#Attrice italiana
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Suzy Kendal - Anita Strindberg - Rosalba Neri
The Scream Queens of the Italian GIALLO/HORROR MOVIES
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Valeria Marini: Showgirl e attrice, coinvolta in problemi legali.
Valeria Marini è famosa non solo per la sua carriera nel mondo dello spettacolo. Ha anche avuto problemi legali. Un caso in tribunale l’ha messa in difficoltà con la sua ex colf, una donna di 67 anni di origine filippina. Secondo Valeria Marini, la colf l’ha minacciata e ricattata. Ha cercato di convincerla a pagare 5.000 euro, andando più volte alla sua casa a Roma. Ma i legali di Valeria Marini…
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[Paradiso][Michele Masneri]
La trama di Paradiso di Michele Masneri descrive le avventure di Federico Desideri, un giovane giornalista inviato a intervistare un regista latitante. Alla ricerca di lui, Federico finisce in un luogo incantato chiamato Paradiso, abitato da personaggi ec
Paradiso: tra cialtroni, freak e misteri, un viaggio indimenticabile per un giovane giornalista Titolo: ParadisoScritto da: Michele MasneriEdito da: AdelphiAnno: 2024Pagine: 187ISBN: 9788845939006 La trama di Paradiso di Michele Masneri Nel «giorno più caldo di una delle estati più calde che si ricordino», Federico Desideri, giovane giornalista di belle speranze ma di scarse soddisfazioni,…
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Per rispondere alla tua domanda, Khalif è idonea Per le olimpiadi perché, come citato dall'ask precedente, I termini sono a carico del comitato nazionale algerino. Che aveva già accusato il campionato mondiale di cospirazione e aveva detto che avrebbe inviato khelif a Parigi a Prescindere. Poi per quanto riguarda le 5 sconfitte, il problema si fa complesso. Come hai detto tu stessa (stessæ?) Khelif è una donna intersex, cioé è affetta da una condizione genetica che rende difficile stabilire il sesso effettivo. Il termine intersex però è molto vago, e include molti individui, molti dei quali sterili. La famosa attrice Kim Novak era intersex. La pugilista, a quanto risulta, è vaga a riguardo della sua condizione, e così lo staff medico algerino. Lei è stata pinzata con livelli di testosterone più alti di quanto ammessi. Lo staff medico asserisce che si tratta di una condizione medica dovuta al suo stato di intersex, non si sa (almeno io non sono riuscito a capire) se per scompenso ormonale oppure per presenza di organi maschili (testicoli) NON necessariamente invalidanti lo status di donna: infatti molti individui intersex posseggono una combinazione di entrambi gli organi. Detto ciò, è stata squalificata a causa di questa presenza, e sebbene abbia superato gli esami antidoping per le olimpiadi (NON a carico del paese d'origine, come invece gli esami parametrici), rimane questo alto (per una donna, non stiamo parlando del grado di testosterone di un adolescente maschio) grado di testosterone. Il che è strano, perché prima non c'era. Infatti nei suoi 14 scontri, i primi sono stati disastrosi: i primi tornei di Khelif sono terminati con umilianti sconfitte al primo turno (le 5 donme che l'hanno battuta). Poi, all'improvviso, cominciò a sdraiare tutte le sue avversarie, arrivando alla finale del campionato mondiale nel 2023. Un risultato non da poco per chi prima si faceva mettere al tappeto al primo turno. Questo ha generati molte controversie in ambito sportivo, anche perché l'atleta italiana NON è stata la prima a lamentarsi di colpi troppo forti, specie dopo la grande "rimonta" di Khelif. E direi che un'atleta che si alleni tutta la vita per le Olimpiadi è poco probabile che le lasci solo per fare propaganda di destra.
In conclusione, bisogna mettere in chiaro alcuni punti:
1. Khelif è una donna. Checché ne dicano, non è transgender, ma soffre di una condizione estremamente rara e mutagena, che a volte porta a morte giovane o sterilità. Sebbene abbia cromosomi XY è riconosciuta dalla nascita come donna dallo stato algerino (che non è esattamente hippieland).
2. La sua condizione PUÒ darle un vantaggio teorico e pratico nello sport: i dettagli non sono noti (perché sono cazzi sua) però non è raro che chi soffre della sua stessa condizione produca testosterone, anche a tratti, e quindi formi più muscoli più velocemente.
3. La sua condizione PUÒ permetterle di doparsi senza timore di essere squalificata grazie alla copertura dello staff medico algerino
4. Il comitato olimpico ha deciso per il momento di non indagare ulteriormente, e loro sono la maggiore autorità del caso: se per loro non sussiste rischio, ogni accusa è da considerarsi infondata. I colpi molto forti sono spiegabili dal fatto che semplicemente l'atleta algerina si è allenata duramente.
5. La pugile italiana ha tutto il diritto di ritirarsi se ritiene che la sua salute sia in pericolo. Rimane anche suo diritto, secondo lo statuto, accusare l'avversaria di doping, ma sta al comitato accogliere o meno accuse. Il governo italiano NON ha questo diritto.
Il comitato olimpico algerino aveva accusato l'IBA a buon ragione visto che il capo dell'associazione è l'oligarca russo Umar Kremelev, e che la stessa IBA è coinvolta in scandali non da poco, tanto è vero che è stata esclusa dall'organizzazione del torneo olimpico. Perciò onestamente non so quanto sia giusto dare per buoni gli esami (quelli che hanno escluso la Khelif dai mondiali del 2023) effettuati da un'associazione non riconosciuta dal comitato olimpico internazionale, non solo algerino.
Sono conscia che la produzione elevata di testosterone possa essere un vantaggio, tanto è vero che pure negli uomini si fanno esami antidoping a riguardo, ma, e parlo da ignorante in materia, so che le atlete intersex (o semplicemente affette da iperandrogenismo) con alti livelli di testosterone sono obbligate a sottoporsi ad una cura ormonale per abbassare questi livelli di testosterone, altrimenti sarebbero escluse dai giochi, esempio: il caso di Caster Semenya. Perciò non credo che l'algerina possa "doparsi senza timore" come dici, però tu parli anche di comitato olimpico algerino e staff medico algerino che coprirebbe la pugile, ma, di prove ne abbiamo? Mi parli dei risultati sportivi in netto miglioramento, pure questi, possono effettivamente considerarsi una prova? Questi risultati non possono essere l'effetto di esperienza acquisita e lavoro duro? Al momento queste sono solo supposizioni, e tbh potrebbe valere per chiunque degli atleti in gara, non solo la pugile algerina. Perciò non so cosa dirti, io mi prendo per buono quello che so, ovvero che la pugile ha superato gli esami e può gareggiare, il resto che c'è dietro non lo posso sapere, non faccio parte del comitato olimpico e non sono nemmeno una genetista.
Per Angela Carini: oggi ha annunciato di ritirarsi dalla boxe, tutto per un pugno in faccia. Se questa non ti sembra una sceneggiata organizzata dalla gentaglia che abbiamo al governo, non so. Poi per carità, anche queste qua sono supposizioni, ma ahimè vedo solo il circo e una figura di merda internazionale.
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NAZISTI A CINECITTÀ
"Una vita difficile’ di Dino Risi è da sempre uno dei miei film preferiti. Ciò che non sapevo è che il tedesco che sorprende il partigiano interpretato da Sordi si chiamava Borante Domizlaff ed era un vero nazista. Non uno qualsiasi, ma un maggiore delle SS che agli ordini di Kappler sparò alle Fosse Ardeatine. Dopo la guerra fu imprigionato al Forte Boccea di Roma con Kappler e altri ufficiali nazisti. Cera anche il comandante della X° MAS Valerio Borghese. Dopo un fallito tentativo di evasione furono trasferiti a Regina Coeli e accolti con saluti e slogan dai fascisti detenuti. Il 20 luglio 1948 Kappler fu condannato all'ergastolo e Domizlaff assolto per aver agito "senza la consapevolezza di eseguire ordini illegittimi." Si convertì al cattolicesimo con l'obiettivo di uscire dal carcere e ci riuscì sposando una ragazza italiana, trasferendosi così a Roma. Non ha mai utilizzato nomi falsi e il suo indirizzo era pubblico, anche se portava a una società di produzione cinematografica per la quale forse lavorava. Lo collega al passato una foto scattata nel 1961 per la comunione della figlia. Assieme a lui c'è Mina Magri Fanti, madrina e vicina di casa, ma anche militante dei movimenti neofascisti, era lei che si interpellava con Kappler quando era detenuto. Celebrò la funzione Alois Hudal, il vescovo seguace di Hitler che nascondeva e aiutava i nazisti in fuga. Nella foto c'è anche Vittoria Vigorelli, che lavorava nel cinema come segretaria e forse fu il tramite per introdurre Domizlaff nell'ambiente. L'ex SS recitò anche in ‘La ciociara’ che valse a Sofia Loren l'Oscar come miglior attrice, in ‘Tutti a casa' di L. Comencini e in altri film. Non fu l'unico nazista a interpretare se stesso nei film italiani del dopoguerra. Assurdo che nessuno si sia accorto o abbia sorvolato sulla presenza di un criminale tra le comparse, anche perché lo sceneggiatore de ‘Una vita difficile' era Rodolfo Sonego, ex comandante partigiano che per il film si era ispirato alla propria vita, inserendo tra le comparse amici, conoscenti e, forse senza saperlo, un assassino nazista mai pentito.
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CHARLES MINGUS E ORSON WELLES
CAPODANNO AL FIVE SPOT
Capodanno 1959, seduto in prima fila, proprio sotto il contrabbasso di Mingus c’era Orson Welles, quasi un alter ego del jazzista, per genialità, esuberanza, fierezza, complessità. E anche per le tante disavventure artistiche. Per Mingus era un idolo, lo seguiva dai tempi radiofonici di The war of worlds, adorava Quarto potere (dove in una scena c'era il suo amico d'infanzia Buddy Collette che suonava il sax in una festa sulla spiaggia), ammirava il suo modo di vestire, il suo impegno politico (sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il suo Macbeth tutto nero è del 1936), la sua voce (“mi ricorda Coleman Hawkins. Potevi sentirla a un miglio di distanza”). E non era il solo jazzista a essere stato sedotto dalla voce radiofonica di Orson Welles, anche Miles Davis lo citava come un’influenza sul suo modo di suonare: “Fraseggio, tono, intonazione: tutte queste cose possono avere come modello un maestro della parola”.
Il 1959 sarà un anno d’oro del jazz per quantità, qualità, creatività. Al Five spot, piccolo, fumoso, maleodorante locale di Bowery, scelto come luogo di riferimento da artisti e intellettuali, l'anno comincia con un formidabile double bill: sono di scena, uno dopo l’altro, Sonny Rollins, alla testa di un trio con il bassista Henry Grimes e con il batterista Pete La Rocca, e Charles Mingus con il pianista Horace Parlan, il batterista Roy Haynes (che sostituisce il fedelissimo Dannie Richmond arrestato) e i sassofonisti Booker Ervin e John Handy. È la prima sera dell’anno, ma nel club di Bowery dei fratelli Joe e Iggy Termini è anche l’ultimo impegno di quel prestigioso, favoloso cartellone con Mingus molto irrequieto per tutta la scrittura. Aveva appena registrato la musica per il film di John Cassavetes Shadows, una colonna sonora bocciata nel rimontaggio finale (la stessa cosa sarebbe successa anni dopo con Todo modo di Petri), aveva ripreso i suoi musicisti brutalmente e una volta aveva minacciato violentemente i clienti di un tavolo che, durante il suo set, non smettevano di parlare. Oltretutto ogni sera tendeva ad allargare il suo set e Sonny si inferociva, talvolta rifiutandosi di suonare. Ma era un gran clima, entusiasmante e effervescente. Rollins era in un momento di transizione, alla vigilia di un ritiro clamoroso per rinnovare il linguaggio del suo sax tenore con il leggendario e solitario corso di aggiornamento stilistico sul ponte di Williamsburg: «In un posto tranquillissimo, un angolo morto che oggi sarebbe impossibile ritrovare con il traffico che c’è» il suo racconto, dove poteva esercitarsi liberamente.
Anche Welles, come Mingus, era reduce da una delusione cinematografica: la Universal gli aveva tolto di mano la post-produzione del nuovo film, L’infernale Quinlan, ne aveva tagliato una ventina di minuti e aveva fatto girare nuove scene, modificando il primo montaggio. Più o meno nello stesso periodo era finito in soffitta un documentario intitolato Viva Italia (Portrait of Gina) perché Gina Lollobrigida aveva messo un veto, non gradendo il suo ritratto di giovane attrice ambiziosa e la Abc tv lo aveva bocciato ritenendolo cosi poco ortodosso da non poter essere trasmesso. Era un film di mezz’ora scarsa sull’Italia, paese che Orson ha frequentato per 20 anni (la terza moglie è stata l’attrice italiana, Paola Mori). Dopo un lungo oblio (Orson aveva perduto l'unica copia esistente all'Hotel Ritz di Parigi) è stato riscoperto nel 1986, proiettato al festival di Venezia ma poi di nuovo bandito su intervento della Lollobrigida.
La presenza del regista di Quarto potere al Five spot non era casuale
Nel club di Bowery si poteva incontrare chiunque, da Jack Kerouac che leggeva le sue poesie, alla mitica baronessa Pannonica de Koenigswater scesa dalla sua Rolls Royce, a William de Kooning che voleva respirare la libertà del jazz, a Leonard Bernstein che si divertiva a curiosare nella notte, allo scrittore Norman Mailer con la sua passione per quella musica. Ma la musica da sempre è stata una grande passione di Welles. La mamma pianista gli aveva fatto prendere lezioni di piano e violino e Orson aveva anche mostrato un certo talento, tanto da essere considerato un ragazzo prodigio. In gioventù era stato un grande sostenitore del jazz di New Orleans, ma sicuramente ammirava Charles Mingus per la sua musica e la sua personalità, il suo impegno, il suo agire tellurico.
(Marco Molendini)
Non potevo non condividerlo.
Due miei ingombranti miti nella stessa foto, nello stesso locale, nello stesso articolo.
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instagram
Valeria Fonte, ballerina e attrice italiana.
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In risposta alla campagna #Blockout2024.
Con la mia matita, celebro anime speciali. Fiori delicati che sbocciano in un mondo spesso ostile, con la loro voce coraggiosa e il loro impegno per un futuro più equo.
Ogni ritratto di questo progetto è un tributo a queste persone che combattono per la pace, che non hanno avuto aura di esporsi e chiedere il cessate il fuoco, un'ispirazione per non arrenderci mai di fronte alle ingiustizie.
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"Sarà l'incomunicabilità, l'affanno della vita, il troppo lavoro, ma certo qualcosa al giorno d'oggi non funziona come prima". Oggi nel 1973 moriva Anna Magnani, vincitrice di due David di Donatello e prima donna italiana a vincere un Oscar come miglior attrice.
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Oggi ci lascia una delle più Grandi Attrici, Icona Mondiale del Cinema Italiano nel Mondo… R.I.P. SANDRA MILO, pseudonimo di Salvatrice Elena Greco (Tunisi, 11 marzo 1933 – Roma, 29 gennaio 2024) è stata un’attrice e conduttrice televisiva italiana.
Con la partecipazione a film come Il generale Della Rovere, Adua e le compagne, Fantasmi a Roma, Giulietta degli spiriti e, soprattutto, 8½, premiato con l’Oscar, è stata tra le protagoniste del cinema italiano degli anni sessanta e fu, insieme ad altre attrici come Claudia Cardinale e Giulietta Masina, musa del regista Federico Fellini. #sandramilo #italiancultcomedy #italiancultcomedymovie #italiancultcomedymovies #commediaallitaliana #cinemaitaliano #commediaitaliana #italiancomedy #comedymovie #italianactor #commediaitalia #attoreitaliano #attriciitaliane #italianactress #giallocomedy #italiancinema #italianactors #spaghetticomedy #attoriitaliani #cinema #film #movie #giuliettadeglispiriti #ilgeneraledellarovere #lavisita
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MILVA 17/7/1939 - 23/4/2021
"la rossa", "la pantera di goro"
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Ornella Muti: Attrice iconica, arrestata per reati fiscali.
Ornella Muti è una delle attrici italiane più amate. Ha iniziato la sua carriera negli anni ’70. Ha fatto parte di film come “Romanzo popolare” e “La moglie più bella”. Questi film l’hanno resa famosa per la sua bellezza e sensualità. La sua vita privata è stata segnata da scandali e controversie. Ha avuto relazioni amorose e divorzi. Questo ha contribuito alla sua immagine di donna fatale. Il…
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[Cuore nascosto][Ferzan Ozpetek]
Cuore nascosto di Ferzan Ozpetek: Un viaggio alla scoperta di sé tra arte, segreti e la magia del cinema Titolo: Cuore nascostoScritto da: Ferzan OzpetekEdito da: MondadoriAnno: 2024Pagine: 204ISBN: 9788804745853 La trama di Cuore nascosto di Ferzan Ozpetek Sicilia, agosto 1978. Alice ha appena sei anni quando una donna elegante e un po’ eccentrica si presenta a sorpresa a casa dei suoi…
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Il 𝟮𝟵 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝟭𝟵𝟱𝟯, nasce a Udine 𝗗𝗮𝗹𝗶𝗹𝗮 𝗗𝗶 𝗟𝗮𝘇𝘇𝗮𝗿𝗼, ex modella, attrice cinematografica e scrittrice italiana.
Lanciata da Alberto Lattuada come protagonista nel film Oh, Serafina! (1976), la Di Lazzaro verrà scelta e scritturata in seguito, essenzialmente per il ruolo di femme fatale, girando nel complesso più di trenta film e diverse fiction televisive, divenendo così una protagonista del cinema italiano degli anni settanta, ottanta e novanta. Ha inoltre girato film anche in Francia, Svizzera e Regno Unito.
𝗧𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘀𝗶𝗺𝗶 𝗮𝘂𝗴𝘂𝗿𝗶 𝗗𝗮𝗹𝗶𝗹𝗮!
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