#anniversario Albania
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Casale Monferrato celebra la Festa dell’Indipendenza e della Liberazione dell’Albania
Un’occasione per valorizzare la comunità albanese e promuovere l’integrazione culturale
Un’occasione per valorizzare la comunità albanese e promuovere l’integrazione culturale Un legame profondo tra Casale Monferrato e la comunità albanese Il 28 e 29 novembre 2024, Casale Monferrato si unisce alle celebrazioni della Festa dell’Indipendenza e della Bandiera e della Festa della Liberazione dell’Albania, ricorrenze fondamentali per la comunità albanese residente nella città…
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Unita di Oggi mercoledì, 23 ottobre 2024
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gregor-samsung · 2 years ago
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"È sempre magnifico sentirsi vicini ad un piccolo popolo che soffre. In questo modo l'ingerenza «umanitaria» permette al forte di inserirsi nella politica dei deboli, con il migliore degli alibi morali possibili. Gli Stati Uniti hanno lanciato delle operazioni militari contro piccoli Stati dell'America Latina con il pretesto che davano appoggio a dei narcotrafficanti. Una di queste, contro Panama nel 1989, di rara brutalità, provocò almeno duemila morti e fu bellamente chiamata «Giusta Causa». Cosa di più bello, in effetti, che combattere per lo straziante problema della droga, se i nostri nemici possono essere rappresentati come chi, in qualche modo, ne è all'origine?¹ Nella guerra della NATO contro la Jugoslavia si trova lo stesso sfasamento tra gli scopi ufficiali e quelli inconfessati del conflitto. Ufficialmente la NATO interviene per preservare il carattere multietnico del Kosovo, per impedire che le minoranze siano maltrattate, per imporre la democrazia e farla finita col dittatore. Si tratta di difendere la causa sacra dei diritti dell'uomo. Alla fine della guerra, non solo ciascuno può constatare che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto, che la società multietnica è ancor più lontana e che le violenze contro le minoranze - Serbi e Rom, questa volta - sono quotidiane, ma anche che gli obiettivi economici e geopolitici della guerra, di cui non si è mai parlato, sono stati - quelli sì - raggiunti. Così, senza che sia stato mai ufficialmente rivendicato, la sfera d'influenza della NATO s'è notevolmente allargata nell'Europa del Sud-Est. L'organizzazione atlantica s'è installata in Albania, Macedonia e Kosovo, regioni che fino ad allora s'erano mostrate recalcitranti a tale spiegamento.
Dal punto di vista economico, inoltre, la Jugoslavia (ove funzionava ancora, per larga parte, un mercato pubblico), «riluttante» all'istituzione di un'economia di mercato pura e semplice², si vide «proporre» a Rambouillet che l'economia del Kosovo funzionasse «secondo i principi del libero mercato e fosse aperta alla libera circolazione dei [...] capitali, compresi quelli di origine internazionale». Innocentemente ci si potrebbe chiedere che rapporto ci può essere tra la difesa delle minoranze oppresse e la libera circolazione dei capitali, ma il primo tipo di discorso nasconde evidentemente fini economici meno confessabili. Così dodici grandi società americane³, tra cui Ford, General Motors e Honeywell, sponsorizzarono il summit del cinquantesimo anniversario della NATO, tenuto a Washington nella primavera del 1999. In modo totalmente disinteressato, pensano alcuni, mentre altri pensano che sia stato un do ut des e che i bombardamenti contro la Jugoslavia per distruggere l'economia socialista abbiano fatto piazza pulita per le multinazionali che, da molto, sognavano di aprire in quei luoghi un grande cantiere e di fare buoni affari. Lo stesso portavoce della NATO, Jamie Shea, peraltro, aveva annunciato che il costo dell'operazione militare contro la Jugoslavia sarebbe stato largamente compensato dai benefici che, a più lungo termine, i mercati avrebbero potuto apportare⁴.”
¹ Se, invece, i trafficanti d'eroina sono politicamente nostri alleati, come fu nel caso di gruppi dell'UCK albanese, si perdona loro facilmente queste mancanze veniali (leggere l'articolo di Erich Inciyan «Le réseaux albanaise de l'héroine, la propagande de Belgrade contre l'UCK et la réalité», Le Monde, 4 e 5 aprile 1999). ² La sua economia era largamente mista ed aperta ai privati da moltissimo tempo. ³ Washington Post, 13 aprile 1999, citato da Michel Collon, Monopoly. L'Otan à la conquéte du monde, EPO, 1999, p. 92 . ⁴ Dichiarazione al tempo dell'emissione «Argent public», France 2, domenica 2 maggio 1999, citato da Serge Halimi, L'Opinion ça se travaille. Les médias, l'OTAN et la guerre du Kosovo, Agone Editeur, Marseille, 2000, p. 68.
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Anne Morelli, Principi elementari della propaganda di guerra - Utilizzabili in caso di guerra fredda, calda o tiepida..., prefazione di Giulietto Chiesa, traduzione di Silvio Calzavarini, Casa editrice Ediesse (collana Saggi), 2005¹; pp. 59-60. [Note dell’Autrice]
[Edizione originale: Principes ��lémentaires de propagande de guerre (utilisables en cas de guerre froide, chaude ou tiède ... ), Éditions Labor, Bruxelles, primavera 2001]
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flyeurope · 2 years ago
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paoloxl · 5 years ago
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Al momento di scrivere, non sappiamo a che livello sarà arrivato, il 25 Aprile, per il 75° anniversario della Liberazione, lo “stato d'emergenza” decretato per il coronavirus. I segnali non sono rassicuranti. Sul fronte sanitario: la crisi ha costretto molti a riconoscere e sussurrare sottovoce – non certo a correggere – gli effetti di anni e anni di tagli alla sanità pubblica e di foraggiamento di quella privata, presentata quale “ottimizzazione” delle risorse di fronte agli “sprechi del settore pubblico”. Sul fronte economico, mentre il padronato si è opposto a ogni misura che intacchi i profitti, come se il virus si arrestasse di fronte ai cancelli delle officine, la caduta industriale è accompagnata da un'accentuazione della disoccupazione, mascherata da “misura necessaria” contro un'epidemia che ci è stata raccontata in ogni maniera possibile, meno che scientifica. Nessuna certezza che il virus non sia uscito da qualche laboratorio militare (ad esempio, quelli della Nato in Georgia o nel Baltico?) e che la sua diffusione non sia stata del tutto accidentale, quantomeno nelle dimensioni.
Ma è soprattutto sul fronte delle contraddizioni di classe, che il virus ha trovato il proprio coronamento, con uno “stato d'emergenza permanente”, che la borghesia agogna da sempre di innalzare a “condizione normale” dello scontro sociale. Mentre si rinnova, ancora una volta, “l'epidemia” di obbligazioni finanziarie che lucrano sulle catastrofi, il virus epidemico tacita le voci sul virus informatico, con cui lo Stato si accinge a “captare” ogni qualsivoglia informazione passi attraverso i nostri apparecchi elettronici. “Prevenire è meglio che curare”: mai slogan è sembrato più appropriato, in tempi di virus; solo che, obiettivo degli apparati repressivi agli ordini della borghesia, è quello di prevenire e reprimere ogni accenno, anche solo verbale, al disagio sociale. Si è assistito a un'autentica prova generale di stato d'emergenza permanente e di controllo militare dell'intero territorio nazionale, con l'imposizione a rimanere in casa e la proibizione di ogni manifestazione pubblica.
Il 25 Aprile potrà rappresentare un banco di prova dell'esperimento poliziesco teso a “pacificare” lo scontro tra le classi.
Il terreno “ideologico” viene preparato da anni. Da decenni si inculca nelle menti una “unità della nazione” estranea a ogni contrasto di classe tra padroni e operai, tra borghesi e proletari, all'insegna di “cittadini”, “consumatori”, “famiglie”, “itagliani”, in cui scompare ogni differenza di classe.
Unione sacra nazionale
L'abbraccio interclassista di fronte al virus sembra essere caduto a proposito, in vista di un 25 Aprile che si vorrebbe “di tutti gli itagliani”, anche dei “ragazzi di Salò”: gli esponenti dei differenti settori della borghesia, travestiti da leghisti o democratici, hanno fatto a gara a invocare “unità della Nazione” e “Governi di salute pubblica”: ovviamente, la buona salute del capitale e l'unità dei profitti contro il lavoro salariato.
Si è rinverdita la predicazione di una unione sacra di quella “Itaglia” da sempre in lotta contro le “ingiustizie” perpetrate a suo danno dalle nazioni più forti e più ricche: il tutto, è stato dato in pasto alle coscienze, in nome del “dovere di unirsi per far fronte al nemico comune, senza distinzioni di ceto”, che si tratti di virus o di elementi “anti-sistema” che minaccino la tranquillità della borghesia di continuare a sfruttare i lavoratori.
L'unità nazionale di fronte al virus è andata a sposarsi con la perenne rievocazione delle “gesta eroiche” di coloro che sul Carso restituirono alla “nazione” le terre irredente, mandando operai e contadini al macello nella guerra imperialista. Da anni si celebrano le “terre itagliane” occupate dai fascisti ai confini orientali e si bestemmia con crescente sfacciataggine istituzionale su “profughi itagliani”, scacciati o infoibati “sol perché itagliani”. Da anni va ampliandosi il coro della parificazione delle “vittime dell'odio”, cadute non si sa bene come e perché, per mano “elementi di destra e di sinistra”, mentre assume aspetti vomitevoli il tentativo di parlare in maniera sempre più aleatoria, quasi mistica, ultraterrena, della guerra di liberazione, come se tutti i 45 milioni di italiani di allora avessero combattuto non si sa contro chi e per cosa... Di contro, le rare volte in cui si parla dei sanguinari “partigiani rossi”, lo si fa in modo da suscitare compassione per i “martiri”, che aspiravano solo al “bene della patria”, caduti per mano dei feroci comunisti, nemici della nazione.
In passato, nella vulgata televisiva, si cercava di ignorare il sacrificio dei militanti clandestini, specialmente comunisti, che, durante il ventennio fascista, rischiando la vita, avevano resistito in Italia per diffondere l'idea della trasformazione sociale e si era invece, da un lato, amplificato il “consenso di massa” al regime fascista e, dall'altro, si era accentuato in maniera quasi esclusiva, il racconto sugli emigrati cattolici e liberali che, dall'estero, tessevano la rete dei contatti con le “democrazie occidentali”, per il futuro ritorno della nazione nel consesso liberale.
Scompaiono i partigiani
Oggi si va ben oltre. Scompare ormai quasi del tutto quel grandioso movimento, non “di popolo”, ma della classe lavoratrice, che sfociò nella lotta armata di decine e decine di migliaia di giovani, operai e contadini, contro l'occupazione nazista e il rinato fascismo repubblichino, mentre assumono forma “angelica” quegli sparuti “oscuri funzionari” i quali, per vent'anni, avevano servito diligentemente il fascismo e poi, all'ultimo, erano diventati “giusti tra le nazioni”, nascondendo gli ebrei perseguitati dalle leggi volute dal nazismo, cui l'Italia fascista si era sì adeguata, ma solo “suo malgrado”, data la bontà innata degli “itagliani”.
Ma il discorso sarebbe molto più esteso e non abbiamo sufficiente spazio, per esprimere il voltastomaco che assale, allorché le più alte istituzioni della “patria”, anche all'ombra di gagliardetti della “X Mas”, tacciono patriotticamente sulle stragi di migliaia, e in qualche caso di decine di migliaia, di abissini, e di libici; sulle fucilazioni in massa e i villaggi dati alle fiamme in quelle “terre riconquistate alla patria” al di là dei confini orientali, mentre evocano il “sacro sangue innocente” di quelle decine di fascisti giustiziati “sol perché itagliani”.
Si dice che ciò avvenga a causa del mito degli “italiani brava gente” che, in giro per il mondo – in Africa, Grecia, Albania, Jugoslavia, Unione Sovietica... - avrebbero fatto solo opere di bene, e anche perché l'Italia “non ha fatto i conti col passato” fascista. In parte è vero: gli stessi anglo-americani salvarono la testa dei criminali Graziani, Roatta, Badoglio, Robotti ecc. Ma tale tesi è vera solo se si dimentica o si tace volutamente la natura del fascismo. Non del solo ventennio mussoliniano, ma del fascismo quale arma cui il capitale è sempre pronto a ricorrere ogni qualvolta non siano più sufficienti i metodi liberali di soggiogamento delle masse lavoratrici. Il capitale tiene sempre pronto il manganello, mentre cerca di far sì che sia sufficiente una ben curata e prolungata campagna “ideologica” affinché lo “stato d'emergenza” permanente sia percepito – e anche invocato – quale provvedimento dovuto e indispensabile, per “il bene di tutti”.
75° della vittoria sul nazismo
Quest'anno, a dispetto dello “stato d'emergenza”, si celebra il 75° anniversario della vittoria sul nazismo e della fine della Seconda guerra mondiale, costati ai popoli del mondo oltre cinquanta milioni di morti, di cui oltre la metà alla popolazione civile dell'Unione Sovietica e ai soldati dell'Esercito Rosso.
Prima dello scoppio della guerra, le “democrazie liberali” avevano cercato in ogni modo di utilizzare il nazismo tedesco per l'obiettivo cui non aveano mai rinunciato sino dal 1917, quello di soffocare il primo Stato socialista al mondo. Scoppiato il conflitto, si erano unite loro malgrado all'URSS nella lotta contro il nazifascismo. Oggi, cercano di appropriarsi di una vittoria cui, sul piano militare, contribuirono in parte secondaria; capovolgono così figure, avvenimenti, date, protagonisti. Già il 27 gennaio se ne è avuta un'anticipazione, con le celebrazioni per il 75° anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell'Esercito Rosso, allorché tra “sviste”, “refusi” e aperti travisamenti, si è fatto di tutto per tacere nome e ruolo dei veri protagonisti di quella liberazione.
Il tema, naturalmente, non è nuovo; ma, man mano che si avvicina il 9 maggio (la capitolazione tedesca divenne effettiva dalle ore 24.00 dell'8 maggio 1945) la campagna “alleata” assume aspetti grotteschi, con medaglie commemorative delle “tre potenze vincitrici” sul nazismo – USA, Gran Bretagna, Francia – e apoteosi di sbarchi trasformati nell'unico “evento storico” dell'intera guerra mondiale.
L'attacco al comunismo
Ma, il vero obiettivo della campagna sulla “memoria storica” è stato messo in chiaro dal Parlamento europeo il 19 settembre 2019. L'obiettivo non è affatto storico. Non per nulla, a farsi promotori del documento di Strasburgo, sono stati designati quei paesi d'Europa orientale che, più di tutti, videro masse intere di Komplizen delle SS e che oggi, tra parate in uniformi naziste e celebrazioni di “eroi” autori di massacri contro civili, soldati sovietici, comunisti, tsigani, intendono dare lezioni al mondo su come “la legge vieta le ideologie comuniste e naziste”. All'insegna della “informazione” e della “Storia” servite al “largo pubblico”, si propagandano miti che, ripetuti migliaia di volte, alla maniera goebbelsiana, rimangono infissi nelle menti senza che i ricettori se ne rendano conto. La “unità della nazione” è uno di quei miti.
Si martellano quotidianamente le coscienze, cominciando col riscrivere la storia dei comunisti, in tutte le sue pagine, non solo in Unione Sovietica e non solo nel passato più lontano. Si spiana così la strada ai colpi decisivi contro i comunisti di oggi: l'obiettivo è quello di decretare per legge il bando del comunismo e dei comunisti, e fare in modo che la coscienza “di massa” accolga tale proscrizione come un “atto naturale” cui, per la “sicurezza”, cara alla destra come alla “sinistra”, si sarebbe dovuto ricorrere da tempo, al pari dello “stato d'emergenza” permanente.
L'attacco alla storia dell'URSS e dei comunisti, da parte del nemico di classe, non è un attacco “storico”: non è che un aspetto dell'attacco di classe cui i comunisti sono da sempre sottoposti. Lo scontro non è “storico” o “intellettuale”: è uno scontro di classe, in cui si usano anche armi “storiche” e “intellettuali”. Non è uno scontro “storico”, perché non è storico l'obiettivo di chi oggi vorrebbe presentare gli avvenimenti di settanta e ottanta anni fa, gli eventi legati alla lotta antifascista, guidata in prima linea dai comunisti, e alla Grande guerra patriottica dell'URSS contro gli invasori nazisti e i loro alleati di quasi tutta l'Europa, in una maniera tale da parificare “per legge” nazismo e comunismo, dando naturalmente la priorità ai “crimini dei regimi totalitari comunisti”, come si dice a Strasburgo.
È in corso da anni un attacco diretto ai comunisti in ogni parte del mondo; in Italia, l'attacco è diretto in primo luogo contro il movimento partigiano guidato dai comunisti. Tutto questo non è che il viatico per dare forma “legale” alla crociata moderna contro comunismo e comunisti, per “pacificare” per legge la resistenza di classe alla sopraffazione da parte del capitale.
La risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 è stata solo una tappa nella “istituzionalizzazione” della pari responsabilità di Germania nazista e URSS nello scatenamento della guerra e di un fantomatico “retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo”.
Non si deve forse aver terrore dei sanguinari “comunisti slavi”, macchiatisi del sangue delle “vittime innocenti”, giustiziate “sol perché itagliane”? Non fa forse orrore la bandiera rossa, nemica di quel tricolore sotto cui sono riuniti tutti i “patrioti” in “lotta contro l'invasore”, un invasore solo casualmente vestito con le uniformi grigioverde della Wehrmacht, ma non certo assetato di sangue come i “barbari slavi” con in testa la bustina con la stella rossa?
Questo dovrebbe essere il 25 Aprile di coloro che, forse ancora titubanti a mettere al bando l'antifascismo, intendono cominciare col proibire “per legge” il comunismo e i comunisti.
Ma, la liberazione dell'Italia dal fascismo e dal nazismo era coperta di quel colore rosso che era il sangue dei partigiani e che sarà sempre la bandiera dei comunisti. Se ne facciano una ragione.
nuova unità
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ultimenotiziepuglia · 4 years ago
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tmnotizie · 6 years ago
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FANO – Dal 24 al 30 giugno scrittori, giornalisti, artisti, attori e poeti a Fano (Pesaro e Urbino) per Passaggi Festival. L’edizione 2019, la settima del festival ideato e diretto da Giovanni Belfiori, si arricchisce di contenuti e rassegne, incentrate sul tema “C’era una volta in Europa”, grazie anche al lavoro del comitato scientifico, presieduto da Nando dalla Chiesa e composto da Marino Sinibaldi, Alessandra Longo, Lorenzo Salvia, Giorgio Santelli, Claudio Novelli.
Dal pomeriggio fino a mezzanotte, la città adriatica tornerà ad essere la capitale dei ‘Libri vista mare’. Dalla piazza XX Settembre al mare, dal Pincio alla chiesa di San Francesco, dalla Mediateca al Teatro della Fortuna, un’invasione di libri e non solo, ma anche teatro, mostre d’arte e di fotografia, incontri con la scienza, workshop, laboratori per i più piccoli, cortometraggi, visite guidate e un festival nel festival, “Fuori Passaggi”, dedicato al pubblico più giovane. Tutto a ingresso gratuito.
I premi del Festival: Iacona e Recalcati
Due gli ospiti di eccezione che saranno premiati quest’anno: l’ideatore e conduttore di Presa Diretta, Riccardo Iacona e lo psicanalista Massimo Recalcati.
Iacona giovedì 27 giugno ritirerà, dalle mani di Ivana Monti Barbato, il Premio Andrea Barbato 2019, patrocinato dall’Ordine giornalisti, mentre domenica 30 giugno Recalcati ritirerà il Premio Passaggi 2019, riconoscimento che viene conferito a una personalità che si è distinta per l’attività di saggistica e per la figura morale.
La rassegna di piazza
Dieci le rassegne librarie, tra cui la rassegna “Grandi Autori”, in piazza XX Settembre dove sarà allestito il palco centrale. Lì saliranno la conduttrice televisiva Rita dalla Chiesa con un libro nel quale racconta la sua vita a partire dal drammatico 3 settembre 1982 quando Cosa Nostra uccise il padre a Palermo, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa; l’attrice Lella Costa che ha scritto un saggio sulla patrona d’Europa Edith Stein; il giornalista francese Bernard Guetta autore di I Sovranisti (Add) insieme al direttore di Reset Giancarlo Bosetti, e poi ancora lo psichiatra Paolo Crepet, il sociologo Nando dalla Chiesa, il giornalista Antonio Padellaro, l’ex premier Paolo Gentiloni, il giornalista e conduttore tv Massimo Giletti, l’ex ministro Giulio Tremonti, il sondaggista Nando Pagnoncelli, l’economista Giulio Sapelli, il direttore delle relazioni internazionali di Eni Lapo Pistelli, la ricercatrice universitaria Federica Cabras, il presidente di Coop Alleanza 3.0 Adriano Turrini, che converseranno con giornalisti delle maggiori testate come Marino Sinibaldi (direttore Rai Radio 3), Antonio Di Bella (direttore di Rainews24), Paolo Del Debbio (Rete 4), Alessandra Longo e Maria Novella De Luca (la Repubblica), Giorgio Santelli (Rainews24), Andrea Purgatori (La 7), Lorenzo Salvia e Jessica Chia (Corriere della Sera).
Destinazione luna, con Rai Teche, ricordando Andrea Barbato
A proposito di Andrea Barbato, e per ricordare il cinquantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna, il festival Passaggi presenterà, in collaborazione Rai Teche, una serie di video dal titolo “Destinazione Luna”. I video, che saranno trasmessi nel maxischermo della piazza centrale, hanno come protagonista Barbato ed altri giornalisti Rai, come Piero Angela, Ruggero Orlando, Gustavo Selva, Tito Stagno… Insomma un interessante e nostalgico tuffo nel passato, come solo Rai Teche sa regalarci.
Le altre rassegne
Ancora tanta saggistica nelle diverse sedi del Festival. Alla chiesa di San Francesco libri al femminile: Flavia Fratello de La 7 e Meri Pop di Repubblica Live incontreranno un’icona della sinistra italiana come Luciana Castellina con il suo “Amori comunisti” (Nottetempo), la food editor del Corriere della Sera Angela Frenda che presenterà “La cena perfetta” (Solferino), la giornalista e sceneggiatrice di tante fiction di successo Maria Venturi con il suo ultimo libro “Cuore Matto” (Solferino), la conduttrice tv Daniela Collu con “Volevo solo camminare” (Vallardi) sul cammino di Santiago.
Sempre alla San Francesco troviamo i libri per stare bene di “Passaggi di Benessere” in collaborazione con Aboca, ospiti Massimo Cirri di Caterpillar Rai Radio 2, Sandro e Maurizio Di Massimo, Alan Wayne Berti.
I “Libri in cortile” di Palazzo de Pili propongono testi di settore di grande qualità, come l’ultimo libro di Francesco Delzio, “La ribellione delle imprese”, presentato dal sottosegretario del ministero per i Rapporti con il Parlamento Guido Guidesi e dalla conduttrice di Uno Mattina, Benedetta Rinaldi; “La solitudine di Francesco” del vaticanista Marco Politi che dialogherà con il vescovo di Fano Armando Trasarti; la storia del movimento omosessuale marchigiano curata da Jacopo Cesari e infine “Fano – Passaggi in città”, guida turistica curata da Ippolita Bonci Del Bene, che propone itinerari per scoprire storie e luoghi insoliti di Fano.
La Mediateca Montanari ospita gli incontri di Saper Fare, laboratori per scrivere e leggere meglio attraverso i libri, con Francesca Giommi e la sua lezione sulla scrittura creativa, e Leonardo Luccone, autore di “Questione di virgole – Punteggiare rapido e accorto” (Laterza), ed anche la rassegna “Piccoli asSaggi, la saggistica per diventare grandi”, che ospita lo scrittore e sceneggiatore Paolo di Paolo, la fondatrice della Libreria per ragazzi Giannino Stoppani Grazia Gotti, il filosofo Armando Massarenti, la storica Elisabetta Serafini con l’illustratrice Caterina di Paolo.
La narrativa: Albania, Montenegro, Bulgaria
Una grande novità di questa edizione è l’apertura alla narrativa, quella che viene da una parte molto sensibile del nostro continente, tenendo in conto il tema di quest’anno. Alla Chiesa di San Francesco esordisce “Europa/Mediterraneo. Passaggi ad Est”, la nuova rassegna dedicata al romanzo di area balcanica con autori tra i più interessanti, come la bulgara ZdravkaEvtimova, il montenegrino Andrej Nikolaidis e l’albanese Bashkim Shehu, insieme all’italiano Lorenzo Pavolini e a Matteo Mandalà, fra i maggiori esperti di letteratura albanese.
Poesia: ospite d’ onore Milo De Angelis
Tra i generi extra saggistica troviamo la poesia della rassegna Passaggi DiVersi, anch’essa ospitata alla San Francesco, promossa in collaborazione con la rivista “Verso Dove”. Le serate dedicate alla poesia saranno quattro. Ospite d’onore, Milo De Angelis, una delle voci più importanti della poesia italiana intervistato da Roberto Galaverni. Altra serata da segnalare quella con Tommaso Giartosio, mentre negli altri due appuntamenti troviamo i poeti: Franca Mancinelli, Alessandro Anil, Flavia Novelli, Marco Ferri, Vito Bonito, Vincenzo Bagnoli, Fabrizio Lombardo, Enrico Capodaglio.
Fuori passaggi, dentro i giovani
Al Pincio sarà allestita la rassegna Fuori Passaggi, la parte ‘giovane’ del festival, condotta da Matteo B. Bianchi (che presenterà il suo “Yoko Ono, Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio”) e Daniela Collu, dove si incontreranno autori di libri provenienti da altri mondi come l’arte, il web, la musica. Tanti ospiti tra i più amati dai giovani, come il rapper Frankie hi-nrg mc, la giovanissima scrittrice Sofia Viscardi e la sua autrice e content strategist Irene Graziosi, i video producer Casa Surace, la critica musicale Giada Cavaliere, il cantautore Dente, la band Lo Stato Sociale che ha debuttato nel mondo dei graphic novel insieme al fumettista Luca Genovese, il dj Lele Sacchi, il conduttore radiofonico Matteo Bordone di Rai Radio 2 e lo youtuber Gordon, al secolo Yuri Sterrore.
Sempre al Pincio Alessio Trabacchini di Fumettologica.it incontrerà gli autori di Passaggi fra le Nuvole, la rassegna dedicata ai graphic novel. Ospite d’onore Mauro Biani, fumettista, illustratore e blogger, dal 2012 vignettista de il Manifesto, e poi un maestro del genere come Vittorio Giardino, il neo premiato ai Comicon 2019 Paolo Bacilieri, il maestro del fumetto argentino Josè Munoz, il Magnifico rettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari in un incontro che unisce scienza e fumetto, Lorenzo Ghetti, Mattia Labadessa, e Cristina Portolano e Josephine Yole Signorelli in arte “Fumettibrutti” il nuovo grande fenomeno del fumetto italiano esploso in rete, intervistate dall’editrice Monica Martinelli.
Lino Guanciale e Milena Vukotic sotto le stelle del festival
Ma Passaggi non è solo libri. Tante le iniziative collaterali del Festival. Dal teatro arrivano due bravissimi attori che sono al momento tra i volti più amati e conosciuti anche del piccolo schermo. Protagonisti di “Ad Alta Voce”, il format, curato da Lorenzo Pavolini, che Radio 3 ha portato a Passaggi da qualche anno, saranno Lino Guanciale e Milena Vukotic, i quali leggeranno in notturna brani da due famosi romanzi, “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad e “La Storia” di Elsa Morante, in uno scenario particolarmente suggestivo: la chiesa neoclassica a cielo aperto di San Francesco, nel centro storico fanese.
Workshop gratuiti con i guri del settore digital
Dedicati alle imprese, ai professionisti e agli editori sono i tre workshop su “Intelligenza artificiale per vincere le sfide di mercato” organizzati con tre “guru” del settore: Paolo Dello Vicario, Ceo di By Tek Marketing e uno dei più autorevoli professionisti di Search e Content Marketing a livello europeo; Filippo Trocca di Datrix, il gruppo di società tecnologiche specializzate in applicazioni di intelligenza artificiale; Enrica Menozzi, business development manager di Paperlit, la piattaforma leader nella trasformazione digital del publishing. La partecipazione ai workshop è gratuita con prenotazione obbligatoria.
Calici di scienza
Dopo il successo dello scorso anno, tornano gli aperitivi, offerti da Passaggi, con scienziati e docenti dell’Università di Camerino che si svolgeranno nella sala da tè del centro storico fanese, L’Uccellin Bel Verde. Da non perdere l’aperitivo col Magnifico Rettore Claudio Pettinari, domenica 30 giugno.
Una moltitudine di giochi
Passaggi Festival è anche gioco. Gioco per imparare divertendosi, gioco per conoscere, gioco per sperimentare fuori dai luoghi tradizionali dell’insegnamento. Sono più di 40 i laboratori per bambini e adolescenti, tutti gratuiti (prenotazione obbligatoria sul sito del festival) che Passaggi propone quest’anno. Si va da quelli sulla scienza gettonatissimi curati dall’Università di Camerino a quelli, altrettanto richiesti, di astronomia con le astronome dell’associazione Nane Brune, e poi laboratori creativi di disegno, laboratori con la carta, con i sassi, con i materiali di riciclo.
Le mostre
Evento in anteprima del Festival, l’inaugurazione, lunedì 24 giugno, delle sei mostre in programma quest’anno, collocate in cinque tra i più significativi palazzi e monumenti del centro storico di Fano. Alla Galleria del Monte il fotoreporter Giorgio Bianchi che ha raccontato con le sue immagini le guerre in Siria e in Ucraina, a Palazzo De Pili la giovane fotografa di scena forsempronese Cristina Pergolini, al Teatro della Fortuna la collettiva di Centrale Fotografia e la pittorica dell’artista-libraio Guido Bianconi, allo Spazio Pagani di Palazzo Bracci l’incisore fanese Giordano Perelli e, dulcis in fundo, alla Mediateca Montanari la mostra di illustrazioni e disegni di Mauro Biani.
Passaggi corti
Alla Mediateca Montanari anche “Europa in Shorts!”, rassegna di cortometraggi curata da Fiorangelo Pucci con opere provenienti dal Fano International Film Festival, di cui Pucci è direttore. Sei titoli tra cui alcuni vincitori di premi in importanti rassegne come “Il Mondiale in piazza” di Vito Palmieri, premiato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, e “La giornata” di Pippo Mezzapesa, Nastro d’Argento Sezione Speciale per l’Impegno Sociale 2018.
Visite guidate
Tornano le visite guidate a cura di Manuela Palmucci. Quattro itinerari per scoprire a piedi o in bicicletta i luoghi più belli e gli angoli più suggestivi del centro storico tra arte, architettura, archeologia e vecchie botteghe.
Crediti e sostenitori
Il Festival, promosso dall’associazione Passaggi Cultura in collaborazione con Librerie Coop, usufruisce del patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e dell’Università degli Studi di Camerino. È sostenuto dal Comune di Fano e dalla Regione Marche. Ha il contributo di main-sponsor Profilglass, top sponsor Coop Alleanza 3.0, premium sponsor Bcc Fano, Renco, Gibam, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, gold sponsor Banco Marchigiano, Schnell, Pesceazzurro, silver sponsor Aboca, Claudio Pacifici, Allevamenti e Prodotti di Qualità Primamattina Montefelcino, Dago, Earth System, Edil Service, e dei partner organizzativi Casarredo, Studio Bacelli e Baruti, Rondina Auto, ISI Web Agency, By Tek Marketing,  Liceo Nolfi Apolloni di Fano, ReVerde Regini.
Main Media-partner è la Rai, con Rainews24, Rai Cultura, Rai Radio 3 e la collaborazione di Rai Teche. Media partner nazionale sono La Lettura – Corriere della Sera, Ansa e l’agenzia giornalistica Vista. Media partner locali: Radio Fano, Fano TV e Lisippo.
Il programma è su www.passaggifestival.it
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secondopianonews · 6 years ago
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Mattarella celebra Scanderberg, l'eroe che salvò l'Europa dall'invasione musulmana
Mattarella celebra Scanderberg, l'eroe che salvò l'Europa dall'invasione musulmana.
Il capo dello Stato Sergio Mattarella sarà domani in Calabria, a San San Demetrio Corone (Cosenza), per celebrare il 550° anniversario della morte di Giorgio Castriota Scanderberg, il condottiero ed eroe albanese, alla presenza del Presidente della Repubblica di Albania Ilir Meta, già in regione per incontrare le autorità.
Il presidente albanese è stato ricevuto, nella Cittadella regionale di…
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albanianews · 7 years ago
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Tirana, un'estate da ricordare: dopo Ermal Meta anche Rita Ora e Daddy Yankee in concerto
Tirana, un’estate da ricordare: dopo Ermal Meta anche Rita Ora e Daddy Yankee in concerto
Dopo aver deliziato il pubblico kosovaro di Prishtina in occasione del decimo anniversario dell’indipendenza del Kosovo, Rita Ora tornerà dopo sei anni anche in Albania (presente nel 2012 per i 100 anni d’indipendenza), a Tirana. (more…)
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sterlineoro · 8 years ago
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ALBANIA - Re Zog I - Ahmed Bey Zogu (1928-1939) 100 Franga 1937 - D/ Testa del Re a d. - R/ Stemma e valore - Peso 32,2580  grammi - titolo 900 millesimi - diametro 35 mm - bordo rigato - Moneta Molto Rara.
Moneta emessa per commemorare il 25 anniversario dell'indipendenza; venne coniata nella zecca di Roma. Per chi fa collezione di monete decimali italiane è moneta di indubbio interesse; è purtroppo molto contraffatta ed occorre prestare molta attenzione. www.frisione.it
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Unita di Oggi martedì, 22 ottobre 2024
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tmnotizie · 6 years ago
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ANCONA – Un grande evento che coniuga il meglio della musica popolare, con il celebre  Gruppo di Ricerca e Canto Popolare La Macina al suo 50° anniversario e  che mette insieme voci e culture diverse della comunità anconetana a pochi giorni dal Natale:  è questo il significato di “A da nasce un bel bambì – Il canto del Natale nel mondo” , il concerto  nato da un’idea di Gastone Pietrucci e Laurita Pergoles e trasformato in progetto  dall’associazione Terza Via in collaborazione con il Comune di Ancona per lunedì prossimo 17 dicembre alle ore 18,30 al Teatro delle Muse.
Un Concerto che vuole proporre, a confronto, i canti religiosi della Navidad Nuestra, (composti su materiali popolari argentini da due grandi musicisti, Félix Luna ed Ariel Ramirez, autore quest’ultimo anche della celeberrima Misa Criolla), con i corrispondenti (almeno nei testi e negli argomenti) canti popolari del periodo natalizio delle diverse regioni italiane.      E quale formazione migliore che quella della Macina, che attraverso, nei decenni,  i tanti LP, la raccolta di canti popolari marchigiani di “Cultura Popolare Marchigiana”, il Centro Tradizioni Popolari e le mille manifestazioni rappresenta il meglio di questa cultura nel territorio?
E così i sette brani argentini (La Anunciación, La Peregrinación, El Nacimiento, Los pastores, Los reyes magos, Pastorcitos de Belén, La Huida) si accompagneranno con brani “corrispondenti” della tradizione orale italiana, piemontese, veneta, marchigiano-campana, laziale, calabrese, in un confronto di grande interesse e suggestione.
L’evento sarà preceduto, lunedì mattina dalle 9 alle12 da un concerto didattico aperto a tutte le scuole del territorio che vogliano aderire all’iniziativa. Ai bambini delle scuole presenti verrà distribuito del materiale contenente i brani da eseguire insieme, la motivazione di questo innovativo concerto e gli spezzoni dei brani cantati in lingue diverse all’italiano, appositamente tradotti per consentire ai bambini partecipanti di capire tutti i momenti formativi predisposti, rivalorizzando allo stesso tempo l’utilizzo delle lingue che appartengono ad altre culture presenti nel nostro territorio.
Un continuo richiamo a valorizzare le differenze per lasciare chiaro il messaggio che “le differenze culturali  arricchiscono ed il rispetto unisce”. Riteniamo – spiegano Pergolesi e Pietrucci  che proprio oggi, mentre sembra minacciato anche il naturale multiculturalismo, la semplice coesistenza e coabitazione tra diversi gruppi linguistici, culturali, religiosi che vivono nel medesimo spazio territoriale, ci sia più che mai bisogno di interculturalismo, cioè di azioni capaci di promuovere, in una società locale multietnica e multiculturale, atteggiamenti e comportamenti di conoscenza e scambio reciproco, di ibridazione e mescolamento etnico e culturale tra i membri di quella società.
E tutto questo specialmente in ambito educativo, dove è particolarmente sentita l’esigenza di una diffusione di conoscenze di culture diverse e di un riconoscimento del valore dei contributi culturali provenienti da altri contesti sociali”.
Le diverse componenti del concerto pomeridiano concerto insieme alla voce “italiana” di Gastone Pietrucci e a quella  “argentina” di Laurita Pergolesi, con i musicisti Andrea Barbadori, Antonio Felicioli e Christian Riganelli, saranno i bambini della scuola Montessori di Ancona guidati dalla Direttrice Corale Laura Ricciotti e 9 donne musiciste, per residenza “anconetane” ma che sono nate in Bulgaria, Romania, Ucraina, Albania, Bangladesh, Polonia, Giorgia e Nigeria.
Le loro voci uniche e straordinarie rivestiranno di grande pathos questi suggestivi canti natalizi del mondo, gettando un ponte tra queste culture, queste tradizioni, questi modi musicali di cantare, suonare ed intendere il Natale.  Tra testo e canto, fra autori ignoti  e gli interpreti di questo inedito ensemble internazionale, nasce un rapporto vivo di sintesi e di travaso che rende questo singolarissimo “canzoniere cristiano” uno dei più suggestivi tra i pochi esempi di folk nostrano che ci siano offerti in modo adeguato.
Gli artisti daranno voce, musica e canto a questa fede e a questa festa con passione di protagonisti e con fedeltà di interpreti, insieme a tutti gli alunni della Scuola Montessori di Ancona e con la straordinaria partecipazione di donne musiciste nate all’estero che risiedono nel nostro territorio.
Il concerto è sostenuto anche dal progetto “VOCI DI CONFINE – la migrazione è una bella storia”, promosso da CSV MARCHE con una rete nazionale di ong e associazioni della diaspora e finanziato dalla Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e dalla Cooperativa Sociale Polo9, appena nata dalla fusione delle cooperative sociali La Gemma-I.R.S.
L’Aurora-Progetto Solidarietà,  la quale sostiene il “Concerto interculturale di Natale” poiché ne condivide gli obiettivi di sensibilizzazione rivolta a tutta la cittadinanza sui temi delle povertà e delle disuguaglianze sociali ed economiche sempre più diffuse nella nostra società, riconoscendoli in linea con i propri principi statutari……………….A sostegno del progetto anche Unicredit Banca e della BCC di Ancona e Falconara.
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albanianews · 7 years ago
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16 Aprile, il giorno in cui gli albanesi furono esiliati dal Kosovo
16 Aprile, il giorno in cui gli albanesi furono esiliati dal Kosovo
Oggi si celebra il 19esimo anniversario dell’esodo degli albanesi del Kosovo, ovvero quando durante la guerra in Kosovo del biennio 1998-1999 circa un milione di cittadini albanesi furono costretti dalle forze paramilitari serbe a trasferirsi in Albania e in Macedonia. (more…)
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paoloxl · 8 years ago
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Chi è il nuovo ministro dell’Interno? L’uomo che vuole riaprire i CIE, altri 16 oltre i 4 ancora funzionanti a singhiozzo? Uno dei suoi primi atti è stato un tour nel Mediterraneo per trattare con i vari governi il blocco delle partenze e il rimpatrio rapido dei migranti indesiderati. Antonio Mazzeo sul suo blog ne traccia un lucido profilo. Ve proponiamo di seguito alcuni stralci: “(…) La promozione di Domenico “Marco” Minniti da sottosegretario con delega ai servivi segreti a ministro dell’Interno rappresenta una novità più che inquietante alla luce dei nuovi programmi di contrasto delle migrazioni “irregolari” o di gestione dell’ordine pubblico e repressione del dissenso. Non è certo un caso, poi, che il cambio al Viminale avvenga alla vigilia dei due appuntamenti internazionali che hanno convinto a rinviare sine die la fine della legislatura: la celebrazione del 60° anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma), ma soprattutto il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio. Marco Minniti, di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese appare infatti come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite sicuritario sul fronte interno e strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato. Curriculum vitae e trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché. Originario di Reggio Calabria, una laurea in filosofia e una lunga militanza nel Pci prima, nel Pds e nei Ds dopo, nel 1998 Minniti viene chiamato a ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (premier l’amico Massimo D’Alema), anche allora con delega ai servizi per le informazioni e la sicurezza; l’anno seguente, con le operazioni di guerra Nato in Serbia e Kosovo, Minniti assume il coordinamento del Comitato interministeriale per la ricostruzione dei Balcani. Nel 2001 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati e con la costituzione del governo Amato, è nominato sottosegretario alla Difesa per la cooperazione militare con Ue, Nato e Stati Uniti e la promozione dell’industria bellica (ministro Sergio Mattarella).Con il ritorno di Silvio Berlusconi alla guida di Palazzo Chigi, Minniti assume il ruolo di capogruppo Ds in Commissione Difesa e componente della delegazione italiana all’Assemblea dei parlamentari presso il comando generale della Nato. A Bruxelles il politico calabrese fa da relatore del gruppo di lavoro sull’Europa sud-orientale e la partnership Ue-Nato, perorando l’ingresso nell’Alleanza di Albania, Croazia e Macedonia. Nel novembre 2005 è Minniti a presiedere ilconvegno nazionale Ds su “difesa e industria bellica in Italia”, relatori, tra gli altri, ministri, capi delle forze armate e manager delle holding belliche. “Chiedo un maggiore impegno a sostegno del complesso militare-industriale, per ottenere finanziamenti aggiuntivi per nuovi sistemi d’arma e rafforzare la difesa europea con la costituzione di battaglioni da combattimento che si coordino con la Forza di pronto intervento Nato”, fu l’accorato appello di Minniti ai compagni di partito. Con Romano Prodi alla guida del governo (2006), Minniti torna a fare il viceministro dell’Interno dedicandosi in particolare alle prime “emergenze” sbarchi di migranti in sud Italia. L’anno dopo, l’(ex) fido dalemiano offre il proprio appoggio nelle primarie per la scelta del segretario del neonato Pd a Walter Veltroni e ottiene l’incarico di segretario regionale in Calabria. Rieletto alla Camera nel 2013, Minniti è nominato sottosegretario della Presidenza del Consiglio da Enrico Letta, con delega ai servizi segreti, incarico confermatogli dal successore Renzi. La guerra a tutto campo contro il “terrorismo islamico” diviene un pallino fisso del capo politico dell’intelligence. Il 1° settembre 2016 a Palazzo Chigi s’insedia un’inedita creatura di Minniti: la “commissione di studio sul fenomeno dell’estremismo jihadista”. Coordinatore il prof. Lorenzo Vidino, docente alla George Washington University (accademia privata che ha forgiato alcuni potenti funzionari del dipartimento di Stato Usa e della CIA), in commissione siedono docenti di atenei italiani, la ricercatrice dell’Institute for National Security Studies di Tel Aviv Benedetta Berti e alcuni noti editorialisti come il direttore diLimes Lucio Caracciolo, Carlo Bonini di Repubblica e Marta Serafini del Corriere della Sera. Nei giorni scorsi Minniti e Gentiloni hanno presentato una prima elaborazione del pool di esperti. “I percorsi di radicalizzazione si sviluppano soprattutto in alcuni luoghi: nelle carceri da un lato e nella rete web dall’altro”, ha spiegato Gentiloni. “Insieme alla vigilanza massima e alla prevenzione per il rischio che la minaccia si riproponga, il governo è impegnato su politiche migratorie che devono coniugare l’attitudine umanitaria con politiche di rigore ed efficacia nei rimpatri”. Meno diplomatico il neoministro Minniti che ha preferito ai rimpatri la declinazione “espulsione”, preoccupato per il “pericolo crescente” della connectionmigranti irregolari – terrorismo. Con l’obiettivo di accelerare le espulsioni e rafforzare il controllo militare alla frontiera meridionale, Marco Minniti ha pianificato un tour mediterraneo per incontrare capi di Stato e ministri. I primi di gennaio si è recato a Tunisi e Tripoli per discutere di cooperazione bilaterale contro l’immigrazione clandestina e la “minaccia terroristica”. La missione in Libia, in particolare, segna “l’inizio di una nuova fase di cooperazione tra i due Paesi”, dicono dal Viminale: Minniti e al Sarraj hanno concordato l’impegno ad affrontare insieme ogni forma di contrabbando e protezione delle frontiere, in particolare al confine meridionale, quello con Ciad e Sudan. Sempre a gennaio Minniti si recherà a Malta e in Egitto. Il governo chiede ai paesi nordafricani e ai partner sub-sahariani (Niger, Ciad, Somalia, Nigeria, Mali, Senegal) d’implementare i programmi elaborati in ambito Ue per impedire – manu militari – che i migranti provenienti dalle zone più interne del continente raggiungano le coste del Mediterraneo, creando altresì in loco grandi centri-hub di “assistenza e rimpatrio” di chi fugge da guerre e carestie. Alle onerose missioni navali per intercettare i barconi di migranti, il Viminale preferirebbe invece puntare sull’uso di sofisticati apparati d’intelligence, come ad esempio i satelliti militari Cosmo Skymed e i droni, sia quelli spia che armati, “strumenti fondamentali in ogni contesto asimmetrico”. Per coloro che riusciranno a portare a termine dolorose odissee nel deserto e pericolose traversate in mare, onde “prevenire e reprimere” ogni possibile collegamento tra il fenomeno dell’immigrazione clandestina e il terrorismo, Marco Minniti prevede un ulteriore giro di vite in termini di indagini, identificazioni e prelievo forzato di impronte digitali, possibilmente anche le schedature informatiche biometriche e del dna. “Dobbiamo ricondurre a unità il duplice problema della minaccia terroristica interna fatta di foreign fighters e potenziali lupi solitari e, dall’altra parte, del contrasto all’Isis attraverso un’efficace gestione dei flussi migratori che ne arricchiscono le finanze”, scrivono i più stretti collaboratori del ministro. Una prima bozza di piano anti-migranti 2017 è stata presentata a fine anno da Minniti e dal capo della Polizia Franco Gabrielli. Annunciando una “stagione di tolleranza zero”, si punta a raddoppiare in pochi mesi il numero delle espulsioni grazie al coinvolgimento delle forze dell’ordine e degli enti locali. In tutto il territorio nazionale saranno istituiti nuovi centri di identificazione ed espulsione “da 80-100 posti al massimo”, confinanti con porti e aeroporti. “In questi nuovi Cie saranno trattenuti solo gli immigrati irregolari che presentino un profilo di pericolosità sociale, come spacciatori o ladri”, annuncia il Viminale. Rimpatri volontari o assistiti e “lavori socialmente utili” per i sempre meno numerosi migranti “regolari” o quelli legittimati a richiedere l’asilo. L’ennesima controffensiva in nome della sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo trova un suo retroterra ideologico nelle elaborazioni della poco nota ma influente Fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), centro studi sui temi d’intelligence costituito a Roma nel novembre 2009 da Marco Minniti e dal Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. (…). Qui potete ascoltare un’intervista a Mazzeo della redazione info di Blackout Di seguito vi proponiamo una scheda sull’ICSA curata sempre da Mazzeo. Eterogeneo per ideologie e orientamenti politici anche se in buona parte i cuori battono per l’ordine sociale e la conservazione, il consiglio scientifico della Fondazione ICSA testimonia la portata e la forza della rete di relazioni istituzionali, nazionali e internazionali, realizzata nel tempo da Marco Minniti. Si tratta di una lunga lista di Capi di Stato Maggiore delle forze armate e dell’Arma dei carabinieri; comandanti dei reparti speciali della Nato e dei servizi segreti; segretari e consiglieri militari di presidenti del consiglio e ministri; diplomatici, magistrati, responsabili della security di importanti holding economiche; giornalisti, professori universitari e finanche consulenti e analisti della CIA e dei dipartimenti statunitensi per la lotta al terrorismo. Coordinatore del Consiglio scientifico della Fondazione ICSA il sociologo Italo Saverio Trento. Membri Amm. Gianfranco Battelli, dal 1979 al 1983 a capo del cosiddetto “ufficio I” incaricato della valutazione, produzione e aggiornamento di tutti i documenti d’intelligence della Marina Militare; successivamente capo di Gabinetto del ministero della Difesa e dal 1996 al 2001 direttore del Sismi (i vecchi servizi segreti militari) e infine consigliere della Corte dei Conti. Amm. Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2004 al 2006 e poi consigliere militare del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Gen. Carlo Cabigiosu, già vicecomandante del Corpo d’Armata di reazione Rapida della Nato in Germania, poi Capo di Stato maggiore del Comando Regionale delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (il primo generale italiano ad assumere tale carica, da sempre ricoperta da militari Usa), comandante della Forza Nato in Kosovo (2000-01), rappresentante dell’Italia al Senior Official Group (SOG) della Nato per la revisione della struttura di Comando dell’Alleanza e infine consigliere militare della Missione italiana in Iraq (2003-04). Gen. Vincenzo Camporini, dal 2008 al 2011 Capo di Stato maggiore della difesa e poi consulente dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini; oggi è vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e membro della Fondazione Italia-Usa. Giovanni De Carli ed Edoardo Esposito, generali della Guardia di Finanza. Gen. Giampaolo Ganzer, già comandante dei reparti dei Carabinieri impegnati contro la colonna veneto-friulana delle Brigate Rosse e delle teste di cuoio che liberarono il generale Usa James Lee Dozier sequestrato dalle Br a Verona nel 1981. Nel 2002 è stato nominato comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, incarico ricoperto sino al luglio 2012 nonostante la condanna in primo grado a 14 anni per “associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati”, commessi nel corso di alcune operazioni antidroga dei ROS. Dopo la riduzione della condanna in secondo grado a 4 anni e 11 mesi di reclusione, lo scorso anno è scatta la prescrizione per i reati dopo la revisione della Cassazione. Gen. Fabio Mini, esperto di geostrategia, ex comandante della missione Nato in Kosovo dal 2002 al 2003, autore di articoli per Limes, l’Espresso, la Repubblica e Il Fatto Quotidiano. Gen. Mario Nunzella, già Capo di Stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri, ex consigliere per la sicurezza del Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, poi responsabile del coordinamento delle forze di polizia presso il Ministero dell’Interno. Nel giugno 2000 è stato nominato comandante del ROS dei Carabinieri. Gen. Stefano Panato, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica (si è interessato ai programmi di sviluppo dei cacciabombardieri Tornado, Amx ed Eurofighter 2000), poi presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), l’organismo di più alto livello nel campo della formazione e degli studi di sicurezza e vicedirettore del Sismi e dell’AISE (l’agenzia che sovrintende alla gestione dei servizi segreti). Dal 1999 al 2002 è stato consigliere militare presso la Rappresentanza d’Italia al Consiglio Atlantico a Bruxelles; oggi ricopre il ruolo coordinatore del Centro Studi Militari Aeronautici (Cesma) “Giulio Dohuet” di Roma. Gen. Luciano Piacentini, già comandante del battaglione d’assalto “Col Moschin” e successivamente capo di Stato Maggiore della brigata paracadutisti “Folgore” e consigliere per la sicurezza in diverse aree del continente asiatico. Gen. Sergio Siracusa, prima addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington, poi sottocapo di Stato maggiore presso il Comando Forze terrestri alleate del Sud Europa di Verona, direttore del Sismi dal 1994 al 1996, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal 1997 al 2002 e infine Consigliere di Stato. Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma ed ex collaboratore dei ministri della prima Repubblica Sebastiano Vassalli e Virginio Rognoni. Stefano Dambruoso, ex magistrato a Milano dove ha condotto inchieste sulle cellule anarco-insurrezionaliste e sul terrorismo jidahista in Italia, dal 2008 Capo dell’Ufficio coordinamento attività internazionali del ministero della Giustizia, poi membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e dal febbraio 2013 deputato alla Camera, eletto in Lombardia con Scelta Civica e transitato nel gruppo scissionista Civici e Innovatori. Membro anch’egli della Fondazione Italia-USA, nel gennaio 2016, unitamente al parlamentare Pd Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO) ha presentato la proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”. Nicola Di Giannantonio, prefetto fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio nel 2000 e successivamente direttore della Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Domenico Vulpiani, prefetto e direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1978 al 1988 responsabile dei servizi di protezione dei Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, di alcuni presidenti del Consiglio e ministri dell’Interno. Dal 1990 al 1996 presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha ricoperto diversi incarichi in materia di antiterrorismo; dal 1996 al 2001 è stato a capo della DIGOS di Roma, dal 2001 al 2009 direttore del Servizio Polizia Postale, ufficio specializzato nel contrasto ai crimini postali ed informatici e del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Paese. Giovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2005 al 2009 (anni in cui vengono sottoscritti accordi strategici con Washington in campo militare e industriale, come ad esempio la coproduzione dei cacciabombardieri F-35, l’installazione del terminale MUOS a Niscemi e dei droni d’intelligence a Sigonella); successivamente presidente del consiglio di amministrazione di SACE (il gruppo assicurativo-finanziario a favore delle imprese italiane che operano all’estero, interamente controllato dalla Cassa depositi e Prestiti) e membro del Cda di Finmeccanica (l’holding a capo del complesso militare-industriale italiano). È stato inoltre consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Berlusconi e suo rappresentante personale per i Vertici del G8 del 2001 e del 2005. Guido Lenzi, ambasciatore, già rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna, direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi e consigliere diplomatico presso il ministero degli affari esteri e della difesa. Andrea Monorchio, originario di Reggio Calabria, ex ragioniere generale dello Stato, docente di materie economiche presso l’Università di Siena e la Luiss di Roma, per alcuni anni presidente del Cda di Infrastrutture S.p.A. (società voluta dal ministero del Tesoro per finanziare le grandi opere pubbliche) e dei collegi sindacali di Eni, Fintecna e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza. Paolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. Savona è stato pure presidente della Commissione d’indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei servizi di sicurezza. Asher Daniel Colombo e Marzio Barbagli, docenti di sociologia dell’Università di Bologna, consulenti di fiducia del ministero dell’Interno e autori di diverse pubblicazioni sulle migrazioni internazionali e le “relazioni” immigrati-sicurezza-criminalità in Italia. Salvatore Tucci, docente di Calcolatori elettronici presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Tor Vergata” di Roma, dal 1999 al 2008 responsabile del sistema informativo della Presidenza del consiglio dei ministri. I giornalisti Andrea Nativi direttore della Rivista Italiana Difesa e Carlo Panella ex dirigente di Lotta Continua, collaboratore de Il Foglio e responsabile delle tribune politiche Mediaset, nominato da Marco Minniti quale membro della Commissione di studio sulla Jihad in Italia. I direttori della security e protezione aziendale, Raffaele Di Lella di ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e Franco Fiumara delle Ferrovie dello Stato (quest’ultimo ha pure diretto le compagnie della Guardia di finanza di Mondragone e Gela e il Nucleo centrale Polizia tributaria di Roma – Sezione Stupefacenti; nel dicembre 2014 è stato eletto presidente di Colpofer, l’Associazione internazionale dei Capi delle strutture di sicurezza aziendale ferroviaria di 24 paesi e della Polizia dei trasporti). Luisa Franchina, ingegnere elettronico ed esperta di strategie di sicurezza delle reti e dell’informazione, dal 2011 al 2013 direttrice generale del Nucleo operativo per gli attentati NBCR (nucleari, biologici, chimici e radiologici) presso la Presidenza del Consiglio e successivamente delegata italiana per la Protezione civile presso il comando Nato di Bruxelles. Gli ispettori generali della Police nationale francese, Hélène Martini (già consigliere tecnico per la sicurezza interna del Presidente della Repubblica) ed Emile Pérez, direttore del Service de Coopération Technique Internationale de Police e presidente di Francopol. Frances Fragos Townsend, ex consigliere per la sicurezza nazionale e le politiche di lotta al terrorismo del presidente Usa George W. Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”. Kurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista internazionale della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. Già consulente del senatore ultraconservatore John MacCain e vicedirettore dell’allora Segretario generale della NATO George Robertson (1998-2001), Volker ha ricoperto l’incarico di consulente del Dipartimento di Stato in preparazione dei summit Nato di Praga (2002) e Istanbul (2004).
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