#appunti di viaggio
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gregor-samsung · 4 months ago
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" La città è chiara, in nessuna altra città del mondo i punti cardinali sono così precisi e servono tanto all'uomo: Est, West, Sud, Nord. Si sa sempre dove ci si trova, e anche il Sole fa il suo corso rispettando le regole. Si è perfettamente collocati. Ma come? Forse il segreto è guardare attorno la gente e ci si sorprende allora della loro franchezza. Una sera capita per caso in un teatro sperimentale. New York ha tanti teatri che invece di andarci tutte le sere il turista-scrittore è stato tentato di scrivere una commedia. Ma una sera va in un teatrino dove non si rappresenta niente, se non quello che gli spettatori vorranno rappresentarvi. Il turista conta gli spettatori: sono quindici, lui compreso. Vi sono alcune ragazze e tre di queste salgono sui palcoscenico. Cominciano a raccontare la loro vita e a viverla senza vergogna e senza letteratura. Alla fine dello spettacolo il turista le ama. Un'altra sera, scendendo (come una palla nei piani inclinati di Galileo) la vite (the screw) del Museo Guggenheim, è felice perché ha capito — ma ha ancora tante cose da capire — che una città è fatta come la gente che ci vive. Egli sta semplicemente vivendo. "
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Brano tratto dall’articolo pubblicato su American Vogue il 1° novembre 1967 con il titolo «Travel», poi raccolto in:
Ennio Flaiano, Un giorno a Bombay e altre note di viaggio, a cura di Rossana Dedola, Rizzoli, Milano, 1980¹; p. 104.
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queerographies · 4 months ago
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[Appunti di viaggio nel variopinto universo della sessualità][Paolo Costa]
Scopri la complessità della sessualità umana in questo viaggio tra desiderio, emozioni e sfide. Una guida per orientarsi e ampliare i propri orizzonti, con approfondimenti su HIV/AIDS e altre tematiche sessuali. Unisciti a noi e contribuisci a migliorare
Esplorare la complessità della sessualità umana: un viaggio tra desiderio, emozioni e sfide Titolo: Appunti di viaggio nel variopinto universo della sessualitàA cura di: Paolo CostaEdito da: SomettiAnno: 2024Pagine: 164ISBN: 9788874959280 La sinossi di Appunti di viaggio nel variopinto universo della sessualità di Paolo Costa La dimensione sessuale è una componente fondamentale della vita…
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Agadir
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"Te le vorrei scrivere addosso, sulla schiena, sul culo, intorno ai seni, lungo i fianchi, tutte quelle parole che non riesco a dirti quando mi stai davanti."  (Luigi Mancini)
www.malikahajer.tumblr.com
Dopo aver passato un brutto periodo con parte del personale in cassa integrazione e altri di noi invece in alternativa obbligati a fare lavoro part-time, grazie a un notevole sforzo collettivo comune, a scelte sagge e lungimiranti dell’Amministratore Delegato e della Direzione Generale, la nostra piccola azienda, formata da circa trecento unità in tutto, negli ultimi anni ha ripreso decisamente quota.
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La primavera di quattro anni fa, a revisione dei conti e del bilancio avvenuta, s’è visto che eravamo passati finalmente in attivo e anche di molto. Quindi sarebbe presto partito un piano di espansione. Hanno comunicato che avrebbero assunto altro personale, aperto delle filiali all’estero e ci sarebbero state comunque nuove prospettive per tutti. Personalmente io ho la fortuna di lavorare da sempre con Carlo: uno dei dirigenti più quotati e professionalmente proattivi e produttivi.
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Mi ha assunta lui quindici anni fa e mi ha fatta crescere molto, professionalmente e umanamente. Per dare un’ulteriore motivazione al personale, con l’estate a seguire a tutti noi fu corrisposta una corposa gratifica: un premio di produzione variabile tra tremila e seimila euro, a seconda dell’inquadramento nella scala organizzativa. Inoltre, una piccola rappresentanza aziendale di due o tre unità, tra manager e collaboratori per ogni ramo aziendale, diciotto persone in totale, fu spedita ad Agadir, Marocco.
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Motivazione: workshop d'aggiornamento su nuovi prodotti e tecniche di vendita innovative. Il luogo fu scelto scelto apposta dalla DG per spronare, motivare e ovviamente premiare. Al mio capo, incluso anche lui nel gruppetto, fu chiesto di selezionare una persona di sua fiducia e lui scelse me. Non stavo nella pelle. Due settimane di corso, con impegno limitato al solo mattino e dopo pranzo mare, sole e riposo. Incredibile! E poi con Carlo: il mio mentore, una pasta d’uomo!
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Ne avevo proprio bisogno. Anche perché mio marito Raimondo e i suoi colleghi, nel loro posto di lavoro in pericolo da anni, nel tempo hanno dovuto subire dapprima tagli dolorosi e alla fine una cassa integrazione a termine, conclusasi con la perdita definitiva del posto. Era quindi di fatto confinato in casa da diversi mesi. Sempre di umore nero e nervosissimo. Spediva curriculum a destra e a manca, ma senza risultato. C’era sempre tensione, grazie ai soldi che scarseggiavano.
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Suoi lavoretti qui e là, ogni tanto lo facevano tornare orgoglioso e sorridente. Per qualche ora. Logicamente facevamo economia su tutto: si spaccava il centesimo. Più nessuna tenerezza tra coniugi. Sesso praticamente azzerato. Fine di ogni suo tentativo di seduzione nei miei confronti. I suoi approcci erano infatti conditi solo di sarcasmo e si finiva sempre col discutere. Masticavo amaro. La sua cattiveria, la frustrazione quotidiana veniva a sera regolarmente sfogata su di me. La mia femminilità era sempre e regolarmente mortificata.
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Comunque, almeno in ufficio raccattavo ancora qualche sorriso o complimento e quando succedeva era acqua fresca versata su un cuore femminile inaridito e assetato di apprezzamento. Però a settembre dello stesso anno…  il corso d'aggiornamento in Marocco! Che bello: viaggio in aereo, sistemazione mia e di Carlo in camere attigue e finalmente uno stacco totale dall’atmosfera familiare più cupa mai sperimentata in oltre dieci anni di matrimonio.
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A mio figlio e alla casa per quindici giorni avrebbe pensato Raimondo. Tutta la prima settimana fu un vero sogno, persino troppo bello per essere vero. Con il mio capo, al mattino si seguiva con scrupolo il corso, si prendevano appunti. Poi pranzavamo e al pomeriggio correvamo immediatamente a rosolarci al sole rovente del Marocco. In spiaggia si scherzava, si nuotava, si andava al largo in barca. Immersioni in un mare blu e pieno di pesci multicolore. Un vero sogno. Finalmente da Carlo era uscito fuori il suo lato più umano, allegro e gentile. Lo stimavo e lo apprezzavo, sebbene avesse circa vent’anni più di me. E poi era un bel fusto, oggettivamente.
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In segreto avrei desiderato mille volte di più avere lui come marito, invece di quel musone che mi stava ormai esasperando l’esistenza. Ma la realtà è quella che è. Intanto mi godevo lo stacco. Al venerdì sera della prima settimana, dopo cena, esausta me ne tornai in camera. Verso le dieci già dormivo, ma Carlo bussò. Insolito: non s’era mai permesso. Pensai: “avrà bisogno di un’Aspirina o di ago e filo” ma come entrò già mi sentii inquieta. Infatti indossava l'accappatoio. Era anche un po’ brillo. Si sedette sul bordo del letto e mi confessò che s’era separato dalla moglie da circa cinque mesi.
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Non l’aveva mai detto a nessuno e non voleva si sapesse in giro. Ma che comunque lui aveva le sue esigenze di uomo, che si facevano ogni giorno più pressanti. Il cuore mi batteva forte: ero terrorizzata e non sapevo cosa fare. Non volevo ferirlo, chiedendogli di uscire fuori, magari fraintendendo ciò che stava cercando di dirmi. Ascoltavo lo sviluppo del suo discorso. La mia bocca era asciutta. Continuò dicendomi che sapevo bene quanto m’avesse aiutata negli anni, che lui era a conoscenza delle difficoltà sia economiche che coniugali che stavo affrontando e che quindi potevamo forse aiutarci a vicenda con reciproco vantaggio. Stava arrivando al nocciolo…
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Mi confessò che dal primo pomeriggio di lunedì, giorno in cui mi aveva vista in bikini al mare, era rimasto fortemente colpito dalla mia bellezza folgorante, dal profumo della mia pelle, e poi la mia bocca ormai lo ossessionava. Disse che se fossi stata generosa e aperta con lui mi avrebbe fatto salire entro l’anno di un livello categoriale, cosa che avrebbe comportato un aumento salariale in busta paga di oltre trecento euro lorde e l’anno dopo, se fosse stato contento della mia “fedeltà” m’avrebbe premiata con un corposo assegno mensile di “maggiori prestazioni.” Si trattava a suo dire di circa novecento euro lorde in totale!
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Come finì di parlare s’alzò e aprì l’accappatoio. Mi venne vicino completamente nudo, mostrandomi la sua erezione totale. Era inequivocabile: mi voleva. Si sedette nuovamente sul bordo del letto e mi fece cenno di venire tra le sue cosce allargate e inginocchiarmi. Aggiunse che se mi fossi rifiutata ne avrei avuto tutto il diritto, per carità. Che lui non obbligava nessuno… ma che probabilmente, parlando molto chiaro, questo avrebbe segnato la fine della mia carriera e l’inclusione sicura in una lista nera di “sfaccendati” da liquidare alla prima occasione…
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Non ebbi il coraggio di parlare e in silenzio obbedii. Ero incazzata nera, ma allo stesso tempo anche lusingata e onestamente confesso che un po' anche io lo desideravo. Mi inginocchiai, aprii la bocca e la feci riposare sul suo glande per circa trenta secondi, in cui cercai di trovare da qualche parte della saliva residua, per lavorarlo come si deve. Poi iniziai a succhiare e a farmelo entrare. Succhiavo sempre più forte. Lui inziò a gemere: “ooooh… femmina benedetta… finalmente… sapevo che avresti capito… brava, brava….” Erano secoli che mio marito non mi toccava. Anche se sotto ricatto, avevo proprio il bisogno fisico di succhiare un bel cazzo.
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Mi ricordavo i “basics” e tra le lacrime, fra la gratitudine e la rabbia, rassegnata pian piano lo feci accomodare meglio che potevo nel mio cavo orofaringeo. Svolsi la pratica con competente e diligente freddezza, sebbene dentro bruciassi di rabbia e umiliazione. Venne in maniera esagerata: pretese che ingoiassi tutto. Fortunatamente era di sapore gradevole, al mio palato. Alla fine devo dire che… si: la sua sborra mi piaceva proprio! Saranno stati tutti i dolci che mangiavamo ogni giorno. Era molto che non stava con una donna, mi disse. Mi stese per terra a pancia in giù con un cuscino sotto il bacino, mi allargò le cosce e con fare deciso, senza delicatezze, mi penetrò la vulva. Serrai le mascelle mentre schiumavo rabbia. Ma pensavo all'aumento di stipendio. Entrò facendomi molto male, perché comunque non ero certo lubrificata e piena di libidine per lui.
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Pian piano, purché finisse presto, mi adattai ai suoi movimenti e iniziai inevitabilmente a collaborare, ad agevolare la sua penetrazione. Involontariamente iniziai a godere di quel notevole uccello nella fica che pretendeva amore e prepotente accettazione. Venni da pazzi e mentre venivo gli accarezzai i testicoli dolcemente, inarcando la schiena per raggiungerli. Gli chiesi con voce flautata e dolce di spingere di più. A sentirmi ammansita e domata, Carlo intensificò le sue spinte e alla fine uscì dalla mia fica, inondandomi di sborra la schiena. Avevo goduto come una porca, con lui nudo sulla schiena e dentro di me! Incredibile! Ero incazzata nera ma anche sessualmente soddisfatta. Poi, con ovvio imbarazzo lui si alzò e indossò nuovamente l’accappatoio. A occhi bassi, senza guardarmi in viso, mi lasciò come una cosa buttata lì sul tappeto della stanza e se ne andò.
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Piansi a dirotto: ero incazzata con me stessa e mi sentivo in colpa. Soprattutto perché non avevo saputo oppormi e poi perché m'era proprio piaciuto: sia nel prenderlo in bocca che mentre mi rompeva la fica: coi minuti che passavano, in entrambe le situazioni avevo provato puro godimento. Moltissimo. Mi ero sentita nuovamente desiderata, apprezzata come femmina fonte di piacere sessuale per un uomo e non sapevo più cosa fare, cosa pensare. Denunciare la cosa avrebbe fatto scoppiare uno scandalo, che di sicuro si sarebbe ripercosso negativamente su tutta l’azienda. Mi avrebbero odiata: per tutti sarei stata di sicuro io la puttana provocatrice. Avrebbe significato certamente perdere il mio lavoro a breve termine.
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Tacere e adattarmi invece avrebbe comportato una mia totale sottomissione a Carlo, ma per la mia famiglia alla fine solo dei vantaggi. E del mio lavoro avevamo assoluto bisogno. Tra la rabbia e i dubbi, alla fine mi addormentai. Sognai che Carlo mi prendeva, ma nel sogno non ero imbarazzata, anzi: lo desideravo. Mi sorpresi nel mio dormiveglia tormentato a provocarlo con vestiti sexy e un atteggiamento civettuolo e malizioso, a volerlo dentro. E incredibilmente, pur standomene rilassata a letto, con la fica che mi bruciava ancora, sentivo fisicamente il mio ano contrarsi e desiderare il suo cazzo, in modo inequivocabile.
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Verso l’una mi alzai, andai in bagno e pensando a lui mi infilai il manico della spazzola nel culo, mentre mi davo piacere da sola sgrillettandomi la fica. Mi accorsi mio malgrado che non pensavo ad altro che a Carlo! Ma finalmente mi placai e potetti dormire. Lo pensavo intensamente e lo desideravo, soprattutto in culo. Il mattino dopo era sabato; a colazione lui non scese. Me ne andai in spiaggia: neanche lì si fece vedere. Passai la mattinata cercando di essere il più normale possibile, ciarlando con i colleghi: spettegolai come al solito e presi il sole. A pranzo mangiai un’insalata e bevvi un’aranciata. Scambiai solo due chiacchiere rapide con i commensali e subito me ne tornai in camera.
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Non riuscendo a riposare, per il nervosismo e l’eccitazione della novità, né a leggere qualcosa, mi risolsi verso le due ad andare a trovarlo in camera. Bussai e lui mi aprì, ancora in pigiama leggero di raso. Sempre restando a occhi bassi, iniziò dicendomi che si scusava tantissimo. Che l’alcool la sera prima gli aveva completamente offuscato la ragione e mi pregava di dimenticare tutto, se potevo. Si vergognava da morire e mi si inginocchiò davanti, abbracciandomi le gambe a occhi chiusi e inalando il profumo della mia pelle cosparsa di crema profumata. Mi stava adorando e si stava umiliando! Carlo: l’uomo più orgoglioso ma generoso, combattivo e a suo modo dolce e pieno di sé che abbia mai conosciuto, adesso era psicologicamente ai miei piedi! Finalmente!
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Francamente, ero entrata per dirgliene comunque quattro e poi ero sicura che sarei andata avanti a braccio, a strillare che non poteva trattarmi così, che ero una persona piena di dignità, che avevo una famiglia e i miei diritti di donna. Però, lì per lì mi venne solo da accarezzargli la testa. Ero bellissima e fiera, in costume e pareo. Dopo le sue scuse quindi, mi venne spontaneo solo di girarmi e andarmene. Stava soffrendo ed era vero. Lo conoscevo bene, ormai. Però sul letto in camera mia mi sentivo inquieta: la mamma che era in me provava un assoluto e urgente bisogno di perdonarlo.
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La femmina a digiuno da tempo di attenzioni invece era lusingata dal suo desiderio per il mio corpo e continuava a chiedere il suo sesso. Con insistenza. Non resistetti. Era ufficiale: lo volevo da impazzire. Tornai da lui. Mi guardò come se aspettasse una sentenza, ma io invece mi girai di schiena e mi tolsi il costume. Restando completamente nuda, mi inginocchiai spalle a terra e culo altissimo, cosce ben aperte. Gli dissi solo:
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-sfondami il culo, Carlo. Sarò tua quando mi vorrai, d’ora in poi, se proprio mi desideri così tanto. Ma in segreto e con tutte le cautele del caso. E non dovrà mai saperlo nessuno. Chiaro?
Sorrideva e piangeva, mi disse solo:
-grazie, grazie, mio dolcissimo tesoro: vedrai, sarò un amante discreto e focoso. Ti piacerà e ne avrai solo grandi vantaggi…  sai, ti desidero molto e…
ma io:
-basta chiacchiere: t’ho già perdonato e ti imploro solo di sfondarmi, dai che ti voglio…
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Mi prese dolcemente. Fu un vero signore, stavolta. Si inginocchiò e mi ammirò a lungo. Sentivo che mi mangiava con gli occhi, nuda davanti a lui e desiderosa. Quindi iniziò. Dapprima mi inumidì, leccandomi per un po’ prima la fica e dopo molto a lungo il buco del culo. Era abbastanza chiaro cosa volesse provare, del mio corpo. Ero impaziente e glielo facevo capire, contraendo e rilassando l’ano di seguito. Non ne potevo più: lo volevo da morire. Gemevo.
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Quando mi entrò in culo, esclamai un: “oooooh… finalmente, amore mio…” capii finalmente che lo avevo sempre segretamente amato e che ormai sarei stata la sua puttana felice da quel momento in poi. Mi cavalcò e mi sfondò per un sacco di tempo. Era contento come un bambino. Mi baciava la schiena, il collo, le spalle e continuava a ringraziarmi, a dirmi che ero una femmina bellissima, che il suo cazzo mi reclamava in segreto da sempre. Moltissimo.
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Mi stuzzicava i capezzoli, tenendo le mani a coppa sul seno, intanto che mi cavalcava. Mentre lui si dava da fare, venni due volte di culo: non m’era mai successo prima. Poi con fermezza mi girò. Mi baciò con intensità. Era innamorato pazzo. Mi prese e portò sul letto, mi sdraiò sulla schiena. Mi scopò con amore e gioia reciproca. Aveva un ottimo arnese. Ed era inesauribile: aveva un uccello grosso e per giunta duro come il marmo, per essere un quasi sessantenne. Non sapendo se prendevo precauzioni, al momento opportuno lo tirò ancora una volta fuori e mi sborrò sul ventre e sulle tette una notevole quantità di seme.
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Scoprii che anche questo suo gesto mi piaceva! Poi col glande prese a titillarmi i capezzoli. Con notevole e reciproca soddisfazione. Giocammo, scherzammo come dei ragazzini, ridemmo e parlammo. Gli dissi comunque che avevo la spirale e che quindi poteva venirmi dentro liscio. Anzi, lo avrei gradito molto perché sarebbe stato un suo segno di gran desiderio di intimità con me. Gli confessai che ero stata molto colpita dal fatto che tra le tante belle ragazze sulla spiaggia lui comunque fosse stato interessato soltanto alle mie tette e al mio culo! M’ero accorta infatti che guardava solo me! Mi baciò appassionatamente e riprendemmo a scopare.
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Ci baciavamo come due innamorati. Al momento opportuno mi accorsi che stava nuovamente venendo e gli dissi: “sai, ho cambiato idea. Quando vieni, ricoprimi nuovamente di sborra il ventre e il seno. Mi piace, quando mi oltraggi così. Trattami come la tua troia da quattro soldi, mancami di rispetto. Poi stasera dopocena ordinami nuovamente di succhiarti il cazzo e ingoiare. Vedrai che sarà tutt’un altro godere. La mia lingua è capace di veri miracoli, se mi ci metto. Ti farò felice. Per tutto il weekend e la settimana restante, voglio passare la notte sempre nel tuo letto: a succhiarti il cazzo, masturbarti, leccarti le palle e l’ano e a farmi sfondare come e quanto tu vorrai.”
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Così, piena di vergogna interiore, passai comunque forse la settimana più peccaminosa ma più bella della mia vita. Carlo fu di parola: dopo tre mesi ebbi un livello categoriale e l’anno dopo un aumento per “maggiori prestazioni”. Con grande scorno delle colleghe, che mi guardano tuttora con occhi taglienti. Soprattutto di quelle che si erano dichiaratamente offerte a lui senza che però Carlo neppure le prendesse in considerazione. So che tra loro mi chiamano “la troia del Capo” ma non mi interessa minimamente. Scopiamo regolarmente e io lo ingoio sempre di gusto: spesso a pranzo ci chiudiamo in ufficio e lo spompino rapidamente. Eravamo e siamo comunque molto discreti. Non lasciamo mai tracce evidenti.
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Mio marito da circa due anni ha iniziato un lavoro in proprio come rappresentante di infissi ed è spesso fuori casa per alcuni giorni. Non mi manca, però. Quando ha voglia, lo faccio scopare ovviamente, mi faccio inculare e mi fingo innamoratissima. Sono un’attrice nata. Tutte noi donne lo siamo! Lo accarezzo, me lo bacio, lo confondo col profumo e il gusto della mia fica sulla sua bocca. Me la faccio leccare a lungo, da lui. Ma la felicità per me ormai è solo il cazzo del mio capo Carlo: quando mi riempie o mi copre di sborra, io godo veramente come una troia professionista. Tra due amanti consenzienti, nulla è peccato e tutto è assolutamente benedetto in cielo dalla passione.
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RDA
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libero-de-mente · 7 months ago
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𝗜𝗟 𝗦𝗔𝗕𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗠𝗔𝗧𝗨𝗥𝗔𝗡𝗗𝗢
𝗣𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼
- Papà domani mattina mi accompagneresti in auto a scuola?
- Certo Gabriele, se vuoi. Perché questo cambio di programma?
- Eh, metti che la TEB - (metropolitana leggera a cielo aperto della nostra città) - sia in ritardo o abbia un guasto. Non voglio rischiare il giorno del mio esame finale.
- Giusta osservazione, cercare sempre la via sicura. Ti accompagnerò io.
𝟮𝟵 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼
La notte è stata insonne per lui, l'ho sentito alzarsi più di una volta.
Quelle notti dove sai che il giorno dopo ti giocherai un altro passo importante nel proseguimento della scuola. La chiusura della settimana degli esami per la maturità.
Un lustro di fatiche, incomprensioni, colpi di genio, inaspettati metodi di studio, che l'esperienza scolastica gli ha fatto trovare. I voti alti, le cadute, i pugni dati sulla scrivania, la voglia di recuperare con rabbia e di esserci riuscito alla grande. I sorrisi, quelli di quando mi annunciava di un voto alto che, forse, neanche lui si aspettava.
Credo che lui non lo sapesse, ma stava guardando gli occhi di un padre che credeva in lui e si aspettava tutto ciò.
Gli amici, le compagnie mai nate per quel maledetto virus che per molto tempo lo ha imprigionato a casa.
Era un 4 marzo, si aspettava la primavera per poter tornare ad assaporare le compagnie nel parco pubblico. Invece arrivò una terribile notizia, come se gli studenti fossero soldati e che dovessero andare in guerra. Chiusi nelle trincee (case) per colpa di un nemico invisibile. Così quell'acronimo DAD divenne di uso quotidiano.
La rinascita. Le amicizie che si consolidano, gli amori adolescenziali. Così puri, scanzonati e forse mai impegnativi.
Questa mattina il viaggio verso la scuola, a un certo punto, è diventata una processione. File di ragazzi vestiti eleganti, per un appuntamento che svolterà la loro vita. Tailleur, completi e tante camicie bianche.
A un semaforo, mentre si attendeva il verde, noto questa ragazza. Tratti sudamericani che richiamano le nobili dinastie delle civiltà precolombiane. Vestita di tutto punto, con un mazzo di fiori tenuto sotto braccio mentre con le mani teneva aperto un grande quaderno con gli appunti. Mentre camminava a testa alta stava ripetendo a voce alta la sua: "dichiarazione volontaria di prendere a tutti i costi quel diploma, con un voto alto".
Probabilmente non potendola accompagnare a scuola, qualcuno, le ha donato quel mazzo di fiori come un rituale di buona sorte.
Era bellissima, volevo dirle dal finestrino quando mi stava passando vicino: "andrà tutto bene, sarai magnifica".
Ma non sapevo come avrebbe reagito, se per sorridere allentando la tensione o arrabbiandosi perché le avrei fatto perdere la concentrazione. Così glielo detto col cuore.
Arrivati a scuola il saluto, l'abbraccio. Le parole che non gli ho detto per non caricarlo di ansia, ma che ho tutte qui nel mio cuore.
La promessa. Quella di mandarmi un messaggio su WhastApp appena avrà finito il suo esame.
Sto scrivendo questo post proprio mentre lui sta raccontando, spiegando, gesticolando e impegnandosi per chiudere un percorso scolastico che lo vedrà, da subito, in pista per l'Università.
A volte mi fermo a pensare quanto possa essere stato un pessimo padre. Poi penso al fatto che i miei figli sono tutto quello che avrei voluto essere io. Loro ci sono riusciti. Forse noi genitori, alla fine, non siamo stati poi così male.
p.s. stavo per postare questo mio pensiero. Quando su WhastApp appare questo messaggio: "finitoo🥹🥹🥹"
Ho fatto click di invio di questo post con gli occhi lucidi, non riuscendo più a leggere per le lacrime. Adesso scusatemi ma devo levarmi dagli occhi tutte quelle soddisfazioni che non ho mai avuto, ma che sono riuscito a far avere a chi conta più della mia stessa vita.
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nusta · 8 months ago
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Questo weekend ho fatto una delle cose che mi ero ripromessa di fare più spesso, anzi due: passare del tempo con le mie amiche di persona e dedicare di nuovo attenzione all'antropologia, che dopo la tesi ho messo un po' troppo in disparte.
Con la mia vecchia compagna di studi siamo andate a seguire degli incontri a Pistoia, organizzati proprio sul tema dell'antropologia dell'alimentazione, sulla cultura e sulle retoriche del cibo, sulle pratiche e i miti più o meno recenti che gravitano intorno alla cucina e alla produzione di ciò che mettiamo a tavola. Bellissimo *_*
Purtroppo siamo riuscite a stare solo una giornata su tre, e abbiamo perso uno degli interventi che avremmo voluto seguire di più, ma non si può avere tutto (e proprio la "temperanza" era uno dei concetti cardine di uno degli interventi che abbiamo ascoltato, quindi abbiamo cercato di contenere la delusione u_u)
Questi sono i miei appunti sparpagliati rimuginati tra ieri e oggi, in attesa di rimettere ordine nei miei pensieri:
* Sullo Sprecometro di Andrea Segrè gli astronauti della stazione spaziale sarebbero sempre ai primi posti di tutte le classifiche, ma quanto è difficile essere parsimoniosi senza un team alle spalle
* Chissà se Stefania De Pascale ha visto "For all Mankind" e quanta fantascienza c'è stata nell'infanzia di chi lavora in questo campo - chissà che ne penserebbero Fabio Dei (ricordando sua lezione dal Festival di antropologia di Bologna) e Dario Bressanini
* Se la tavola serve al dialogo e dialogare a tavola e sulla tavola serve a tutti noi, seguire il filo dei discorsi di Marino Niola e Enzo Bianchi è un viaggio nel linguaggio più suggestivo tra metafore e allegorie, una serie di immagini potentissime
* La concretezza dei numeri sulla produzione di carne di Stefano Liberti è agghiacciante anche dopo aver scritto una tesi su questi argomenti ed è tra i migliori esempi della complessità dei mondi culturali di cui parlava Adriana Destro nel mio primo libro di antropologia
* Chissà se la dimensione relazionale delle scelte alimentari collettive di cui ha parlato Adriano Favole ci porterà verso un equilibrio sostenibile prima o poi - sarebbe meglio prima che poi... - tra i paradossi dell'abbondanza e i limiti della memoria storica e la costruzione di nuove abitudini a tavola (quando ha parlato della neo-tipicità della carne in scatola in polinesia e al paragone con l'importazione della pizza in Italia non ho potuto fare a meno di pensare ad Alberto Grandi)
* Alla ricerca delle foto di Marco Aime, abbiamo visitato alcuni locali tra i vicoli e le piazzette di Pistoia, incrociando insegne di "corsi di recupero per vegani" e mostre fotografiche dedicate alla "fame chimica": sulla sola retorica sul cibo ci sarebbero ore di dialoghi da fare
* Grande emozione incontrare al volo Massimo Montanari e ringraziarlo per aver dato il via alla passione per questi argomenti 20 anni fa, ancora più bello farlo insieme alla mia amica considerato che la nostra amicizia è nata proprio tra i banchi di quel corso
* Quanti libri vorrei leggereeeee
* Per fortuna ci sono i video su youtube per recuperare gli incontri persi
Comunque non potevo non prendere appunti, ovviamente u_u
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Questa invece sono io che aspetto il treno per rientrare con 50 minuti di ritardo, ma niente può guastare questo weekend cominciato con gli gnocchi fatti in casa dalla mia amica u_u
E comunque ne ho approfittato per cominciare un libro che sembra proprio bellissimo *_*
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diceriadelluntore · 11 months ago
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Un bicchiere di vino con un panino....
In una mia riposta ad un post molto bello di @cinismoerancore avevo scritto che se mi fosse piaciuto il finale del libro che stavo leggendo ne avrei scritto, perché si legava ad un tema che il post tendeva a sottolineare (anche @biggestluca mi ha chiesto che libro fosse).
Voglio subito dire due cose: Felicità© di Will Ferguson, scritto per la prima volta nel 2001, uscito per Feltrinelli qualche anno dopo e riproposto, con nuova traduzione di Andrea Bezzi, che curò anche la prima stampa, da Accento, è un libro da leggere. Per due terzi meraviglioso, sul finale si poteva fare di più. Vi dico subito l'altra cosa che non mi è piaciuta, la copertina:
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Quella di Accento non ha nessun riferimento al libro, mentre invece la prima di Feltrinelli si
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(per chi è curioso lo spiego in privato).
Restano da dirvi due cose: il libro è la storia di Edwin De Valu, junior editor alla Panderic Inc., casa editrice di New York il cui più grande successo sono i Manuali di Mr Etica, bizzarro personaggio che voleva insegnare fondamenti filosofici per vivere meglio, ma va in carcere per aver ucciso e sotterrato in giardino gli ispettori del Fisco che erano andati a fargli visita. Edwin è specializzato in manuali di autoaiuto, alla Panderic quando arrivano manoscritti del genere vengono messi ad attendere in uno spazio, la montagna di fuffa, sopra la quale campeggia la lavagna con la collezione delle più improbabili espressioni trovate alla prima, unica e superficiale lettura. I libri si accumulano, ma un giorno arriva a Edwin un manoscritto di oltre mille pagine, con appunti a penna e stantii adesivi di margherite. Ha un titolo, Quello che ho imparato sulla montagna, e un autore, Tupak Soiree, che ad Edwin puzzano di broglio da chilometri. Il libro fa la fine di tutti gli altri. Solo che stavolta il suo capo, il Signor Mead, nell'attesa di pubblicare il manuale definitivo sul perdere peso mangiando porco fritto, vuole un titolo che rimpiazzi quelli di Mr Etica. Edwin spavaldamente dice di averne uno straordinario, solo che ritornando nel suo cubicolo ufficio non trova più il libro con le margheritine. Inizia qui il primo viaggio: alla ricerca fisica del manoscritto. Che nel modo più assurdo possibile verrà pubblicato. E nel modo più assurdo funzionerà, regalando ai suoi milioni di lettori la felicità. Ma qui viene il bello (che ovviamente non vi svelo): che conseguenze ha sul mondo il fatto che la gente, di punto in bianco, si senta felice?
In uno stile ironico, lineare e a certi tratti sottilmente drammatico (poichè dietro certi passaggi da ridere ci sono riflessioni profondissime), Ferguson lega il mondo della comunicazione con quello della costruzione sociale di ciò che siamo: lo scrisse nel 2000, quindi lontano da quello che siamo adesso dove l'aspetto è totalmente più pervasivo, ma ci sono già dei pilastri del sistema ben chiari. Non è solo ironia sul ruolo dell'autoaiuto, che oggi si è spostato dai manuali al webinar o alle pagine dei social network, non è solo la capacità di dare l'impressione che siamo in grado di prevedere gli eventi (frase cult: "il marketing? come capacità predittive delle tendenze siamo una tacca sotto al controllo delle viscere degli animali), ma anche l'accento, tra il serio e il faceto, su tutte le attività che sappiamo chiaramente distruttive (spesso per noi, spesso anche per gli altri) ma che sono fondamentali per la vita economica, sociale e persino culturale del mondo, tanto che il povero Edwin si troverà a fronteggiare una parte di questa porzione di mondo rimasta tagliata fuori dall'esplosione della felicità, venendo a mancare questo assunto:"tutta la nostra esistenza si fonda sul dubbio e l'insoddisfazione. Pensa che cosa succederebbe se tutti fossero veramente, autenticamente, felici" (pag. 230).
Si può fare critica sociale ridendoci su? La domanda sembra quasi inopportuna: però ci sono state delle pagine, quando all'inizio il cambiamento si diffonde come un virus alternativo, che mi hanno fatto pensare davvero tanto. Perchè è lampante come certi meccanismi ormai non siano nemmeno più sottotraccia, tipo passare dall'idolatria al dileggio in pochi giorni o scoprire alla prova dei fatti che le ricchezze basate sul nulla producono soldi veri per pochissimi e fregature per tantissimi, oppure indirizzare l'attenzione a specifiche categorie sociali, incapaci o a cui non è più permesso un coinvolgimento intellettuale a ciò che sta intorno loro, e che sia evidente che questi meccanismi siano ormai irrefrenabili, se non cambiando radicalmente il sistema, tanto che segnalarne le storture è presa come una questione di invidia.
Edwin De Valu , lo dice in un passo delizioso quando il Signor Mead gli chiede di lavorare su &lt;<un manuale di autoaiuto per donne sovrappeso che spieghi come fare a mangiare maiale e perdere peso. sarà una nuova teoria. Possiamo chiamarla "il paradosso del porco">> (pag. 150), si è laureato in letteratura comparata con tesi su Proust, da una prospettiva postmoderna. Lui è l'autore di una delle più grandi immagini della felicità, che come rassicurazione suppongo sia ancora presente nell'animo di molti di noi:
Mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza. Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale. Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura. Da dove veniva? Cosa significava? Dove afferrarla? Bevo una seconda sorsata nella quale non trovo di più che nella prima, una terza che mi dà un po’ meno della seconda.
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instabileatrofia · 1 year ago
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Appunti di viaggio
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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gregor-samsung · 10 months ago
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[La commedia all'italiana]
“ La commedia all'italiana, nella confusione dei generi, ha il grande merito di non aver allontanato del tutto il pubblico. Qui non si parla di capolavori, sappiamo bene che i capolavori sono mosche molto rare, e sappiamo anche chi li fa. Ma uno strano comportamento degli altri "capolavori" italiani è che si tratta quasi sempre di tragedie che col tempo si avviano a diventare comiche. Le eccezioni sono rare, e sappiamo tutti quali sono gli autori che resistono all'usura del tempo: Rossellini, Fellini, Antonioni, Rosi, un altro paio li lascio scegliere a voi. Gli altri preferirei tacerli, pensano già troppo loro stessi a farsi pubblicità, a spargere il terrorismo ideologico e artistico, e alla fine viene voglia di difendere "la commedia all'italiana", soprattutto se si pensa a quei "capolavori" che hanno i minuti contati e rendono pensoso il ceto medio, sempre sull'onda della moda. La commedia italiana ha rivelato una certa Italia che esiste, e che gli italiani avevano sotto gli occhi e non vedevano.
L'Italia dei soliti ignoti (bisognerà rifarsi a questo lontano film di Monicelli), quella dei "mostri", della legislazione arretrata, del boom e delle congiunture, l'Italia della televisione, della provincia ormai tentacolare, dei moralisti e degli imbroglioni. L'Italia, insomma, che esce dalla commedia dialettale e sentimentale per guardarsi com'è fatta. Si è scoperto un tipo di italiano eterno, che viene da Machiavelli, e che affronta la vita con tranquilla amoralità, comicamente e talvolta con una certa disperazione. I nostri comici bene o male rappresentano l'Italia. Sordi e Tognazzi, Gassman e Manfredi sono l'Italia. Ne siamo circondati. Oltre che parlare di registi (Risi, Scola, Salce e altri) qui bisogna parlare anche degli scrittori, e cito i quattro più rispettabili, Rodolfo Sonego, Age e Scarpelli, Ruggero Maccari. Bene, si ha l'impressione, leggendo le critiche dei giornali, che costoro debbono passare il tempo a difendersi dall'accusa di facilismo. Io ammiro in loro invece la grande fecondità inventiva, lo spirito di osservazione sempre aggiornato, l'agilità costruttiva delle loro storie, e l'umorismo oltre che la comicità. È un cinema che è una variazione attuale della commedia cinquecentesca, fatto con lo stesso spirito di spregiudicatezza dei tempi d'oro. Faccio qualche esempio: chi ha visto "Riusciranno i nostri eroi etc.", si è reso conto che finalmente l'italiano esiste, appunto perché trasportato fuori del suo habitat. Chi ha visto l'episodio delle due checche nel film "Vedo nudo" non ha potuto non ammirare la semplice grazia dello svolgimento e della recitazione. E chi ha visto Sordi nell'ultimo episodio della "Contestazione generale", sa che siamo davanti ad un piccolo capolavoro, piccolo ma resistente. Infine mi sembra che la commedia all'italiana, anche nei casi più clamorosi (Il medico della mutua) pur con tutte le sue facili risate indica problemi che sollevati dalla saggistica, dal giornalismo, dalla narrativa, chissà perché annoiano. “
Ennio Flaiano, Frasario Essenziale - per passare inosservati in società, introduzione di Giorgio Manganelli, Bompiani (collana Nuovo Portico, n° 41), 1986¹; pp. 78-79.
 Nota: Il volume è una raccolta postuma di scritti inediti e varî (taccuini, appunti, fogli sparsi di diario o di viaggio).
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songsfordustmites · 9 months ago
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i was tagged by @wormdream to shuffle my music and share the first ten songs that appear. i am doing this from my computer which has some stuff that i don't listen to anymore on it and also has a bunch of live bootlegs and b-side/compilation/unofficial stuff that i'll probably skip for this. thank you, anyways! <3
everything that could have been - kittie. from the album funeral for yesterday. i think there's too much repetition in this song at the end. could have been either condensed down or added some more words to it. i am excited for the new kittie album though!
put your hand inside the puppet head - they might be giants. from their album they might be giants. i love the music video for this song.
a man alone - aaron freeman. i did say i was going to skip the unofficial stuff, but this stopped me in my tracks. i only went through aaron's music once and should totally revisit it again. i have two versions of this on my computer, one is thirty seconds longer than the other. i got the shorter one. very sweet, very somber.
gioco d'azzardo - paolo conte. from his album appunti di viaggio. the instrumentals are great in this. conte is just really good at writing music. i still haven't heard all of his albums though.
paloma - tall juan. my beloved tall juan!!! i got into him in high school whilst looking for free stuff on bandcamp. he is also friends with mac demarco who i used to listen to all the time. i think it's funny how the lesser known artist that i found out about through a bigger artist stuck with me and the larger artist didn't. i was so happy to have seen him in february. he was so nice and very funny.
town to town - hello the band. one of flansburgh's side projects. it's a good song. i think it's interesting to see what they make without the other john.
mad (feat. lil wayne) - solange. from a seat at the table. i haven't listened to this album in a long time. i listened to this a lot in high school. her voice is sooooo beautiful! this is still the only album i have heard by her. i should take the time to listen to her other albums some day. ALSO she had the best song in yo gabba gabba.
the last song - sleater-kinney. from their self titled album. i am still on the fence about them. this is the only album i heard from them, i found it at a thrift store. maybe i'll enjoy their other albums more or maybe i just need to listen to this one more. sometimes whenever i finally listen to an album by a band that is influential within a specific scene, i get the opinion of this is something i would have liked more when i was an angsty teenager and was being introduced to punk with the more well known stuff. like i am at a place where i don't need the introductory stuff, i already have bands that are deeper into that genre that i can jam out to. does that make any sense? they're not bad like listening to ramones or some shit. like why would you waste your time with ramones or sex pistols or some other shitty popular punk band? sleater-kinney i can appreciate and would have loved as a kid when i needed more female fronted bands that were really cool and were more of my style. kittie is another example of this. i do love kittie a lot, but i wish i knew about them before as a kid. we should revisit this topic later.
tender situation - ween. from the album pure guava. ween is another band where i wish i got into when i was a kid. same with tmbg. i think i would have had the opinion that their early stuff was better unfortunately, however, they would have been perfect for fourteen year old me. i could have been burning their stuff onto cds for friends and making them listen to it like i did with daniel johnston. i love ween. i got into them after listening to most of the flaming lips' albums and was so disappointed by their stuff and ween ended up being exactly how i was hoping the flaming lips would sound.
(system)control - bleed the pigs. from the mortis fatum ep. FANTASTIC BAND! exactly what i needed after listening to so much boring indie rock. i neeeeeed to listen to more bands like them. the mixing is exactly what i like with the vocals not being too high up which i find is a problem in a lot of metal and punk and just rock in general. everything about them is just perfect!
well...i won't tag anyone for this. the commentary wasn't even part of the tag game, i just like to talk about music.
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unquadernino · 10 months ago
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Ho dimenticato la mia agenda a Roma e dato che avevo bisogno di segnare alcune cose da ricordare per domani ho usato un vecchio taccuino iniziato nel 2021 e che ho portato per qualche motivo, forse perché quando sono arrivata l'agenda ancora non ce l'avevo o forse sì ma era troppo piccola. E ho capito mentre sfogliavo questo vecchio taccuino perché non mi piacciono le agende: perché non mi piace questa storia di legare i pensieri e le cose ai giorni, un po' sì ma un po' no, mi piace vederli in modo orizzontale, come un'evoluzione non necessariamente e non strettamente cronologica. Questo taccuino è nato nel 2021, prendevo appunti di un corso di filosofia del linguaggio su Benveniste e i verbi essere/avere, sicuramente il corso più bello che io abbia mai seguito nella mia vita, e poi ha ospitato gli appunti del corso su cui poi avrei fatto la tesi di magistrale, qualche appunto di cose da portare in viaggio, note di quando volevo rendere il mio piccolo balcone il mio luogo preferito della casa, propositi per il 2022, i miei desideri sono diversi ma tanti sono rimasti gli stessi
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a-dreamer95 · 11 months ago
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Sabato mattina ore 8:30, si parte. È solo una notte fuori sì, ma io neanche riesco a fare la valigia. Scrivo, prendo appunti, dormo poco, esco di casa e ti aspetto. Tu guidi, io guardo la cartina, come in un film degli anni 60. Mi dici che questa cosa è davvero troppo carina, la penso come te. Tutto lo stress, l’ansia per il lavoro, la casa, gli esami, la stanchezza. In un attimo, tutto scomparso. Un lungo viaggio per noi, che ancora non avevamo mai viaggiato fisicamente insieme, ed io parlo, parlo tanto, come sempre, e tu mi prendi in giro, sorridendo.
Guardo fuori dal finestrino, ascolto la musica e poi ti tengo la mano. Un viaggio leggero, il mio primo viaggio leggero dopo anni in cui uscire di casa era quasi un premio, era accontentare un capriccio, era fatica, era un qualcosa da scontare i giorni seguenti. Mi giro spesso verso di te, sei felice, io pure. Ancora non mi sembra vero. Arriviamo ed è tutto un camminare, esplorare, sentire, scherzare, ridere. Cerchiamo un posto un po' sperduto per mangiare un panino e poi ci immergiamo in un luogo da fiaba che neanche immaginavo potesse esistere. E qualcosa ci entra dentro, lo sentiamo entrambi. E lo so, custodiremo quel giorno e tutti i suoi segnali nel cuore, per sempre.
A tutto questo, a quello che verrà, a tutte le altre avventure e alle meravigliose gioie quotidiane, allo stringersi forte, e a quello che in poco tempo siamo diventati io e te.
Siamo una squadra, non dimenticarlo mai! ❤️
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stregh · 1 year ago
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Margaretha Geertruida Zelle,
nome d’arte
Mata Hari (1876-1917).
In malese Mata Hari significa "giorno" o "occhio del sole". Foto: Robert Hunt.
Nelle prime ore del 15 ottobre 1917, Mata Hari, una delle spie più famose del 20° secolo, fu svegliata nella sua cella di prigione. Era giunta la sua ora. Su sua richiesta fu battezzata e, data una penna, inchiostro, carta e buste, Mata Hari fu autorizzata a scrivere due lettere, che la direzione del carcere non spedì mai. Scarabocchiò frettolosamente gli appunti prima di indossare le calze nere, i tacchi alti e un mantello di velluto bordato di pelliccia.
Dalla prigione di Saint-Lazare fu trasferita al castello di Vincenne, alla periferia di Parigi. Erano appena passate le 5:30 quando affrontò il plotone di esecuzione composto da 12 fucilieri. Le venne offerto una benda per gli occhi, ma lei rifiutò: la leggenda narra che mentre gli ufficiali prendevano la mira, Mata Hari mandò loro un bacio. Dei dodici colpi, solo quattro la colpirono. Nessuno reclamò il corpo, il quale fu trasportato all'Istituto di medicina legale di Parigi, sezionato e in seguito sepolto in una fossa comune.
Nata nel 1876 nei Paesi Bassi, Margaretha era stava svezzata nell'agio, ma si trovò presto a dover fare i conti con l'indigenza dopo il tracollo finanziario della sua famiglia. Nel1890 il padre l’abbandonò e la madre morì l’anno dopo. Lasciata la casa natale il padrino la mandò in un collegio per future maestre, ma le eccessive attenzioni del direttore la costrinsero ad abbandonare la scuola .
A 19 anni Margaretha , quattro mesi dopo aver risposto a un annuncio di cuori solitari, si ritrovò sposata con Rudolph "John" MacLeod, un ufficiale alcolizzato dell’esercito delle indie orientali che aveva quasi il doppio della sua età. Il matrimonio non fu dei più felici. Il marito aveva pochi soldi e molti debiti e un buon numero di relazioni extraconiugali.
Nel 1897, in viaggio verso Sumatra con il figlio Norman-John e il marito, Margaretha scoprì che quest’ultimo le aveva trasmesso la sifilide.
Nel 1898, la coppia ebbe una bambina, Louise Jeanne, ma la loro relazione non migliorò.
La famiglia venne sconvolta dalla tragedia della perdita del piccolo Norman, che morì l’anno dopo, probabilmente avvelenato (forse a causa di medicinali o per vendetta). Nonostante gli sforzi per riprendersi dal grave lutto, la vita continuò a essere insopportabile per la giovane madre, che arrivò a sfiorare la follia.
Nel 1902, Margaretha e il marito si separarono definitivamente; lui ottenne la custodia della bambina, mentre lei si trasferì a Parigi per tentare la fortuna.
Consacrata, il 18 agosto 1905, dopo l'esibizione al teatro dell'Olympia, come l’«artista sublime», Mata Hari iniziò una tournée che fu un vero e proprio trionfo, venendo incontro alla fantasia, ingenua e torbida e al fascino proibito dell'erotismo. Alla fine del 1911 raggiunse il vertice del riconoscimento artistico al Teatro alla Scala di Milano.
Mata Hari era considerata la donna più affascinante e desiderabile di Parigi: frequentava uomini altolocati che la riempivano di regali costosi solo per godere della sua compagnia.
Nel 1914 si recò a Berlino per un nuovo spettacolo, ma quello spettacolo non ebbe mai luogo: con l'assassinio del principe ereditario austriaco, finì la Belle Epoque ed ebbe inizio la Prima guerra mondiale.
Mata Hari viaggiava molto e, per questo, catturò l’attenzione del mondo del controspionaggio. Nell’autunno del 1915, la danzatrice ricevette una cospicua somma di denaro dai tedeschi per svolgere attività spionistica a favore della Germania. Mata Hari accettò e così venne arruolata nelle file segrete del Kaiser; agente H21 fu il nome in codice che le venne assegnato.
Tuttavia, giunta in Francia, la danzatrice pensa di poter guadagnare ancor di più arruolandosi anche per i servizi segreti francesi.
Inizia la doppia vita dell’agente Mata Hari costretta a tenere i rapporti con due nazioni avversarie, a muoversi in due paesi lavorando per entrambi.
Su di lei sono puntati gli occhi dei servizi segreti di tre paesi: i Deuxième Bureau di Parigi, i primi a insospettirsi e a pedinarla, gli Abteilung IIIb di Berlino e infine i Secret Intelligence Service di Londra. I tedeschi sono i primi ad avere le prove del suo tradimento e vogliono che anche i francesi la scoprano per poterla così eliminare.
L'ipotesi che i tedeschi avessero deciso di disfarsi di Mata Hari - rivelandola al controspionaggio francese come spia tedesca - poggia sull'utilizzo da loro fatto in quell'occasione di un vecchio codice di trasmissione, già abbandonato perché decifrato dai francesi, nel quale Mata Hari veniva ancora identificata con la sigla H21. In tal modo, i messaggi tedeschi furono facilmente decifrati dalla centrale parigina di ascolto radio della Torre Eiffel.
Il 2 gennaio 1917 Mata Hari rientrò a Parigi e la mattina del 13 febbraio venne arrestata nella sua camera dell'albergo Elysée Palace e rinchiusa nel carcere di Saint-Lazare.
Durante il processo, i tanti ufficiali francesi dei quali fu amante, interrogati, la difesero, dichiarando di non averla mai considerata una spia.
Fu giustiziata nelle prime ore del 15 ottobre 1917. Aveva 41 anni.
Immagine: Mata Hari posa con un vestito di pizzo agli inizi del XX secolo
Fonti:
enciclopediadelledonne di Ludovica Midalizzi
Wikipedia
storicang matahari, di Pat Shipman
i
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Per me Leopardi non costituisce studio, ma pura evasione. Può sembrare un paradosso, cercare - e trovare - la felicità in un noto pessimista (sebbene ri-valutato) e la serenità in un personaggio complesso, imprendibile, frustrante per chi esiga una totale tomografia fenomenica. Per quanto sia auspicabile che la biografia degli artisti non sia più ingombrante della loro opera, la vita di Leopardi, la sua persona, sono entrate nell'immaginario popolare e in quello di altri artisti, che hanno così creato, dal nucleo originario del dato reale, una costellazione di ampliamenti, interpretazioni, corresponsioni.
L'ombra di Leopardi perdonerà il verosimile, pensa Giampaolo Rugarli, autore del libro Il bruno dei crepuscoli, perché è meglio il verosimile che abbia un'anima, e giunga al pubblico, piuttosto che l'arido vero, illuminato da una cruda luce, che non commuova altrettanto o addirittura per nulla. Perché non rendere la stessa vita di Leopardi una poesia (revisionata, balbettata, enunciata con una voce ch'è quasi un fiato, ma tesa e tenuta insieme da un filo di senso superiore)? Sembra quasi cosa dovuta, piuttosto che intento per il quale ci si debba scusare.
Rugarli in questo intento riesce benissimo; con risultati esteticamente altalenanti, ma compensati dall'altalena di emozioni che riesce a generare nel lettore. Qui e lì, la carenza di materiale biografico certo, si rende evidente, non sufficientemente coperta dall'invenzione letteraria, che pure si mantiene sempre coerente; non tradisce la logica né la psicologia; non rompe l'incanto della sospensione dell'incredulità.
Il primo capitolo è costituito dal monologo della cugina di Leopardi, Geltrude Cassi Lazzari, giovane e robusta donna maritata che si sorprende ad essere turbata dal cugino molto più giovane di lei, sgraziato e deforme, che però fa baluginare intelligenza e carisma tali da trasformare la pena e il fastidio iniziali in un delirio che la tiene sveglia.
Il secondo è anch'esso un monologo, scritto come personale orazione funebre, dalla prostituta romana Dafne, che ricorda, probabilmente a un passo dalla morte per colera, il periodo in cui la sua vita s'intrecciò, in modo impalpabile e inesplicabile, ma persistente, alla vita del ragazzo Leopardi, ospite dello zio Antici.
Il terzo è costituito dagli appunti del giovane nobiluomo Papadopoli, allievo di latino e greco del Leopardi. I due diventano amici, e il ragazzo diventa preoccupato spettatore della vicenda in cui Leopardi cercherà l'umiliazione prostrandosi ai piedi della rotondeggiante, umoralmente labile dea Teresa Carniani Malvezzi.
Nel quarto capitolo, Ranieri accenna, in una lettera alla sorella, ai tumulti sentimentali del periodo fiorentino di Leopardi, in cui egli passa dalla venerazione della virago Fanny Targioni Tozzetti all'abbandono a lui, testimoniato dalle famose letterine amorose con cui lo implorava di tornare a Firenze, manifestando la volontà di quel "sodalizio" che poi si protrasse ben oltre il volere dei suoi contraenti.
L'ultimo capitolo, redatto dal medico Mannella, testimone del periodo più aspro della malattia di Leopardi, quello napoletano, è il più drammatico e torbido, in cui le ambiguità, le menzogne, le manipolazioni operate dai fratelli Antonio e Paolina Ranieri, sembrano isolare il fragilissimo Leopardi in un precoce sudario di morte, desiderata e provocata, che infine si compie.
È un viaggio a più voci attorno alla psiche di Leopardi, che riesce a restituire un ritratto profondamente armonico e credibile della sua personalità, dal quale lo scaturire della sua opera sembra naturale, quasi necessario. Questa non è una mera biografia, ma un'opera letteraria parallela, a sé bastante, che paradossalmente potrebbe funzionare anche se Leopardi non fosse mai esistito come persona reale, ma fosse stato, da sempre e per sempre, un personaggio padrone dell'immaginario, e la sua vita una parabola archetipica in cui ciascuno può rispecchiarsi e provare a interpretarsi.
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Dai ricordi dell'anno scorso.
22 settembre, mattina.
Lui entra nel parcheggio con il suo SUV, molto SUV. È sicuro di sé. Giovane, alto, belloccio, abbronzato, capelli dal taglio che porta la firma di un appassionato di Renzo Piano, guarda con l'occhio vigile, il posto che si è appena liberato.
Dietro il SUV, una piccola, datata, utilitaria Fiat con alla guida una suorina, datata anche lei.
La suorina suona il clacson della piccola Fiat, il belloccio, forse per l'altezza, non sente.
La suorina insiste come l'Alleluia della Notte Santa. Il Suvvista guarda dallo specchietto retrovisore e, probabilmente, non vede nulla. La piccola suorina è nella piccola macchina dietro al grande, alto, Suv. Il giovane, alto, belloccio, abbronzato, parcheggia con una disinvoltura che ha un retrogusto di arroganza.
La suorina passa di lato e fa un gesto con la mano aperta da accompagno, probabilmente lo voleva mandare, magari insieme a qualche santo, verso un luogo di calma e meditazione.
Il giovane, dal taglio di capelli perfettamente simmetrico come un'aiuola della Reggia di Caserta, non si accorge del gesto augurale della suorina, apre lo sportello della sua vettura e scende.
Peccato, la suorina sia già andata via con i suoi santi e le sue alleluia. Il giovane, belloccio, abbronzato, una volta sceso, una volta calatosi dal predellino del suo Suv, rivela la sua diversamente altezza, la suorina avrebbe potuto guardarlo negli occhi e raccomandargli un sereno viaggio.
A volte, un SUV è come un tacco 12, slancia, ma poi si deve scendere.
Spesso, l'eleganza, l'intelligenza, l'ironia fanno diventare altissimi, a prescindere dai centimetri.
Appunti di cronaca da attesa in un parcheggio.
#ilcaffèdimarek
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mezzopieno-news · 2 years ago
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PAGATI PER VIAGGIARE IN CAMPER: IL LAVORO DEI SOGNI IN AUSTRALIA
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Viaggiare in uno dei luoghi più belli del mondo ed essere pagati per farlo. Un’offerta di lavoro da sogno è stata lanciata dalla piattaforma di lavoro Deel e prevede uno stipendio di  5.000 dollari neozelandesi al mese (circa 3.000 euro) per avventurarsi con un caravan super accessoriato tra l’Australia e la Nuova Zelanda.
Si tratta di diventare ‘nomadi digitali’, cioè viaggiatori che creano contenuti digitali da pubblicare su una piattaforma di viaggi e sui social network e documentare il viaggio con fotografie, video, appunti e curiosità. Oltre allo stipendio è previsto il rimborso per tutti gli spostamenti, l’attrezzatura informatica e fotografica e il cibo. Per ottenere il lavoro bastano pochi requisiti, oltre alla patente di guida; essere un gestore di account social con un’esperienza di almeno tre anni, avere un passaporto valido e un’ottima conoscenza dell’inglese, oltre a una buona capacità di adattamento e di spirito di avventura. Si cerca una persona capace anche di organizzare riunioni in remoto e di intervistare persone e partner durante il percorso. L’orario di lavoro è flessibile e prevede viaggi di almeno sei mesi. Deel dichiara nel bando anche di essere interessata a qualcuno con un legame speciale con l’Australia e la Nuova Zelanda, anche i superfan de “Il Signore degli Anelli”.
___________________
Fonte: Deel
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animapunkocchidipeterpan · 6 days ago
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tutte le fanfic Ghalich che ho scritto nella prima metà del 2024 fino a fine estate e mai pubblicato (e mai terminato). Rinominate a caso con lettere messe proprio a caso per confonderle tra appunti di studio e vari. alcune le ho ricontrollate gli ultimi mesi, tanto per rispolverarle un po', sebbene non mi piaccia molto rileggermi. non sono male, parlano di Ghali e Rich che fanno dei viaggi insieme in alcuni posti tranquilli dell'Italia/mondo e si soffermano ad osservare le bellezze della natura. in una Rich passeggia da solo per il centro storico di un borgo antico e si concentra sui suoni, colori, odori, sulle sensazioni che prova, sull'ambiente circostante, sulla gente... in un'altra Ghali è in viaggio all'estero per lavoro e racconta a Rich delle sue giornate, dei posti che vede e delle cose che fa, e Rich a sua volta gli racconta le sue giornate a casa sua a Milano. una è ispirata a una fanart suggestiva che ho visto su IG di quando a Ghali e Rich è stata imposta la DASPO e infatti parla proprio di questo, e c'è una scena abbastanza forte tratta appunto dalla fanart. ce n'è una in cui Rich è in pericolo ma alla fine si tratta soltanto un brutto sogno di Ghali (scopiazzata palesemente da ET). una è tratta da un sogno che ho fatto circa una settimana dopo la fine del festival, su Rich durante la settimana di Sanremo, e non l'ho mai conclusa perché mi sono svegliata prima di finire il sogno (e avevo pensato di chiedere a chi leggerà di scrivere la fine). un'altra invece è come ho immaginato la partenza di Rich, la fine della sua permanenza sulla Terra e il ritorno a casa sua sul suo pianeta.
le dovrei (completare e) pubblicare? o fanno davvero pena?
da qualche parte nei meandri della galleria dovrei avere pure delle fanart di ciascuna fanfic, pensa un po'!
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