#anatroccolo
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yuliakornevapainter · 2 years ago
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Keep on dreaming.
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Watercolour on raw paper, 40x50 cm, 2022.
On show 13th January .
Via G. Matteotti 3, Pianezza (Italy).
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Le opere inedite in mostra a Pianezza.
Keep on dreaming.
Acquerello su carta grezza, 40x50 cm, 2022.
Vieni a vederla da vivo fino al 13/01 a Pianezza.
Via Matteotti, 3.
Biblioteca comunale.
Иллюстрации к "Гадкому утенку" представленные на выставке в Пианецце.
Продолжай мечтать.
Акварель, бумага; 40х50 см, 2022 г.
На выставке до 13 января 2023 г. Пианецца (Италия).
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persa-tra-i-miei-pensieri · 5 months ago
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angelap3 · 6 months ago
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Fortunamente esistono i social, che permettono a molti, delusi dalla propria esistenza e privi di un minimo amor proprio, di trasformarsi da brutto anatroccolo in cigno. Una profilo rubato di qua, bei commenti copiati di la ed ecco che si diventa qualcun altro, beandosi dei commenti esilaranti e patetici di schiere di sfigati, alla ricerca, spesso, dello sfogo del proprio testosterone. Sarebbe il caso di rendersi conto che anche il brutto anatroccolo aveva un suo perché. Era pur sempre un anatroccolo vero, non un cigno finto.
(Angela P.)
Vaffanculo!!!!!!
A chi mi ha rubato il mio profilo.
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apeir0nn · 1 year ago
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A volte vorrei essere una figa atomica che proprio emana divine vibes e a cui tutti devono prostrarsi, but irl sono un anatroccolo piccolo e (ultimamente) spesso sudato che rincorre un'idea di bellezza che chissà se esiste davvero. Ora invece sono un piccolo gatto acciambellato in un letto enorme che in realtà è minuscolo.
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susieporta · 1 year ago
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Capelli arruffati, pieni di fango e di nodi.
Mani amputate, dita mozzate, protesi d'argento.
Stracci insudiciati, abiti inadeguati, divise dimesse.
Il TEMA DELLA VERGOGNA, nel mito e nelle fiabe, non viene quasi mai proclamato a gran voce, ma "fatto vivere", al lettore o a chi ascolta, attraverso un universo di simboli vorticanti, in un crescendo sempre più asfittico e insostenibile.
È a causa della Vergogna che alcuni di noi non rispondono alla Chiamata del Daimon, per rinchiudersi, a poco a poco, dentro la propria TORRE d'Isolamento.
NON PER TIMIDEZZA. E NEPPURE PER AUTOSVALUTAZIONE, ma per qualcosa di molto più profondo che risponde proprio alla Ferita della Vergogna.
Questo disagio può agire in due modi diametralmente diversi.
Costringendoci in questa sorta di autoesilio e impedendoci di fare tutti i "grandi passi" della nostra vita, oppure, CONTROFOBICAMENTE, spingendoci a confrontarci di continuo con situazioni che non ci favoriscono per niente, fuori dalla nostra portata.
Contesti del tutto incoerenti con il nostro Daimon che ci portano a fallire sistematicamente in modo clamoroso, aggiungendo così altra vergogna alla vergogna.
Impastoiati dentro l'archetipo del Brutto Anatroccolo, di Bridget Jones e di tutti coloro che, costantemente immersi in questo mal stare, vivono schiavi di un PROGRAMMA INCONSCIO che li porta a trovarsi quasi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Dove ricevere giudizi sbagliati dalle persone sbagliate.
Alcuni di noi attraversano questa gogna da bambini, altri durante l'adolescenza.
Altri ancora attraverso l'automortificazione delle proprie scelte adulte.
Altri, infine, rispetto alla propria condizione, fisica o relazionale, della vecchiaia.
È IL FLUSSO SANGUIGNO, in genere, ad essere sospinto da questi maremoti psichici.
È il sangue che ci porta ad arrossire e impallidire tante di quelle volte da scatenare, nel tempo, seri problemi di rosacea.
È l'assenza di sangue che, ritiratosi dalla periferia del nostro corpo, barricatosi nella torre del cuore, può provocare geloni alle dita di mani e piedi e scatenare il Morbo di Raynaud.
Quando il sangue non scorre libero, può esserci un enorme blocco del ciclo mestruale, gravi ristagni ed edemi linfatici. Celluliti eterne anche in donne magrissime.
Vergogna su vergogna.
È il PUNGITOPO la pianta che, in casi come questi, può rappresentare una SVOLTA.
Il Pungitopo lavora sul "povero me" anche quando non abbiamo contatto alcuno con la nostra autocommiserazione. Non la avvertiamo, perché non stiamo neppure così male, all'interno del nostro habitat impeccabilmente studiato ad arte.
Ma non stiamo neppure bene.
Il Pungitopo ci pungola, ci strattona, ci consola e ci incita.
Il Pungitopo SA MUOVERCI IL SANGUE.
Ci aiuta a divenire più lucidi, come le sue foglie e le sue bacche.
Non ci porta a voler svettare a tutti i costi, a progettare chissà che cosa, a sognare l'impossibile.
Il suo carattere saturnino è molto più concreto.
Questo elisir inizia ad esprimere il suo effetto facendoci rendere conto, innanzitutto, che un cambiamento è necessario.
Il Pungitopo ci aiuta a capire che il senso perenne di Vergogna non è timidezza, ma qualcosa di molto più invalidante.
Che arriva quando, sulla nostra vita, IL SENSO DI AUTORITÀ è posto costantemente FUORI DA NOI.
Ci fa capire che, da troppo tempo, stiamo osservando il mondo da una prospettiva esterna: come potrebbero vederla gli altri, cosa potrebbero dire gli altri, chissà come mi giudicherebbero.
Gli Altri, gli altri, gli altri.
Un senso di separazione potentissimo. Gli Altri.
E poi, laggiù, in fondo in fondo, noi.
"Dovresti solo vergognarti". "Ma non ti vergogni?".
Un Sortilegio Nero, ancora più potente quando non ci è mai stato espresso così chiaramente, ma solo lasciato intendere.
Uccidere psichicamente chi ci ha ordinato di vergognarci prima di sciogliere il nodo rappresenta una delle tappe più feroci del Viaggio dell'Eroe.
Ma per fortuna e per grazia degli Dei, abbiamo il Pungitopo!
Esiste, uno Spirito lo incarna!
È lì per proteggere le nostre scorte interiori, i nostri granai di speranze, i nostri sogni di libertà.
Di rivincita.
A volte, SIMBOLICAMENTE, quando la vergogna si è radicata troppo in profondità, dobbiamo prepararci a morire anche noi, insieme a lei e insieme a chi ci ha instillato questo complesso.
Fosse anche tutto il mondo.
È quello che farà CATTARINETTA, la ragazza che verrà divorata da sua zia, la Strega Malvagia, PER POTER PAGARE PEGNO per aver fatto qualcosa di estremamente sporco e irrimediabile.
Questa stranissima Non-Eroina delle Fiabe ci insegna il potere degli Atti Simbolici DE-PROGRAMMANTI, gli unici così forti da sturare e disostruire finalmente i nostri circuiti emozionali.
In modo forte, grezzo. Inelegante, forse.
Ma vero.
Proprio come il Pungitopo. O Ruscus, da "rusticus", pianta delle campagne.
Di tutti quei boschi umili, mica delle Fate o attraversati da cavalieri sfavillanti.
Boschi Qualunque.
Ma, proprio in quanto tali, Straordinari.
Buona Luna Piena di Fine Novembre,
cari Amici ErboNarranti❤
Che ci porti a mostrarci senza più timori
perché consapevoli
da prima, da adesso e da poi,
di essere tutti
gira che ti rigira
dentro la stessa Fiaba,
dentro la stessa Pianta
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alberto--c · 2 years ago
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Il cigno e il ...brutto....anatroccolo
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mynameis-gloria · 1 year ago
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Questa cosa che durante l'influenza ci si veda con disprezzo, come il povero brutto anatroccolo, è confermata dalla scienza si?
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haethel · 2 years ago
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Mosaik Role - Garrett (Thief 2014)
Garrett: rigged by me, using Garrett model ripped from Thief2014 by Tokami-Fuko Motion: Mosaik by Anatroccolo Music: 【GUMI】Mozaik Role by DECO*27 Stage: TK GRID FLOOR Ver1.02 DL by TOUKO-P Stage: Cherry blossom front set by Yuki Skydome: space10207 by btabc Effects: WorkingFloor2.fx ver0.0.8 by Harigane; HeatGround by Harigane; ObjectLuminous by Sovoro; MMD Falling Feathers by Spakaford1; Primal poppy from Thief Wiki; o_SelfOverlay_v0_6 by o_Taman; PostMovie_v1_0 By BeamMan; ExcellentShadow2 by Sovoro; XDOF by Sovoro; CheapLens by Sovoro; G_shader by Underbelly (下っ腹P)
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donaruz · 2 years ago
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Muhammad significa degno di lode, e Alì significa altissimo. Clay significa creta, polvere. Quando ho riflettuto su questo, ho capito tutto. Ci insegnano ad amare il bianco e a odiare il nero. Il nero era il male. Hanno fatto il pane degli angeli bianco e la torta del diavolo color cioccolato. Il brutto anatroccolo è nero. La magia cattiva è la magia nera. Ma quello che voglio dire è che nero è bello. Nel commercio, il nero è meglio del rosso. O pensate al succo di mora: più nera è la mora, più dolce è il succo. La terra grassa, fertile, è nera. Il nero non è il male. I più grandi giocatori di baseball sono neri. I più grandi giocatori di football americano sono neri. I più grandi pugili sono neri”.
“Cassius Clay è un nome da schiavo. Non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Alì, un nome libero, che significa amato da Dio, e voglio che le persone lo usino quando mi parlano”.
17 Gennaio 1942
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iltuoanon2016 · 1 year ago
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A RUOTA LIBERA
Non credo di essere gay, anche se la cosa non la troverei assurda: mi piace il legame intenso che può legare due persone, anche dello stesso sesso.
Ho avuto una ragazza che, anni dopo la nostra storia, poi si è legata ad un'altra donna e visto che ci volevamo bene, ancora gliene voglio: l'unica cosa che mi dispiace è che la vita ci ha allontanato e non so più nulla di lei. Spero solo che sia felice...
Mi piace la bellezza nelle donne, ma non riesco ad allinearmi al gusto estetico della società dei consumi: qualche chilo in più, qualche smagliatura, i capelli non perfetti (per colore e taglio), cosa vuoi che mi interessino? Io m'innamoro del loro sorriso, dell'intensità del loro sguardo, dei gesti con cui compiono le loro azioni, della loro voce... delle donne, m'innamoro di tutto ciò che mi completerebbe perché assai diverse da me.
Amo fare sesso, ma mai fine a se stesso, perché per me è un completamento del rapporto.
Ieri ho fatto l'amore con lei per quasi due ore, ma se ripenso a quel magico lungo momento, non mi fermo all'orgasmo, o alle posizioni che abbiamo fatto, né tantomeno al compiacimento della mia virilità.
Penso a lei, a come ci siamo abbracciati, a come ci siamo svestiti, alla confidenza e alla fiducia che ci unisce. Il sesso tra noi è sempre magia, ma non è mai l'unica cosa che ci unisce.
Oggi ho ancora voglia di lei, ma non necessariamente per farlo ancora. Oggi M.C. mi ha cercato (e toccato) spesso, S.C. anche (in modo più smaccato) e altre colleghe pure, anche se in modo più soft...anche se oggettivamente non capisco perché: sono tutt'altro che bello e socialmente poco appariscente. Eppure il brutto anatroccolo che è in me (...), non le cerca, non le asseconda.
Sono stanco: tra sesso e lavoro, alla fine ieri ho perso quasi due chili. Avrei bisogno di un lavoro normale, di una vita normale...
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daimonclub · 15 days ago
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Il pupazzo di neve
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La favola del pupazzo di neve Il pupazzo di neve di Andersen, una breve storiella metaforica del grande autore danese, celebre in tutto il mondo per le sue favole per bambini. Le storie intrattengono e insegnano; ci aiutano a goderci la vita e anche a sopportarla. Dopo nutrimento, riparo e compagnia, le storie sono la cosa di cui abbiamo più bisogno nel mondo. Philip Pullman Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe. Se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più. Albert Einstein Le storie sono la cosa più importante al mondo. Senza storie, non saremmo affatto esseri umani. Philip Pullman Hans Christian Andersen (2 aprile 1805 - 4 agosto 1875) è stato uno scrittore danese. Sebbene sia stato un prolifico autore di opere teatrali, diari di viaggio, romanzi e poesie, è ricordato soprattutto per le sue fiabe. Le fiabe di Andersen, composte da 156 storie in nove volumi e tradotte in più di 125 lingue, sono diventate culturalmente integrate nella coscienza collettiva dell'Occidente, facilmente accessibili ai bambini, presentano tuttavia lezioni di virtù e resilienza di fronte alle avversità anche per i lettori più maturi. Le sue fiabe più famose includono "I vestiti nuovi dell'imperatore", "La sirenetta", "L'usignolo", "Il soldatino di stagno", "Le scarpette rosse", "La principessa e il pisello", "La regina delle nevi, "Il brutto anatroccolo", "La piccola fiammiferaia" e "Pollicina". Le sue storie hanno ispirato balletti, opere teatrali e film d'animazione e live-action. Uno dei viali più ampi e trafficati di Copenaghen, che costeggia la piazza del municipio, all'angolo della quale si trova l'enorme statua in bronzo di Andersen, è chiamato appunto "H. C. Andersen Boulevard”. La storia del pupazzo di neve nasce da molto lontano e Bob Eckstein ha addirittura scritto un libro su di lui, The History of the Snowman, in cui racconta le sue origini. Il primo ritratto documentato risale al 1380, trovato in un antico Libro delle Ore e ora custodito in una biblioteca dell’Aia. Il Pupazzo appare poi in diverse stampe del Cinquecento, prima di essere celebrato da Hans Christian Andersen nel racconto pubblicato il 2 marzo 1861 in cui L’uomo di neve si innamora perdutamente di una stufa e finisce liquefatto da un vento caldo.
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Negli anni ’50 l’editoria e la discografia americane rispolverano l’omino di neve e proprio il 14 dicembre 1950 esce Frosty the Snowman, la celebre canzone scritta da Steve Nelson e Jack Rollins e interpretata da Gene Autry - There must have been some magic in that old silk hat they found, for when they placed it on his head, he began to dance around! - (lo stesso che l’anno prima aveva portato al successo la canzone dedicata a Rudolph la renna dal naso rosso - Rudolph the red-nosed reindeer, had a very shiny nose. And if you ever saw it, you would even say it glows -) e in contemporanea viene pubblicato l’omonimo libro scritto da Annie Nord Bedford e illustrato da Corinne Malvern, dove il nostro eroe anziché sciogliersi per amore, all’arrivo del caldo se ne va per ritornare l’anno successivo. Il pupazzo di neve di Andersen rappresenta invece il simbolo della forza dell’inverno ed è indiscutibilmente legato al destino delle stagioni, e più in generale alla nascita e alla morte del ciclo naturale, con un evidente rimando all'amore, motore del nostro agire, per cui, senza scomodare Aristotele con la teoria del caldo e del freddo, possiamo concludere ricordando che l'essere umano pur essendo una macchina termodinamica ha anche uno spirito che va oltre la pura materia, e che la letteratura, così come la religione, ci aiuta ad interpretare, anche se per molti personaggi questa essenza non è altro che un freddo, se non gelido, spiffero di vento che nel giro di poco tempo è destinato a dissolversi tra le onde di polvere inquinata che agitano il nostro misero pianeta, e a queste povere anime chi ci penserà più? Tutto ciò che guardi può diventare una favola e puoi ottenere una storia da tutto ciò che tocchi. Hans Christian Andersen Limitarsi a vivere non è abbastanza. C'è bisogno anche del sole, della libertà e di un piccolo fiore. Hans Christian Andersen Dove le parole falliscono, parla la musica. Hans Christian Andersen C’era una volta, in una freddissima giornata d’inverno, un pupazzo di neve, che in tutto quel freddo stava proprio bene e mentre guardava il sole diceva: “Cos’avrà da fissarmi? Beh, non riuscirà a farmi sbattere le palpebre! Continuerò a tenere le tegole aperte, io!”. Diceva così perché i suoi occhi erano fatti con due pezzetti di tegola, mentre la bocca era un vecchio rastrello spuntato e per questo si poteva dire anche che avesse i denti.
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La filastrocca del pupazzo di neve Il sole intanto volgeva al tramonto e la luna sorgeva, grande e rotonda nel blu del cielo, e il pupazzo di neve desiderava potersi muovere e andare a scivolare sul ghiaccio come i ragazzi che aveva visto nel pomeriggio, ma non sapeva come si faceva! E mentre faceva queste riflessioni, il vecchio cane legato alla catena, disse: “T’insegnerà il sole a correre! Come è successo a quello che c’era prima di te e a quello prima ancora! Bahu! Bahu! Uno alla volta se ne sono andati tutti”. “Non capisco, amico mio”, disse il pupazzo di neve. “Quello che sta lì sopra”, e indicava la luna, “mi dovrebbe insegnare a correre? È vero che è scappato via quando l’ho guardato dritto negli occhi, ma adesso è spuntato fuori dall’altra parte…”. “Non capisci un bel niente”, rispose il cane. “Anche se bisogna ammettere che sei ancora nuovo nuovo! Quella che tu vedi adesso si chiama luna, quello che se n’è andato era il sole che tornerà domani e vedrai se t’insegnerà a scivolare lungo il fossato. Tra un po’ il tempo cambierà: lo so perché la mia zampa sinistra dietro mi dà dei dolori…”. “Mah, non capisco proprio”, disse il pupazzo di neve. “Non so perché, ma sembra quasi che tu mi voglia dire qualcosa di spiacevole. Neanche quello di prima, che mi fissava e che si chiama sole, neanche lui deve volermi bene, temo”. Intanto il cane, dopo essersi rigirato tre volte su se stesso, si addormentò nella sua cuccia. L’indomani il tempo cambiò e un vento freddo cominciò a soffiare così che tutti gli alberi e le piante erano pieni di brina. Sembrava una foresta di perle bianche! Nel frattempo uscirono in giardino un ragazzo e una ragazza che stavano ammirando il paesaggio e il pupazzo di neve chiese al cane chi fossero quei due ragazzi! Il cane gli disse che loro erano due padroni e cominciò a raccontare la sua vita al pupazzo di neve curioso! E gli narrò che prima di essere messo in catene viveva nella casa della padrona, dove aveva un bel cuscino tutto suo e passava le sue giornate, quando fuori era tanto freddo, vicino ad una stufa che lui ancora si sognava tanto fosse bella! E mostrò al pupazzo di neve la stufa attraverso la finestra della casa!
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Atmosfera natalizia Appena il pupazzo scorse, attraverso la finestra, la stufa, si sentì strano! Era una sensazione che non riusciva a spiegarsi. In cuore aveva come una nostalgia che non aveva mai provato, ma che tutti gli uomini conoscono bene, quando non sono fatti di neve. “Ma perché l’hai lasciata?”, chiese, che aveva deciso che doveva trattarsi di una creatura femminile. “Come hai potuto abbandonare quel posto?”. “Sono stato costretto!”, disse il cane. “Mi hanno buttato fuori e mi hanno attaccato qui dopo che mi capitò di mordere il più giovane dei padroni, perché aveva dato un calcio al mio osso! E così è finita la mia bella vita d’un tempo”. Ma il pupazzo non lo ascoltava più! Stava guardando fisso la stufa: “Che strana sensazione quella che provo! Mi riuscirà mai di incontrarla? Devo entrare a ogni costo, anche se dovessi rompere i vetri!”. “Bahu! Tanto non ci arriverai mai!”, disse il cane, “e poi, se ti ci avvicini sei finito, non lo sai? Bahu!”. “Già ora non mi sento affatto bene”, rispose il pupazzo di neve. Per tutto il giorno il pupazzo rimase a guardare la finestra: alla luce del tramonto la stanza sembrò diventare ancora più accogliente! La stufa, emanava un bagliore dolcissimo, più dolce di quello della luna, e anche di quello del sole. Se qualcuno apriva lo sportello, ne usciva una fiammella e una di quelle fiamme sembrò penetrare proprio il petto del pupazzo di neve. “Non resisto”, diceva lui. “Com’è carina, quando mette fuori la lingua”. Intanto i giorni passavano e il pupazzo di neve era sempre più triste perché gli mancava la stufa, ma il tempo stava cambiando e ben presto arrivò il vento tiepido che cominciò a sciogliere la neve e, dopo qualche giorno, il pupazzo crollò e al suo posto restò qualcosa che sembrava un manico di scopa dritto nell’aria. I bambini lo avevano usato per farlo reggere meglio. “Adesso capisco cos’era la sua nostalgia!”, disse il cane, “quel pupazzo aveva in corpo uno spazzolone per stufe! Ecco cos’era che lo turbava tanto! Bahu! Ma ora è tutto finito”. Anche l’inverno ormai era agli sgoccioli e nel frattempo i bambini in giardino cantavano: “Bel mughetto, da bravo, esci fuori, vedi che al salice spuntan già i fiori? Se non è marzo, qui è già primavera. Senti gli uccelli cantare alla sera! E insieme a loro io canto: Cucù, Fratello Sole, vien fuori anche tu!”. E al povero pupazzo di neve, chi ci pensava più?
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Una storia di Natale Se amate il Natale, le feste e la letteratura potete anche leggere i seguenti articoli: Aforismi e citazioni sul Natale Aforismi divertenti sul Natale Barzellette sul Natale Aforismi di C.W. Brown sul Natale Pensieri e riflessioni sul Natale Una favola per Natale e non solo Numeri sul Natale Odio il natale (Umorismo) A Christmas Carol by Charles Dickens Other books by Charles Dickens Fairy tales and other stories by Hans Christian Andersen Best Christmas songs videos and karaoke Christmas markets in England
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Buone feste a tutti! Christmas markets in America Christmas markets in Italy and Germany Christmas quotes 60 great Christmas quotes Christmas tree origin and quotes Christmas jokes Christmas cracker jokes Funny Christmas Stories Amusing Christmas stories Christmas food Christmas thoughts Christmas story Christmas in Italy Christmas holidays Christmas songs Christmas poems An Essay on Christmas by Chesterton Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
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curiositasmundi · 26 days ago
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[...]
L’apertura delle danze è affidata a un confronto tra Marcello Pera e Tommaso Labate, perché noi di Atreju, dicono, siamo sempre pronti a confrontarci con chi non è dalla nostra parte, a differenza degli altri; Atreju 1, festa de L’Unità 0. L’intervento di Pera, custode della libertà, insiste su un punto: va bene essere liberali, ma bisogna anche essere conservatori.
Conserviamo il patrimonio artistico, conserviamo i monumenti, conserviamo le nostre radici, conserviamo le nostre tradizioni – nel frattempo, in sottofondo dalla pista di ghiaccio di sente John Lennon che canta Happy XMas, War Is Over, sarà che il titolo inglese ricorda qualcosa di molto italiano – conserviamo l’Occidente che dall’11 settembre del 2001 vive sotto minaccia. Ed Elon Musk? Chiede Labate, mentre Pera elogia il nuovo corso della politica italiana. Come lo inseriamo nel quadro della tradizione italica il magnate del futuro, il tycoon del tech, quello che punta a Marte e che chiama i figli con codici alfanumerici, quello che ci ha dato PayPal e la Tesla, non proprio un campione di passatismo, se non in ottica turbocapitalista.
«È la prova che la società libera genera l’innovazione», dice Pera, «l’umanità che cresce». Innovazione e tradizione, sembra lo spot su una televisione locale che promuove il restyling di un ristorante sulla Tuscolana che fa carne alla griglia ma anche sushi.
[...]
Eppure, qualcuno avrebbe dovuto farlo notare ai tre disallineati che è proprio la campagna social di Atreju a essere fatta di questi elementi. Immagini create con l’intelligenza artificiale, politicamente corretto strumentale – grande scandalo per una battuta di Filippo Ceccarelli a Propaganda live che ha detto «a Troia» invece di «Atreju», prontamente tacciato di maschilismo, come se non fosse un semplice gioco di parole rivolto al nulla – e vittimismo, l’ingrediente immancabile per ogni ricetta della destra italiana.
Non c’è un post, sul profilo Instagram dell’evento, che non funzioni per macchinosi parallelismi e litoti: «Atreju è come Piazzapulita, realizza interviste con gli avversari politici ma non lo fa di nascosto» o anche «Atreju è come Parenzo, combatte come una tigre ma non difende i centri sociali che lo odiano». L’impressione è che questa giovane destra non più così giovane, ora che finalmente è uscita dal circoletto di Colle Oppio ed è arrivata sulla piazza più grande, non abbia ancora imparato a mettersi da sola nell’angolo, come se avesse tutto e tutti contro, come se la sua identità culturale esistesse solo nella negazione di quella degli altri, oppositiva e differenziale direbbe Ferdinand de Saussure.
Insiste sul concetto di disallineamento, con una leader perfettamente allineata al presente, tutto gira dalla loro parte, eppure, più che il bambino de La storia infinita, si comporta ancora da brutto anatroccolo. Non è facile rendersi presentabili dopo anni nelle catacombe – qualcuno le avrebbe chiamate «fogne», ma questa è un’altra storia, sempre infinita –, chiaro, ma per fare egemonia culturale, forse, ci vuole un po’ meno confusione ideologica, almeno sulle faccende centrali, che sul ping pong e il caciocavallo impiccato siamo tutti d’accordo, pure Gramsci.
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alemicheli76 · 3 months ago
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La rubrica serie TV, anime e drama presenta "Extra-ordinary You". A cura di Aurora Stella
Come nel precedente drama che vi ho illustrato (Hierarcy) anche questo drama si svolge in un liceo. Qui i conflitti, tuttavia, sembrano quelli tra normali studenti: ci sono tre amici di infanzia che sono i popolari bellocci del momento che fanno sospirare tutte le liceali. C’è la ragazza sfigata e bullizzata che da brutto anatroccolo diventa quella bella e ambita. C’è l’amica gentile, malata di…
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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Grande e grosso
Non sono nato grande né mai lo sarò. Grosso si, questo posso dirlo, sono nato grosso anche se qualche dubbio mi rimane e questo perché la levatrice che mi prese non mi pesò, non c'era la bilancia ma così, ad occhio, disse "sei chili e duecento" tra la soddisfazione dei miei genitori. Chissà, forse il suo compenso era proporzionale al peso del creaturo perché anche gli altri fratelli erano già obesi alla nascita pur essendo tutti piccolini. Ma si dice che allora si usava così.  Non sono mai stato grande, ma grosso si, almeno fino ai dieci anni, quando mi presentavo roseo e paffutello, insomma avrebbero tranquillamente potuto cuocermi allo spiedo come un porcellino ma per fortuna i miei genitori mai neppure lo pensarono.  Poi quel porcellino, brutto anatroccolo, con lo "sviluppo" si è trasformato e non è stato neppure più grosso ma magro come uno stecco, tutto muscoli ed abile atleta. Non un campione, mai nessuno gli ha detto "sarai un grande" e del resto mai ci avrebbe creduto. Non sono diventato grande, ma finiti gli studi presto mi son sposato ed ho avuto tre figli e mi dicevo "diventeranno grandi", ma questo riguarda loro. Nel frattempo diventavo di nuovo grosso e sempre avevo il dubbio se esserne soddisfatto o meno, colpa del vocabolario che mi diceva che grande può essere un sinonimo di grosso, ma probabilmente in un altro senso perché quella parola di significati può averne tanti. Non ho voluto mai approfondire.  Io non sono mai stato grande e né mai lo sarò, grosso sì, però adesso, che proprio più giovane non sono, quando ci riuniamo in famiglia e siamo tutti assieme, mi colpiscono tutte quelle attenzioni, quelle velate preoccupazioni, quella tenera voglia di vedermi felice e contento, come se fossi un bambino. Già...come se fossi un bambino. Forse comincio a capire e mi guardo attorno con meraviglia...e solo allora, nascondendo gli occhi pieni di lacrime, con un sorriso malinconicamente incredulo mi dico "vuoi vedere che sono diventato grande?"  Foto di Flavio Ferraro per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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weirdesplinder · 1 year ago
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Finalmente è disponibile in italiano il romance storico Romancing the duke di Tessa Dare
La mia recensione del libro Romancing the duke, di Tessa Dare, pubblicato in italiano col titolo INNAMORARSI DI UN DUCA 
Link: https://amzn.to/4aKDGD7 
Trama: Figlia di un famoso autore di favole, Isolde Ophelia Goodnight era cresciuta ascoltando storie di cavalieri coraggiosi e belle fanciulle. E non aveva mai dubitato che anche nel suo futuro ci sarebbe stata una grande storia d'amore. I libri di fiabe dopotutto offrivano infinite possibilità. Ma crescendo si è resa conto che nessuna per lei si era avverata. Il brutto anatroccolo è diventato cigno? No, era ancora il brutto anatroccolo. Rapita da un bel bandito? No. Salvata dal principe azzurro? No, mai successo. E così Izzy aveva rinunciato a tutti i suoi sogni romantici. Quello che sognava al momento era un tetto sopra la testa poichè stava per perderlo. Ma ecco che a 26 anni avviene il miracolo e erredita un castello. Un vero catello, proprio come quello delle principesse. Solo in rovina, e occupato da un duca burbero e sfigurato.... che si rifiuta di cederle quello che lui considera il suo castello. 
Questo romanzo è il primo della serie Castles Ever After, composta dai libri:
1. Innamorarsi di un duca (Romancing the Duke)   
2. Say Yes to the Marquess 
Link: https://amzn.to/3hOQXzx   
3. When a Scot Ties the Knot 
Link: https://amzn.to/3vpcBFj   
4. Un cuore senza scandalo (questo libro, in originale intitolato Do You Want to Start a Scandal, è anche il quinto libro della serie Spindle Cove della stessa autrice che lo ha inserito in sue due serie, perciò è già stato pubblicato in Italia diversi anni fa). 
Link: https://amzn.to/38irICm 
Se questo video vi è piaciuto vi piaceranno anche: 
Video dedicato agli altri libri della serie Castle ever after: https://youtu.be/0gRWmzCZfrg
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mozart2006 · 1 year ago
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Antonio Juvarra - Bocelli, l' anatroccolo che si sentiva un cigno
Per il suo ultimo contributo del 2023, Antonio Juvarra ci propone due riflessioni sulla figura di Andrea Bocelli. Continue reading Untitled
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