#aldo giordani
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Continuing their time in Italy, your deadicated hosts encounter SEDDOK, L'EREDE DI SATANA aka ATOM AGE VAMPIRE (1960) from director Anton Giulio Majano!
Designed to cash in on Mario Bava's success, this horror flick doesn't have much going for it...not to mention the gorilla on the loose!
Context setting 00:00; Synopsis 8:28; Discussion 18:23; Ranking 32:41
#podcast#horror#classic horror#italian horror#seddok#l'erede di satana#atom age vampire#anton giulio majano#elio ippolito mellino#mario fava#alberto lupo#susanne loret#sergio fantoni#franca parisi#andrea scotti#roberto bertea#ivo garrani#eyes without a face#aldo giordani#gabriele varriale#armando trovajoli#SoundCloud
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Il gatto a nove code
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare dei film animati della DreamWorks, arrivando non solo al loro settimo lungometraggio ma anche al loro ultimo film con tecnica tradizionale ossia Sinbad – La leggenda dei sette mari. La storia parla di Sinbad, un pirata che dopo essere caduto in mare viene salvato da Eris, dea della discordia, che gli…
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#Ada Pometti#Aldo Reggiani#Berlino#Bruno Nicolai#Bryan Edgar Wallace#Carlo Alighiero#Carlo Giordani#Carlo Leva#Catherine Spaak#Cinecittà#Cinzia De Carolis#Constantin Film Verleih#Corrado Olmi#cromosoma XYY#Dario Argento#Emilio Marchesini#Ennio Morricone#Erico Menczer#film#film italiano#Franco Arnò#Franco Fraticelli#Fulvio Mingozzi#giallo#giallo all&039;italiana#Giuseppe Ferranti#GmbH#Horst Frank#Il gatto a nove code#italia
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Yesterday I shared links to complete filmed performances available free on YouTube of the top 10 most frequently performed operas. While I'm at it, here are links to performances of the next top 10 most popular operas, all with English subtitles.
Cosí Fan Tutte
Théâtre du Châtelet, 1992 (Amanda Roocroft, Rosa Mannion, Rainer Trost, Rodney Gilfry, Eiran James, Claudio Nicolai; staged and conducted by John Eliot Gardiner)
L'Elisir d'Amore
Vienna State Opera, 2005 (Rolando Villazón, Anna Netrebko, Leo Nucci, Ildebrando d'Arcangelo; staged by Otto Schenk; conducted by Alfred Eschwé)
Aida
San Francisco Opera, 2010 (Micaela Carosi, Marcello Giordani, Dolora Zajick, Marco Vratogna, Hao Jiang Tian; staged by Jo Davies; conducted by Nicola Lusotti)
Hänsel & Gretel
Studio film, 1981 (Brigitte Fassbaender, Edita Gruberova, Sena Jurinac, Hermann Prey; directed by August Everding; conducted by Georg Solti)
Turandot
Opera Hong Kong, 2018 (Oksana Dyka, Alfred Kim, Valeria Sepe; staged by Warren Mok; conducted by Paolo Olmi)
Die Fledermaus
Bavarian State Opera, 1987 (Eberhard Wächter, Pamela Coburn, Wolfgang Brendel, Janet Perry, Brigitte Fassbaender; staged by Otto Schenk; conducted by Carlos Kleiber)
Nabucco
St. Margarethen Opera Festival, 2007 (Igor Morosow, Gabriella Morigi, Elizabeth Kulman, Bruno Riberio, Simon Yang; staged by Robert Herzl; conducted by Ernst Märzendorfer)
Eugene Onegin
Kirov Opera, 1984 (Sergei Leiferkus, Tatiana Novikova, Yuri Marusin, Larissa Diadkova; staged and conducted by Yuri Temirkanov)
Lucia di Lammermoor
Studio film, 1971 (Anna Moffo, Lajos Kozma, Giulio Fioravanti, Paolo Washington; directed by Mario Lanfranchi; conducted by Carlo Felice Cillario)
Paglacci
Lirica Italiana at the Tokyo Bunka Kaikan, 1961; Mario del Monaco, Gabriella Tucci, Aldo Protti, Attilio D'Orazzi; conducted by Giuseppe Morelli)
#opera#complete performance#cosi fan tutte#l'elisir d'amore#aida#hansel and gretel#turandot#die fledermaus#nabucco#eugene onegin#lucia di lammermoor#pagliacci#english subtitles#youtube
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17 dic 2023 19:20
ANVEDI, ECCO MARINO - L’ARRESTO, LE SIGLE DI CRISTINA D’AVENA REGALATE A MARADONA E LE LITIGATE CON GALEAZZI: MARINO BARTOLETTI A TUTTO CAMPO - L’ARRESTO, PER ERRORE, FU A MONTEVIDEO AL "MUNDIALITO" DI FINE 1980: "CAPITAI IN MEZZO A UNA RISSA E UN UFFICIALE PENSÒ DI AVER PRESO UN CALCIO DA ME. DOVETTE INTERVENIRE L’AMBASCIATORE. QUANDO DIRIGEVO RAI SPORT, GALEAZZI ANDÒ A 'DOMENICA IN', MANTENENDO LA CONDUZIONE DI 90° MINUTO: GLI CHIESI DI NON VESTIRSI DA ZORRO O TOPOLINO FINO A POCHI MINUTI PRIMA. LUI LA PRESE MALE" - "QUELLI CHE IL CALCIO? FO DISSE NO, ARRIVÒ FAZIO” -
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera” - Estratti
Marino Bartoletti, il suo ultimo libro «La Partita degli dei» è dedicato a Gianluca Vialli «che ci ha insegnato la gentilezza persino nell’addio». Trova che sia una qualità sottovalutata?
«È rara. E per questo siamo costretti a prenderne atto quasi con stupore. Nel caso di Gianluca, si sentiva tutto l’influsso educativo della sua famiglia nella gentilezza, l’educazione, la simpatia. Lui ci aveva aggiunto la cazzaggine : era un ragazzo meraviglioso».
(...)
Nel ’68 inizia a lavorare: cosa sognava?
«Sognavo il Guerin Sportivo, avevo già il prurito alle mani e la Lettera 32: se penso a quanti posti nel mondo ha visto quella macchina per scrivere, penso di aver realizzato quel sogno. Sentire quel ticchettio mi dà ancora un colpo al cuore quando mia nipote mi chiede di giocare con le vecchie “tastiere”».
Ha avuto un mentore?
«Aldo Giordani mi notò per la rivista Pressing che facevo da solo a Forlì e mi disse di andare a Milano a parlare con Gianni Brera, direttore del Guerino. Andai in stazione, inseguito da mia madre che mi chiedeva cosa ci fosse a Milano che non c’era a Forlì. Risposi che “c’era la Madonnina, mi assisterà lei”. Si tranquillizzò».
Come inviato dell’Occhio di Maurizio Costanzo fu anche arrestato.
«Dopo gli anni da inviato al Giorno, subii il fascino di via Solferino, ma Costanzo se ne andò dopo poco e rimasi disoccupato. L’arresto, per errore, fu a Montevideo al Mundialito di fine 1980: capitai in mezzo a una rissa nel tunnel degli spogliatoi e un ufficiale pensò di aver preso un calcio da me. Mi portarono in una specie di prigione: dovette intervenire l’ambasciatore».
La disoccupazione come finì?
«Palumbo mi chiamò in Gazzetta, ma rifiutai per fare sei mesi alla Rai di Milano, dove nessuno voleva curare i collegamenti con il Processo del lunedì: seguii i Mondiali del 1982 da freelance, ma subito dopo tornai al Guerino come inviato e mi fu proposta la conduzione del Processo».
Fu la svolta?
«Sì, perché capii di poter stare in tv con serietà, competenza e un pizzico di ironia. Da lì andai alla Domenica sportiva».
Maradona, Platini, Zoff, Scirea, Paolo Rossi. A chi è più legato?
«Forse quello che ho amato di più per la sua fragilità è Maradona: lo conobbi durante i Mondiali del 1978 in Argentina, a cui lui non partecipò; lo ritrovai nel 1984 in una tournée della Nazionale di Bearzot a New York e gli portai la maglia del Napoli per fare lo scoop, dato che era in procinto di lasciare Barcellona. Nacque un’amicizia molto importante».
L’accesso ai campioni era molto diretto?
«Chiamavo Diego a casa e se non rispondeva chiamavo Bruscolotti, perché lo avvertisse.
Quando ero a Mediaset accettò un’intervista per Pressing “solo per amicizia”. Ma c’era un prezzo da pagare: una audiocassetta in anteprima con le sigle dei cartoni cantate da Cristina D’Avena, dai Puffi a Kiss me Licia».
Momenti negativi ci sono stati?
«Ricordo quasi con dolore la mia direzione a RaiSport. Avevo già ideato “Quelli che il calcio” quando ricevetti la chiamata di Letizia Moratti. Cominciai con tanto entusiasmo, però dopo due anni e mezzo la cosa finì e capii che era meglio non fare domande: semplicemente il vento era cambiato».
«Quelli che» cosa rappresentò?
«Forse la cosa professionalmente più bella che ho mai fatto, almeno in tv. Una creatura che ho difeso in culla, quando nessuno la voleva condurre: chiedemmo anche a Dario Fo, ma Franca Rame ci rispose indignata. Si arrivò a Fabio Fazio per eliminazione: lui fece la fortuna della trasmissione e viceversa».
Il grande romanzo italiano è la Nazionale di calcio o il Festival di Sanremo?
«Per me è come scegliere tra papà e mamma, ma dico il Festival, perché quando vado a Sanremo vado a Disneyland. Diffido di chi diffida di Sanremo, perché vuol dire non riconoscersi nello specchio della nostra società».
Lucio Dalla la chiamava Bartolino?
«Usava un soprannome per tutti e quando voleva fare l’asino mi faceva gli agguati dietro le colonne di piazza Santo Stefano a Bologna: Lucio mi manca tanto. Mi fa molto sorridere vederlo sepolto accanto a Giosuè Carducci. Ne sarebbe molto fiero».
Da amante della musica, l’amicizia con Pavarotti come la viveva?
«Pendevo dalle sue labbra, volevo sapere del suo debutto alla Scala con Von Karajan o del triplo do di petto nella “Pira” del Trovatore. E lui invece mi chiedeva di Platini e della sua Juve. Poi un giorno del 1990 lo portai a Cesena per un’amichevole della Nazionale: si mise a tavola fra Vialli e Mancini e mentre loro mangiavano bresaola e insalata, lui continuava a divorare i cappelletti».
Enzo Ferrari, gran protagonista della sua tetralogia, cosa le ha lasciato?
«Una percezione di lui ben diversa da quelli che tutti avevano: un uomo certamente solo, duro, chiuso, che si difendeva dalle crudeltà della vita e invece dentro di sé aveva un tratto di grande umanità. Dietro a quella scorza c’erano grandissimi contenuti».
(...)
Con Gian Piero Galeazzi vi siete scontrati?
«Quando dirigevo Rai Sport, lui andò a Domenica In, mantenendo la conduzione di 90° minuto: gli chiesi di arrivare preparato e di non vestirsi da Zorro o Topolino fino a pochi minuti prima. Lo dicevo per il suo bene perché era un patrimonio della nostra testata, ma lui la prese male, anche se negli anni la cosa si è molto stemperata. Come sarebbe stato bello vederlo commentare la vittoria in Coppa Davis».
La politica che parentesi è stata?
«Non è stata politica, nel senso che il mio amore disarmato per Forlì mi ha portato a fondare una lista civica: ho preso il mio 36% e sono stato per quattro anni il consigliere comunale più presente. Portai un linguaggio nuovo. Alla fine mi concessero l’onore delle armi».
La malattia cosa le ha lasciato?
«La convinzione che dovremo volerci più bene, cercando di fare più prevenzione. Sono stato molto fortunato, perché tutto è stato preso in tempo, ma devo la mia vita a persone che sapevano terribilmente il fatto loro».
(...)
Ma lei da grande cosa vuole fare?
«Scrivo tanto del paradiso che comincio a pensarci seriamente. Mi piace immaginare che ci sia un aldilà in cui si può star bene e trovare le persone che abbiamo amato. Le statistiche Istat mi concedono ancora 8 anni e mezzo di vita e spero che siano anni sereni e fertili come adesso: dopo la Partita degli dei devo cominciare a pensare al Festival degli dei».
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Pesaro: In Pescheria con la rassegna 'Oltre l'effimero' si parla di basket
Pesaro: In Pescheria con la rassegna 'Oltre l'effimero' si parla di basket. La prima edizione della rassegna di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 si era chiusa a gennaio discutendo molto piacevolmente di calcio con Massimo Raffaeli: ora la rassegna ‘Oltre l’effimero’ riprende il filo di discorso e lancia il programma del prossimo autunno parlando di basket all’interno della cornice perfetta: la mostra in Pescheria che celebra la grande storia della pallacanestro in occasione dei 45 anni della rivista fondata da Aldo Giordani. L’appuntamento è per martedì 23 maggio alle 18 per la presentazione del libro di Emiliano Poddi - autore teatrale e radiofonico che al basket ha dedicato anche un altro romanzo -, Le vittorie imperfette (Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2016): al centro della storia il mitico match Usa/Urss del 9 settembre 1972 alle Olimpiadi. A dialogare con l’autore, Giorgio Bonaga, accademico bolognese, pensatore libero ed ex cestista. Introduce Giuliano Martufi, curatore della rassegna ‘Oltre l’effimero’, che per l’occasione esibirà rari memorabilia del basket pesarese ('Victoria', 'Libertas' 'Victoria-Libertas'). Sasha Belov e Kevin Joyce, due ragazzi all’inseguimento di un sogno: vincere la medaglia d’oro del basket alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Uno si è allenato all’ombra della statua colossale della Grande Madre Russia a Stalingrado, l’altro sui campetti di cemento tra i grattacieli di New York. Due squadre e due mondi contrapposti. Usa-Urss non sarà solo una partita memorabile, sarà per sempre legata ai tre secondi più leggendari e contraddittori della storia dello sport. Ma Monaco ’72 è anche la scena di una strage spaventosa: undici atleti israeliani cadono sotto l’attacco terroristico di Settembre Nero, un lutto che dev’essere riassorbito in fretta per fare spazio alla sfida fra le due superpotenze. Molti anni dopo, inchiodato davanti alla replica notturna di quei quaranta minuti, il narratore torna indietro nel tempo e intreccia le vicende umane dei due protagonisti con la sua infanzia nel campetto di pallacanestro di Cisternino da figlio di genitori ex cestisti. E così il lettore segue Kevin e Sasha negli anni, portarsi addosso l’uno il peso di una sconfitta impossibile da accettare, l’altro di una vittoria da scontare come una condanna, schegge di un tempo che ha lasciato il segno di una eterna vittoria imperfetta, imperfetta come la vita. Scritto con impeccabile senso del ritmo e con una sorprendente adesione umana, il libro di Poddi alterna epica e racconto intimista, spionaggio, tragedia e spigliata commedia d’amore: un romanzo in cui il palleggio echeggia “come il battito del cuore.”... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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seddok, l’erede di satana / atom age vampire (it, majano 60)
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Alla ricerca del piacere (1972)
#alla ricerca del piacere#amuck!#maniac mansion#leather and whips#hot bed of sex#1972#silvio amadio#aldo giordani#farley granger#barbara bouchet#rosalba neri#teo usuelli#giallo#giallo film#1970s#70s#italian film#italian giallo#italian cinema#cinema#cinematography#thriller
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THE CAT O’ NINE TAILS (1971) – Episode 149 – Decades of Horror 1970s
“They come here, they have a pretty nurse, then they can do a little something, bing-bang, then they study the liquid and tell you if you have a hereditary disease or if your gun's jammed.” Doesn’t he mean “bada-bing, bada-boom?” Join your faithful Grue Crew - Doc Rotten, Chad Hunt, Bill Mulligan, Daphne Monary-Ernsdorff, and Jeff Mohr - as they experience The Cat o’ Nine Tails (1971), a Giallo thriller from Dario Argento, starring Karl Malden and James Franciscus.
Decades of Horror 1970s Episode 149 – The Cat o’ Nine Tails (1971)
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A newspaper reporter and a retired, blind journalist try to solve a series of killings connected to a pharmaceutical company's top-secret experimental research projects; in doing so they become targets of the killer.
- IMDb
Director: Dario Argento
Writers: Dario Argento, Bryan Edgar Wallace (uncredited); (based on a story by) Dario Argento, Luigi Cozzi (as Luigi Collo), Dardano Sacchetti
Selected Cast:
James Franciscus as Carlo Giordani
Karl Malden as Franco "Cookie" Arnò
Catherine Spaak as Anna Terzi
Pier Paolo Capponi as Police Supt. Spimi
Horst Frank as Dr. Braun
Rada Rassimov as Bianca Merusi
Tino Carraro as Professor Fulvio Terzi
Cinzia De Carolis as Lori
Aldo Regianni as Dr. Casoni
Carlo Alighiero as Dr. Calabresi
Vittorio Congia as Righetto
Ugo Fangareggi as Gigi the Loser
Tom Felleghy as Dr. Esson
Emilio Marchisini as Dr. Mombelli
Werner Pochath as Manuel
Fulvio Mingozzi as Spimi's man
Corrado Olmi as Morsella
Pino Patti as Barber
The Cat o’ Nine Tails is pure Giallo, according to Bill, but still pretty subdued for an Argento film. As a reasonably straightforward detective story, it held his interest and Karl Malden is terrific. Not being a big Giallo fan, Chad enjoyed The Cat o’ Nine Tails more than he thought he would, specifically pointing to a couple of cool murder scenes and Malden’s fantastic performance. Jeff agrees that The Cat o’ Nine Tails is more mystery than horror and, as such, is true to original Giallo themes. He adds his love for Malden’s performance to the chorus and enjoys seeing Argento’s progression from The Bird with the Crystal Plummage (1970) to this film to Deep Red (1975) to Suspiria (1977). The Cat o’ Nine Tails has Doc’s attention with the idea of the two different types of journalists getting together, a couple of fascinating kills, keeping track of the red herrings, and putting a child in harm’s way. And then there’s the strange love scene between Catherine Spaak and James Franciscus. Hmm.
Giallo and Argento fans will want to see this film! As of this writing, The Cat o’ Nine Tails is available to stream from Shudder and The Criterion Channel and on physical media as a brand new 4K restoration on Blu-ray from Arrow Video.
Gruesome Magazine’s Decades of Horror 1970s is part of the Decades of Horror two-week rotation with The Classic Era and the 1980s. In two weeks, the next episode in their very flexible schedule, episode 150, will be George A. Romero’s Dawn of the Dead (1978), chosen by a listener poll! Be there!
We want to hear from you – the coolest, grooviest fans: leave us a message or leave a comment on the site or email the Decades of Horror 1970s podcast hosts at [email protected].
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Piękna wenecka willa na wyspie, zaginiona dziewczyna, dziwne małżeństwo ze swoimi pikantnymi upodobaniami. To nietypowe giallo w reżyserii Silvio Amadio zostaje w pamięci głównie dzięki swojej niezwykle zmysłowej naturze. Rozerotyzowany "Amuck" ("Alla ricerca del piacere") kusi więc powabnie roznegliżowanymi ciałami i rozwiązłą atmosferą wieczornych sesji w trakcie filmowej akcji, gdy bohaterowie nudę zapijają winem, a zaspokojenie pożądania mają na wyciągnięcie ręki. W taki klimat wkracza piękna Greta (Barbara Bouchet). Przyleciała z Londynu, a tutaj w Wenecji podejmuje pracę sekretarki u bogatego pisarza Richarda Stewarta. Z miejsca również zostaje towarzyszką zabaw jego żony Eleanory (Rosalba Neri). Idylliczny krajobraz sprzyja rozwiązłemu nastrojowi w posiadłości, a ten szybko udziela się nowo przybyłej dziewczynie.
Po prześledzeniu zróżnicowanej filmografii Silvio Amadiego można wysnuć słuszny wniosek, że Włoch najlepiej czuł się w gatunku komedii. Jednak to właśnie Amadio, dzięki "Amuck", dał się poznać jako autor jednego z bardziej wysmakowanych erotycznych gialli, gdzie seks i zbrodnia mieszają się jak komponenty w doskonale przyrządzonym drinku.
Intryga dotyczy poprzedniczki Grety, która piastowała na wyspie takie samo stanowisko. Zaginęła, a ślad urwał się właśnie tutaj, w ogrodzie rozkoszy. Przyznacie, że brzmi smakowicie. Jednak tajemnica jest zawieszona dość niedbale na filmowej tablicy, ponieważ Greta, na początku mocno zmotywowana, by rozwikłać zagadkę, zbyt szybko poddaje się nurtowi spływających nań przyjemności (nawet jeżeli jest podstępem odurzona). To dzięki temu, między innymi, widz może zobaczyć niezwykłą, sfilmowaną w slow motion scenę lesbijskiego seksu, która z miejsca przywodzi na myśl mistrzowskie sekwencje z filmu "A Lizard in a Woman's Skin" Lucio Fulciego. Warto nadmienić, że Silvio Amadio nie ogranicza się do tego jednego momentu, bo zarówno Rosalba Neri, jak i Barbara Bouchet oraz kilka goszczących w willi niewiast chętnie poddaje się słodkim i lepkim fluidom.
Trzeba również zdać sobie sprawę, że określenie "giallo" w kontekście filmu "Amuck" może rozbudzić nadzieję fanów żółtego nurtu, a w rezultacie zostawić teoretycznie z niczym. Włoski thriller buduje tonacje dzięki seksualnemu napięciu, wysmakowanym zdjęciom Aldo Giordani i tajemniczej muzyce Teo Usuelli. Próżno więc tu szukać czarnych rękawiczek, krętych schodów, mordercy czającego się za zasłoną czy lśniącego w ciemności ostrza.
Śledztwo Grety dość szybko zostaje wyprowadzone na manowce. Dziewczyna tak naprawdę nie może liczyć na pomoc z zewnątrz. Policjant, który krąży wokół sprawy, jest raczej figurantem i okazuje się nieprzydatny. Gdy zbliża się kolejna noc, do głosu znowu dochodzi perwersja i pożądanie. Bohaterka, która dopływa do wyspy jest tak naprawdę tylko zabawką, pokarmem. Gdy właściciele się znudzą, a nowa zabawka nie spełni oczekiwań, przemielą, częściowo skonsumują, a resztę wyplują. Bardzo intrygująco i pomysłowo wypada na tym tle finał, który przypomina mi trochę historię, nie wdając się w szczegóły, oblubienicy King Konga. Oprawcy mając nadzieję na swój misterny plan, potykają się w najmniej oczekiwanym momencie, gdy do głosu dochodzi wrażliwa natura ofiary.
"Amuck" to ten rodzaj stylowego giallo, który kładzie główny nacisk na budowanie atmosfery poprzez wydarzenia. Scenariusz autorstwa Amadiego to udany mariaż thrillera i lekkiego filmu erotycznego, w którym główna bohaterka z odwagą wkracza w nowe środowisko, w którym wszystko lśni na zewnątrz, ale gdy zajrzeć pod powierzchnię tej uroczej wyspy, gnije od kłamstw i śmierci.
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Musica in lingua friulana
🔥Una 90ina di canzoni in lingua friulana🔥 di ogni periodo, genere e artista...💥(una per ogni artista/gruppo) 😄per farvi compagnia in questi tempi difficili❤️
https://www.youtube.com/playlist?list=PLi131ogrEjtU4n4hoxGh1z1Ljt9MWSP_W
ho cercato di mettere in luce ognuno anche nelle cose belle orecchiabili ma meno comuni come visione che si ha del artista stesso...
e la mia scelta era quella di mettere un brano per artista..
(con canzoni pubblicate dagli anni 1970 al 2020)
diversi generi: reggae, rap, punk, rock, metal, cantautore, canzoniere, coro, folk, villotta, elettronica, pop, pop femminile, balkan, blues, ecc
❤️ è una scena molto più grande di quel che si crede...❤️
💙💛 Fuarce Friûl 💙💛
Artisti/gruppi :
Dj Tubet , Sdrindule , Dario Zampa , Dlh Posse , DEK ILL CEESA (Carnicats) , Fabian Riz , Bande Tzingare , La Sedon Salvadie , Trio Pakai , Raff BB Lazzara & Loris Vescovo , Povolar Ensemble , Canzoniere di Ajello , Mitili Flk , Lino Straulino , Dissociative Tv , Madrac , Kosovni Odpadki , Valter Iuretig , Arbe Garbe , Pantan , Luna E Un Quarto , Aldo Sbadiglio e la famiglia Ananas in vacanza a Dresda , Laipnessless , R.esistence in dub , Parafangos , Prorastar , Silvia Michelotti , Mig 29 Over Disneyland , Inzirli , Brût & Madone , Pit Ryan & Mad Men Blues , Ulisse e i Ciclopi , Eletrike Skeletriche Poetiche , Beppino Lodolo , Aldo Rossi , Francesco Miscoria & FELICI ma furlans , Quella Mezza Sporca Dozzina , ROMPE COIONS , La Bande di Sandro , Dos FolkS ( Giulio Venier ) , Coro Della S.A.T. , Jonokognos , Loris Vescovo , Aldo Giavitto , Alvise Nodale , Elsa Martin , Bakan , Ad Plenitatem Lunae , Beât Lès , Rocco Burtone , Toni Merlot , Finistellae , La fanfare minable , Giulia Daici , Franco Giordani , Luigi Maieron , Nosisà , Priska , Renzo Stefanutti , Trabeat , Nicole Lizzi , Frizzi-Comini-Tonazzi , Andrea dell'Orbo , Ennio Zampa , Simone Zamparo , Gianluca Zanier & Paolo Mattotti , Coro Vôs de mont , Braul , Nevio Zaninotto , Giuliana Venturoso, Paolo Paroni & Savoiamarchetti , Truc , Maria Grosso, Tiziana Colussa & Dodi & i Monodi , Zuleika , Fluidodinamika , Trio Bestie , Alessandro Montello , TNF , Ensemble D'Anjoù , Rive No Tocje , Orchestra Cortile , K'Ramar , Fil & Fiar , Carantan , Strepitz , Zuf de Zur , Raul Lovisoni , Matteo Segrado , Mig 29 Over Disneyland , Serena Finatti , La bande eletriche , Cuinon , Trio Tubazzi , Zuf di Arbe .
#musica#friulana#friulano#friulian#songs#music#playlist#compilation#artisti#cantanti#dialetto#lingua minoritaria#friuli#fvg#youtube#fogolar#elenco#studio#canzoni#musiche#furlane#villotte#pop#reggae#rap#hip hop#balkan#folk#punk#rock
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di CLAUDIO GALIANI ♦
LA SQUADRA DI MARONCELLI
La banda Maroncelli si costituisce subito dopo l’8 settembre. All’inizio si compone di circa venticinque elementi. In breve tempo, con la propaganda e con l’immissione di sottufficiali e militari sbandati, si allarga notevolmente.
Questo è l’elenco dei partigiani combattenti, riconosciuto dalla Commissione regionale del Lazio il 13 gennaio 1949, con i gradi partigiani e la loro corrispondenza alla gerarchia militare.
Oltre ai settantaquattro partigiani combattenti, di cui tre feriti e quattordici morti, sono stati riconosciuti 189 patrioti, a dimostrazione di un’estesa fascia di sostenitori.
Nucleo iniziale dell’8 settembre 1943
Maroncelli Ezio Comandante Capitano
Morra Antonio Commissario “
Foschi Antonio Comandante Tenente
Antonini Secondiano Commissario “
Conti Riccardo Comandante “
Volpi Eldo Commissario “
Pistolesi Vidio “ “
Mori Libero “ “
Foschi Alessandro Vice Comandante “
Del Duca Giulio Vice Commissario “
Morra Giuseppe Ispettore Organizzativo “
Pagani Anna Comandante S.Tenente
Zamparini Orzio “ “ ferito il 6 giugno a Veiano
Pierucci Enrico “ “
Catalani Fiore “ “
Mazzella ? Commissario “
De Paolis Mario V. Comandante “
Salerni Giulio V. Commissario “
Olivieri Ermanno Intendente “
De Santis Agostino Ispettore “
Scotti Remo Capo di S. M. “
Niedda Pietro “ “
Abbadini Aldo Com.te di Squadra Maresciallo
Foschi Amerigo “ “
Comite Franco Sergente Maggiore ferito il 7 giugno ad Allumiere
Inseriti il 24 settembre
Minio Alfonso Comandante S. Tenente
Conte Raffaele “ “
Giordani Paolo Capo di S.M. “
Terribili Eritreo Commissario ”
Pierotti Italo “ “
Salerni Settimio Ispettore Organizzativo “
Piroli Nemesio V. Comandante “
Galli Antonio V. Commissario “
Ravaioli Domenico Capo di S.M. “
Mattera Francesco Com.te di Squadra Maresciallo
Vittori Vincenzo “ ”
Laurindi Alberto “ “ ferito il 29 ottobre a Bieda
Angelini Mario “ “
Bianchi Gervasio “ “
Galletti Gualtiero “ “
Rinallo Diego Com.te di Nucleo Sergente
Scotti Paolo “ “
Gaudenzi Guerrino “ “
Panico Angelo “ “
Peris Domenico “ “
Busnengo Arrigo “ “
Inseriti nelle settimane successive
Morra Alfonso Comandante S. Tenente
Faccenda Francesco Commissario “
Lucidi Roberto Com.te di Squadra Maresciallo
Stefanini Ottorino “ “
De Somma Gino “ “
Struelli Gottardo “ “
Morra Domenico “ “
Giudice Agostino “ “
Amanti Marcello “ “
Piendibene Renato Comandante di nucleo Sergente
Vegro Alberto “ “
Maroncelli Altero “ “
Rocchi Antonio “ “
Bartolini Elio “ “
Caduti civili
Consolati Romeo La Bianca, 6 ottobre 1943
Caciornia Angelo Casalone, 17 novembre 1943
Gabrielli Luigi “
Belfiore Carlo “
Santi Emiliano “
Speroni Dino Aurelia, 11 febbraio 1944
Fanelli Felice “
Caduti militari
Russo Luigi
Nobili Mariano
Nobili Orsio
Piras Antonio
Caddu Antonio
Casamassima Franco
Lai Francesco
L’identikit
Ezio Maroncelli, muratore di 33 anni, è il Comandante militare. Rilasciato il 16 agosto da Regina Coeli, dove è recluso da aprile, promuove con altri l’ organizzazione della banda. E’ interessante la testimonianza che più tardi renderà sul valore formativo che per lui ha avuto l’esperienza del carcere, dove ha potuto stringere contatti importanti. In particolare, con Filiberto Sbardella, uno dei capi di “Bandiera Rossa”, formazione comunista molto attiva a Roma e ben radicata in alcuni Comuni, come Viterbo,Tarquinia e Tuscania.
In polemica con il PCI, “Bandiera Rossa” resta ostile al Governo Badoglio e rifiuta l’ingresso nel C.L.N.
Ezio Maroncelli
Antonio Morra è il Commissario politico. Su di lui c’è poco da scoprire. Iscritto sin dalla fondazione al Partito comunista, in prima fila in tutte le azioni degli Arditi del popolo, sorvegliato speciale, confinato tre volte, agitatore permanente, garantisce anche i contatti con i militanti tolfetani, dove ha formato dal 1937 una cellula comunista.
Un ruolo di primo piano hanno Giulio Del Duca, impiegato ragioniere, e i fratelli Foschi, Antonio, Alessandro, Amerigo, commercianti.
Alessandro è anche membro del C.L.N. che si è formato il 10 settembre, riunito in un bosco di castagni, dove rappresenta la componente comunista con Antonio Morra e Persilio Persi.
I socialisti sono rappresentati nel C.L.N. da Vincenzo Benedetti e Domenico Pierucci, i democristiani da Gatta Cheren, Ortensio Pierantozzi e Agostino Mendola, il Partito d’Azione da Giocondo De Dominicis e Pietro Amorosi.
Settimio Salerni appartiene, con i fratelli Benedetto, Menotti e Augusto, ad una famiglia leggendaria del sovversivismo anarchico cittadino. Il padre Adamo e lo zio Settimio sono stati tra i più accesi partecipanti alla lotta dei portuali del 1897, arrestati e processati, ma assolti, per l’accusa di minacce verso un caporale.
Agitatore antimilitarista, tra i fondatori dell’ Arditismo locale, spirito combattente impegnato in tutti i conflitti contro le squadre fasciste, Settimio ha scontato tre anni a Lipari.
Con lui è il nipote Giulio, figlio di Menotti. Militare alla Maddalena, rientrato in continente e recluso per un breve periodo al Forte Boccea, appena liberato si trasferisce ad Allumiere per unirsi alla banda.
Italo Pierotti, portuale, è anche lui tra gli ammoniti della polizia, sotto controllo dal 1930 al 1932, noto alla polizia per la frequentazione di altri sovversivi, come Morra e Pucci.
Il padre, Pietro, è stato nel 1895 tra i fondatori del circolo socialista Karl Marx, ha guidato nel 1897 le lotte dei portuali nel corso delle quali è stato arrestato insieme a Giuseppe Alocci, è stato tra i fondatori della Cooperativa tra i lavoratori del porto.
Secondiano Antonini, nato a Priverno, muratore, è legato strettamente ad Antonio Morra. Rilasciato dal carcere insieme a Ezio Maroncelli, gli resta a fianco nella costituzione della banda.
Antonio Galli, comunista, è controllato dalla polizia sin dal 1931, perché tenta di organizzare l’eversione tra gruppi di giovani, senza apparenti successi. Ha in progetto di espatriare con Edmondo Marcucci e Gottardo Struelli. I suoi movimenti vengono seguiti costantemente fino al 1942.
Gottardo Struelli, amico di Antonio Morra, è uno dei sovversivi che hanno frequentato la famigerata osteria di via Trieste 43, vigilato speciale fin dal 1931.
Tra i patrioti vicini a Morra, di Tolfa, troviamo Gino Chiavoni, anche lui spedito al confine, Domenico Fronti e Augusto Ruina, impegnati nella nascita della cellula comunista di Tolfa alla fine degli anni 30.
Nemesio Piroli, di Allumiere, è un maturo militante, sorvegliato dal 1931. Tra i patrioti c’è il figlio Ennio, giovane universitario.
Nella lotta, cinquantenni come Antonio Morra e Nemesio Piroli militano a fianco di giovani come Marcello Amanti, diciassettenne.
Alcuni, come Renato Piendibene, Domenico Peris, Giulio Salerni, Ottorino Stefanini o Ennio Piroli non hanno compiuto i venti anni o li hanno superati da poco.
Carlo Belfiore, ucciso nel corso di in un rastrellamento, ne aveva 12.
Renato Piendibene è fuggito da La Spezia, dove era marinaio. Antifascista, oltre che per tradizione di famiglia, ”per amore del Jazz”. E’ stato arrestato dai tedeschi dopo l’8 settembre, è riuscito a fuggire travestito da prete e, raggiunta avventurosamente Allumiere, si è aggregato alla banda.
Domenico Peris, figlio di un portuale antifascista che ha partecipato alla fondazione della Cooperativa, si è allontanato dopo l’8 settembre da Roma, dove prestava servizio nel reparto dei carabinieri a cavallo, e si è unito ai partigiani di Allumiere.
Giovani sono, naturalmente, i militari aggregati, compresi i morti nello scontro a fuoco di Monte Cucco.
Abbiamo sottolineato alcuni casi, ma tutti i membri della banda, partendo dalla A di Angelini, passando per Riccardo Conti e gli Scotti, fino alla V di Vincenzo Vittori e Eldo Volpi, sono convinti militanti antifascisti.
La base sociale é sostanzialmente popolare, ma variegata: molti gli operai e i portuali, qualche artigiano e alcuni, come i Foschi, commercianti.
Gli anarchici
In entrambe le formazioni partigiane militano molti anarchici. Non è un fatto consueto.
Gli anarchici preferiscono, dove possono, formare loro proprie organizzazioni o associarsi ad altre meno ostiche al loro credo “libertario”, come “ Bandiera Rossa” o “Giustizia e Libertà”.
La loro confluenza ad Allumiere e a Bieda non si spiega col fatto banale che convivono come sfollati. Le ragioni di questa collaborazione sono forti e antiche.
Richiamano le lotte del movimento degli Arditi, una consuetudine cospirativa che si protrae lungo il ventennio, per alcuni l’ esperienza comune del confino.
Per qualche categoria, come i portuali, opera la solidarietà maturata sul posto di lavoro.
Tutti condividono in fondo una cultura della ribellione, che in alcuni casi ha reso naturale lo spostamento da un’organizzazione all’altra.
Non va sottovalutato lo spirito cameratesco temprato nelle osterie cittadine, divenute punto di ritrovo degli inquieti sovversivi, che ad ogni stormir di fronda si riaccendono e sognano il riscatto, brindando al sole dell’avvenire.
L’ora del riscatto sembra essere giunta e non si può assolutamente lasciarla sfuggire.
Le donne
All’interno di un universo quasi interamente maschile, nelle due bande operano alcune donne.
Quattro, patriote, nella banda Barbaranelli: di Bieda sono le sorelle De Santis, Maria e Caterina, e Gnocchi Antonia, di S. Giovenale Canaletti Francesca.
Quattro sono anche le donne impegnate nella banda Maroncelli.
Una, Anna Pagani, 46 anni, è partigiana combattente, le altre, la diciassettenne Adriana Randazzo, Alba Volpi e Adele Cima, sono patriote.
Adele è la degna componente di una famiglia impegnata da decenni. Salvatore Cima è stato segretario della Sezione PCI di Civitavecchia fino al 1925 e ha subìto una condanna al confino, mentre i due fratelli Aurelio e Aristodemo per il loro atteggiamento sono stati sottoposti al controllo costante della polizia.
Anna viene invece citata in una testimonianza, riportata da Ferdinando Bianchi nella sua “Storia dei Tolfetani” , resa da uno degli arrestati del 7 aprile: “ Non ci fucilarono perchè una donna di Allumiere, Anna Pagani, aveva fatto in tempo a nascondere tutte le armi destinate alla banda, i libri di Lenin e altri volantini partigiani. Se li avessero trovati non ci saremmo salvati.”
La citazione sottolinea il ruolo attivo di queste donne e la loro vigile concretezza.
In pochi giorni la banda ha raggiunto una dimensione complessa.
“ Alla fine di settembre, avendo la banda partigiana raggiunto un numero di componenti facilmente individuabili, è stato necessario stabilire vari accampamenti e creare un’organizzazione per l’approvvigionamento dei viveri e delle armi come pure all’equipaggiamento dei vari nuclei dislocati nei boschi della zona”.
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L’altra metà della Resistenza: Targa commemorativa in ricordo del contributo femminile alla Resistenza; Ancora fischia il vento; Olema Righi; Partigiana Juna.
CLAUDIO GALIANI
… continua (il prossimo capitolo (IV) venerdì 19 luglio 2019)
ANATOMIA DI DUE BANDE (III) di CLAUDIO GALIANI ♦ LA SQUADRA DI MARONCELLI La banda Maroncelli si costituisce subito dopo l’8 settembre.
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Opera on YouTube 6
Pagliacci
Franco Enriques studio film, 1954 (Franco Corelli, Mafalda Micheluzzi, Tito Gobbi; conducted by Alfredo Simonetto; no subtitles)
Tokyo Bunka Kaikan, 1961 (Mario del Monaco, Gabriella Tucci, Aldo Protti; conducted by Giuseppe Morelli; Japanese subtitles)
Herbert von Karajan studio film, 1968 (Jon Vickers, Raina Kabaivanska, Peter Glossop; conducted by Herbert von Karajan; no subtitles)
Franco Zeffirelli film, 1983 (Plácido Domingo, Teresa Stratas, Juan Pons; conducted by Georges Prêtre; English subtitles) – Part I, Part II, Part III, Part IV, Part V, Part VI
Metropolitan Opera, 1994 (Luciano Pavarotti, Teresa Stratas, Juan Pons; conducted by James Levine; Spanish subtitles)
Ravena Festival, 1998 (Plácido Domingo, Svetla Vassileva, Juan Pons; conducted by Riccardo Muti; Italian subtitles)
Zürich Opera House, 2009 (José Cura, Fiorenza Cedolins, Carlo Guelfi; conducted by Stefano Ranzani; no subtitles)
Chorégies d'Orange, 2009 (Roberto Alagna, Inva Mula, Seng-Hyoun Ko; conducted by Georges Prêtre; French subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2011 (Marcello Giordani, Angeles Blancas, Vittorio Vitelli; conducted by Daniele Callegari; English subtitles – ignore the silly references to Norse mythology and aliens that the translator threw in, they're not in the actual libretto)
Latvian National Opera, 2019 (Sergei Polyakov, Tatiana Trenogina, Vladislav Sulimsky; conducted by Jānis Liepiņš; no subtitles)
Die Entführung aus dem Serail
Dresden State Opera, 1977 (Armin Ude, Carolyn Smith-Meyer, Barbara Sternberer, Rolf Tomaszewski; conducted by Peter Gülke; no subtitles)
Bavarian State Opera, 1980 (Francisco Araiza, Edita Gruberova, Reri Grist, Martti Talvela; conducted by Karl Böhm; English subtitles)
Royal Opera House, Covent Garden, 1988 (Deon van der Walt, Inga Nielson, Lillian Watson, Kurt Moll; conducted by Georg Solti; English subtitles)
Salzburg Festival, 1989 (Deon van der Walt, Inga Nielson, Lillian Watson, Kurt Rydl; conducted by Horst Stein; no subtitles)
Théâtre du Châtelet, 1991 (Stanford Olsen, Luba Orgonasova, Cyndia Sieden, Cornelius Hauptmann; conducted by John Eliot Gardiner; French subtitles)
Vienna State Opera, 1989 (Kurt Streit, Aga Winska, Elzbieta Szmytka, Artur Korn; conducted by Nicolaus Harnoncourt; Hungarian subtitles) – Act I, Act II
Teatro della Pergola, 2002 (Rainer Trost, Eva Mei, Patrizia Ciofi, Kurt Rydl; conducted by Zubin Mehta; Spanish subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2012 (Christoph Strehl, Diana Damrau, Olga Peretyatko, Franz-Josef Selig; conducted by Ivor Bolton; Catalan subtitles)
Bankhead Theatre, 2018 (David Walton, Alexandra Batsios, Elena Galvan, Kevin Langan; conducted by Alex Katsman; English subtitles)
Theatro São Pedro, 2023 (Daniel Umbelino, Ludmilla Bauerfeldt, Ana Carolina Coutinho, Luiz-Ottavio Faria; conducted by Cláudio Cruz; Brazilian Portuguese subtitles)
Un Ballo in Maschera
Tokyo Bunka Kaikan, 1967 (Carlo Bergonzi, Antonietta Stella, Mario Zanassi; conducted by Oliviero di Fabritiis; Spanish subtitles)
Royal Opera House, Covent Garden, 1975 (Plácido Domingo, Katia Ricciarelli, Piero Cappuccilli; conducted by Claudio Abbado, English subtitles)
Teatro alla Scala, 1978 (Luciano Pavarotti, Mara Zampieri, Piero Cappuccilli; conducted by Claudio Abbado; Italian subtitles)
Metropolitan Opera, 1980 (Luciano Pavarotti, Katia Ricciarelli, Louis Quilico; conducted by Giuseppe Patané; no subtitles)
Royal Swedish Opera, 1986 (Nicolai Gedda, Siv Wennberg, Carl Johan Falkman; conducted by Eri Klas; sung in Swedish; Swedish subtitles)
Salzburg Festival, 1990 (Plácido Domingo, Josephine Barstow, Leo Nucci; conducted by Georg Solti; Spanish subtitles)
Leipzig Opera House, 2006 (Massimiliano Pisapia, Chiara Taigi, Franco Vassallo; conducted by Riccardo Chailly; English subtitles) – Part I, Part II
Teatro Regio di Torino, 2012 (Gregory Kunde, Oksana Dyka, Gabriele Viviani; conducted by Renato Palumbo; no subtitles) – Part I, Part II
Chorégies d'Orange, 2013 (Ramón Vargas, Kristin Lewis, Lucio Gallo; conducted by Alain Altinoglu; French subtitles)
Arena di Verona, 2014 (Francesco Meli, Hui He, Luca Salsi; conducted by Andrea Battistoni; no subtitles)
Cavalleria Rusticana
Giorgio Strehler studio film, 1968 (Gianfranco Cecchele, Fiorenza Cossotto; conducted by Herbert von Karajan; no subtitles)
Metropolitan Opera, 1974 (Franco Tagliavini, Grace Bumbry; conducted by John Nelson; no subtitles)
Franco Zeffirelli film, 1983 (Plácido Domingo, Elena Obraztsova; conducted by Georges Prêtre; no subtitles)
Ravenna Festival, 1996 (José Cura, Waltraud Meier; conducted by Riccardo Muti; Italian subtitles)
Ópera de Bellas Artes, 2008 (Alfredo Portilla, Violeta Dávalos; conducted by Marco Zambelli; Spanish subtitles)
Zürich Opera, 2009 (José Cura, Paoletta Marrocu; conducted by Stefano Ranzani; no subtitles)
Chorégies d'Orange, 2009 (Roberto Alagna, Beatrice Uria-Monzon; conducted by Georges Prêtre; French subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2011 (Marcello Giordani, Ildiko Komlosi; conducted by Daniele Gallegari; Spanish subtitles)
Mikhailovsky Theatre, St. Petersburg, 2012 (Fyodor Ataskevich, Iréne Theorin; conducted by Daniele Rustioni; English subtitles)
Vienna State Opera, 2019 (Younghoon Lee, Elina Garanča; conducted by Graeme Jenkins; English subtitles)
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No Miracles in Venezuela Conflict I: Dialogue Setbacks Challenge Vatican
David Smilde
[This the first of a two part series on the role of the the Catholic Church in Venezuela’s political process. Part II will look at the Venezuelan hierarchy.]
On Thursday, February 2, Vatican Nuncio in Venezuela Aldo Giordano urged the Maduro government and opposition coalition to sit at the table and seek common ground, but stated: “the Holy See is not going to close any door, but if we are not invited, we are not going to impose dialogue. It’s not true that the Church wants to impose dialogue. The Church is offering to help.”
Giordani also pointed out that “the ones who have to dialogue are Venezuelans, the ones involved (las partes), the political organizations and civil society. We are accompanying. The Pope has said that if there is a window open, we go in order to help.”
The statements follow the opposition’s rejection of a proposal for reestablishing the dialogue, presented to both sides on January 19. On January 25 the MUD announced they found the proposal unacceptable and said they would not return to dialogue with the government until the previous agreements had been fulfilled.
Giordani defended the Vatican effort from criticism, saying the text had been written by the UNASUR commission. But it did indeed have the Holy See’s support as a way to get the dialogue restarted.
Given the lack of progress, the Vatican itself has diminished its public commitment to the dialogue. On January 19, it was reported that the Vatican representative, Monsignor Claudio Maria Celli, would no longer facilitate the process, leaving that to Giordani. The move is significant as Celli is considered by insiders to be one of the Pope’s highest level envoys, while Giordani is the Vatican’s permanent representative in Venezuela.
The MUD responded to Celli’s withdrawal saying, “absence can be a way of exercising presence, and silence can become the most eloquent form of speech”
The Vatican’s unfruitful efforts represent a disappointing turn for those (of us) who thought that Vatican involvement had the potential to generate a breakthrough in the Venezuela’s political stalemate. (See our previous coverage from 2016 here and here).
The Vatican became formally involved at the end of October 2016. While the possibility had been in the works for several weeks, after Vatican involvement was solicited by both sides in September, it became concrete in the days after the government suspended the opposition’s push for a recall referendum.
On October 24, Pope Francisco received Nicolas Maduro at the Vatican at Maduro’s request. During the meeting, the Pope advocated for “sincere and constructive dialogue” between the government and opposition to promote “social cohesion”.
That same day, Vatican representative Mons. Emil Paul Tscherrig, announced the begging of conversations between the government and the MUD the 30th of October, after having met with each side.
The opposition was divided from the beginning, with Voluntad Popular and other radical parties refusing to participate. Most opposition leaders did agree to participate and this led them to call off a planned march to the Presidential Palace that likely would have ended in violence.
When the negotiating teams announced the agreements they had reached on November 12, it pushed the opposition coalition to the breaking point, and put MUD leadership on its heels. Many thought the opposition had conceded to the government’s language—calling the economic crisis the result of sabotage, for example—while getting too little—the agreement did not mention the recall referendum or elections of any kind. Opposition leaders, however, defended the agreements, pointing to the proposed release of political prisoners and recognition for the National Assembly
Following the agreements, the opposition National Assembly (AN) coalition solicited the unseating of the three Amazon State deputies--a key sticking point in the government’s recognition of the AN. Their elections had been suspended in December 2015 by the TSJ because of accusations of fraud despite the National Electoral Council having accredited their elections.
However, even after unseating the deputies, the government did not recognize the AN, saying the process had not taken place through the right procedure and demanding that they be stripped of their seats in a plenary session.
The first of December, The Vatican sent a confidential letter to both the MUD and the government, in which it lamented the delay in the measures previously agreed upon, as well as declarations and decisions that were not facilitating reconciliation of the two sides.
“In this context, the Holy See, fulfilling its role as guarantor of the seriousness and sincerety of the negotiations to which it has been called, thinks there should be substantial steps taken if there is a desire for the National Dialogue to be effective and fruitful. As a result, the Holy See, respectfully but with firmness, demands that:”
· Measures are immediately taken to address scarcities of food and medicine.
· An electoral calendar is agreed upon
· The National Assembly is recognized in its constitutional functions.
· The situation of political prisoners is addressed.
The letter suggested that the Vatican expected progress to be made on the first issue before the December 6 meeting, and concrete agreements be achieved on the last three, in the meeting.
The letter produced a vitriolic response from Socialist deputy Diosdado Cabello, who called Vatican Secretary of State Pietro Parolín, author of the letter, “disrespectful” and “irresponsible.” Cabello stressed that the Vatican is a guest, a facilitator, and has no right to veto or make proposals.
“People are saying that the Pope sent a letter. The Pope didn’t send any letter! The one who sent the letter was Pietro Parolin. Disrespectful! Irresponsible! They think that from the Vatican they are going lecture Venezuela.” He added that “we don’t get involved in the problem of priests that are accused of pedophilia. You are the ones who have to handle that.”
Maduro responded to the letter as well, claiming that it was an attempt by the opposition to use one of the international facilitators to “implode” the dialogue. Maduro suggested that more than a facilitator the opposition was being a “saboteur.”
In response to Maduro and Cabello’s words, the Foreign Ministries of Uruguay, Peru, Paraguay, Mexico, Guatemala, Colombia, Chile, Brazil and Argentina reiterated their support for the dialogue and the ex-presdiential and Vatican mediators.
The opposition refused to attend the December 6 dialogue meeting. On the 24th of December, the MUD published an open letter to the Vatican signed by Jesus Torrealba. The letter reviews the four demands made in Parolin’s letter and says:
These demands, which the Holy See asked to be met by December 6 still have not been met. To the contrary, in terms of elections there have been multiple setbacks (including the regime’s ratification of an illegally constituted biased Electoral Council) and likewise there have been setbacks in respect for popular sovereignty as expressed in the National Assembly, whose January 5 installation is surrounded by threats of not being recognized and by aggression from government leaders. Just as important, with respect to political prisoners and attention to the victims of the humanitarian crisis, there have been timid and insufficient efforts, that do not represent a real reparation for the damages nor help to the victims in the dimensions and seriousness that the crisis requires.
The letter concluded that given the lack of progress on these demands, there were no grounds for to return to the dialogue table on January 13 as planned, but requested that the Vatican stay involved and confirm that the agreements had not be fufilled.
On January 6 both Delcy Rodriguez, Venezuela’s Foreign Minister, and Jorge Rodriguez, head of the government’s dialogue team, met with Mons. Claudio Celli. Afterwards she suggested that the Pope "maintained his commitment to the dialogue in Venezuela.”
On his February 5 edition of “Sunday with Maduro,” the president suggested that a comission was seeking a meeting between the government and the opposition directly with the Pope in the Vatican (watch from 7:10-8:10).
“I welcome the steps that are being taken, the efforts being made--let’s hope it happens—for a meeting with Pope Francisco in the Vatican. Let’s hope it happens soon and that in that meeting between our delegation and the delegation of the right, of the MUD, we can embrace each other.”
It is clear that for the government, having the Vatican involved is a useful way to signal to the international community that there is some sort of democratic process underway which should not be interfered with. Not clear, however, is how much energy the Vatican is willing to dedicate to a dialogue that has borne such little fruit.
Whatever the case, opposition insiders themselves have suggested that the only possibility of an advance in Vatican-led dialogue was if it were held in the Vatican itself.
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Milano, Cambini Fossati: apre al pubblico la nuova piscina
Milano, Cambini Fossati: apre al pubblico la nuova piscina. Apre al pubblico la piscina del centro sportivo Cambini Fossati di Milanosport, nel Municipio 2. «Sono orgogliosa di poter annunciare l'imminente apertura della piscina del centro Cambini Fossati - dichiara l'assessore allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili, Martina Riva - con cui si completa un'opera di riqualificazione che di fatto renderà il centro gestito da Milanosport un vero e proprio polo di eccellenza. I milanesi potranno usufruire dell'impianto tutto l'anno e sperimentare un'offerta sportiva in grado di soddisfare la più ampia domanda, tra nuoto, tennis, padel, fitness, boxe e tanto altro. Il tutto, ovviamente, nella più completa accessibilità, data l'eliminazione di ogni barriera architettonica, aspetto che sta molto a cuore a questa Amministrazione. Si tratta di un ulteriore, importante passo nella giusta direzione: da un lato la massima attenzione allo sport di base, anche tramite un'attenta opera di riqualificazione dei nostri impianti, dall'altro la sempre crescente capacità di Milano di attrarre grandi eventi sportivi. Il percorso per rendere Milano capitale anche dello Sport, in vista dei Giochi Olimpici del 2026, procede a ritmo spedito». La nuova struttura affianca e completa il centro sportivo esistente con una vasca da 25 metri a 6 corsie (la cui profondità varia da 1,20 m a 1,75 m), una vasca didattica per i corsi di nuoto family, baby e per fitness acquatico e una palestra destinata ai corsi di boxe, difesa personale e fitness. Inoltre, in estate l'ampio giardino, accessibile direttamente dalla zona vasca, si trasformerà in solarium con sdraio, lettini e ombrelloni, per offrire a cittadini e cittadine momenti di relax al sole. Oltre a spogliatoi e servizi, sono presenti una reception e un bar aperto tutto l'anno. Il nuovo complesso va ad arricchire la proposta di sport e attività che si possono praticare nel centro, rinnovato nel 2018. Il Cambini Fossati comprende già due palestre di 800 mq dotate di tribune da 252 e 127 posti - la Palestra Ginnica e la Palestra Giordani, dedicata ad Aldo Giordani, cestista, allenatore e giornalista sportivo -, due campi da tennis - uno in terra rossa e uno in sintetico - e quattro campi da padel inaugurati nel 2022 (3 al coperto con possibilità di apertura laterale e uno scoperto). Con l'apertura della piscina, il centro sportivo Cambini Fossati si presenta quale polo di eccellenza, sia in quanto modello virtuoso sul fronte dell'accessibilità, grazie all'assenza di barriere architettoniche, sia poiché si attesta come uno dei più grandi impianti del circuito Milanosport in grado di offrire ai milanesi l'opportunità di praticare discipline sportive diverse e di vivere occasioni di aggregazione e di svago.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“La musica è spietata, ma quando suono Mozart o Chopin è come se fossi in dialogo con un fratello maggiore”: Francesco Consiglio intervista Andrea Padova, pianista di fama internazionale
Intervistare un musicista classico è come rifugiarsi in un giardino segreto dello spirito, silenzioso, quieto, lontano dai rumori e dalla folla, dagli insulti e dalle liti politiche, lontano dai demoni della contemporaneità. Oggi più che mai, la musica colta vive in una dimensione elitaria che la fa essere slegata dalle questioni politico-sociali del nostro tempo. Ciò potrebbe apparire un limite, e invece credo sia la ragione del perpetuarsi di un primato culturale e morale. A un esecutore di musica immortale non si chiede di cambiare il mondo, e questo, paradossalmente, rende il suo lavoro un dono politico universale, poiché inculca nell’ascoltatore il desiderio di emanciparsi dal brutto e non da un’ideologia di parte.
Andrea Padova è una delle figure più interessanti del panorama pianistico contemporaneo. Ha tenuto concerti in tutto il mondo, suonando in sale e istituzioni come il Teatro alla Scala di Milano, l’Accademia di S. Cecilia a Roma, la Carnegie Hall di New York, l’Opera City Concert Hall a Tokyo, il Gasteig di Monaco di Baviera, il Granada Festival. Il Washington Post lo ha definito “un artista che trasforma il suono in poesia. Il suo virtuosismo, gestito con sensibilità, risuona attraverso ogni misura”.
Nell’Italia contemporanea, dove il pubblico dell’arte è costituito per lo più dagli Uomini-Divano, esseri mutanti che trascorrono la loro vita davanti alla tv, è opinione diffusa che la musica colta sia difficile, complessa, poco commerciale e persino noiosa. Eppure, a dispetto dell’idea che i grandi compositori non possano essere apprezzati dalle masse, assistiamo all’uso indiscriminato di musica classica negli spot televisivi commerciali. Il Rondò alla turca di Mozart è stato usato per la pubblicità di una carta igienica, la Romanza n.2 per violino di Beethoven ha indotto molti telespettatori a bere un brandy, il Mattino di Grieg è servito per vendere un olio da tavola. Gli esempi sono così tanti che il compositore e musicologo Luigi Maiello ha scritto, indignatissimo, sul Fatto Quotidiano: “Per quale ragione è consentito usare liberamente Wagner, Verdi o Stravinskij per pubblicizzare dei pannolini, una pomata per le verruche, piuttosto che uno shampoo antiforfora? […] Quando una banca storpia e sfigura Va’ pensiero per promuoversi, assistiamo ad una violenza, ad uno sfregio osceno”.
La domanda è stimolante e le risponderò in modo apparentemente provocatorio, dando completamente torto all’opinione dei più. La musica colta non è poco commerciale, ma il suo successo si misura su un arco di tempo lunghissimo. Non è noiosa, infatti i giovani che in grande numero e al di là di ogni ipotetico interesse professionale decidono di studiare uno strumento musicale si confrontano, nel processo di apprendimento, principalmente con la musica colta e non con altri generi. È però complessa, come lo è, per intenderci la Divina Commedia di Dante e, in altro modo, il teatro di Shakespeare. Pensi al numero esorbitante di volumi venduti dalla genesi di questi capolavori a oggi e all’interesse appassionato di tanti! Esistono anche dei canali televisivi dedicati esclusivamente alla musica classica. Se però ci riferiamo alle tv commerciali, comprendendo, ahimè, anche la Rai che poco si differenzia dalle sue concorrenti, tutto viene massificato e portato al livello minimo di qualità in nome dei grandi numeri, della facilità e delle mode, creando realtà alternative tra le quali un orrido uso della lingua che purtroppo emigra anche nel mondo del giornalismo, come l’uso del ‘piuttosto che’ con valore disgiuntivo anziché avversativo, al quale Luigi Maiello non si sottrae. A me non pare uno sfregio meno osceno della Romanza beethoveniana come sottofondo alla pubblicità del Brandy.
Molti adolescenti non sanno chi è Schubert e conoscono per sentito dire il nome di Mozart. Eppure trascorrono la maggior parte del loro tempo con le cuffie alle orecchie, ascoltando prevalentemente i vari sottogeneri dell’hip hop, come il rap e la trap, i cui artisti sono stati in grado di creare una propria narrazione che parla, il più delle volte, della loro vita di periferia e delle dure esperienze che hanno affrontato prima di emergere. Senza mito, verrebbe da dire, non c’è attrattiva, e il successo di musicisti d’ispirazione classica come Allevi, lui sì in grado di cucirsi addosso un bislacco e romantico personaggio, lo testimoniano.
Sono completamente d’accordo. Il bisogno di narrazione ha invaso anche il mercato della musica colta, a volte con risultati positivi, nel senso di una rinnovata capacità di attrarre e interessare, a volte con risultati dubbi, laddove la capacità di promozione supera di gran lunga il valore delle musiche o dell’artista promosso. È quello che si dice di Allevi, la cui produzione è però da inserirsi nel mondo della popular music e non della musica colta, con buona pace delle sue strategie di mercato.
Nella sua biografia ho letto dei vari prestigiosi riconoscimenti ottenuti: la vittoria allo ‘J. S. Bach Internationaler Klavierwettbewerb’, i premi ricevuti in molti concorsi internazionali, gli apprezzamenti della critica e le tante volte nelle quali è stato chiamato a presiedere giurie di importanti premi. Ma non sono riuscito a sapere nulla della genesi del suo percorso artistico. Com’è stato il suo incontro con la musica e come è nata la decisione di diventare un professionista?
Nel campo della musica colta si decide di diventare dei professionisti, o meglio si decide di provare a diventare dei professionisti, davvero da giovanissimi. In questo la musica è spietata: si può diventare cardiochirurgo o astronauta decidendolo attorno alle soglie della maggiore età, ma se non si è iniziato a studiare uno strumento negli anni delle scuole elementari, per intenderci, o al massimo all’inizio delle medie, ogni velleità di fare della passione della musica un mestiere invece che un fantastico hobby è destinata a una delusione. Per questo motivo è raro che in una biografia si legga qualcosa sugli inizi che non siano gli studi compiuti, e dopo una certa età, dalle biografie spariscono anche quelli! Non è mancanza di riconoscenza verso i propri maestri ma la lenta trasformazione da studente (in cui il percorso di studio è la parte più importante) in artista autonomo, responsabile in pieno delle proprie scelte e della propria produzione. Nel mio caso la fortuna è stata quella di avere un padre che per lavoro faceva il pilota militare ma per passione suonava il pianoforte. Poi la seconda fortuna è stata incontrare grandi maestri: Vincenzo Vitale e Aldo Ciccolini per il pianoforte, Gino Marinuzzi jr. e Franco Donatoni per la composizione. La terza, aver lavorato da giovane con grandissimi musicisti come Goffredo Petrassi, Leonard Bernstein, Pierre Boulez e tanti altri, e aver voracemente imparato e rubato qualcosa ad ognuno di loro.
Il suo repertorio è estremamente vario e spazia dai concerti di Bach, di cui è indiscusso maestro, a Mozart, Schumann, fino al Novecento. Mi chiedevo se, al di là della scrittura musicale, esiste un compositore a cui si sente umanamente vicino, oserei dire dal punto di vista biografico.
Più passa il tempo più mi sento umanamente vicino a Mozart, Beethoven e Chopin. Non in senso strettamente biografico, ma sicuramente nel senso di quella biografia del pensiero e delle emozioni che è la loro produzione pianistica. Quando studio e suono questi autori, è come se fossi in un dialogo continuo con un fratello maggiore, un maestro o un buon amico. Quello, per intenderci, che ha sempre la parola o il silenzio giusto per noi.
Giacomo Leopardi, scrivendo all’amico Pietro Giordani, si doleva di avere troppo studiato e poco vissuto: “Io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo in quel tempo che mi s’andava formando e mi si doveva assodare la complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tutta la vita, e rendutomi l’aspetto miserabile, e dispregevolissima tutta quella gran parte dell’uomo, che è la sola a cui guardino i più”. Queste dolorose riflessioni mi fanno pensare che, forse più di un letterato, un giovane studente di Conservatorio deve sacrificare la propria impetuosa giovinezza a uno studio arduo e faticoso, all’immenso sapere della Musica. È possibile conciliare l’impegno severo e costante richiesto dagli studi musicali con le attrattive della vita adolescenziale?
Vorrei darle una risposta allegra ma non è facilissimo! Arturo Benedetti Michelangeli diceva che quello del pianista non è una professione, è un sacerdozio. Senza arrivare a tanto diciamo che alle attrattive della vita adolescenziale non si deve rinunciare per forza, ma sicuramente bisogna avere una grande capacità di impegno, di dedizione e saper condividere le abitudini dei coetanei non musicisti più come eccezione che come regola.
Infine, la più classica e inevitabile delle domande: progetti per il futuro?
Potrei approfittarne per fare un po’ di pubblicità ai miei impegni ma noi musicisti siamo banali e tutto sommato un po’ idealisti. Non si aspetti quindi una risposta interessante. I progetti per il futuro sono di continuare a dedicarmi allo studio, all’attività concertistica, compositiva e didattica con la passione di sempre. Citando Bill Evans: “Tra le ore più belle della mia vita ci sono quelle passate al pianoforte, a casa, da solo”. In realtà Evans, dicendo la sua verità, sapeva bene di mentire, poiché non si è mai soli con la musica: la riceviamo e la trasmettiamo, e trovarci nel mezzo è la nostra fortuna.
Francesco Consiglio
L'articolo “La musica è spietata, ma quando suono Mozart o Chopin è come se fossi in dialogo con un fratello maggiore”: Francesco Consiglio intervista Andrea Padova, pianista di fama internazionale proviene da Pangea.
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