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#Series temporales
nestorleont · 3 months
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Técnicas Cuantitativas para la Toma de Decisiones
La toma de decisiones es un proceso fundamental en cualquier organización, ya sea en el ámbito empresarial, académico o personal. Para tomar decisiones efectivas, es importante contar con herramientas y técnicas que nos permitan analizar y evaluar las opciones de manera objetiva y confiable. Las técnicas cuantitativas son una de las herramientas más valiosas para lograr esto. Análisis…
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raga ma perché ci sono video spoiler di mare fuori dove si vede rosa ricci laurearsi scusate
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umi-no-onnanoko · 5 months
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100 domande curiose
1. Libro preferito?
2. Autore preferito?
3. Poesia preferita?
4. Ti piace scrivere?
5. Ti piace leggere?
6. Disegni?
7. Ti piace l'arte?
8. Sei mai stato/a ad un museo?
9. Artista preferito?
10. Film preferito?
11. Attore/attrice preferito/a?
12. Regista preferito?
13. Colonna sonora preferita?
14. Saga preferita?
15. Personaggio preferito di Harry Potter?
16. Personaggio preferito di un libro?
17. Personaggio preferito di un film?
18. Serie tv preferita?
19. Canzone preferita?
20. Cantante preferito/a?
21. Band preferita?
22. Hai mai scritto una canzone?
23. Hai mai scritto una lettera a mano?
24. Hai mai ricevuto una lettera scritta a mano?
25. La pazzia più grande che hai fatto?
26. Ti piacciono le sorprese?
27. La sorpresa migliore che hai ricevuto?
28. La sorpresa più bella che hai fatto?
29. Quale pianeta visiteresti?
30. Preferiresti essere una sirena o una fata?
31. Quale decade preferisci?
32. Sei una persona creativa?
33. Quale lavoro vorresti esistesse?
34. Quali animali vorresti si unisserero per dare vita ad una nuova specie?
35. Pic nic al mare o in montagna?
36. Ti piace il teatro?
37. Hai mai visto un balletto?
38. Sei mai stato/a ad un concerto?
39. Hai mai cantato in pubblico?
40. Hai mai ballato in pubblico?
41. Adotteresti un bambino?
42. Adotteresti un animale?
43. Moto o auto?
44. Preferisci nuotare o volare?
45. Quale personaggio Disney pensi di essere?
46. Quale villain Disney ti rappresenta?
47. Quale cultura ti affascina?
48. Se potessi condividere un senso (tatto, vista,olfatto, gusto,udito) con la tua anima gemella quale condivideresti?
49. Vampiro o licantropo?
50. Credi nella fiamma gemella?
51. Temporale o arcobaleno?
52. Musica classica o rock?
53. Ti piace recitare?
54. Hai mai suonato in pubblico?
55. Hai mai recitato in pubblico?
56. Sai leggere i silenzi?
57. Sai rispettare i silenzi?
58. Soffri il solletico?
59. Riesci a fare ridere gli altri?
60. Sai ascoltare?
61. Ti fidi?
62. Ti piace fare foto?
63. Sei fotogenico/a?
64. Musica in streaming, Spotify, CD o vinile?
65. Anime preferito?
66. Manga preferito?
67. Meglio i manga/anime di ieri o quelli di oggi?
68. Cartone animato preferito?
69. Il tuo cavallo di battaglia in cucina?
70. Il piatto che proprio non ti riesce?
71. Quale colore non sopporti?
72. Cosa non può mancare in casa tua?
73. Quale tua caratteristica vorresti avessero anche gli altri?
74. Cosa "rubesti" da un altra persona?
75. Come organizzeresti il primo appuntamento?
76. Come vorresti fosse il tuo prima appuntamento?
77. Faresti il primo passo?
78. Amicizia uno a uno o gruppo di amici?
79. Le parole che vorresti sentirti dire?
80. Cosa vorresti dire agli altri?
81. Credi nel destino?
82. Credi nella fortuna?
83. Pratichi la gratitudine?
84. Ti senti cambiato rispetto a 10 anni fa?
85. Cosa cambieresti di questi ultimi 10 anni?
86. Come ti vedi tra 10 anni?
87. La famiglia è solo quella di sangue?
88. Gli amici sono una seconda famiglia?
89. Si deve sempre perdonare chi si ama?
90. Cosa non ti perdoni?
91. Vorresti tornare bambino/a o diventare adulto/a?
92. Vorresti essere del sesso contrario al tuo?
93. Balletto preferito?
94. Ballerino/a preferito?
95. Conosci il messaggio dei fiori?
96. Giorno o notte ?
97. Alba o tramonto?
98. Freddo o caldo?
99. Sole o pioggia?
100. Scegli tu questa domanda
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dilebe06 · 20 days
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The Umbrella Academy (4° stagione)
" vi voglio bene ma siete dei coglioni."
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Questo commento inizia con un ringraziamento a Game Of Thrones e a molti drama koreani. Grazie a loro oramai sono temprata ai finali orribili, aperti, senza senso. Mi hanno crudelmente insegnato la nobile arte della disillusione ed a tenere bassissime le mie aspettative sul finale di una serie, ogni volta che qualche show si avvicina alla sua conclusione. GOT docet
Ciò, ringraziando Iddio, mi ha salvata dalla pugnalata emotiva che è la bruttezza della quarta stagione di The Umbrella Accademy. Leggo in giro commenti di fan arrabbiati, delusi, frustrati, increduli e onestamente se non fossi ormai forgiata a ciò, anche io sarei sulla loro stessa lunghezza emotiva. E' tosta infatti vedere come LA STAGIONE FINALE di una serie che hai amato alla follia sia un totale disastro su moltissimi aspetti: ritmo, narrazione, buchi di trama, involuzioni dei personaggi, buchi di logica... ma soprattutto - e questo è quello che mi fa più male - distruzione dei caratteri, personalità, evoluzioni dei personaggi. Che poi sono ciò che amo di più della Umbrella Academy.
La quarta stagione pare un riassunto. Una bozza, per citare @veronica-nardi. Sembra che gli sceneggiatori avessero un idea generale di cosa fare - Ben e Jennifer - e per il resto sia solamente abbozzata. Manca l'intensità, il conflitto emotivo, l'organicità del racconto.
Ci sono personaggi che hanno quest secondarie che non portano a niente né di trama né di crescita e ti viene la sensazione che siano state inserite nella serie, solo per dargli qualcosa da fare. Manca la follia tipica dello show che tanto me l'ha fatto amare: quell'idea di star vedendo qualcosa di divertente e stranissimo che è allo stesso tempo triste e introspettivo. The Umbrella Academy ha sempre avuto il giusto mix tra stravaganza e analisi interiore, tra risate e drammi.
In questa ultima 4 stagione, ci sono anche buone idee - come la crisi del rapporto matrimoniale tra Lila e Diego - ma la serie è così frettolosa che niente viene approfondito o risolto e anzi...
Ci sono mille domande a cui manca la risposta. Domande che ci portiamo dietro dalla prima stagione e di cui meritavamo un responso che la serie a ben pensato di evitare e di lasciarci con il dubbio.
Ci sono eventi che contraddicono quanto detto nelle stagioni precedenti e che mi hanno sorpreso tantissimo perché di solito, nelle altre stagioni, erano stati attenti a non creare casini. D'altronde giochi con linee temporali e viaggi nel tempo...ma una tale palese superficialità ed un così cattivo lavoro sarebbe quasi da premiare.
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E ciò si ripercuote anche nel finale. Idealmente è un finale perfetto, logico quasi. Tutti i casini sono cominciati con loro e con loro devono finire. E' quasi poetico come alla fine siano stati davvero dei supereroi che si sono sacrificati per il mondo...riprendendo quindi in mano anche il discorso dell'essere degli eroi.
Loro d'altronde non dovrebbero esistere. Al pari di Jennifer, sono stati creati con la Merigold. Quindi anche senza poteri, rimangono comunque delle " cosa che non dovrebbero esserci". Non sono stati generati. Non hanno un padre. Sono nati all'improvviso senza nemmeno i 9 mesi di gestazione.
Infatti in questa quarta stagione, pur non avendo dei superpoteri, i Custodi ci fanno capire che basta la loro presenza in quella linea temporale perché la situazione sia sbagliata. Ed ecco perché la loro cancellazione. E perché tutte le stagioni precedenti sono finite con il mondo distrutto. Sono come un virus che infetta qualsiasi posto in cui vanno.
Avevo letto di una soluzione che prevedesse che Viktor togliesse a tutti i poteri e si sacrificasse perché la situazione tornasse sui giusti binari. Ma non è possibile perché appunto, già dalla prima puntata, quando loro sono senza i superpoteri, viene fatto capire che le linee temporali stanno convergendo. Non dipende quindi dai poteri ma da loro stessi.
Per me quindi è un finale sensato ma è stato così veloce e così poco d'impatto il loro sacrificio che anziché piangere tutte le mie lacrime - d'altronde stavano per essere cancellati dall'esistenza TUTTI i personaggi - sono rimasta molto asettica. In sostanza, non ho provato nessun dispiacere.
E dire che la morte/sacrificio di Ben alla fine della seconda stagione è ancora una scena che mi fa piangere ogni volta che la guardo o ci penso. Credo che se dovessi scegliere una scena che mi strazia il cuore, sceglierei sempre quella.
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E invece cazzo! Amo the Umbrella Academy. Amo i personaggi, le loro storie, psicologie. Anche la sua folle trama. Amo l'assurdità e la disfunzionalità di questa famiglia.
Ma appunto, forse perché tutto sono stati in questa stagione, tranne che una famiglia, ho percepito così poco emotivo questo finale! Forse la distruzione dei personaggi mi ha fatto arrivare alla fine pensando che quelli non erano davvero i ragazzi della Umbrella Academy. Non erano più loro.
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Ma andando nello specifico:
La storia di Jennifer e Ben
Allora... prima di tutto Jennifer era un personaggio orribile. Anzi, non era nemmeno un personaggio ma un contenitore per una cosa pericolosa. Non aveva personalità, caratteristiche...niente. Un pezzo di carta vuoto. Non abbiamo mai saputo nulla di lei. Non ha una storia, un qualcosa che la fa essere reale. Capisci a me che preoccuparmi per lei era L'ULTIMA cosa che mi importava.
La storia con Ben poi, era più una roba da magneti che una storia d'amore. Lei era disposta a lasciare la sua famiglia e tutte le persone che presumibilmente la amavano dopo aver parlato con Ben per circa 2 minuti. Lui le fa:-" Dai, scappiamo! Ti porto via da qui." E lei, che non era in pericolo o altro gli risponde :-" ok andiamo." Fine.
I due sembrano attirarsi come una calamita ma tutto ci vedo tranne che una storia d'amore.
Senza parlare poi dello spreco per il personaggio di Ben.
Parentesi: Ben è assieme a Five e Diego uno dei miei personaggi preferiti. Il Ben della nostra linea temporale intendo. Questo Ben non è quel Ben. E' un altro Ben che NON SI è MAI RELAZIONATO con nessuno degli Umbrella. Non ha rapporti amichevoli con nessuno di loro e quindi la sua salvezza pare più legata ad un discorso di fare la cosa giusta piuttosto che salvare una persona a cui vuoi bene.
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Ed è un peccato perché con questo Ben ci si poteva lavorare sopra tantissimo. E' un uomo che ha perso tutta la sua famiglia, finito in una linea temporale diversa, senza poteri, dove 7 individui cercano di stargli vicino ma non perché gli vogliono bene ma perché gli ricorda il loro Ben morto anni or sono. Sai quanto ci potevi psicologicamente lavorare su questo? La prima stagione l'hai fatta praticamente sulle problematiche emotive di Viktor! Perché con Ben no?!
Tralascerò poi il fatto tristissimo che Klaus non abbia mai saputo che è stato il loro padre ad uccidere Ben. E per sanità mentale non mi domanderò neanche perché Ben fantasma non abbia mai domandato al fratello come sia morto ecc ecc...
Su questa storia poi ci si potrebbe anche fermare a riflettere sulla parte logica:
Perché il padre non ha ucciso subito Jennifer? Perché tenerla rinchiusa in un Truman Show? Mi si potrebbe rispondere che è perché Reginald non uccide gente a caso. Magari pensava che i ragazzi non avrebbero ripreso mai i poteri e quindi non ci fosse bisogno di ucciderla. Ma è una stronzata quando lo abbiamo visto uccidere Luther e Klaus senza batter ciglio nel momento in cui intralciavano i suoi piani o se le loro morti servivano a qualcosa! Reginald non è il tipo che si affida alla speranza. Anche perché gli costa più la baracconata della finto paesello che un omicidio di una ragazzina.
E poi... ma sto Durango che è presente in Jennifer....la moglie di Reginald dice che è stata creata erroneamente assieme al Marigold. Ma perché non è mai cicciata fuori fino a mo'? Dove era il Durango nella linea temporale della Sparrow Academy ad esempio? Lì l'incidente di Jennifer non c'è stato poiché Ben è ancora vivo ed il Durango quindi non esiste? Perchè?
Tutta sta storia è un gran peccato. Uno spreco. Perché avevi il personaggio di Ben che poteva essere analizzato, esplorato e relazionato con gli altri ed invece... il blob schifoso gli hanno fatto fare!
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Ben, mi manchi come l'aria
Viktor
Chi ne esce un pochino meglio è il personaggio di Viktor che conclude il suo arco di sviluppo tenendo testa al padre e assumendo finalmente il suo ruolo di eroe in autonomia.
Ma anche qui c'è un meh: ottimo che abbia contrastato Reginald, che gli abbia vomitato addosso decenni di abusi e traumi..se solo quello fosse davvero il loro padre! Come ricorda lo stesso Reginald, lui e il loro papà sono persone diverse. Un conto è opporsi al vero Reginald, l'incubo della loro infanzia. Avrebbe avuto tutto un altro peso. E un conto invece è contrastare un tizio che gli somiglia ma non è lui.
Ma ho comunque apprezzato che Viktor abbia almeno provato con tutte le sue forze a salvare Ben e che sia andato contro Reginald. Grandi progressi rispetto alla prima stagione!
Luther, Allison e Klaus
La cosa che mi fa impazzire qui è che se togli questi tre personaggi dalla quarta stagione a livello di storia e di introspezioni, non cambierebbe nulla. Nulla!
Luther ridotto ad un personaggio machietta, che fa ridere e fa da spalla a Diego quando invece abbiamo visto come le stagioni precedenti costruivano la sua indipendenza dal padre, il suo conflitto sull'essere il Numero Uno o sul fare la cosa giusta ecc ecc...
La sua storyline era sempre legata alla trama principale mentre esplorava vari lati della sua psicologia, mettendolo di fronte a conflitti interiori e drammi familiari.
Nella questa stagione sparisce tutto: sia la sua amata Sloane che nessuno sa che fine abbia fatto, sia la coerenza narrativa... visto che con i poteri gli ritorna anche il corpo scimmiesco quando abbiamo visto che ciò era dovuto ad un intervento del padre per salvargli la vita e non al suo superpotere. Ma tant'e! Luther deve far ridere e quindi sti cazzi la coerenza narrativa!
Allison poi. Ok, a me sta tizia non è mai piaciuta. Sin dalla prima stagione. L' avevo rivalutata nella seconda perché percepivo il lavoro degli autori di farle sviluppare la consapevolezza di sé anche senza i suoi poteri: la lotta per i diritti civili senza usare la sua voce era una bella idea.
Nella terza stagione invece si trasforma in una stronza aggressiva/passiva che quasi stupra Luther - la serie vuole farcelo dimenticare ma io non dimentico - perché è arrabbiata. Che fa accordi sottobanco con Reginald e porta al reset del mondo. Un rottweiler con la rabbia, praticamente.
Questa stagione inizia con tutti che sono arrabbiati con Allison per le vicende della stagione precedente ma... nessuno ne parla mai o c'è alla fine qualche risvolto. D'altronde Allison passa metà serie appresso a Klaus - ha preso il posto di Ben - e a relazionarsi con la figlia adolescente... anche la sua storyline è completamente staccata dalla trama orizzontale e pure tutta la sua psicologia viene messa in secondo piano.
Gran parte del suo personaggio ha sempre ruotato attorno a due tematiche: raggiungere obbiettivi da sola senza usare la Voce ed il conflitto tra la famiglia e Claire. Nella terza stagione aveva scelto la figlia ma non vediamo mai come questa decisione influisca nella storia o nelle relazioni tra i personaggi.
Allison sta in questa stagione perché ci deve stare e punto.
PS: qualcuno sa cosa gli è successo ai poteri?! adesso non ha manco più bisogno di dire " ho sentito una voce". E' passata direttamente alla telepatia. Allison ammazza la gente pensando.
Così.
Perché ci va.
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Ed infine Klaus, uno dei personaggi più eclettici, folli e intriganti della serie. La sua storia lungo tutta la serie è quella che secondo me racchiude perfettamente l'anima dell'Umbrella Academy: divertente, matta, sconvolgente ma anche triste e introspettiva. Il suo personaggio ha una quantità impressionante di spunti: dalla sua storia con Dave fino al suo rapporto con Ben fantasma. La sua dipendenza dalla droghe, la mancanza di fiducia in sé stesso, la sua connessione con la morte...tutte tematiche che si riflettono in questo personaggio.
In questa stagione ahimè sparisce tutto. Klaus compie un' involuzione quasi imbarazzante, tornando quasi il personaggio della prima stagioni. Appena tornati i poteri torna a drogarsi per finire a far da schiavo sessuale e poi seppellito vivo in un cimitero. Salvato poi da Allison. E stop. Non c'è altro.
Si poteva analizzare il rapporto con la nipote Claire, fargli avere un evoluzione che lo allontanasse definitivamente dalle droghe o anche - cosa che avrei adorato - si poteva trattare il rapporto tra lui e Ben ora che Ben esiste ma non è lo stesso Ben. Per Dio, sono stati assieme per decenni. Sempre appiccicati come colla. Poi te lo ritrovi davanti in carne e ossa - seppur diverso caratterialmente - e... niente?! famo finta che non lo conosciamo neppure a sto Ben?!
Klaus a differenza dei fratelli non è solo un personaggio sprecato. Ma è più di tutto una orribile cancellazione della sua costruzione durata ben 3 stagioni.
E no, il fatto che a 5 minuti dal finale si scopra che Klaus può volare non è un evoluzione. Chissà perché poi, ci hanno detto sta cosa. A che serve?
Diego, Lila e Five
I drammi veri.
Partiamo da Diego. Preciso che non è stato sin dall'inizio un personaggio che amavo ma piano piano ha preso sempre più piede nel mio cuore. Adoro il suo essere un finto duro, la questione del peso dell'essere il Numero Due, il fatto di voler essere un eroe perché crede davvero che le persone possono migliorare il mondo. E' una persona buona Diego. Sensibile e tenero. E amo il fatto che nei momenti di nervosismo diventasse balbuziente, quasi a cementificare la sua doppia natura di duro/tenero.
E mi è sempre piaciuta la sua relazione con Lila. Due matti che si incontrano in manicomio e che hanno un legame disfunzionale perché loro sono disfunzionali ma in qualche modo... funzionano.
In questa quarta stagione Diego affronta la monotonia di tutti i giorni. L'avere una vita normale, casa, lavoro e figli che alla lunga annoia un uomo che ha passato tutto ciò che ha passato Diego: traumi, abusi, apocalissi, mazzate, sparatorie, pericolo... questo è anche il dramma di Lila che come il marito, soffre per questa vita così poco avventurosa. E da qui, nascono i problemi matrimoniali.
Diego pensa che Lila lo tradisca ed entra nella CIA con lo scopo di ritrovare una vita più movimentata. Ora, ci può anche stare questa dinamica tra Diego e Lila. E' anche molto realistica e trova una coerenza nei personaggi.
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Ma anche qui la troppa velocità rovina le cose. Alla CIA Diego parla con un uomo che si lamenta perché gli manca la famiglia: lavora troppo e troppo tardi ha capito che i suoi figli e sua moglie sono la cosa più importante per lui. Questa scena, che dura 3 minuti forse, illumina Diego che gli dà ragione e nel giro di neanche una puntata, lo vede far dietrofront e tornare da moglie e figli, consapevole che loro, sono le cose più importanti della sua vita. Tutto ciò grazie ad una frase detta da un tizio random.
Domanda: ma anziché mandare Lila e Five nella metropolitana, non ci potevano mandare Diego e Lila? Così avrebbero risolto i loro problemi matrimoniali capendo l'importanza di ciò che hanno costruito assieme.
D'altronde Diego ha avuto un infanzia abusante ed un padre orribile. Lila è stata manovrata dalla madre ed ha avuto anche lei una vita terribile. Adesso hanno dei figli... non si poteva analizzare questo? l'essere genitori, costruire una vita più bella, le difficoltà di essere un padre ed una madre migliori di quelli che hanno educato loro.
Buon Dio, non sappiamo nemmeno i nomi di questi bambini!
Il suo finale è forse uno dei peggiori poiché viene cancellato dall'esistenza senza sapere se sua moglie lo ama, tradito da lei e da suo fratello, andandosene da questo mondo amareggiato e con il cuore spezzato.
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Stesso percorso ma con esiti diversi per Lila.
Anche lei come il marito soffre questa vita monotona e ritrovandosi bloccata con Five per 7 anni nella metropolitana, "cade" in amore per il fratello del marito, vivendo una vita idilliaca assieme a lui, coltivando le piante, pomiciando e facendosi regalini.
Durante questo periodo Lila pare dimenticarsi del tutto della sua vita fuori di lì. Non pensa mai ai figli, al marito, alla famiglia che ha lasciato dietro di sé. Ma d'altronde questo pezzo importantissimo che manda a puttane due personaggi dura venti minuti. Se ci mettevi anche l'introspezione poi non bastava il tempo!
Alla fine Five le rivela che ha trovato il modo per tornare a casa e SBAM! Lila si ricorda improvvisamente che è una moglie ed una madre. Che gli mancano i suoi figli... non Diego
Fino alla fine non si capirà se il rapporto con Five sia nato per via della sopravvivenza o se ci sia davvero amore tra loro: lei dice la prima ma quando Diego le chiede se ama Five, Lila è indecisa e non risponde.
La crisi quindi non viene minimamente affrontata ma anzi le cose si fanno più complicate e da un finale di serie ti aspetti che ormai i personaggi siano maturi abbastanza, che siano cresciuti, che si siano evoluti maggiormente per risolvere la questione e lasciarci con personaggi finalmente progrediti. Ed invece...
Lila era uno dei miei personaggi femminili preferito: psicopatica, folle ma in fondo buona e desiderosa di avere una famiglia. Per certi versi era simile a Five. Ma in questa stagione la vediamo buttar via tutta la costruzione della sua storia con Diego, tutti i risultati raggiunti per... una cosa non necessaria né alla trama né al personaggio.
Alla fine tutta sta storia Five/Lila... cosa ha aggiunto al personaggio? in cosa l'ha cambiata?
PS: anche per lei, poteri strani. Adesso può sparare i laser dagli occhi. Bello. Peccato che il suo potere fosse il poter replicare i poteri degli altri e NESSUNO tra loro ha questo potere. Chiaramente un potere dato solo per fare le scenette divertenti e chi se ne frega della coerenza narrativa.
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Ma don't worry. Se la situazione personaggi è brutta, può ancora peggiore con Five, colui che più di tutti viene massacrato da questa stagione. Per tutta la stagione mi sono ripetuta come un mantra ":- Questo non è Five. Questo non è Five. Questo non è Five."
Il buon Five infatti, si ritrova bloccato con Lila nella metropolitana e piano piano si innamora di lei, tradendo suo fratello ecc ecc. Questa nuova vita è così paradisiaca che nonostante trovi la via di casa, Five ci mette 5 mesi a rivelarla a Lila, troppo timoroso che lei se ne vada e l'idillio finisca.
Una volta poi che tornano a casa, Five non pare nemmeno troppo dispiaciuto di aver rubato la moglie al fratello. Anzi. Nel momento clou, quando il blob Ben/Jennifer rischia di uccidere tutta la sua famiglia, anziché combattere per salvarli, comincia a fare a botte con Diego, ignorando totalmente il pericolo.
Five viene cancellato anche lui dall'esistenza con suo fratello furioso con lui e la donna che ama che gli ha detto che la loro storia è stata solo un avventura... fantastico.
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Mio Dio, non so nemmeno da dove cominciare:
Per 3 stagione abbiamo visto Five cercare di salvare la sua famiglia. E' rimasto bloccato 45 anni nell'Apocalisse completamente da solo con l'unico desiderio di tornare dagli altri. E' sempre lui che riunisce la family, li sprona o manda a puttane le loro vite tranquille perché si riuniscano. Non c'è niente di più prezioso per Five dei suoi fratelli. Ha fatto cose orribili per tornare da loro. Ha ammazzato innocenti, è diventato un assassino, ha venduto la sua moralità solo per poterli vedere e salvare.
Poi gli sceneggiatori alla quarta stagione si sono resi conto che l'attore che fa Five adesso è grande abbastanza per avere una storia d'amore - d'altronde tutti i personaggio l'hanno avuta perché lui no?! - ed hanno ben pensato di piazzarlo con Lila perché con 6 puntate difficilmente avrebbero avuto il tempo di creare una storia d'amore credibile per un personaggio come Five con una persona random. Tanto più che tra loro c'è sempre stato questo rapporto un po' frizzantello...
Risponderò a ciò riprendendo un discorso letto qui su Tumblr ma che non ritrovo più [ se lo trovo lo metto ] e che in sintesi sosteneva che Five ha già una storia d'amore. La più importante di tutte: quella con la sua famiglia. D'altronde The Umbrella Academy parla proprio di famiglia.
E' un amore totalizzante, potente. Che gli ha dato la forza per sopravvivere fino alla quarta stagione ed affrontare cose terribili e lo ha reso l'uomo che è adesso. La prima preoccupazione di Five è sempre stata la sua famiglia. Sempre.
Perciò la storia d'amore con Lila non era necessaria. Soprattutto una storia d'amore che lo vede mandare a puttane la sua famiglia come se non gliene fregasse nulla di loro. Buon Dio, non voleva tornare! Aveva la strada di casa sottomano e non l'ha seguita. Sarebbe rimasto fermo a vedere gli altri morire!
Vederlo fare a pugni con Diego mentre gli altri rischiano la vita è stata una visione straziante: quello non è Five. Non sarebbe mai rimasto a guardare mentre Luther, Klaus o Allison rischiano di essere uccisi.
Tutto ciò è ancora più assurdo perché questo stravolgimento del personaggio è nato in venti minuti di puntata. La serie ci dice che sono passati sette anni ma per noi spettatori non è nemmeno una puntata. E' un cambiamento così repentino e fuori dal personaggio che mai e poi mai potrei digerirlo. Non puoi modificare un personaggio così cementificato, impostato come Five in una sola puntata.
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L'idea che mi sono fatta è che gli autori volessero dirci che Five si fosse stancato di salvare la sua famiglia. Se nell'Apocalisse non aveva mai mollato perché era solo, questa volta ha compagnia e per la prima volta dalla prima stagione, appende il cappello al chiodo e si riposa. Non trova di nuovo la via di casa ma stavolta Lila è con lui.
E se da una parte posso apprezzare questa idea per esplorare questo fatto che Five sia stanco, che voglia riposarsi, che non ne possa più perché d'altro canto è umano pure lui, dall'altro posso certamente dire che se questa era l'idea, potevano farlo meglio: esattamente come con Viktor, la cui evoluzione mentale cambiò lungo tutto l'arco della prima serie, avrebbero dovuto mostrarci un Five che sin dall'inizio della quarta stagione soffre questa situazione. Farci vedere come cercare una soluzione per la famiglia lo stressi e distrugga mentalmente. No che nel giro di mezzo episodio abbandona tutto e tutti!
Ma soprattutto, se questa era la scelta, dovevano farci vedere un Five che anche se sta bene con Lila, sceglie la sua famiglia alla fine perché questo è sempre stato il filo conduttore della sua vita. Perché per come l'hanno gestita pare che Five non torni dai suoi fratelli non perché non può...ma perché non vuole.
A pezzi. Hanno fatto a pezzi questo personaggio. E ripeto l'idea di Five che cede alla stanchezza non era nemmeno male come concetto da esplorare. Poteva essere interessante. Ma non così.
Five se ne va da questo mondo senza aver fatto pace con Diego, senza aver risolto nulla ma soprattutto dando l'impressione che la sua storia con Lila fosse più importante della sua famiglia e questo non lo posso accettare.
Che poi: Lila ci ripete costantemente che lei e Five sono rimasti intrappolati per 7 anni. Come se la quantità di tempo assieme fosse una giustificazione. :-" ci siamo innamorati perché abbiamo passato 7 anni insieme!! Capito? sette anni!! era ovvio che ci saremmo innamorati! Perché siamo io e lui da 7 sette anni!"
Cioè è la serie che ci ripete fino alla nausea che sono passati tot anni così da giustificare la cosa!
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Un massacro.
Persino il personaggio di Reginald che è sempre stato un mistero da risolvere, non si salva:
Non ho capito ad esempio, perché se il suo obiettivo era riportare in vita la moglie, ha creato l'Umbrella Academy e tutte le Academy che abbiamo visto. Che c'entra questo con il suo obiettivo finale? E poi non abbiamo saputo nulla su di lui. Sul suo pianeta, su come sia morte Abigail. Perché in certe linee temporali questa donna era viva e in altre no... niente. Non si è scoperto niente.
Ed infine, il buco di logica finale che mi ha dato la certezza che tra i tanti problemi di questa serie, ci fosse anche il fatto che gli autori non abbiano riguardato le stagioni precedenti: i figli di Allison e Diego che giocano felici e contenti nella linea temporale originale. Tutto molto bello. Peccato che ciò contraddica quanto detto nelle stagioni prima, in particolare il Paradosso del Nonno. Se tuo nonno muore prima che nasca tuo padre, tu non puoi esistere. Semplice e efficace. E allora, se Lila, Diego e Allison non sono mai esistiti, come possono esistere i loro figli????!!! Da dove sono nati?
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E niente finisce così. Finisce così una - e l'unica - serie occidentale che seguivo sin dall'inizio e amavo tantissimo. Una delusione e un enorme peccato.
Perché meritavamo di meglio. Perché Luther, Diego, Allison, Klaus, Ben, Five, Viktor e Lila meritavano di meglio. Andavano celebrati, dopo tutto il percorso che avevamo affrontato assieme. Ed invece siamo stati costretti ad assistere alla cancellazione - in tutti i sensi - dei loro personaggi e progressi.
La cosa che mi dispiace di più è che arrivata alla fine della serie, avrei voluto percepire il senso di famiglia. La storia inizia con questi fratelli che sì, si vogliono bene, ma sono così traumatizzati che rendono le relazioni tra loro molto disfunzionali e bizzarre. Dopo 3 stagioni di mirabolanti avventure, di crescita personale, d'evoluzioni, di rapporti riallacciati ma anche tesi, mi aspettavo che i ragazzi dell'Umbrella Academy si ritrovassero come famiglia, uniti nell'affetto e comprensione. Ed invece...
Un peccato. Un dannato peccato.
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*consoliamoci con questi due adorabili idioti
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falcemartello · 1 year
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Un politico che dice ad un altro politico “vai a lavorare” provoca un paradosso temporale e una serie di reazioni a catena che possono generare un buco nero.
Terre Impervie
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I busone di Higgs
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frostymilkovich · 10 months
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Post para recordarles qué con el final de la serie Loki va a ver a el amor de su vida (Aka Mobius) morir en todas las líneas temporales 🥺
Post to remind you that with the end of the series, Loki will see the love of his life (Aka Mobius) die in all timelines 🥺
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autolesionistra · 1 year
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Breve cronistoria dei viaggi nel tempo
[Ho scritto questo raccontino agostano vagamente sci-fi per la (bella) newsletter dello scartafaccio, facendo un giretto fuori dalla mia comfort zone. Lo incollo pure qui.]
A differenza dei princìpi che li regolano, per scalfire superficialmente i quali è stato - letteralmente - necessario un Einstein, la meccanica empirica dei viaggi nel tempo è incredibilmente rozza; realizzare strumenti per sfruttarla è di relativa semplicità ed è un traguardo raggiunto cinque volte nella storia dell’umanità (se dopo la stesura di questo testo se ne aggiungessero altre il lettore tenga conto che questo numero potrebbe sia aumentare che diminuire).
Il primo essere umano a costruire una rudimentale macchina del tempo fu l’assiro Adad-Nirari, nell’810 a.C. a Tarso. Tuttavia, non ne capì il vero funzionamento e ritenne di aver creato un sistema magico per fare sparire le cose. Non avendo gli Assiri all’epoca grossi problemi di smaltimento rifiuti, fu per lo più ignorato o preso per pazzo. Nel tentativo di convincere i suoi concittadini dell’importanza della sua scoperta fece sparire un ingente quantitativo di oggetti e animali, fra cui spiccano:
- una coppetta in terracotta che si materializzò nel 1912 sotto la coltre di permafrost svedese, creando una serie di grattacapi all’archeologo Erik Sjöqvist e costandogli quasi la carriera - una pecora che fu spedita nel giurassico superiore, prontamente divorata da un allosauro che passò il resto della sua infruttuosa esistenza a cercare altre prede così gustose. La sparizione della pecora fu mal digerita (tranne che dall’allosauro): il proprietario pretese un risarcimento da Adad-Nirari che distrusse poi la sua creazione per stizza.
Per la seconda macchina del tempo toccò attendere il 1652 quando il gesuita Giuseppe Adami, di stanza al Collegio di Messina, riuscì a costrurine una nei sotterranei dell’edificio. Fu il primo a capire l’importanza del legame fra coordinate spaziali  e temporali ma per un misto di impazienza e di ostinata devozione al sistema tolemaico il suo primo esperimento finì in tragedia: tentò di mandare Agostino, il gatto del collegio, di una frazione di secondo nel futuro e se lo ritrovò materializzato nel basso ventre. I suoi confratelli attratti dalle urla lo trovarono riverso con il muso di Agostino che gli spuntava dalla schiena. Per non correre rischi lo arsero al rogo ancora agonizzante.
Quasi contemporaneamente, nel 1653, una nobile di Guangzhou di raro intelletto, Mei Zhaozhong, arrivò a scoperte analoghe. Passò dodici anni mandando di pochi istanti nel futuro sassetti del suo giardino e misurandone le apparizioni fino ad arrivare a capire con buona approssimazione la corretta correlazione fra coordinate temporali e spaziali. I suoi studi furono bruscamente interrotti da una malattia debilitante. Allo stremo delle forze decise di visitare il futuro nel poco tempo rimastole e si materializzò nel mercato del pesce di Huanan nel dicembre 2019, dove riuscì appena a guardarsi intorno prima di spirare circondata da una folla di curiosi che iniziarono ad avere sintomi febbrili qualche giorno dopo.
La quarta macchina del tempo fu costruita nel 1997 da Roberto Saluzzi, un dottorando del dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Padova. Scoprì mentre ne stava ultimando la messa a punto che non gli sarebbe stata rinnovata la borsa di studio per l’anno successivo e considerazioni di carattere personale sopravanzarono quelle di ricerca accademica: usò la sua creazione per andare nel 1969 e gambizzare quello che sarebbe poi diventato il coordinatore dei corsi di dottorato di ricerca (evento che fu erroneamente attribuito a moventi politici); utilizzò poi la sua istruzione avvantaggiata per fare a sua volta carriera accademica. Evitò accuratamente ogni rischio di incontrare sé stesso nel timore di creare un paradosso temporale fino ad un preciso giorno del 1997, arrivato il quale tornò al suo vecchio appartamento immaginandoselo deserto con la macchina del tempo appena utilizzata. Lo trovò invece occupato da tre albanesi e si interrogò se questo andasse a conferma dell’esistenza del multiverso o del fatto che si fosse in qualche modo rintanato in un mondo di sua invenzione (dubbio per la verità che attanaglia chiunque prima o poi) e abbandonò ogni studio nel campo per darsi ai tornei di burraco.
La quinta e ultima vicenda vide come protagonista Aidana Komi, un’anziana professoressa dell’università di Tirana che dopo aver realizzato il suo dispositivo nel 2023 venne assalita da sensati timori di alterazione del continuum. Decise quindi di alimentare un’intelligenza artificiale dandole in pasto un quantitativo ingente di libri di storia e quotidiani interrogandola su quale sarebbe stato il viaggio temporale più utile per il benessere dell’umanità e imponendosi di seguire alla lettera la risposta, qualunque sarebbe stata. Il verdetto fu di recarsi a Padova nel 1996 e convincere il dottorando Roberto Saluzzi a cambiare appartamento. Aidana con qualche perplessità portò a termine il compito, approfittandone per collocare nell’appartamento rimasto sfitto un paio di cugini desiderosi di trasferirsi in Italia.
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estudio-gerencial · 10 months
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Estudio de Impacto Ambiental
La EIA es un procedimiento que permite identificar, predecir, evaluar y mitigar los posibles efectos que un proyecto de obra o actividad puede tener sobre el medio ambiente, antes de su aprobación o autorización por el órgano competente. La EIA es un instrumento de gestión ambiental que busca prevenir o minimizar los impactos negativos y maximizar los beneficios ambientales de un proyecto.
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La naturaleza de la EIA es preventiva, participativa y multidisciplinaria. Es preventiva porque se realiza antes de que se ejecute el proyecto, para evitar o reducir los daños ambientales. Es participativa porque implica la consulta y la opinión de las comunidades afectadas y de otros actores interesados. Es multidisciplinaria porque abarca diversos aspectos ambientales, sociales, económicos, culturales, técnicos y legales.
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Las actividades sujetas a EIA son aquellas que, por sus características, ubicación o magnitud, puedan causar efectos significativos sobre el medio ambiente. La normativa ambiental de cada país establece los criterios y los listados de las actividades que requieren una EIA. Algunos ejemplos de actividades que suelen estar sometidas a EIA son la construcción de...
Carreteras
Aeropuertos
Presas
Minas
Industrias
Urbanizaciones
Etc...
Cuentanos en los comentarios que otras actividades estan sometidas a EIA.!
Las consultoras e inspectoras ambientales son empresas o profesionales que se dedican a realizar estudios, informes, auditorías y seguimientos ambientales de los proyectos sometidos a EIA. Estas entidades deben contar con la acreditación y el registro correspondiente ante la autoridad ambiental competente, y deben actuar con independencia, objetividad y ética profesional. Su función es apoyar a los promotores de los proyectos en el cumplimiento de la normativa ambiental y en la aplicación de las mejores prácticas ambientales.
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Los impactos ambientales pueden clasificarse según diferentes criterios, como su naturaleza (positivos o negativos), su magnitud (significativos o insignificantes), su duración (permanentes o temporales), su extensión (locales o globales), su reversibilidad (irreversibles o reversibles), su sinergia (aditivos o multiplicativos), su acumulación (puntuales o continuos), su periodicidad (estacionales o regulares), su previsibilidad (esperados o inesperados), etc. Estas categorías ayudan a identificar y priorizar los impactos más relevantes para el medio ambiente y la sociedad.
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Para evaluar los impactos ambientales, se deben considerar varios aspectos, como los criterios legales (normas, leyes, convenios, etc.), los criterios técnicos (indicadores, estándares, modelos, etc.), los criterios sociales (participación, consulta, percepción, etc.) y los criterios económicos (costos, beneficios, externalidades, etc.). Estos criterios permiten valorar los impactos de forma objetiva y subjetiva, cuantitativa y cualitativa, y establecer medidas de prevención, mitigación, compensación o potenciación.
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Para elaborar un estudio de impacto ambiental, se deben seguir una serie de pasos, que pueden variar según el tipo y la complejidad del proyecto, pero que en general incluyen: la descripción del proyecto y sus alternativas, la delimitación del área de influencia, la caracterización del medio físico, biológico y socioeconómico, la identificación y evaluación de los impactos ambientales, la propuesta del plan de manejo ambiental, el programa de seguimiento y control, el plan de contingencia, el resumen ejecutivo y la documentación complementaria.
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3nding · 11 days
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PTSD after PTSD until you die.
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Si dice spesso che chi più chi meno, tutti noi si faccia fatica a trovare il proprio posto nel mondo, a sviluppare una propria identità, mentalità e personalità. Una visione a tratti tossica (qualcuno la chiamerebbe boomer) sostiene che le avversità aiutino a temprare il carattere, come se noi si fosse fatti di metallo - spoiler: non lo siamo. Ci sono chiaramente tutta una serie di fattori che influiscono nella formazione di un individuo, l'ambiente e il contesto sociale in cui si cresce sono spesso determinanti in quanto attraverso famiglia/scuola/identità locali e nazionali si viene esposti ad una vasta gamma di principi e valori che potranno essere messi a volte in discussione solo successivamente mediante un processo di autoderminazione/alienazione/autonomizzazione. A contribuire al risultato finale ci sono ovviamente anche i traumi: emotivi, psicologici, fisici. Molti anni fa, prima di aprire questo tumblr avevo teorizzato le cosidette "cicatrici invisibili" quelle che solo la persona che le ha subite/ottenute riesce a vedere e può decidere eventualmente di svelare a qualcun altro o al mondo.
Nel mio caso ho ragionato negli ultimi tempi di come gli ultimi cinque anni in particolare mi abbiano personalmente danneggiato cambiandomi radicalmente dalla persona che ero diventata ed ero voluto diventare per sopravvivere, perchè di sopravvivenza si trattava. Sopravvivere a una famiglia disfunzionale, a tentativi nemmeno troppo velati da parte dei miei genitori di dare una direzione alla mia vita adulta, sopravvivere ai traguardi obbligati, alle aspettative, alla richiesta di conformismo e perchè no, allo schifo dilagante. Che poi l'idea non era nemmeno troppo originale: vivere e sopravvivere cercando la felicità senza far danni a cose o a terzi nel mentre. Niente di più. Questa linea temporale però ha deciso di metterci il carico: superati (non è vero) i genitori che non perdevano occasione nel mettere in discussione chi fossi, denigrando, sminuendo e disinteressandosene restavano però degli obblighi morali. Autoimposti? Non esattamente. Voglio dire, in quanti conoscete che vengono blindati dinanzi a un notaio a non poter abbandonare l'attività di famiglia? (Capito adesso perchè anni e anni di anonimato e basso profilo? Niente nomi, niente foto, tutelare l'identità dell'azienda e di chi ci lavora) Poi è chiaro se non addirittura ovvio che non potendo trovare in famiglia qualcosa lo si cerca altrove, viaggiando, conoscendo, affidandosi, fidandosi e confidandosi. Cerchi fratelli e sorelle se non he hai avuti, cerchi qualcuno che ti ascolti e comprenda se non ti senti ascoltato e compreso. Poi il caso e il tempo fanno il loro, rivelano le persone per ciò che sono realmente e/o le cambiano - Salto indietro a trent'anni fa: sono un dodicenne, Valentina prima di salutarmi per lasciare il villaggio vacanze dove ci eravamo conosciuti mi prende la faccia tra le mani e guardandomi negli occhi mi dice "Non cambiare mai".
Non ce l'ho fatta Vale.
- Alcune cose e persone però sono rimaste nonostante e ancorchè tutto e queste "certezze" mi aiutano ogni tanto a ritrovare faticosamente la bussola, il nord metaforico dove mi ero diretto e penso dovrei dirigermi ancora. Tra queste il buon Fidelio che mi ha accolto in Liguria con un sorriso mentre lui e altre venti persone erano coperte letteralmente di fango coi volti stravolti. Lui conosce ogni mio PTSD possibile e immaginabile perchè li ha seguiti TUTTI: la famiglia disfunzionale, il denaro che era mio ma non lo era, la farsa - letteralmente - di un figuro desideroso di aiutare tutti ma incapace di aiutare in primis sè stesso che finisce per obliterarsi nel personaggio digitale (ma renderebbe più la sfumatura inglese 'persona') che aveva creato - e che purtroppo avevo contruibuito anche io a creare (sic.), le varie volte che ho deciso di prendere il mare di relazioni sentimentali finite poi con naufragi devastanti, vedere erosa la propria fiducia verso "l'altro" genitori inclusi, il mancato riconoscimento delle proprie qualità dentro e fuori l'ambito lavorativo, il delirio della ristrutturazione, la gestione della malattia e della morte di un genitore mentre diventavo genitore a mia volta, lo scoppio di una pandemia, morte di amici e conoscenti, persone che diventano novax, lo sfilacciarsi di relazioni amicali durate decenni e il mondo che va in vacca con nuove guerre e il clima fuori controllo, il ghosting inaspettato e consulenti su consulenti che ti drenano denaro ed energie.
Mi accorgo che mi è aumentato il battito cardiaco e ho il fiato corto dopo aver ricordato e messo in ordine tutte queste cose.
Non sono in grado di trasmettere attraverso un testo quanto sia stato a modo suo liberatorio e asseverativo quel "Grazie vecio." quando ci siamo salutati.
Ci siamo ancora. Ci sono ancora.
Un PTSD dietro l'altro.
Until I die.
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notasfilosoficas · 8 months
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“La raza humana está controlada por su imaginación”
Napoleón Bonaparte
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Fue un militar y estadista francés nacido en Ajaccio capital del departamento de Córcega del Sur en agosto de 1769.
Napoleón es considerado uno de los mayores genios militares de la historia. Sus agresivas guerras de conquista se convirtieron en las mayores operaciones militares conocidas hasta ese momento en Europa, involucrando a un numero de soldados jamás visto en los ejércitos de la época.
Su familia formaba parte de la nobleza local. Su padre era abogado y fue nombrado representante de Córcega en la corte de Luis XVI y su madre, fue una figura fundamental de su niñez.
Napoleón era huraño y taciturno, le gustaba estar solo para meditar, y sentía profunda aversión por los franceses a quienes los acusaba de opresores de los corsos. No era buen estudiante y solo le preocupaban las matemáticas en las que progresaba.
A la edad de 10 años, su padre consiguió que Napoleón y su hermano se trasladaran a Francia continental para estudiar en la escuela militar francesa de Brienne-le-Chateau. Tras su graduación en 1784, fue admitido en la escuela real militar de París.
Al fallecer su padre, Napoleón abandonó su servicio activo, discurriendo su agitada juventud entre idas y venidas a Francia. La vorágine de la Revolución Francesa y los conflictos independentistas de Córcega, le crearon a Napoleón enemigos irreconciliables, y tuvo que huir con los suyos, instalándose en Marsella, pasando penurias económicas y en algunos momentos episodios de miseria.
Su situación cambia temporalmente cuando un hermano de Robespierre le deparó protección, y consigue reincorporarse a filas con el grado de capitán adquiriendo un amplio renombre con ocasión del asedio a la base naval de Tolón en 1793, ascendiendo a general de brigada. Sin embargo, al caer el terror jacobino, fue encarcelado y posteriormente liberado, logrando colocarse en una sección topográfica de un departamento de operaciones.
Es durante esa época que Napoleón conoce a una refinada rubia de reputación brillante, 5 años mayor que él con dos hijos, y quien colmaría su vacío sentimental de nombre Josefina de Beauharnais cuyo marido había sido guillotinado por los jacobinos.
Un ex amante de Josefina, hombre fuerte del directorio surgido con la nueva constitución republicana de 1795 Paul Barras, encomienda a Napoleón dirigir en 1796 la guerra en uno de los frentes republicanos más desasistidos que era el de Italia, poniendo de manifiesto su genio militar, convirtiéndose rápidamente en el terror de los ejércitos de Austria.
Las claves del rápido encumbramiento de Napoleón, se encuentran en dos pilares fundamentales; su innegable genio militar y su capacidad para sustentar un sistema de gobierno en principios comúnmente aceptados por la mayoría de los franceses.
Durante poco más de una década, tomó el control de casi toda Europa occidental y Central mediante una serie de conquistas y alianzas.
En 1802 ya como cónsul, prácticamente disponía de poderes dictatoriales, la constitución del año X le otorgó carácter vitalicio a su consulado proclamándolo emperador en 1804.
Napoleón derrotó y conquistó a los ejércitos británicos, prusianos, austriacos portugueses, italianos, e hizo acuerdos temporales con Rusia, convirtiendo los territorios conquistados en provincias.
Su alianza con el zar Alejandro I, quedó anulada en 1812 y emprendió una campaña contra Rusia que terminó con la trágica retirada de Moscú y tras este fracaso, Europa se unió para combatirle.
Sus mariscales se negaron a continuar combatiendo en 1814. Al ser rechazada su propuesta de renunciar a sus derechos a favor de su hijo tuvo que abdicar, permitiéndole conservar el título de emperador y otorgándole el gobierno en la isla de Elba.
En 1815 huyó de Elba, llegó a Francia y marchó sobre Paris, tras vencer a las tropas enviadas para capturarle, iniciándose el periodo conocido como de los “Cien Días”. El resultado fue la campaña de Bélgica, que concluyó con la derrota en la batalla de Waterloo en junio de 1815.
Tras abdicar a favor de su hijo Napoleón II fue recluido en la Isla de Santa Elena falleciendo posteriormente a la edad de 51 años.
Fuentes: Wikipedia, biografiasyvidss.com, buscabiografias.com
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nestorleont · 10 months
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Previsión y Estimación de Ventas: Interpretando Métodos y Proyecciones
La previsión y estimación de ventas es esencial para que las empresas puedan planificar y tomar decisiones estratégicas. En este artículo, exploraremos los distintos métodos utilizados para establecer la previsión de ventas y cómo proyectarlas en función de las tendencias basadas en datos históricos. Métodos para establecer la previsión de ventas. Existen varios métodos que las empresas…
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espeliculando · 3 months
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Puntuación:⭐️⭐️⭐️ y media sobre 5
Ni una más
Lo de siempre pero muy diferente.
Esta serie, nos ofrece un drama adolescente con una fuerte carga reivindicativa, que aunque transita por estereotipos, los pisa de forma diferente.
Cuenta con una historia bien definida, que ayuda a mantenerse en un guion, difuso en ocasiones por sus tramas y sus saltos temporales. Y pese a que puede volverse previsible en cierto punto, mantiene el equilibrio y engancha gracias a su texto.
Wallace defiende su protagónico con credibilidad y garra. Villaverde y Guevara ejemplifican con acierto el terror de lo sutil. Galle y Rivero nos transmiten ese amor agridulce. Y Massagué magnánimo con su abyesto villano, lo termina por completar genialmente su "partenaire" Carolina Lapausa. Cabe mención especial para Teresa de Mera.
Visualmente cuenta con una factura y un diseño de producción muy equilibrados, destacando sus planos de cierre de capítulo, increíblemente poéticos y cinematográficos. El sonido y la música también están acertados.
En conclusión, Ni una más, es un drama adolescente que aún tratando los temas de siempre llega a ellos por otros derroteros y en escala de grises. Una serie necesaria, que nos hace reflexionar a la par que nos atrapa y por lo que necesitamos que sí haya una temporada más.
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chez-mimich · 2 months
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“ARS SONORA” E “NEL TEMPO”
“Ars Sonora” è una iniziativa del FAI che ha proposto, a Villa Panza a Varese, una serie di tre concerti, l’ultimo dei quali si è tenuto domenica 21 luglio scorso, con un magnifico confronto a quattro mani tra Enrico Intra e Ricciarda Belgiojoso. Il concerto, nello splendido salone della Villa (che è anche sede della collezione d’arte contemporanea Panza di Biumo), ha presentato un programma pianistico di assoluta originalità sia per la scelta degli autori sia nel “concept” della serata. I brani interpretati primariamente da Ricciarda Belgiojoso, venivamo poi ripresi, in forma di reinterpretazione, da Enrico Intra, quasi sempre con un tocco di jazz e comunque attraverso l’improvvisazione più pura. In qualche brano il paradigma era rovesciato, ma il risultato sempre fascinoso. Certo che improvvisare sul minimalismo di Philip Glass, primo autore proposto, sembra operazione piuttosto ardua, vista la serialità quasi maniacale di certi spartiti del musicista statunitense, eppure, già da “Opening” primo raffinatissimo brano, si è capito, se ce ne fosse stato bisogno, di quale agile maestria mentale (e manuale) sia capace il Maestro Intra. Segue quindi Bach (studio n. 1 dal Clavicembalo ben temperato), in un programma che è un florilegio di piccoli gioielli musicali, e anche qui Intra ne dà una interpretazione di assoluta originalità, dove il divertimento dell’invenzione, benché su un banco di prova così impegnativo, si legge nell’espressione degli interpreti. Si susseguono velocemente (il concerto è stato replicato subito dopo, visto il grande successo di pubblico) autori molto stimolanti quali György Ligeti e Eric Satie, la cui “Gymnopedie” fa sembrare ancora più incantevole il bellissimo salone, l’antistante giardino e la magia del cielo sereno dopo un temporale. Seguono Chick Corea, con un incantevole brano dal suo “Children’s Songs”, Julia Wolf con un brano minimalista “torturato” a dovere da Intra che mette le mani nella pancia del pianoforte, come da miglior tradizione del jazz di improvvisazione, traendone un magnifica variazione sotto lo sguardo attento, divertito e affascinato della bravissima Ricciarda Belgiojoso. Un’ora esatta per un concerto difficile da dimenticare o da riporre nello scaffale dei tanti ricordi musicali. Anziché parlare del dopo concerto, vale però la pena parlare del “prima”: Villa Panza, ospita fino al gennaio 2025, una piccola ma assolutamente inconsueta mostra che raccoglie opere del Minimalismo americano (e italiano) intitolata “Nel Tempo” di cui, il FAI (con Magonza), edita anche il bel catalogo. Numerosi e variegati gli artisti in mostra: Gregory Mahoney, con la sua apodittica “Time exist in the Minds” (del 2000, guarda caso stesso anno del brano di Julia Wolf), Allan Graham, Grenville Davey, Susar Kaiser Vogel, William Metcalf, On Kawara, Jan Dibbets, Cioni (Eugenio) Carpi, Walter De Maria, Robert Tiemann, Franco Vimercati, Hanne Darboven, Ian Wilson e altri. Non capita spesso, di godere di due appuntamenti con la bellezza nell’arco di pochi minuti (per restare al tema del Tempo) e a pochissima distanza. Appuntamenti che fanno ricordare l’estate anche come qualcosa di bello per lo spirito.
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gregor-samsung · 1 year
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“ Un amico sacerdote mi domandò pochi giorni or sono le mie impressioni sul Concilio Ecumenico. Senza esitare gli dissi che ne avevo una: molto ferma. E cioè che i RR.PP. [Reverendi Padri] che s'eran radunati per decidere tante riforme mi parevano aver avuto poca fiducia nella loro Casa. Ora guardando storicamente le cose, la Chiesa cattolica ha passato momenti assai più brutti del presente, ed anzi mi pare che non sia stata tanto in cima alle speranze umane, alla stima degli avversari, al rispetto dei dissidenti, come oggi, e direi anzi come da quando perse il Potere Temporale; sicché non dispero che un giorno o l'altro verrà un Papa che raccomanderà preghiere di ringraziamento a Dio per quella fortunatissima data del XX Settembre. « Come, come?... », disse il mio amico e sacerdote. Proprio così, gli risposi; basta che si ricordi che cos'era la Chiesa verso il Mille, e che cos'era nel secolo XVI, e che cos'era poco prima e poco dopo la Rivoluzione francese. Nel Medio Evo spesso ridotta a feudo dei baroni che dominavano i colli intorno a Roma, nel Cinquecento corrotta nella Curia, nel Papato, e quasi prossima a diventare (se il sogno di Machiavelli si fosse trasformato in realtà) il dominio ereditario della Casa dei Borgia, e nel Settecento boccheggiante per mancanza di fede nel clero superiore ed in quello inferiore pronto a spergiurare (con venticinquemila preti apostati in Francia). Rilegga il Gregorovius (il mio amico è un uomo dotto) e guardi la descrizione dei costumi ecclesiastici nelle Memorie del Casanova. E si ricordi che soltanto da poco tempo è stato proibito dal Pontefice che un cardinale si faccia interprete in conclave dei desideri del suo principe e ponga quindi un veto alla elezione di un suo collega che a quel principe non piaccia... La Chiesa oggi è libera: ossia potente.
La Chiesa, continuai, oggi è più numerosa, più universale, più rispettata; il clero molto più onesto; la resistenza che ha offerto nei Paesi oltre cortina alle persecuzioni ed in Asia ed Africa è molto più notevole (anche se vi siano casi di disobbedienza o apostasia) di quella offerta durante la Riforma o la Rivoluzione francese. Lo so che c'è meno gente che va in chiesa di prima; ho letto molte inchieste di riviste o di giornali e del clero minore stesso che mostrano che nell'Italia del Nord non va alla Messa che il quindici o venti per cento della popolazione delle parrocchie, e nell'Italia del Sud si tocca appena il cinquanta o sessanta per cento, e per di più non sono giovani uomini, ma ragazzi, o donne, o vecchi; e che i parroci non posson esser troppo esigenti nella fede di chi fa battezzare i figli, o di chi si sposa, o di chi muore, se no dovrebbero escluderne molti dai sacramenti. È vero anche che le vocazioni diventano sempre più scarse. Però se più scarse, sono più serie, e nulla di male se si vedranno meno contadini nei seminari, che ci andavan principalmente per sottrarsi alla vita della vanga. E, le ondate di miscredenza sono meno pericolose delle raffiche di separazione, come al tempo della Riforma protestante. “
Giuseppe Prezzolini, Cristo e/o Machiavelli. Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant'Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli, introduzione di Quirino Principe, Rusconi Editore, 1971¹; pp. 132-134.
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productofinal246 · 4 months
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El impacto de la inteligencia artificial en la educación y en la docencia
En un momento de cambio acelerado, se vuelve necesario reflexionar acerca de los desafíos y de los beneficios de la inteligencia artificial en la educación, así como del rol de los docentes para gestionar el ChatGPT y otras tecnologías digitales en las aulas.
Desde hace décadas, el desarrollo acelerado de las tecnologías digitales en general y de la inteligencia artificial en particular, ha generado importantes desafíos para la educación.
Al alcance de un click, las posibilidades que la inteligencia artificial en la educación ofrece, no solo desafía el diseño de las propuestas de enseñanza y de los dispositivos de evaluación. También brinda oportunidades para que los estudiantes transiten variados caminos en el ámbito del aprendizaje autónomo.
Los últimos avances de la inteligencia artificial generativa tensan aún más las concepciones sobre la enseñanza y el aprendizaje. De hecho, han generado una serie de debates e intercambios en la educación, en los cuales la discusión subyacente expresa, por un lado, la interpelación de los roles y de las funciones del docente en los procesos de aprendizaje y de construcción del saber. Por otro, cuestiona acerca de cómo dar cuenta y de cómo potenciar esos procesos, a partir de la integración de los distintos recursos que día a día se ponen a disposición.
Los beneficios de la inteligencia artificial en la educación
Posicionados desde el pensar sobre los beneficios y las oportunidades que la inteligencia artificial en la educación brinda, es posible identificar la personalización de la enseñanza como un elemento que se ve potenciado.
La inteligencia artificial tiene la capacidad de procesar enormes cantidades de datos sobre el desempeño y las preferencias de nuestros estudiantes y, por tanto, puede generar respuestas adaptativas a estos niveles. Eso posibilita que, en un mismo grupo de clase, se aborden distintas propuestas, de acuerdo con los niveles de desempeño e intereses de cada estudiante.
La inteligencia artificial en la educación contribuye al avance de cada estudiante a su ritmo, así como al trabajo en áreas específicas. Especialmente, en aquellas en las que se encuentran en proceso y aún son deficitarias.
Estas tareas realizadas por la inteligencia artificial optimizan los tiempos del docente (tan valorados y ansiados). En consecuencia, pueden redirigir ese tiempo al desarrollo de propuestas más interactivas, centradas en la discusión y en la generación de procesos reflexivos, y de construcción individual y colectiva.
De la mano de la personalización, otra ventaja de la inteligencia artificial en la educación está dada por las posibilidades de accesibilidad a esos entornos personalizados de aprendizaje desde cualquier sitio y momento: facilita la continuidad de los procesos, sortea las distancias y las dificultades temporales.
Pensar y diseñar procesos educativos, con el apoyo de las herramientas de la inteligencia artificial, permitirá llegar a más estudiantes, con propuestas más ajustadas a sus niveles e intereses, reforzando la motivación y el compromiso en las experiencias de aprendizaje.
Claro está que los beneficios de la inteligencia artificial en la educación se identifican de manera general. Por ello, deberán ser ajustados a los contextos específicos en donde la propuesta se desarrolla (nivel educativo, condiciones de infraestructura, formación del equipo docente, entre otras).
La importancia de reinventar el rol de los docentes 
A la luz de los distintos avances con relación a la inteligencia artificial en la educación, la generación acelerada del conocimiento y las distintas formas de acceder a la información, se hace necesario repensar el rol docente.
Partiendo de la relevancia de la función docente, como pieza clave del proceso educativo, se hace ineludible revisitar algunos conceptos. Por ejemplo, las maneras de aprender, enseñar y evaluar, de forma de:
ajustarse a las necesidades de los estudiantes;
hacer un uso con sentido pedagógico de las tecnologías a disposición;
tender puentes con el desarrollo de habilidades y competencias demandadas por la sociedad actual.
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El avance de la inteligencia artificial en la educación supone numerosos desafíos. El camino de repensar y reformular nuestra tarea profesional como docentes nos lleva a posicionarnos como diseñadores de experiencias potentes de aprendizajes para nuestros estudiantes.
También como activadores de procesos reflexivos, basados en el intercambio, la interacción con otros, así como la apropiación auténtica y significativa de la información, para la construcción de conocimiento, saberes y habilidades.
Como diseñadores de esta experiencia, los docentes debemos facilitar, guiar y orientar para la comprensión de la realidad. Al mismo tiempo, potenciar el desarrollo del pensamiento crítico, a través de un análisis profundo de la información que hoy aparece a tan solo un click.
Y no olvidar que es clave contribuir a la aplicación del conocimiento en iteraciones de ensayo y error, que permitan aprehender ese conocimiento, a la vez que se gana en autonomía.
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schizografia · 8 months
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La giovane schizofrenica avverte i suoi «primi sentimenti d’irrealtà» davanti a due immagini: quella di una compagna che si avvicina e il cui volto si ingrandisce esageratamente (si direbbe un leone); quella di un campo di grano che diventa illimitato, «immensità dorata, luminosa”. Ecco, rifacendosi alla terminologia di Peirce, come risulteranno i due segni dell’immagine-affezione: Icona per l’espressione di una qualità-potenza operata da un volto, Qualisegno (oppure Potisegno) per la sua presentazione in uno spazio qualsiasi. Certi film di Joris Ivens ci danno un’idea di cosa sia un qualisegno: in Regen, «la pioggia che si vede nel film non è quella data pioggia, concreta e determinata, caduta un certo giorno e in un certo luogo. Queste impressioni visive non sono raccolte in unità da alcuna figurazione spaziale o temporale. Con estrema sensibilità, Ivens ha scoperto non come la pioggia è in realtà, ma che cosa accade (e in qual modo) quando la pioggerella primaverile batte sulle foglie degli alberi, quando lo specchio dello stagno rabbrividisce, quando una goccia solitaria cerca esitando la sua via su una lastra di vetro, quando la vita di una metropoli si riflette sull’umido asfalto. […] Anche quando Ivens ci mostra un ponte, da lui stesso indicato come il grande viadotto ferroviario di Rotterdam (Il ponte), la costruzione di ferro si dissolve in immagini immateriali inquadrate in cento modi diversi. Basta il fatto che questo ponte possa essere visto in tanti modi per renderlo in un certo senso irreale. Esso non ci appare come l’opera concreta degli ingegneri che lo costruirono, ma come una serie di curiosi effetti ottici. Si tratta insomma di variazioni visive sulle quali ben difficilmente potrebbe transitare un treno merci». Non è un concetto di ponte, ma non è nemmeno l’individuato stato di cose definito dalla sua forma, dalla sua materia metallica, dai suoi usi e funzioni. È una potenzialità. Il rapido montaggio dei settecento piani-inquadrature fa sí che le diverse vedute possano raccordarsi in un’infinità di modi e, non essendo orientate le une in rapporto alle altre, costituiscono l’insieme delle singolarità che si coniugano nello spazio qualsiasi in cui questo ponte appare come pura qualità, questo metallo come pura potenza, la stessa Rotterdam come affetto. E neanche la pioggia è il concetto di pioggia, o lo stato di un tempo e di un luogo piovosi. È piuttosto un insieme di singolarità che presenta la pioggia cosí com’è in sé, pura potenza o qualità che coniuga senza astrazione tutte le piogge possibili, e compone il corrispondente spazio qualsiasi. È la pioggia come affetto, e niente si oppone maggiormente a un’idea astratta o generale, pur non essendo attualizzata in uno stato di cose individuale.
Gilles Deleuze
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