#Storie
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Lavagna 1.0
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Storia dell'umanità, Milo Manara
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- Vladimir Nabokov
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Iman Maleki, “Dizziness” (1998).
“Costruiamo storie per dare senso, per cercare di mettere ordine nel caos. E le storie, a ben vedere, sono tutto quello che abbiamo.”
― Gianrico Carofiglio, “L’orizzonte della notte”.
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Le storie e i narratori sono una parte essenziale della nostra società, perché ci ricordano la nostra comune umanità.
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"- Mamma devo raccontarti una cosa che ti farà morire dal piangere.
- Dimmi (adoro quando per dare il senso delle sue emozioni, parla così).
- Oggi a scuola mi hanno messo al banco con un bambino down, cioè non è che è proprio down è che sta su una carrozzina, guarda sempre in su, muove la testa e gli esce la saliva dalla bocca.
- E cos’ è che ti ha fatto “morire dal piangere”?
- Per i primi due giorni è stato sempre zitto, mamma non ha mai parlato con nessuno, te lo giuro. Oggi che stava al banco con me, mi ha preso la mano e ha riso.
- Tu che gli avevi detto?
- Niente, gli ho fatto vedere il mio temperino, quello tutto chiuso che abbiamo comprato ieri, gli ho dato una matita e insieme abbiamo temperato. Lui teneva la matita e io giravo il temperino. Mi veniva da piangere da quanto ero felice che rideva. Spero che anche domani sto al banco con lui. Gli faccio temperare tutte le mie matite."
(Marilena Pallareti)
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Il re che doveva morire
Una volta un re doveva morire. Era un re assai potente, ma era malato a morte e si disperava: - Possibile che un re tanto potente debba morire? Che fanno i miei maghi? Perché non mi salvano? Ma i maghi erano scappati per paura di perdere la testa. Ne era rimasto uno solo, un vecchio mago a cui nessuno dava retta, perché era piuttosto bislacco e forse anche un po' matto. Da molti anni il re non lo consultava, ma stavolta lo mandò a chiamare. - Puoi salvarti, - disse il mago, - ma ad un patto: che tu ceda per un giorno il tuo trono all'uomo che ti somiglia più di tutti gli altri. Lui, poi, morirà al tuo posto. Subito venne fatto un bando in tutto il reame: - Coloro che somigliano al re si presentino a Corte entro ventiquattr'ore, pena la vita. Se ne presentarono molti: alcuni avevano la barba uguale a quella del re, ma avevano il naso un tantino più lungo o più corto, e il mago li scartava; altri somigliavano al re come un'arancia somiglia a un'altra nella cassetta del fruttivendolo, ma il mago li scartava perché gli mancava un dente, o perché avevano un neo sulla schiena. - Ma tu li scarti tutti, - protestava il re col suo mago. - Lasciami provare con uno di loro, per cominciare. - Non ti servirà a niente, - ribatteva il mago. Una sera il re e il suo mago passeggiavano sui bastioni della città, e a un tratto il mago gridò: - Ecco, ecco l'uomo che ti somiglia più di tutti gli altri! E così dicendo indicava un mendicante storpio, gobbo, mezzo cieco, sporco e pieno di croste. - Ma com'è possibile, - protestò il re, - tra noi due c'è un abisso. - Un re che deve morire, - insisteva il mago, - somiglia soltanto al più povero, al più disgraziato della città. Presto, cambia i tuoi vestiti con i suoi per un giorno, mettilo sul trono e sarai salvo. Ma il re non volle assolutamente ammettere di assomigliare al mendicante. Tornò al palazzo tutto imbronciato e quella sera stessa morì, con la corona in testa e lo scettro in pugno.
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Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi (collana Gli struzzi n°14), 1973⁷; pp. 67-68. [Prima edizione: 1962]
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Come donne, viviamo in una società basata e costruita nei millenni attorno ad un solo fattore: come permettere al meglio ad un uomo di poter "svuotare il suo liquido seminale su una donna".
Dalla religione, al vestiario, al trucco, dai giochi alle storie per bambine, all'acconciatura, all'educazione familiare, scolastica, parrocchiale, alle norme costituzionali... esiste una continua manipolazione maschile che dice "Tu, donna, sei solo un oggetto per un uomo e questo solo devi essere".
È più che giusto che una donna esibisca il proprio corpo in pubblico anche in atti sessuali per il puro piacere maschile, ma deve essere a pagamento: farlo gratuitamente non va bene, perché alimenta l'idea che agli uomini sia concesso tutto, cioè alimenta il patriarcato con le sue connotazioni tossiche come violenza, stupro e femminicidio.
Il dover pagare per un servizio come il vedere la foto del viso di un'utente donna su un social condiziona l'interessato nel comprendere che niente è dovuto!
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Bambina: tu mi fai sangue. Moltissimo. Va bene, sei l'amica del cuore di mia figlia. Allora questo sarà il nostro segreto. Ogni donna, prima o poi nella vita, ha avuto l'esperienza di amare un'altra donna. Ti insegnerò ogni cosa. E tu poi potrai mettere in pratica con lei. Ma, ti prego: non parlarle mai di me. Io fui iniziata da mia zia, la sorella più anziana di mia madre. E mamma non ha mai saputo nulla. Lei era proprio innamorata persa di me. Aveva cinquant'anni e io solo quindici. S'era presa una vera cotta. Ne ho approfittato a man bassa. Per farle leccare la mia passera, dapprima volevo cose semplici: che mi leccasse pure il buco del culo, un po' di trucchi o una camicetta.

Poi iniziai a pretendere di più e promesse di amore eterno. Denaro. Ottenevo di tutto, da lei. Ero giovanissima e bella. E quello che facevamo era illegale. Se voleva che la leccassi, si doveva svenare letteralmente! Ma segretamente io adoravo leccare la sua grande fica e il suo buco del culo. Lo trovavo meraviglioso. E mi perdevo letteralmente, nel leccare e succhiare le sue mammelle enormi. L'odore del suo seno mi stordiva e avevo spesso l'orgasmo senza dirglielo. Se mi girava, quando venivo, subito le prendevo la testa e la tuffavo tra le mie cosce per farla bere. Le ordinavo di ingoiare tutto quello che usciva dalla mia passera e lei obbediva: succhiava, deglutiva e poi diceva che mi amava alla follia.

Non aveva avuto figli e io ero il suo vizio segreto. Quanto sono stata cattiva! Ma lei è comunque sempre stata innamorata persa, di me. Quando avevo diciotto anni, pretesi di poterle scopare il marito, zio Augusto: un uomo bello, maturo, intelligente, molto attraente. Tutte le mie amiche lo desideravano. Lo volevo da morire. Ero innamorata di lui. Volli passare il weekend a casa loro e, con la scusa che avevo paura dei tuoni, mi ficcai nel letto matrimoniale. Sapevo che zia doveva alzarsi alle sei per andare in ospedale a lavorare, mentre zio attaccava alle due. Finsi di dormire e appena lei uscì di casa andai in bagno con la scusa di fare pipì. Indossavo un négligé trasparente e sotto ero nuda.

Lui, nella penombra, grazie agli spiragli di luce che filtravano dalla finestra, mi vide. Ero perfetta. Poi tornai a letto. Allungai il piedino a toccarlo. Non si mosse. Sapevo che era sveglio. Pian piano, sempre facendo finta di dormire, mi avvinghiai e avvicinai la mia faccia alla sua. Sentivo il suo alito sul mio naso. D'un tratto gli afferrai l'uccello che ormai era durissimo, grazie a questa diciottenne stupenda e profumata di sesso piovuta nel suo letto. Lo baciai in bocca. Si irrigidì, protestò, ma gli dissi: "scopami, zio Augusto. Ti voglio. Se non mi scopi urlerò e passerai un guaio. Tanto, Zia Amalia lo sa: gliel'ho chiesto come regalo di compleanno per la festa che faremo domenica prossima...

...lei ha acconsentito. Meglio perdere la verginità con te che con un mio coetaneo inesperto." Quello che zia non sapeva, era che zio Augusto da sempre scopava con mia madre. Che era rimasta vedova presto. Io perciò sono cresciuta con la figura paterna di zio Augusto. E lo volevo da morire. Mi piantò il cazzo dapprima nella fichetta. Urlai, girando la bocca sul cuscino, ma non mi fece male più di tanto. Mi fece venire, baciandomi la bocca. Quando mi volle sborrare dentro, mi ordinò di mettermi a natiche all'insù e pian piano, grazie al lubrificante, entrò tutto. Sentirlo ansimare sul mio collo mentre me lo baciava e mi diceva che mi amava, accogliere la sua lunga sborrata nelle mie viscere è stata un'esperienza bellissima.

Mi sono allargata tutta, pur di farlo godere molto e lui mi ha scaricato dentro tutto il seme che aveva nei coglioni. Per molti anni ho continuato a scopare i miei zii separatamente. E loro, di questa cosa in intimità non hanno mai parlato: avrebbe significato ammettere che avevano perso la testa per la nipotina! Quando mi sono sposata, abbiamo diradato molto. Però ho sempre continuato a scoparli separatamente, fino a quando ce l'hanno fatta. Soprattutto con zio Augusto, che è sopravvissuto a zia per sette anni: sono stata la sua giovane troia. Fino al suo infarto finale. Ho nostalgia, di loro.
Aliantis

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Come donne, viviamo in una società basata e costruita nei millenni attorno ad un solo fattore: come permettere al meglio ad un uomo di poter "svuotare il suo liquido seminale su una donna".
Dalla religione, al vestiario, al trucco, dai giochi alle storie per bambine, all'acconciatura, all'educazione familiare, scolastica, parrocchiale, alle norme costituzionali... esiste una continua manipolazione maschile che dice "Tu, donna, sei solo un oggetto per un uomo e questo solo devi essere".
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L' idea che le storie obbediscano rigidamente a profondi schemi strutturali può apparire un po' deprimente ma non dovrebbe. Pensiamo al volto umano. Il fatto che tutti i visi siano molto simili non li rende banali né significa che certi volti particolari non possano colpirci per la loro bellezza o particolarità. Come scrisse William James: «C'è una differenza molto piccola tra un uomo e l'altro; ma, per piccola che sia, è molto importante». Lo stesso vale per le storie.
- Jonathan Gottschall
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La fine di una relazione tossica.
Dopo un anno di relazione, dal giorno 29 agosto 2023 sono ufficialmente “libera”. In che senso? Intendo LIBERA non nel senso di “Fatevi avanti, ragazzi!”, ma nel senso che mi sento come se mi fosse stato tolto un grande peso di dosso. Come mi sono ritrovata in quella relazione? È una storia lunga. Perché l’ho definita “tossica”? Ebbene: piangevo sempre, avevo bisogno di lui ma al tempo stesso stavo male (“dipendenza affettiva”), volevo già uscirne da molto tempo prima ma non riuscivo a farlo o a dirgli di no e anche se abbiamo passato dei momenti teneri insieme non sono mai stata veramente felice. Certo, quando abbiamo ufficialmente rotto, qualche lacrima è scesa. C’erano pur sempre dei sentimenti coinvolti. Ma se avessi continuato a “vegetare” in quella situazione sarei stata molto, ma MOLTO peggio.
Scrivo tutto questo anche per aiutare chi magari è intrappolato in una relazione simile ma non sa come uscirne. Il mio consiglio è: NON abbiate paura di troncare il rapporto. FATELO E BASTA. Senza pensarci. Come uno strappo di cerotto. Ve ne sarete grati, credetemi 😊
Detto questo, passo e chiudo!
P.S. Sentitevi liberi di far girare questo messaggio a chiunque credete che possa averne bisogno, ricordando che: 1) non siete soli e 2) potete farcela!
~ Ragazza libera
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