#Paolo Raffaelli
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2 once di piombo (My Name is Pecos, 1966)
"Spit out your name, Mexican."
"There's no point. Dead men can't hear, and you're a dead man."
#due once di piombo (Il mio nome è Pecos)#2 once di piombo#my name is pecos#spaghetti western#italian cinema#1966#maurizio lucidi#adriano bolzoni#robert woods#pier paolo capponi#lucia modugno#peter carsten#luigi casellato#cristina iosani#massimo righi#renato mambor#maurizio bonuglia#giuliano raffaelli#george eastman#corinne fontaine#umberto raho#coriolano gori#in some ways a generic treatment of already familiar tropes; the mysterious stranger with a past‚ the frightened town‚ the band of outlaws#but Lucidi does some interesting things too. he brushes everything with a slight edge of dreamy otherness; it's in the scenes at a desolate#cemetery‚ or the sight of a hanged man with gold coins over his eyes (how are they staying there? it doesn't matter‚ it looks cool)#there's also some deeper subtextual work going on: there's a levelling with racism‚ admittedly not super deep‚ but it's there every time#Woods' lead has his heritage thrown in his face or spat on (and there's a superb moment in which he guns down two of his tormentors‚ one#falling against a gramophone which jumps to life playing mariachi music). there's also an interesting inversion of xtian imagery‚ with the#villain surrounding himself with 12 loyal gunmen‚ or the treacherous preacher who offers sermons 'not found in the bible' and plays cards#not exactly a groundbreaking or hugely innovative moment in spaghetti western history‚ but an intriguing film executed with style
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Gian Paolo Barbieri Artificial
Préface de Giorgio Armani
Texte Massimo Di Forti
Love Me Tender Editions, Paris 1982, 125 pages, 27x36,5cm, ISBN 2-903-512-14-0
euro 80,00
email if you want to buy [email protected]
Presentato da Giorgio Armani e pubblicato da Love me tender Editions nel 1982, è la prima monografia ufficiale di Gian Paolo Barbieri racchiudendo tutti i migliori lavori dagli esordi fino gli anni 80.
Claudio Alessandri, Giorgio Armani, Dina Azzolini, Renzo Barbieri, Giovanna Borletti, Ferdinando Chiesa, Aldo Coppola, Gian Franco Ferré, Joceline Kergére, Barbara Nerozzi, Alberto Nodolini, Mirella Petteni, Anna Piaggi, Lucia Raffaelli, Yves Saint Laurent, Franco Sartori, Lyda Toppo, Valentino, Jole Veneziani, Gianni Versace, Gustave Zumsteg
19/12/24
#Gian Paolo Barbieri#Giorgio Armani#Massimo Di Forti#fashion photography#fashion books#fashionbooksmilano
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Terni al ballottaggio: le altre volte è andata così
Fonte: Ministero degli interni Dall’entrata in vigore della legge per l’elezione diretta del sindaco, a Terni i è andati al ballottaggio in cinque occasioni. Quella del 2023, tra Orlando Masselli e Stefano Bandecchi (28 e 29 maggio) è la sesta. In due occasione, nel 2004 e nel 1999 non ci fu ricortso al ballottaggio in quanto Paolo Raffaelli fu eletto al pitmo turno. La legge era da poco…
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Keller - Paolo Raffaelli
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https://www.permanentstyle.com/2019/01/new-york-bespoke-tailors.html
New York bespoke tailors
#Alan Flusser#Bill Fioravanti#Dunhill#franco ercole#frank shattuck#Huntsman#joseph genuardi#Leonard Logsdail#mark rykken#nino caldarone#Nino Corvato#paolo martorano#Raphael Raffaelli#thom sweeney
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Conversazione con Enzo Cosimi
In attesa della prova aperta di questo pomeriggio alle 18.30 ho incontrato il coreografo Enzo Cosimi che mi ha raccontato qualcosa di più sul nuovo progetto triennale l’Orestea, del quale vedremo il primo studio sull’Agamennone.
Mi parli del tuo nuovo progetto artistico Orestea? L’Orestea è il mio nuovo progetto triennale. Dopo aver terminato la Trilogia sulle passioni dell’anima che indagava la paura collettiva, il desiderio e il dolore, ho scelto di fare uno studio sulla prima parte della tragedia. Con l’Agamennone ho deciso di concentrarmi su tre figure in particolare: Clitennestra, Egisto e Agamennone. Come solitamente avviene nei miei lavori non creo narrazioni ma racconti astratti ispirati all’indagine a cui mi sto riferendo. In questo lavoro, in particolare, ho preso ad emblema gli studi e le pratiche legati alla scena sadomasochista iniettandoli in un paesaggio astratto e rarefatto. La figura di Clitennestra è il fuoco dell’azione performativa. Collaborano a questo progetto tre giovani artisti: Alice Raffaelli lavora con me da vari anni, Giulio Santolini era già presente in Estasi mentre con Matteo De Blasio è la prima partecipazione con la compagnia. Ho deciso di lavorare con giovanissimi anche se abitualmente le figure di Agamennone o Egisto o la stessa Clitennestra sono interpretate da attori/danzatori maturi. Volevo creare questo lavoro confrontandomi su questi temi con menti ed energie giovanili. Sono già soddisfatto del risultato nonostante il poco tempo di lavoro. Da anni cerco un rapporto dialettico con i giovani. Non mi interessa più imporre coreograficamente totalmente i miei movimenti, cerco un rapporto dialettico. Nello stesso tempo non ho dimenticato il patrimonio segnico che ho costruito negli anni, tutto resta nella memoria. Credo che se non avessi fatto in passato quel lavoro di coreografia tout court non potrei lavorare secondo le modalità creative che utilizzo oggi. La coreografia c’è, anche se sembra invisibile. Diviene una percezione palpabile. Per me oggi è importante tornare al concetto di “opera”, rivitalizzando l’estetica classica e mettendola in relazione con il paesaggio contemporaneo.
Qual è l’immaginario che sta nutrendo questo nuovo lavoro? I riferimenti sono molti. Pasolini e tanti altri. In particolare ricordo la mitica Orestea di Peter Stein presentata circa trent’anni fa a Ostia antica. Andò in scena dal tramonto all’alba interpretata da attori tedeschi straordinari come Bruno Ganz o Edith Clever. In questo lavoro ho cercato di creare una drammaturgia dove la storia della tragedia dialogasse con le vite e le esperienze dei danzatori. È un’indagine dove creo un cortocircuito tra testi poetici, saggi sul sadomasochismo, testi propri e la tragedia stessa. L’incastro tra il reale e la finzione è un aspetto che negli ultimi anni mi interessa molto. Sto contemporaneamente anche lavorando a un’altra creazione I love my sister con un trans uomo. Da una profonda riflessione sulla sua storia di vita creo una drammaturgia che si sposta poi su altre zone liberandola dall’approccio documentaristico. Questo tipo di modalità è un aspetto che avevo già esplorato anche con Thanks o Estasi, ma nello studio su Agamennone e in I love my sister il testo troverà un equilibrio con la scrittura del corpo.
A che punto della tua ricerca coreografica per Orestea si inserisce questa residenza? Abbiamo fatto due settimane di lavoro a Torino e ora una qui a Mondaino. Quando Paolo Brancalion e Fabio Biondi mi hanno proposto questa serie di residenze ho pensato subito di tornare a una mia vecchia modalità di creazione, prendendomi dei tempi lunghi per poter sperimentare senza avere un debutto già programmato. Normalmente si lavora sempre in funzione della produzione finale, qui volevo concentrarmi esclusivamente sul lavoro di ricerca e sperimentazione. I luoghi di residenza influiscono molto sul lavoro creativo. Mondaino ad esempio è per me un luogo che mi dà la possibilità di generare un riverbero all’idea, all’azione che ho in mente. È uno spazio di residenza che io amo molto e riesce a far concentrare profondamente le nostre menti sull’indagine che stiamo portando avanti. È un luogo immerso nella natura, per noi, abituati ai grandi centri, diventa un’avventura mentale meravigliosa.
La tua indagine sulla figura dell’eroe si è sviluppata nei primi anni novanta attraverso una ricerca sulla natura del gesto eroico. Oggi questa figura torna in questo nuovo lavoro sui tragici greci. In che modo si modifica la ricerca da ieri a oggi rispetto a questo concetto in riferimento anche al contemporaneo? Quando quindici anni fa mi dedicavo alla figura dell’eroe, c’era una forte tensione ideologica e la cosa che a quel tempo mi dispiacque davvero molto fu che alcuni dei miei lavori furono tacciati di ideologia fascista: se indagavi l’eroe eri fascista. Opere come Il pericolo della felicità o Vittoria sul sole creavano una partitura vera e propria sull’approfondimento del “gesto eroico”. Oggi avevo voglia di tornare su questo tema con una prospettiva diversa. Dal punto di vista del lavoro sul corpo lo slittamento è stato totale. Prima mi concentravo sul muscolo e sul nervo, quindi sul sistema nervoso e muscolare. Erano lavori in cui avevo bisogno di corpi di un certo tipo, muscolosi ma anche non troppo fit. Erano coreografie estreme anche dal punto di vista linguistico. A quel tempo i miei danzatori dovevano essere allertati sul movimento contemporaneo ma dovevano conoscere anche il linguaggio del balletto. Oggi si è tutto sfaldato, l’eroe si è rotto. Mi interessa lavorare sui cocci, sui rottami, sulle rovine. Anche la scelta di corpi più naturali, meno legati alla fisionomia di muscolarità e nervo, rientra su questa linea di ricerca. Non è un caso che Giulio e Matteo siano più attori che danzatori. Alice nasce come danzatrice ma negli ultimi anni è riuscita a lavorare magnificamente anche sulla parola. Per me è stata una ricerca molto interessante, non sento fratture tra parola e movimento, sento che tutto si sta componendo in modo semplice ed equilibrato.
*nella residenza #Orestea - Agamennone (primo studio)
#residenza creativa#compagnia enzo cosimi#orestea#agamennone#Network Anticorpi XL#residancexl2018#residancexl
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Torna Malatesta, l’eroe più scomodo della Storia. Glorificato da Henry de Montherlant, lo scrittore più scomodo e inafferrabile del Novecento
Malatesta, la pièce en quatre actes di Henry de Montherlant, è pubblico nel 1946, pubblicato adeguatamente da Gallimard nel 1948, in scena per la prima volta il 19 dicembre del 1950 al Théâtre Marigny di Parigi, per grazia di Jean-Louis Barrault. Già nel 1952, per dire dell’importanza di cui godeva Montherlant, il testo è tradotto in italiano, da Bompiani. Insieme a Malatesta, il volume Bompiani raccoglie altri due testi teatrali molto noti di Montherlant: La regina morta e Il gran maestro di Santiago. Grandi i nomi dei traduttori: Massimo Bontempelli e Camillo Sbarbaro (a cui è affidato Malatesta). Nel 1995 l’editore riminese Raffaelli pubblica la traduzione di Sbarbaro di Malatesta, anteponendo un pensiero di Luca Scarlini. A giudizio dello storico della letteratura, “Malatesta diviene un epitaffio al culto della Rinascenza, praticato da D’Annunzio e da Maurice Barres, svelando nel momento del crollo delle illusioni superomistiche (il testo è stato scritto durante la Seconda Guerra Mondiale), la ‘debolezza’ della condizione esistenziale umana”.
*
Henry de Montherlant (1896-1972), eroe solitario
Nel 1967 il Malatesta diventa fiction televisiva, in Francia. Nel 1969, il 28 luglio, nella ‘quinta’ in cui è in parte rappresentato (il Castel Sismondo di Rimini), Malatesta va in scena per la prima volta in Italia. A interpretare il grande condottiero, Arnoldo Foà. Nel ruolo di Paolo II c’è Tino Carraro mentre Andreina Paul è Isotta. Per l’occasione, Montherlant firma un articolo su Il Resto del Carlino in cui riassume così i caratteri di Sigismondo Pandolfo Malatesta: “buon guerriero e buon mecenate, buon conquistatore di donne e buono sposo, uno che seppe riunire in sé ferocia e tenerezza, capriccio e costanza, religione e irreligione, energia e fragilità… Malatesta è l’eroe solamente di se stesso; ed è l’individuo solo, senza i suoi fini e le sue ragioni, ad essere esemplare per i fini e le ragioni di sempre” (diversi dati si trovano in Henry de Montherlant. L’infinito è dalla parte di Malatesta, Raffaelli, 2004).
*
Ora Malatesta torna in scena nel luogo in cui fu immaginato. Dal 23 marzo all’8 aprile, con Gianluca Reggiani (regista e Malatesta), Tamara Balducci, Mirco Gennari, Andrea Argentieri, tra gli altri. La versione del 1969 andò in atto secondo l’adattamento di Mario Moretti, dacché la versione di Sbarbaro, eminente poeta, è per la lettura. In questa, la versione è mia. Giustificato da esempi illustri (Pasolini che ‘rifà’ il verso a Eschilo senza guardare il greco), mi sono gettato, senza paracadute, nella lingua italiana. Spaccandola. Rendendo le metafore d’acciaio, oliando la retorica in cinismo (opzione linguistica concessa dall’opera di Montherlant, un vigoroso elogio dell’individuo sovrano, fino allo sfinimento).
*
Malatesta viene scritto da Henry de Montherlant in un momento decisivo, sull’Everest di un ago. Nel 1943. Tra Grasse e Parigi. Durante il Governo di Vichy. Montherlant guarda con nitido disgusto le svastiche – e ignora i fiumi della resistenza. Nel 1944 la Gestapo perquisisce il suo appartamento. Deflagrato Vichy, alcuni ‘resistenti’ chiedono la testa di Montherlant, accusato di collaborazionismo. Léon-Pierre Quint, influente membro del Comitato nazionale degli Scrittori, riassume il caso Montherlant con queste parole: “L’unica accusa che gli si può muovere è di non aver preso parte; dovremmo chiederci, allora, se uno scrittore ha il diritto, durante l’occupazione del suo paese, a restare indipendente, a mantenere la propria libertà di spirito – se è autorizzato, mentre il mondo si divide in due parti, a stare da parte, dalla propria parte”. Nel corso del 1945 diverse ‘informazioni’ contro Montherlant vengono inviate alla Chambre civique. Evidentemente lo scrittore è alquanto invidiato. L’unica condanna che gli tocca subire – per eccesso di individualismo? – è il divieto a pubblicare per sei mesi.
*
Decorato durante la Prima guerra mondiale, eletto – senza essere candidato – all’Académie française nel 1960 – ma fu perpetuo latitante – Henry de Montherlant ha scritto alcuni dei libri più importanti della letteratura francese del Novecento: il ciclo delle Ragazze da marito, Il caos e la notte, Il solstizio di giugno, La rosa di sabbia. Un tempo edito con sfarzo da Mondadori, Bompiani, Adelphi, oggi è un oggetto di lusso per i piccoli editori. Nel giorno dell’equinozio di autunno del 1972, tramite “l’ingestione di una pastiglia di cianuro e un colpo in testa”, Montherlant lascia questo mondo. “In esecuzione alle sue ultime volontà, i suoi amici sparsero le sue ceneri a Roma, nei Fori imperiali e nel Tevere” (Moreno Neri).
*
Il finale escogitato da Montherlant per il Malatesta è dostoevskijano. L’origine del male è nell’intellettuale a libro paga, la mente corrotta dal denaro, che ammira il potere – che non ha, che non può avere perché il suo è un pensare a vanvera, uno sfarfallio di nulla – per ucciderlo. E così, uccide il sogno.
*
Anamnesi dei personaggi
Porcellio è l’intellettuale organico al potere: le sue parole non dicono menzogne perché verità e menzogna sono la stessa cosa. La Storia è forgiata dalle parole dell’intellettuale scritte per accontentare il Signore – i ‘fatti’ nascono dall’ustione di molteplici menzogne. Tutti, scrivendo, eludono il vero: la verità non può essere circoscritta dalla grammatica. Porcellio ama il suo Signore con la stessa forza con cui ne desidera la morte – l’intellettuale trama sempre tresche per detronizzare chi lo stipendia.
Isotta è dotata di una ferocia più severa di Malatesta. Il suo cinismo è senza gloria, decapitato dall’ansia di custodire la casa. Non è questione di potenza ma di furbizia, la Storia, ai suoi occhi – la giovane sverginata accarezza il porco, Malatesta, dominato dal suo intestino – desiderio di gloria, brama di cibo, parole sboccate, tra i patetismi di Amleto e l’ebbrezza da postribolo, tra il Cesare e il puttanaio – per tramutarlo in angelo.
Malatesta non ha altra intelligenza che il suo stomaco, onnisciente: vuole uccidere, ingurgitare, digerire. Eppure, è più colto di Porcellio. Malatesta non sfiora la cultura con le parole – sempre e comunque un labirinto di menzogne – la prende, la pretende. Conquistato da Gemisto Pletone, gl’interessa poco leggerlo quanto rubare il sarcofago a Mistrà, che custodisce le spoglie del filosofo, e incassarlo, con prepotenza, nell’incavo della facciata esterna del suo Tempio. Malatesta vuole – e ottiene. Non pensa, brama. Malatesta è un animo pratico: ama uccidere tanto quanto ama la bellezza; ama la carne ma predilige ancor più il marmo, che non è mortale (così davanti alla statua che gli porgono, appena dissotterrata e letta come un segno di buon augurio: “voglio succhiare la bellezza prima di percorrere l’inferno”). Ama l’uomo – a differenza di Porcellio – per questo arriva a scannarlo.
Il Papa è il vero ‘principe’ decrittato da Machiavelli. Non si sporca le mani di sangue – come Malatesta – perché paga affinché altri uccidano per lui. Papa Paolo II o Pio II, l’arguto Piccolomini, poco cambia: “Uno Stato non si governa sguainando il rosario. Dio è lontano, nei cieli, Madonna Isotta, mentre gli uomini sono vicini, mi sono addosso, come un incubo”. La Croce è brandita come una spada, la pietà come una condanna. Il denaro è tutto. Il papato sembra erigersi sulla pietra di Giuda più che su quella di Pietro.
*
Pubblichiamo un brano del ‘Malatesta’ di Montherlant secondo l’adattamento per la messa in scena attualmente a Rimini. Il capitano d’arme parla con l’amata Isotta.
MALATESTA: Le mie donne sono tutte devote ma tu sei l’unica che da senza volere nulla in cambio alleanza che non esige ostaggi riparo sicuro come la morte. La tua inalterabile fiducia è un dono per chi ogni giorno deve mercanteggiare con gli uomini. Non sopporto i cavalli dalla bocca dura tu non l’hai mai avuta – per questo sei ancora con me. ISOTTA: Avete detto, un giorno muoia l’Italia a patto che Rimini si salvi. E io ora vi dico: muoia Rimini si disintegrino le sue pietre che l’Italia sia preda di francesi e tedeschi purché su di voi risplenda la salvezza.. MALATESTA: Io mi salverò – senza che nessuno muoia Muore solo colui che pensa di morire. C’è chi tra i lebbrosi non prende la lebbre che nel macello non muore Io sono uno che non muore. ISOTTA: …perché sorridete? MALATESTA: Ricordi – speranze La notte è piena di segni Guarda le luci che punteggiano Rimini Sembrano le anime degli eroi che mi scortano Le stelle sono insonni e luminose come me Le anime piene di gloria sono i miei sudditi Sento le costellazioni sussurrare – cosa bisbigliano? Parlano di immortalità Lo senti il mare? Senti il suo infinito schiocco? L’uomo si stanca di ripetere gli stessi nomi ma il mare con forza immutabile ripete il mio nome: Malatesta, Malatesta, Malatesta un frastuono lungo le spiagge piene di mani di marmo e di navi sottratte alle vita. L’ho detto al papa – ha capito – se anche mutassero forma alla spiaggia il mare continuerebbe a ripetere per sempre Malatesta, Malatesta, Malatesta ascoltalo! ISOTTA: Sento soltanto il fragore del vostro cuore… MALATESTA: Isotta. Torna in camera e sii felice I venti non possono ferire la guancia del mondo Essi, come i pensieri nefasti, non devono sfiorarti sfida la notte con il tuo volto pacificato. Sono le nove – i bambini sbadigliano e vogliono dormire i bambini dormono come fiori tra le pagine di un libro Isotta – tra un’ora sarò con te – e ti renderò sicura.
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HALL OF FAME
Artisti ospitati dal Jazz Club rassegne jazz 2009 2010 2011 2012 2013
Venerdì,20 dicembre 2013
FERENC NEMETH "TRIUMPH" 4et
Kenny Werner - piano Gregory Tardy – tenor sax Lionel Loueke - electric bass Ferenc Nemeth - drums
*****
Giovedì,4 dicembre 2013
Simone Graziano "Frontal" 5et
Simone Graziano-piano
David Binney-alto sax
Dan Kinzelman -tenor sax
Gabriele Evangelista-contrabbasso
Stefano Tamborrino -drums
*****
Giovedì,24 ottobre 2013
SILVANIA DOS SANTOS Trio Silvania Dos Santos-vocals Ennio Righetti-guitar,mandolino e cavaquinho Roberto Rossi-drums , percussion
*****
Giovedì,16 ottobre 2013
OFF THE CHARTS 4et
Pietro Tonolo-tenor sax
Andrea Pozza-piano
Lorenzo Conte-double bass
Ferenc Nemeth-drums
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Giovedì ,10 ottobre 2013
Alex Schultz-guitars Raphael Wressnig-hammond Silvio Berger-drums,tamburine
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Giovedì,3 ottobre 2013
The Mixtapers feat. Flavio Sigurtà
Nico Menci-Keyboards
Michele Manzo-basso e chitarra
Brother Martino-drums
Flavio Sigurtà-tromba
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Giovedì,8 agosto 2013
Michael Blake-tenor sax from NEW YORK
Alessandro Lanzoni-piano
Gabriele Evangelista-contrabbasso
Tommaso Cappellato-drums
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Giovedì,10 maggio 2013
MICHELA GRENA & THE ONE BEAT BAND
Michela Grena - voce Gianpaolo Rinaldi – pianoforte e tastiere Luca Amatruda - basso Andrea Pivetta - batteria Mirko Cisilino - tromba
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Giovedì,28 marzo 2013
Arthur Kell 4et
Loren Stillman - sax contralto
Brad Shepik - chitarra
Arthur Kell - contrabbasso
Tommaso Cappellato -batteria
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Giovedì,20 febbraio 2013
Kelvin Sholar Trio
kelvin Sholar-piano
Andrea Lombardini-bass
Tommaso Cappellato-drums
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Giovedì ,9 febbraio 2013
Glaucorius 4et
Glauco Benedetti-basso tuba
Luca Grani-chitarra
Davide Agnoli-sax contralto
Lorenzo Terminelli-batteria
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Giovedì,7 febbraio 2013
Leroy Emmanuel 5et
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Giovedì,29 novembre 2012
Diodati Neko 4et
*****
Giovedì,22 novembre 2012
Hobby Horse trio
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Giovedì,25 ottobre 2012
Malastrana 4et
Michael Rosen-sax soprano
Stefano Raffaelli-piano
Flavio Zanon-contrabbasso
John B.Arnold-batteria ******
Giovedì,18 ottobre 2012
JELLY ROLLS BAND
Sergio Gonzo- tromba Fiorenzo Martini- tromba Marco Ronzani-sax soprano Bobo Beraldo-sax contralto Marco Bressan-sax tenore Luca Moresco-trombone Giovanni Carollo-chitarra elettrica Andrea Miotello-chitarra elettrica Federico Valdemarca-contrabbasso Giulio Faedo-batteria
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Giovedì,11 ottobre 2012
GROOVE ELECTION 5et
*****
Giovedì,4 ottobre 2012
Matteo Raggi,Davide Brillante,Luciano Milanese,Carlo Milanese
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Giovedì,27 settembre 2012
MORROCOY BAND
Ascanio Scano,Giuseppe Bertolino,Pasquale Cosco,Marco Andrighetto
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Giovedì,20 settembre 2012
GIANNI STEFANI 4et
Gianni Stefani-sax tenore
Matteo Alfonso-piano
Nicola Bortolanza-contrabbasso
Luca Lazzari-batteria
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Giovedì,3 maggio 2012
MEETING SOUNDS 4et
Claudio Giovagnoli- sax tenore
Simone Graziano-piano
Gabriele Evangelista-contrabbasso
Bernardo Guerra-batteria
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Giovedì,26 aprile 2012
Fabio Giachino trio
Fabio Giachino: pianoforte
Davide Liberti: contrabbasso
Ruben Bellavia: batteria
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Giovedì,19 aprile 2012
Alessia Obino 4et
Alessia Obino-voce
Fabrizio Puglisi-piano
Stefano Senni-contrabbasso
Tommaso Cappellato-batteria
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Giovedì,5 aprile 2012
Gabriele Boggio Ferraris 4et
Alessandro Rossi - batteria
Michele Tacchi contrabbasso
Gabriele Boggio Ferraris-vibrafono
Mirko Mignone-piano
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Giovedì,29 marzo 2012
Raffaele Genovese trio
Raffaele Genovese-piano
Marco Vaggi-contrabbasso
Ferdinando Faraò-batteria
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Lunedì , 26 marzo 2012
Simone Graziano Project
Chris Speed -tenor sax
David Binney-alto sax
Simone Graziano-piano
Gabriele Evangelista-contrabbasso
Stefano Tamborrino -drums
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Giovedì,22 marzo 2012
Dario Carnovale-piano
Massimo Serafini-contrabbasso
Luca Colussi -batteria
Max Ionata -sax tenore
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Mercoledì,7 marzo 2012
RALPH ALESSI & SIMONE GUIDUCCI Gramelot Ensemble
Ralph Alessi-tromba Achille Succi-clarinetto Oscar Del Barba-piano
Simone Guiducci-chitarra Giulio Corini-contrabbasso Andrea Ruggeri-batteria
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Giovedì,2 febbraio 2012
Andy Gravish e Mike Campagna 5et
Andy Gravish -trumpet
Mike Campagna-tenor sax
Alessandro Collina-piano
Marc Peillon-double bass
Rodolfo Cervetto-drums
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Giovedì,26 gennaio 2012
DONATELLA VALGONIO 4et
Donatella Valgonio-voce
Stefano Caniato-piano
Peppe Rappa Rosario-contrabbasso
Paolo Mappa-batteria
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Giovedì,15 dicembre 2011
Tommaso Genovesi 4et
Tommaso Genovesi - piano
Nevio Zaninotto - sax tenore
Danilo Gallo – contrabbasso
U.T. Ghandi - batteria
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Mercoledì,14 dicembre 2011
Grant Stewart Italian 4et
Grant Stewart - sax tenore from Canada
Alessandro Collina - piano
Giovanni Sanguineti - contrabbasso
Enzo Carpentieri - batteria
*****
Giovedì,24 novembre 2011
Guglielmo Grillo trio
Guglielmo Grillo-voce e chitarra
Lello Petrarca-piano e basso
Domenico De Marco-batteria
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Giovedì,10 novembre 2011
Marco Pacassoni 4et
Marco Pacassoni-vibrafono
Enzo Bocciero-piano
Lorenzo De Angeli-contrabbasso
Matteo Pantaleoni-batteria
*****
Mercoledì,3 novembre 2011
Joel Holmes trio
Joel Holmes-piano
Stefano Senni-contrabbasso
Pietro Valente-batteria
*****
Giovedì,27 ottobre 2011
Danielle Di Majo 5et
Danielle Di Majo-sax contralto
Giancarlo Maurino-sax tenore
Fabio Giachino-piano
Marco Piccirillo-contrabbasso
Emilio Bernè -batteria
*****
Giovedì,20 ottobre 2011
Felice Clemente 4et
Felice Clemente-sax tenore e soprano
Massimo Colombo-piano
Giulio Corini-contrabbasso
Massimo Manzi-batteria
*****
Giovedì,13 ottobre 2011
Pietro Bonelli New Voice trio
Pietro Bonelli-chitarra
Pino Fusco-voce ed effetti
Daniele Petrosillo-basso elettrico
*****
Giovedì,6 ottobre 2011
Francesco Socal " Klezmer " 4et
Francesco Socal-clarinetto e voce
Enzo Moretto-fisarmonica
Giorgio Panagin-contrabbasso
Niccolò Romanin-batteria
*****
Giovedì,29 settembre 2011
Paolo Recchia - sax contralto Nicola Muresu - contrabbasso Nicola Angelucci - Batteria
*****
Mercoledì ,28 settembre 2011
ANDREA LOMBARDINI & his BROKEN BAND
Andrea Lombardini - Basso Elettrico Fulvio Sigurtà - Tromba Paolo Porta - Sax tenore Federico Casagrande – Chitarra elettrica Marcos Cavaleiro - Batteria *****
Giovedì,22 settembre 2011
Max Amazio-chitarra Ugo Bongianni-piano Andrea Cozzani-basso Angelo Ferrua-batteria
*****
Giovedì,15 settembre 2011
Dario Carnovale trio Feat. Fabrizio Bosso
Fabrizio Bosso-tromba
Dario Carnovale-piano
Simone Serafini-contrabbasso
Luca Colussi-batteria
*****
Giovedì,8 settembre 2011
Maria Patti " The Silver Lining" 4et
Maria Patti-voce
Michele Franzini -piano
Attilio Zanchi-contrabbasso
Tommy Bradascio-batteria
*****
Giovedì,18 agosto 2011
Michael Blake-sax tenore Stefano Senni-contrabbasso Tommaso Cappellato-batteria
*****
Giovedì,23 giugno 2011
HOT BOW trio
Mattia Martorano-violino
Andrea Boschetti-chitarra acustica
Beppe Pilotto-contrabbasso
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Giovedì,16 giugno 2011
Fabrizio Gaudino 4et
Fabrizio Gaudino-tromba
Danilo Memoli-piano
Luca Pisani-contrabbasso
Oreste Soldano-batteria
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Giovedì,9 giugno 2011
Robert Bonisolo- tenor sax
Marc Abrams-double bass
Enzo Carpentieri-drums
*****
Lunedì,23 maggio 2011
El Portal 5et
Nolan Lern -tenor sax
Rainier Davies- guitar
Paul Bedal-fender Rhodes
Joe Rehmer-bass
Dion Kerr-drums
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Giovedì,19 maggio 2011
Sara Righetto 4et
Sara Righetto-voce
Roberto Brusca-piano
Rosa Brunello-contrabbasso
Davide Lo Cascio-batteria
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Giovedì,12 maggio 2011
Intersection 4et
Mattia Dalla Pozza-sax contralto
Paolo Garbin-piano
Franco Catalini-contrabbasso
Enrico Smiderle- batteria
*****
Giovedì,5 maggio 2011
Alessandra Pascali 4et
*****
Giovedì,28 aprile 2011
Paolo Faga 5et from Milano
Paolo Faga-tromba
Flavio Nicotera-sax tenore
Mario Zara-piano
Tito Mangialajo-contrabbasso
Giorgio Di Tullio-batteria
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Giovedì,21 aprile 2011
Enrico Dal Bosco 5et
Enrico Dal Bosco-sax contralto
Roberto Soggetti-piano
Massimo Niero-chitarra
Cristian Roque Allende-basso elettrico
Max Chiarella-batteria
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Giovedì,14 aprile 2011
Michele Manzo -Marc Abrams-Tommaso Cappellato
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Giovedì,7 aprile 2011
Psaico Bop 4et
Fabrizio Puglisi-piano
Alessio Alberghini-sax baritono e soprano
Tiziano Zanetti-contrabbasso
Claudio Trotta-batteria
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Mercoledì,6 aprile 2011
Flavio Sigurtà 5et
Flavio Sigurtà-tromba
James Allsopp-sax tenore
Francesco Casagrande-chitarra
Riaan Vofloo-contrabbasso
Timothy Giles-batteria
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Giovedì,31 marzo 2011
Sugar Pie & the Candymen
Giorgia Ciavatta-voce
Jacopo Delfini-chitarra gipsy
Renato Podestà-chitarra semiacustica
Alex Carreri-contrabbasso
Roberto Lupo-batteria
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Giovedì,17 marzo 2011
G.B. Funky & Jazz Orchestra ( 12 elementi)
Gastone Bortoloso -direzione ,arrangiamenti e tromba solista
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Giovedì,10 marzo 2011
Antonello Marafioti-piano Stefano Senni-contrabbasso Tommaso Cappellato-batteria
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Giovedì,3 marzo 2011
Massimo Zemolin -chitarra Stefano Olivato -armonica Leonardo Di Angilla -pandeiro
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Giovedì,24 febbraio 2011
RAPHAEL WRESSNIG Trio (swinging' the blues) Raphael Wressnig organo Hammond B3 Scott Steen tromba Vincenzo Barattin batteria
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Giovedì,17 febbraio 2011
Alex Sipiagin - Michele Calgaro Duo Alex Sipiagin Tromba Michele Calgaro Chitarra
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Giovedì,10 febbraio 2011
LEYDIS MENDEZ Y CARRETERA CENTRAL (son cubano) Leydis Mendez chitarra e voce Gianluca Nuti chitarra tres e cori "Mr. Top" Tiziano Melchiori bongos e cori Stefano Andreatta basso e flauto Mario Zivas tromba
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Giovedì,3 febbraio 2011
BLUE NAIF Fabio Rossato-Accordeon Mattia Martorano-violino Andrea Boschetti-chitarra acustica Alessandro Turchet-contrabbasso
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Giovedì,27 gennaio 2011
NEW QUARTET Danilo Memoli-piano Gianni Stefani-sax tenore Stefano Senni-contrabbasso Max Chiarella-batteria
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Giovedì,20 gennaio 2011
BOCHO FIGO Quartet Lisandra Hernandez Betaille ”da Cuba” (voce & chitarra) Matteo Pescarolo (sax tenore e soprano, clarinetto, flauto) Daniele Labelli (tastiere) Pasquale Cosco (contrabbasso)
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Giovedì,23 dicembre 2010
Stefano Raffaelli,Fiorenzo Zeni,Romano Todesco,Giorgio Zanier
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Govedì,16 dicembre 2010
Marco Zambon,Angelo Ferlini,Giorgio Panagin,Marco Callegaro
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Giovedì,9 dicembre 2010
Nicola Fazzini,Riccardo Chiarion,Marco Privato,Luca Colussi
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Giovedì,25 novembre 2010
Carlo Porfilio,Marco Bassi,Nicola Di Camillo
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Giovedì,18 novembre 2010
Federico Casagrande,Christophe Panzani,Ferenc Nemeth
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Giovedì,11 novembre 2010
Dario Carnovale,Simone Serafini,Luca Colussi
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Giovedì,4 novembre 2010
Gianni Stefani,Ivan Tibolla,Franco Catalini,Tommaso Cappellato
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Giovedì,21 ottobre 2010
Maria Patti,Luciano Zadro,Attilio Zanchi,Marco Castiglioni
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Giovedì,14 ottobre 2010
Marco Pacassoni ,Giacomo Dominici ,Filippo Lattanzi
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Giovedì,7 ottobre 2010
Max Amazio,Ugo Bongianni,Andrea Cozzani,Angelo Ferrua
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Giovedì,30 settembre 2010
Guido Bombardieri – sax soprano Roberto Soggetti – piano
Sandro Massazza – contrabbasso Valerio Abeni – batteria
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Giovedì,23 settembre 2010
Sandro Gibellini-Ares Tavolazzi-Mauro Beggio
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Giovedì,29 luglio 2010
Mimmo Turone,Max Turone,Fiorenzo Ferriani
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Giovedì,22 luglio 2010
TEATRIO'
Marta Facco,Stefano Santangelo,Fabiano Guidi Colombi,Giancarlo Tombesi
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Giovedì,15 luglio 2010
Francesco Geminiani,Marcello Tonolo,Lorenzo Conte,Tommaso Cappellato
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Giovedì,8 luglio 2010
Stefano Raffaelli,Romano Todesco,Fiorenzo Zeni,Giorgio Zanier
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Giovedì,20 maggio 2010
Matteo Raggi 4et
Matteo Raggi -sax tenore
Davide Brillante-chitarra
Mirko Scàrcia-contrabbasso
Stefano De Rosa - batteria
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Giovedì,6 maggio 2010
ALMA SWING
Mattia Martorano-violino
Lino Brotto-chitarra
Andrea Boschetti-chitarra ritmica
Diego Rossato-chitarra ritmica
Beppe Pilotto-contrabbasso
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Giovedì,29 aprile 2010
BALKANICA
Sladjana Bozic-accordeon
Maurizio Scavezzon-contrabbasso
Divide Michieletto-batteria
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Giovedì,22 aprile 2010
Marco Zambon 4et
Marco Zambon-sax tenore
Dario Volpi-chitarra
Otello Savoia-contrabbasso
Marco Callegaro-batteria
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Giovedì,15 aprile 2010
PIETRO BONELLI Group
Pietro Bonelli-chitarra
Mario Zara-piano
Daniele Petrosillo-contrabbasso
Giorgio Di Tullio-batteria
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Giovedì,8 aprile 2010
TEA FOR FIVE
David minotti- jazz crooner
Alberto Berlese-piano
Giovanni Masiero-sax tenore
Mauro Bonaldo-contrabbasso
Luca Lazzari-batteria
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Giovedì,1 aprile 2010
STEFANO RAFFAELLI Trio
Stefano Raffaelli-piano
Flavio Zanon -contrabbasso
Giorgio Zanier-batteria
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Giovedì,25 marzo 2010
DARIO CARNOVALE trio
Dario Carnovale-piano
Simone Serafini-contrabbasso
Luca Colussi-batteria
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Giovedì,18 marzo 2010
ORIGINAL PERDIDO JAZZ BAND
Giannantonio Bresciani,Saulo Agostini,Federico Benedetti,Rossano Fravezzi ,
Francesco (Chicco) Agostini
Gianni Romano,Maurizo Rozzoni,Piero Delia,Caterina Dal Zen
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Giovedì,11 marzo 2010
MIMMO TURONE Trio
Mimmo Turone-piano
Aron Widmarck-contrabbasso
Vittorio Sicbaldi-batteria
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Giovedì,25 febbraio 2010
Monica Giorgetti 4et
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Giovedì,11 febbraio 2010
Giovanni Perin-vibrafono Giuliano Perin-piano Otello Savoia-contrabbasso
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Giovedì,28 gennaio 2010
Maria Patti trio
Maria Patti-voce
Massimo Colombo-piano
Attilio Zanchi-contrabbasso
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Giovedì,21 gennaio 2010
Mauro Negri Trio
Mauro Negri-clarinetto
Marcello Tonolo- piano
Stefano Senni -contrabbasso
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Giovedì,17 dicembre 2009
Marco Zambon 4et
Marco Zambon-sax tenore
Aaron Widmark-piano
Giorgio Panagin-contrabbasso
Marco Callegaro-batteria
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Giovedì,3 dicembre 2009
FABRIZIO GAUDINO Trio
Fabrizio Gaudino-tromba e flicorno
Oscar Zenari-piano
Luca Pisani-contrabbasso
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Giovedì, 26 novembre 2009
ADOVABADAN JAZZ BAND
Franz Falanga-piano
Michele Uliana-clarinetto
Isaac De Martin-chitarra
Mauro Brunato-banjo
Fabio Sparano-contrabbasso
Paolo Marconati-batteria
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Giovedì, 22 ottobre 2009
ROBERTO RIGHETTO 4et
Roberto Righetto-chitarra
Marco Strano-sax tenore e soprano
Domenico Santaniello-contrabbasso
Marco Campigotto-batteria
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Giovedì,15 ottobre 2009
GIORGIA SALLUSTIO Trio
Giorgia Sallustio-voce
Giuseppe Emmanuele-piano
Guido Bergliaffa
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CIVITANOVA MARCHE – Paolo Ficosecco e Sara Breidenbach sono il King & Queen 2019 Offertevillaggi.com edizione del ventennale. Alla IPLEX Arena hanno sconfitto in finale Giulia Toti e Matteo Ingrosso. La milanese Breidenbach, nella finale contro Giulia Toti, sceglieva come scudiera proprio Jessica Allegretti che fa coppia con la Toti in campionato italiano, mentre Giulia chiedeva aiuto alla regina uscente Eleonora Annibalini.
La gara prendeva subito una piega positiva per Breidenbach-Allegretti che chiudevano il primo set 21-9. Nel secondo set sembrava esserci una riscossa di Toti – Annibalini, ma anche il secondo set terminava sul 21-10 in 20 minuti. Un 2-0 netto che portava al gradino più alto dell’Offertevillaggi.com Sara Breidenbach.
Nella finale maschile il quattro volte King of the beach Paolo Ficosecco si scontrava per la corona con Matteo Ingrosso. Il beachers di Falconara Marittima sceglieva come partner il gemello Paolo Ingrosso mentre Matteo Ingrosso si avvaleva della forza della gioventù dell’azzurro Tobia Marchetto campione italiano under 21.
La finale si annunciava esplosiva ed equilibrata tanta qualità in campo. Il match di finale si alternava sul punteggio, si avanzava punto punto. Il pubblico presente sulle tribune straripanti della IPLEX Arena gradiva lo spettacolo. Poi sul 18 pari si chiedeva l’intervento del medico, Matteo Ingrosso aveva accusato un malore. Il dottore controllava Matteo che non continuava la finale dando forfait.
Stress, emozione e gran caldo fermavano l’atleta nato a Fortaleza e decretavano la vittoria di Paolo Ficosecco che per la quinta volta si laureava King of the beach. Tra le finale femminile e maschile riprese da Sky Sport c’era il match di esibizione King of Heroes con i vncitori delle prime edizioni, l’americano Robert Heidger Re nel 2000, poi l’olimpionico di Sidney Andrea Raffelli primo italiano a vincere il King of the beach, il norvegese Jorre Andrè Kjemperud presente allae prime edizioni e Riccardo Lione che rappresentò l’Italia alle Olimpiadi di Pechino.
Ha vinto la coppia formata da Andrea Raffaelli e Jorre Andrè Kjemberud che superavano Robert Heidger e Riccardo Lione regalando emozioni e tanta commozione a Fulvio Taffoni che venti anni fa creò quest’avventura ed oggi è riuscito a festeggiare le venti edizioni.
Al termine incoronazione di Paolo Ficosecco e Sara Breidenbach con il sindaco di Civitanova Marche Fabrizio Ciarapica e gli assessori Maika Gabellieri e Roberta Belletti.
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Bolkestein, spiagge sono beni e non servizi. La direttiva non va applicata a balneari
È stata accolta con l’ovazione di tutte le imprese balneari, che da anni vivono con l’incubo della Direttiva Bolkestein, vista come una tagliola, la notizia data dal padre della direttiva in persona. Lo stesso ha infatti dichiarato che le concessioni balneari non sono servizi ma beni, e che pertanto la direttiva sulla libera circolazione dei servizi non va applicata alle concessioni delle spiagge. La buona notizia è stata data nel corso del convegno “L'EURO, L'EUROPA E LA BOLKESTEIN SPIEGATI DA FRITS BOLKESTEIN”, organizzata oggi alla Camera dei Deputati dall’Associazione Donnedamare, capitanata da Bettina Bolla. “Questa non è solo una vittoria di Donnedamare ma di tutte le 30000 aziende balneari, delle associazioni e dei politici che ci hanno sostenuto. Una battaglia iniziata nel 2007, fatta senza mai arrendersi, anche quando tutti dicevano che le scelte le aveva fatte per noi l’Europa. È al nuovo Governo che si formerà che chiediamo l’impegno di recepire la direttiva nel modo corretto, dopo che si è finalmente fatta luce sull’incresciosa vicenda - ha dichiarato la Bolla. All’evento, moderato da Vittorio Macioce, caporedattore de “Il Giornale”, hanno partecipato i rappresentanti di tutti gli schieramenti politici tra i quali: Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Maria Stella Gelmini, Gian Marco Centinaio, Maurizio Gasparri, Carlo Fidanza, Deborah Bergamini, Massimo Mallegni, Giorgio Mulé, Vittorio Sgarbi, Riccardo Zucconi, Sandra Lonardo, Edoardo Rixi, Roberto Bagnasco, Roberto Cassinelli, Lorenzo Viviani, Gianni Alemanno, Paolo Ripamonti, Stefania Pucciarelli, Sara Foscolo, Manuela Gagliardi, Franco Vazio, Sergio Battelli, Gregorio De Falco, Luciano Monticelli, Elena Raffaelli, Marco Scajola e Angelo Vaccarezza e tanti politici che si sono battuti sul tema. Read the full article
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Da Lagazzi a Godano, grandi nomi giuria XVII edizione Premio InediTO
L’associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) bandisce la XVII Edizione del Premio InediTO – Colline di Torino 2018, concorso letterario punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite. Il premio ha l’obiettivo di scoprire e valorizzare autori esordienti e non, di ogni età e nazionalità, ed è l’unico nel suo genere a rivolgersi a tutte le forme di scrittura (poesia, narrativa, teatro, cinema e musica e da questa edizione anche alla saggistica), in lingua italiana e a tema libero. Grazie al montepremi di 6.500 euro i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo/Racconto e Saggistica ricevono un contributo alla pubblicazione con editori qualificati o la casa editrice Il Camaleonte Edizioni collegata al premio, e partecipano a fiere, festival, rassegne letterarie, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, le riprese video e la diffusione radiofonica. In questi anni hanno aderito alla pubblicazione, tra gli altri, gli editori Ladolfi, Raffaelli, La Vita Felice, Fernandel, CartaCanta, LietoColle e La Scuola di Pitagora (mentre sono stati interessati, tra gli altri, Mondadori, Einaudi, Giunti, Longanesi, Guanda, Sellerio, Salani, Adelphi, Neri Pozza). Con InediTO si diventa quindi editi e si può ambire a vincere altri concorsi, come testimoniato dai tanti autori lanciati in queste edizioni.
Il concorso talent scout che accompagna gli autori nel mondo dell’editoria e dello spettacolo, ha coinvolto in queste edizioni migliaia di iscritti (ben 628 e 687 le opere pervenute nell’ultima edizione, un record assoluto) da tutta Italia e dall’estero (Usa, Europa, Australia, Asia), a conferma della dimensione sempre più internazionale acquisita. Il prestigio è caratterizzato dalla qualità delle opere premiate, dal riscontro dei media e dalle personalità che hanno formato il Comitato d’Onore e che hanno ricoperto il ruolo di presidenti e di giurati (tra i quali Giorgio Conte, Umberto Piersanti, David Riondino, Francesco Baccini, Davide Ferrario, Paola Mastrocola, Luca Bianchini, Andrea Bajani e Morgan). Il Premio è diretto da Valerio Vigliaturo, presidente dell’associazione Il Camaleonte, mentre la giuria, presieduta dal poeta Davide Rondoni, sarà formata da: Paolo Lagazzi, Margherita Oggero, Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Valter Malosti, Melania Giglio, Tommaso Cerasuolo (Perturbazione), Paolo Di Paolo, Enrico Remmert, Linda e Gaia Messerklinger, Matteo Bernardini, Arianna Porcelli Safonov, Giovanna Ioli, Paola Baioni e dai vincitori della scorsa edizione. Il bando scadrà il 31 gennaio 2018, mentre la premiazione si terrà a maggio in occasione del Salone del Libro di Torino e a Casa Martini di Pessione-Chieri, storica sede della Martini & Rossi, con il coinvolgimento delle città aderenti e di ospiti illustri (tra i quali hanno partecipato nelle scorse edizioni Franco Branciaroli, Alessandro Haber, Eugenio Finardi, Rita Marcotulli, Arturo Brachetti, Red Ronnie e Lella Costa). Mentre, in collaborazione con il Salone Off, sono stati ospitati a Chieri gli scrittori Marc Augé e Andrea Vitali.
Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e ottiene il contributo della Regione Piemonte e della Città di Chieri, il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, delle città di Torino, Moncalieri, Chivasso e Alba (CN); il sostegno di Legacoop Piemonte, la sponsorizzazione di Aurora Penne e il patrocinio della Camera di commercio Torino. I partner sono il M.E.I. (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, Film Commission Torino Piemonte, il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna, Assemblea Teatro di Torino, il Festival di Letteratura “I luoghi delle parole” di Chivasso (TO), il Festival di Poesia “Parole Spalancate” di Genova, il Festival “Borgate dal Vivo”, l’agenzia L’Altoparlante, nonché da questa edizione la piattaforma digitale eMemory, la rivista «Carie Letterarie» e il prestigioso Premio Lunezia. Media partner sono «Leggere:tutti», «Torino Magazine», «News Spettacolo», «RadioLibri», «Radio GRP» e «Quotidiano Piemontese». Inoltre, è gemellato con il concorso letterario U.G.I. (Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini, cui sarà devoluto parte del ricavato delle iscrizioni).
#Arianna Porcelli Safonov#Cristiano Godano#Enrico Remmert#Giovanna Ioli#InediTO#Linda e Gaia Messerklinger#Margherita Oggero#Matteo Bernardini#Melania Giglio#Paola Baioni#Paolo Di Paolo#Paolo Lagazzi#Tommaso Cerasuolo#Valter Malosti
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Tramonto spettacolare del 29 Ottobre 2017: Le spiegazioni di Paolo, Socio dell'Oservatorio Raffaelli e Meteorologo
Tramonto spettacolare del 29 Ottobre 2017: Le spiegazioni di Paolo, Socio dell’Oservatorio Raffaelli e Meteorologo
Cielo a Milano. Provo a spiegare cosa è successo. La luce del sole viene diffusa dagli strati alti dell’atmosfera (scattering) prevalentemente nella sua componente azzurra a causa delle sole molecole di azoto e ossigeno. La luce nei bassi strati invece subisce la diffusione delle particelle di polvere, preponderante rispetto a quella molecolare, più efficiente per la componente rossa. Quindi la…
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Paolo Raffaelli - “divertimenti in linea chiara”
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Paolo Raffaelli for Adam Wild (Sergio Bonelli Editore)
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Paolo Raffaelli
il tratto inconfondibile di Paolo, l'autore del mio avatar (ok ok, non è la sua cosa più importante fatta finora, ma per me ha grande valore!) per due tele.
lui
lei
viste così è quando si parlano
quando litigano basta invertire l'ordine...
il suo blog
grazie, Paolo :)
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“Mi sento uno sconfitto, come il principe Bolkonskij di ‘Guerra e pace’. Ero a Belgrado quando Arkan fu ucciso, resto un ribelle con un codice ben preciso”: dialogo con Gian Ruggero Manzoni
Robusto e malatestiano, esteta armato, uno che avresti potuto incontrare al bar insieme a Majakovskij, a duello con Malaparte, sul fronte con Ungaretti, nelle catacombe londinesi insieme a Pound. Gian Ruggero Manzoni, a dispetto della carne – ha il corpo glorioso di un omerico – mi è sempre parso evanescente, inafferrabile come lo è la parola – che seduce la verità flirtando con la menzogna – un po’ Herzog e un po’ Kurtz, amico di Jack London, il calco di Handerson the Rain King di Saul Bellow. GRM, voglio dire, forse per via dei suoi studi cabbalistici, mi è sempre parso ovunque, in ogni tempo: sta bene tra i briganti di Romagna, come sodale di Giovanni delle Bande Nere, a fare da braccio a Jorge Luis Borges, il grande cieco. Per questo, devo dire, facendo scempio della meraviglia, non mi sono stupito quando l’ho visto incassato nel romanzo di Pier Paolo Giannubilo, Il risolutore (Rizzoli, 2019; l’unico, tra i dodici residui, degno del Premio Strega, diciamolo in massa). GRM è ‘romanzesco’ per natura. Lo conosco da parecchi anni, ho invidiato Giannubilo – l’amicizia è primizia e privilegio, avrei voluto essere il primo a narrare GRM – il romanzo mi ha convinto. GRM resiste ancora, nonostante l’agiografia livida, inatteso e inafferrato. La prima volta – anzi, forse la seconda – l’ho visto a Lugo – che sempre più mi pare l’emanazione di una sua fantasia, un parto in case, storia, civiltà, la bella, feroce provincia. Quindici anni fa. Lo chiamava “cenacolo”, pareva una milizia. Intorno a una antologia, Oltre il tempo (Diabasis, 2004), aveva radunato certi poeti affini per spavalderia. C’era Andrea Ponso. C’era il compianto Danni Antonello. Ho avuto la sorte e la fortuna di lavorare due libri di GRM. Un romanzo, Acufeni, che gli ho estorto per la collana che ho fondato con Guaraldi, ‘I Nazirei’. Era il 2014 e lui, GRM, raccontava la morte e la rivalsa come nessuno, vale la pena ricalcare: “…e gli aveva piazzato due pallottole in corpo e ora si accingeva a finirlo. Ma ecco l’angelo della vita, il segno dal cielo, la variante, perché tutto è già scritto, ma la variante sta nel come viene interpretato. Agli uomini, come grazia, è concesso questo”. In quarta scrivevo che “le atmosfere da ‘noir’ francese si mescolano alla ferrea cronaca del Libro di Re”, dicevo di “un racconto biblico”. Nel 2010, per una folle collana pensata con Raffaelli (‘La Bibbia’: l’intento era quello di ritradurre il testo sacro, libro per libro, grazie al talento di poeti e di scrittori e di vagabondi della Parola), ho avuto l’Esodo secondo Gian Ruggero Manzoni. Il libro – che sta in una mano – con le note e i disegni di GRM è straordinario, è fiamma pietrificata. Soprattutto, GRM è poeta di atroce grandezza, di anomala densità: libri – spesso affidati a edizioni d’arte, poi raccolti nel micidiale Scritture scelte, Edizioni del Bradipo, 2006 – come Le tavole dei reziari, Il dolore, Le battane di bronzo, Deserti di quiete devono essere meditati e riediti, lì la parola accade in gesto. Il romanzo sulla vita – pazzesca – di GRM è necessario perché si rinnovi l’opera, rocambolesca, memorabile, necessaria. Lessi Il risolutore in un giorno. Con foia gelosa. Poi scrissi a GRM. Ti intervisto. Pazienta, fece, da buon padre e da saggio. Ora è il tempo giusto. (Davide Brullo)
A bruciapelo. Che effetto ti fa leggerti, essere un “eroe da romanzo”, cementato, mummificato in un libro? Insomma, non è che adesso ti metti in cantina, non è che il romanzo è una testimonianza definitiva di un tempo malmenato, vissuto, perduto?
Indubbiamente una grossa fetta del mio tempo è andata. Ho sessantadue anni ma sento di averne vissuti cento e ottantasei, come certi personaggi biblici. Inoltre sono nato innegabilmente già vecchio, sebbene una qualche cavolata compiuta in gioventù… ma poi anche i vecchi le compiono, di solito alla fine della loro vita, quando ritornano bambini. Mi domandi come mi sento, dopo l’uscita del romanzo “Il risolutore”, di Pier Paolo Giannubilo, edito, di recente, da Rizzoli? Come il principe Andrej Bolkonskij di “Guerra e pace” di Tolstoj, che poi, nella realtà, non era altro che il conte baltico tedesco Ferdinand von Tiesenhausen, che perse la vita, combattendo contro i francesi, nella battaglia di Austerlitz, dove Napoleone ebbe parole di enorme apprezzamento per il coraggio dimostrato dal nobile nemico. Quindi e infine mi sento uno sconfitto, seppure elevato dai complimenti e dai riconoscimenti di un imperatore, ma pure uno sconfitto. Del resto, il più delle volte, quando si omaggia con una dedica un qualcuno, soprattutto all’inizio di un libro o di una poesia, non se ne sancisce, quel tanto, la morte? Non sta nell’omaggio, perciò nel ricordo, di già una sorta di morte, di perdita, di abbandono, di testimonianza nei confronti di un qualcuno che o non c’è più oppure che ha avuto importanza, nella vita dell’autore di quel libro o di quella poesia, ma ora ha perduto il suo valore, oppure ha esaurito un valore, per l’autore stesso che, dall’omaggiato, ha ormai ricevuto ciò che voleva? Mi consolo sapendo che il principe Andrej Bolkonskij, dopo essere stato attratto dalla gloria da conquistarsi sul campo di battaglia, dopo allo scetticismo e al cinismo che lo colsero riflettendo sulla sua vita e su quella di tutti gli esseri umani, poi riesce, tramite la penna di Tolstoj, a rinascere, anche se con somma fatica, merito l’amore per una donna, fino a giungere a un grado sommo di elevazione spirituale in punto di morte, una volta colpito al ventre dalle schegge di un proiettile di cannone durante la battaglia di Borodino. Quindi, per estensione, essendo divenuto il protagonista di un romanzo ho elaborato e ancora sto elaborando il lutto di me stesso tramite quelle pagine, la mia catarsi, ma, nel contempo, anche la mia palingenesi, la mia rigenerazione, quella, ovviamente, metafisica, trascendentale, cioè quella che non ha più nulla a che fare con una condizione terrena. Infatti il libro di Giannubilo mi ha liberato da una schiavitù, quella data da me stesso. Come diceva il filosofo e scrittore americano Ralph Waldo Emerson: “L’elevazione è il creare nuove valutazioni”, così che oggi mi sono dato un prezzo, quando mai, finora, me l’ero tributato, o, meglio, me lo avevano assegnato. E quel prezzo ha a che fare con la luce, non con la tenebra.
…e poi… perché non te la sei scritta tu la tua storia?
Perché non ho mai amato coloro che si sono autobiografati, autoincensati, magari, raccontando di sé, un oceano di balle. Inoltre, ed è inutile che lo dica, forse che un poeta o un narratore, ma anche un artista visivo o plastico, o un musicista, o un regista, ogni volta che realizza un’opera, la stessa non risulti una biografia di se stesso? Sono solito dire che anche quando un pittore dipinge un paesaggio non fa altro che autoritrarsi. Quindi è da oltre quarant’anni che sto scrivendo e dipingendo la mia biografia, Giannubilo l’ha sintetizzata in quattrocento e ottanta pagine, magnificamente scritte.
Il romanzo è pieno di atti brutali, intinti nel dramma più che nel romanticismo di retroguardia (merito dello scrittore, bravo, ci voleva poco per scadere nella macchietta, nel fumetto a tinte forti). C’è l’arte e c’è la morte: ti domando se questi due concetti sono fraterni.
Sono indissolubili come per fare un figlio, cioè per creare vita, necessitano, per noi umani, e non solo, un maschio e una femmina. Sia la morte sia l’arte, per me, hanno sempre in sé un altissimo senso tragico, la mia formazione di tipo classico nonché i miei studi inerenti l’ebraismo, la storia delle religioni e delle filosofie mistiche mi hanno tatuato, sul corpo, detta coscienza, detta percezione, detto valore, perché di un vero e proprio valore si tratta il continuo rapporto col tragico, soprattutto se il tuo veicolo di espressione è l’arte… o, se non altro, e lo ripeto, così è per me. La tragedia greca, nell’antichità, ma ciò vale anche per l’oggi, aveva, sempre, uno stretto legame con l’epica e, soprattutto, col mito, e aveva una funzione educativa e pedagogica. Affrontava e dibatteva i grandi temi morali, politici e religiosi, spingendo alla riflessione sui problemi inerenti l’esistenza umana, specialmente quelli che scaturivano a seguito dall’esperienza del e con il dolore, perciò come poter disgiungere l’arte dalla morte, quando l’arte stessa, inoltre, è primo esorcismo della morte stessa, o, almeno, tenta di esserlo?
…nel libro c’è l’amore violento, l’amore tenero, l’amore assoluto. L’amore per le donne, per la donna, per Dio. Ci sono tante tinte dell’amore che sono forse, ogni volta, la resurrezione di un sopravvissuto. Spiegami.
La resurrezione è un ritorno alla vita dopo la morte, ma, anche, quale analogia, il risveglio dopo il sonno. Credo che una volta che inizi a osservare te stesso che pensi, come tu fossi esterno al tuo essere, si inneschi un livello superiore di consapevolezza che non rientra, più, nelle dimensioni di ordine mentale, bensì in quelle più tipiche del sentimento, della passione, dell’affetto, del legame. In quell’attimo capisci che esiste uno spazio sterminato di comprensione che supera ogni dimensione intelligente presente su questo pianeta e hai la prova che ciò che in realtà conta si trova al di là della ragione, della logica, del senno. Risulta quell’istante l’inizio del rinnovamento. Si trova lì il tempio del divino, del sacro. In quell’estensione del tuo essere… e tu, quale estensione dell’intangibile… dimora l’eterna origine. Ognuno di noi vive, se vuole, un perenne mattino, basta, solo, abbandonarsi ai raggi di quel sole e ai flussi di quel mare. Pablo Neruda scrisse. “La nascita non è mai sicura come la morte. In ciò risiede la ragione per cui nascere non basta. Infatti è per rinascere che siamo nati”.
Qual è stato, al di là del romanzo, l’evento centrale della tua vita? Quello che ti ha perduto e quello che ti ha redento.
La nascita di mia figlia. Mi ha perduto perché buona parte di me, confido la migliore, si è trasferita in lei. Mi ha redento perché ogni nascita risulta una scelta, quindi una salvezza, se si decide per il buono e il bello.
Gran parte del romanzo è focalizzata sulla tua attività nei ‘servizi’. A un certo punto, balugina anche il cadavere di Arkan. Si è come condotti nel macello di una allucinazione. È tutto vero?
Tutto è vero, come ciò che a Giannubilo non ho detto e che mai saprete. Io sono stato tangente ai Servizi, ho operato per loro, ma mai ho deciso quale l’operazione, quale la missione, e il perché. Io ho eseguito quale “risolutore” ciò che mi veniva ordinato di fare. Arkan? Innegabilmente meritava quello che gli è capitato. Io posso solo dire che mi trovavo a Belgrado quando Arkan venne ucciso. Altro non so e, se anche lo sapessi, di certo non lo direi. Ciò non toglie che possa avere una mia idea del come siano andate le cose, ma sono solo supposizioni quel tanto suggerite da una certa esperienza in materia. Lo stesso lo potrei dire della bomba di Bologna del 1980 e delle tante bombe esplose nei cosiddetti “anni di piombo” o a seguito della “strategia della tensione” dovuta al fomentare gli opposti estremismi, così come di altri fatti successi qui e là non solo in Italia ma anche nel mondo. Ad esempio mai ho creduto che Bin Laden abbia fatto la fine che gli americani ci hanno raccontato, e tanto altro ancora. Rifletto, via via metto assieme le tessere del puzzle, e l’immagine, o ciò che si avvicina molto alla stessa, prima o poi viene fuori.
Che valore ha per te la parola obbedienza, che è una costante nel romanzo? A cui fa il paio, però, la parola ribellione.
Io sono stato e sono un ribelle che, qualora abbia dato o dia la sua parola d’onore, ha mantenuto e mantiene ciò che ha promesso. Questo mi ha portato al punto di agire per un Sistema che fino a quel giorno avevo combattuto e che ancora combatto. Ciò che viene considerato come contraddittorio, anche nel libro, io lo definisco quale patto. Ho accettato un patto, e, per venticinque anni, mi sono attenuto a quella firma tra le parti, cioè tra me e lo Stato italiano, tramite il notariato delle Forze Armate. Molto semplice. Quando io do la mia parola, la mantengo, anche se ciò dovesse portarmi alla morte. Sono un ribelle, ma di parola. Un ribelle che ha un codice comportamentale ben definito, al quale si attiene, e a cui si è sempre attenuto.
Un uomo d’azione. Eppure, perpetuo contemplativo. A volte sembri avere i vezzi di un Alfieri, di un Byron, di un uomo da cui trasuda l’ego; dall’altra, annienti l’ego nel pregare, sei il miniatore di un’opera poetica che sembra la rivelazione di un monaco stilita. Come tieni insieme le contraddizioni?
Il nostro Dio è Uno, Trino nonché Molteplice, nelle sue forme, e noi siamo a Sua somiglianza. Idem è un Motore Immobile. Quindi una tempesta senza vento né pioggia. Su questo si basa la nostra tradizione, ed io sono in linea con la stessa. Dio è anche il Tutto, ma, contemporaneamente, anche il Vuoto. Più di così non posso dirti. Logico che io non sono Dio, e ci mancherebbe, ma che mi senta Sua derivazione e che mi ponga, quale figlio, come Sua somiglianza, questo sì, questo ci sta. Del resto noi abbiamo come testi sacri il Vecchio e il Nuovo Testamento… al che potrei domandarti: Cristo era in linea o era in contraddizione, Lui, quale Nuovo, col Vecchio Testamento, oppure era una conseguenza dello stesso, una continuazione? Esiste rottura, spaccatura, lesione, diversità fra il Cristo e il Dio del Vecchio Testamento, oppure sono un Unico? La risposta che mi viene più facile alla mente risulta un ossimoro: sono la stessa essenza nelle sue differenze.
Ti hanno avvicinato a Limonov. Non mi pare ti faccia piacere: perché?
No, non ho nulla contro Limonov, anzi, mi è piaciuto leggere la sua storia scritta, in maniera potente, dal grande Emmanuel Carrère, narratore e sceneggiatore che ho sempre amato. Credo che fossimo, Limonov ed io, seppure su barricate opposte, in Bosnia nello stesso periodo. Non condivido, con lui, certi atteggiamenti e certi credi, tutto qui. A suo tempo, quando mi informai su quello che sosteneva a livello ideologico, riguardo molto mi trovai in linea con lui, poi ho seguito Aleksandr Dugin, nel momento in cui i due fondatori del Nazionalbolscevismo si sono divisi, cioè, come Dugin, ho visto in Putin un possibile leader per una nuova Europa, al contrario di Limonov; e ancora sostengo il pensiero religioso, che Limonov ha abbandonato. Questo è quanto.
Nel romanzo mi pare sia assente la tua bibliografia, la tua vita da poeta e da scrittore, forse perché nota (anche se non a sufficienza, giudizio mio). Sei uno che s’è dato da fare nel creare cenacoli, nell’inaugurare dialoghi, pur necessitando, come tutti, di una salutare dose di solitudine. Questa specie di cameratismo, di ‘milizia’, mi pare assente nel mondo dell’arte, oggi, saturo di malizie. Dimmi.
Infatti tale “militanza d’insieme” è ormai quasi del tutto assente. Domina, inoltre, il tradimento, qualora si parta uniti formando un gruppo. Ci si vende con facilità, rinnegando, anche, i tuoi primi compagni di strada, qualora se ne abbia la convenienza. Un tempo è finito. Se al fianco ti restano quei quattro o cinque sodali puoi considerarti un uomo e un artista fortunato. Ciò non toglie che, ancora, seppure le energie stiano quel tanto sfumando, io non ci sia, io non sia pronto a imbarcarmi, con altri, per nuove imprese intellettuali o creative. Il gene del fighter è nel mio DNA, come quello del “corsaro”, nell’accezione conradiana del termine. Con Pier Paolo Giannubilo tali aspetti sono scattati e hanno dato vita a “Il risolutore”. Invece, per quel che concerne la mia componente letteraria… beh, se dovessi morire, qualora lo riteniate giusto, e qualora abbiate un po’ di tempo da dedicarmi, affido a voi il ricordarmi, anche solo per un minuto, ogni tanto, quindi per fare un brindisi in mia memoria.
*In copertina: Gian Ruggero Manzoni in una fotografia di Daniele Ferroni
L'articolo “Mi sento uno sconfitto, come il principe Bolkonskij di ‘Guerra e pace’. Ero a Belgrado quando Arkan fu ucciso, resto un ribelle con un codice ben preciso”: dialogo con Gian Ruggero Manzoni proviene da Pangea.
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