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TEMPESTUS MAXIMUS - IL FIGLIO DI GIOVE - - NOVUS REX (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1473908693-tempestus-maximus-il-figlio-di-giove-novus-rex?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=LUKE7025 Nella città eterna di Roma, dove storia e modernità si intrecciano in un equilibrio fragile, vive un giovane di nome Alessio Tempesta. Ha 23 anni, è straordinariamente bello ma timido, e conduce una vita apparentemente normale come agente di polizia. La sua bellezza è evidente, ma non è ciò che lo caratterizza. Alessio è riservato, introverso, e si sente più a suo agio nel mondo virtuale, dove può esprimersi senza le barriere della sua timidezza. Passa le sue giornate tra il lavoro e le chat, rifugiandosi in un mondo digitale che è diventato una seconda realtà per molti di oggi. I rapporti con i colleghi sono per lo più formali, basati su una cortesia reciproca, senza mai sfociare in vere amicizie o confidenze. Ma tutto cambia durante una notte, quando, nel silenzio della sua stanza, Alessio viene improvvisamente attraversato da un calore intenso, quasi insopportabile. Si sveglia di soprassalto, il cuore che batte furiosamente nel petto. Sente qualcosa di diverso, eppure stranamente familiare. Si alza, si guarda allo specchio, e vede nei suoi occhi una luce strana, una luce che non aveva mai visto prima. È una luce vivida, quasi ultraterrena, che brilla come un fulmine incandescente. In quel momento, Alessio capisce che qualcosa dentro di lui è cambiato. Un potere antico, latente per secoli, si è risvegliato. E con esso, una consapevolezza che non è più solo un giovane poliziotto timido e riservato. È qualcosa di più, qualcosa di molto più grande. Senza sapere come o perché, inizia a percepire una connessione profonda con la natura, con le tempeste, con il cielo stesso. Quello che Alessio non sa ancora è che lui è l'incarnazione di Tempestus Maximus, il figlio dimenticato di Giove, signore delle tempeste eterne. Un potere che ha attraversato i millenni, nascosto nel sangue umano, e che ora, in un'epoca di caos e incertezze, si è risvegliato in lui, pronto a reclamare il suo posto nel mondo. CHAPTER 9 IN ITALIAN ENGLISH
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Neri Pozza
Buona lettura a tutti!
OMICIDIO A CAP CANAILLE - CHRISTOPHE GAVAT
“… il comandante sa bene che i delinquenti marsigliesi non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi della capitale in materia di criminalità. In quanto a tecniche per uccidere il prossimo il marsigliese, benché provinciale, non manca mai di immaginazione, e tiene a dimostrare al parigino che in questo campo, come su quello da calcio, il migliore è lui. E che non ha paura di dégun – di nessuno.”
Cos’hanno in comune un cadavere carbonizzato trovato nel portabagagli di un’auto abbandonata a Marsiglia: il cosiddetto “barbecue”, un sistema atroce per regolare i conti tra fuorilegge, con una serie di rapine a furgoni portavalori a Parigi?
Il comandante Henri Saint-Donat, da poco trasferito alla Brigata criminale della città provenzale dal 36 quai des Orfèvres, la celeberrima sede della Polizia giudiziaria di Parigi, capisce subito di trovarsi di fronte ad un caso molto complesso.
Henri ha un curriculum di tutto rispetto, è un poliziotto di grande esperienza ed estrema sensibilità; dopo tanti anni di matrimonio è ancora molto innamorato della sua Isabelle, ma è anche un uomo tormentato a causa di una tragedia familiare che lo ha segnato nel profondo e di cui nessuno dei suoi colleghi è a conoscenza.
Negli uffici dell’Eveché, sede della polizia giudiziaria, nel dedalo di strade che attraversa La Cayolle, quartiere labirintico e malfamato di Marsiglia, nei corridoi delle Baumettes, il tetro penitenziario, Henri non è solo. Lo supportano il giovane tenente Basile Urteguy e il capitano Lucie Clert.
Basile è un ragazzo pieno di vita, un appassionato di musica, un genio dell’informatica e, allo stesso tempo, un poliziotto di grande perspicacia: nel corso dell’indagine il suo apporto sarà fondamentale.
Lucie, invece, è una forza della natura: una gran bella donna dal carattere impossibile che ha il brutto vizio di saltare subito alle conclusioni. Sul lavoro è testarda e professionale, ma la sua vita privata è un vero disastro. Chissà che non trovi l’amore proprio nel corso dell’indagine…
“Omicidio a Cap Canaille” è un polar di azione che mostra al lettore le tecniche di investigazione della polizia francese, ma dà anche molto spazio alla vita privata e ai sentimenti dei suoi protagonisti.
I capitoli sono estremamente brevi e il linguaggio è semplice, diretto, crudo nel raccontare l’evolversi dell’inchiesta giudiziaria, ma altrettanto evocativo nelle pagine dedicate alla descrizione dei luoghi e degli stati d’animo, anche quando i sentimenti, le emozioni e il privato dei protagonisti prendono il sopravvento sul dovere professionale.
L’autore, Christophe Gavat, è lui stesso un commissario della polizia francese e, leggendo il romanzo la passione per il suo lavoro, il rispetto e l’ammirazione per i colleghi sono del tutto evidenti.
“È ancora un piedipiatti nell’anima, perché ama quell’atmosfera ovattata e notturna dell’Evêché, dove i passi riecheggiano nei corridoi vuoti, dove solo poche luci negli uffici, qualche grido o un’invettiva qua e là suggeriscono che ci siano ancora dei poliziotti al lavoro. Lavorano sempre. Soprattutto, sa di amare quegli agenti dal carattere forte, che non mancano né di energia, né di abnegazione, né di senso dell’umorismo per svolgere ogni giorno con passione il loro mestiere, tanto da farlo anche di notte.”
COSA MI È PIACIUTO
La lettura di “Omicidio a Cap Canaille” è stata la mia prima esperienza con un polar e ho apprezzato moltissimo la descrizione vivida dei luoghi, l’approfondimento psicologico dei personaggi e l’analisi dei rapporti che si creano tra di loro.
COSA NON MI È PIACIUTO
Il finale prevedibile.
L’AUTORE
Christophe Gavat, nato nel 1966, è entrato in polizia nel 1989. Parigi, Marsiglia, Grenoble, Guyana: nella sua carriera pluritrentennale è stato decorato al valore, messo sotto inchiesta e reintegrato. Ha avuto a che fare sia con i grandi casi che catturano l’attenzione mediatica, sia con i piccoli casi quotidiani che lasciano il segno. Già autore di tre libri sulla sua vita di poliziotto, con questo suo primo romanzo si è aggiudicato nel 2021 il Quai des Orfèvres, premio deciso da 21 giurati tra poliziotti, avvocati, magistrati e giornalisti.
LA CASA EDITRICE
Neri Pozza è una casa editrice veneta rinomata e prestigiosa, fondata nel 1946 dall’omonimo scrittore e ha pubblicato, nel corso degli anni, opere di autori molto famosi della letteratura italiana come Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Goffredo Parise, Massimo Bontempelli, Giuseppe Berto ai quali si affiancano oggi nomi internazionali grandiosi quali Romain Gary, Natsuo Kirino, Tracy Chevalier, Eshkol Nevo, Herman Koch.
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L’agente Vinnie, Fox e l’ispettore Greco.
La strada bagnata scorreva sotto le ruote della sua Shevy d’ordinanza, erano 5 minuti che l’inseguimento era cominciato. L’agente Vinnie aveva notato un movimento sospetto mentre era fermo all’El’s dinner, un tizio coperto da un lungo impermeabile e con in testa un cappellaccio da australiano stava trafficando accanto ad una Chevrolet bianca, scese dalla pattuglia e si avvicinò al soggetto, “hey” grido per farsi notare, e l’uomo lo noto, la reazione era prevista. Il tizio saltò in auto e partì con la fretta di chi aveva qualcosa da nascondere, Vinnie si aspettava una reazione simile, aveva 30 anni d’esperienza, ed era già pronto a raggiungere il volante della pattuglia per dargli dietro, tutto questo con buona pace della voglia di ciambelle del suo collega Josh.
Pioveva quella cazzo di notte, sulla strada bagnata la Shevy era come un pesante rinoceronte con le pattine ai piedi, scivolava ovunque, bisognava guidare in punta di dita, ogni frenata rischiava di diventare un bacio contro il muro, ogni curva sembrava una faticosa virata in mare, e anche in rettilineo non si poteva abbassare la guardia, ogni pozzanghera generava una sbandata, l’unica cosa positiva era che anche il fuggiasco guidava una Chervolet special deluxe del ‘40 di colore bianco, i fari della volante la facevano risaltare nel buio della notte, era un cazzo di inseguimento a rallentatore.
L’Hudson era una spaventosa macchia scura sul lato sinistro della strada, Vinnie era travolto dal desiderio e dalla paura, voleva prendere il fuggiasco ma non voleva saltare dentro al fiume con la macchina, l’immagine di una Shevy zebrata intenta a saltare giù da un ponte lo aggredì, scosse la testa, doveva rimanere concentrato, quel figlio di puttana andava preso, era sicuro di dar dietro al criminale che veniva chiamato Fox, erano mesi che li faceva penare. Sulle prime non ci dettero molto peso, ma nel giro di poco passò dai piccoli furti ad atti sempre più efferati, l’escalation era stata vertiginosa, due mesi fa il primo omicidio a sangue freddo e poi, poi non si era più fermato, i suoi attacchi erano diventati sempre più frequenti e sempre più feroci, ultimamente si era messo a giocare con le lamette da barba.
Vinnie era solo in auto, Josh era rimasto con le ciambelle in mano e la bocca aperta, era ancora dentro l’El’s dinner e poco poteva fare per il collega. Vinnie provò ad allungare la mano verso la radio, ma le luci spente non facevano presagire nulla di buono, la radio era muta. Provò ad accendere la sirena ma anche quella era guasta, era dentro un fottuto rinoceronte incapace di grugnire o qualunque sia il verso di un rinoceronte, era fottutamente solo.
I primi bagliori dell’alba normalmente presagivano la fine del turno di notte e Vinnie li accoglieva sempre con un sorriso, ma oggi significavano solamente un rischioso straordinario mal pagato, e forse, forse una pallottola nel petto.
Vinnie doveva solamente resistere, più riusciva a far durare l’inseguimento e più Fox sarebbe stato nei guai. Fox, lo chiamavano così perché si comportava come una volpe, mimava il carattere della vittima, se la faceva amica, e appena questa abbassava la guardia se la beveva, psicopatico bastardo.
Il segnale dei lavori in corso apparve come una madonna nella notte, normalmente è un segnale indesiderato per chi guida, ma questa sera no, il ponte sul fiume era interrotto e Fox ci stava finendo dentro, dopotutto forse non sarebbe stato Vinnie a saltare nel fiume. L’auto bianca cominciò a rallentare per poi fermarsi, era in trappola e non c’era più nulla da fare, sembrava finita, ma una bestia in trappola è sempre pronta a tutto, non era il momento per abbassare la guardia.
“SCENDI SUBITO DALLA MACCHINA!” urlò Vinnie, nessuna risposta, la luce adesso permetteva di vedere chiaramente, e dentro l’abitacolo non si scorgeva nessuno, non poteva essere fuggito, Vinnie dalla sua posizione vedeva chiaramente le portiere, non poteva essergli scappato. Il peso del ferro lo confortava, decise di agire, uscì dall’auto e percorrendo un lento e ampio raggio e cominciò ad avvicinarsi allo sportello dell’auto, “SCENDI!”, “ALZA LE MANI!” “FATTI VEDERE!”, ad ogni passo ripeteva come un mantra queste parole, ma niente, nulla di nulla, riceveva in cambio solo silenzio, la maniglia era giunta a portata di mano, la bianca portiera era il confine tra la vita e la morte.
Vinnie era in difficoltà sul da farsi, ogni errore sarebbe stato fatale, la soluzione più semplice sarebbe stata quella di sparare alla portiera, il potere distruttivo della magnum avrebbe fatto il resto, ma il codice non lo permetteva, si sollevò dalla posizione di guardia per sbirciare dentro l’abitacolo.
Vuota, era orribilmente vuota, aprì di scatto la portiera, e dentro non c’era nessuno, come cazzo aveva fatto a scappare? Sul divanetto anteriore c’erano solamente l’impermeabile vuoto ed una valigetta aperta contenente un rasoio e delle dita tranciate, e sangue, macchie di sangue ovunque. “Dove cazzo sei finito bastardo?”, si girò verso la strada e la volante era sparita, “Che cazzo succede?” ringhiò Vinnie, si portò le mani alla testa ma il tatto non incontrò i suoi radi capelli ma un cazzo di cappello da australiano, che cazzo stava succedendo!? Cadde a terra in preda alle convulsioni e vomitò, ora le sue mani tremavano e la pistola emetteva un sinistro tintinnio.
L’ispettore Greco era stato buttato giù dal letto alle 5 di mattina, si dirigeva al cantiere sull’Hudson, l’agente Josh aveva dichiarato il furto di una Chervolet special deluxe del ‘40 di colore bianco da parte di Vinnie, la stessa ritrovata poi al cantiere, che cazzo gli era preso a quel mezzo italiano maledetto?
L’ispettore Greco scese dalla macchina e sbottò “che cosa abbiamo qui?”, “ un agente con un buco in testa, una manciata di dita e un rasoio,”, ”sangue?”, ”quanto ne vuoi”, “e nel bagagliaio?”, ”pezzi di carne appartenenti ad un numero imprecisato di persone”, “Il solito cazzo di casino al quale tentare di dare un senso”, L’ispettore si accese una sigaretta bestemmiando.
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"Entrambi i moventi, in teoria, erano plausibili. Però, più li esaminavo, più li valutavo e più, prima l'uno e poi l'altro, mi sembravano inverosimili." >
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Sherlock Holmes The Awakened PS5 gameplay 4K - prime impressioni
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Un grande classico
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▶️ IL MISTERO DI RON KAMONOHASHI: LA PRIMA STAGIONE DELLA SERIE ANIMATA ANDRÀ IN ONDA DAL 2 OTTOBRE! 🧩
L'anime si basa sul mistery manga firmato da Akira Amano, l'autrice di ēlDLIVE e Tutor Hitman Reborn!, che qua in Italia possiamo leggere grazie a J-POP Manga.
L'adattamento televisivo è diretto da Shota Ihata (Domestic Girlfriend, The Saint's Magic Power is Omnipotent), presso lo studio DIOMEDÉA (The Magical Revolution of the Reincarnated Princess and the Genius Young Lady).
#ron kamonohashi#kamonohashi ron no kindan suiri#deranged detective#il mistero di ron kamonohashi#anime#manga#serie tv#pv#trailer#giappone#animazione#mistery#akira amano#jpop manga#comedy#poliziesco
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Ted Bundy - Confessioni di un serial killer
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di spostarci in Norvegia e concentrarci su un’opera fantasy che affonda le proprie radici nella bellissima cultura norrena, una pellicola che tenta e riesce a dare molto rispetto a questa cultura, ambientando il tutto in tempi moderni. Stiamo parlando di Mortal. La storia parla di Eric, un ragazzo spaventato e confuso…
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ODIO - CAPITOLO 16 (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1488221098-odio-capitolo-16?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=romanogreco ODIO: Romanzo (Italian Edition) By Romano Greco (Autor) "Per Sirio di questo si trattava, di pura curiosità, di scoprire spigolature nascoste sotto la maschera che indossano gli esseri umani e le storture che ne derivano".
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Vacanze spezzate per Wolfgang Gross di Ilaria de Franceschi: Tra Trieste e Vienna. Recensione di Alessandria today
Quattro indagini mozzafiato per l'ispettore Wolfgang Gross tra arte, omicidi e misteri internazionali
Quattro indagini mozzafiato per l’ispettore Wolfgang Gross tra arte, omicidi e misteri internazionali. Recensione del Romanzo:Ilaria de Franceschi torna a catturare l’attenzione dei lettori con il suo nuovo romanzo Vacanze spezzate per Wolfgang Gross: Tra Trieste e Vienna. Protagonista indiscusso è l’ispettore Wolfgang Gross, che vede le sue tanto attese vacanze rovinate da una serie di…
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INDIFFERENZA
Ci sono momenti brutti che ti resteranno sempre dentro, soprattutto quando ti ritrovi davanti a un uomo mascherato che ti ha appena spaccato la schiena e ti ha lasciato dolorante a terra. E quando hai la fama del bello, del forte e del tremendamente cattivo… Insomma, si tratta di una ferita devastante per l’orgoglio dell’uomo forte. Perché in questo momento lui non sa con chi ha a che fare,…
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Forse non a tutti piacciono gli ebook ma devo ammettere che sono utili, pratici e decisamente più economici di un cartaceo, almeno considerando quanti ne accumulo io. La mia socia invece preferisce le biblioteche... Comunque sia voglio rinnovare i miei complimenti ad un'autrice italiana ed al suo lavoro. Divoro le sue storie come se non ci fosse un domani e spero ce ne siano altre su questa magica città che è Bologna.
Moko
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Incipit - Delitto al condominio Magnolia
I Il suono di una sirena svegliò Caterina di soprassalto. Rimase per qualche secondo ferma nel letto, indecisa su quello che doveva fare. Allungò la mano per guardare l’ora sul cellulare e se c’era qualche telefonata persa. Le 4.57 di notte. Poi si lasciò andare contro il cuscino rilassandosi. Era in pensione, non era più al lavoro. Sentì che il suono della sirena si stava spegnendo ma le…
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HOSPITAL WAITING ROOM - capitolo 1
LA LETTERA
Le mattonelle bianche scintillavano sotto la luce abbagliante e fredda di quelle lampade enormi appese al soffitto, altrettanto bianco.
La luce delle lampade rispecchiava nel pavimento creando tanti piccoli riflessi, che davano un sottotono blu a quel corridoio che non sembrava avere né un inizio, né una fine.
Un ragazzo alto e ossuto con i capelli neri stava aspettando impazientemente, era nervoso. Batteva con frequenza il piede sinistro sul pavimento traslucido. Faceva un rumore assordante in quel silenzio infinito.
Il ragazzo era vestito in maniera elegante, ma si vedeva che aveva passato molto tempo seduto nel corridoio dell'ospedale ad aspettare, a preoccuparsi, a distruggersi pian piano, ed è per questo che aveva un’aria trasandata, abbandonata a se stessa.
Era seduto su quelle poltrone che si trovano lì, in un limbo, in quel posto dove si aspetta. Si aspetta che qualcuno esca da una porta e ci chiami, o che esca semplicemente dalla porta senza chiamarci, così da poter finalmente andare via. In questo limbo, o ancora meglio, girone infernale, sono presenti delle poltrone imbottite, di un colore indefinito, forse blu, forse nero, che volevano rendere l'idea di essere confortevoli e accoglienti, ma che in realtà erano decisamente scomode. Il nostro soggetto aveva i capelli spettinati e delle occhiaie profonde che gli segnavano il volto. Sul cappotto aveva un bigliettino da visita. Su di esso si intravedeva solo il nome scritto in grassetto “Yakhya Sheripov”.
Diventava sempre più nervoso, come se i suoi pensieri si accumulassero, l’uno dietro l’altro, come un secchio messo sotto un rubinetto che perde acqua, che accumula goccia dopo goccia, fino a che non straborda. Ciò era visibile molto chiaramente nella sua espressione e nei suoi movimenti.
Il suo telefono cominciò a squillare in una maniera stridente ed interminabile.
All'improvviso si alzò di scatto, come una molla. E si diresse avanti ed indietro per il corridoio con il telefono all'orecchio.
— P-pronto? Masaev? — aveva risposto al telefono dopo aver indugiato un po’.
— ... — la voce della persona al telefono era flebile, completamente inaudibile dall’esterno. Non è certo cosa venisse detto precisamente a Yakhya.
— No, non risponde al telefono perché si è sentita male — Yakhya continuava a rispondere a ciò che dall’esterno sembrava quasi un interrogatorio.
— Sono all’ospedale FNUSA — disse, con tono seccato e irritato.
— Non lo so! Non so che cosa cazzo gli è successo! Ero in macchina con lei e ad un certo punto ha cominciato a comportarsi in modo strano, e poi è svenuta — ci fu una piccola pausa, poi ricominciò a parlare.
— Calmo? Come cazzo faccio a stare calmo Masaev? È mia sorella cazzo! — l’acqua nel secchio continuava a fuoriuscire, come le emozioni di Yakhya.
— No, non è questo il problema. La cosa che mi preoccupa di più è il fatto che, pur essendo mia sorella, non sono usciti a dirmi che succede. Credo che la situazione sia molto grave, ho paura — sembrava sempre più preoccupato, i suoi movimenti, i suoi gesti, il suo tono di voce, la sua espressione, si facevano sempre più interessanti.
— La testa mi sta esplodendo, non ce la faccio più ad aspettare. Senti ti chiamo più tardi, parlare al telefono mi rende ancora più nervoso, buona serata Masaev, tu che puoi ancora averla… — Yakhya riattaccò la chiamata e si risiedette spazientito.
Era visibilmente stanco di aspettare, e probabilmente sperava che qualcuno potesse dare aggiornamenti sullo status di sua sorella.
Il corridoio era completamente vuoto. Fino ad allora. Un'ombra cominciò a sbucare dal fondo del corridoio, che si diresse a passi lenti verso Yakhya. L'uomo, la cui ombra si rifletteva sulle mattonelle quadrate di quel corridoio da incubo, era basso e magro. Era vestito in modo inusuale, sembrava uscito da un film. Aveva un cappotto lungo marrone ed un cappello enorme che copriva di un'ombra nera tutta la faccia, come se fosse effettivamente sprovvisto di ciò che comunemente esprime l’identità. Camminava a passi lenti, pesanti e rigidi. Una volta raggiunto Yakhya saltò direttamente le presentazioni. Parlò in maniera scarsa, raffazzonata, tanto da fargli perdere l'ultimo filo di quello che lo rendeva umano. Guardandolo dritto negli occhi gli disse, con voce fredda e secca — Sua sorella è stata avvelenata—
— Come prego? — rispose con aria stranita e seguitò — Scusi ma chi è lei? Ci conosciamo? —
— No lei non mi conosce, e io a dirla tutta non conosco lei. Però le sto dicendo ciò che so: sua sorella è stata probabilmente avvelenata ma devo ancora scoprire da chi, e mi piacerebbe avere più dettagli sul come — disse l’uomo che aveva assalito Yakhya in un momento così delicato. Poi riprese a parlare, come se si fosse reso conto, che avrebbe dovuto sfoderare ciò che aveva di umano per ottenere ciò che voleva — Mi scusi, che brusco noi non ci conosciamo, e non mi sono ancora presentato, ma pensavo che se le avessi detto subito quello che c'era da dire avrei attirato immediatamente la sua attenzione — fece una breve pausa, poi riprese il suo discorso — Sono Sakarias Holmgren, investigatore privato. Non mi è ancora chiaro chi sia stato ad ingaggiarmi per questo caso. —
— Lei ha veramente un carattere strano, signor Holmgren. Mi chiamo Yakhya Sheripov, comunque, piacere di conoscerla — disse il ragazzo con voce esausta causata dalla situazione circostante. Poi gli venne in mente, di quella fondamentale informazione, che gli era stata fornita all’inizio, e aggiunse — Come fa a saperlo? Come fa a dire per certo una cosa del genere? — non sembrava fidarsi completamente dell’informazione.
— Che sua sorella è stata avvelenata? Non lo so per certo, è proprio per questo che sono qui. Chi mi ha ingaggiato ha scritto una lettera, ed ha mandato le sue teorie, tracce, sospetti. Ed è il mio lavoro arrivare alla verità, prima di tutto, capire se la lettera stessa contiene la verità — rispose Holmgren.
— Quindi non lo sa per certo. Spero che lei si stia sbagliando signore. Sarebbe veramente molto bello se si sbagliasse — Yakhya pronunciò la frase con un tono enigmatico, era difficile capire a cosa stesse pensando. Il che rendeva ciò molto interessante.
— Come le ho già detto, sono qui proprio per questo — ribatté Holmgren.
All'improvviso, la porta di fronte a loro si aprì. Uscì dalla stanza un'infermiera con aria preoccupata e lo sguardo perso nel vuoto, con l’aria di chi ha una pessima notizia da dare a chi non se lo aspetta e non sa come farlo. Finalmente il presumibile momento così tanto atteso da Yakhya si stava per realizzare. Ma la notizia probabilmente l’avrebbe sconvolto. Non era decisamente quello che sperava sentirsi dire.
— Infermiera, menomale! Finalmente qualcuno è uscito da quella stanza! Mi scuso nel disturbarla sono Yakhya Sheripov, sono il fratello di Ayna Sheripov, mi potrebbe dire che succede? — Yakhya aveva gli occhi illuminati, presumibilmente aveva un piccolo e debole barlume di speranza, che ancora scintillava, pronto ad essere soffiato via, come la fiamma d'una candela.
— Sua sorella sta molto male, non siamo ancora riusciti a capire di che cosa si tratti, però… — si fermò di colpo, l'infermiera, come se non volesse andare avanti.
— Però? Me lo dica la prego, la scongiuro, anche se fa male… — Yakhya aveva gli occhi lucidi.
— …però sembra che stia peggiorando progressivamente... non è migliorata per niente. L'unica opzione possibile è che sia sorella sia stata avvelenata. Stiamo cercando di verificare questa ipotesi confrontando i veleni più comuni, ma non riusciamo a capire quale sia il tipo di veleno usato, al momento. E se lo faccia dire, in una situazione del genere bisogna agire velocemente. Stiamo cercando di fare il più in fretta possibile, perché sua sorella potrebbe non farcela — finì l'infermiera, che alla fine aveva rivelato quella verità che nessuno avrebbe voluto sentirsi dire. Poi ricominciò a parlare — Sa niente di che cosa può aver assunto questa sera verso le 20.00? Era con lei? —
— No mi dispiace non saprei, io ero da tutt'altra parte — rispose Yakhya visibilmente molto più preoccupato di prima.
L'infermiera tremante, si voltò e rientrò nella stanza da dove era appena uscita.
Il signor Holmgren si avvicinò di nuovo al ragazzo che adesso non si reggeva in piedi, le gambe gli tremavano visibilmente. E non solo le gambe, ma anche le mani. Yakhya si sedette immediatamente.
— Non penso che il momento sia dei più appropriati, ma vorrei sapere se l'ipotesi della lettera fosse corretta… e se lo fosse… mi dispiace davvero… — disse Holmgren, probabilmente anche lui, come Yakhya, aveva sperato che quella lettera fosse soltanto uno stupido scherzo.
— È corretta, signore. Mia sorella è stata avvelenata — disse Yakhya con voce tremante e gli occhi sempre più lucidi.
se ti interessa la storia e vuoi continuare a leggerla, puoi trovarla su wattpad oppure su neobook
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Romanzo
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The Case of the Golden Idol PS5 gameplay 4K - prime impressioni
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Finalmente anche su PlayStation
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