. Pizzarelli, C. Gerardi, Verso sud, Salento d’acqua e di Terra rossa, Anima mundi edizioni, Otranto, 2008.
[13] Gerhard Cerull, salentino per caso, https://www.iltaccoditalia.info/2007/10/10/gerhard-cerull-salentino-per-caso/
Per la prima parte:
Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri
Per la seconda parte:
Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri (II)
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