#Paolo dal Pozzo Toscanelli
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famousdeaths · 7 months ago
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Paolo dal Pozzo Toscanelli was an Italian mathematician, astronomer, and cosmographer.
Link: Paolo dal Pozzo Toscanelli
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whencyclopedia · 2 months ago
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A map illustrating Christopher Columbus’s image of the world before his first voyage in 1492. It was based on a map by the Italian scholar Paolo dal Pozzo Toscanelli, which depicted the Earth as about 25% smaller than it actually is, exaggerated the reach of Asia to the east, and ignored the (correct) measurements of Eratosthenes from some 1700 years earlier. Columbus compounded these errors with...
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jacopocioni · 2 years ago
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Il mistero degli affreschi delle cappelle Medici e Pazzi. Risolto?
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Il mistero degli affreschi delle cappelle Medici e Pazzi.
Stiamo parlando della Sagrestia Vecchia nella basilica di San Lorenzo a Firenze e della Cappella Pazzi nel primo chiostro della basilica di Santa Croce sempre a Firenze. Ambedue capolavori architettonici di Filippo Brunelleschi.
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Cappella Pazzi in Santa Croce
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Sagrestia Vecchia in San Lorenzo                     Le interpretazioni sono state più di una, molti gli studiosi che si sono impegnati per risolvere questo enigma fiorentino; enigma centrato più che nell'arte pittorica nello scopo della rappresentazione scelta. Una prima interpretazione viene da Aby Warburg il quale ipotizzò che l'affresco fosse raffigurante la data corrispondente alla consacrazione dell’altare della basilica di San Lorenzo, cerimonia che si è svolta il 9 luglio 1422. Questa teoria è oggi accantonata ma abbiamo voluto verificarla comunque. Non vi inserisco la mappa stellare, ma decisamente non è corrispondente, la luna non è in Toro e il sole è quasi al davanti del cancro. Venere si pone in gemelli e Giove si è perso chi sa dove. Inoltre che senso avrebbe che i Pazzi riproponessero la duplicazione perfetta di quell'evento? Una nascita nella famiglia Medici? Il mistero deve in qualche maniera coinvolgere le due famiglie, la ragione deve essere super partes. Si suppone in questa ipotesi che l'opera sia da attribuire a Giuliano d’Arrigo detto Pesello (Firenze 1367-1446). Pesello era un esperto nel disegno degli animali e un abile ritrattista ma non aveva la cultura astronomica necessaria per una tale precisione, si crede che fosse stato guidato da un esperto astronomo quale Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482). Forti non postula nessuna teoria sul "motivo" dell'affresco ma analizza l'affresco solo da un punto di vista scientifico. Ancora un'ipotesi è che la famiglia Medici volesse celebrare la riunificazione delle Chiese d’Occidente e d’Oriente, evento fortemente voluto da Cosimo il quale fece di tutto per spostare il Concilio da Ferrara a Firenze. Infatti la firma del decreto “Laetentur coeli” avvenne il 6 luglio 1439 a Firenze e si raggiunse la completa riunificazione tra greci e latini. Al concilio parteciparono esponenti di grande prestigio per l'epoca da religiosi ad artisti, da architetti ad astronomi fra cui anche Paolo del Pozzo Toscanelli. Un altro astronomo, sempre di Arcetri, si è misurato con questo mistero aprendo una nuova via interpretativa. Fabrizio Massi analizzando la mappa stellare ha confermato il giorno 4 Luglio del 1442 come giorno rappresentato e per la precisione alle 10:30 del mattino. Masi però esplora una nuova strada. Afferma che la volta rappresentata non è del cielo sopra Firenze ma di un punto d'osservazione diverso e cioè la posizione geografica è da collocare presso Shanhaiguan in Cina. Ci fornisce le coordinate corrispondenti a 40° N 120° E. Queste coordinate, secondo google maps, cadrebbero in acqua, ma poco distante da Shanhaiguan circa a 18,5 km a nord-est. Posizionandosi sulla città di Shanhaiguan le coordinate sono circa 40° N 29" 119° E 46". Cominciamo la verifica. Impostiamo le coordinate fornite da Massi di Shanhaiguan (meglio quelle precise) e poi le due date possibili, quella sostenuta da Massi e quella del concilio. In entrambi i casi si deve adattare la visione verso ovest, non tenere conto dell'orizzonte e per ovviare a questi due problemi cambiare l'orario di osservazione sino ad ottenere corrispondenze migliori in orari notturni.  Una teoria compiuta dovrebbe rispettare i parametri di cui disponiamo. L'affresco ha due sicure certezze, Il Sole fra cancro e gemelli e la Luna in Toro, sul muso del toro. L'idea di Francesco Masi di uscire dal concetto che sia il cielo sopra Firenze è interessante e potrebbe aprire a nuove teorie, cioè testimoniare a Firenze un luogo lontano da Firenze, interessante. Magari un luogo che non era ancora possibile raggiungere dati i mezzi disponibili e le conoscenze del tempo. Zheng He è un membro della dinastia dei Ming. Un eunuco compagno di giochi del piccolo principe Zhu Di. Quando Zhu Di divenne imperatore della Cina assumendo il nome di Yongle, ordinò nel 1403 la costruzione di una flotta imperiale sia per scopi mercantili sia come flotta da guerra e scopi diplomatici. L'imperatore nominò ammiraglio Zheng He e lo mise al comando di tutta la flotta. L'imperatore Yongle incaricò Zheng He di effettuare spedizioni navali a carattere diplomatico, scientifico e commerciale nei mari occidentali. Ora poniamo per un secondo che sia vero, una realtà, l'America è stata scoperta per la prima volta da Zheng He e che una delegazione cinese lo avesse fatto presente alla famiglia Medici fornendo la data e le coordinate di dove i cinesi si erano introdotti nel territorio americano. Prendiamo adesso le coordinate fornite da Masi 40°N 120° E e proviamo a mettere 120° Ovest. Impostandole su maps ci ritroviamo qua: https://goo.gl/maps/fd6ksPexQ41jMyGa8 Proviamo a inserire le coordinate nel programma stellarium e a giocare percorrendo le date dal 1421 al 1423 ed esattamente alla data 3 Luglio 1423, esattamente alle 19.30, abbiamo rappresentata questa volta celeste.
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Con le coordinate della Sagrestia Vecchia spostate ad ovest, la situazione non cambia, l'immagine è praticamente la stessa. E se le cappelle fossero l'unica testimonianza della vera scoperta dell'America? Ovviamente un'ipotesi, ma... Magari Colombo è arrivato nel 1492 "sapendo" dove andava!
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Jacopo Cioni Read the full article
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dreamsandroots · 7 years ago
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Cross-Contaminating the Anthropocene, Donna J. Haraway’s ‘Staying With the Trouble: Making Kin in the Chthulucene’ (2016)
“The only thing that makes life possible is permanent, intolerable uncertainty: not knowing what comes next.” ― Ursula K. Le Guin, The Left Hand of Darkness
Before being named after Edmond Halley, who in his Synopsis Astronomia Cometicae (1705) successfully predicted its return in 1758, what we now know as Halley’s Comet was observed by Italian mathematician and astrologer-come-cosmologist, Paolo dal Pozzo Toscanelli. Already renowned for his skill in spotting celestial bodies, Toscanelli would record this event only as ‘the comet of 1456’, reportedly stating that its head was “as large as the eye of an ox” and with a tail “fan-shaped like that of a peacock”. Later in his life, Toscanelli would make a similarly overlooked—though in its impact, drastically more profound—contribution to the interweaving flux of human thought/behaviour when a map he’d constructed in 1474 plotting a westerly course to the recently impenetrable Indies was sent to Italian explorer Cristoforo Colombo (Christopher Columbus). In miscalculating the length of the Asian continent by some 5,000 miles, Toscanelli’s map drove Columbus on a course which, along with the Explorer’s underestimation of the Earth’s circumference by roughly a quarter, brought him to what is now known as the Bahaman Islands in the year 1492. These combined errors would result in one of the most unwittingly prescient discoveries to shape the centuries to come, with direct implications both on the current state of geopolitical relations and the geological shape of the globe today.
Does it matter that Toscanelli’s formulas were driven by an intelligence cultivated to slake mercantile and political appetites for the acquisition of new lands and the associated wealth of such conquests? Or that one of Toscanelli’s chief influences, Marco Polo—the famed Venetian merchant who boasted of his overseas investments, “I have not told the half of what I saw”—gained his notoriety from similarly prosperous expeditions into the spice trades of Asia? How did these capital ventures, which effectively grew from the intellectual and cultural developments of The Renaissance, lead human thought through European Imperialism and the logocentric relations of The Enlightenment during the 18th Century and beyond? How did these combined global trends in human thought/behaviour wrestle the understanding of fate and personal agency from the domain of a traditional, anthropocentric God towards an equally arbitrary—if not asymmetrically regimented—object/subject relation manifest in the individual and social outlines of states, political organisations, capital markets and eventually corporations?
It would be naïve to think of these cultural movements as inherently positive or negative. Many arguments could be made, for instance, pointing towards the benefits of markets as a substitute for direct, outright warfare in the determination of border disputes and capital relations. To an extent, periods of intense change such as the Industrial Revolution (starting from around 1760), the United States declaration of Independence (1776) and the ensuing French Revolution  (1789) can all be attributed in some ways to the emergent ideas formed through the slow revealing and untangling of human free will in relation to personal fate explored during the Enlightenment-era. These events radically altered the lives of countless people, freeing them from anachronistic and arbitrarily determined social structures, and paving the way for further advances in the proliferation of liberty. But to imagine that such movements entirely resolved the problems of inequality and exploitation would be just as misguided as denying their existence in the first place. So, does it matter what stories drove the calculations and discoveries of Marco Polo, Paolo dal Pozzo Toscanelli, Cristoforo Colombo and any number of other names throughout the Enlightenment and Renaissance eras?
In her 2016 book Staying With the Trouble: Making Kin in the Chthulucene, Professor Donna Haraway argues that it does matter what ideas we use to build and rebuild our bases of knowledge. Haraway takes these dangers surrounding the development of human understanding as self-evident, and suggests what she calls an ‘Extended Evolutionary Synthesis’ in an attempt to reframe and reimagine the outlines of the various tensions brought about through what is now widely designated as the ‘Anthropocene’. The ideas behind this term, coined by Soviet scientists in the 1960s and recently popularised by works such as Ashley Dawson’s Extinction: A Radical History (2016) and Timothy Morton’s Dark Ecology (2016) delineate a geological epoch much like the preceding Pleistocene and Holocene periods, but which is posited to have been shaped chiefly by species: Anthropos. In spite of the recent prevalence of this terminology, Haraway instead proposes the ‘Capitalocene’ as a term to encapsulate the age of human-influenced destruction that has seemingly been pushing us towards a mass extinction event, arguing that the underlying precepts of capital relations have superseded human agency in their respective effects on the shape of the globe. Without denying the impact of human civilisation in and of itself, Staying With the Trouble urges us to eschew the fatalist paradigms of an anthropocentric world-view with its “abstract futurism and its affects of sublime despair and its politics of sublime indifference”, in order to chart a different course through the depths of biological diversity, which she says promote “possibilities of partial recuperation and getting on together.” To this end, Haraway encourages us to formulate the outlines of a new era as a guide out of capitalistic thinking towards more embodied, conscious choice.
Haraway terms this proposed new age the ‘Chthulucene’, stipulating that her use of the term has nothing to do with 19th Century Horror author H.P. Lovecraft’s highly anthropomorphised (and, we might note, innately xenophobic) nightmare-projections of apocalyptic doom. In what seems to be a natural progression from her prior work in the Manifesto For Cyborgs (1984) and the much later Companion Species Manifesto (2003) Staying with the Trouble aims to explore the boundaries of the categorical human through recourse to that which we consider to be humanity’s ‘other’—whether that be animal, vegetable, or cluster of abstract ontological complexities—invoking her prior use of the term ‘companions species’ in a way which she hopes will refute “human exceptionalism without invoking posthumanism.” This latter point accentuates a resounding distrust for the modern faith in technology as an infallible cure for our various ailments, emergent in Haraway’s prior works. The Chthulucene, she posits, asks us to reimagine our current predicament in terms far less—or, not to be hierarchical about it, simply other—than human, without resigning ourselves to the void of an abstract technological determinism imagined to render obsolete our fleshy bodies, and power of will.
In this way, Haraway’s Text takes extensive pains to remain in a kind of proactive ambiguity of ‘un-knowing’ to promote the urgency and immediacy of building/growing/learning with others of all kinds. It is important for her thesis that we don’t dismiss the impacts of Anthropos, nor ignore the social benefits that have developed through the refiguration of human relations according to capital in place of an anthropomorphised Old Testament God, but instead asks us to reconsider the primacy of either in our projected futures. In eschewing this good/bad false-binary, Haraway’s attempts to stay with the trouble encourage active play “in generative joy, terror, and collective thinking” through a convergence of disciplines and social customs as a concerted attempt to respectfully encounter and cross-pollinate with perspectives that lie outside of the traditions of standardised quantitative and capitalistic strands of Western thought. Such an effort challenges us to reconsider our thought processes and to reexamine assumptions that have become unconscious, automatic and, she argues, autopoetic.
The result is a text which traverses the rigid delineators of academic discourse. In her quest Haraway finds unexpected allies in pigeons, octopodes, chthulic arachnids (hence the generative title of her proposed epoch), coral reefs, and indigenous cultures along with crocheters, animal handlers and all manner of thought-practitioners to create new ways of framing our world and its ongoing, unravelling existential situation—to create an ethos of “living and dying together on a damaged earth.” “It matters what stories we use to tell stories” she writes, citing Marilyn Strathern, an ‘ethnographer of thinking practices’ who herself writes “[i]t matters what ideas we use to think other ideas.” In the same way that it might matter that Toscanelli’s hybrid mathematical/entrepreneurial brilliance emblazoned a path towards colonisation of the Americas, an active response to our current path of ongoing exploitation, extermination and mass extinction might find its ultimate expression through an amalgamation of the joys and terrors of resistance; of building-together nexus points of ontological/epistemological refuge while reimagining separate species and individuals ‘as ecosystems’; and weaving together narratives which encourage a dialect of intra-species survival at all costs.
Long time readers of Haraway’s ‘SF’ ‘science fabulation’/‘speculative fiction’/’string figures’ will mark the continuation of her habit of unabashedly rephrasing the outlines of the academic discourses she explores, effectively embodying the kind of ‘sympoetic’ play she outlines without taking herself too seriously, or expecting her theses to be too set in stone. “Poeisis is symchthonic, sympoetic,” she writes, “always partnered all the way down, with no starting and subsequently interacting ‘units.’” In such a way, Haraway’s texts seem to operate more on the level of an always-emerging heuristic rather than orthodoxy, though one that finds its expression in an embodied praxis grounded in human sentiment and science as a blue-print for further becomings-of thought/behaviour. The series of essays employed in this text evince a cross-species epistemological orgy of ‘knowing-with’ and ‘becoming-with’ these unexpected and oft-ignored ‘others’—the unseen critters, holobionts and cyborgs that permeate contemporary life—towards an understanding of humanity as a kind of amalgamate compost (she suggests the ‘hummusities’ in place of the humanities), both in our individual and social spheres. One of her main questions lies in asking “what it means to hold open space for another”, utilizing her interwoven expertise in primatology, biology, feminist critical thought, and science practices as a space for encouraging other social/cultural/academic disciplines to participate in this enacted ‘being-together’ beyond the constraints of rigid algorithmic investigation.
Despite its emphasis on free play and interspecies a-teleological, thinking, Staying with the Trouble does encourage an end-point in its deliberations in subverting and reimagining the representational and performative effects of the term ‘Anthropocene’. Integral to its interweaving heuristic are practices for thinking outside the precepts of capitalism without making it an incurable enemy, while challenging extremely trenchant ideals regarding the value of individual capital in contrast to shared global goods such as natural resources and socialist relations that subvert or rethink traditional forms of power. Along with diagnosing the ideological cul de sacs of capitalistic object/subject, manager/worker interrelations which grew from the once fertile soil laid down by pioneers of thought/behaviour like Toscanelli and countless other names from our shared history, the tentacular forms of thought encapsulated in Staying with the Trouble stimulate an active and playful stance with which to accomplish an ideational shift towards more fluid, less self-obsessed practices of thought/behaviour.
At the heart of Staying With the Trouble lies Haraway’s deep knowledge of the transformative effects of biological science which places the trans-individual ‘hummustic’ holobiont human as a direct agent over its own fate, and as such, an actor in the course of the human story. While there are points at which her overarching thesis feels caught up in a singular question of semantics, Haraway’s unflinchingly imaginative approach to rethinking the precepts of anthropocentric world-views makes the reading of her text a delight, regardless of where you might end-up in relation to her contestation of the orthodoxy of particular terminology. The stories we utilise to tell other stories do matter, she argues, and it’s within our power to redefine and re-tell them in a way that might allow us to live alongside other forms of life in a more reflective manner. This argument is more important to her text, I feel, than whether one might settle on the term ‘Anthropocene’ or ‘Capitalocene’, or ‘Chthulucene’. The point is to hold the door open for new modes of thought no matter where we choose to lay the foundations for our collective metaphor(s). And maybe, such a refashioning of our capacities for understanding and representation might be one of the integral functions of scientific discovery, storytelling and other, similarly attuned forms of sympoetic thought/behaviour. If we might wish that Toscanelli or Columbus, or all the other discoverers, explorers and thinkers throughout history may have chosen a different end-route for their actions, then perhaps at least it’s within our power to choose one for ourselves. However we might want to define the process of our collective experience on this planet, “[l]iving-with and dying-with each other potently” Haraway assures us, “can be a fierce reply to the dictates of both Anthropos and Capital.”
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conformi · 6 years ago
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Paolo Dal Pozzo Toscanelli, Gnomon | Cathedral of Santa Maria del Fiore, Florence, Italy, 1475 (restored by Leonardo Ximenes in 1755) VS Poké Ball, Pokémon, 1996
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quiltofstars · 2 years ago
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A few lunar features // Andre van Zegveld
Aristarchus Crater (bottom right) is named for the Greek astronomer Aristarchus of Samos (310 BCE to 230 BCE) who presented the first known heliocentric, Sun-centered model of the solar system.
Prinz Crater (center) is named for the Belgian astronomer Wilhelm Prinz (1857 to 1910), noted for his atlases of the lunar surface.
Krieger Crater (center left) is named for the German astronomer Johann Nepomuk Krieger (1865 to 1902), noted for his atlases of the lunar surface, many of which are considered works of art.
Montes Harbinger (center top) is Latin for the “Harbinger Mountains,” named as such because the peaks serve as the harbingers of dawn on Aristarchus Crater.
Rupes Toscanelli (center bottom) is a cliff named after the Italian mathematician Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397 to 1482), a central figure in the Florence Renaissance and mapmaker of Christopher Columbus.
Rimae Aristarchus (center) is a system of narrow channels leading to Aristarchus crater.
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mapsontheweb · 5 years ago
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This map made by Paolo dal Pozzo Toscanelli in 1474, used by Christopher Columbus, without the Americas
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marmoreum · 7 years ago
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Targa per Paolo dal Pozzo Toscanelli Piazza Pitti, Firenze
43°45'58.18"N 11°15'0.84"E
PAOLO DAL POZZO TOSCANELLI ASTRONOMO MATEMATICO GEOGRAFO MEDICO FILOSOFO FONDATORE NEL DUOMO DELL’ANTICO GNOMONE INGEGNO UNIVERSALE CHE PER OSSERVAZIONI CELESTI E STUDI COSMOGRAFICI DIVINATORE INIZIÒ LA SCOPERTA DEL NUOVO MONDO VISSE ANNI LXXXV DI VITA INTEGERRIMA DAL M’CCC’LXXXXVII AL M’CCCC’LXXXII IN QUESTE CASE DE’ SUOI CHE IL COMUNE DI FIRENZE INSIGNISCE DEL NOME DI LUI M ‘ DCCC ‘ LXXXXVIII
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lindahall · 7 years ago
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Paolo Toscanelli – Scientist of the Day
Paolo dal Pozzo Toscanelli, an Italian mathematician, humanist, and astronomer, died May 10, 1482, at the age of about 85.
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nievesmorena · 3 years ago
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"EL DESCUBRIMIENTO" DE AMÉRICA
El 12 de Octubre de 1492, en la isla de Guanahani, desembarcaba un puñado de hombres al mando de Cristóbal Colón. Ese día se producía el "Descubrimiento de América" (descubrimiento por los europeos). Cristóbal Colón había sido convencido por el matemático florentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, sobre la posibilidad de llegar a las Indias por el oeste. Este había confeccionado un mapa del oriente asiático basado en los viajes de Marco Polo. Esto despertó la curiosidad del navegante genovés que comenzó sus averiguaciones. Que la tierra fuera una esfera no era un misterio, las dudas eran su verdadero tamaño y como interpretar tantos datos no confirmados. Colón se basó en las teorías de Posidonio que cifraba la circunferencia de la tierra en cerca de las 18.000 millas, cifra bastante aproximada por haber sido hecha 1.500 años antes. Utilizó también la medida del grado terrestre de Ailly, sin considerar que éste hablaba de millas árabes y no italianas, que son más cortas por lo que Colón creyó que la distancia desde Las Canarias hasta el destino deseado Cipango en al actual Japón era de 2.500 millas náuticas cuando en realidad eran casi 11.000. Estando instalado en Portugal, Colón ofreció el proyecto a Juan II de Portugal quién luego de analizarlo junto a expertos lo rechazó. Se trasladó a España donde los matemáticos de la Universidad de Salamanca también rechazaron sus mediciones. Finalmente en 1491 Colón fue convocado a Santa Fe de Granada donde el 30 de Abril de 1492 se firmó en contrato, "Las Capitulaciones de Santa Fe", que hicieron posible el viaje. El 3 de Agosto de 1492 partió del puerto de Palos con tres naves y noventa hombres. La "Santa María", propiedad de Juan de la Cosa capitaneada por Colón, la "Pinta" propiedad de Francisco Pinzón, capitaneada por Martín Pinzón y la "Niña", propiedad de Juan Niño y capitaneada por Vicente Pinzón. Luego de 2 meses de dura travesía, el 10 de Octubre a petición de los marineros mas exaltados al borde de un motín accede a cambiar el rumbo a sudoeste. Finalmente, el 12 de Octubre de 1492 el marinero a bordo de la Pinta, Rodrigo de Triana, gritó "tierra!!!". Llegaron a una Isla que Colón bautizó San Salvador, (actual Guanahani). De no haber cambiado de curso, hubieran tocado tierra también el 12 de Octubre, pero lo hubieran hecho en la Península de la Florida. Luego de una travesía por el Caribe tocando las actuales islas de Cayo Rum, Long Island, Croocked y Cuba, emprendió el regreso rumbo a España. El viaje, que había iniciado con un objetivo económico y en busca de un destino que nunca halló, cambió para siempre el curso de la historia.
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der-reisende-lammergeier · 4 years ago
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Cristoforo Colombo: Breve dissertazione sull’uomo, il suo tempo ed il mito
Chi è stato Cristoforo Colombo? Qual è stato il suo ruolo nella scoperta europea e nella successiva invasione del continente che oggi chiamiamo Americhe?
Queste alcune delle domande che hanno spinto la realizzazione della seguente breve relazione, che si propone di ripercorrere i tratti salienti della vicenda del navigatore genovese, senza mai perdere di vista l’ambito più generale in cui questa prese le mosse, nonché tenendo sempre da conto che nella persona di Colombo “Storia” e “storie” dimostrano la loro inscindibilità, e che spirito critico e metodo rigoroso sono essenziali nell’indagine storica.
Il contesto
Cristoforo Colombo nacque a Genova nell’autunno del 1451. La città ligure era all’epoca uno dei principali poli commerciali del Mediterraneo e dopo la pace di Lodi del 1454 poté godere della relativa stabilità nella Penisola per dedicarsi più proficuamente ai suoi traffici marittimi. A questi partecipò lo stesso Colombo, viaggiando prima con suo padre e poi con altre grandi compagnie mercantili genovesi, cominciando così ad acquisire le prime competenze in materia di navigazione.
Se però l’Italia stava conoscendo un quarantennio di sostanziale pace, lo stesso non poteva dirsi per l’area del Mediterraneo orientale. Nella prima metà del XV secolo l’Impero Ottomano era penetrato nei Balcani e due soli anni dopo la nascita di Colombo, nel 1453, aveva conquistato Costantinopoli, decretando la fine dell’Impero Romano d’Oriente. Per Genova ciò significò la perdita definitiva di un accesso più agevole alle sue tratte d’elezione, cioè quelle che dall’Asia transitavano per il Mar Nero, mentre per l’Europa cristiana in generale costituì un ulteriore sprono a un fenomeno che già aveva preso avvio all’inizio del secolo: la ricerca di una nuova via per i mercati asiatici.
Sotto Enrico il Navigatore, infatti, il regno del Portogallo aveva intrapreso una campagna di esplorazione e costruzione di basi lungo le coste dell’Africa atlantica conquistando Ceuta nel 1415, occupando Madera, le Azzorre e Capo Verde fra il 1420 e il 1456 e arrivando nel 1487 a raggiungere l’estremità meridionale del continente con la spedizione di Bartolomeu Dias. L’idea di evitare di trattare con il mondo islamico per ottenere le merci asiatiche si accompagnava peraltro ad un’attiva lotta contro quest’ultimo che proprio nella penisola iberica aveva conosciuto il fronte più intenso con le diverse fasi della cosiddetta Reconquista. Accanto al Portogallo, dunque, avvantaggiato per posizione geografica nell’esplorazione oceanica, venne a trovarsi il regno di Castiglia, che anche prima della conquista di Grenada nel 1492 aveva cominciato a interessarsi ad una espansione marittima.
Questo interesse castigliano per l’Atlantico, frustrato dal dinamismo portoghese e dalla efficace resistenza degli arabi in Marocco, riuscì però a trovare sbocco in un altrettanto inappagato progetto: quello di Cristoforo Colombo di attraversare l’Oceano verso ovest per raggiungere l’Asia. Colombo si era infatti stabilito in Portogallo nel decennio precedente e lì aveva potuto apprendere le tecniche della navigazione oceanica e proporre la sua idea alla corte di Giovanni II, che si era però rifiutato di appoggiare l’impresa. Di altro avviso si dimostrò la regina di Castiglia, Isabella. Dopo il Trattato di Alcáçovas del 1479 con il Portogallo, infatti, alla Castiglia era stato proibito l’accesso all’Atlantico a sud delle Canarie; conseguentemente, le era stato reso impossibile raggiungere l’Asia viaggiando verso est, lasciando quindi aperta solo la via ad ovest, mai tentata prima e da molti ritenuta impercorribile. Fu così che, nel 1492, Colombo poté intraprendere quella traversata che tanto lo rese celebre e che ebbe un influsso decisivo sulla storia mondiale.
 Il progetto di Colombo
L’idea di Colombo di attraversare il Mar Oceano per raggiungere l’Asia maturò quindi in un contesto di grandi trasformazioni degli orizzonti geografici, culturali e tecnologici. La cartografia in particolare aveva fatto importanti progressi e la realizzazione di mappe più dettagliate aveva reso più concreto ciò che era a lungo vissuto soprattutto nella sola immaginazione degli studiosi. È proprio da questo ambito di studi che prese forma il pilastro dell’intero progetto del navigatore genovese, ovvero l’idea, errata, del fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli secondo cui la distanza fra l’attuale Giappone e l’Europa lungo il Mar Oceano sarebbe stata molto minore di quanto fino ad allora ritenuto. Ad oggi sappiamo che i suoi calcoli erano sbagliati, per cui la distanza considerata era circa un terzo di quella reale, ma anche all’epoca non mancarono gli scettici.
Colombo non era però, per l’appunto, fra questi, ed anzi sposò a tal punto le posizioni del Toscanelli da scommettere sulla praticabilità di una rotta che, partendo dalle coste iberiche, avrebbe raggiunto il pressoché mitico “Cipango”, descritto da Marco Polo sulla base di informazioni raccolte in Cina. La forza di questa convinzione è testimoniata anche dal fatto che, pur di fronte all’evidenza degli errori di calcolo del Toscanelli, verificati già col viaggio del ’92, Colombo finì i suoi giorni convinto di essere comunque giunto in prossimità dell’Asia. Da questa certezza, condivisa da molti almeno fino all’esplorazione delle coste settentrionali da parte di Vespucci e al ritorno di Pigafetta dalla spedizione circumglobale di Magellano, deriva l’utilizzo del termine Indias per riferirsi al nuovo continente, che ebbe lunga fortuna prima di essere soppiantato da quello di “America” anche nell’uso comune.
Prima del 1492, però, a vigere era lo scetticismo verso le idee di Toscanelli, seppur per l’altrettanto errata idea che la distanza oggetto di discussione fosse molto più grande di quella effettiva. La spedizione proposta da Colombo appariva dunque, agli occhi di molti, totalmente impraticabile. Non deve sorprendere, quindi, se il re di Portogallo Giovanni II declinò le richieste di Colombo di supportare il suo progetto; di fronte all’incertezza di un piano basato sull’azzardo, la corona portoghese preferì puntare sul consolidamento di una direttrice più sicura e da più tempo inaugurata, cioè quella verso sud-est lungo le coste africane. Come detto nel paragrafo precedente, però, quell’azzardo costituiva l’unico modo con cui la Castiglia poteva pensare di raggiungere l’Asia. Nonostante, quindi, l’avversione di una parte del mondo degli studiosi e grazie, però, anche a una cordata di banchieri italiani che decisero di finanziare il progetto insieme alla corona, venne trovato un accordo fra Colombo e Isabella di Castiglia che, formalizzato nelle Capitulaciones de Santa Fe nell’aprile del 1492, diede il via ai preparativi per la spedizione.
Con le Capitulaciones, peraltro, il navigatore genovese non otteneva solo un semplice appoggio finanziario, bensì tutta una serie di privilegi: dal semplice diritto a reclamare per sé una percentuale sulle merci che sarebbero state inviate dalle terre eventualmente conquistate, all’ottenimento del titolo di viceré delle suddette terre, nonché di quello di ammiraglio del Mar Oceano, passando per il monopolio sui futuri viaggi lungo la rotta da lui inaugurata. Colombo sarebbe così diventato, anche se solo per delega, il de facto padrone delle “islas y tierras firmes” che avrebbe scoperto. Nei fatti, però, le cose non sarebbero andate esattamente come pianificato.
 Il primo viaggio e il Contatto (1492-1493)
Forte di quanto stabilito nelle Capitulaciones, Colombo partì dal porto di Palos il 3 agosto del 1492. La piccola flotta era composta di tre sole navi, due caravelle e una caracca, le famose Niña, Pinta e Santa Maria. Erano tutti e tre tipi di legni ideati o modificati dai portoghesi nei decenni precedenti proprio al fine della navigazione oceanica, soprattutto per quanto riguardava le caravelle. Dopo una tappa di spostamento verso le Canarie al fine di sfruttare al meglio i venti alisei, la spedizione riprese la navigazione in settembre e solo dopo più di un mese, il 12 ottobre, raggiunse finalmente la terraferma; il viaggio si era rivelato molto più lungo del previsto e non erano mancate le tensioni a bordo delle imbarcazioni, ma per fortuna di Colombo non si verificarono ammutinamenti.
La terra raggiunta era quella delle attuali Bahamas, e l’isola quella di Guanhani, ribattezzata da Colombo in San Salvador. Fu così che, oltre al primo contatto con il nuovo continente, comunque scambiato per un arcipelago asiatico, avvenne anche il primo contatto con le popolazioni indigene; i Taino. Diffusa in larga parte degli attuali Caraibi, quella dei Taino era una civiltà molto diversa non solo da quella europea, ma anche da quella azteca o inca: organizzati principalmente in tribù, privi di “città” e di reti infrastrutturali, quantomeno se pensate in termini europei, l’impressione che questi popoli fecero alla spedizione colombiana fu quella che si trascinò nei secoli successivi, ovvero quella di trovarsi di fronte a cosiddetti “selvaggi”. Come tali, perciò, i Taino vennero fin da subito trattati. Piuttosto che essere riconosciuti come soggetti alla pari, essi vennero considerati come l’oggetto di una serie di azioni fondamentali, esseri plasmabili da: civilizzare, ovvero cristianizzare; sfruttare come forza lavoro, o comunque come fonte d’approvvigionamento delle risorse locali tramite tributi. Durante il primo viaggio i rapporti fra Colombo e i suoi con gli indigeni furono comunque sostanzialmente pacifici e, con l’aiuto di alcuni di essi, usati come interpreti e guide, poté esplorare la regione, venendo a raggiungere le attuali Cuba e Hispaniola, dove vennero lasciati alcuni membri della spedizione prima di ripartire alla volta della Spagna.
Nonostante le scoperte effettuate, però, il ritorno in Europa fu denso di incertezze; l’oro tanto agognato era stato trovato solo in scarse quantità, e soprattutto in forme già lavorate dagli indigeni, mentre delle spezie asiatiche non v’era alcuna traccia. Nonostante ciò, quanto trasportato alla corte di Castiglia fu sufficiente a convincere i reali a sostenere un secondo viaggio. Colombo avrebbe così potuto continuare le sue esplorazioni, avendo dimostrato che il Mar Oceano non era quella massa d’acqua impercorribile che gli contestavano e aprendo la strada alla rotta occidentale verso quelle che, pur a torto, si pensava fossero le indie.
 Apogeo e declino (1493-1504)
Il ritorno di Colombo e la sua descrizione delle nuove terre scoperte fu da subito un fatto importantissimo e carico di conseguenze su ampia scala. Innanzitutto, Spagna e Portogallo avrebbero dovuto ridefinire quegli accordi sulla spartizione del mondo extra-cristiano in zone di influenza inaugurati dal Trattato di Alcáçovas del 1479. Nel 1493, infatti, Papa Alessandro VI stabilì una nuova linea di demarcazione, posta a 100 leghe ad ovest delle isole di Cabo Verde: i territori non cristiani ad est di questa linea avrebbero potuto essere rivendicati dal Portogallo, mentre quelli ad occidente dalla corona spagnola. Il rifiuto portoghese di accettare tale divisione portò però, nell’anno successivo, a un trattato discusso direttamente fra Spagna e Portogallo e solo più tardi ratificato da un altro papa, Giulio II; il Trattato di Tordesillas. In base all’accordo, la linea sarebbe stata posta non più a sole 100 leghe dalle coste capoverdiane, bensì a 370. Questa decisione si sarebbe rivelata fortunata per i portoghesi, poiché parte della costa dell’attuale Brasile, all’epoca non ancora scoperta, sarebbe rientrata nella loro sfera d’influenza, permettendone la colonizzazione a partire dall’approdo di Cabral nel 1500.
Per quanto riguarda più direttamente Colombo, invece, il ritorno ad Hispaniola nel 1493 segnò l’apice della sua carriera, ma anche l’inizio altrettanto rapido del suo declino. Il tentativo durato tre anni di creare una colonia stabile, di trovare più oro e di proseguire l’esplorazione della regione si scontrò con le avversità climatiche ed i primi conflitti con gli indigeni, che si ribellarono a quella che, in sostanza, era una condizione di lavoro forzato. Ma non fu solo il conflitto con gli indigeni a generare problemi al Viceré; i malumori generatisi nell’aristocrazia spagnola per la gestione dei nuovi territori da parte di Colombo aumentarono infatti col tempo.
Nonostante le difficoltà, il navigatore genovese riuscì a tornare in Castiglia nel 1496 e a ripartire dopo circa due anni, nel maggio del 1498. Questa volta, però, il dissenso della nobiltà spagnola sfociò in aperta ribellione e, nel 1500, Colombo fu arrestato e condotto in Spagna, dove fu privato del titolo di viceré e del monopolio sui viaggi verso le nuove terre, ma anche liberato dalla prigionia grazie ai suoi legami con la corona. Riacquisita la libertà, Colombo riuscì ad ottenere il permesso per un quarto, ed ultimo, viaggio fra il 1502 e il 1504, che lo portò ad esplorare la costa orientale dell’America centrale.
 Colombo raccontato
Il 20 maggio 1506, all’età di 55 anni, Cristoforo Colombo morì. A non spegnersi, però, furono i contenziosi che in vita aveva aperto per vedere ripristinati i diritti a lui accordati nelle Capitulaciones del 1492, di cui si sentiva ingiustamente privato. Se, infatti, Cristoforo era uscito, almeno di persona, di scena, così non lo era il suo cognome; anche la sua famiglia era infatti entrata a far parte della nobiltà castigliana, come “Colón”, e avrebbe dimostrato di non voler rinunciare ai privilegi inizialmente accordatigli. In particolare, fu il figlio Diego a riuscire a ricoprire nuovamente, seppur in maniera non continuativa e con poteri limitati rispetto a quelli paterni, i ruoli di viceré delle Indie e di ammiraglio del Mar Oceano fra il 1509 e il 1526.
Fu così che l’immagine di Cristoforo Colombo, che come ogni uomo di potere già in vita aveva dovuto costruirsi e difendere dagli attacchi degli avversari e, quando ancora era un semplice avventuriero, dei critici, subì un processo tutt’oggi in atto di trasformazione strumentale. Colombo fu un conquistatore sanguinario o uno scopritore di spirito umanista? Fu un despota o un governatore giusto ed equilibrato? Fu un genio incompreso o un semplice folle ad azzardarsi a intraprendere la rotta verso ovest?
È difficile rispondere a tali domande, perché fin dal XVI secolo si assistette a una proliferazione di fonti che pretendevano di restituire la “vera” storia di Colombo. Da una parte i suoi detrattori, dall’altra i suoi sostenitori e in particolar modo la sua famiglia. Chi ha detto la verità? A chi dare ascolto, tenendo considerato che sostanzialmente entrambe le parti avevano dei cavalli nella corsa all’eredità, in senso più o meno figurato, del navigatore genovese? Attribuire o meno la scoperta di un determinato territorio a Colombo, per esempio, poteva stabilire chi avrebbe dovuto governarlo. Ancora; riconoscere la veridicità delle accuse di violenza che gli erano state rivolte al tempo del governatorato su Hispaniola avrebbe fatto pendere o meno i piatti della bilancia a favore dei Colón nella pretesa di riottenere il titolo di viceré. In questo modo, Colombo diventò, a seconda di chi ne parlava, un essere abietto o un “servo di Dio”, mentre posizioni più sfumate, ma non per questo necessariamente più vicine alla realtà dei fatti, hanno avuto meno risalto nel dibattito.
“Cristoforo Colombo” finì quindi per diventare più il simbolo di qualcosa, che il nome di qualcuno. In Spagna, per ridimensionare le pretese dei Colón-Colombo e per stabilire un maggior controllo della corona sulle Indias, Cristoforo passò dall’esserne il “primo scopritore” ad “uno degli scopritori”, servo leale dei reyes católicos. Quando la Spagna, a partire da Carlo V, diventò una, se non la più grande delle potenze europee, la propaganda dei suoi avversari fece buon uso della leyenda negra, e le storie sulle violenze ai danni degli indigeni di Colombo furono accostate a quanto raccontato da Bartolomé de Las Casas.
Quando, però, nacquero gli Stati Uniti d’America, le cose cambiarono di nuovo. Il neonato stato, nella ricerca di simboli esterni alla tradizione anglosassone e quindi alla madrepatria con cui aveva appena concluso una guerra d’indipendenza, trovò nel navigatore genovese un emblema della costruzione di un mondo nuovo, o meglio di un Nuovo Mondo, dando il nome di Columbia al distretto in cui venne a sorgere Washington, la capitale statunitense. Ed è sempre negli USA che venne a rafforzarsi il mito positivo di Colombo, come testimonia la World’s Columbian Exposition dedicatagli nel 1893, ovvero all’incirca nel 400° anniversario dallo sbarco a Guanhani. In questo contesto già favorevole alla figura del genovese, quindi, gli emigrati italiani colsero fin dal XIX sec. l’occasione per fare della sua figura un ponte identitario fra la Penisola e l’America, prodigandosi per l’erezione di statue celebrative e per l’istituzione, prima a livello locale e poi federale, di feste a ricordo dell’impresa colombiana, culminanti nella ormai famoso, nonché problematico, Columbus Day, il 12 ottobre.
Soprattutto durante la seconda metà del ‘900, infatti, si sono fatte sempre più forti e rilevanti le voci di chi, nel contesto della lotta per i diritti degli afroamericani e delle popolazioni precolombiane o loro discendenti, la rinnovata attenzione sulla brutalità con cui avvenne la colonizzazione delle Americhe da parte degli europei trovò ancora una volta in Colombo un simbolo contro cui scagliarsi. Grazie a queste suggestioni, però, si è anche reso possibile sottrarre la figura di Cristoforo Colombo ad una visione che è stata decisamente celebrativa e probabilmente poco storica per lunghissimo tempo. Nuove indagini e nuove sensibilità si sono quindi fatte carico, e continuano tutt’ora, di riscoprire la storia di un personaggio di cui molti pensano di sapere tutto, ma della cui persona forse sappiamo ancora poco o niente.
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land-of-maps · 8 years ago
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1474 Map of the Atlantic Ocean according to Paolo dal Pozzo Toscanelli, Transcribed on a Modern Map of the Americas. [1900x1215]
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dolamduc · 3 years ago
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Я уже выкладывала первое изображение: Генуэзская карта 1475 года.(Genoese map of the world, 1457). Авторство приписывается Паоло Тосканелли (Paolo dal Pozzo Toscanelli, 1397 — 1482) Причем Паоло Тосканелли— известный флорентийский учёный в области астрономии, медицины, географии и математики. Учился в Падуанском университете, был дружен с Николаем Кузанским, перевёл «Географию» Птолемея.Почему на его карте в Египте нет пирамид?Рассмотреть в хорошем разрешении https://ic.pics.livejournal.com/.../245535_original.jpgНа изображении 3: Nautical Chart by Bartolomeo Pareto, 1455Карта Бартоломео Парето, картографа из Генуи, 1455 года.На ней тоже не нарисованы пирамиды.Рассмотреть https://upload.wikimedia.org/.../1455_Nautical_Chart_by...
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sssaywriters-blog · 7 years ago
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GEOMETRY AND RENAISSANCE
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Renaissance is one of the recorded ages that genuinely affected the cutting edge human advancement as far as improvement in training, outline and numerous different fields and furthermore it didn't disregard displaying out the most essential figures amid this age which had a similar effect on present day progress. This time of age began from the fourteenth century and finished on the seventeenth century beginning in "Florence" in Italy and completion of whatever is left of Europe. Filippo Brunelleschi was one of its most imperative figures, in the blink of an eye, the Renaissance style began to spread crosswise over Italian urban areas and some different nations like France, Germany, England, Russia and different parts of Europe at various dates and with fluctuating degrees of effect. This paper will talk about the effect of Renaissance on the advancement of science and geometry in the cutting edge age, its connection and the essential assumes that really affected this period. It will likewise examine the imperative illustrations and structures that got influenced by such developments in this timeframe.
Renaissance is one of the periods that affected mathematic and geometry because of the splendid assumes that have been in this timeframe which will be examined in this passage. Above all else, Geometry is basically a branch of science that is worried about shapes, estimate, position of figure, and properties of a space like for instance, a square have a property of the level equivalent separation lines from all sides that gives it, its shape and the same goes for alternate shapes like rectangle, hexagon, hover etc…Mathematics all in all is the investigation of any sorts of structure, a space like a house, any outlines and so on., changes in speed of a protest, when all is said in done, anything that needs to do with conditions and counts is classified under arithmetic. The most vital assumes that showed up in this time of age and truely affected Geometric and arithmetic are" "Filippo Brunelleschi" dating from 1377 - 1446 he is the designer of the science of point of view in painting. "Paolo dal Pozzo Toscanelli" dating from 1397-1482 making an enormous sundial and making cosmic estimations and furthermore giving a higher precision in figuring scope at the ocean and "luca pacioli" who composed various hypotheses and built up the geometrical extents." (Fletcher, 2000-11)
Renaissance structures intensely depended on the utilization of geometry and the arithmetic in their plan which vigorously affected other present day outlines till now. Renaissance kind of structures depended on bends, curves, triangle, circles and squares, which are the principle components of geometry, additionally should be characterizes as structures like places of worship, strongholds and significantly more depended on those fundamental components and formed it into curves, vaults, rectangular portions inside and outside the structures the same number of floor designs could depict it.
Renaissance building development and how it was influenced by such fundamental components of geometry. The Renaissance extraordinary masterminds took the individual as a model for the universe being the ideal being made by god and utilized it in geometry and science. This thought was created by essentially drawing this impeccable figure which is the "Vitruvian man" remaining in a square figure extending his arms and legs shaping an ideal hover around him. In view of these thoughts, Leonardo made his own particular illustrations in view of the utilization of human extents and the Vitruvius' hypothesis. In the renaissance age, it was their expect to try such thoughts created in genuine structures .What was done is that he mixed the utilization of circles and squares much in his general format of his arrangement and in the arrangement itself he separated it promote into spaces using sections in addition to having the upside of supporting the rooftop and with respect to the round part, he utilized it to go about as an arches which was a standout amongst the most critical figures in this timeframe which gives the building its surface and special style.
In this illustration, Leonardo made a few changes in accordance with the Vitruvius estimation of the human figure which was enlivened by his own examinations and perception. At long last after changes and his own particular investigations, he made the ideal picture of the human figure with the best extents. Leonardo had the conviction that god was the ideal geometer and the person who made the universe in view of extents and numbers, he trusted that the human body was one of his ideal creation, in light of Leonardo's idea, he drawn the Vitruvian man extending his own legs and arms to shape an immaculate spinning circle around him and a square. In any case, keeping in mind the end goal to make this work, he needed to put the circle fixated however the middle on the square is a bit lower. Through modifications and examines of his own estimations in view of investigations of life models, the Vitruvian figure isn't perceived as a perfect picture and extent of the human body. "Extent isn't just to be found in numbers and measures, yet additionally in sounds, weights, interims of time, and in each dynamic power in presence." expressed by "Leonardo da Vinci" (University of the Arts).
The improvement of science and figurings in the renaissance time frame is for certain a standout amongst the most essential issues in this age. Amid the Renaissance, mathematicians and specialists wrapped their arms around the inquiries of point of view, unendingness, emblematic variable based math and quartic conditions, delivering treatises regarding these matters and offering new experiences into the field of arithmetic. The fifteenth through seventeenth hundreds of years saw numerical advancements in European nations like France and Italy, the effect of which stretches out right up 'til the present time. These figurings were partitioned into various classes, for example, Analysis versus amalgamation where the Renaissance saw the progression of representative polynomial math. In his "Artem Analyticem Isogoge" of 1591, François Viéte took the thoughts of Ancient Greeks Euclid, Diophantus and Pappus and looked to clarify and clear up them through deliberate logarithmic documentation. In doing as such he could clarify the ideas of investigation and amalgamation. Investigation, or a suspicion of something that is searched for and the landing at something confessed to be valid through its results, was to be recognized from union, which is a supposition of something that is conceded (surrendered) and the touching base at something confessed to be valid through its outcomes. In addition, he connected guidelines for computing species "Viéte" additionally settled standards for "species," instead of numerical estimations. His first control stipulates to "add a greatness to an extent," or to include just homogeneous sizes, for example, one type to it's logical counterpart; his third and fourth guidelines train to increase and gap sizes, separately, which will bring about heterogeneous sorts. For instance, a side increased by a side is a plane, not another side. Communicated through species, administrators and units, conditions could now be taken care of all the more effectively. Additionally, in the advancement of conditions, cubic and quartic was principle fixings Two achievements amid the Renaissance in arithmetic included the explaining of both cubic and quartic conditions, which had overwhelmed mathematicians previously and amid the Renaissance. Despite the fact that the work was not his own, Girolamo Cardano is attributed with giving general answers for the two sorts of conditions as radicals. Already, conditions of the second degree were tackled in this way, however not cubic or higher conditions. He distributed these discoveries in his work, "Artis Magnae," in 1545. At long last, the fanciful and complex numbers, another progress for arithmetic amid the Renaissance time frame was the affirmation of the legitimacy of nonexistent or complex numbers. Cardano, in settling cubic conditions, happened upon the presence of negative numbers under the radical sign. Ancestors either dismissed these or were not ready to fathom such numbers. Cardano, despite the fact that he fused these numbers in his figurings, conceded that he didn't completely comprehend them. Regardless, his work with these new numbers conveyed science to a more elevated amount of deliberation.
Subsequent to knowing the effect of arithmetic and geometry in this timeframe, renaissance did likewise affect present day age building configuration despite the fact that this time of age is so old however till these days regardless it affect us not in the plan of the façade but rather in specific outlines. We can perceive how did the Renaissance impacted engineering and its outline surrounding us. The Use of symmetry, segments, and adjust of windows in present day engineering, regardless of whether at a bank or courthouse, or even in a costly home, all point to the impacts of Renaissance design on current structures. Thus to successfully contemplate the impact of Renaissance engineering on more present day design one should start by more intently analyzing the components and effect of Renaissance engineering and how those components have been fused into design today. Renaissance engineering took after the Gothic time of engineering, which gave us the house of prayer at Notre Dame, and was prevailing by the Baroque time frame, which is set apart by very lavish compositional outlines and furniture, and is regularly connected with the King Louis of France.
The Renaissance time frame emphatically underlined the accompanying components: Geometry which depended on having structures, windows, and entryways in square and rectangular shapes. Extent, adjust was basic in the Renaissance, and components of the structure should have been planned in extent to different components of the building. Symmetry depended on the utilization of geometric figures came an accentuation on symmetry and clean lines. Normality which implies that there is a little about the Renaissance style that is irregular or indiscreet. A building must have repeating topics and components. To achieve these plan objectives, the Renaissance style utilizes numerous repeating components, including: Columns, Pilasters, Lintels, Arches and arcades, Domes, Symmetrical windows and entryways lastly Niches with figures. Every one of these components is utilized as a part of prop
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aneddoticamagazinestuff · 8 years ago
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Firenze: Gli affreschi delle cappelle Medici e Pazzi
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Firenze: Gli affreschi delle cappelle Medici e Pazzi
Qual’è la ragione che può spingere due grandi famiglie fiorentine, i Medici e i Pazzi, a commissionare due opere artistiche per le proprie cappelle perfettamente uguali? La dimensione è leggermente diversa ma è perfettamente proporzionata.
Stiamo parlando della Sagrestia Vecchia nella basilica di San Lorenzo a Firenze e della Cappella Pazzi nel primo chiostro della basilica di Santa Croce sempre a Firenze. Ambedue capolavori architettonici di Filippo Brunelleschi.
  La cappella Pazzi nella basilica di Santa Croce a Firenze
La Sagrestia Vecchia, nella basilica di San Lorenzo di Firenze
  Una mappa stellare è univoca, rappresenta una determinata data, ora e luogo d’osservazione, e i meridiani contano, rappresentano una posizione rispetto ad un’altra. Entrambe le volte delle cappelle raffigurano un emisfero celeste boreale con precisi riferimenti astronomici, la cosa incredibile è che entrambe fanno riferimento esattamente allo stesso emisfero, nella stessa data, nella stessa ora e con un punto di osservazione leggerissimamente diverso. Una cosa differenzia l’affresco dei Medici da quello dei Pazzi, la presenza di un meridiano.
Affresco Cappella Medici
  Per convenienza usiamo la volta celeste della Sagrestia Vecchia che è stata restaurata e ci offre un’immagine migliore.Le interpretazioni sono state più di una, molti gli studiosi che si sono impegnati per risolvere questo enigma fiorentino; enigma centrato più che nell’arte pittorica nello scopo della rappresentazione scelta.
Affresco Cappella Pazzi
Osservando la volta vediamo che riporta varie costellazioni. In evidenza nella zona centrale la costellazione del cancro, alla destra la costellazione dei gemelli e ancora più a destra la costellazione del toro. Il meridiano indicato corrisponde ad una visione da sud. Due elementi sono certi, la posizione del sole fra cancro e gemelli e la luna in toro. Si può inoltre desumere la presenza di Giove in ariete e di Venere alla sinistra del cancro. Desumere perchè non vi è certezza sui nomi dei pianeti ne che si tratti di pianeti.
Affresco della volta celeste – Cappella Sagrestia Vecchia (attribuito a Pesello)
Una prima interpretazione viene da Aby Warburg il quale ipotizzò che l’affresco fosse raffigurante la data corrispondente alla consacrazione dell’altare della basilica di San Lorenzo, cerimonia che si è svolta il 9 luglio 1422. Questa teoria è oggi accantonata ma abbiamo voluto verificarla comunque.
Teoria Aby Warburg riportata su Stellarium
Attraverso il programma Stellarium abbiamo impostato le coordinate della Sagrestia Vecchia come punto di osservazione, circa 43° N 46′ 29.05″ e 11° E 15′ 16.32″ e la data del 9 luglio del 1422 corrispondente alla consacrazione dell’altare e abbiamo ottenendo la volta celeste corrispondente. Scorrendo le ore si individua le 10.30 del mattino come orario con la volta celeste più somigliante. E’ evidente che la teoria non corrisponde all’immagine. Osserviamo che il sole non si pone fra cancro e gemelli ma è più spostato verso il cancro e soprattutto la luna non è in toro. Il programma lavora automaticamente in calendario giuliano in uso all’epoca.
La teoria di Aby Warburgi non è una teoria accettabile. Inoltre che motivo aveva la famiglia Pazzi di riprodurre quel momento storico legato prettamente all’altare della Sagrestia Vecchia ed alla famiglia Medici? Esaltare la consacrazione dell’altare di un altro edificio con lo stesso affresco altrove e 20 anni dopo, assurdo.
Una seconda ipotesi postulata si rifà alla grande passione della famiglia Medici per l’astrologia. Al centro del mistero la nascita di un bimbo. Il committente dell’opera, Cosimo de’ Medici, potrebbe aver voluto rendere immortale la data di nascita del figlio primogenito Piero. Una teoria interessante da verificare. Il pargolo è nato il 16 luglio 1416, astrologicamente fra Cancro e Gemelli. Impostati i parametri con data e coordinate fiorentine la volta stellata ci appare su stellarium.
Non vi inserisco la mappa stellare, ma decisamente non è corrispondente, la luna non è in Toro e il sole è quasi al davanti del cancro. Venere si pone in gemelli e Giove si è perso chi sa dove. Inoltre che senso avrebbe che i Pazzi riproponessero la duplicazione perfetta di quell’evento? Una nascita nella famiglia Medici? Il mistero deve in qualche maniera coinvolgere le due famiglie, la ragione deve essere super partes.
Un primo studio su base scientifica, da un punto di vista astronomico, è stato condotto da Giuseppe Forti astronomo di Arcetri. L’indagine si è conclusa con l’affermazione che le stelle raffigurate si presentavano proprio secondo la configurazione visibile nel cielo di Firenze il 4 luglio 1442 del calendario giuliano, circa il 13/14 del calendario gregoriano. Viene inoltre indicata l’ora, circa le 10.30 del mattino. Provvediamo ad inserire i dati. Otteniamo sia la Luna in toro sia il Sole fra cancro e gemelli. Gli altri pianeti però non sono proprio corrispondenti Ad esempio Venere che dovrebbe essere secondo l’affresco al davanti del cancro è invece quasi dietro il cancro, e Giove è più sul toro che sull’ariete.
Giuseppe Forti 4 luglio 1442 stellarium
Si suppone in questa ipotesi che l’opera sia da attribuire a Giuliano d’Arrigo detto Pesello (Firenze 1367-1446). Pesello era un esperto nel disegno degli animali e un abile ritrattista ma non aveva la cultura astronomica necessaria per una tale precisione, si crede che fosse stato guidato da un esperto astronomo quale Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482).
Dal Pozzo Toscanelli, sarebbe stato l’artefice del disegno che ha poi generato l’affresco. Il Toscanelli dimostra un’abilità incredibile e certifica che le conoscenze astronomiche dell’epoca erano ben più avanzate di quello che la storia ci insegna di quel periodo storico. Fu preciso nel posizionare i pianeti come Venere in cancro o Giove in ariete, la Luna in toro e il Sole fra cancro e gemelli il tutto nell’eclittica delle costellazioni zodiacali.
Devo ribadirlo, guardate la foto sopra e confrontatela con quella generata dal programma, la data indicata da Forti non sembra corrispondere perfettamente, giusta la posizione di Sole e della Luna ma posizione errata di Venere che è dietro al cancro e di Giove che si pone dietro al toro ed infine di Mercurio che si pone sui gemelli ma che non è presente nell’affresco in quella posizione.
Forti non postula nessuna teoria sul “motivo” dell’affresco ma analizza l’affresco solo da un punto di vista scientifico.
Sulla scia dello studio di Forti una teoria viene sviluppata da Isabella Lapi Ballerinicuratrice del restauro della Sacrestia Vecchia. La Ballerini afferma che l’affresco sia un omaggio per la venuta a Firenze di Renato d’Angiò nel 1442, il monarca di Napoli cacciato dall’usurpatore Alfonso d’Aragona. L’evento è stato sicuramente notevole dato che d’Angiò cercava rinforzi militari per riconquistare i propri territori. Da sottolineare che l’ex Monarca di Napoli aveva rapporti sia con i Medici che con i Pazzi, questo potrebbe spiegare la cappella duplicata anche se non spiega la differita di 20 anni. La teoria però non spiega perchè spendere tempo e denaro per onorare una visita, si importante, ma che poteva essere trasmessa ai posteri con un normale affresco che coinvolgesse la famiglia Medici e Renato d’Angiò. Oppure anche un classico ritratto. Quale poteva essere il motivo per occultare in un criptico affresco la visita di un monarca che era evidentemente pubblica?
Inoltre ricordiamo che non vi è una perfetta corrispondenza della mappa stellare sussistono delle differenze.
Ancora un’ipotesi è che la famiglia Medici volesse celebrare la riunificazione delle Chiese d’Occidente e d’Oriente, evento fortemente voluto da Cosimo il quale fece di tutto per spostare il Concilio da Ferrara a Firenze. Infatti la firma del decreto “Laetentur coeli” avvenne il 6 luglio 1439 a Firenze e si raggiunse la completa riunificazione tra greci e latini. Al concilio parteciparono esponenti di grande prestigio per l’epoca da religiosi ad artisti, da architetti ad astronomi fra cui anche Paolo del Pozzo Toscanelli.
Attiviamo il programma e impostiamo la nuova data e anche delle nuove coordinate corrispondenti a Santa Maria del Fiore, cioè il duomo di Firenze e sono 43° N 46′ 22.93” e 11° E 15′ 21.11. Da evidenziare che questa minima differenza di coordinate non influenza gran che il risultato.
Incredibilmente si ottiene una rappresentazione della volta celeste molto similare anche se non perfetta rispetto a quella dipinta. Ovviamente abbiamo il Sole fra cancro e gemelli, la Luna in toro, Venere al davanti del cancro anche se spostata molto più verso il leone rispetto all’affresco. Mercurio sulla zampa del leone e in ariete o meglio sotto l’ariete abbiamo un pianeta che non è Giove ma Saturno. Una forzatura è anche Marte posizionato subito dietro il toro che invece nel dipinto non sembra rappresentato. Non la perfezione assoluta, certo, ma una discreta corrispondenza, maggiore di quelle valutate sino ad ora.
Un altro astronomo, sempre di Arcetri, si è misurato con questo mistero aprendo una nuova via interpretativa. Fabrizio Massi analizzando la mappa stellare ha confermato il giorno 4 Luglio del 1442 come giorno rappresentato e per la precisione alle 10:30 del mattino. Masi però esplora una nuova strada. Afferma che la volta rappresentata non è del cielo sopra Firenze ma di un punto d’osservazione diverso e cioè la posizione geografica è da collocare presso Shanhaiguan in Cina. Ci fornisce le coordinate corrispondenti a 40° N 120° E. Queste coordinate, secondo google maps, cadrebbero in acqua, ma poco distante da Shanhaiguan circa a 18,5 km a nord-est. Posizionandosi sulla città di Shanhaiguan le coordinate sono circa 40° N 29″ 119° E 46″.
Shanhaiguan si trova nella Cina orientale ad est di Pechino sulla costa dell’Oceano Pacifico ed è il luogo dove si trova l’antica porta all’impero cinese chiamata Testa del Dragone e dove finisce ad est la grande muraglia cinese gettandosi nell’oceano.
Si sviluppa quindi un’altra teoria che si basa sul fatto che esistono contatti tra Firenze e l’impero cinese. L’affresco omaggerebbe la presenza di una delegazione cinese a Firenze in occasione del Concilio del 1439. Motivi commerciali quindi che però non spiegano ne il doppione omaggio della famiglia Pazzi (poca fantasia da parte dei Pazzi che arrivarono per secondi venti anni dopo?) ne avrebbe senso, come già detto, la data del concilio che non corrisponde alla data su cui concorda anche Fabrizio Massi che ricordiamo è il 4 luglio 1442. Inoltre, ancora, perchè rendere criptici i rapporti pubblici con la delegazione cinese?
Cominciamo la verifica. Impostiamo le coordinate fornite da Massi di Shanhaiguan (meglio quelle precise) e poi le due date possibili, quella sostenuta da Massi e quella del concilio.
Alla data del 4/7/1442 sussiste una corrispondenza, ma si deve cambiare punto d’osservazione ruotando verso ovest e soprattutto per vedere l’ariete e parte del toro si dovrebbe cancellare l’orizzonte, facile sul programma ma meno facile se si fosse realmente sul punto di osservazione. Inoltre la posizione stellare è quasi verticale, molto diversa come osservazione per un uomo inginocchiato ad osservare l’affresco della cappella Medici che appare orizzontale all’osservazione. Immagino che se si volesse riprodurre il corretto punto di osservazione sarebbe bastato orientare l’affresco. Insomma non convince.
Posizione Massi a Shanhaiguan 4 luglio 1442 stellarium
Verificando la data del Concilio 6/7/1439 la prospettiva di osservazione è la stessa di prima.
In entrambi i casi si deve adattare la visione verso ovest, non tenere conto dell’orizzonte e per ovviare a questi due problemi cambiare l’orario di osservazione sino ad ottenere corrispondenze migliori in orari notturni.
Arriva una nuova teoria con la Proff.ssa Sandra Marraghini che studia da tempo questo mistero pitto-astrologico. La sua teoria si sviluppa considerando che la data in oggetto sia il segno zodiacale dell’inizio del Rinascimento.
La Marraghini da una differente opinione anche sull’autore dell’affresco della cappella nella Sagrestia Vecchia che è stata realizzata nel 1440 e attribuita a Giuliano D’Arrigo, detto Pesello. L’opinione della Marraghini è che ha più senso attribuire l’opera a Piero della Francesca che era più avvezzo all’uso di certe tecniche, mentre il Pesello, all’epoca 77enne, era più portato alla ritrattistica.
La teoria che l’affresco testimonierebbe l’inizio del Rinascimento spiegherebbe la nascita di cappelle gemelle eseguite in tempi successivi. Potrebbe spiegare anche il desiderio di immortalare l’inizio di una nuova epoca con un affresco segnatempo. Le domande che ci poniamo sono però molteplici. Per quale ragione renderlo criptico? Ci chiediamo, inoltre, come sapevano all’epoca che era cominciata questa nuova fase storica per come la intendiamo noi oggi? Avrebbe un senso la scelta di rappresentare il cielo fiorentino, città culla del rinascimento, ma perchè scegliere quella data come nuovo inizio di un meraviglioso periodo storico? Quale evento fa da spartiacque?
Sinceramente nessuna delle teorie sino ad ora esposte sembra avere un senso compiuto o da un punto di vista astrologico o da un punto di vista storico. La teoria della firma del Concilio sembra la migliore considerando la vicinanza della volta stellata sopra Firenze rispetto alla volta celeste dell’affresco, anche se le corrispondenze non sono certo perfette.
Una teoria compiuta dovrebbe rispettare i parametri di cui disponiamo.
L’affresco è a Firenze e il punto di osservazione dell’affresco è orientato più o meno verso sud.
L’affresco è stato realizzato dopo il termine dei lavori della Sagrestia Vecchia cioè il  dopo il 1428 e prima del 1443 data di termine di tutti gli affreschi.
L’affresco ha due sicure certezze, Il Sole fra cancro e gemelli e la Luna in Toro, sul muso del toro.
Esistono altri, si suppone pianeti, rappresentati sull’affresco (dimensione maggiore rispetto alle stelle) che non possono essere riconosciuti come certi, ne che siano realmente pianeti ne quali siano. Fra tutti i pianeti si suppone si individui Venere fra cancro e leone più spostata verso il cancro.
L’affresco è stato riprodotto 20 anni dopo nella cappella Pazzi.
L’affresco indica un luogo, una data ed un’ora ben precisa.
Potrebbe esistere un’altra ipotesi rispetto a quelle formulate sino ad oggi? Proviamo ad unire alcuni tasselli.
L’idea di Francesco Masi di uscire dal concetto che sia il cielo sopra Firenze è interessante e potrebbe aprire a nuove teorie, cioè testimoniare a Firenze un luogo lontano da Firenze, interessante.
Poniamo per un secondo che si volesse rappresentare una data segreta, conosciuta da pochi eletti in tutto il mondo, anzi da pochi eletti in tutti i continenti allora conosciuti. Una data che avrebbe rivoluzionato geografia e commercio, conoscenze e poteri.
Una data che due famiglie importanti come i Medici e i Pazzi, famiglie che vivevano entrambe a Firenze centro nevralgico del mondo di allora, (ricordiamo cosa era Firenze all’epoca), le poteva distinguere rispetto ad altre. Una data e un luogo che non potevano sbandierare ai quattro venti ma allo stesso tempo ne volevano (dovevano) dare testimonianza segreta per prestigio familiare e potere. Rendere eterna una data e anche un luogo geografico.
Magari un luogo che non era ancora possibile raggiungere dati i mezzi disponibili e le conoscenze del tempo.
I Medici, per primi, testimoniarono la loro conoscenza in pubblico e i Pazzi 20 anni dopo comunicavano ai Medici di conoscere lo stesso segreto. Con una differenza, nella cappella dei Pazzi non sussiste un elemento dirimente. Il meridiano. Spostarsi da un meridiano all’altro significa sostarsi verso est o verso ovest.
Poteva essere la via della seta? Non credo, la Cina non era certo un segreto e il commercio era già attivo e fiorente con l’Asia; sappiamo infatti della presenza di una delegazione cinese a Firenze in occasione del Concilio del 1439.
Una delegazione che sicuramente aveva un rapporto stretto con la famiglia Medici. E se questa delegazione avesse riferito alla famiglia Medici un’informazione di importanza unica per l’epoca?
Introduciamo un nuovo elemento apparso alle cronache recentemente. Zheng He.
  Zhen He
L’enorme flotta comandata da Zheng He (317 navi misuranti 130×54 metri ed equipaggiate con 12 vele e un totale di 28.000 soldati a bordo) partì per il primo viaggio e dato il successo riportato fu ordinata una seconda spedizione e poi una terza. In totale furono compiute sette spedizioni tra il 1405 e 1433. Probabilmente Zheng He morì nel viaggio di ritorno della settima spedizione e fu seppellito in mare.Zheng He è un membro della dinastia dei Ming. Un eunuco compagno di giochi del piccolo principe Zhu Di. Quando Zhu Di divenne imperatore della Cina assumendo il nome di Yongle, ordinò nel 1403 la costruzione di una flotta imperiale sia per scopi mercantili sia come flotta da guerra e scopi diplomatici. L’imperatore nominò ammiraglio Zheng He e lo mise al comando di tutta la flotta. L’imperatore Yongle incaricò Zheng He di effettuare spedizioni navali a carattere diplomatico, scientifico e commerciale nei mari occidentali.
Le grandi spedizioni di Zheng He sono un fatto storico, ancora oggi si discute sui limiti raggiunti da queste esplorazioni cinesi.
Uno di questi dubbi riguarda il fatto che Zheng He possa aver per primo raggiunto le Americhe.  Non voglio riproporvi tutta la storia e le ipotesi e quindi vi consiglio di leggere questo articolo. Vi dico solo che l’ipotesi di questa scoperta sembra essere avvenuta nella sesta spedizione che va dal 1421 al 1423.
Ora poniamo per un secondo che sia vero, una realtà, l’America è stata scoperta per la prima volta da Zheng He e che una delegazione cinese lo avesse fatto presente alla famiglia Medici fornendo la data e le coordinate di dove i cinesi si erano introdotti nel territorio americano.
Mettiamo giù due date.
Nel 1423 la scoperta dell’America da parte di Zheng He, una delegazione cinese si trova a Firenze nel 1439, La Cappella Medici viene terminata nei suoi affreschi nel 1443, venti anni dopo la volta celeste viene copiata dai Pazzi. Sembrerebbe esserci una continuità storica.
Prendiamo adesso le coordinate fornite da Masi 40°N 120° E e proviamo a mettere un meno davanti al 120, cioè Ovest. Impostandole su maps ci ritroviamo qua:
Se preferite possiamo prendere le coordinate della sagrestia vecchia e cioè 43° N 46′ 29.05″ e 11° E 15′ 16.32″ sostituire Est con Ovest e sottrarre da 120° gli 11° rappresentati per ottenere 109° quindi le coordinate 43° N 46′ 29.05″ e 109° O 15′ 16.32″. Se le riportate su maps vi troverete circa nello stesso posto anche se più a nord di 3°. L’immagine generata dal programma stellarium non camibirà molto.
Proviamo a inserire le coordinate nel programma stellarium e a giocare percorrendo le date dal 1421 al 1423 ed esattamente alla data 3 Luglio 1423, esattamente alle 19.30, abbiamo rappresentata questa volta celeste.
La Luna è esattamente sotto il muso del toro, il Sole fra cancro e gemelli e Venere al davanti del cancro.
Con le coordinate della Sagrestia Vecchia spostate ad ovest, la situazione non cambia, l’immagine è praticamente la stessa.
Una notizia da mantenere segreta per organizzare una spedizione pronta a colonizzare?
I Medici a Firenze erano stati messi a conoscenza di questa notizia e non potendo divulgarla ma dovendo certificarla hanno rappresentato esattamente il contrario in termini ovest-est della vera scoperta delle Americhe, lasciando un meridiano che potesse far capire che non ci si riferiva ne a Firenze ne a Shahnaiguan Cina 40° Nord e 120° Est, ma al suo opposto e cioè a 40° Nord e 120° Ovest.
E se le cappelle fossero l’unica testimonianza della vera scoperta dell’America?
Certo gli storici hanno rifiutato l’ipotesi che sia Zheng Heil vero scopritore dell’America, sempre che di scoperta si possa parlare dato che su quelle terre vivevano dei popoli.
Come potrebbe essere altrimenti? Riscrivere la storia è sempre sconveniente perchè vengono fuori interessanti verità per taluni scomode. E se le cappelle fiorentine fossero la prova che gli storici negano che esista?
Ovviamente un’ipotesi, ma… Magari Colombo è arrivato nel 1492 “sapendo” dove andava!
    (N.d.R) Questo articolo è frutto del tentativo di capire il perchè si è realizzato opere apparentemente prive di significato ma che invece celano sicuramente un segreto; al tempo stesso proporre una soluzione al segreto che sarà certamente confutabile, ma al pari di tutte le altre ipotesi.
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ieatedthepurpleone · 12 years ago
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An 1884 rendition of a map of the Atlantic Ocean according to Paolo dal Pozzo Toscanelli (1474), a copy of which was carried by Columbus on his first voyage west.
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