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#albero della cuccagna
alessandro55 · 3 months
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L'albero della cuccagna
Nutrimenti dell'arte
Achille Bonito Oliva
Analisi storica Guido Guerzoni
Skira, Milano 2017, 254 pagine,brossura, 151 ill.a colori, 24x28cm, ISBN 9788857237107
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Nell’immaginario collettivo la Cuccagna rappresenta il paese dell’abbondanza e il luogo del divertimento per antonomasia.
Il gioco che da questo mito prende il nome ha alle proprie spalle una lunga tradizione e una altrettanto arcaica memoria popolare. Simbolo di gioia e prosperità – ma anche della fatica e dell’impegno indispensabili a ottenerle – questa immagine è comune a tutte le culture europee, ed è presente nelle sue diverse varianti tanto nei riti diffusi sulle sponde del Mediterraneo, quanto nelle saghe nordiche. Molteplici sono i riferimenti concettuali che conferiscono a questa icona specifica un valore d’identità condivisa, che accomuna civiltà tra loro anche distanti. L’albero della cuccagna è, dunque, identificabile come motivo iconografico capace di una funzione narrativa e interpretativa del presente globalizzato, ma anche come metafora utile a generare riflessioni sul tema dell’alimentazione e della giustizia sociale. Attraverso un innovativo progetto espositivo in progress, partito nell’ambito di EXPO 2015 e conclusosi nel 2017, Achille Bonito Oliva ha selezionato 45 artisti per realizzare opere ispirate al tema arcaico dell’albero della cuccagna, costruendo una mostra diffusa su tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, che ha coinvolto musei e fondazioni pubbliche e private. Nel libro l'installazione luminosa di Giovanni Albanese, la “camera a olio” di Per Barclay, la quercia di Gianfranco Baruchello, le opulenze contraddittorie e inquietanti di Bertozzi e Casoni, per arrivare a una varietà di punti di vista con Marzia Migliora, Goldschmied &Chiari, Alfredo Jaar, Sislej Xhafa, Patrick Tuttofuoco, Michelangelo Pistoletto, Luigi Ontani, Mimmo Paladino.
L’esperienza curatoriale ed espositiva, per molti versi straordinaria, di questa mostra è ora raccolta nel volume italiano/inglese edito da Skira che, accanto al saggio del curatore e a un’analisi storica firmata da Guido Guerzoni, documenta le 45 opere attraverso i contributi critici di professionisti del mondo della cultura contemporanea (critici, storici dell’arte, direttori di museo e curatori indipendenti) e la segnalazione delle innumerevoli collaborazioni e sponsorizzazioni – pubbliche e private – che hanno supportato artisti e musei.
Mostra 25 settembre 2015 - 10 marzo 2017 Oltre 40 sedi in Italia
23/06/24
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thebeautycove · 4 years
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EX NIHILO PARIS - HONORÉ DELIGHTS - Les Interdites Collection - Eau de Parfum - Novità 2021
Se la vita è come una scatola di cioccolatini e non sai mai quello che ti capita, allora la fragranza è l'intero albero della cuccagna... Per tutta la dolcezza che ci sta mancando, per quel languore di abbracci che ancora avvertiamo, è tempo di "glassare" pelle e sensi con le prelibatezze olfattive più ghiotte. Certi aromi sono frutti proibiti, premi da conquistare con audacia e lentezza, racconti affabulanti di territori dove il piacere sboccia spontaneo, viaggi avventurosi che conducono nel soffice girone dei gaudenti. Il premio è la perdizione, sempre, senza alcun rimpianto.   E' imprevedibilmente squisita, armoniosamente invitante e seducente nella sua raffinata delicatezza gourmand, la nuova creazione Honoré Delights di Ex Nihilo, ultimo ingresso nella collezione Les Interdites. 
Attingendo alla cultura e alle tradizioni della pasticceria francese e al suo dolce epitome, Nathalie Gracia-Cetto offre la sua personalissima versione della Saint Honoré. Per Honoré Delights, il dolce viene scomposto attraverso una succulenta escalation di note gratificanti. Accordi che lusingano olfatto e gusto si alternano, strati di cremose mousse e cialde friabili, consistenze morbide e croccanti si sfiorano e mescolano, rilasciando un compiacimento olfattivo sottile e inarrestabile. C'è magia in questa ricetta che elenca, essenza dorata di bergamotto e neroli, calore sensuale del fiore d'arancio, nostalgia in polvere di iris e, per rendere l'esperienza memorabile, il concentrato di voluttuoso fascino con sandalo, cedro e muschi. Un gourmand che ammicca al futuro, delicatamente confettoso e poudré, tenero e capriccioso, malizioso e innocente. Un po' Lolita e un po' Amelie. Per bon vivants esigenti. Per me l'eccellenza nella soddisfazione. Creata da Nathalie Gracia-Cetto. Nel formato Eau e Parfum 50 e 100 ml. Nelle profumerie concessionarie esclusive, nelle Boutique Campomarzio70 e online
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If life is a chocolate box and you never know what you’re gonna get... then scent is the whole ‘cuccagna’ tree. Pour an extra dose of sweetness on my skin and get lost in the fluffy circle of bon vivants. With no no no regrets. Unpredictably greedy and utterly captivating in its gourmand confetti nuance, the new olfactory creation by Ex Nihilo, latest addition to Les Interdites collection, is crushy addictive. Drawing on Parisian pâtisserie culture and its epitome cake, Nathalie Gracia-Cetto creates a truly personal destructured version of Saint Honoré. Honoré Delights is a rewarding escalation of deliciousness, mouth-watering notes alternate, tasty layers of creamy mousse and crumbly wafers, soft and crunchy textures mingle and promise the blast of endless olfactory pleasure. So the recipe lists: golden sprinkles of bergamot and neroli, flare of orange blossom, nostalgic tinge of iris and, to make the experience memorable, the mesmeric enjoyment concentrate featuring sandalwood and musks. A powdery gourmand for demanding gourmets. To me the excellence in satysfaction.
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malelieve · 2 years
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Il palo a mare. La mattina del 15 Agosto si organizza un gioco tradizionale per Marina di Ragusa: il ”Palo a Mare”. Il “palo” è una sorta di albero della cuccagna che, fuoriuscendo dalla prua di un peschereccio, viene posto orizzontalmente a circa 3 metri di altezza dall'acqua. La bravura dei partecipanti sta nel raggiungere, evitando scivoloni in mare, l'estremità dell’albero di legno dove viene collocata una bandierina. Il primo che riesce a prendere la bandierina vince. Questo gioco si svolge al largo della spiaggia denominata "La Dogana" (o "i varcuzze" per gli autoctoni), mentre gli spettatori si godono lo spettacolo non solo dalla spiaggia ma anche dalle barche in mare o da galleggianti che circondano il peschereccio. #paloamare #tradizionichenonmuoionomai #marinadiragusa #estate2022 #sicilia #siemprecassuttasiemo #tuttalabellezzadelmondo (presso Marina di Ragusa) https://www.instagram.com/p/ChSiRNis5jFfM6pRB6ZrSSGLFql8sKNVCvx_Os0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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rei-the-head-shaker · 2 years
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" Guia viene con noi a bere ogni giorno: nel gruppo whatsapp che abbiamo con la mia ragazza e i nostri amici è spesso lei a scrivere - chi viene al Reeeed? - ed è quella che beve più di tutti. Cinque, sei vodka redbull, prosciugati velocemente dalle cannucce colorate, uno via l'altro, senza scomporsi, per poi di botto iniziare a urlare non rendendosi conto di farlo o ad arrampicarsi sui pali della segnaletica tipo albero della cuccagna incrociando gambe e braccia, baby orango in pelliccia rosa, coi tacchi Balenciaga e la Gucci mollata sull'asfalto. "
_[manifesto] "Secondo lavoro" di Jonathan Bazzi
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terrasinando · 4 years
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Terrasini - Albero della Cuccagna in Piazza qualche annetto fa...#terrasinando #terrasini https://www.instagram.com/p/CEBivwhI9IJ/?igshid=15rr9ngey0drl
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longodorni · 8 years
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Al Castello delle Sorprese protagonista la fantasia che crea e trasforma
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“Un format dedicato ai bambini per insegnare agli adulti la bellezza e la forza creativa dell’immaginario”: ho pensato di definire così la nuova installazione-spettacolo “La Foresta incantata” ideata per la prossima edizione del Castello delle Sorprese, il grande evento di Primavera in programma a Pasquetta e il 23-25-30 Aprile, 1 - 7 maggio 2017 al Castello Consortile di Buronzo (Vercelli). 
Da tra anni ormai il Castello delle Sorprese è diventato il luogo della sperimentazione di nuove forme e linguaggi e anche un momento di lettura delle tendenze della contemporaneità, in un settore, quale quello degli eventi, dello spettacolo per famiglie e dell’edutainment, che presenta un panorama molto vasto e variegato e - purtroppo - non sempre di qualità.
In questo senso il Castello delle Sorprese - in appena tre edizioni - sta diventando un punto di riferimento, non solo perché richiama migliaia di visitatori da tutto il Nord Italia, ma anche perché ogni anno cerca di presentare e far conoscere nuove (o antiche) forme di spettacolo con un attento lavoro di ricerca e selezione di artisti e proposte. 
Un format dedicato ai bambini per insegnare agli adulti: il desiderio di conoscere, la capacità di stupirsi, di immaginare, di fantasticare... appartiene non solo ai bambini (ai quali spesso la “releghiamo”), ma è una delle qualità innate dell’uomo e costituisce l’essenza stessa dell’arte che è sempre “innovazione”. 
Con questo nuovo format ci proponiamo di superare la frattura tra pensiero ed immaginazione perchè - come diceva Munari - “il pensiero pensa e l’immaginazione vede”. 
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Con la creatività e l’arte la fantasia si fa concreta: nel nuovo format presenteremo nella prima stanza delle installazioni artistiche come Foresta Blu e la Giostra di Ariel di Dario Moretti - con le quali il pubblico può interagire ed iniziare un viaggio di scoperta che non può che partire dal ribaltamento della realtà quotidiana rappresentato dalla foresta, un luogo-simbolo sia per le fiabe che per la “cultura alta”, distinzione superata.
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Esiste infatti un “continuum” tra mito, leggenda, cultura popolare, letteratura, drammaturgia, cinema..che unisce Mago Merlino ad Albus Silente della saga di Harry Potter: nella seconda stanza presenteremo i maghi, protagonisti di questo trasformismo.
La multimedialità sarà una modalità di racconto di questo viaggio, ma non quella prevalente: a differenza della precedente edizione ci concentreremo soprattutto sulla dimensione attoriale, con la partecipazione di una decina di attori, sulle installazioni artistiche - anche realizzate allo scopo - come gli “animali fantastici” che verranno interpretati da Dario Cestaro, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e sul “musical” dei family show, con gli attori di All Crazy per la regia di Michele Visone, perchè pensiamo che l’arte, il racconto, lo spettacolo debbano essere anche un momento di festa e di gioia, da vivere insieme.
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Nella terza stanza Doroty, la protagonista del Mago di Oz, interpreterà una delle canzoni più belle di sempre, “Over the rainbow”, perchè da qualche parte oltre l’arcobaleno  “i sogni che osi sognare, diventano realtà per davvero”.
Questo messaggio della “Foresta incantata” rappresenta l’elemento di maggiore continuità con l’edizione precedente del Castello delle Sorprese (”Se ci credi c’è”) - invitando lo spettatore a compiere un percorso di conoscenza di se stesso e anche di concretezza, perchè, come diceva Calvino “la fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane”
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Una concretezza che si tradurrà nello sforzo di realizzare all’interno del Castello - nella quarta ed ultima stanza del format -  una riproduzione del salone del ballo di Belle e la Bestia, di cui è in programmazione proprio in questi giorni il nuovo film Disney: il film  è una modalità di visualizzazione a cui tenteremo di dare, appunto, concretezza e socialità, partendo dalla fantasia.
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Dalla foresta è sbocciata una rosa.
La Foresta incantata (prenotazioni on line su www.castellodellesorprese.it/prenota  ) è al centro di un percorso di riscoperta della fantasia che crea e trasforma che in occasione del Castello delle sorprese verrà declinato in altri momenti, come gli Artisti della Fantasia, il cantastorie, i giochi di una volta (con anche lo spettacolare Albero della Cuccagna). Per il programma completo visitare il sito www.castellodellesorprese.it
Disegni e video grafica di Michele Scaciga per Lem s.r.l. 
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forextutor-blog · 7 years
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Future FTSE MIB, come tetto il cielo?
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Investing.com – Il contratto Future FTSE MIB con scadenza a giugno 2017 chiude oggi a 21.290 punti, in guadagno del +0.64 %.
Al momento si collocano in terreno positivo 24 titoli su 40, con un range di variazione che va dal migliore (Banco BPM (MI:PMII)) con un guadagno del +6.16%, al peggiore (Prysmian (MI:PRY)), che cede del -2.83%.
Analisi: anche oggi i movimenti che hanno interessato il Future FTSE MIB sono risultati rialzisti, seppur contenuti in un modesto range totale. Nel brevissimo l’unica reale evidenza è un range trading compreso fra i valori di 21000 (minimo) e 21370 (max), con tendenza ancora rialzista di fondo. La base di partenza dell’ultimo impulso up, è posta ora a 20.250 punti, valore che costituisce, in questo momento anche il primo concreto valore di supporto. In senso rialzista, invece, una violazione del massimo precedente, aprirebbe la strada verso facili estensioni verso 21500/ 22000 punti e oltre. Il momento attuale si mostra ampiamente e costantemente favorevole ad una estensione dei guadagni delle quotazioni azionarie in generale. Le diverse iniziative varate a favore e salvataggio del sistema bancario oltre che quelle di supporto alle aziende (vedi PIR -piani individuali di risparmio da effettuare nell’azionario – a tassazione zero con vincolo a 5 anni), seppur risultino di valido supporto più ai movimenti finanziari che all’economia reale, stanno comunque ben funzionando, convogliando importanti risorse verso le maggiori imprese del Paese, e verso il sistema bancario nel suo insieme. Un vero e proprio nuovo albero della cuccagna messo a disposizione delle banche che raccoglieranno e gestiranno queste importanti risorse, ricavandone anche ottime entrate, toccasana per i loro traballanti bilanci. L’impostazione al rialzo appare quindi molto solida, seppur in palese contrasto alla situazione dell’economia reale, la quale ancora stenta a ripartire. Nonostante ci si trovi su quotazioni di evidente resistenza tecnica di medio periodo e i fondamentali dell’economia non supportino appieno questa tendenza, il trend in atto appare obiettivamente molto impostato. L’interrogativo che rimane aperto è quindi relativo alla effettiva possibilità della continuazione e per quanto tempo, dell’attuale setup, in evidente divergenza rispetto all’economia reale. Non rimane da far altro che attendere le prossime sedute per valutare quali siano le reali intenzioni del mercato, adattandosi sempre, come trader, alle tendenze del mercato. Per ora godiamoci il fine settimana. Buonasera. Francesco Lamanna.
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Future FTSE MIB, grafico su tf a 15 minuti
Chi gradisce questa analisi di fine giornata che viene qui regolarmente pubblicata, è gentilmente invitato a cliccare sul tasto “segui”, manifestando, in tal modo, il suo gradimento.
Posizioni & operazioni del 2017:
Operazioni di trading in corso: short da 18.135 punti del 7 dicembre 2016 (CFDs) Operazioni di trading aperte oggi: nessuna Operazioni di trading chiuse oggi: nessuna Ordini pendenti in attesa d’esecuzione: Ordine di vendita a livello molto superiore all’attuale (medio medio-lungo periodo); vedi segnali gratuiti Vedaforex®.
Gli indici migliori del FTSE MIB, alle 17.50, oggi sono: FTSE Italia Telecomunicazioni (+2.10%) FTSE Italia Viaggi e Tempo Libero (+1.87%) FTSE Italia Salute (+1.65%)
Gli indici peggiori invece sono:
FTSE Italia Edilizia (-1.63%) FTSE Italia Materie Prime (-1.23%) FTSE Italia Chimica e Materie Prime (-1.23%)
La sessione odierna ha visto scambiare sino alle ore 17.40, n° 778.625.419 azioni per un controvalore pari a 2.939.785.873 Euro; i contratti conclusi sono stati 312.973 e le azioni in negoziazione sono state 367, delle quali 196 hanno chiuso in rialzo e 159 in ribasso; 12 sono quelle rimaste invariate.
I titoli oggi più scambiati in capitale sono stati:
Unicredit (MI:CRDI) : Volume di scambio di 31.8M di titoli, per un controvalore di 540M di euro
Intesa (MI:ISP) : Volume di scambio di 118M di titoli, per un controvalore di 335M di euro
Banco Bpm (MI:BAMI) : Volume di scambio di 74M di titoli, per un controvalore di 207M di euro
I titoli migliori sull’indice milanese sono in chiusura:
Banco Bpm (MI:BAMI) quotato 2.792 (+6.16%)
Unipol (MI:UNPI) quotato 4.220 (+2.63%)
Recordati (MI:RECI) quotato 36.49 (+2.53%)
Fra i peggiori troviamo oggi:
Prysmian (MI:PRY) quotato 25.07 (-2.83%)
Buzzi Unicem (MI:BZU) quotato 24.10 (-2.07%)
Tenaris (MI:TENR) quotato 14.23 (-1.25%)
I rendimenti dei BTP italiani sono stati oggi del +2.29% sulla scadenza a 10 anni, del +0.99% su quella a 5 anni e del -0.01% su quella a 2 anni.
Positive, le altre maggiori piazze europee con gli Indici di: Amsterdam AEX che sale del +0.09%, Parigi CAC 40 che chiude in miglioramento del +0.41%, Francoforte DAX, che sale del +0.47%, Londra FTSE 100 che è in salita del +0.66%, Madrid IBEX positiva del +0.33% e Zurigo SMI in guadagno del +0.65%.
Su base giornaliera, oggi il cross EUR/USD, ha assunto un andamento rialzista (+0.50% al momento della scrittura), il cambio ha raggiunto un massimo a 1.0918 ed un minimo a 1.0856; la coppia scambia ora a 1.0918.
Future FTSE MIB, come tetto il cielo? Future FTSE MIB, come tetto il cielo? http://it.investing.com/rss/market_overview.rss $inline_image
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pangeanews · 5 years
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“Mio nonno, l’alpino Gionson, fumava, beveva e adorava il formaggio. Ho percorso l’Altopiano di Asiago in suo onore”. Ovvero: ecco cosa significa “Made in Malga”, il festival del latte trasformato
L’Asiago ha gli occhi. Cioè: ci vede. Vede chi lo tocca, chi lo taglia, e anche come viene mangiato. Ha un cuore, il formaggio dell’Altopiano: basta domandarlo agli abitanti dei Sette Comuni. “Certo” risponderanno. Perché se un prodotto deriva dalla natura, ha inevitabilmente un’anima. E anche un cuore, e tanti occhi. Gli occhi dell’Asiago sono dentro la forma. Tanti, piccolissimi occhi furbi, che osservano. Esiste anche l’Asiago cieco, ovviamente. Quando lo pressano, perde la vista e si presenta compatto, morbido. L’occhiatura dell’Asiago si forma quando inizia a essere grandino e non più un bòcia. L’Asiago, nonostante le apparenze, ha la sua età, anche se portata a tavola divinamente. Già verso l’anno 1.000 – testimonianze credibili viste le facce – l’Altopiano era famoso perché pascolavano le pecore, che davano la lana per fare i maglioni e anche il latte. Si chiamava “Pegorin” il formaggio, ed era di natura ovina. Nel Cinquecento, quindi 500 anni fa, le pecore cedettero il passo alle mucche. Ma ad Asiago il tempo è lento a scorrere, e ancora oggi il formaggio d’allevo, stagionato, piccante a seconda della lavorazione e della maturazione, viene ancora chiamato “Pegorin” dai malgari, che nel dialetto portano il segno di una memoria affondata nel passato, rievocando gusti e tradizioni ormai abbandonate.
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Asiago, senza la “elle”, ha l’odore di vacca. Lo avverti in maniera nitida passando per le vie del centro. Non sempre ovviamente ma in questi giorni sì: per due weekend – il primo e il secondo di settembre – è in programma “Made in Malga”, un festival del latte trasformato. Le date non sono casuali: è il periodo della transumanza, l’addio dei malgari ai loro pascoli d’altura. Tornano a valle, spesso in pianura, perché a 1.001 metri sul livello del mare (Asiago), a settembre, l’estate è già finita e inizia il freddo, la brina mattutina, il vento dell’autunno. Quello bello, quello che porta ricordi, sciarpe di lana, pantaloni più lunghi e la candela dal naso.
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Mio nonno adorava il formaggio. Se ne è andato a 85 anni, l’alpino Gionson, dieci anni fa, a settembre. Fumava e beveva, e se ne fregava dell’alimentazione dissociata: ogni alimento, meglio se mescolato ad altri, lo assimilava senza fare una piega. Il Gionson aveva la sua scala dei formaggi, a tavola. Piccoli tochi, non grandi. Il coltello affondava nel formaggio in maniera verticale, senza muoversi come sega: il formaggio va tagliato, non segato. Non è un albero: è un derivato del latte. E va rispettato. Ci vuole polso, fermezza, e una traiettoria che è costante fino quando la lama incontra la crosta e fa una lieve curva. L’Asiago – credo che sulla sua tavola non sia mai stato ospitato un formaggio diverso – ha le sue gradazioni, e si fa accompagnare dal pane. Bocconi misurati, lenti. Le papille gustative lavorano e dopo aver inghiottito la sclesa, il responso. Che non è mai immediato: il Gionson – ma in fondo tutti gli alpini – meditano, etichettano, classificano, paragonano. E dopo aver passato in rassegna i retrogusti di tutte le forme di Asiago mangiato dalla nascita, parlano. Danno un voto, in numeri. “Sìe meno”, nel loro linguaggio, è una bocciatura. Un Asiago da “sei meno” lo dai ai turisti, non a loro. Lo sanno in paese, nei negozi degli alimentari: se entra un alpino, mai darghe na ciavada. Per il Gionson “sei meno” era una grave insufficienza, che colpiva le vacche al pascolo, i malgari e chi gli aveva venduto il formaggio. Ancora peggio quando, da un’analisi fatta con lo sguardo sul colore dell’Asiago, intuiva il sapore: “I ghe ga cavà so mare e anca so pare”. Era il peggior rimprovero che potesse subire un pezzo di Asiago: Asiago orfano di genitori, verrebbe da tradurre in italiano. In realtà, in dialetto, le sfumature sono molteplici: è un giudizio che supera le qualità organolettiche del cibo. È una sentenza che non può ricorrere in appello. Senza papà né mamma, il formaggio era destinato a non avere futuro. Nemmeno in pancia. L’alpino, davanti al formaggio, diventa un oracolo: dal suo responso si può decidere la sorte di una mucca, l’andamento della passeggiata della domenica, l’unità familiare, la riuscita di un matrimonio.
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Rispetto, formazione, pensieri e parole. Ho aspettato due corsi formaggeschi prima di decidere di andare a “Made in Malga” ad Asiago: “Slow Food Master of Food: Formaggio” e il corso ONAF di primo livello, finito con l’attestato di “Assaggiatore” e l’iscrizione nell’Albo nazionale. Avere le spalle larghe e un minimo di esperienza è il primo passo per affrontare, in maniera consapevole e attenta, il colto girone dantesco dei prodotti d’alpeggio.
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“Made in Malga” è un pre-testo che sposa il testo, lo allunga per essere più convincente: il nocciolo è una camminata in montagna, guadagnare Cima della Caldiera (2.124 metri sul livello del mare) per ricordare il nonno materno.
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“Formaggio uguale colesterolo quindi veleno per il sangue e le vene?”. Una stronzata. Se passi dal letto alla sedia forse sì, se non sei abituato forse sì, se se e se. Poi però leggi i dati sui tumori provocati dalla ciccia fatta alla brace e in altri modi – “Una porzione giornaliera di carne rossa aumenta il rischio di neoplasia del colon‐retto del 21%” riporta il sito dell’Istituto Oncologico Romagnolo – e quindi capisci che ti cibi di aria (che non è del tutto sana nemmeno lei, tra polveri sottili e quello che ci sta intorno) oppure stai attento a quello che porti in tavola senza demonizzare i derivati del latte. La Sardegna, patria di ultracentenari, propone pecorini strepitosi: che sia lì dentro, in quelle caciotte, l’elisir di lunga vita?
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Vallo a dire ai boscaioli che basta una barretta energetica al giorno o forse due. Se sono educati non ti rispondono, se non sono in giornata tirano giù quattro porchi. Meglio un panino con il formaggio, se poi c’è da aggiungere una fetta di salame o di mortadella di certo non si tirano indietro. Anzi. Poi mettici un prosecchino e siamo a posto.
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“Made in Malga” è come un mercato, ma a tema laboratori: degustazioni, escursioni e eventi dedicati ai prodotti di montagna. Una cuccagna, il regno di chi innalza il cacio sull’altare del gusto e dei sapori. Una manifestazione estrema per chi ha gamba (belle le proposte delle scampagnate e piedi o in e-bike, percorsi da chilometri e chilometri tra saliscendi, prati verde, stalle e boàsse), uno stomaco forte e una buona dose di curiosità. Mai fermarsi alle apparenze: quello che è brutto agli occhi potrebbe non esserlo per la bocca. Prendete il casu fràzigu o casu martzu, il pecorino sardo colonizzato dalle larve della mosca del formaggio: è una prelibatezza anche se a una prima occhiata l’istinto è quello di allontanarlo o cestinarlo. Al palato risulta cremoso, saporitissimo e leggermente piccante.
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Per andare a Cima Caldiera devi prendere la strada che da Asiago porta verso Gallio e poi salire verso Melette. Il cielo è coperto anche se non ha freddo: è abituato a queste temperature e di certo non si spaventa per i primi venti settembrini. Si supera Campomulo e Campomuletto e si seguono le indicazioni per il Monte Ortigara. La Giulietta – non esattamente la migliore Alfa Romeo per percorrere le strade di montagna – se la cava egregiamente: le ho insegnato che deve diventare montanara anche lei e “zigzaga” tra i sassi e le buche delle strade bianche con buona abilità (è pur sempre un’auto sportiva). Ai lati della carreggiata ancora le cicatrici dell’uragano che si è abbattuto sull’Altopiano a ottobre 2018: pini abbattuti, zolle di terra divelte, macchie marroni in un tappeto di verde cristallino. Parcheggiamo a piazzale Lozze (1.771 metri sul livello del mare). Da Gallio si raggiunge in auto in circa 40 minuti di guida prudente. I cartelli sono chiari: seguire il sentiero numero 840 del CAI in direzione Chiesetta del Lozze. La strada forestale transita all’interno di un bosco misto di abeti, larici e di pino mugo. I primi passi, i miei e di Laura, sono cauti: dobbiamo ancora scaldarci e tirare immediatamente a freddo significa fare poca strada. Piove e fa freddo, o meglio: è umido. Dieci gradi, pioggia sottile e battente che non cede di un passo. Si sale lungo il sentiero CAI, dapprima su un terreno misto terra, aghi di pino e sassi, poi solo sassi. Il cartello spiega che ci vogliono circa un’ora e 20 per raggiungere il Caldiera, in realtà ce ne vogliono 20 in più perché lungo il tragitto ci si ferma ad ammirare le grotte, gli alberi, gli squarci panoramici. Arriviamo in cima non dopo aver raccolto le ultime pigne di pino-mugo per fare il mugòlio o per insaporire il miele: diventa balsamico, ottimo per respirare meglio in inverno quando si è congestionati. Il Caldiera è avvolto dalle nubi basse, pranziamo davanti a una grotta per ripararci dalla pioggia, poi la discesa, circa 50 minuti. Una scritta attira la mia attenzione: è stata posta su un sasso e recita così: “Alta via degli Altipiani”, via per pochi impavidi, per persone coraggiose che preferiscono il silenzio al caos.
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“Made in Malga” è bello ma le aspettative erano superiori. Piove ad Asiago, ma a intermittenza. Le bancarelle sono disposte lungo il corso e in piazza Carli. Prezzi altini, ma lo sapevo: chi prende i formaggi paga chi lavora, il noleggio dell’area, il percorso fatto da chi espone e il loro pernottamento. Un Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna “supermegariserva” (96 mesi, da degustazione) è a quasi 70 euro al kg, un Vezzena stravecchio del 2012 a 100 euro. Opto per un capra mezzano, davvero ottimo – si degusta sempre prima di un acquisto – e un Bitto DOP, formaggio grasso a pasta cotta e semidura (38 euro al kg) mentre evito quelli del Sud Italia anche se un pecorino sardo che mi viene offerto ha una piccantezza (dovuta alla cagliata di ovicaprini, credo) davvero robusta e interessante. Molti gli assaggi, meno gli acquisti. Ma è il primo fine settimana della manifestazione, e il tempo di certo non invita a prendere la macchina e salire sull’Altopiano.
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“I me ciava sul vin ma no sul formaio” diceva mio nonno materno. Che la terra ti sia lieve, Gionson, come tu sei stati per lei: l’hai rispettata attraverso l’ascolto.
Alessandro Carli
L'articolo “Mio nonno, l’alpino Gionson, fumava, beveva e adorava il formaggio. Ho percorso l’Altopiano di Asiago in suo onore”. Ovvero: ecco cosa significa “Made in Malga”, il festival del latte trasformato proviene da Pangea.
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edicolaelbana · 6 years
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La Lega ti lega
La lega è un partito serio, mica quell'altri, o provate a dire di no, strafatto di fatti e non di parole, che se le portano via i Social e Topogigi di Miao miao, quindi i suoi elettori possono stare sereni per i prossimi 80 anni e pure io che non l'avevo votato. La differenza nella politica non sono le chiacchiere, ma l'esempio della concretezza appunto, spalmare un debito (derivato da una truffarella, ma è un dettaglio) in 82 anni ora è possibile, è finalmente realtà. Non ho dubbi che il partito integerrimo e amante dell'ordine varerà a breve un decreto per spalmare come la Nutella tutti i debiti erariali, rendendo più dolce il pagamento fino alla fine del secolo. Non sarà un condono, ma un atto di giustizia ed equità, lo hanno fatto loro, giusto lo possa fare tutto il popolo italiano, da Aosta a Lampedusa, tutti uniti in coro "ottanta, Ottanta voglia di le...ga". Sospinti a furor di popolo gli stati maggiori leghisti faranno di più, in redazione giunge notizia da fonti parecchio discrete (due belle potte militanti bergamasche) che Il green dolphin padalbano Marco Landi stia elaborando una proposta di mutui ottantennali da portare in successione anche su più generazioni e la possibilità di applicarla a quelli in essere. Hai capito Regini col ciuffo? E te lo spettinano fino alla pensione, lavora vai. Il debito posticipato di ottant'anni è una genialità. Nessun statista era arrivato così in alto: padri che indebiteranno i prossimi rami dell'albero genealogico, perché i nipoti mica è corretto che ereditino solo case, soldi e tutte cose. Altro che albero della cuccagna, un bell'albero di chiodi, che temprano il carattere già in fasce e portano auguri di salute da parte dei creditori e dei successori dei creditori. Bentistà miscredente del verde padano ora per ottant'anni almeno sarai legato alla Lega... Più di un matrimonio... di sicuro.
Il Sig. Bentistà
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pionchan-blog-blog · 6 years
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Albero della cuccagna.
Lo vidi in televisione, quando ero bambina e mi emozionò molto. Era un film religioso “credo l’abbiamo trasmesso nel contesto di Natale o forse Pasqua). C’è una festa in paese, un ragazzo e una ragazza giovanissimi, s’incamminano verso la piazza. La ragazza è attratta da qualcosa che sta in cima all’albero della cuccagna, lui (credo sia innamorato di lei) sale senza indugi per accontentarla.…
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giuseppetripodi · 6 years
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Albero della cuccagna . . . Visit my pages MyStreetPhoto -> @giuseppetripodi_street MyLandscape -> @giuseppetripodi_ph MyPortrait -> @giuseppetripodi.ph MyBlog - www.giuseppetripodi.it . Grazie per la visualizzazione! Thanks for viewing! Gracias por ver! . . . #biancoenero #traditions #streetphotography #tradizionipopolari #calabria #blackandwhite #bnw #bnwphotography #bn #bnwmood #traditional #streetlife #streetart_daily #street_vision #street #street_photo_club #street_photography #instagram #instagramitalia #photooftheday #picoftheday #instadaily (presso Gioia Tauro)
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chiunque-qualunque · 6 years
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La paura di emigrare dei (non più) giovani
Vivendo da molto vicino la questione, posso dire che è vero e spesso è paura. Siamo stati cresciuti a botta di insulti e scoraggiamento da parte dei nostri "padri", istituzionali o meno. È innegabile che su molti questo stile educativo abbia fatto effetto. La cosa divertente è che tutta quella spocchia viene dalla generazione dei baby pensionati e dei posti di lavoro regalati per voti. Buffo, molto buffo. Dall'altro lato sì, se fosse davvero necessario si sarebbe costretti gioco forza ad andare via, ma non vedo come questa condizione sia auspicabile da alcuni, come se fosse un "progresso" essere costretti a emigrare (e non una libera scelta). Detto ciò ho anche moltissimi amici in giro per il mondo a lavorare... nell'incertezza perenne di essere scaraventati via da un momento all'altro (Brexit etc...), tra l'altro al momento mi trovo io stesso a Londra. Molti ritornano anche perché qui la qualità della vita (anche a livello sociale) sotto un certo reddito è pessima e fa rimpiangere di brutto lo stivale. Alla fine i fancazzisti hanno sì il mio disprezzo, ma qui il discorso è di matrice socio/antropologica ed è impossibile trattarlo col rasoio di Occam, si finisce per semplificare troppo. Un sacco di coetanei sono stati anche cresciuti (dalla generazione dei baby pensionati, è bene ribadirlo) con l'idea che l'università sia sinonimo di ufficio del collocamento. Allora passano almeno 6 o 7 anni di vita a farsi il 3+2 (che spesso non volevano fare) credendo di trovare almeno lavoro. Arrivati ai 27 si scontrano con la realtà, arrivati a 30 si deprimono, stancano, senza soldi per farsi una vita con il/la compagno/a e si chiudono nell'agonia di un mondo che gli è stato presentato in un modo quando erano bambini e si è rivelato tutt'altro: un baratro travestito da albero della cuccagna.
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Nuovo evento pubblicato http://eventicatanzaro.it/event/parco-nazionale-della-sila-festa-della-pita-e-escursione-su-monte-sparviere/
PARCO NAZIONALE DELLA SILA - Festa della Pita e Escursione su Monte Sparviere
EVENTO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA POSSIBILITA’ PER I NON SOCI DI PARTECIPARE ALLE ESCURSIONI TRAMITE PRENOTAZIONE. PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLE PRENOTAZIONI E SUOI COSTI: https://ulterioreprima.wordpress.com/prenotazioni-e-info/ OPPURE INVIARE MESSAGGIO PRIVATO SULLA PAGINA UlteriorePrima
Domenica 30 aprile
0re 06:45 partenza da Lamezia Terme Ore 9:30 circa arrivo ad Alessandria del Carretto e sistemazione in Ostello( solo prenotati)* Ore 10:00 inizio escursione per andare incontro alla Pita e nel pomeriggio ritorno al paese seguendo la Pita (circa 5 ore ritorno). Si ritornerà ad Alessandria del Carretto nel pomeriggio dove il resto della giornata proseguirà con la festa nel paese. Necessario portarsi un bicchiere o una tazza per il vino **Sera Cena in Ostello (solo prenotati) *Pernotto in Ostello (solo prenotati)
***Possibilità per chi vuole di dormire in tenda. Allestiremo un piccolo campo base nei pressi dell’ostello o dove sarà possibile
La Festa della Pita si svolge durante l’ultima domenica di aprile. Un grosso abete, pitë nel vernacolo alessandrino, viene tagliato nelle montagne del Massiccio del Pollino e trascinato a braccia fino al paese. Il trasporto è accompagnato da vino locale, canti, balli e suoni di zampogne, organetti e tamburelli. Il giorno che precede la festa del santo patrono sant’Alessandro, l’albero viene privato della corteccia e lavorato con pialletti per renderlo levigato. Il mattino del 3 maggio l’albero, cui si è aggiunta la cima adornata con prodotti locali, viene sollevato. Viene, in pratica, creato un albero della cuccagna. Per vincere i premi il concorrente deve scalare senza alcun attrezzo l’albero, ed una volta arrivato in cima prendere più premi che può. Tutti i preparativi e la festa sono accompagnati dalla degustazione di vini e dalle musiche locali.
****Lunedì 1 maggio
Colazione presso l’ostello. Ore 09:00 inizio escursione su Monte Sparviere
Località di partenza: Rifugio Tappaiolo 1280 m S.l.m. Località di arrivo: Vetta Monte Sparviere 1713 m S.l.m. Tipologia: anello Tempo di percorrenza: 7 h Distanza: 14 km Dislivello: 653 m Quota di partenza: 1280 m S.l.m. Quota di arrivo: 1713 m S.l.m. Difficoltà : E Escursionistica Segnaletica: Presente Rifornimento idrico: Presente
Attrezzatura Obbligatoria: scarpe da trekking, zaino, cappello, pile o giacca a vento, acqua, pranzo al sacco. Attrezzatura Consigliata: macchina fotografica,poncho, indumenti di ricambio
Descrizione
Il monte Sparviere è un rilievo della catena orientale del massiccio del Pollino, situato al confine tra la Calabria e la Basilicata. Il suo crinale occidentale ricade nel territorio di Terranova del Pollino (in provincia di Potenza), mentre il suo crinale orientale è situato nel territorio di Alessandria del Carretto comune più vicino. Il nome Sparviere o Sparviero deriverebbe dall’omonimo uccello (Accipiter nisus), il quale rapace si trova raramente nei paesi meridionali d’Europa, nidificando solo in aree di alta montagna, alle soglie dei 2.000 m. Gli esemplari di sparviero nidificano nell’appennino meridionale esclusivamente sui monti del Pollino, nei rilevi del Sirino e più raramente della Sila, sebbene sia spesso confuso con il suo principale sosia e antagonista, l’astore (Accipiter gentilis). È la vetta principale del gruppo dello Sparviere (o monti dello Sparviere o monti della Prevìtera), di cui fanno parte anche il Timpone della Neviera (1.578 m), il Timpone Tacca Peppino (1.679 m), il Timpone della Rotondella (1.666 m), il Timpone Bardisce (1.679 m), il Cozzo Sarcone (1.578 m), il Timpone la Bruscata (1.415 m), la Serra di Paola (1.386 m), il Capo dell’Olmo (1.339 m), il Timpone Montillo (1.207 m) e la Serra di Lagoforano (1.628 m).Il monte Sparviere è costituito da due pendici con conformazioni molto differenti: la pendice calabrese e la pendice lucana. Numerosi sono i boschi e la flora spazia dal cerro all’ontano napoletano, dal tiglio al frassino, dall’olmo al pioppo tremolo dal puno selvatico al bellissimo, ma ormai raro, abete bianco o pita (utilizzato da sempre durante la caratteristica festa della Pita). Cosa molto particolare e unica in Italia è la presenza di 6 specie differenti di acero: Acer opalus, Acer monspessulanum, Acer campestre, Acer lobelii, Acer pseudoplatanus, Acer platanoides; questo costituisce un grande primato nell’ambito forestale, botanico e paesaggistico. ( Fonti Wikipedia)
*Conferma e quota per prenotazione ostello. **Cena in ostello solo per i prenotati ***C’è la possibilità di montare la tenda nei pressi dell’ostello. ****Possibilità di fare solo l’escursione del 1 Maggio e appuntamento direttamente ad Alessandria del Carretto alle ore 8:30
Gli orari per il momento sono indicativi e potranno subire delle variazioni. POSSIBILI VARIAZIONI SARANNO TEMPESTIVAMENTE PUBBLICATE SU QUESTO EVENTO SULLA PAGINA UlteriorePrima E SUL CANALE TELEGRAM https://t.me/Calabria_UlteriorePrima
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pangeanews · 5 years
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Rileggiamo “Pel di Carota”, il libro “per ragazzi” più crudele che sia mai stato scritto. “Più che un’opera è la vetrina di uno spirito cencioso, dove c’è pietà e cattiveria”, disse il suo autore, Jules Renard
Spacciato per decenni nelle sezioni di letteratura infantile, tanto citato quanto non letto, Poil de carotte si presta ad essere un classico con tutti i crismi. Su di un capolavoro si possono su due piedi tentare le pratiche dell’aruspicina e della tarologia; lo si può aprire a caso e da dovunque: esso risulterà tutto testa, o tutto cazzo, a seconda della bisogna, così come un certo crepuscolarismo coglione, oggi in voga, vorrebbe risultare tutto cuore: va dove lo porta il culo.
Mi sorprese sulle prime, nell’approccio, il ributtante tremolio gelatinoso della talpa, per disgrazia arenata in superficie dalle profondità viscerali della terra, vilipesa e vessata dall’infanzia felina e demoniaca del protagonista, scagliata in alto con calibrata precisione perché cascando si sfracellasse giusto su una grossa pietra. Malconcia e grondante saliva, tutte le ossa in frantumi, la bestia viveva tuttavia, tardando ad esalare quel che restava della sua misera vita, ingolfandola anzi in un ribrezzo che angustiava il suo stesso esecutore. Il guaio fu che a un certo punto la talpa smise per sempre di morire.
Ritornai febbrilmente alla copertina patinata, e vidi che era proprio rosa, e vi erano dei fiorellini, e c’era scritto “collana di letteratura per ragazzi”, poi tornai alla talpa dove il mio pollice aveva fatto da segnalibro, rilessi e mi lanciai di nuovo sulla copertina. Non aveva cambiato affatto di colore: era sempre rosa rosa rosa, e c’era scritto: “letteratura per l’infanzia”. Mi fossi accanito a negarlo avrei avuto veramente una faccia troppo tosta.
*
Quando ebbi la ventura di conoscere Jules Renard – e i buoni autori cascano sempre al momento giusto: sono un dono divino, il kairos – ero tutto intero nello splendido bestiario di Federigo Tozzi, il mostro antibucolico, strozzato a fatica nella clessidra del naturalismo prima, poi insaccato nel catartico intestino dostoevskijano, nella vescica dell’abreazione isterica da una critica di scalfittura, per cui fui pronto a recepirlo con la sensibilità di un utero. Le crudeltà Renardiane parevano invero, rispetto a quelle di Tozzi, squadrate in un fumetto sotto acido, circoncise in quadretti esemplari dove è chiaro lo strappo a forma di sette, la ferita inguardabile dell’ascia.
Pubblicato nel 1894 Pel di Carota fu una di quelle rare opere scritte con il sangue agli occhi, per oscuramenti più che per illuminazioni. Recisamente autobiografico, corse come tutti i bozzetti il pericolo di ricadute documentarie. Oggi ha vita a sé. Essa può accorciarsi ed estendersi a piacimento come mostra la conclusione tautologica la quale altro non inaugura che lo stesso album di Pel di carota. Un album è sempre stato il sarcastico nido della fenice.
Tornando alla carne mortale, l’opera in questione piccò grandemente l’autore che la vide alfine come: “uno spiacevole miscuglio dove non trovo più la gioia passata. Più che un’opera è la vetrina di uno spirito cencioso, dove c’è un po’ di tutto: pietà, cattiveria, cose già dette e cattivo gusto… Poi sono scontento perché l’ho buttato fuori di furia, l’ho abborracciato verso la fine per guadagnare qualche soldo subito. È probabile. Tempi duri per quelli che tendono alla perfezione”.
*
Pietà, cattiveria, rabbia impotente ed idiota, vigliaccheria e sterco, vi si trova veramente qualsiasi utensile. Non difettano neppure le incursioni pedofile e il sadismo anale, anche se con mia somma gioia non vi è parte in esso che risulti positiva alla prova psicoanalitica. Una vera cuccagna. Pel di Carota, il cui nome di battesimo non ci è dato sapere, non sarebbe stato che un ragazzino con vocazioni maniaco-depressive il quale raccontava al padre con un certo compiacimento di aver ancora meditato il suicidio. Il babbo dal suo canto si opponeva con la sufficiente argomentazione che il monello non mirasse ad altro che ad attrarre l’attenzione su di lui, secondo la vulgata, mentre le malattie nervose iniziano proprio dalla finzione e dalla giustificazione, avrebbe concluso da esterno il legislatore.
L’opera può darsi invece per quello che è: spellata più che nuda, e satura di irreparabile felicità, non avara di bordate che oltre sessant’anni dopo sarebbero state bene in bocca ad un personaggio dei Peanuts: “Non a tutti è dato essere orfani”.
Resta Renard (la volpe), ora cinico ed ora piagnone, capace di eritrofobie di fronte a una modella nuda nell’atelier di un amico pittore, e di uscite sanguinanti: “Ah! perché anch’io non son costato la vita a mia madre, nascendo!”; resta Renard con le sue vignette paludose che tanto dovettero piacere a vociani e lacerbiani i quali avevano a loro volta fatto il culo ad ogni ambizione diegetica. (“Bisogna essere maschi davvero… Non scriverò romanzi” diceva Giovanni Boine, riferendosi verbigrazia ai diagrammi retorici della Tartufari – le cui ricette sono tuttora gelosamente custodite dalle Chiare Gamberali ecc.  – ma con l’Uomo finito e con Il mio carso non si sarebbe permesso lo sgambetto). Egli stesso del resto si compiaceva di non aver più bisogno di esplicare un albero: impiccare una parola su ogni inforcatura di ogni ramo dopo aver grattato come un orso bruno le sue terga su ogni ruvida scaglia del tronco; basta con la pittura maniaca, una foglia per volta, di Constable: per lui contava dire semplicemente “albero” e liquidare così venti pagine di fittissimi pixels. Ciò fu considerato bozzettismo laddove invece era urgenza e puntualità.
Le sue Storie naturali, al netto di qualche trabocchetto epigrammatico (le formiche le quali fanno tutte insieme 3,333333333 ecc.), sono il ponte di corda che potrebbe condurre, ad esempio, alla bio-geometria di un Giampiero Neri.
Antonello Cristiano
L'articolo Rileggiamo “Pel di Carota”, il libro “per ragazzi” più crudele che sia mai stato scritto. “Più che un’opera è la vetrina di uno spirito cencioso, dove c’è pietà e cattiveria”, disse il suo autore, Jules Renard proviene da Pangea.
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