#Ruolo del Giornalismo
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Giornalismo locale: un presidio di informazione e democrazia per la cittadinanza
Il giornalismo locale, in un contesto di cittadinanza attiva, costituisce una preziosa sinergia per il presidio di informazione e la promozione della democrazia nel territorio. Le testate giornalistiche locali rivestono un ruolo fondamentale nella vita delle comunità, offrendo una copertura informativa dettagliata e vicina alla realtà delle persone e dei luoghi in cui operano. Grazie a questo…

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UNA NUOVA TERAPIA PER L’ASMA DOPO 50 ANNI RIDUCE DI UN TERZO LE CRISI

Una nuova applicazione terapeutica studiata dall’Oxford University Hospitals ha mostrato che un farmaco, già disponibile, può essere utilizzato per ridurre del 30% la necessità di trattamenti e ricoveri per l’asma.
Il benralizumab è un anticorpo monoclonale che prende di mira gli eosinofili, un tipo di globulo bianco che svolge un ruolo chiave nell’infiammazione associata all’asma. Gli eosinofili possono accumularsi nelle vie aeree e contribuire a peggiorare i sintomi della malattia. L’anticorpo testato dai ricercatori del Regno Unito, agisce legandosi a una proteina sulla superficie degli eosinofili, inducendo il sistema immunitario a distruggerli. Gli studi clinici hanno dimostrato che il benralizumab è significativamente più efficace dei trattamenti tradizionali. In particolare, è stato osservato che riduce gli attacchi d’asma di quattro volte rispetto ai corticosteroidi orali esistenti.
“Potrebbe essere un punto di svolta per le persone con asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Il trattamento per l’asma e le riacutizzazioni della broncopneumopatia cronica ostruttiva non è cambiato in 50 anni” ha dichiarato Mona Bafadhel ricercatrice presso il King’s Centre for Lung Health. Il benralizumab viene somministrato tramite iniezione sottocutanea ogni otto settimane. Questo regime di trattamento, oltre a migliorare il controllo dell’asma, riduce anche la necessità di corticosteroidi orali che possono avere effetti collaterali significativi a lungo termine, come il diabete e l’osteoporosi. “La broncopneumopatia cronica ostruttiva è la terza causa di morte in tutto il mondo ma il trattamento per questa condizione è bloccato nel 20�� secolo” spiega Sanjay Ramakrishnan primo autore dello studio clinico pubblicato sulla rivista scientifica Lancet.
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Fonte: University of Oxford; Lancet Respiratory Medicine; King’s College London; immagine di Nessa Nidhi
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Di una grande parte delle informazioni che i media ci danno potremmo benissimo fare a meno come comunità, non aiutano a migliorare niente, non cambiano le cose (se non in peggio, a volte), e il “prezioso ruolo dell’informazione” è spesso un alibi per difendere quella che è solo una routine quotidiana di strafogamento di notizie a cui concorrono lettori e giornali, e che impone di infilare microfoni nelle portiere, fare domande cretine, disperare persone già disperate. Senza nessuna buona ragione, se non la comprensibile legittimazione di una professione, di un ruolo, di una curiosità umana, che con la funzione di servizio pubblico del giornalismo non ha niente a che fare.
Dall'articolo "Il “male necessario” è necessario?" di Luca Sofri
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Iacopo Melio: Un Simbolo di Lotta per i Diritti e l’Inclusione della Disabilità
Iacopo Melio è un esempio straordinario di determinazione, impegno e passione nella lotta per i diritti delle persone con disabilità. Nato il 28 aprile 1992 a San Miniato, Melio è un giornalista, scrittore, politico e attivista che ha dedicato la sua vita a promuovere una società più inclusiva e consapevole. Affetto dalla sindrome di Escobar, una rara condizione genetica, Melio utilizza una sedia a rotelle per spostarsi. Tuttavia, come lui stesso afferma: «Io non sono la mia carrozzina, così come nessuno sarà mai il suo paio di scarpe. Ognuno di noi è le proprie abilità, non le proprie difficoltà».
Fin dai primi anni della sua vita, Melio ha affrontato la disabilità con un atteggiamento positivo e ironico, rifiutando di lasciare che essa definisse la sua identità. Questa filosofia lo ha portato a diventare un punto di riferimento nella lotta per l’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali che ancora oggi limitano molte persone con disabilità.

L’Impegno per la Disabilità attraverso l’Attivismo
Nel 2014, Iacopo Melio ha lanciato la campagna di sensibilizzazione online #Vorreiprendereiltreno, volta a denunciare le difficoltà che le persone con disabilità incontrano nella mobilità quotidiana. La campagna ha ottenuto un enorme successo, attirando l’attenzione dei media nazionali e internazionali e spingendo Melio a fondare l’ONLUS “Vorreiprendereiltreno” nel 2015. L’organizzazione si occupa di promuovere l’accessibilità e l’inclusione sociale, sensibilizzando il pubblico sull’importanza di una società più equa per tutti.
Il riconoscimento del suo impegno non ha tardato ad arrivare. Nel 2018, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo contributo alla causa dell’abbattimento delle barriere architettoniche e degli stereotipi sulla disabilità.
Giornalismo e Comunicazione sulla Disabilità
Oltre all’attivismo, Melio ha sviluppato una carriera nel giornalismo, collaborando con importanti testate come Fanpage.it, The Post Internazionale, La Repubblica, Vanity Fair Italia e Next Quotidiano. Ha anche pubblicato diversi libri, tra cui “È facile parlare di disabilità (se sai davvero come farlo)”, un manuale che aiuta a comprendere e comunicare correttamente il tema della disabilità, promuovendo una narrativa inclusiva e priva di pregiudizi.
Le sue opere affrontano la disabilità da diverse prospettive, combinando esperienze personali con una profonda analisi sociale. Con un linguaggio accessibile e coinvolgente, Melio sfida le concezioni errate sulla disabilità e incoraggia un cambiamento culturale che valorizzi le differenze anziché vederle come limiti.
L’Esperienza Politica e l’Impegno per i Diritti delle Persone con Disabilità
Nel 2020, Iacopo Melio ha deciso di portare la sua battaglia per i diritti delle persone con disabilità in ambito istituzionale, candidandosi alle elezioni regionali in Toscana con il Partito Democratico. Eletto con il maggior numero di preferenze nella sua circoscrizione, ha utilizzato il suo ruolo di consigliere regionale per promuovere leggi e iniziative a favore dell’inclusione e dell’accessibilità.
Nel 2023, ha ottenuto incarichi di rilievo all’interno del Partito Democratico, diventando responsabile del “Dipartimento nazionale Inclusione, contro ogni barriera”. La sua missione politica si concentra sulla necessità di garantire pari opportunità e diritti a tutte le persone con disabilità, abbattendo gli ostacoli che ancora oggi limitano la loro piena partecipazione alla vita sociale e lavorativa.
Disabilità e Cultura: Un Percorso di Consapevolezza
Melio non si è limitato alla politica e al giornalismo: ha portato il tema della disabilità anche nel mondo della cultura e dello spettacolo. Nel 2022, ha recitato nel film “Ragazzaccio” di Paolo Ruffini, interpretando Zoli, un ragazzo con disabilità vittima di cyberbullismo. La sua partecipazione a questa pellicola ha ulteriormente sensibilizzato il pubblico sull’importanza di contrastare discriminazioni e stereotipi legati alla disabilità.
Inoltre, ha partecipato a due conferenze TEDx, nel 2017 e nel 2019, offrendo spunti di riflessione su come la società possa cambiare il proprio approccio nei confronti della disabilità.
Un Futuro di Inclusione e Cambiamento
Il percorso di Iacopo Melio dimostra che la disabilità non deve essere vista come un ostacolo, ma come una caratteristica che fa parte della diversità umana. Con il suo impegno instancabile, continua a ispirare migliaia di persone, promuovendo una cultura basata sull’inclusione e sul rispetto.
Attraverso il suo lavoro in ambito politico, giornalistico e sociale, Melio ha aperto un dialogo fondamentale su come la disabilità venga percepita e affrontata nella nostra società. La sua storia dimostra che il cambiamento è possibile e che ogni azione conta nel costruire un mondo più giusto ed equo per tutti.
La disabilità non deve essere un limite, ma una realtà che la società deve accogliere e valorizzare, abbattendo ogni tipo di barriera. Grazie a persone come Iacopo Melio, il futuro dell’inclusione appare sempre più luminoso.
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«Io non ho fatto caso alla performance dell’attrice perché ero concentrata sulla storia e immaginavo, quasi fosse realtà, che ci fosse veramente la Fallaci nel film. Questa aveva un carisma non imitabile». Questa riflessione riassume il dibattito acceso intorno a Miriam Leone nel ruolo di Oriana Fallaci nella fiction Rai "Miss Fallaci". Gli spettatori italiani, dopo la prima messa in onda, continuano a seguire la serie con una certa perplessità.
Interpretare Oriana Fallaci è una sfida enorme, considerando l'impatto che ha avuto nel mondo del giornalismo con la sua forte personalità, la sua determinazione e uno stile incisivo. Miriam Leone è stata scelta per incarnare questa figura così complessa e dirompente. Tuttavia, molti telespettatori non sono convinti della scelta del regista, trovando difficoltà nell'associare Leone con l'immagine della Fallaci.
Sui social, le opinioni variano. C'è chi apprezza il tentativo dell'attrice, ma ritiene che non riesca a catturare l'essenza dell'illustre giornalista italiana, né nel carattere né nell’aspetto. Per altri, il vero protagonista resta il racconto stesso, che guida gli spettatori a immaginare la vera Fallaci oltre la rappresentazione.
La fiction, diretta da Marco Turco, cerca di mostrare il lato più personale della Fallaci, presentandola non solo come una combattente, ma anche come una donna con profonde sensibilità. Questa interpretazione segue quella di Vittoria Puccini in "L'Oriana", che aveva enfatizzato invece gli aspetti più polemici e taglienti della giornalista.
#OrianaFallaci#MiriamLeone#RaiFiction
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La denominazione della testata giornalistica non è delle piu felici, considerato che il primo sostantivo rimanda alla formazione politica spagnola, di nostalgici del franchismo.
Sono tutt'altro.
E' un giornalismo indipendente, multilingue e d'inchiesta, con molti spunti di riflessione
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Magda Donato

Magda Donato giornalista, scrittrice e attrice spagnola esiliata in Messico a causa della Guerra civile, è una protagonista della storia di inizio Novecento che viene troppo poco ricordata.
Anticipatrice del giornalismo d’opinione, ha affrontato temi controversi come le rivendicazioni dei diritti delle donne e la legislazione sulla famiglia con una comunicazione coinvolgente, una scrittura efficace e diretta che spingeva a riflettere in modo autonomo e critico riguardo a temi che animavano il dibattito culturale dell’epoca.
Il suo linguaggio colloquiale, le domande retoriche e la presenza reiterata dell’io della scrittrice, che si proponeva costantemente come interlocutrice, dava l’impressione di partecipare a una conversazione brillante, ironica, a volte umoristica, ma sempre di un livello culturale elevato con cui riusciva a mettere in discussione ogni argomento su cui dibatteva.
Nella sua visione, il ruolo di chi pratica il giornalismo è creare opinione, giungere alle coscienze con il proposito di contribuire alla costruzione di una società migliore.
Nata col nome di Carmen Eva Nelken Mansberger il 6 febbraio 1898 a Madrid in una ricca famiglia ebrea di origine tedesca da parte di padre e francese da parte materna, aveva ricevuto un’educazione superiore, molto più moderna e liberale di quella che si impartiva solitamente alle giovani dell’epoca.
Ancora adolescente aveva iniziato a frequentare gli ambienti culturali progressisti in cui già si muoveva la sorella maggiore, Margarita Nelken, deputata e figura centrale nel primo movimento femminista spagnolo degli anni Venti e Trenta del Novecento.
Aveva 19 anni, nel 1917, quando ha iniziato a scrivere per il quotidiano El Imparcial, di cui divenne responsabile di una rubrica chiamata Femeninas in cui i primi articoli erano dedicati a moda e costume per poi arrivare ad affrontare tematiche di più ampio interesse.
Nonostante la giovane età, si era imposta con sicurezza in un ambiente di certo poco favorevole alle donne e, nel 1920 aveva iniziato a scrivere articoli su España, una delle riviste culturali di maggiore prestigio del momento firmandosi come Magda Donato, per differenziarsi dalla sorella maggiore. Seguirono altre importanti collaborazioni con giornali come Estampa, El Liberal, La Tribuna, Heraldo de Madrid, Informaciones, Blanco y Negro.
Fedele alla propria impostazione progressista, ha praticato per tutta la vita un giornalismo incentrato su temi e situazioni che conosceva approfonditamente e che presentava in modo critico, adottando talvolta l’ironia come ponte comunicativo diretto con il pubblico.
Alla fine degli anni Venti ha iniziato la sua carriera di attrice teatrale lavorando dapprima con Cipriano Rivas Cherif, promotore del teatro madrileno di quegli anni, per poi entrare a far parte del gruppo teatrale Caracol.
Nel suo impegno divulgativo ha aspramente criticato il ruolo riservato alle donne nella società e nel lavoro, sostenendone i diritti. La sua relazione sentimentale con l’illustratore Salvador Bartolozzi, grande conoscitore degli ambienti avanguardisti parigini, molto più vecchio di lei e padre di tre figli, ha costituito un esempio del suo rifiuto del modello di moglie e del matrimonio borghese.
Ha fatto parte dell’Unión Mujeres de España, organizzazione di orientamento socialista che si distingueva da altri gruppi più borghesi e cattolici e, nel 1929, partecipato al Congresso di Berlino per l’Alleanza Internazionale delle Donne per il suffragio e la pari cittadinanza.
Nel 1939, a causa della guerra civile spagnola, venne costretta all’esilio, prima in Francia e poi in Messico, nel 1941, dove si era dedicata al teatro, alla scrittura di opere di teatro per l’infanzia come Pinocho en el país de los cuentos e Las aventuras de Cucuruchito y Pinocho e alla produzione di film femministi come La liga de las muchachas (1949), Curvas peligrosas (1950), El amor no es negocio (1949) e Caperucita y Pulgarcito contra los monstruos (1960).
Nel 1960 è stata premiata come migliore attrice dall’Agrupación de Críticos de Teatro.
Dopo la sua morte, avvenuta a Città di Messico il 3 novembre 1966, è stato istituito il Premio Magda Donato per riconoscere e premiare la migliore opera dell’anno, gestito dall’Associazione Nazionale di Direttori e Attori, fino alla sua scomparsa nel 1973.
Artista, divulgatrice, rivoluzionaria in ogni sua scelta, ha contribuito a formare il moderno pensiero femminista eppure la storia non le ha ancora riconosciuto i suoi giusti meriti.
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Il Prof. Francesco Pira, professore associato di Sociologia dell’Università di Messina, è stato nominato membro del Comitato Scientifico dell’Intergruppo Parlamentare per il Digitale, presieduto dall’On. Naike Gruppioni. La nomina è stata formalizzata attraverso una lettera firmata dalla Presidente Gruppioni, nella quale si sottolinea che la scelta del prof. Pira è legata “al suo riconosciuto impegno nel campo accademico e professionale, con particolare focus su comunicazione, innovazione e tecnologie digitali”. L’Intergruppo, istituito per affrontare le sfide tecnologiche e sociali del nostro tempo, si propone di promuovere politiche digitali avanzate e progetti che favoriscano la trasformazione digitale del Paese. “La competenza e la visione del Prof. Pira – ha dichiarato la Presidente On. Gruppioni – sono in linea con gli obiettivi dell’Intergruppo, che intende affrontare le sfide tecnologiche e sociali del nostro tempo con un approccio interdisciplinare”. Il Prof. Pira ha accolto la nomina con soddisfazione: “Sono pronto a mettere a disposizione la mia esperienza in un momento in cui molti cittadini vivono la rivoluzione digitale con ansia e addirittura paura”. L’istituzione dell’Intergruppo Parlamentare per il Digitale rappresenta un passo fondamentale verso una visione condivisa del futuro tecnologico del Paese. “Il gruppo nasce dalla consapevolezza del ruolo centrale che la tecnologia digitale gioca nello sviluppo contemporaneo e degli obiettivi che essa ci pone: da un lato, facilitare l’adozione di tecnologie avanzate per promuovere l’innovazione e migliorare la vita dei cittadini; dall’altro, rendere l’automazione delle attività manuali una realtà in grado di garantire efficienza e trasparenza”, ha aggiunto la Presidente Gruppioni. Il Professor Pira, che insegna Comunicazione Strategica, Teorie e Tecniche del Giornalismo Digitale, Giornalismo Sportivo, Social Media e Comunicazione d’Impresa all’Università di Messina, vanta un curriculum accademico e professionale di rilievo. È stato Coordinatore e Responsabile Scientifico per l’Italia del Progetto OIR – Erasmus+ sulla didattica inclusiva, finanziato dall’Unione Europea, e ha ricoperto ruoli di Visiting Professor in prestigiose università internazionali. Le sue ricerche, che esplorano la sociologia della comunicazione, si concentrano sulle dinamiche tra giovani e nuove tecnologie, con un particolare focus sulle tecniche di comunicazione politica e sociale. È inoltre Direttore della rivista interdisciplinare Addiction & Social Media Communication dell’Università di Messina. Questa nomina segna un ulteriore passo avanti nella missione dell’Intergruppo di sviluppare soluzioni innovative per affrontare le sfide digitali del nostro tempo. Read the full article
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Il Principe Andrea a cuore aperto: “Così i Reali diventano una soap”
“A Very Royal Scandal” su TimVision con Ruth Wilson e Michael Sheen
n’ora di tv ha cambiato il Regno Unito per sempre. Disponibile su TimVision dal 26 novembre, A Very Royal Scandalè la miniserie che ricostruisce l’intervista che il Principe Andrea, Duca di York, ha rilasciato alla giornalista Bbc, Emily Maitlis, per Newsnight in merito al suo coinvolgimento nello scandalo su Jeffrey Epstein, arrestato e condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori.
Diretti da Julian Jarrold e scritti da Jeremy Brock, i tre episodi di A Very Royal Scandal ripercorrono i giorni che hanno preceduto il faccia a faccia tra Maitlis e il Principe Andrea, rispettivamente interpretati da Ruth Wilson e Michael Sheen. Un’intervista in cui il fratello minore di Re Carlo svelava i dettagli della sua amicizia con l’imprenditore americano e dopo la quale venne costretto alle dimissioni da tutti i ruoli pubblici.
«La più grande pièce teatrale mai vista in tv. Da spettatrice ero rimasta sbalordita, e ho trovato affascinante la possibilità di poter andare dietro le quinte di un evento indimenticabile - dice Ruth Wilson -. Emily Maitlis è stata estremamente generosa. Per anni l’ho seguita in tv come una persona estremamente seria, quando le chiesi se secondo lei fosse colpevole mi ha risposto “colpevole di cosa? Lo sai?”. È un passaggio importante per far capire che non è una giornalista investigativa, ma semplicemente una persona che voleva svolgere bene il suo lavoro, fare le domande giuste, senza esprimere alcun tipo di giudizio».
Michael Sheen, che interpreta il Principe Andrea, non ha avuto chiaramente la stessa possibilità di confrontarsi con il diretto interessato. «Sono partito dall’intervista, l’ho trovata una preziosa fonte di informazioni sul comportamento del Principe Andrea, sulla sua psicologia. Le cose che ha reputato che lo potessero aiutare, gli si sono in realtà ritorte contro, ciò fa emergere una sua percezione del tutto distorta di cosa può essere utile per tutelare la propria immagine. Non sappiamo con certezza cosa sia accaduto realmente. Non esprimo giudizi, mai come stavolta il mistero è un elemento determinante».
Sull’intervista al Principe Andrea era stato realizzato anche un altro film Netflix, Scoop , con Gillian Anderson nel ruolo della Maitlis. Questa è una cosa completamente diversa. «Lì il personaggio principale era Sam McAllister, il produttore di Newsnight - spiega Wilson – Per questione di durata noi siamo andati più in profondità, andando oltre l’intervista, raccontando anche le conseguenze e concentrandoci sui due personaggi coinvolti, che nel film erano più marginali».
Ricordando l’interpretazione di Frost, il conduttore televisivo autore della famosa intervista al presidente Nixon, tre anni dopo il caso Watergate, alla domanda se il giornalismo oggi può essere ancora un mezzo per affrontare il potere, l’attore risponde: «Virginia Giuffrè e le altre vittime di Jeffrey Epstein non avrebbero avuto i mezzi per poter far sentire la loro voce. Il giornalismo ha una grossa responsabilità, deve far sì che chiunque possa esprimersi soprattutto con chi gode di privilegi maggiori. Oggi però il giornalismo investigativo non è tutelato, ed è una cosa molto pericolosa».
The Crown a parte, emerge anche una presa di coscienza che ormai la monarchia inglese sia diventata, nel bene e nel male, puro spettacolo: «I Reali sono diventati intrattenimento, e noi siamo complici. Amiamo il gossip, e dunque ci nutriamo delle notizie che li riguardano, trasformandoli nella miglior soap opera di sempre» conclude Wilson.
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UN CEMENTO CHE IMMAGAZZINA ENERGIA ELETTRICA: LA BATTERIA DEL FUTURO?

Il cemento, uno dei materiali da costruzione più diffusi al mondo, potrebbe rivoluzionare lo stoccaggio di energia grazie alle innovazioni di Damian Stefaniuk e del suo team al MIT (Massachusetts Institute of Technology). I ricercatori hanno infatti sviluppato un super condensatore utilizzando tre materiali di base: acqua, cemento e nero di carbonio, un materiale altamente conduttivo. Una combinazione che permette di creare un cemento capace di immagazzinare energia elettrica. Quando durante un esperimento Stefaniuk ha collegato questo cemento ad un LED, la lampadina si è accesa, dimostrando il potenziale del materiale per lo stoccaggio energetico.
Il problema principale delle energie rinnovabili come quella solare, eolica ed idroelettrica è la loro disponibilità intermittente. Questo richiede sistemi di stoccaggio energetico efficienti, ma le batterie tradizionali, basate sul litio, presentano diversi limiti: il litio è una risorsa limitata, destinata ad esaurirsi velocemente considerata la richiesta sempre maggiore di questo materiale, inoltre la sua estrazione è energeticamente dispendiosa e causa danni ambientali. I super condensatori di cemento-carbonio sviluppati dal team di Stefaniuk, essendo molto efficienti nello stoccaggio di energia e capaci di caricarsi rapidamente, potrebbero rappresentare una soluzione valida per lo stoccaggio di energia rinnovabile. Stefaniuk sostiene che 30-40 metri cubi di questo cemento potrebbero soddisfare le esigenze energetiche quotidiane di una casa. Secondo Michael Short, direttore del Centro per l’Ingegneria Sostenibile all’Università di Teesside nel Regno Unito “Questo metodo dovrebbe essere approfondito ulteriormente e potenzialmente potrebbe ricoprire un ruolo molto importante nella transizione verso un futuro più pulito e sostenibile”.
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Fonte: MIT; foto di Engin Akyurt Pexels
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"Dall’inizio della guerra in corso tra Israele e Hamas, Hamas ha commesso innumerevoli atrocità contro il suo stesso popolo a Gaza, cosa che accadeva anche prima della guerra”, scrive su Newsweek Hamza Howidy, nato e cresciuto a Gaza, perseguitato da Hamas prima di fuggire. “Eppure, per qualche motivo, nonostante Hamas abbia di fatto preso in ostaggio la striscia di Gaza e tutti i suoi abitanti e li terrorizzi regolarmente, questi crimini non vengono mai riportati dai media arabi e occidentali, né dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani, tutti inclini a dipingere Hamas come un legittimo gruppo di resistenza che sta cercando di ‘liberare’ i palestinesi. Questa assenza nei media dei crimini di Hamas contro i palestinesi non è dovuta a mancanza di prove. Molti abitanti di Gaza hanno espresso la loro angoscia per la brutalità di questo regime di cui sono testimoni in prima persona. E non solo testimoni: sui social network sono stati pubblicati parecchi video che mostrano cittadini di Gaza che criticano Hamas e la accusano per l’attuale situazione disastrosa a Gaza. Senza dubbio, molti civili sono rimasti uccisi negli attacchi delle Forze di difesa israeliane. E ogni volta che accade, questi incidenti fanno notizia su tutti i canali mediatici. Invece, per qualche motivo, quando si tratta dei crimini di Hamas contro innocenti israeliani e innocenti abitanti di Gaza, l’intero sistema mediatico chiude un occhio, cercando di presentare una ingannevole narrativa del conflitto tutta in bianco e nero. Perché? Protestare o osare prendere del cibo nel mezzo della guerra non sono le uniche attività per cui Hamas perseguita noi abitanti di Gaza. Tentare di svolgere un qualsiasi ruolo nella distribuzione degli aiuti a chi ne ha davvero bisogno, o anche solo prendere
in considerazione l’idea di svolgere un qualsiasi ruolo nella Gaza del dopoguerra è sufficiente per far condannare chiunque alla pena di morte da parte di Hamas. E’ quello che è successo al leader della tribù Abu-Amro, ucciso insieme a due membri del suo clan pochi giorni fa dai militanti di Hamas. Un paio di mesi fa hanno decapitato il capo di un clan nel nord di Gaza e hanno diramato una dichiarazione sui social network: ‘Lo abbiamo assassinato e faremo lo stesso con chiunque si opponga a noi e cooperi con Israele’. Altri che hanno criticato Hamas durante la guerra sono dati per dispersi. Eppure i media globali e arabi non hanno mai parlato di questi crimini. La tv Al Jazeera, che impiega centinaia di giornalisti nella Striscia di Gaza dove ha diverse sedi, non riferisce mai di questi omicidi. Dov’è l’indignazione? Questo giornalismo fazioso comporta ripercussioni orribili. Ha contribuito al successo di Hamas nel mettere a tacere l’opposizione a Gaza, e contribuisce ad aizzare le folle all’estero che si bevono la propaganda di Hamas e scendono nelle piazze coi volti coperti a sventolare la bandiera di Hamas e inneggiare ai terroristi, giacché gli abitanti di Gaza vengono ingannevolmente dipinti tutti come membri di Hamas che desiderano continuare a vivere sotto il suo dispotico governo. E’ un orribile abbandono dei civili innocenti di Gaza. E’ evidente che le loro sofferenze contano solo quando possono essere usate per incolpare gli ebrei”.
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Assange libero: una nuova alba incerta
Dopo quasi sette anni di detenzione, Julian Assange è finalmente libero. Il 24 giugno 2024, il co-fondatore di WikiLeaks ha patteggiato con gli Stati Uniti, accettando di scontare 62 mesi di carcere per cospirazione ai danni degli Stati Uniti. In cambio, gli Stati Uniti hanno rinunciato all'estradizione per 17 capi d'accusa più gravi, tra cui quelli relativi allo spionaggio. Assange è atterrato in Australia il 26 giugno, accolto da sua moglie Stella e dai suoi sostenitori. Ha dichiarato di essere "sollevato di essere libero" e di voler trascorrere del tempo con la sua famiglia. Tuttavia, il suo futuro rimane incerto. Cosa succede ora? - Il processo: Assange dovrà recarsi nelle Isole Marianne Settentrionali, un territorio statunitense nel Pacifico, per essere condannato ufficialmente. È probabile che la pena detentiva sia simbolica, data la sua già lunga detenzione. - Le condizioni di salute: Assange si trova in condizioni di salute precarie a causa dei lunghi anni di reclusione. Dovrà ricevere cure mediche adeguate. - Le accuse pendenti: Il Regno Unito potrebbe ancora presentare accuse contro Assange per la violazione della libertà vigilata durante il suo soggiorno nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. - Il futuro di WikiLeaks: Non è chiaro quale sarà il ruolo di Assange nell'organizzazione. Ha affermato di voler continuare a "fare giornalismo", ma il suo futuro all'interno di WikiLeaks è incerto. Assange libero: l'importanza della sua scarcerazione L'impatto della liberazione di Assange è significativo. I suoi sostenitori lo vedono come una vittoria per la libertà di stampa e la trasparenza, mentre i suoi detrattori lo considerano un criminale che ha messo a rischio la sicurezza nazionale. La sua liberazione riapre il dibattito sul ruolo dei giornalisti nel rivelare informazioni riservate e sui limiti della libertà di stampa. Le conseguenze a lungo termine della liberazione di Assange sono ancora da vedere. È probabile che rimanga una figura controversa per molti anni a venire. Oltre alle questioni legali e personali, la liberazione di Assange solleva anche importanti domande sul futuro di WikiLeaks. L'organizzazione ha subito un periodo di turbolenze negli ultimi anni, con la morte di uno dei suoi membri fondatori e diverse accuse contro lo stesso Assange. La sua liberazione potrebbe dare nuova vita all'organizzazione, ma potrebbe anche portare a ulteriori divisioni interne. Foto di Samuel Regan-Asante su Unsplash Read the full article
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Come la supremazia bianca è diventata un problema sanitario globale Guarire le ferite invisibili: il impatto del razzismo sulla salute Quando Layal Liverpool ha sperimentato difficoltà nel ricevere la giusta diagnosi per il suo eczema, è emerso un problema sistemico più ampio nel campo della medicina. Disuguaglianze radicate nel sistema Le persone di gruppi etnici emarginati spesso sono escluse dalla ricerca medica e dalla formazione dei medici, generando disuguaglianze nell’assistenza sanitaria. Il ruolo del giornalismo scientifico Liverpool, giornalista scientifico, ha esplorato come il razzismo influenzi la pratica medica e ha evidenziato le disuguaglianze di salute tra diversi gruppi razziali ed etnici. Rivelare la verità nascosta: il impatto del razzismo sulla
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