#Scandalo legale
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Valeria Marini: Showgirl e attrice, coinvolta in problemi legali.
Valeria Marini è famosa non solo per la sua carriera nel mondo dello spettacolo. Ha anche avuto problemi legali. Un caso in tribunale l’ha messa in difficoltà con la sua ex colf, una donna di 67 anni di origine filippina. Secondo Valeria Marini, la colf l’ha minacciata e ricattata. Ha cercato di convincerla a pagare 5.000 euro, andando più volte alla sua casa a Roma. Ma i legali di Valeria Marini…
#Attrice italiana#Celebrità italiana#Problemi legali#Scandalo legale#Showgirl italiana#Valeria Marini
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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che una convinzione diffusa sia balorda che sensata."
Da "Marriage and Morals", Bertrand Russell, 1929
"È nota la definizione della democrazia come sistema pieno di difetti ma di cui non si è ancora trovato nulla di meglio. Da questa ragionevole assunzione discende, per la maggior parte della gente, la convinzione errata che la democrazia (il migliore o il meno peggio dei sistemi di governo) sia quello per cui la maggioranza ha sempre ragione. Nulla di più falso. La democrazia è il sistema per cui, visto che è difficile definire in termini qualitativi chi abbia più ragione degli altri, si ricorre a un sistema bassamente quantitativo, ma oggettivamente controllabile: in democrazia governa chi prende più consensi. E se qualcuno ritiene che la maggioranza abbia torto, peggio per lui: se ha accettato i principi democratici deve accettare che governi una maggioranza che si sbaglia.
Una delle funzioni delle opposizioni è quella di dimostrare alla maggioranza che si era sbagliata. E se non ce la fa? Allora abbiamo, oltre a una cattiva maggioranza, anche una cattiva opposizione. Quante volte la maggioranza può sbagliarsi? Per millenni la maggioranza degli uomini ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (e, considerando le vaste aree poco alfabetizzate del mondo, e il fatto che sondaggi fatti nei paesi più avanzati hanno dimostrato che moltissimi occidentali ancora credono che il sole giri) ecco un bel caso in cui la maggioranza non solo si è sbagliata ma si sbaglia ancora. Le maggioranze si sono sbagliate a ritenere Beethoven inascoltabile o Picasso inguardabile, la maggioranza a Gerusalemme si è sbagliata a preferire Barabba a Gesù, la maggioranza degli americani sbaglia a credere che due uova con pancetta tutte le mattine e una bella bistecca a pasto siano garanzie di buona salute, la maggioranza si sbagliava a preferire gli orsi a Terenzio e (forse) si sbaglia ancora a preferire "La pupa e il secchione" a Sofocle. Per secoli la maggioranza della gente ha ritenuto che esistessero le streghe e che fosse giusto bruciarle, nel Seicento la maggioranza dei milanesi credeva che la peste fosse provocata dagli untori, l'enorme maggioranza degli occidentali, compreso Voltaire, riteneva legittima e naturale la schiavitù, la maggioranza degli europei credeva che fosse nobile e sacrosanto colonizzare l'Africa.
In politica Hitler non è andato al potere per un colpo di Stato ma è stato eletto dalla maggioranza, Mussolini ha instaurato la dittatura dopo l'assassinio di Matteotti ma prima godeva di una maggioranza parlamentare, anche se disprezzava quell'aula «sorda e grigia». Sarebbe ingiusto giocare di paradossi e dire dunque che la maggioranza è quella che sbaglia sempre, ma è certo che non sempre ha ragione. In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").
In certe aree della Sicilia e della Campania i mafiosi e i camorristi hanno la maggioranza dei consensi ma sarebbe difficile concluderne che siano pertanto i migliori rappresentati di quelle nobilissime popolazioni. [...]"
Da una "Bustina di Minerva" di Umberto Eco del 27 Maggio, 2010
"Alta sui naufragi, dai belvedere delle torri
China e distante sugli elementi del disastro
Dalle cose che accadono al di sopra delle parole
Celebrative del nulla, lungo un facile vento
Di sazietà, di impunità
Sullo scandalo metallico di armi in uso e in disuso
A guidare la colonna di dolore e di fumo
Che lascia le infinite battaglie al calar della sera
La maggioranza sta, la maggioranza sta
Recitando un rosario di ambizioni meschine
Di millenarie paure, di inesauribili astuzie"
Da "Smisurata preghiera”, brano di Fabrizio De André tratto da "Anime Salve", 1996
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Coma 22
Il governo Meloni leva il Reddito di cittadinanza ai disoccupati, chiamandoli “occupabili” per far credere che se volessero lavorerebbero. Il governo tedesco lo aumenta di 50 euro al mese sia agli inoccupabili, sia agli occupabili (termine intraducibile in altre lingue: all’estero si dice disoccupati) sia agli occupati mal pagati: oltre 5 milioni di percettori, contro i 3,6 italiani. Il governo Meloni tuona contro i truffatori del Rdc (l’1% degli importi versati). Il governo tedesco allevia le sanzioni. Il governo Meloni schifa il salario minimo legale di 9 euro l’ora. Il governo tedesco lo porta a 12. Il governo Meloni piagnucola perché le politiche attive del lavoro non funzionano, intanto licenzia i navigator e lascia i Centri per l’impiego con soli 8 mila addetti. La Germania ne ha 110 mila, il Regno Unito 67 mila, la Francia 54 mila.
Se il grande Joseph Heller fosse vivo, scriverebbe il sequel di Comma 22 sulla ridicola illogicità degli argomenti usati dai nemici del Rdc da quando fu varato da Di Maio (Conte-1, 2019). Si cominciò col dire che costava 40-50 miliardi l’anno, avrebbe sfasciato i conti, ci avrebbe portato fuori dall’Ue con la troika in casa, quindi non sarebbe mai nato: invece nacque e costò 8 miliardi l’anno. Allora si disse che era un incentivo a “stare sul divano” (copyright Renzi), come se l’Italia avesse il record non di disoccupati, ma di posti di lavoro vacanti: dopo tre mesi di Rdc, l’occupazione aumentò più che negli ultimi 10 anni. Allora si disse che era meglio non chiederlo per evitare terribili “assalti e caos alle Poste”. Che però non ci furono. Allora si disse che non lo voleva nessuno, anzi i pochi che l’avevano chiesto volevano rinunciare (per il Messaggero erano “130mila”) perché era troppo basso o perché era troppo alto e si vergognavano. Infatti, dopo tre mesi, c’erano già 1,4 milioni di richieste. Allora si disse che non c’erano i controlli, però i controlli dell’Inps ne scartarono 500mila. Allora si disse che il M5S comprava voti, soprattutto al Sud: infatti straperse le Regionali e le Europee, soprattutto al Sud. Allora i giornaloni scrissero contemporaneamente che il Rdc era una mancetta ridicola e uno scialo trimalcionico: “Un terzo degli italiani guadagna quanto il Rdc” titolò Rep che, essendo di sinistra, voleva risolvere il problema non alzando i salari, ma abbassando il Rdc. Poi si cominciò a sbattere in prima pagina mafiosi e criminali comuni col Rdc, come se il problema fosse il Rdc, non l’Italia piena di mafiosi e criminali comuni. Alla fine, non sapendo più dove arrampicarsi, si iniziò a menare scandalo perché chi prende il Rdc non lavora: oh bella, ma se tutti lavorassero nessuno avrebbe bisogno del Rdc! Idea: quelli che parlano di occupabili chiamiamoli manicomiabili.
Marco Travaglio.
P.s. Il "capolavoro" socio-economico e direi quasi antropologico della politica italiana marcia, del Grande Capitale, dell'informazione corrotta e dei RICCONI evasori è essere riusciti a mettere i poveri contro i poverissimi. Roba da matti.
Karl Marx si sta rivoltando nella tomba.
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19 lug 2023 09:54
È MORTO QUESTA MATTINA A ROMA ANDREA PURGATORI - IL GIORNALISTA, STRONCATO DA UNA FULMINANTE MALATTIA, AVEVA 70 ANNI - HA LAVORATO AL “CORRIERE DELLA SERA”, DOVE SI OCCUPÒ DI TERRORISMO, INTELLIGENCE, CRIMINALITÀ, DEDICANDOSI SOPRATTUTTO ALLA STRAGE DI USTICA DEL 1980 - HA CONDOTTO CON SUCCESSO “ATLANTIDE” SU LA7 - IL RICORDO DI PAOLO CONTI: “UN PROTAGONISTA DELLA NOSTRA STORIA CIVILE. ANDREA PURGATORI HA SVELATO LE BUGIE E LE OMISSIONI DI CHI PORTAVA AVANTI LA TESI DI UNA BOMBA ESPLOSA A BORDO DEL DC9 A USTICA” – LA TELEFONATA DI ALI AGCA, L’UOMO CHE NEL 1981 SPARÒ A PAPA GIOVANNI PAOLO II, DURANTE “ATLANTIDE”, IL CASO ORLANDI (“ESISTE UNA 'STRATEGIA DEL SILENZIO' CHE LA SANTA SEDE HA USATO”) E I VIDEO HARD DI EVA BRAUN – VIDEO
(ANSA) – È morto questa mattina a Roma in ospedale dopo una breve fulminante malattia il giornalista, sceneggiatore, autore Andrea Purgatori, classe 1953. La notizia all'ANSA dai figli Edoardo, Ludovico, Victoria e dalla famiglia rappresentata dallo studio legale Cau.
Per anni al Corriere della Sera dove si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità, si dedicò tra l'altro con tenacia alla strage di Ustica del 1980. Autore di reportage, ha condotto con successo su La7 Atlantide. Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori la partecipazione al docu Vatican Girl sul caso di Emanuela Orlandi.
youtube
BIOGRAFIA DI ANDREA PURGATORI
Da www.cinquantamila.it - la storia raccontata da Giorgio Dell'Arti
Andrea Purgatori, nato a Roma il 1 febbraio 1953. Giornalista. Inviato del Corriere della Sera in Iraq, Iran, Algeria. Sceneggiatore, tra i film scritti Il muro di gomma (nel quale il protagonista è lui stesso alle prese con il caso di Ustica), Il giudice ragazzino, Nel continente nero, Vite blindate, Fortàpasc, L’industriale.
Anche autore televisivo: Caravaggio (2007), Lo scandalo della Banca Romana (2010), Il commissario Nardone (2012), tutti andati in onda su Raiuno. Nel 2010 ha collaborato alla scrittura del film Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido, ma a lavoro terminato ha disconosciuto la sceneggiatura, ritirando la firma e dicendosi contrariato dal risultato qualitativo: «È venuto fuori un altro film».
• «Vengo da una famiglia di cineasti. Mio padre distribuiva i film italiani all’estero, mio zio, nel 1932, riuscì a portare Chaplin al Festival di Venezia e mio cugino fu candidato all’Oscar come sceneggiatore in Boccaccio ’70. Io già ai tempi del liceo facevo il segretario di produzione».
• Amico di Corrado Guzzanti, ha partecipato nel 2002 al programma Il caso Scafroglia (era la voce fuori campo) e nel 2006 al film Fascisti su Marte (nella parte del camerata Fecchia). È apparso anche in un puntata della serie Boris.
IL RICORDO DI PAOLO CONTI
Paolo Conti per corriere.it
Parlare di Andrea Purgatori significa partire da un punto essenziale della sua vita professionale che nel tempo in una sorta di suo sinonimo. Grazie al suo impegno e a un lavoro che non ha conosciuto né pause né incertezze, l’inchiesta sulla strage di Ustica è rimasta aperta.
Andrea Purgatori ha svelato le bugie e le omissioni di chi portava avanti la tesi di una bomba esplosa a bordo dell’Itavia che il 27 giugno 1980 viaggiava con 81 persone a bordo rivelando come il disastro fosse stato causato dall’impatto con un missile. E rimanendo sempre al fianco dei familiari delle vittime e soprattutto garantendo la ricerca della verità. Per questo Purgatori-Ustica è diventato un vero sinonimo, un marchio professionale di straordinaria continuità, di desiderio di arrivare alla verità, di difendere chi (i familiari delle vittime) si è ritrovato senza una persona cara e privato del proprio diritto a sapere cose fosse accaduto.
La vicenda di Ustica sintetizza tutto il carattere di Andrea Purgatori, il suo istinto di eccellente cronista (teneva molto a questo appellativo), di inviato di grande livello e qualità (per anni si occupò di Iran e di Libia in tempi in cui lavorare su quei campi era particolarmente complesso). Una scrittura densa, rapida, priva di inutili orpelli, diciamo severa. Esattamente come il linguaggio televisivo che i telespettatori hanno ritrovato nell’avventura di «Atlantide».
Chi legge queste righe perdonerà l’uso del pronome personale. Ma io ho avuto il piacere, direi ora il privilegio, di lavorare per anni con lui. A metà degli anni ’80 l’allora direttore Piero Ostellino decise un radicale ricambio generazionale al vertice della cronaca di Roma. Andrea capocronista, 32 anni, ed io suo vice, a 31. Decisione che provocò molte perplessità in una redazione di consolidati professionisti. E fu come gettarsi in una vasca d’acqua ghiacciata. Cominciammo a lavorare insieme dalla mattina a notte fonda. Andrea aveva continuamente intuizioni controcorrente. Sapeva che una cronaca come la nostra, che doveva fare i conti con concorrenti storicamente molto radicati nel territorio, poteva attirare lettori solo giocando di contropiede, sorprendendoli continuamente.
Rivoluzionò la grafica guardando ai quotidiani statunitensi (la sua permanenza da giovane negli Stati Uniti fu essenziale per la sua vita professionale e anche personale), puntò su un uso anche spettacolare delle fotografie, decise titoli più che coraggiosi. Pur essendo di fatto coetanei, devo a lui (oltre a mille, indelebili gesti di amicizia e di solidarietà, un patrimonio incancellabile) la scoperta di un modo diverso, direi proprio più coraggioso, di fare cronaca, di raccontare Roma, di non fare facile scandalismo ma di non temere mai il potere.
Quando presi il suo posto partii da tutto questo patrimonio costruito soprattutto grazie a lui. Si potrebbero scrivere intere pagine sulle inchieste di Andrea Purgatori, sul suo stile, sulla sua classe professionale e umana, sul suo amore per la vita, per i tre figli e anche per le occasioni di felicità e di bellezza che l’esistenza può offrirti. Una magnifica e fiera persona, incapace di ipocrisie e di patteggiamenti, schietta, ironica ed elegantissima. Un vero giornalista, un protagonista della nostra storia civile. Un amico che nessuno potrà mai sostituire. Mai.
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Il #Conte #Giuseppe detto anche il #Marchese del #Grillo e i suoi #disastri annunciati e perpetrati insieme all'ex art. 31 ora #PD e domani chissà #Roberto #Speranza {( i due change flags, ossia cambio bandiera, ossia camaleonti poltronari, ovvero io vado dove tira il vento, infine dico e faccio tutto e il contrario di tutto )} invocano a gran voce le dimissioni di Ministri e Sottosegretari dell'attuale governo di centrodestra, indagati ingiustamente e senza alcuna prova e per fatti inesistenti ed inventati e poi tremano e blaterano gridando allo scandalo, se viene aperta una commissione parlamentare di inchiesta sul loro operato nel governo giallo rosso o meglio giallo fucsia, spesso oscuro, molto poco legale e per niente giustificabile o perlomeno con molte cose, lacune e decisioni che meritano di gran lunga l'attenzione approfondita e l'indagine accurata della magistratura. 🤔🤔⁉️❓Due personaggi o personalità di alto profilo istituzionale e di alta e sperimentata coerenza e garanzia di giustizia 🤔🤔❓⁉️❗❓☹️🤬👎👎👎🤬☹️ Come la #EllySchlein e il suo #PD predicano bene e razzolano male, molto male e soprattutto a senso unico quando come sempre attuano due pesi e due misure ❗❗👎👎👎❗ Praticamente i cosiddetti e sedicenti politically correct che nella realtà sono sempre i politicamente scorretti, ssscorretti ❗❗👎👎👎 Meditiamo tutti sulla pochezza e bassezza politica di questi personaggi 😭☹️☹️🤬🤬👎👎👎❗❗❓❗❗❓❗
Mentre Magistratura Democratica ( corrente di magistrati filo e pro PD e sinistre varie ), invece di occuparsi dei compiti istituzionali dei magistrati e di diminuire il più possibile l'arretrato sempre più crescente di cause e contenziosi giudiziari penali e civili, ricomincia a pieno ritmo e incostituzionalmente a FARE POLITICA per screditare, delegittimare e danneggiare politicamente il governo di centrodestra, con l'apertura di fascicoli di indagini su presunte, inventate ad hoc ed inesistenti irregolarità ed anomalie nei confronti della ministra del Turismo Santanchè e del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, dicevamo mentre la Magistratura DEM, che guarda caso 🤔 NON🤔 vuole la riforma della Giustizia del ministro Nordio, per risollevare le sorti del PD e sinistre varie battute e sconfitte ad ogni elezione politica ed amministrativa, scende in campo politicamente a loro fianco e fa politica invece di occuparsi di ciò che le compete costituzionalmente; SI APRE uno scossone giudiziario e bioetico a Milano, dove la procura ha deciso di aprire un fascicolo su «Wish for a baby». La «fiera dell'utero in affitto», iniziativa che si è svolta nel capoluogo lombardo dal 20 al 21 maggio scorso, diviene così oggetto di attenzione per gli inquirenti. Un intervento era atteso da tempo. La mossa decisiva l'avrebbe fatta Guido Bertolaso, oggi assessore al Welfare in Lombardia, attraverso un esposto. Ma sono state tante le iniziative volte a fare chiarezza sulla manifestazione, tra cui un'interrogazione parlamentare firmata dal senatore di Fi Maurizio Gasparri. La notizia dell'apertura del fascicolo è stata accolta con favore dalle forze di centrodestra (e non solo). Le stesse che avevano protestato per l'organizzazione stessa della kermesse. «Sia che abbiate appena iniziato il vostro viaggio verso il diventare genitore, sia che sentiate di avere utilizzato ogni possibilità. >>
Inoltre giudicate e commentate i due seguenti campioni di: change flags, ossia cambio bandiera, camaleonti politici, poltronari e contraddittori di se stessi (dico tutto e il contrario di tutto ) #GiuseppeConte e #RobertoSperanza = #incoerenza senza #vergogna perché chiedono le dimissioni di altri ⬆️⬆️ senza guardarsi allo specchio !!🤔🤔☹️🤬😭☹️🤬👎👎👇🤔⁉️ 7 luglio 2023
Con il via libera di ieri alla Camera la commissione d’inchiesta sul Covid è realtà. Per Giuseppe Conte è un «plotone d’esecuzione» per colpire lui e Roberto Speranza. L’ex ministro della Salute, recentemente ritornato nell’ovile del Pd, parla di uno strumento «diabolico» contro gli avversari politici. Poi l’ordine di scuderia ai deputati di Pd e M5S: non votate, tutti fuori dall’Aula. Non è la prima volta che accade, la strategia «aventiniana» è ormai una prassi: quando non gradiscono se ne vanno. I due principali partiti d’opposizione non accettano un’inchiesta che intende valutare il loro operato quando si trovavano al governo. Allo stesso tempo, però, chiedono ad una ministra (Daniela Santanchè) di dimettersi perché è indagata, alla faccia della presunzione d’innocenza. Insomma, come al solito, due pesi e due misure. La ciliegina sulla torta della giornata di ieri è il presunto gesto intimidatorio di Toni Ricciardi (Pd) a Giovanni Donzelli (FdI). È quest’ultimo a denunciarlo: «Mi ha fatto il segno "ti aspetto fuori", come fossimo in un’osteria, va sanzionato». Fabio Rampelli, che presiede l’Aula, invita Ricciardi a scusarsi, e non ricevendo risposta, assicura: «Andremo a verificare i filmati».
https://www.ilgiornale.it/news/politica/procura-adesso-indaga-su-wish-baby-e-centrodes
https://www.iltempo.it/politica/2023/07/07/news/giuseppe-conte-roberto-speranza-covid-commissione-inchiesta-vendetta-36310515/
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/scandalo-dei-dossierggi-non-ne-avete-capito-la-gravita/?feed_id=1742&_unique_id=672b7b3b85499 %TITLE% Lo sapete tutti se avete guardato almeno un telegiornale o letto un sito di notizie online. Negli ultimi mesi, un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano ha portato alla luce un caso eclatante di accessi non autorizzati a banche dati italiane e di commercio illegale di informazioni riservate. La gravità, a quanto traspare dai giornali sembra essere legato al fatto dell'aver coinvolto molteplici attori, tra cui imprenditori, professionisti e figure di spicco nel mondo degli affari, della politica e delle investigazioni private. Solite cose: ricchi spiati, grande scandalo. Poveri ricchi spiati. Ovviamente non voglio sminuire la gravità dell'essere spiati se ricchi o famosi, ma voglio spostare l'attenzione su qualcosa di molto più grave che coinvolge tutti, anche me, anche voi che state leggendo, ed è qualcosa che mette in luce qualcosa di immensamente più grave di quanto raccontato superficialmente dalla gran parte dei media che ho visto. Faccio però prima un dovuto riassunto di quanto emerso. I Protagonisti dell’Inchiesta Al centro dell’inchiesta si trova la società di investigazioni private Equalize Srl, diretta da Carmine Gallo, ex ispettore di polizia, e Nunzio Samuele Calamucci, esperto informatico. Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano e socio di maggioranza della stessa Equalize, risulta tra gli indagati. Altri 60 individui, tra imprenditori e consulenti, risultano coinvolti e sono sospettati di avere collaborato o beneficiato dell’accesso illecito a dati riservati. Come Funzionava il Sistema di Spionaggio Secondo quanto emerso, Equalize e i suoi collaboratori accedevano senza autorizzazione a diverse banche dati italiane, ottenendo informazioni preziose sui cittadini, spesso vendute per scopi di dossieraggio e spionaggio industriale. Tra i clienti di Equalize vi sarebbero aziende e studi legali, interessati a raccogliere dati su individui o concorrenti. In pratica, devi firmare un contratto importante? Vuoi sapere se la persona o l'azienda coinvolta sia affidabile o sia pericoloso firmare? Chiedi a Equalize. Il concetto in sè non è illegale o nuovo, sono cose che sono sempre accadute nei limiti del legale. Aziende come Equalize fanno ricerche in rete, sui profili social, nelle notizie su giornali nazionali e locali, scavano in tutto quello che è accessibile. Ho parlato di cosa sanno o social di noi in questo articolo: Cosa sa Facebook di me? Cosa sa Google di me? (short.staipa.it/cqh52) Il problema è che Equalize non utilizzava solo fonti legali ma molte altre. Fonti di Dati Coinvolte Le fonti di dati più rilevanti dalle quali Equalize avrebbe tratto le informazioni sono: SDI (Sistema di Indagine) - gestito dal Ministero dell’Interno: utilizzato dalle forze dell’ordine per accedere a dati personali e a informazioni relative a precedenti penali e investigativi. Serpico - sistema dell’Agenzia delle Entrate: consente l’accesso a dati finanziari, dichiarazioni dei redditi, informazioni fiscali e movimenti bancari dei contribuenti italiani. INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) - archivio di dati previdenziali: fornisce accesso a informazioni su contributi previdenziali, pensioni, sussidi e dati di lavoro dei cittadini. Dati catastali - disponibili presso l’Agenzia delle Entrate: forniscono dettagli sugli immobili, compresi i dati relativi alla proprietà e al valore catastale, informazioni spesso utilizzate per spionaggio immobiliare e finanziario. Banche dati delle Camere di Commercio - consultabili anche tramite la piattaforma InfoCamere: forniscono dati sulle società italiane, amministratori, bilanci e altre informazioni aziendali rilevanti. L’Impatto dello Scandalo e la Reazione delle Autorità Nella gran parte dei servizi che mi è capitato di vedere si poneva l'accento sul fatto che tra le persone dossierate ci fossero presumibilmente persone del calibro di
Ignazio La Russa: Presidente del Senato italiano. Un report su di lui e suo figlio Geronimo è stato commissionato nel 2023. Fonte: rtl.it Matteo Renzi: Senatore ed ex Presidente del Consiglio. È stato oggetto di ricerche da parte delle cyber-spie, con preoccupazioni espresse nelle intercettazioni riguardo alle possibili implicazioni politiche. Fonte: rtl.it Leonardo Maria Del Vecchio: Figlio del fondatore di Luxottica. Avrebbe richiesto informazioni sulla fidanzata e sul fratello per questioni ereditarie. Fonte: rtl.it Letizia Moratti: Ex sindaco di Milano e candidata alla presidenza della Regione Lombardia. Nel 2023, durante le elezioni regionali, sarebbero state richieste informazioni su persone a lei vicine. Fonte: tpi.it Paolo Scaroni: Ex amministratore delegato di Eni e attualmente presidente di Enel e del Milan. È stato oggetto di richieste di raccolta di informazioni compromettenti. Fonte: ottopagine.it Giovanni Gorno Tempini: Presidente di Cassa Depositi e Prestiti ed ex presidente di Fondazione Fiera Milano. È stato oggetto di accessi a dati riservati. Fonte: fanpage.it Alex Britti: Cantante italiano. È stato oggetto di indagini in relazione a una controversia familiare. Fonte: ottopagine.it Marcell Jacobs: Campione olimpico. Lui, il suo manager, il suo allenatore e il suo nutrizionista sarebbero stati intercettati illegalmente. Fonte: fanpage.it E sul fatto che la possibilità di dossierare a quel modo persone di quel calibro possa essere un serio “pericolo per la democrazia” del paese, le informazioni estratte erano infatti altamente sensibili e potevano essere utilizzate per manipolare decisioni aziendali o politiche, o per influenzare gare d’appalto e transazioni economiche. Tutte supposizioni gravi, anzi gravissime certo. Ma dal mio punto di vista c'è qualcosa di ancora più grave di cui non si è parlato abbastanza. Che cosa (forse) non avete capito della gravità dello scandalo dossieraggi Le fonti. Equalize, e quindi possiamo presumere che allo stesso modo possano fare o aver fatto altre aziende non ancora scoperte, hanno avuto accesso a SDI. Significa che un'azienda terza, pagando, può avere informazioni su chiunque di noi abbia commesso un reato, sia stato coinvolto in una indagine, o altro che riguardi la le forze dell'ordine. Hanno avuto accesso a Serpico. Significa che un'azienda terza può sapere tutti i nostri dati finanziari e la situazione economica. Hanno avuoto accesso a INPS. Significa che un'azienda terza può sapere tutto della nostra situazione previdenziale, bonus e contributi che abbiamo richiesto, indennità, figli che abbiamo, legami parentali, informazioni sul lavoro. Hanno avuto accesso a Dati catastali dell'Agenzia delle Entrate. Significa che una azienda terza può sapere tutto sui nostri immobili, se abbiamo una seconda casa, quanto vale la nostra casa. Hanno avuto accesso a Banche dati delle Camere di Commercio. Significa che una azienda terza può sapere se abbiamo un'azienda, ne abbiamo avuto una, abbiamo avuto un fallimento, abbiamo bilanci non perfettamente in sesto. Perché Tutto Questo Riguarda Anche Te La questione non è soltanto che i dati di persone importanti siano stati trafugati. La vera gravità è che qualsiasi informazione archiviata da questi sistemi, inclusa quella di comuni cittadini, potrebbe essere ugualmente a rischio. Una falla di sicurezza come questa, che ha permesso a Equalize di accedere senza autorizzazione a banche dati sensibili, significa che ogni cittadino italiano potrebbe vedere i propri dati personali usati senza consenso e a propria insaputa. Ecco come potrebbe influenzare direttamente la tua vita: Assunzione e Opportunità di Lavoro: Se un'azienda avesse accesso a dati sensibili e legali dei cittadini, potrebbe decidere di non assumere qualcuno a causa di precedenti giudiziari, anche se chiari e superati. O, in caso di investigazione a scopo di selezione del personale, un'azienda potrebbe valutare negativamente anche solo il fatto che qualcuno
sia stato indagato, senza considerare che poi è stato assolto o che l’indagine non ha portato a nulla di concreto. Prestiti e Mutui: Con i dati del sistema Serpico dell'Agenzia delle Entrate, una banca o una società di credito potrebbe avere accesso al tuo profilo finanziario completo, anche in modo illegale, e decidere di non concederti un prestito basandosi su una tua situazione finanziaria passata, anche se oggi stabile. Questo tipo di informazioni, se trafugate e utilizzate in modo inappropriato, rischiano di influenzare negativamente le tue possibilità economiche. Servizi Previdenziali e Assicurazioni: Se i tuoi dati previdenziali o medici sono accessibili tramite una falla di sicurezza, un'azienda potrebbe decidere di non stipulare una polizza assicurativa sulla vita o invalidità. Per esempio, potrebbero valutare il tuo stato di salute o l’entità dei contributi INPS e decidere che sei un “rischio” troppo alto. Vendita e Acquisto di Immobili: Con accesso a dati catastali dettagliati, un’agenzia immobiliare potrebbe modificare l’offerta o influenzare le condizioni di acquisto o vendita di una tua proprietà. Se i dati relativi al valore catastale della tua casa o la sua situazione legale (es. ipoteche) diventano accessibili a chiunque, potresti trovarsi a essere valutato o trattato ingiustamente in un affare immobiliare. Privacy Personale Compromessa: Infine, l’idea che aziende private possano ottenere informazioni sensibili sui legami familiari, lo stato di salute o i redditi dei cittadini, crea una situazione di controllo pervasivo che è difficile ignorare. Significa che un'azienda o un ente privato potrebbe conoscere dettagli personali che, in una società giusta, resterebbero confinati tra te e l’istituzione pubblica. La Necessità di Rafforzare la Sicurezza dei Dati Il problema non è che siano stati rubati dei dati a dei politici, o cantanti, o sportivi o imprenditori importanti. Il problema è che evidentemente i dati di enti e sistemi governativi italiani sono un colabrodo. Che siti come quello di INPS siano progettati in maniera terribile e a tratti inusabili è sotto gli occhi di tutti, ma che siano anche un colabrodo in termini di sicurezza è davvero grave perché ci può andare di mezzo chiunque di noi. Il problema è che in Italia la gran parte di chi "deve metterci i soldi" pensa ancora che l'informatica sia un giochetto semplice che si può fare al risparmio. Che gli informatici che chiedono tanti soldi o tante risorse siano solo degli esosi e che sia possibile fare lo stesso risparmiando sulla forza lavoro e sulle infrastrutture. Che basti un pc con il minimo dei requisiti a sostituire una infrastruttura con firewall avanzati, sistemi di prevenzione delle intrusioni, sistemi di ridondanza e backup, vpn, sistemi ci criptazione, disaster recovery e soluzioni di ripristino, sistemi di monitoraggio continuo e paroloni che... boh, basta che vada. Se va, siamo a posto. Se abbiamo risparmiato dei soldi meglio. Anche il fatto che quando ci sono i famosi Click Day vadano giù tutti i sistemi, ormai comunemente accettato, non è dovuto al sovraccarico ma alla mancanza di risorse nei sistemi, alla mancanza di pianificazione, al voler risparmiare a tutti i costi sulla pelle degli utenti. E gli utenti siamo noi. E a decidere dove mettere i soldi sono invece i politici che votiamo. Fonti Il Post: "L'inchiesta sui dati rubati e Equalize" Fanpage.it: "Lo spionaggio di Equalize e le banche dati violate" Il Post: "Database, furto e inchiesta di Milano"
#Poleminformatica#SicurezzaInformatica#AgenziadelleEntrate#Equalize#INPS#Ministerodellinterno#Privacy#Scandalodeidossierggi#SDI#serpico
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Russiagate, l’avvocato di Mifsud, Stephan Roh, tira in ballo Gentiloni e Migliore
Con una lunghissima e dettagliatissima inchiesta giornalistica esclusiva – un clamoroso scoop – l’Adnkronos alza il velo sul Russiagate. E racconta, dopo aver ascoltato le due versioni contrapposte, quella del legale svizzero di Mifsud docente alla Link Campus University e protagonista centrale dello scandalo e quella dei vertici dell’Università romana degli 007, cosa c’è dietro la vicenda. Che vede impelagati tre paesi: Italia, Usa e Russia. E un esercito di accademici, diplomatici, spie, legali e politici. Un cocktail che neanche John le Carré avrebbe saputo preparare meglio, quello sul Russiagate.
L’inviato di Adnkronos, Marco Liconti, ha incontrato, a Zurigo, Stephan Roh. Roh è l’avvocato del docente statunitense Joseph Mifsud. Che da mesi è oramai scomparso. E non si sa che fine abbia fatto. «Credo che Mifsud sia ancora vivo, lo era almeno fino alla scorsa primavera», dice Roh all’Adnkronos. E aggiunge: «So che si nascondeva perché temeva per la propria vita. So anche che qualcuno l’ha obbligato a nascondersi. Mifsud doveva sparire. Perché poteva compromettere tutta l’indagine di Mueller contro Trump…».
Roh tratteggia così la figura del suo assistito. Che è una figura centrale del Russiagate: Mifsud non è un agente russo, ma �� – o è stato – un «serviceman» dei Servizi di intelligence occidentali.
«Era impegnato in “missioni”», sostiene Roh. Che cita esplicitamente il Servizio segreto inglese MI6 al quale Mifsud era direttamente legato. Attraverso il Lcipl, il London Centre of International Law Practice, con il quale lavorava, secondo Roh.
Ma sia Roh che Mifsud sono anche altro in questo scenario complicatissimo. Dove falso e vero si sovrappongono in continuazione. Tanto è vero che Adnkronos ha sottoposto ai vertici di Link Campus University, dove insegnava Mifsud, ciò che ha raccontato Roh. E le versioni non solo non coincidono ma sono contrapposte. Vediamole.
Intanto chi sono Roh e Mifsud? Mifsud, come abbiamo visto, era ufficialmente, un docente della Link, l’Università, guidata da Vincenzo Scotti. E che è considerata il bacino formativo da cui attingono i Servizi segreti italiani. Ma sarebbe, appunto, anche un uomo dei Servizi d’intelligence britannici. E’ il suo legale, Stephan Roh, a consegnare al procuratore John Durham, – incaricato dall’Attorney General, William Barr di “indagare sull’indagine” del Russiagate – il famoso nastro nel quale sarebbe contenuta la «deposizione» di Mifsud e nella quale il professore maltese direbbe “molte cose”.
Una parte della trascrizione di quel lungo colloquio durato 3 giorni e avvenuto nello studio legale di Roh a maggio 2019, l’avvocato di Mifsud l’ha consegnata all’Adnkronos. Che, poi, ha cercato conferme alla Link Campus University. Il nastro e la relativa trascrizione, secondo Roh, lui le ha consegnate anche, il 30 luglio scorso al Senato Usa. E il 1 agosto alla Camera dei Rappresentanti, in particolare al deputato repubblicano David Nunes.
Quattordici giorni dopo, il 15 agosto 2019 e, poi, anche il 27 settembre, l’Attorney general, William Barr, e il procuratore del Connecticut volano in Italia. E qui le versioni, quella di Roh e quella degli 007 italiani, iniziano a divergere. «Durham ha fatto ascoltare quella registrazione in Italia. La registrazione richiedeva spiegazioni da parte degli italiani», sostiene Roh. Ma l’intelligence italiana nega proprio all’Adnkronos la circostanza: «Gli americani non ci hanno fatto sentire nulla».
Se Mifsud è un docente vicino agli 007 britannici che sembra sapere moltissimo del Russiagate, chi è Roh? Anche la sua figura appare controversa. C’è chi lo accusa di essere legato a oligarchi e a interessi russi. Ma lui se la ride: «le mie connessioni intime con la Russia? solo con mia moglie, che è russa».
Roh è stato anche interrogato “per ore”, nell’ottobre del 2017, in occasione di un viaggio negli Stati Uniti, dagli investigatori. Che facevano parte del team del procuratore speciale Robert Mueller, a capo dell’indagine sul Russiagate.
«Ma – assicura Roh – non mi hanno fatto nessuna domanda su Mifsud». Sulla vicenda Roh ha, anche, pubblicato un libro a sue spese. Per raccontare la sua versione del Russiagate. Il titolo è eloquente: “The faking of Russiagate – the Papadopoulos case“, la bufala del Russiagate – il caso Papadopoulos.
George Papadopoulos è l’allora consulente della campagna presidenziale di Trump al quale, secondo il Rapporto Mueller sul Russiagate, proprio Mifsud consegnò, dopo averlo “agganciato” presso la Link Campus University, il materiale “sporco” su Hillary Clinton, sotto forma di migliaia di email hackerate in possesso dei russi.
Nel suo volume Roh scrive: «Questo libro parla del più grande scandalo politico dei nostri tempi. Questo libro racconta la storia della lotta del presidente Usa Barack Obama e della campagna presidenziale democratica di Hillary Clinton contro Donald Trump. E’ la storia di come il governo Usa abbia manipolato il processo elettorale democratico».
A chi lo indica come legato agli oligarchi russi, Roh replica così parlando di sè: «a capo di ILS Energy, IILS Publishing, dello Studio legale Roh, di R&B Investment Group». Ma la cosa più interessante del profilo del legale è il possesso del 5 per cento della Gem, la Global Education Management srl, società di gestione, guarda caso, della Link Campus University. E qui si apre qualche interrogativo. Secondo qualcuno il nocciolo della questione sarebbe una sorta di lotta di potere per scalare la Link. E per prenderne il controllo.
Interpellati da Adnkronos, i vertici della Link – era presente anche Vincenzo Scotti agli incontri – sostengono che Roh ha ottenuto il 5 per cento della Gem, attraverso un accordo. Che scadeva alla fine del 2016. E di cui ad Adnkronos è stata mostrata copia. Cosa prevedeva l’accordo? Gem ha ceduto a Roh il 5 per cento delle quote al prezzo di favore di 250mila euro. E, in cambio Roh avrebbe dovuto trovare investitori internazionali per l’ateneo. Ma non l’ho ha fatto. E quindi la Gem ha chiesto le quote indietro. Cosa che Roh ha rifiutato di fare. Ma andiamo avanti. E vediamo come nasce il rapporto fra Roh e Mifsud.
Secondo Roh, lui e Mifsud si incontrano per «la prima volta diversi anni fa, in Bahrein, in occasione di una conferenza». «Ci hanno descritto come soci, ma non è vero», assicura il legale svizzero. «Nel 2006 – continua Roh – mi invitò a Roma per partecipare ad un convegno del Senato italiano, ma non andai». C’è, tuttavia, un’occasione successiva. Nel 2014 «lo incontrai ad una conferenza alla London Academy of Diplomacy (dove Mifsud insegnava, ndr) . E lì incontrai anche diverse personalità dell’intelligence britannica».
E dove si trova ora Mifsud? Dove è finito il personaggio principale del Russiagate? Roh sostiene di averlo chiesto al procuratore americano Durham.. «Gli ho chiesto se lo avesse incontrato, in Italia. Mi ha risposto che anche se lo avesse incontrato, non me lo avrebbe detto. Ma – aggiunge Roh all’Adnkronos – parlando con Durham ho ricavato l’idea che Joseph (Mifsud ndr) sia ancora vivo. Lo spero davvero. Credo che i suoi movimenti siano ora più ristretti. Non può comunicare come prima. E poi credo che anche lui (Durham, ndr) sia dell’idea che Joseph Mifsud, l’introvabile Mifsud, non sia un agente russo…».
Una cosa è sicura, secondo il legale svizzero: Mifsud era certamente vivo nella primavera di quest’anno. «Ho avuto contatti indiretti con lui tramite la sua famiglia. Sempre in primavera, una sua amica ha avuto un contatto diretto con lui. E mi ha detto che era in Italia, a Roma. Personalmente, l’ultimo contatto diretto che ho avuto con lui è stato alla fine dello scorso anno».
Il racconto di Roh non trovano completi riscontri in ciò che dicono dalla Link, interpellata dall’Adnkronos. Anzi. In qualche caso divergono.
Pasquale Russo, direttore generale della Link, conferma che, nel 2014, Roh, su invito di Mifsud, fa la sua prima visita alla Link, nella vecchia sede di via Nomentana.
«A fine 2015 Mifsud mi disse di venire alla Link University, dove mi aveva già invitato in precedenza. Mi mostrarono il Casale (l’attuale sede dell’ateneo, in via del Casale di S. Pio V a Roma, ndr)». Anche questa circostanza è confermata dalla Link.
«C’era un grande potenziale di sviluppo – sostiene Roh – loro avevano bisogno di soldi, ma anche di entrature a Mosca. Volevano stipulare un accordo con l’Università statale Lomonosov di Mosca, pensai che era un’idea brillante».
Adnkronos ha chiesto conferma alla Link. «Il professor Mifsud faceva viaggi per conto suo in cui provava a proporci accordi con altre Università. Perché era nostro interesse portare qui altri studenti stranieri, come è interesse di tutte le Università – spiega il direttore generale della Link Russo – in quel periodo lui ci propose l’accordo con la London School of Economics. Quello con la Stirling University, dove lui lavorava. E altri accordi, tra cui anche quello con la Lomonosov. Accordi tutti stipulati. Mifsud faceva gli stessi accordi anche per altre Università con cui lavorava. Perché Mifsud lavorava per tantissime altre Università».
Ed è così, che «tra il 2016 e il 2017», racconta ancora Roh, «su istruzioni e supervisione di Scotti», l’avvocato svizzero e il professore maltese hanno «effettuato alcuni viaggi in Russia». Per lavorare all’accordo di collaborazione con la Lomonosov e «altre istituzioni».
A Mosca, osserva Roh, Mifsud “«era perso, non aveva alcun vero contatto di alto livello». Che i contatti con l’Università Lomonosov di Mosca e altre istituzioni internazionali siano avvenuti «su istruzioni e supervisione di Scotti», l’avvocato si dice certo. E, come riscontro, fornisce all’Adnkronos diverse email che stampa direttamente dal suo pc.
Un carteggio tra lo stesso Scotti, Mifsud, Roh e altri dirigenti della Link che, a detta dell’avvocato elvetic, non lascerebbero dubbi, rispetto alla totale presa di distanze dal professore maltese, assunta dall’ateneo romano dopo lo scoppio del Russiagate-Spygate.
L’avvocato Roh si sofferma in particolare, in una mail datata 20 dicembre 2016. E inviata da Scotti a Mifsud e allo stesso Roh, dove il presidente della Link scrive: «Carissimi, ieri sera ho incontrato a Roma l’ambasciatore italiano a Mosca, Ragaglini, già rappresentante italiano alle Nazioni Unite. Abbiamo parlato dell’accordo tra Link e Lomonosov. Mi ha confermato il suo vivo interesse e quello dell’Italia. Mi ha invitato suo ospite a Mosca. E sarebbe interessato a parlare con voi perché vorrebbe, tra l’altro, organizzare un incontro (cena) in ambasciata con i rappresentanti Lomonosov, autorità russe e noi quando voi sarete a Mosca. Ragaglini è persona di grande esperienza, personalità e prestigio. E’ anche mio amico e della Università. Ha operato, in tutte le sedi, per il dialogo con Mosca. Fatemi sapere cosa ne pensate. Enzo».
Anche di questa circostanza l’Adnkronos ha chiesto conto alla Link.
«Mifsud in questa sua attività faceva riferimento a più soggetti. Ma Roh non è mai stato un nostro “ambasciatore”. – dice ancora Russo – Era Mifsud che aveva rapporti accademici. Non ci risulta che Roh ne avesse».
Se Mifsud a Mosca era “perso” e non aveva alcun contatto di livello, come sostiene Roh, negli ambienti italiani sarebbe stato invece «molto ben connesso». L’avvocato svizzero racconta un episodio. «Una cena all’ambasciata italiana di Londra, per una presentazione di Finmeccanica, forse fu quando cambiarono il nome in Leonardo».
Due, a questo punto, le domande che restano nell’aria. Primo: chi è veramente Joseph Mifsud? Un «agente russo», come lo ha definito l’ex-direttore dell’Fbi James Comey in un articolo sul Washington Post? O una “pedina” di una macchinazione ai danni di Donald Trump (le elezioni del 2016 furono “corrotte” ha detto lo stesso presidente Usa, aggiungendo che la corruzione potrebbe portare «fino a Obama» e che l’Italia «potrebbe» essere coinvolta).
La seconda domanda è: perché Mifsud si nasconde? Ecco cosa sostiene il suo legale svizzero parlando di lui come di un «serviceman» dei Servizi di intelligence occidentali. Attraverso il Lcipl, il London Centre of International Law Practice, con il quale lavorava.
Cos’era questo “Centro”, per il quale lavorò anche un altro protagonista del Russiagate, George Papadopoulos, citato nel Rapporto Mueller? Vediamo cosa dice Papadopoulos, nel suo libro “Deep State Target”: «Il 12 marzo 2016, arrivai alla Link Campus con un gruppo di colleghi della London Centre of International Law Practice, tra cui Donald Lewis. Che è membro della Stanford University, Rebecca Peters e Nagi Idris».
Per Roh, il “Centro” era “semplicemente una copertura per operazioni di intelligence».
Alla Link, invece, ritengono «poco probabile» che il primo incontro tra Mifsud e Papadopoulos sia proprio quello avvenuto a Roma. Questo perché dal sito della società Lcilp risulta che già da tempo Mifusd era dirigente del board e successivamente (comunque prima dell’incontro a Roma) Papadopolus appariva come direttore delle questionei energetiche della Lcil. Società che, a detta della compagna di Papadopolus, Simona Mangiante, «occupava lo spazio di una stanza in un palazzo di una zona chic di Londra, con un tavolo ovale al centro». Difficile, dunque, non incontrarsi.
Quanto alla seconda domanda, ovvero sul perché Mifsud è sparito dalla circolazione, l’avvocato Roh sostiene che il professore maltese, almeno all’inizio del suo coinvolgimento pubblico nel Russiagate, «non si è nascosto di sua iniziativa, ma gli è stato “imposto’ di nascondersi».
Cronologicamente siamo alla fine di ottobre del 2017. Quando viene resa pubblica l’ammissione di colpevolezza di Papadopoulos agli investigatori del team del procuratore Mueller. Che lo avevano arrestato pochi mesi prima, a luglio, all’aeroporto di Chicago.
In quell’occasione, gli uomini di Mueller contestano a Papadopoulos di aver mentito all’Fbi in un precedente interrogatorio, il 27 gennaio, sui suoi rapporti con un “professore straniero” e le sue connessioni con la Russi.
I ‘rumours’ che provengono da Washington, lasciano trapelare il nome del “professore straniero”: Joseph Mifsud. Anche lui, il professore maltese, ricorda Roh, «era stato interrogato negli Usa, nel febbraio del 2017, mentre si trovava a Washington per una conferenza organizzata dal Dipartimento di Stato. In quell’occasione, però, a fargli le domande, erano stati gli agenti dell’Fbi ancora guidata da James Comey», poi ‘licenziato’ da Trump pochi mesi dopo, a maggio.
Ma il vero succo del racconto di Roh arriva ora. Pochi giorni dopo l’interrogatorio di Mifsud a Washington, «il 25 febbraio 2017, Paolo Gentiloni (allora premier, ndr) e Gennaro Migliore (allora sottosegretario alla Giustizia, ndr) vanno nella sede della Link per un incontro strategico privato. Russo è testimone. Questo è stato il momento in cui la Link è entrata in gioco e la vita di Mifsud è cambiata».
Una “bomba” che Roh ha raccontato anche al quotidiano La Verità. Fonti vicine all’ex-premier Gentiloni, ora commissario europeo, hanno smentito categoricamente la circostanza: «Mai stato alla Link il 25 febbraio 2017». Quanto a Migliore, anche lui all’Adnkronos ha smentito di essere stato alla Link in compagnia di Gentiloni.
«Io Gentiloni non l’ho mai visto», dice Russo all’Adnkronos, mentre Migliore è un frequentatore dell’ateneo, dove partecipa a conferenze e altri eventi. «Gennaro (Migliore, ndr) lo conosco da 15 anni, siamo amici», dice ancora Russo. Scotti invece afferma sempre all’Adnkronos; «non ho mai incontrato Gentiloni quando era premier, né dentro né fuori la Link».
Il 31 ottobre, è l’ultimo giorno che Mifsud viene visto alla Link University, secondo quanto riferito anche da Scotti in varie interviste e confermato adesso, nuovamente, all’Adnkronos.
C’è un giallo anche sull’alloggio, pagato dalla Link in una palazzina a Roma, nel quale viveva Mifsud. «Dopo l’intervista a Repubblica, Roh scompare – ricordano i vertici della Link – per 2 mesi non abbiamo più notizie, non veniva, non si faceva sentire, gli abbiamo inviato mail su mail ai suoi indirizzi di posta elettronica. Dopodiché, nei termini resi obbligatori dal contratto di locazione, abbiamo inviato la lettera di rescissione. Passati 6 mesi abbiamo restituito le chiavi al proprietario».
Secondo la ricostruzione di Roh all’Adnkronos – e secondo quanto l’avvocato dice che Mifsud avrebbe riferito nella sua “deposizione” registrata ora in mano al procuratore Durham – lo stesso giorno il professore viene quasi prelevato di peso e spedito in un paesino delle Marche, Matelica. A sincerarsi della sua partenza, mentre Mifsud viene fatto salire su un’auto, Roh fa riferimento a quanto gli disse il suo assistito: «c’era il numero due dei Servizi segreti italiani».
«Mifsud mi ha confermato – dice Roh alla Verità – che uno dei capi di una agenzia italiana di servizi segreti contattò Scotti nel periodo in cui scoppiò lo scandalo e si raccomandò che Mifsud sparisse».
A Matelica, prosegue Roh, Mifsud «si è nascosto fino a fine dicembre 2017. Chi ha organizzato questa cosa andrebbe sentito come testimone chiave dell’indagine Durham».
L’avvocato tira in ballo altri due nomi, «Vanna Fadini e Pasquale Russo». Si tratta, rispettivamente, della presidente della Global Education Management srl (Gem), la società di gestione della Link, e del direttore generale della Link Campus University.
La casa di Matelica nella quale si sarebbe nascosto Mifsud tra novembre e dicembre del 2017, dice Roh, «appartiene a un amico della Fadini, un dentista». I diretti interessati, chiamati a chiarire la circostanza, smentiscono categoricamente. Specie la Fadini. Che all’Adnkronos nega decisamente: «Mai ospitato nessuno a Matelica. Non ho nessuna casa a Matelica, nessun amico dentista, nessuno. Se proprio devo pensare a qualcuno di Matelica mi viene in mente un direttore d’orchestra…».
Roh ha fornito all’Adnkronos anche alcune email nelle quali chiede conto alla Link, della quale è socio ed era membro del consiglio di amministrazione – («ma sono stato estromesso», dice) – di fornire una serie di spiegazioni in merito a questioni finanziarie, al presunto coinvolgimento dell’Università nel Russiagate e alla vicenda di Mifsud.
Roh chiede ancora ai suoi interlocutori della Link di «dare spiegazioni» su presunti finanziamenti all’università provenienti dalla maltese Suite Finance e dalla famiglia Obaid lasciando intendere che potrebbero essere in qualche modo connessi al ruolo di Mifsud nel Russiagate e alla sua sparizione.
Secondo Roh, una volta lasciato il paesino delle Marche, Matelica, Mifsud a fine 2017 va a Malta «a trovare i genitori, che avevano problemi di salute». All’inizio del 2018, Mifsud è «di nuovo in Italia, principalmente a Roma». Dove avrebbe alloggiato in un appartamento-foresteria della Link. Lo confermano anche gli estratti conto della sua carta di credito, ottenuti dall’Adnkronos. Come una carta britannica del circuito Mastercard emessa da Debenhams, con la quale Mifsud, tra l’altro, il 24 agosto ha anche ricaricato una sim Tim.
Secondo l’avvocato Roh, Mifsud girava abbastanza liberamente. E «usava una carta di identità italiana a nome Joseph Di Gabriele, credo fosse il cognome della madre. Me la mostrò, l’ho vista con i miei occhi». Era convinto di poter tornare presto alla normalità. Confessa Roh:«Mi disse, appena esce il Rapporto Mueller sarò fuori da questa storia». Perché «tutti erano convinti che il Rapporto avrebbe portato all’impeachment di Trump».
Invece, il Rapporto Mueller, reso pubblico il 18 aprile di quest’anno, anche se con vari omissis, non ha dimostrato con «sufficienti evidenze» che la campagna presidenziale di Donald Trump» si sia coordinata o abbia cospirato con il governo russo nelle attività di interferenza nelle elezioni». A ine mese è in arrivo il rapporto Barr. E, a quel punto, si dovrebbe capire la verità. O forse ancora no.
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Eric Adams è il primo sindaco nella storia recente di New York a essere incriminato
Il sindaco di New York Eric Adams si dichiara innocente dopo l'incriminazione. Nelle ultime ore la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha detto che Adams dovrebbe dimettersi per il "bene della città". "Non vedo come il sindaco Adams possa continuare a governare la città. L'ondata di dimissioni e le indagini senza fine renderanno impossibile assumere personale qualificato e mantenere quello esistente", ha spiegato Ocasio-Cortez. Le dichiarazioni della deputata seguono l'ondata di defezioni che si è abbattuta sull'amministrazione Adams. L'ultimo in ordine temporale a lasciare è stato David. C. Bank, il responsabile delle scuole di New York. Adams lo ha sostituito con Melissa Aviles-Romas, che assumerà l'incarico in gennaio. Nelle ultime settimane hanno lasciato anche il capo della polizia e Lisa Zornberg, l'avvocatessa e consigliera legale capo di Adams. Sull'amministrazione Adams sono in corso quattro indagini, un numero senza precedenti nella storia moderna di New York. L'ultimo grande scandalo municipale risale infatti al 1986 sotto il sindaco Ed Kock. E gli ultimi primi cittadini che si sono dimessi per scandali legati alla corruzione sono stati Jimmy Walker nel 1932 e William O'Dwyer nel 1950. Delle quattro inchieste, una ha nel mirino proprio il sindaco e la sua campagna elettorale per aver raccolto donazioni illegali dal governo turco in cambio dell'autorizzazione al nuovo consolato di Ankara a New York nonostante i timori per la sicurezza dell'edificio. Read the full article
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La Lega Fantacalcio francese 🇫🇷 è pronta a difendere i suoi giocatori e a lottare contro il razzismo nel calcio! 💪🏽⚽️ #NoAlRazzismo #ForzaFrancia 🇫🇷🇫🇷🇫🇷 #fantacalcio #cfp #cassinafantapro
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Panama Papers: dopo 8 anni si chiude il processo, ora attesa per la sentenza
Ora si attende la sentenza. Dopo otto anni si sono concluse a Panama le udienze del processo per presunto riciclaggio di denaro contro i vertici dello studio legale panamense Mossack Fonseca, cuore dello scandalo internazionale “Panama Papers” e contro altre venti persone. La sentenza verrà annunciata nelle prossime settimane. Il giudice Baloisa Marquinez ha approfittato del termine di 30 giorni…
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Mel Gibson: I Problemi Legali della Star di Braveheart
Mel Gibson, famoso attore e regista, ha affrontato molti problemi legali. Ha subito accuse di violenza da parte della sua ex Oksana Grigorieva. Inoltre, ha avuto una lunga disputa per il mantenimento della figlia Lucia. Nonostante i successi come in Braveheart, dove ha vinto l’Oscar, i problemi legali hanno pesato sulla sua immagine e carriera. Punti Chiave Mel Gibson ha affrontato numerosi…
#Celebrità Braveheart#Cinema e legge#Famosi accusati#Mel Gibson controversie#Mel Gibson legal troubles#Problemi legali attori#Problemi legali Mel Gibson#Rivelazioni scandalo#Stelle del cinema in tribunale
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Chiara Ferragni e lo scandalo Balocco: «Costerà caro, il mondo degli influencer cambierà per sempre»
Lo scandalo Ferragni-Balocco ( e non solo quello, visto i molti fronti che interessano la più nota delle influencer italiane) «costerà caro» nell’immediato non soltanto a Chiara Ferragni e all’azienda dolciaria piemontese. Ma avrà «un impatto anche sull’intero settore del marketing degli influencer», sostiene Simona Maggini, 51 anni, dal luglio 2020 country manager per l’Italia di Wpp, uno dei big four della comunicazione, che controlla tra l’altro i network Ogilvy, Hill+ Knowlton e VMLY&R.
Quale è la ricaduta del Ferragni-gate sugli investimenti pubblicitari da parte delle aziende?
Simona Maggini«Difficile ipotizzare subito un vero e proprio cambiamento negli investimenti già stabiliti, i budget non si muovono così rapidamente e non possono essere cambiati all’improvviso. Ma è probabile una coda lunda nelle scelte dell’anno prossimo su quanto destinare a influencer e quanto ai media tradizionali. Ci aspettiamo, però, molta più attenzione e selezione da parte delle imprese e più regole e rigore in un’area fino ad oggi molto libera e poco disciplinata, a parte le recenti modifiche introdotte dall’Agcom».
Si riferisce alla richiesta dell’Authority di dare più visibilità all’#adv nei post per segnalare che si tratta di pubblicità? «Sì. Ma ci attendiamo anche che siano le aziende, le agenzie di comunicazione e, mi auguro, gli stessi influencer a chiedere più trasparenza e disciplina. Siamo in un’area talmente disintermediata, con poche regole e con una tale velocità di produzione, pubblicazione di contenuti ed esposizione agli utenti finali, rispetto ai tempi più lunghi delle campagne tradizionali, che sono sorpresa di non aver visto scoppiare un maggior numero di casi come questo. Nei nuovi media tra generare una foto o un video e pubblicarli sui social passano pochi minuti e quella foto e quel video diventano immediatamente visibili all’utente finale».
Questa velocità rende più complicato vigilare? «La catena virale che parta da un post è incontrollata. A maggior ragione bisogna lavorare bene prima. Noi consigliamo ai nostri clienti molto rigore interno, di coinvolgere gli uffici legali aziendali o di appoggiarsi ai consulenti legali delle agenzie di comunicazione, per coprirsi le spalle da eventuali incidenti. L’influencer non è una scorciatoia pubblicitaria, ma deve essere parte di una strategia ben strutturata. Noi stessi in Wpp ci stiamo dando delle regole».
Ad esempio? «Abbiamo un legal director che con le agenzie supervisiona tutte le aree in cui gli influencer vengono ingaggiati, verifichiamo contratti, compensi, visibilità, numero di follower. Lo facciamo innanzitutto per noi stessi e spesso sconsigliamo di usare un influencer se non offre le garanzie adeguate».
Come spiega l’incidente del pandoro Balocco? «Qualcuno non è stato attento al contenuto comunicato». Quanto vale in Italia il marketing degli influencer? «Oggi circa 400 milioni, ma è aumentato in modo esponenziale negli ultimi due anni. Moda e beauty vivono tantissimo di influencer, i prodotto da supermercato meno».
Lo scandalo del pandoro Balocco pone un problema di credibilità degli influencer? «Gli influencer sono di due tipi: le celebrities, come gli attori del cinema o altri nomi molto noti a tutti; e poi i micro o nano influencer, personaggi non così famosi e riconosciuti dal grande pubblico, ma che sono molto conosciuti all’interno di una community o di una disciplina sportiva particolare».
Quindi? «Escludendo il caso recente, di solito le celebrities sono più affidabili proprio perché sono conosciute da tutti. Costano di più, ma in genere portano più risultati».
Chiara Ferragni, però, è una celebrity e per questo ha ricevuto un milione dalla Balocco per la campagna del pandoro benefico: come spiega l’incidente? « C’è stato un inciampo, poi bisogna vedere se volontario o meno, la procura sta indagando. Qualcuno non è stato attento al contenuto comunicato. Il Ferragni-gate però non è tanto un problema di credibilità o buona fede, ma di gestione di una operazione complicata: l’utilizzo di una influencer è diventato una campagna commerciale vera e propria, vendere pandori, ma anche attività benefica».
Chi ha sbagliato, Balocco o Ferragni? «Balocco e Ferragni, c’è sempre corresponsabilità. Sospetto che tutti abbiano sottovalutato l’elemento di complessità dell’operazione».
Ferragni, però, in passato aveva gestito così anche le uova di Pasqua di Dolci Preziosi. «Il tema è più generale e riguarda l’insana abitudine di collegare alla vendita di un prodotto fondi da destinare in beneficenza. E’ un problema di etica: quando si lega un prodotto a una donazione è sempre un’operazione borderline. Se non si aderisce a regole ferree e non si chiarisce in modo rigoroso quanto, come e dove va la beneficenza, si rischia di inciampare».
Quindi ben venga un nuovo ddl sulla beneficenza? «Ma certo, ben venga qualsiasi regola, se intelligente. E’ un bene che i brand facciano beneficenza, ma dovrebbero farlo nel modo più silenzioso possibile, lontano da logiche commerciali. Se poi un’impresa vuole destinare una parte del ricavato delle vendite di un prodotto a uno scopo benefico, deve fare dichiarazioni stentore, essere inattaccabile».
Il pandoro costerà caro a Ferragni? «Sì, costerà caro in termini di reputazione, perché è un personaggio molto esposto. Chi è molto esposto lo è nel bene e nel male. Anzi, il contraccolpo negativo sui personaggi famosi è sempre amplificato, perché se sei famoso, sei invidiato e tante persone vogliono farti cadere».
A Balocco quanto costerà questa storia? «La memoria delle persone è breve. Ci sarà un grande impatto negativo nel breve termine: in presenza di tanti concorrenti e alternative a livello commerciale, sconteranno il danno reputazionale. Poi nel lungo periodo il ricordo scemerà. Ma in occasione del prossimo Natale avranno qualche problema, al netto di sanzioni ed eventuali rimborsi ai consumatori. Il danno reputazionale per un’azienda non è così facile da riparare. Ferragni è una persona, può parlare e spiegarsi. Un marchio ha più difficoltà e non suscita empatia quando fa un comunicato stampa».Chiara Ferragni e lo scandalo Balocco: «Costerà caro, il mondo degli influencer cambierà per sempre»
Lo scandalo Ferragni-Balocco ( e non solo quello, visto i molti fronti che interessano la più nota delle influencer italiane) «costerà caro» nell’immediato non soltanto a Chiara Ferragni e all’azienda dolciaria piemontese. Ma avrà «un impatto anche sull’intero settore del marketing degli influencer», sostiene Simona Maggini, 51 anni, dal luglio 2020 country manager per l’Italia di Wpp, uno dei big four della comunicazione, che controlla tra l’altro i network Ogilvy, Hill+ Knowlton e VMLY&R.
Quale è la ricaduta del Ferragni-gate sugli investimenti pubblicitari da parte delle aziende?
Simona Maggini«Difficile ipotizzare subito un vero e proprio cambiamento negli investimenti già stabiliti, i budget non si muovono così rapidamente e non possono essere cambiati all’improvviso. Ma è probabile una coda lunda nelle scelte dell’anno prossimo su quanto destinare a influencer e quanto ai media tradizionali. Ci aspettiamo, però, molta più attenzione e selezione da parte delle imprese e più regole e rigore in un’area fino ad oggi molto libera e poco disciplinata, a parte le recenti modifiche introdotte dall’Agcom». Si riferisce alla richiesta dell’Authority di dare più visibilità all’#adv nei post per segnalare che si tratta di pubblicità? «Sì. Ma ci attendiamo anche che siano le aziende, le agenzie di comunicazione e, mi auguro, gli stessi influencer a chiedere più trasparenza e disciplina. Siamo in un’area talmente disintermediata, con poche regole e con una tale velocità di produzione, pubblicazione di contenuti ed esposizione agli utenti finali, rispetto ai tempi più lunghi delle campagne tradizionali, che sono sorpresa di non aver visto scoppiare un maggior numero di casi come questo. Nei nuovi media tra generare una foto o un video e pubblicarli sui social passano pochi minuti e quella foto e quel video diventano immediatamente visibili all’utente finale».
Questa velocità rende più complicato vigilare? «La catena virale che parta da un post è incontrollata. A maggior ragione bisogna lavorare bene prima. Noi consigliamo ai nostri clienti molto rigore interno, di coinvolgere gli uffici legali aziendali o di appoggiarsi ai consulenti legali delle agenzie di comunicazione, per coprirsi le spalle da eventuali incidenti. L’influencer non è una scorciatoia pubblicitaria, ma deve essere parte di una strategia ben strutturata. Noi stessi in Wpp ci stiamo dando delle regole».
Ad esempio? «Abbiamo un legal director che con le agenzie supervisiona tutte le aree in cui gli influencer vengono ingaggiati, verifichiamo contratti, compensi, visibilità, numero di follower. Lo facciamo innanzitutto per noi stessi e spesso sconsigliamo di usare un influencer se non offre le garanzie adeguate».
Come spiega l’incidente del pandoro Balocco? «Qualcuno non è stato attento al contenuto comunicato». Quanto vale in Italia il marketing degli influencer? «Oggi circa 400 milioni, ma è aumentato in modo esponenziale negli ultimi due anni. Moda e beauty vivono tantissimo di influencer, i prodotto da supermercato meno».
Lo scandalo del pandoro Balocco pone un problema di credibilità degli influencer? «Gli influencer sono di due tipi: le celebrities, come gli attori del cinema o altri nomi molto noti a tutti; e poi i micro o nano influencer, personaggi non così famosi e riconosciuti dal grande pubblico, ma che sono molto conosciuti all’interno di una community o di una disciplina sportiva particolare».
Quindi? «Escludendo il caso recente, di solito le celebrities sono più affidabili proprio perché sono conosciute da tutti. Costano di più, ma in genere portano più risultati».
Chiara Ferragni, però, è una celebrity e per questo ha ricevuto un milione dalla Balocco per la campagna del pandoro benefico: come spiega l’incidente? « C’è stato un inciampo, poi bisogna vedere se volontario o meno, la procura sta indagando. Qualcuno non è stato attento al contenuto comunicato. Il Ferragni-gate però non è tanto un problema di credibilità o buona fede, ma di gestione di una operazione complicata: l’utilizzo di una influencer è diventato una campagna commerciale vera e propria, vendere pandori, ma anche attività benefica».
Chi ha sbagliato, Balocco o Ferragni? «Balocco e Ferragni, c’è sempre corresponsabilità. Sospetto che tutti abbiano sottovalutato l’elemento di complessità dell’operazione».
Ferragni, però, in passato aveva gestito così anche le uova di Pasqua di Dolci Preziosi. «Il tema è più generale e riguarda l’insana abitudine di collegare alla vendita di un prodotto fondi da destinare in beneficenza. E’ un problema di etica: quando si lega un prodotto a una donazione è sempre un’operazione borderline. Se non si aderisce a regole ferree e non si chiarisce in modo rigoroso quanto, come e dove va la beneficenza, si rischia di inciampare».
Quindi ben venga un nuovo ddl sulla beneficenza? «Ma certo, ben venga qualsiasi regola, se intelligente. E’ un bene che i brand facciano beneficenza, ma dovrebbero farlo nel modo più silenzioso possibile, lontano da logiche commerciali. Se poi un’impresa vuole destinare una parte del ricavato delle vendite di un prodotto a uno scopo benefico, deve fare dichiarazioni stentore, essere inattaccabile».
Il pandoro costerà caro a Ferragni? «Sì, costerà caro in termini di reputazione, perché è un personaggio molto esposto. Chi è molto esposto lo è nel bene e nel male. Anzi, il contraccolpo negativo sui personaggi famosi è sempre amplificato, perché se sei famoso, sei invidiato e tante persone vogliono farti cadere».
A Balocco quanto costerà questa storia? «La memoria delle persone è breve. Ci sarà un grande impatto negativo nel breve termine: in presenza di tanti concorrenti e alternative a livello commerciale, sconteranno il danno reputazionale. Poi nel lungo periodo il ricordo scemerà. Ma in occasione del prossimo Natale avranno qualche problema, al netto di sanzioni ed eventuali rimborsi ai consumatori. Il danno reputazionale per un’azienda non è così facile da riparare. Ferragni è una persona, può parlare e spiegarsi. Un marchio ha più difficoltà e non suscita empatia quando fa un comunicato stampa».
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14 ott 2023 19:40
''LA VITA È TIRANNA E PUTTANA: PER QUESTO FACCIO TUTTO QUELLO CHE MI PARE...'' – SE NE VA A 61 ANNI STRONCATO DA UNA CRISI CARDIACA, L'EX ABATE DI MONTECASSINO PIETRO VITTORELLI – IL RITRATTONE BY DANDOLO: ALTRO CHE PECORELLE SMARRITE, 'IO 'VADO A CERCA' CAZZI”. E POI ORGE, CHETAMINA E GHB (DROGA-STUPRO) ANCHE DOPO L'ISCHEMIA: I FESTINI A MILANO, CON UN ESCORT CHE TENEVA LA PIPA DEL CRACK -DOPO GLI SCANDALI, NEL 2013 PAPA FRANCESCO ACCETTÒ LA SUA RINUNCIA - L'INCHIESTA SULL’USO DEI FONDI DELL’8 PER MILLE (CHE SI CONCLUSE CON LA SUA ASSOLUZIONE) E L'AMICIZIA CON MARRAZZO -
TUTTE LE PASSIONI DELL’ABATE
Alberto Dandolo per Dagospia
E' MORTO L'ABATE EMERITO DI MONTECASSINO
Estratto dell’articolo di Aldo Simoni per il Corriere della Sera
Un'improvvisa crisi cardiaca ha stroncato l'abate emerito di Montecassino, don Pietro Vittorelli. Inutile ogni tentativo di soccorso. Quando sono arrivati i sanitari del 118 era ormai troppo tardi. Aveva 61 anni e si trovava nel suo appartamento romano dove spesso si tratteneva, prima di ritornare a Cassino. Era stato nominato 191esimo successore di San Benedetto il 25 ottobre del 2007 da papa Ratzinger che, due anni dopo, andò a far visita al celebre monastero benedettino.
L'inchiesta sull'8 per mille
Il nome di Vittorelli è legato allo scandalo che investì l’abbazia dopo che la Guardia di Finanza, nel 2015, avviò un'indagine sull’uso dei fondi dell’8 per mille. Finirono sott’inchiesta sia lui che il fratello Massimo, per riciclaggio e appropriazione indebita. In altre parole la Finanza ipotizzò che dom Pietro si era appropriato di 588mila euro destinati, invece, alle opere caritatevoli della diocesi di Montecassino. Soldi che provenivano, appunto, dalle donazioni dell’8 per mille. Quei soldi – secondo l’accusa – erano stati invece utilizzati dall’allora abate per viaggi all’estero, soggiorni in alberghi di lusso e cene in locali esclusivi.
(...)
La rinuncia
Quest’inchiesta ha segnato profondamente il percorso pastorale dell’ex abate che fece un passo indietro e, il 12 giugno del 2013, papa Francesco accettò la sua rinuncia (per motivi di salute) alla guida della celebre abbazia.
L'amicizia con Marrazzo
Non a caso nel 2009 l’allora governatore del Lazio, Piero Marrazzo, dopo un fitto scambio di telefonate con il suo amico abate, andò in ritiro sul colle di Montecassino a seguito dello scandalo che lo travolse per le sue amicizie trans. «Quest’uomo – disse allora dom Pietro Vittorelli – sta compiendo un delicatissimo iter da cui nascerà una persona nuova». E lì, immerso nel silenzio dell’abbazia, Marrazzo rimase per diverse settimane. Un percorso di recupero in cui l’allora abate gli fu sempre vicino. «Piero ha bisogno di riflettere, di ritrovare se stesso», spiegò il suo legale l'avvocato Luca Petrucci, motivando la decisione del governatore di ritirarsi con i monaci benedettini. E anche in questo percorso, dom Pietro dimostrò come fossero profonde le sue amicizie con i potenti dell’epoca.
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Si commettevano atrocità nel nome della scienza
La Scienza del Male: Esperimenti Oscuri. Cosa succede quando si supera la linea di confine che separa la sete di conoscenza dall'irrefrenabile, talvolta crudele, volontà di raggiungere uno scopo? Negli ultimi mesi vi abbiamo raccontato, attraverso le storie di alcuni personaggi che hanno lasciato il segno nella storia della scienza, come quest'ultima abbia un suo lato oscuro. Ci siamo soffermati su figure malvagie o "solo" controverse, scienziati che hanno dedicato la loro vita a sviluppare progetti che hanno alimentato la loro follia, come nel caso della vita di Josef Mengele, o che hanno stabilito un punto di non ritorno per il genere umano, come nel caso della storia di Robert Oppenheimer.
Questa volta proveremo a soffermarci sul campo della medicina, un settore nel quale nel corso degli anni sono state registrate scoperte sensazionali ma che ha anche visto scienziati che, per il raggiungimento del loro scopo, hanno spesso sfiorato il temuto confine tra esperimento e crudeltà, alle volte superandolo deliberatamente guidati da una sorta di oscura e talvolta lucida follia. Lo "studio dei mostri" Una teoria sviluppata dai logopedisti dell'Università dell'Iowa, nel 1939, diede vita a quello che fu successivamente ribattezzato come l'Esperimento dei Mostri. La teoria in questione riguardava il fatto che la balbuzie nei bambini fosse una conseguenza diretta della loro ansia di dover parlare. Per l'esperimento furono scelti alcuni bambini ospitati presso la Ohio Soldiers and Sailors Orphans' Home, un orfanotrofio situato a Xenia, in Ohio. I ricercatori iniziarono a parlare con alcuni dei bambini facendo notare loro che erano affetti da balbuzie, intimando loro di non parlare a meno che non si sentissero sicuri di parlare correttamente.
Il risultato di simili pressioni fu quello di indurre ansia, mutismo e la volontà di isolarsi in diversi bambini sottoposti a tale pratica. Negli anni successivi, l'esperimento ottenne da alcuni studenti l'inquietante nomea che vi abbiamo precedentemente citato, mentre alcuni dei bambini che furono usati come cavie dai ricercatori dell'Università diversi anni dopo intentarono una causa legale contro la stessa, ottenendo un risarcimento complessivo di circa 900.000 dollari. Corpi da studiare In questo caso non andremo a parlare di un vero e proprio esperimento, ma del modo in cui un anatomista riuscì a ottenere più facilmente quanto gli serviva per le sue ricerche. Fino al 1830, per coloro i quali volessero effettuare delle ricerche sul corpo umano attraverso la dissezione dei cadaveri, potevano contare solamente sui corpi dei condannati a morte. Questo comportava una scarsità di soggetti che per molti risultava talvolta frustrante, costringendo alcuni a recarsi di notte nei cimiteri in cerca di cadaveri appena sepolti.
Qualcuno, tuttavia, trovò altre vie ben più oscure. Parliamo di Robert Knox, il quale si rivolse a due uomini, William Hare e William Burke, proprietari di una pensione. I due, a conoscenza della scarsità di corpi per le analisi degli anatomisti, nell'arco di un anno soffocarono nel sonno almeno dodici degli ospiti della loro struttura, vendendo i cadaveri a Knox per i suoi studi. Il piano diabolico venne però scoperto poco dopo, le indagini non chiarirono mai se Knox fosse al corrente del modo in cui i corpi pervenivano sul suo tavolo operatorio; Burke venne impiccato, ma l'evento sollevò un tale scandalo che fu lo stesso Governo inglese ad intervenire con una serie di leggi meno severe che regolamentavano la pratica della dissezione. La Prigione di Stanford Philip Zimbardo è un professore emerito dell'Università di Stanford, una delle più prestigiose non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo. Diversi anni fa, ormai quasi 50, decise di progettare un particolare esperimento che coinvolgeva i suoi studenti, pagati per ricreare l'ambiente di una prigione dividendosi in guardie e carcerati. Lo scopo dell'esperimento era analizzare le loro reazioni, i mutamenti del loro carattere, per ottenere materiale in grado di aiutarlo a rispondere ad una domanda piuttosto complessa: "Cosa succede quando metti persone buone in situazioni malvagie?"
L'esperimento era programmato per durare due settimane, ma in realtà durò meno; tuttavia, quanto ottenuto in quel breve lasso di tempo fu certamente sconvolgente per certi aspetti: venne notato come rapidamente le guardie iniziarono a sfogare i loro istinti sadici sui prigionieri, che a loro volta iniziarono a diventare insofferenti a tali abusi e violenze fino all'isteria. Alcuni studenti finsero dei malori per potersi sottrarre il prima possibile al crudele esperimento, mentre altri resistettero fino in fondo. I dati raccolti, per quanto la loro origine potesse sembrare crudele, aiutarono a fondare le basi per la comprensione, da parte di psicologi e psichiatri, di come un essere umano sano di mente possa diventare malvagio se posto in determinate condizioni. L'Unità 731 Durante la Seconda Guerra Mondiale l'esercito giapponese condusse una serie di tremendi esperimenti sui civili, specialmente cinesi, per lo sviluppo e la pratica di tecniche di guerra batteriologica. A capo di tali esperimenti l'Unita 731, comandata dal Generale Shiro Ishii. Le sperimentazioni comprendevano l'utilizzo di ceppi di malattie estremamente contagiose e aggressive come il tifo, il colera, o la peste. Vennero avvelenati dei pozzi e utilizzate delle pulci infette, che venivano inserite in speciali contenitori in vetro e fatte esplodere ad alcune decine di metri di altezza per non lasciare alcuna traccia.
Alcuni prigionieri, poi, vennero costretti a marciare a temperature sotto lo zero per studiare i migliori rimedi contro il congelamento, mentre altri vennero esposti a gas letali o rinchiusi in camere nelle quali la pressione veniva fatta salire al punto da far esplodere i bulbi oculari degli occupanti. Uno degli aspetti più sconvolgenti di questa storia è che alla fine della guerra gli Stati Uniti, venuti a sapere di questi crimini, decisero di collaborare nell'insabbiamento di questa vicenda con l'intento di trasformare il Giappone in un alleato nella Guerra Fredda. Il Governo Giapponese ha ammesso negli anni ‘90 dell'esistenza dell'Unità 731, mentre i nomi di migliaia di suoi componenti vennero rivelati solo nel 2018. Separati alla nascita Tra gli anni ‘60 e ‘70 un team di psicologi capitanato da Peter Neubauer condusse un esperimento che ebbe dell'incredibile. Venne deciso infatti di separare 3 gemelli, farli adottare separatamente e fargli vivere delle vite indipendenti, inconsapevoli dell'esistenza degli altri. Il tutto venne scoperto soltanto quando per puro caso i tre fratelli si incontrarono.
I tre rimasero shockati e uno di loro in un'intervista dichiarò di essere furioso per quanto accaduto, mentre un terzo fratello morì suicida pochi anni dopo. Quali furono i risultati di questo crudele esperimento? Lo si saprà non prima del 2066, anno nel quale verranno aperti gli appunti completi di Neubauer e della sua collega Viola Bernard, anche se una piccola anticipazione dello studio è stata già pubblicata nel libro "Nature's Thumbprint: The New Genetics of Personality". L'epidemia di sifilide in Guatemala Tra il 1946 ed il 1948, in Guatemala, il Governo locale in collaborazione con quello Statunitense finanziarono uno studio che portò al contagio con la Sifilide di 1500 individui tra uomini, donne e bambini. Vennero coinvolti membri delle fasce più povere e disperate della popolazione, che vennero successivamente trattate con la penicillina. Successivi studi su quanto accaduto hanno portato alla luce che il contagio avveniva tramite presunti vaccini e punture, mentre non esisteva alcun follow-up clinico. La cosa più grave è però che non ci fosse traccia di consenso informato da parte di nessuno dei partecipanti.
La scienza sa essere sorprendente con le sue meravigliose scoperte e per il modo in cui è in grado di cambiare le nostre vite in meglio. Pensiamo alla cura delle malattie, a come la tecnologia ci supporta ogni giorno nelle cose anche più piccole. Purtroppo, la storia ci ha però insegnato che non sempre chi si è fregiato del nome di scienziato ha utilizzato la sua conoscenza per scopi meritevoli, lasciandosi trasportare dalla proprio insano desiderio di raggiungere uno scopo indipendentemente da quanto potesse essere doloroso il metodo per raggiungerlo. Read the full article
#Guatemale#JosefMengele#PeterNeubauer#PrigionediStanford#RobertOppenheimer#scienzadelmale#sifilie#studiodeimostri#Unità731
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Il #Conte #Giuseppe detto anche il #Marchese del #Grillo e i suoi #disastri annunciati e perpetrati insieme all'ex art. 31 ora #PD e domani chissà #Roberto #Speranza {( i due change flags, ossia cambio bandiera, ossia camaleonti poltronari, ovvero io vado dove tira il vento, infine dico e faccio tutto e il contrario di tutto )} invocano a gran voce le dimissioni di Ministri e Sottosegretari dell'attuale governo di centrodestra, indagati ingiustamente e senza alcuna prova e per fatti inesistenti ed inventati e poi tremano e blaterano gridando allo scandalo, se viene aperta una commissione parlamentare di inchiesta sul loro operato nel governo giallo rosso o meglio giallo fucsia, spesso oscuro, molto poco legale e per niente giustificabile o perlomeno con molte cose, lacune e decisioni che meritano di gran lunga l'attenzione approfondita e l'indagine accurata della magistratura. 🤔🤔⁉️❓Due personaggi o personalità di alto profilo istituzionale e di alta e sperimentata coerenza e garanzia di giustizia 🤔🤔❓⁉️❗❓☹️🤬👎👎👎🤬☹️ Come la #EllySchlein e il suo #PD predicano bene e razzolano male, molto male e soprattutto a senso unico quando come sempre attuano due pesi e due misure ❗❗👎👎👎❗ Praticamente i cosiddetti e sedicenti politically correct che nella realtà sono sempre i politicamente scorretti, ssscorretti ❗❗👎👎👎 Meditiamo tutti sulla pochezza e bassezza politica di questi personaggi 😭☹️☹️🤬🤬👎👎👎❗❗❓❗❗❓❗
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Perquisizioni calcio: il mondo del pallone al centro dell'attenzione
Perquisizioni e calcio, un binomio che ultimamente è spesso al centro dell'attenzione. Le vicende della Juventus legate a plusvalenze, falsi in bilancio, manovre stipendi ed aggiotaggio hanno messo sotto la lente d'ingrandimento un mondo del pallone ormai non più così affascinante come qualche decennio fa. Le ultime, in ordine temporale, sono state le perquisizioni nelle sedi di Lazio, Roma e Salernitana. Perquisizioni calcio: cos'è successo negli ultimi giorni? Un pomeriggio, tre perquisizioni in contemporanea. Interessate sono state tre club di Serie A ovvero Roma, Lazio e Salernitana che hanno accolto squadre della Guarda di Finanza nei loro centri sportivi. La Guardia di Finanza di Roma ha eseguito, secondo la nota poi emessa dalla GdF, "nell'ambito di una indagine sulla compravendita dei diritti alle prestazioni sportive di taluni calciatori". Perché ci sono state le perquisizioni? Bisogna ,però, distinguere bene le motivazioni delle perquisizioni. Sempre tramite la nota della Guardia di Finanza, la AS Roma ha "subito" questa provvedimento alla luce delle "attività di polizia giudiziaria che si riferiscono a operazioni di trasferimento di calciatori professionisti avvenute negli anni 2017, 2018, 2019 e 2021. Il provvedimento in esecuzione è stato emesso nell'ambito della fase delle indagini preliminari (tuttora in corso), allo stato delle attuali acquisizioni probatorie ed è doveroso sottolineare che, sino a un giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati" Le perquisizioni alla SS Lazio ed alla US Salernitana, invece, fanno seguito alle "attività di polizia giudiziaria che si riferiscono a operazioni di trasferimento di calciatori tra le due società avvenute nelle stagioni sportive 2017/18, 2018/19, 2019/20 e 2020/21. Le indagini in corso, di cui è titolare la Procura della Repubblica di Tivoli, competente sul luogo ove ha sede legale la "S.S Lazio SpA", non sono collegate con altre svolte da altre Procure della Repubblica di cui vi è stata notizia sugli organi di informazione. Si procede per i reati di cui agli artt. 8 e 2 D.Lvo 74/2000 (emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti), nonché per i reati di cui agli artt. 2621 c.c. e 2622 c.c. (delitti di false comunicazioni sociali) nei confronti di alcune persone che, come ricordato, devono ritenersi innocenti fino a una condanna definitiva" Ennesimo scandalo del pallone? Alla luce di questi nuovi risvolti, siamo di fronte al nuovo scandalo del pallone? La domanda che tutti si pongono, però, non è questa. Il quesito che tutti i tifosi si pongono, infatti, è: siamo di fronte alla diretta conseguenza dei fatti che coinvolgono la Juventus? Non è mistero che a causa dei processi penali, amministrativi e sportivi che vedono la Juventus imputata abbiano "risvegliato" le varie procure italiane. Domande, indagini, accuse, processi e sentenze. Un dejà vu datato 2006 che il calcio italiano aveva l'obbligo di non far ripetere mai più ed invece ha fallito. Ancora un volta, il mondo del pallone tricolore ha fallito. Gli alibi non mancano, le scuse sono infinite tra i vari "i costi sono aumentati in maniera spropositata", "il covid ha "ucciso" le società calcistiche" oppure il sempreverde "lo fanno tutti". La realtà, però, è una sola una: il prodotto calcio, ancora una volta, subisce un colpo durissimo. Il maltrattato prodotto calcio Colpi su colpi che rendono il prodotto calcio italiano un pugile che non riesce ad uscire dall'angolo di ring nel quale è stato buttato. Un pugile, però, colpevole di non voler reagire e di tenere la guardia abbassata. Un prodotto calcio, infatti, sempre meno protagonista in Europa (nonostante le 6 squadre italiane nei quarti delle coppe europee) dal punto di vista dell'appetibilità. Sempre meno persone guardano il campionato italiano, sempre meno persone sono interessate a quello che succede nella Serie A italiana. Non è una impressione ma un dato di fatto se si vanno a controllare i dati degli ascolti forniti da DAZN dopo la messa in onda di ogni turno di campionato. Scandali, squadre sempre più in difficoltà economica con bilanci disastrati, strutture fatiscenti che faticano ad essere rinnovati sperando che la UEFA dià all'Italia la "gestione" dell'Europeo 2032. Cosa bisogna fare per rialzare questo pugile ferito? Read the full article
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