#Milano violenta
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Quando l'Armageddon, la Fine di Tutte le cose, si avvicina, le Sacre Scritture ci dicono che prima si verificano dei segni premonitori.
Nell'Apocalisse di Giovanni, il segno è l'apparizione, in cielo, di una Stella, che viene chiamata "Assenzio".
Nella vita pratica, volendo lasciar stare la sacralità, l'inizio della fine di una Nazione si verifica nel momento in cui una certa parte, un determinato territorio di quella Nazione, risulta definitivamente, permanentemente, nelle mani di un nemico, che può essere esterno, o anche interno.
l'Effetto "Bainleue" francese che, sotto gli occhi del paese intero, si è verificato ieri a Milano, è il segno dell'ASSENZIO della Repubblica Italiana.
E' la certificazione che indietro non si torna, e che non esiste un futuro che non sia, per gli italiani, distruzione, morte, disordine e, alfine, campo di concentramento e schiavitù per i pochi rimasti.
Perché quando una forza, straniera, delinquenziale e violenta, e che soprattutto ODIA i cittadini italiani stessi , diventa talmente numerosa, talmente preponderante, talmente sprezzante e poco preoccupata dalle conseguenze delle sue malefatte, da non poter essere più controllata dallo Stato e dai suoi esponenti preposti a garantire la sicurezza delle persone e l'ordine precostituito dalla legge, al punto che la si lascia fare, impunemente, mettendo a ferro e fuoco un quartiere intero, è come se ai muri di quel quartiere, di quella città, venissero affissi dei manifesti con la scritta :
TERRITORIO EXTRA-NAZIONALE A GUIDA AUTONOMA NORDAFRICANA.
Un territorio in cui la polizia non può più niente, manco può entrare, e i cittadini sono letteralmente in balia dei prepotenti stranieri, degli invasori autorizzati, degli usurpatori. Ed è la FINE dello Stato di diritto e l'inizio di qualche altra cosa.
Probabilmente una guerra civile sul nostro suolo, che al momento non possiamo neanche combattere come si dovrebbe, in quanto disarmati.
A questo ci hanno portato le politiche folli e auto-distruttive, nonché anti-italiane, circa l'immigrazione irregolare, dei governi che fin qui hanno agito, e non solo di sinistra, perché quando al governo , come ora, c'è stata la "destra", le cose non sono MAI migliorate, al massimo stabilizzate. Antonio Sabat.
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I pilastri di una relazione amorosa sana: 10 elementi fondamentali e alcuni esercizi
Una relazione amorosa può essere un tesoro inestimabile nella vita di una persona, ma affinché sia veramente soddisfacente e duratura, deve essere fondata su una base solida e sana. Esploriamo insieme i dieci elementi essenziali che caratterizzano una relazione amorosa in cui entrambi i partner possono prosperare. Comunicazione aperta e sincera: La comunicazione è il fondamento di qualsiasi…
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Cose che capitano mica solo a Milano. Chi ha la curiosità scientifica di confermare l'ovvio scontato, alla riga trenta scopre infatti che "si tratta di due marocchini tra il 45 e i 50 anni" che "l'anno scorso erano stati condannati insieme per un furto identico ed erano già conosciuti in tribunale". A piede libero ovviamente.
Segnaliamo come la vittima non sia di rapina come da titolone (no armi spianate) ma di banale "furto con destrezza finito male", come sottolinea il loro avvocato, anticipando il motivo per cui il tribunale complice libererà ancora queste RISORSE.
Difatti per essere rimessi in libertà dai Giudici del Popolo, basterà che l'avvocato collaborazionista suggerisca ai "clienti" (che non lo pagano, lo paghiamo noi con le tasse) di dirsi "sconvolti" per le conseguenze inattese: chi mai si sarebbe atteso risposta tanto ... violenta ... per un borsone di roba sudata e forse un portafogli ?!
Già, come il ricco gioielliere che spari ai rapinatori o il pistolero veneto che colpisca poveri ladruncoli in casa sua di notte. Si, la colpa evocata tra le righe da avvocato e tribunali è tutta del 75enne che ha osato REAGIRE invece di subire e chiamare la polizia, le vere vittime sono le RISORSE. Fossi il loro avvocato, li costituirei parte civile.
ADEGUATI, GREGGE.
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Pescecani Extinction Corally fuoriora il video ufficiale di Camilla Fascina Pescecani (Extinction)” la nuova canzone di Corally è un canto contro la violenza che permea la nostra società. L’io narrante è la voce di uno squalo impotente di fronte al bracconiere che gli taglia le pinne e allo stesso tempo è la voce di una donna indifesa di fronte agli abusi e maltrattamenti del suo stupratore. Una violenza in entrambi i casi di fronte alla quale non possiamo distogliere lo sguardo. C’è un forte parallelismo tra i due episodi: una persona che tortura o uccide un animale è spesso violenta anche nei confronti delle persone. La parola link in inglese significa legame e nel brano Pescecani indica la stretta correlazione esistente fra maltrattamento e uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale nei confronti delle persone come omicidio, stupro, stalking, violenza domestica, manipolazione mentale. Il brano denuncia in particolar modo la pratica crudele conosciuta come finning (spinnamento), e che consiste nel taglio delle pinne dello squalo quando questo è ancora vivo. Il corpo dell’animale, ritenuto non redditizio, viene poi rigettato in mare dove muore per affogamento. Molti paesi europei sono tristemente coinvolti in questo commercio di pinne di squalo, che sono l’ingrediente principale di un assurdo piatto considerato un lusso nei paesi orientali, ma di fatto povero sia di gusto che di nutrimento. Questa pratica, oltre ad essere estremamente crudele, rappresenta una grave minaccia per l'equilibrio degli ecosistemi marini: gli squali, infatti, sono predatori apicali fondamentali per il mantenimento della biodiversità marina. Circa 100 milioni di squali muoiono ogni anno a causa del finning. CREDITS AUDIO Titolo: Pescecani (Extinction) Autori e compositori: Camilla Fascina (Corally), Stefano Paviani, Nicola Messedaglia (Laguna) Arrangiamento: Andrea Rigonat Chitarre, basso: Andrea Rigonat Batteria: Andrea Fontana Pianoforte e tastiere: Will Medini Sound Design: Giona Rossetto e Andrea Rigonat Mix e master: Alessio Marocco, Andrea Rigonat, Ricky Carioti Genere: Pop/ Indie pop CREDITS VIDEO Direzione e Montaggio: Elia Paghera e Chiara Artioli Direttore della fotografia: Nicola di Lollo Color Correction & Visual Effects: Nicola Fontana Assistente camera: Nicolò Turcato Gaffer: Giulio Tenca Assistente di studio: Gabriele Cosma BTS: Riccardo Cruetti Stylist: Diana Aquila - Orn Jewelry Outfit: Quintastagione Torino & Garbo Milano Hairstyle and Make up: Valeria Daidone Produzione di: Elia Paghera Registrato presso Evolution Rent Studio Milano Editore: Sea Shepherd Music, LaPOP
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La storia del Comitato Terapie Precoci meriterebbe di essere raccontata in uno di quei grandi film alla Steven Spielberg, dove persone comuni vengono scosse da una consapevolezza improvvisa e qualcosa le spinge a trasformare le loro esistenze, fino a quel momento perfettamente normali, in vite rivoluzionarie. (Altro che il film sull'inventore della bomba atomica). Comincia con i bollettini dei morti, le lugubri conferenze stampa che blindano le persone in casa, le immagini di Bergamo, i camion militari che trasportano le bare di gente morta per una malattia gravissima e sconosciuta. Fin da subito, però, alcuni medici si accorgono dell'assurdità di affrontare una patologia che viene definita mortale con l'attesa, in fondo lo sanno anche i bambini che ogni malattia prima si cura e meglio è. Allora visitano come hanno sempre fatto, provano con dei farmaci di uso comune, ignorano il clima di terrore. Nelle loro teste risuonano i principi a cui hanno prestato giuramento il giorno in cui sono diventati medici. Un avvocato, noto per delle cause calcistiche di rilievo nazionale, si propone di organizzarli, li raccoglie insieme, elabora un meccanismo per smistare le richieste attraverso un gruppo Facebook. Intanto viene formalizzato un protocollo, lo discutono con luminari di tutto il mondo, lo sottopongono a degli studi. L'influenza è più pesante di quelle stagionali, ma la cura funziona, i medici e i volontari ricevono continue conferme di guarigione, anche da persone di 80, 90 anni. Da decine diventano centinaia, da centinia migliaia. Salvare vite fa scorrere l'adrenalina, medici e volontari lavorano di notte, rinunciano al proprio tempo libero. Ma in televisione continua il bollettino dei morti e gli annunci delle istutuzioni, che dovrebbero evitare il panico, sembrano sempre più una strategia di manipolazione psicologica per generare allarme: "rinunciamo all'autunno per salvare il Natale, rinunciamo al Natale per salvare la Pasqua..." I medici vogliono spiegare al ministro che il modo di curare esiste, ma il ministro si rifiuta di incontrarli. Allora il noto avvocato passa alle manifere forti: ricorre al TAR per abolire il protocollo Tachipirina e vigile attesa, il TAR gli dà ragione, ma il consiglio di Stato impugna la sentenza. Ormai è chiaro che quel protocollo non è solo un errore. E' qualcosa di indicibile, che fa paura solo pensare. Per smuovere le istituzioni vengono organizzate due manifestazioni: una a Roma e una Milano. Le piazze si riempiono, partecipano decine di migliaia di persone. Dalle piazze sale spontaneo un grido rivolto al governo: "criminali". I media ignorano, oppure minimizzano. Un sito di fact checking, diretto da un noto giornalista televisivo, arriva a dire che si tratta della "solita manifestazione". Eppure mai, nella storia repubblicana, si era vista una piazza con migliaia di medici che, invece di aumenti di stupendio o diritti sindacali, chiedono di poter curare le persone efficacemente. Il ministero continua ad ignorare le richieste di confronto, anche quando una terza manifestazione viene organizzata proprio davanti al suo portone. Quando inizia la vaccinazione è impossibile allontanare il sospetto che negare le cure serviva proprio a giustificare la violenta campagna di inoculazioni. Ma questo non si può dire perché si rischia di essere etichettati come complottisti.
Purtroppo l'unica cosa che manca a questa storia è un lieto fine. Le dichiarazioni del presidente di AIFA, che a Porta a Porta lo scorso maggio ha candidamente ammesso che "non serviva certo tachipirina e vigile attesa bensì gli antinfiammatori", lascia un sapore ancora più amaro, molto lontano dal bisogno di giustizia che prova chi ha vissuto questa storia.
Sono stato onorato di aver partecipato alla loro festa, dopo mesi e anni di battaglie e di fatica. Non mi aspetto certo che qualche produttore rinunci alla sua commedia della rimpatriata tra cinquantenni per fare un film su di loro, ma per tutti noi, spero che abbiano il loro lieto fine.
Adalberto Gianuario.
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Con tutto ch'era aprile non faceva tanto bel tempo: faceva più freddo che a Natale (Pier Paolo Pasolini, Una vita violenta, Milano, Corriere della Sera, 2003).
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Intesa MIM - Fondazione Cecchettin contro la violenza sulle donne "L'intesa tra il Ministero dell'Istruzione e del Merito e la Fondazione Cecchettin può essere una svolta nel difficile cammino per l'affermazione tra i giovani della cultura del rispetto reciproco, della gestione matura e non violenta delle difficoltà di rapporto nella sfera sentimentale, scolastica, famigliare, delle conoscenze e amicizie.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Adele Faccio
Non esiste libertà che non passi dalla libertà sessuale.
Adele Faccio, attivista e politica, pacifista, femminista, sostenitrice della libertà di scelta e dell’autodeterminazione, ha apportato un fondamentale contributo per l’approvazione della Legge 194, grazie alla quale l’interruzione di gravidanza non è più né un reato né un rischio di vita per le donne.
Convinta che il movimento femminista fosse l’unico che potesse portare una trasformazione radicale nella società, si è fatta fautrice di tante istanze.
Paladina dei diritti umani, riformatrice della politica e della legislazione, è stata una convinta sostenitrice della disobbedienza civile come l’arma più forte per il riconoscimento dei propri diritti.
In opposizione, sempre, a qualsiasi forma di oppressione e autoritarismo, ha immaginato soluzioni alternative a un sistema sociale che riteneva arretrato e inadeguato e saputo tradurre la sua capacità immaginativa in azione civile e politica.
Ha militato nel Movimento di Liberazione delle Donne, è stata Fondatrice e Presidente del CISA – Centro Informazione Sterilizzazione e Aborto, e guidato, nel Partito Radicale, la battaglia contro l’aborto clandestino per cui è stata anche arrestata.
Tante le lotte che l’hanno vista in prima linea: l’obiezione di coscienza alla leva obbligatoria, i diritti delle persone omosessuali, la riforma carceraria e, soprattutto, l’impegno ecologista.
Il suo libertarismo di natura anarchica non si esauriva nella protesta, ma si incanalava puntualmente in un’attività costruttiva, sebbene vissuta sull’orlo della disobbedienza, organizzata dal basso e destinata a suscitare reazioni piuttosto dure.
Nata a Pontebba, Udine, il 13 novembre 1920, in una famiglia di intellettuali antifascisti di origini biellesi, era cugina di Rina Faccio, meglio nota come Sibilla Aleramo.
Laureata in Lettere e Filosofia all’Università di Genova, era stata assistente per diverse cattedre per poi abbandonare la carriera universitaria.
Ha fatto della rivoluzione uno stile di vita e da partigiana era nota col nome di battaglia Vittoria.
Trasferitasi a Barcellona, si era specializzata in Filologia Romanza diventando l’editrice della rivista clandestina Occident. Ha abbracciato la resistenza non-violenta nella Spagna franchista, esperienza che ha segnato un passo avanti nel suo processo di maturazione ideologica e politica.
Rientrata in Italia aveva ripreso l’insegnamento convinta del fatto che la scuola debba essere un luogo vivo, capace di coinvolgere le nuove generazioni discutendo dei temi concreti della vita.
Successivamente è andata a vivere a Milano e ha collaborato con numerose riviste d’avanguardia come Il Canguro, Il Discanto, La via femminile. Ha lavorato per Treccani e Mondadori e tradotto autori spagnoli e sudamericani.
Fuori dalle regole precostituite, è stata tra le prime persone a vivere nelle comuni, ha cresciuto un figlio senza padre e, in anni di fermento e possibilità, ha provato a smantellare e rimodellare la realtà che non le piaceva.
Negli anni Settanta ha incontrato il femminismo e il Partito Radicale ed è iniziata la lunga battaglia per la liberalizzazione dell’aborto.
Iniziando a collaborare con l’Aied, associazione promotrice di clamorose iniziative mirate alla diffusione della contraccezione, nel 1973 ha contributo a fondare il Cisa che agiva nella sede del partito e che praticava aborti a basso costo e in sicurezza, con tutta l’assistenza psicologica necessaria a ribaltare una concezione colpevolistica patriarcale.
L’ente è stato, in quegli anni, un fondamentale punto di riferimento per moltissime donne. Le cliniche collegate all’organizzazione sfidavano la legge, operando alla luce del sole, è stata la prima realizzazione concreta di uno spazio autonomo nel quale le donne potevano confrontarsi e solidarizzare, in cui potevano essere ascoltate e riconosciute come abitatrici di un dramma e non criminali. Èstato anche lo strumento di un’esplicita e consapevole provocazione politica.
Con la sua azione di disobbedienza civile, Adele Faccio ha fatto esplodere, portandola all’attenzione dell’opinione pubblica, la scandalosa piaga del mercato degli aborti clandestini.
Il 26 gennaio 1975, durante una conferenza stampa tenuta al Teatro Adriano a Roma, ha dichiarato pubblicamente di aver interrotto volontariamente una gravidanza e si è fatta arrestare in maniera plateale. Ha trascorso 36 giorni nel carcere di S. Verdiana a Firenze, dove ha svolto campagna di sensibilizzazione tra le detenute. Marco Pannella aveva scioperato per la sua scarcerazione.
La notizia, riportata da tutta la stampa, che apriva tutti i telegiornali, fece gran clamore, scuotendo il paese e dando un’eco incredibile al valore politico delle attività svolte per tutelare la vita delle donne. È stato un punto di non ritorno per una questione che non poteva più essere procrastinata dalle istituzioni.
Nella seconda metà degli anni Settanta, è stata anche deputata alla Camera per tre legislature, nelle file del Partito Radicale, battendosi senza risparmiarsi fuori e dentro il palazzo provando ad attuare una rivoluzione culturale, nelle fabbriche e nelle cucine, come nelle camere da letto. Si è fatta promotrice del referendum per la legalizzazione per l’aborto, battaglia culminata con la Legge 194 del 1978, che una volta attuata, ha contestato perché irrispettosa nei confronti delle donne in quanto rimaneggiata per avere anche il consenso della Democrazia Cristiana che si era opposta al punto da far cadere il governo.
Prima della scadenza del suo ultimo mandato si è dimessa per allargare i confini del territorio della lotta, per cercare soluzioni per la salute generale del pianeta, allacciare contatti e verifiche in maniera più ampia. Si è dedicata completamente alla lotta ecologista e, nel 1989, ha contribuito a fondare i Verdi Arcobaleno auspicando un’assunzione di responsabilità trasversale a tutti i partiti sulla grave deriva in cui il pianeta si stava incamminando.
Ha scritto diversi libri: La guerra per bande, del 1961; nel 1975 sono usciti L’albero della libertà, (Raccolta di poesie, dedicata a Emma Bonino), Il reato di Massa e Le mie ragioni (conversazioni con 70 donne); Fuga dal tempo 1957 (Raccolta di poesie e disegni originali), del 1980 e Una strega da bruciare del 1981.
Nell’ultimo, mescolando dati autobiografici e motivazioni politiche, racconta il dipanarsi di vicende ed emozioni sul filo della sua natura ribelle. La lotta per l’affrancamento delle donne dal sistema patriarcale è stato il punto di arrivo di un percorso tutto inteso a contrastare un’organizzazione sociale coercitiva, fondata sull’«oppressione delle masse», sulla mistificazione, sulla violenza delle armi e ancora più sull’estraneità fra gli esseri umani. Si è fatta interprete di un femminismo capace di combattere non solo una legislazione contro la donna ma soprattutto una mentalità diffusa che ne impediva espressione e sviluppo autonomi.
Si è spenta l’8 febbraio 2007 a Roma dopo aver speso la sua vita per difendere le libertà delle persone e del pianeta in maniera coerente, lineare e sempre politica.
La non violenza per me è un’arte che dovremmo imparare tutti per conquistare quel grado di civiltà che non possediamo ancora.
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In questo saggio storico pubblicato in appendice ai Promessi sposi nell’edizione del 1840, con accurata disamina delle fonti e partecipazione commossa alla sofferenza delle vittime, Manzoni ricostruisce il processo intentato a Milano nell’estate del 1630, durante una violenta epidemia di peste, contro due persone ingiustamente accusate di essere untori, ovvero di diffondere il contagio ungendo le porte delle case con sostanze infette. Il processo fu segnato dall’abuso di potere, dalla violazione delle leggi umane e divine, dall’uso di due pesi e due misure con i popolani e gli aristocratici; e senz’altra prova che “confessioni” estorte con atroci torture, i presunti untori furono giustiziati con il supplizio della ruota. Operando una riflessione etica sempre attuale, Manzoni mette in luce con argomentazioni stringenti come la responsabilità, più che nell’ignoranza, nella superstizione e nelle pratiche giudiziarie barbare, va ricercata nella volontà deliberata dei giudici, che agirono scientemente per compiacere la popolazione imbestialita alla furiosa ricerca di colpevoli.
Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni è disponibile in edizione digitale o cartacea. Tutte le info a questo indirizzo: https://edizioni-omnibus.it/catalogo/alessandro-manzoni/storia-della-colonna-infame/info.php
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Le nostre vite, dal primo all’ultimo minuto, sono regolate da rapporti di forza, e il nostro destino dipende da come noi esercitiamo la forza e da come gli altri la esercitano su di noi. Qualche settimana fa avevo incontrato fortuitamente la prima donna a capo della procura generale di Milano, Francesca Nanni. Subito s’era avviata a raccontarmi di una storia che le stava a cuore, di un pastore sardo condannato all’ergastolo per triplice omicidio del quale sospettava l’innocenza e, quando era a capo della procura generale di Cagliari, era riuscita a ottenere il processo di revisione. Il pastore – ne avrete sentito parlare in questi giorni – si chiama Beniamino Zuncheddu ed è stato appena scarcerato dalla corte d’appello di Roma, nonostante la nuova sentenza non sia ancora stata pronunciata. È però già evidente che le prove, attraverso cui venne condannato, furono ottenute dalla polizia istruendo l’unico testimone a dire il falso anziché il vero. Zuncheddu si è fatto 32 anni di galera: ne aveva 26, ora ne ha 58. Francesca Nanni cominciò a incuriosirsi quando l’avvocato le disse che Zuncheddu aveva rifiutato un permesso premio perché avrebbe significato riconoscere la legittimità della condanna. Era l’unico atto di forza che gli fosse ancora consentito: la protesta non violenta contro l’abuso di forza che un uomo dello Stato aveva usato per togliergli la libertà, una forza così potente che piega la democrazia. L’atto di forza di Francesca Nanni è stato di usare la sua, ancora più potente, per provare a raddrizzarla. È notevole che fra due forze usate al meglio e una al peggio, ha pesato di più quella usata al peggio. (Mattia Feltri)
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Distrutto il campo sperimentale di riso Tea, il meglio della nostra ricerca del settore.
Nella notte è stato gravemente danneggiato il progetto di coltivazione con tecniche di evoluzione assistita (Tea) dell’Università Statale di Milano. La gramigna dell'ignoranza ha sradicato le piantine della speranza.
Uno o più fanatici hanno dato nuovamente la prova di quanto alligna in questo paese, cioè il peggio del luddismo retrivo nascosto dietro una patina di verde per rendersi presentabile: il campo sperimentale di riso Tea, che dopo un faticoso iter autorizzativo aveva finalmente rappresentato la ripartenza del meglio della nostra ricerca del settore, è stato distrutto, dopo aver manomesso la telecamera di sicurezza e danneggiato le recinzioni metalliche di protezione.
Un mese fa, avevo scritto di come la ricerca finalmente mettesse radici anche nei campi italiani; ma questo è un paese dove una minoranza di perfetti idioti, accecati dall’ideologia e dal furore che questa scatena nelle menti più deboli, e allo stesso tempo non abbastanza coraggiosi da manifestarsi apertamente, pensa di cancellare con un vigliacco e violento gesto ciò che proprio per diminuire l’uso di agrofarmaci, per proteggere le nostre piante e i nostri campi e per salvaguardare una delle più importanti produzioni alimentari d’Europa si cerca di mettere a punto – piantine verdi che crescevano verso il futuro, e che una stupida e violenta zampata ha portato via.
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CATTIVI SCIENZIATI
Distrutto il campo sperimentale di riso Tea, il meglio della nostra ricerca del settore
ENRICO BUCCI 21 GIU 2024
Nella notte è stato gravemente danneggiato il progetto di coltivazione con tecniche di evoluzione assistita (Tea) dell’Università Statale di Milano. La gramigna dell'ignoranza ha sradicato le piantine della speranza
Uno o più fanatici hanno dato nuovamente la prova di quanto alligna in questo paese, cioè il peggio del luddismo retrivo nascosto dietro una patina di verde per rendersi presentabile: il campo sperimentale di riso Tea, che dopo un faticoso iter autorizzativo aveva finalmente rappresentato la ripartenza del meglio della nostra ricerca del settore, è stato distrutto, dopo aver manomesso la telecamera di sicurezza e danneggiato le recinzioni metalliche di protezione.
Un mese fa, avevo scritto di come la ricerca finalmente mettesse radici anche nei campi italiani; ma questo è un paese dove una minoranza di perfetti idioti, accecati dall’ideologia e dal furore che questa scatena nelle menti più deboli, e allo stesso tempo non abbastanza coraggiosi da manifestarsi apertamente, pensa di cancellare con un vigliacco e violento gesto ciò che proprio per diminuire l’uso di agrofarmaci, per proteggere le nostre piante e i nostri campi e per salvaguardare una delle più importanti produzioni alimentari d’Europa si cerca di mettere a punto – piantine verdi che crescevano verso il futuro, e che una stupida e violenta zampata ha portato via.
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CATTIVI SCIENZIATI
La ricerca italiana mette radici
ENRICO BUCCI
A costoro auguro di poter presto sperimentare il prodotto della loro ignorante arroganza, nonché la punizione della giustizia, nella speranza che li raggiunga; ma in ogni caso, gli ignoranti che in questo paese vogliono affermare la propria prepotenza con simili gesti devono sapere che non otterranno altro risultato che l’evidenza di quanto sia finto e dannoso il loro ambientalismo vacuo, dannoso per l’ambiente, per l’agricoltura, per la ricerca e per il futuro.
La ricerca, invece, non si fermerà. La sperimentazione continuerà, e se non sarà in Italia, sarà altrove, perché la comunità scientifica per fortuna non conosce frontiere e bordi. Anche nel nostro paese si tornerà a piantare, si insisterà a spiegare, si continuerà a cercare di far capire e di dimostrare, a dispetto dei pochi farabutti che vandalizzano il lavoro degli altri e il futuro del paese.
Ai nostri ricercatori Vittoria Brambilla e Fabio Fornara e a tutto il loro gruppo di ricerca, ma anche al coraggioso imprenditore agricolo Federico Radice Fossati, a loro tutti va la solidarietà di tutti gli italiani che hanno ancora la capacità di attivare i propri neuroni. Sappiano quegli imbecilli, i quali non riescono altro che a distruggere, che i cittadini che apprezzano la nostra ricerca sono una larga, larghissima maggioranza, e non si lasceranno intimidire né da questo, né da altri atti terroristici che dovessero essere concepiti dalle loro menti malate.

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CATTIVI SCIENZIATI
Distrutto il campo sperimentale di riso Tea, il meglio della nostra ricerca del settore
ENRICO BUCCI 21 GIU 2024
Nella notte è stato gravemente danneggiato il progetto di coltivazione con tecniche di evoluzione assistita (Tea) dell’Università Statale di Milano. La gramigna dell'ignoranza ha sradicato le piantine della speranza
Uno o più fanatici hanno dato nuovamente la prova di quanto alligna in questo paese, cioè il peggio del luddismo retrivo nascosto dietro una patina di verde per rendersi presentabile: il campo sperimentale di riso Tea, che dopo un faticoso iter autorizzativo aveva finalmente rappresentato la ripartenza del meglio della nostra ricerca del settore, è stato distrutto, dopo aver manomesso la telecamera di sicurezza e danneggiato le recinzioni metalliche di protezione.
Un mese fa, avevo scritto di come la ricerca finalmente mettesse radici anche nei campi italiani; ma questo è un paese dove una minoranza di perfetti idioti, accecati dall’ideologia e dal furore che questa scatena nelle menti più deboli, e allo stesso tempo non abbastanza coraggiosi da manifestarsi apertamente, pensa di cancellare con un vigliacco e violento gesto ciò che proprio per diminuire l’uso di agrofarmaci, per proteggere le nostre piante e i nostri campi e per salvaguardare una delle più importanti produzioni alimentari d’Europa si cerca di mettere a punto – piantine verdi che crescevano verso il futuro, e che una stupida e violenta zampata ha portato via.
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La ricerca italiana mette radici
ENRICO BUCCI
A costoro auguro di poter presto sperimentare il prodotto della loro ignorante arroganza, nonché la punizione della giustizia, nella speranza che li raggiunga; ma in ogni caso, gli ignoranti che in questo paese vogliono affermare la propria prepotenza con simili gesti devono sapere che non otterranno altro risultato che l’evidenza di quanto sia finto e dannoso il loro ambientalismo vacuo, dannoso per l’ambiente, per l’agricoltura, per la ricerca e per il futuro.
La ricerca, invece, non si fermerà. La sperimentazione continuerà, e se non sarà in Italia, sarà altrove, perché la comunità scientifica per fortuna non conosce frontiere e bordi. Anche nel nostro paese si tornerà a piantare, si insisterà a spiegare, si continuerà a cercare di far capire e di dimostrare, a dispetto dei pochi farabutti che vandalizzano il lavoro degli altri e il futuro del paese.
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17 nov 2023 08:54
SOLO CHI NON PRENDE I MEZZI PUBBLICI IN CITTA’ PUO’ INDIGNARSI PER LA NORMA CHE MANDA IN CELLA DONNE INCINTE (E ANCHE QUELLE CON FIGLI FINO A UN ANNO) SE CONSIDERATE PERICOLOSE O DELINQUENTI SERIALI - E’ L’IDENTIKIT DELLE DONNE ROM CHE RUBANO NELLE METROPOLITANE, SOPRATTUTTO A ROMA E A MILANO - VENGONO MAGARI ARRESTATE, CONDANNATE, MA POI NON SCONTANO LA PENA PERCHÉ È PREVISTO IL "DIFFERIMENTO", OVVERO LA PENA È RINVIATA A QUANDO NON SARANNO IN STATO DI GRAVIDANZA O DI ALLATTAMENTO DEL NEONATO - ORA SARA’ IL GIUDICE A VALUTARE CASO PER CASO…
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “la Stampa”
Confermate le indiscrezioni della vigilia, il governo procede convintamente sulla via di un inasprimento generale di norme e di pene, nel senso di "legge e ordine", con un Pacchetto sicurezza approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Dentro ci sono norme che vanno dall'aspirante terrorista islamista che si documenta sul Internet su come preparare un ordigno, ai blocchi stradali che ultimamente pesano molto su automobilisti e viaggiatori, dal rinnovo dei contratti per il personale in divisa alle truffe ai danni degli anziani, ai nuovi reati di «rivolta carceraria» e «rivolta contro il Cpr», fino all'occupazione violenta di domicilio altrui.
[…] È confermata anche l'indiscrezione più delicata sotto il profilo politico e giuridico: le donne incinte e anche quelle con figli fino a un anno potranno finire in cella se considerate particolarmente pericolose o delinquenti seriali. L'identikit si attaglia perfettamente ed espressamente alle giovani donne rom con figli piccoli. Ed è lo stesso ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nell'illustrare a nome del governo tutto il ddl, a dire esplicitamente: «C'è questo fenomeno un po'sgradevole dell'utilizzo della condizione di maternità come esimente in caso di commissione di reato. La norma riguarda reati ricorrenti come quelli commessi dalle borseggiatrici nelle infrastrutture di trasporto».
Il ministro allude alle giovanissime zingare che rubano nelle metropolitane. Un fenomeno caratteristico di Roma e di Milano, meno evidente nel resto d'Italia. Le quali sono spesso incinte e quindi vengono magari arrestate, condannate, ma poi non scontano la pena perché è previsto il "differimento", ovvero la pena è rinviata a quando non saranno in stato di gravidanza o di allattamento del neonato.
Poi però Piantedosi precisa: «Abbiamo previsto non più come obbligatorio il rinvio dell'esecuzione della pena a carico di chi commette reati in questa condizione, ma come facoltativo. Valutato dal giudice, in presenza di eccezionali condizioni».
[…]quello che fino a oggi non è possibile […] accadrà su decisione caso per caso del magistrato e sempre in un Icam, ovvero un istituto penitenziario specifico per le donne con figli. […] Parla Matteo Salvini, invece: «Possibilità di mandare in carcere le borseggiatrici incinte. Una battaglia della Lega che negli scorsi mesi era stata bloccata dalla sinistra. Avanti così!». […]
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Alla fine è bastato molto meno... questa è Milano ieri (simile anche da me: buio assurdo alle 10:30-11:00 del mattino, temporale pazzesco con grandine; nel Varesotto è andata anche peggio con molte macchine e case danneggiate):
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snoopy of the day
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Milano violenta, da Casalegno a Sainz: tutti i casi denunciati dai vip
(Adnkronos) - Elenoire Casalegno è solo l'ultima vittima di una scia di aggressioni, rapine, furti e scippi messi a segno nei mesi scorsi a Milano nei confronti di volti più o meno noti, da parte di bande o da singoli malviventi nel quadrilatero della moda, nelle zone della movida o in centro città. Milano violenta? Casalegno, in un video postato ieri sui social in cui ha taggato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha raccontato di essere stata "inseguita e assalita da uno squilibrato", in pieno giorno, in corso di Porta Nuova, nel cuore di Milano. "Per fortuna - ha osservato la conduttrice e attrice - è intervenuto un uomo che ha iniziato a urlargli contro". Prima di lei, a finire nel mirino dei rapinatori era stato, nel settembre scorso, il pilota di Formula Uno Carlos Sainz, mentre si trovava a Milano per il Gran Premio di Monza. Una banda si è avvicinata al pilota che si trovava in centro assieme al manager e uno di loro gli ha strappato dal polso il prezioso orologio Richard Mille da mezzo milione di euro. Sainz non ci ha pensato su un attimo e dopo aver inseguito i rapinatori, grazie anche all'aiuto di alcuni passanti, è riuscito a bloccarli e a recuperare l’orologio. I primi di settembre anche l'ex calciatore Christian Vieri, è riuscito a sventare un furto mentre si trovava con la moglie Costanza Caracciolo in un ristorante milanese. Il calciatore ha raccontato che una ladra stava per mettere in pratica il tentativo di furto usando il trucco del foglio che copre l’oggetto da derubare. Il giorno seguente Vieri ha raccontato sui social l'accaduto, cercando di avvertire i suoi follower: "A Milano bisogna stare attenti". I "casi" Nel luglio scorso, a vivere una disavventura simile è stato Saturnino Celani, il bassista di Jovanotti, derubato del suo portafogli mentre si recava in metro da piazza Missori in stazione Centrale. Il bottino, come aveva raccontato lo stesso Saturnino sui social, era stato "un porta carte di credito, 15 euro e 5 'pezzi di plastica'". "Caro borseggiatore tra te e Arsenio Lupin ci sono mondi - aveva scritto Saturnino in un lungo post sui social -. Hai lo stesso Qi dei rapinatori che forzano il caveau di una banca per rapinarla e non trovando niente mangiano quelli che pensavano essere yogurt, era la banca del seme!". Ad essere colpito da una banda di ladri di orologi di lusso, nel marzo scorso, era stato anche il noto ristoratore dei vip Giuseppe Cummo, titolare del ristorante 'Le specialità' di via Calvi, derubato di 95mila euro in contanti nella sua abitazione milanese e della collezione di oltre 30 orologi di lusso, tra cui molti Rolex e Patek Philippe, per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Una vicenda simile a quella vissuta a febbraio dal dentista dei vip, Luca Macaluso, vittima di una banda di trasfertisti, arrivati da Napoli per mettere a segno una serie di colpi. Macaluso era riuscito a sventare la rapina del Rolex Daytona che aveva al polso, ricevendo due colpi di pistola a salve. Lo stesso copione aveva riguardato anche un giocatore svizzero 20enne di serie B, accerchiato in corso Como da una banda di ragazzini che nel maggio scorso gli hanno sottratto il suo orologio Cartier, una collana, gli orecchini, il telefono e le scarpe che aveva addosso. Gli appelli social Da parte dei volti noti gli appelli si sprecano. A giugno l'influencer Giulia Salemi ha definito "una vergogna quello che continua a succedere a Milano, in centro alle 5 del pomeriggio" postando il video di un'aggressione. "Qualcuno vuole fare qualcosa o andiamo avanti così?" aveva lamentato Salemi. L'anno scorso anche Chiara Ferragni era intervenuta sul tema sicurezza in un video dicendosi "angosciata e amareggiata dalla violenza che continua esserci a Milano" e raccontando di "conoscenti e cari che vengono rapinati in casa". Dal canto suo, il sindaco Sala è intervenuto oggi con un post su Facebook nel quale sottolinea come da parte dell'amministrazione comunale non ci sia mai stata "nessuna sottovalutazione o inconsapevolezza del problema" sicurezza e ricordando di essere al lavoro, assieme all'ex capo della polizia, Franco Gabrielli e al Comitato Strategico per la Sicurezza Urbana e la Coesione Sociale, per agire con determinazione. [email protected] (Web Info) Read the full article
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La conduttrice è solo l'ultima vittima di una lunga serie di rapine e violenze in città avvenute negli ultimi mesi Controlli della polizia a Milano - (Fotogramma) Elenoire Casalegno è solo l'ultima vittima di una scia di aggressioni, rapine, furti e scippi messi a segno nei mesi scorsi a Milano nei confronti di volti più o meno noti, da parte di bande o da singoli malviventi nel quadrilatero della moda, nelle zone della movida o in centro città. Casalegno, in un video postato ieri sui social in cui ha taggato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha raccontato di essere stata "inseguita e assalita da uno squilibrato", in pieno giorno, in corso di Porta Nuova, nel cuore di Milano. "Per fortuna - ha osservato la conduttrice e attrice - è intervenuto un uomo che ha iniziato a urlargli contro". Prima di lei, a finire nel mirino dei rapinatori era stato, nel settembre scorso, il pilota di Formula Uno Carlos Sainz, mentre si trovava a Milano per il Gran Premio di Monza. Una banda si è avvicinata al pilota che si trovava in centro assieme al manager e uno di loro gli ha strappato dal polso il prezioso orologio Richard Mille da mezzo milione di euro. Sainz non ci ha pensato su un attimo e dopo aver inseguito i rapinatori, grazie anche all'aiuto di alcuni passanti, è riuscito a bloccarli e a recuperare l’orologio.I primi di settembre anche l'ex calciatore Christian Vieri, è riuscito a sventare un furto mentre si trovava con la moglie Costanza Caracciolo in un ristorante milanese. Il calciatore ha raccontato che una ladra stava per mettere in pratica il tentativo di furto usando il trucco del foglio che copre l’oggetto da derubare. Il giorno seguente Vieri ha raccontato sui social l'accaduto, cercando di avvertire i suoi follower: "A Milano bisogna stare attenti". Nel luglio scorso, a vivere una disavventura simile è stato Saturnino Celani, il bassista di Jovanotti, derubato del suo portafogli mentre si recava in metro da piazza Missori in stazione Centrale. Il bottino, come aveva raccontato lo stesso Saturnino sui social, era stato "un porta carte di credito, 15 euro e 5 'pezzi di plastica'". "Caro borseggiatore tra te e Arsenio Lupin ci sono mondi - aveva scritto Saturnino in un lungo post sui social -. Hai lo stesso Qi dei rapinatori che forzano il caveau di una banca per rapinarla e non troando niente mangiano quelli che pensavano essere yogurt, era la banca del seme!".Ad essere colpito da una banda di ladri di orologi di lusso, nel marzo scorso, era stato anche il noto ristoratore dei vip Giuseppe Cummo, titolare del ristorante 'Le specialità' di via Calvi, derubato di 95mila euro in contanti nella sua abitazione milanese e della collezione di oltre 30 orologi di lusso, tra cui molti Rolex e Patek Philippe, per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Una vicenda simile a quella vissuta a febbraio dal dentista dei vip, Luca Macaluso, vittima di una banda di trasfertisti, arrivati da Napoli per mettere a segno una serie di colpi. Macaluso era riuscito a sventare la rapina del Rolex Daytona che aveva al polso, ricevendo due colpi di pistola a salve. Lo stesso copione aveva riguardato anche un giocatore svizzero 20enne di serie B, accerchiato in corso Como da una banda di ragazzini che nel maggio scorso gli hanno sottratto il suo orologio Cartier, una collana, gli orecchini, il telefono e le scarpe che aveva addosso. Da parte dei volti noti gli appelli si sprecano. A giugno l'influencer Giulia Salemi ha definito "una vergogna quello che continua a succedere a Milano, in centro alle 5 del pomeriggio" postando il video di un'aggressione. "Qualcuno vuole fare qualcosa o andiamo avanti così?" aveva lamentato Salemi. L'anno scorso anche Chiara Ferragni era intervenuta sul tema sicurezza in un video dicendosi "angosciata e amareggiata dalla violenza che continua esserci a Milano" e raccontando di "conoscenti e cari che vengono rapinati in casa". Dal canto suo, il sindaco Sala è intervenuto oggi con un post su Facebook nel quale sottolinea come da parte dell'amministrazione comunale non ci sia mai stata "nessuna sottovalutazione o inconsapevolezza del problema" sicurezza e ricordando di essere al lavoro, assieme all'ex capo della polizia, Franco Gabrielli e al Comitato Strategico per la Sicurezza Urbana e la Coesione Sociale, per agire con determinazione. {} #_intcss0{display: none;} #U104151590895ORH { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895VIG { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895ZLG { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895bpH { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895moF { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895yND { font-weight: bold; font-style: normal; } #U1041515908951XC { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895nzB { font-weight: bold; font-style: normal; } #U104151590895uF { font-weight: bold; font-style: normal; } Fonte
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