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#Patrick Tuttofuoco
conformi · 10 months
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Niki de Saint Phalle, Il Giardino dei Tarocchi (Tarot Garden), Pescia Fiorentina | Capalbio, Itlay, 1979-1988 VS Patrick Tuttofuoco, Pininfarina Architecture and Maddalena d’Alfonso, MAN, Nuoro, Italy, 2023
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garadinervi · 9 months
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Patrick Tuttofuoco: Portraits, Portraits, Portraits, Edited by Nicola Ricciardi, Mousse Publishing, Milano, 2015, Special Edition [Contemporary Artists' Books]
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Texts: Barbara Casavecchia, Luca Cerizza, Michele D'Aurizio, Massimiliano Gioni, Luca Lo Pinto, Nicola Ricciardi
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sheltiechicago · 3 months
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The dawn of Patrick Tuttofuoco in Sardinia
A semi-dark room, curved aluminum walls and a large neon sun that radiates the colors of dawn. This is the interdisciplinary installation Il Resto dell'Alba , created by the artist Patrick Tuttofuoco (1974), in collaboration with Pininfarina Architettura , for the MAN in Nuoro .
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alessandro55 · 3 months
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L'albero della cuccagna
Nutrimenti dell'arte
Achille Bonito Oliva
Analisi storica Guido Guerzoni
Skira, Milano 2017, 254 pagine,brossura, 151 ill.a colori, 24x28cm, ISBN 9788857237107
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Nell’immaginario collettivo la Cuccagna rappresenta il paese dell’abbondanza e il luogo del divertimento per antonomasia.
Il gioco che da questo mito prende il nome ha alle proprie spalle una lunga tradizione e una altrettanto arcaica memoria popolare. Simbolo di gioia e prosperità – ma anche della fatica e dell’impegno indispensabili a ottenerle – questa immagine è comune a tutte le culture europee, ed è presente nelle sue diverse varianti tanto nei riti diffusi sulle sponde del Mediterraneo, quanto nelle saghe nordiche. Molteplici sono i riferimenti concettuali che conferiscono a questa icona specifica un valore d’identità condivisa, che accomuna civiltà tra loro anche distanti. L’albero della cuccagna è, dunque, identificabile come motivo iconografico capace di una funzione narrativa e interpretativa del presente globalizzato, ma anche come metafora utile a generare riflessioni sul tema dell’alimentazione e della giustizia sociale. Attraverso un innovativo progetto espositivo in progress, partito nell’ambito di EXPO 2015 e conclusosi nel 2017, Achille Bonito Oliva ha selezionato 45 artisti per realizzare opere ispirate al tema arcaico dell’albero della cuccagna, costruendo una mostra diffusa su tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, che ha coinvolto musei e fondazioni pubbliche e private. Nel libro l'installazione luminosa di Giovanni Albanese, la “camera a olio” di Per Barclay, la quercia di Gianfranco Baruchello, le opulenze contraddittorie e inquietanti di Bertozzi e Casoni, per arrivare a una varietà di punti di vista con Marzia Migliora, Goldschmied &Chiari, Alfredo Jaar, Sislej Xhafa, Patrick Tuttofuoco, Michelangelo Pistoletto, Luigi Ontani, Mimmo Paladino.
L’esperienza curatoriale ed espositiva, per molti versi straordinaria, di questa mostra è ora raccolta nel volume italiano/inglese edito da Skira che, accanto al saggio del curatore e a un’analisi storica firmata da Guido Guerzoni, documenta le 45 opere attraverso i contributi critici di professionisti del mondo della cultura contemporanea (critici, storici dell’arte, direttori di museo e curatori indipendenti) e la segnalazione delle innumerevoli collaborazioni e sponsorizzazioni – pubbliche e private – che hanno supportato artisti e musei.
Mostra 25 settembre 2015 - 10 marzo 2017 Oltre 40 sedi in Italia
23/06/24
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particellare · 8 months
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Art City 2024 # 3: Patrick Tuttofuoco, Canemorto, Marco Rigamonti – Bologna 03-02-2024
Patrick Tuttofuoco Canemorto Marco Rigamonti
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pikasus-artenews · 9 months
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IL RESTO DELL’ALBA. Pininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco
Una mostra dedicata al dialogo tra Arte e Architettura
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fashionbooksmilano · 2 years
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Dressing Ourselves
by Alessandro Guerriero
Testi di Marco Scotini, Lorenza Pignotti, Fabio Destefano, Paolo Nicolin, Riccardo Mandrini e AA.VV
Edizioni Charta, Milano 2005, 120 pagine, 164 illustrazioni a colori,  brossura, 24 x 28 cm.,  ISBN 9788881585120
euro 40,00
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Mostra Palazzo della Triennale 18 gennaio 2005-20 marzo 2005
30 architetti, designer, musicisti e artisti noti a livello internazionale hanno disegnato l'abito che meglio li rappresenta, una sorta di autoritratto sartoriale. I disegni, trasformati in una vera e propria collezione, sono indossati da sculture rappresentanti gli autori. Il libro costituisce un viaggio nella creatività contemporanea, un pianeta nel quale i linguaggi, mossi dal desiderio di sperimentarsi, si mescolano e interagiscono alla ricerca di sintesi comuni.
Among the participants were musicians Antony, the Aluminum Group, Jimi Tenor and Devendra Banhart; architects Andrea Branzi, Nathalie Du Pasquier, Johanna Grawunder, Hariri & Hariri, Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Peter Wilson and Makoto Sei Watanabe; and artists William Alsop, Meschac Gaba, Choi Jeong-Hwa, Mimmo Paladino, Gaetano Pesce, Patrick Tuttofuoco and Enrica Borghi.
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02/10/22
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s-gobetti · 5 months
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“Preparatevi a passare dei guai!” così inizia il motto del Team Rocket collettivo antagonista del anime giapponese Poketto Monsutā (1997) apparso nella televisione italiana nel 2000 con il nome di Pokémon che se non ha condizionato la cultura di tutto il mondo sicuramente l’ha fatto per chi scrive in questo momento “e dei guai molto grossi” risponde James.
Questo trio dai capelli magenta e lilla appare in tutte le puntate ripetendo sistematicamente il loro motto
proteggeremo il mondo della devastazione, uniremo tutti i popoli della nostra nazione, denunceremo i mali della verità e del amore,estenderemo il nostro potere fino alle stelle…
utilizzando dei travestimenti nel tentativo di rubare Pikachu per poter entrare nelle grazie del loro Boss Giovanni, fallendo miseramente ogni volta. Giovanni è un uomo dai capelli corti, in completo e camicia dalla doppia vita: nella penombra è il Capo del Team Rocket mentre alla luce del sole è il Capopalestra di Smeraldopoli. Insomma rappresenta a pieno titolo un uomo di successo, un collezionista il quale piano è quello di impossessarsi di tutti i Pokémon rari.
«Il Louvre è nato da un atto di aggressione. Fu attaccato nel 1972, durante la Rivoluzione francese, e da deposito di collezioni fatte con bottini di guerre feudali (una versione d’epoca dello stoccaggio in porto franco) fu trasformato in un museo di arte pubblico, probabilmente il primo al mondo, inaugurando un modello di cultura nazionale. In seguito divenne la nave ammiraglia culturale di un impero coloniale dedito a seminare cultura in altri mondi con metodi autoritari»
Hito Steyerl, Duty Free Art, L’arte nell’epoca della guerra civile planetaria, Johan & Levi Editore 2018
chissà perché per legittimarsi in un discorso si dice sempre “da sempre”, “da quando sono nat*”, come per dare più importanza alle cose che si sta dicendo, come se la coerenza fosse un valore aggiunto o come se la tradizione o l’autoctonia fossero ancora delle parole che non ricordano soltanto tristi monumenti negli angoli delle strade da dover pulire dagli escrementi dei piccioni e visitare ogni tanto quando non si va a scuola. In ogni caso da che ho memoria, quando veniva raccontata una storia c’erano i buoni e poi c’erano i cattivi e nella pausa pranzo nel giardino delle elementari con lə amichə giocavamo al Team Rocket, in breve facevamo guai, alle volte i guai erano semplici come rubare la palla a chi faceva il gioco del calcio, altre più complessi come colorare le pareti bianche dei muri bianchi con il verde del prato, insomma alla fine si risolveva tutto con una nota sul registro e tutto tornava come prima: le pareti pulite, l’erba nelle aiuole -non calpestabili- ed il gioco del calcio indisturbato che tutto sommato mi ricorda molto il motto della quarantena “ritorneremo alla normalità” ed eccoci qua, dopo tutto ciò che ci dice la storia a parlare di tradizione, storia e normalità. Ebbene ecco cosa hanno in comune queste cose le si ritrova nei musei, le pensano le persone che hanno il potere, le organizzano secondo la loro logica che spesso, per non dire sempre è autoritaria, gerarchica e cronologica. Si segue una linea dunque dritta e retta che va a finire nel giusto e che nega tutto ciò che considera sbagliato. Non c’è tempo Momo smettila di cercare Cassiopea! È una cosa seria, ne va del nostro onore. Come tutte le parole che abbiamo elencato prima le cose peggiorano quando si parla di Nazione allora li è immediato aggiungere ferrovia e guerra, insomma confine per finire in burocrazia, documenti e decoro.
«Abbiamo recitato per tanto tempo. Siamo attori consumati. Adesso possiamo cominciare a vivere. E sarà un gran bello spettacolo».
Dal manifesto del Gay Liberation Front inglese (1970)
Come si fa quindi a parlare di autonomia del linguaggio nel arte contemporanea da parte della cultura queer? Ma sopratutto può esistere una storia della cultura queer? e chi è a farla, soltanto le persone queer?
«Così abbiamo deciso di chiamarci queer. Usare “queer” è un modo di ricordarci di come veniamo percepiti dal resto del mondo. È un modo di dirci che non dobbiamo essere persone spiritose e piacevoli che devono condurre vite discrete al margine del mondo eterosessuale. Usiamo queer come uomini gay che amano lesbiche che amano essere queer. Queer, a differenza di gay, non significa maschio»
«Essere queer significa condurre vite diverse: niente a che vedere con il mainstream, il profitto, il patriottismo, il patriarcato, o l’essere assimilat*. Niente a che vedere con direttori esecutivi, privilegio ed elitarismo»
Dal Queer nation manifesto, diffuso durante la marcia del New York Gay Pride Day del (1990)
Di certo ci sono solo i dubbi e sicuramente abbiamo capito che la certezza appartiene a quella visione del mondo straight che poi è il contrario di queer. Che poi è quella mentalità per la quale si fanno le torri ed il punto di una torre è averci la più alta della città, lo so bene io che vengo da Lucca e che il signor Guinigi -per superare il limite di altezza che poi bruciava tutta la città- ci ha messo un albero sopra, adesso gli alberi li mettono sui balconi così abbiamo anche risolto il problema del verde e delle pareti che si lavano bene. Oggi non si chiamano più grattacieli ma il concetto è sempre il solito, deve stare in centro, deve occupare spazio e deve essere la più grossa e noi dobbiamo passare il nostro tempo a lavorarci dentro oppure fuori a guardarlo dicendo “che bravo”. Ma siccome poi succede che le cose non durano bisogna farle ricordare ed ecco perché sono importanti i musei, gli archivi e la storia. Un pò come nelle case quando le cose vanno a male bisogna metterle nel frigorifero perchè è poi tutto un problema di conservazione quindi poi c’è la questione del restauro, ma soprattuto del cosa ricordare.
Picasso, oh no, otra vaz tú! Oh no, otra vez Warhol! Cecilia Gimenez lo sa bene non si tocca Hecce Homo, altrimenti lo si rovina.
Dórica, dórica, jónica, jónica
Corintia, corintia, corintia, corintia
 
Historia del arte, penes con pincel
Famosos, pintaje, sin píxel, con papel
Quindi si sa che andando al contrario si finisce fuori dai binari e per niente confuse diciamo addio a confini, norma e patriarcato. È un pò come quando ti spiegano la storia del arte nella quale ti spiegano a cosa dare importanza allora è importante l’autore e che poi si finisce per entrare alla Tate e se ne esce che si è letto solo un sacco di didascalie, per non parlare che se poi si va davvero nei musei si finisce per accorgersi di cosa sono, da dove vengono le opere e chi non finisce ne nei musei, ne negli archivi e neanche nella storia. Della serie Amal Clooney sta ancora lavorando per riportare i fregi del Partenone ad Atene, in Virginia rimuovono la statua del generale Robert Lee e nelle americhe vengono abbattute le statue di Cristoforo Colombo.
Ma quindi dove si va a cercare la cultura queer se non la si può trovare nei musei? nelle istituzioni? nelle scuole -grazie provita- o negli archivi?
«Se davvero vogliamo salvare il museo, dovremmo scegliere la rovina pubblica rispetto alla redditività privata. E se non è possibile, si vede che è arrivato il momento di occupare collettivamente il museo, di svuotarlo dai debiti e di alzare le barricate del buon senso, di spegnere le luci affinché, senza alcuna possibilità di spettacolo, possa funzionare come il parlamento di un’altra sensibilità»
New York, 14 marzo 2015
Paul B. Preciado, Un appartamento su Urano. Cronache del transito, Fandango Libri, 2020
La si incontra per strada, alle volte nel letto, altre a cena? forse come ipotizza José Esteban Munoz non la si incontra mai o come consiglia Jack Halberstam bisogna fallire al momento guardando alla storia si può osservare soltanto che i tentativi di farla durare l’hanno poi ingabbiata, fissata e cristallizzata. Quindi la si trova in cose che non durano, in arti minori, non è arte da museo e non è arte Classica, nè bianca, nè occidentale. È un estetica fatta di spari, lanci, ricami. Spillette, scritte sui muri, slogan urlati. Toppe serigrafate, volantini distribuiti, pelle tatuata. Attività ludiche in locali notturni, bagni pubblici, parchi, pinete, parcheggi come case private, strade e spazi abbandonati.
«IL QUEER NON È QUI. Il queer è un’aspirazione. Detto in altre parole, non siamo ancora queer. Potremmo non raggiungere mai il queer, ma possiamo percepirlo, come la calda luce di un orizzonte infuso di possibilità. Non siamo mai stat* queer, eppure il queer esiste per noi come un’aspirazione che può essere distillata dal passato e usata per immaginare un futuro.»
José Esteban Munoz, Cruising Utopia, NERO 2022
È un gesto irripetibile come Silvia Spolato con un cartello con scritto “sono lesbica”, come Sylvia Rivera che lancia -la seconda- bottiglia molotov o la dragqueen che getta il caffè in faccia al poliziotto. Sono gesti di rottura e pratiche transfemministe di cura e mutoaiuto come quelle delle STAR (Sreet Transvestite Action Revolutionary) o delle Queen o delle Madri delle Black Ball. Sex worker, razzializzate, senza casa che per poter esprimere la propria cultura organizzavano TAZ! È un arte che non si posiziona prima del museo, non può trovare una forma perchè non può avere definizione o profilo.
«Già da prima, da sempre, l’attivismo, non solo transfemminista e queer, produce saperi “indisciplinati” che hanno lo stesso valore della produzione accademica: servono infrastrutture che se ne prendano cura dal basso e si preoccupino della loro libera circolazione, senza privatizzare (anche in senso economico) questa ricchezza comune.
[…]
Servono luoghi per organizzare collettivamente il rifiuto della “promessa di riconoscimento” sulla quale si basa tanta parte dello sfruttamento del lavoro intellettuale dentro e fuori l’accademia. Perché l’accademia, in questo senso, è solo un esempio nemmeno il più importante.
»
Fallire sempre meglio, postfazione a cura di CRAAAZI di Jack Halberstam, L’arte queer del fallimento, minimum fax 2022
È uno spazio liberato dal patriarcato, dal consumismo e dal colonialismo. È uno luogo dissedente dal sistema ciseteronormativo che può essere il palco di un locale, una casa come una pineta. Ma chissà come mai è sempre un atto considerato illegale, illecito o criminale. È uno scandalo, è perverso, è storto. Ed è uno spazio che va occupato, perchè altrimenti visti i rapporti di potere si finisce per essere sussunte, canonizzate e sfruttate perchè i processi di istituzzionalizazione riconoscono certo la legittimità ma comportano allo stesso tempo la rinuncia di autonomia nel percorso di ricerca e sfruttamento e normalizzazione per chi porta avanti le stesse lotte sociali fuori, dentro o contro le istituzioni.
Un arte dal basso che non può entrare in un museo se non che ricodificata, resa accettabile, sbiancata.
è solo dopo che vengono rese innocue al ordine stabilito che le persone queer entrano nei musei, nella moda, nelle belle arti. Non è queer aderire al sistema che l’opprime, lo impedisce e lo combatte: Sgombero di Atlantide 9 ottobre 2015 #AtlantideResiste!
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blogexperiences · 10 months
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Al MAN di Nuoro, Pininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco
«Il sole è un astro che segna il cammino verso uno sviluppo equo e sostenibile».Harald Szeemann IL RESTO DELL’ALBAPininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco a cura di Maddalena d’Alfonso MAN, Nuoro con la partecipazione di: Museo Archeologico Nazionale Giorgio Asproni di NuoroMuseo Archeologico Nazionale di Cagliari 24 novembre 2023 – 3 marzo 2024 Sullo sfondo di un anno che il MAN di…
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collezionedicose · 4 years
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Patrick Tuttofuoco
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gabbereleganza · 7 years
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JOYRIDE 
To joyride is to drive around in a stolen car with no particular goal other than the pleasure or thrill of doing so.
Joyriding was a major problem in the United Kingdom during the 1980s and accelerated in the 1990s, but has eased off since the year 2000 largely due to improved security standards on newer cars and the number of old cars with more basic security diminishing. Many surviving older cars have had modern security features fitted in order to reduce the risk of theft
In Northern Ireland, joyriding is a common crime and many people have campaigned against it. Since the 1980s a number of youth gangs have been in existence, particularly in nationalist areas of Belfast, dedicated to joyriding and other criminal activities. During The Troubles, paramilitaries such as the IRA administered to suspected joyriders extralegal punishment usually consisting of breaking their fingers or kneecaps in order to temporarily or permanently incapacitate them from operating most motor vehicles.
Collage references:
Turbo Vanish by NastyNasty
Mopped Guys by Phil Knott
Folk Archive by Jeremy Deller 
Gradient Scooter by Patrick Tuttofuoco  
Money on my Oyster by Nina Manandhar 
Kent by Frayser V.BLOCC
Extras:
You, Me and Marley by Richard Spence
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f1 · 2 years
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Its a huge emotion Artist Patrick Tuttofuoco on creating the stunning Italian Grand Prix trophy
Milan-born artist Patrick Tuttofuoco has been given a very special mission for this weekend – creating the trophy that the Italian Grand Prix victor will hold aloft on Monza’s iconic podium. And it’s a project that he tells me has been “epic”, when we speak in Pirelli’s motorhome in the Monza paddock ahead of Sunday’s race. The chance to create an original Formula 1 trophy is an exciting challenge for any artist. And when the sprightly 48-year-old Tuttofuoco was asked by the curator of Pirelli HangarBicocca – the Milan-based, Pirelli-backed non-profit foundation created to promote contemporary art – to design and make the trophy artwork, he didn’t hesitate. READ MORE: 100 years of Monza – We pick the most spectacular Italian Grands Prix from each decade of Formula 1 “I was like ‘of course!’” Tuttofuoco says, “because I'm in a way trying to push my boundaries. I'm used to staying in a museum, in a gallery... I never expected such a great visibility. “I tried to turn the art into a prize, and I accepted it like every challenge – and this is the result.” Artist Patrick Tuttofuoco created the trophy An artist he may be – but when he was coming up with concepts for the trophy, it was the world of science from which Tuttofuoco took his inspiration. “Of course, I've been inspired by many things, because this world is full of inspiration,” he says. “But the thing at the end that I decided to have in mind was the very concept of time. [In Formula 1] they play with little fractions of time and the title of this trophy – to me, it's a sculpture, basically – is Eon. It's the name of the element in which we count the ages of the Earth, so it's time that goes way beyond the measurement of human beings. READ MORE: ‘We achieved most of the targets’ – Pirelli’s Mario Isola talks 2022 successes, changes for 2023 and sustainability “So I played with the Mobius strip, which is a topological shape that has no end. It's one of the most powerful representations of the cycle of time, the repeating cycle of time, the cyclical part of time. “So there is this element going on, and then we have the element of, of course, the circular idea of time, like the snake eating itself, and there is this also this presence of the circle in the tyre – but not because the project was supported by Pirelli! The idea of the tyre, it's the very basic concept of going, of moving.” The trophy is a work of art – but inspired by science Tuttofuoco – “it means ‘All Fire’,” he proudly tells me – also eschewed the idea of using the green, white and red of Italy’s Tricolore flag in favour of something equally as scientific. “The direction in which time goes is the first law of thermodynamics, which is called the ‘Arrow of Time’,” he tells me. “So I started from the warmest colour possible, and I made a shape that was going towards the coldest. So again, it's time, it's an infinite cycle.” WATCH: Ride onboard for Leclerc's impressive pole lap at Monza Tuttofuoco is a proud Italian. Surely, I ask him, it will be an emotional moment to see his work held high by the victor of the Italian Grand Prix, on the 100th anniversary of Monza, and in the year of Pirelli’s 150th anniversary, all just a few kilometres away from where he was born? “Of course!” he says, excitement twinkling in his eyes. “It's a huge emotion! As I said, I'm a bit outside of my regular boundaries, but into a field where everything is exciting around. Then there is also the fact that this is the result of a huge effort, not only the [trophy] but the huge reality that is behind it. So that moment will be super epic! And to be part of this epic tale is amazing… Formula 1 is the best, the maximum you can have.” For more on Pirelli’s 150th anniversary, click here. And to find out more about Pirelli HangarBicocca, head to the official website. via Formula 1 News https://www.formula1.com
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megabif · 3 years
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Patrick Tuttofuoco, Luna | Park
(via Da Lambrate alla Luna -)
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lirelevin · 7 years
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patricionuno · 6 years
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Tomorrow! SUV organized by Tine Günther, Marian Luft, Ronny Szillo in cooperation with BSMNT Future Suburban Contemporary, Copenhagen PANE project, Milan Bikini Space, Basel Konstanet, Tallinn Galerie A.M. 180, Prague Die Walz, Frankfurt/London plus SPECIAL GUEST 13-15 July 2018 Werkschauhalle Leipzig StickerSUV by PANE project Soundtrack by Go Dugong Stickers installations and documentation suggestions by Marian Luft Stickers by Iain Ball, Maya Ben David, Monia Ben Hamouda, Vitaly Bezpalov, Bob Bicknell-Knight, Michael Boelt Fischer, Jakub Choma, Nicole Colombo, Francisco Cordero-Oceguera, Adam Cruces, Barbora Fastrová, Dorota Gawęda and Eglė Kulbokaitė, Uffe Isolotto, Ittah Yoda, Dani Jakob, Botond Keresztesi, Alice Khalilova, Nile Koetting, Michele Gabriele, Lucia Leuci, Deborah Ligorio, Marian Luft, Maja Malou Lyse, Alejandra Muñoz, Carlos Noronha Feio, Rolf Nowotny, Jaakko Pallasvuo, Nuno Patrício, Peggy Pehl, Nicolas Pelzer, Frederick Powell, Giulia Ratti, Giulio Scalisi, Namsal Siedlecki, Nanna Starck, Ronny Szillo, Patrick Tuttofuoco, Reis Valdrez, Maurizio Vicerè, Bruno Zhu
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barbarapicci · 4 years
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Endless sunset, the new #installation by #PatrickTuttofuoco in #Peccioli, Italy @patricktuttofuoco Photo by @franksyphotos Info & gallery at: https://barbarapicci.com/2021/03/12/patrick-tuttofuoco-peccioli/ #EndlessSunset #artinstallation #arte #art #cultureisfreedom #artisfreedom #curiositykilledtheblogger #artblogging #photooftheday #artaddict #artistsoninstagram #amazing #artwork #instacool #instaart #followart #artlover #contemporaryart #artecontemporanea #artmuseum #artcurator #artwatchers #artcollectors #artdealer #arthistory https://www.instagram.com/p/CMVZdxZAQLd/?igshid=1dcnturdr7h14
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