#Milano da bere
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Sabrina Salerno
#sabrina salerno#boys#80s#italy#italia#milano da bere#anni 80#italo disco#pentapartito#berlusconi#women#beautiful women#swimming pool#summer
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I Maranza sono una delle Politiche Divisorie Sociali attuate dai Governanti, e non sto parlando di DESTRA o di SINISTRA, sono gli stessi strumenti di più "Operatori Politici" se così li vogliamo chiamare, (FARABUTTI DISONESTI CRIMINALI sarebbe più appropriato, ma troppo lungo) e come gli LGBTQA+ contro gli Etero, o anche "Vaccinati" contro NOVAX, etc etc etc, insomma...... Ovunque ci sia una SCOTTANTE TEMATICA SOCIALE, ci dovranno essere Sempre 2 fazioni, il senso?
DIVIDI ET IMPERA!
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Quando l'Armageddon, la Fine di Tutte le cose, si avvicina, le Sacre Scritture ci dicono che prima si verificano dei segni premonitori.
Nell'Apocalisse di Giovanni, il segno è l'apparizione, in cielo, di una Stella, che viene chiamata "Assenzio".
Nella vita pratica, volendo lasciar stare la sacralità, l'inizio della fine di una Nazione si verifica nel momento in cui una certa parte, un determinato territorio di quella Nazione, risulta definitivamente, permanentemente, nelle mani di un nemico, che può essere esterno, o anche interno.
l'Effetto "Bainleue" francese che, sotto gli occhi del paese intero, si è verificato ieri a Milano, è il segno dell'ASSENZIO della Repubblica Italiana.
E' la certificazione che indietro non si torna, e che non esiste un futuro che non sia, per gli italiani, distruzione, morte, disordine e, alfine, campo di concentramento e schiavitù per i pochi rimasti.
Perché quando una forza, straniera, delinquenziale e violenta, e che soprattutto ODIA i cittadini italiani stessi , diventa talmente numerosa, talmente preponderante, talmente sprezzante e poco preoccupata dalle conseguenze delle sue malefatte, da non poter essere più controllata dallo Stato e dai suoi esponenti preposti a garantire la sicurezza delle persone e l'ordine precostituito dalla legge, al punto che la si lascia fare, impunemente, mettendo a ferro e fuoco un quartiere intero, è come se ai muri di quel quartiere, di quella città, venissero affissi dei manifesti con la scritta :
TERRITORIO EXTRA-NAZIONALE A GUIDA AUTONOMA NORDAFRICANA.
Un territorio in cui la polizia non può più niente, manco può entrare, e i cittadini sono letteralmente in balia dei prepotenti stranieri, degli invasori autorizzati, degli usurpatori. Ed è la FINE dello Stato di diritto e l'inizio di qualche altra cosa.
Probabilmente una guerra civile sul nostro suolo, che al momento non possiamo neanche combattere come si dovrebbe, in quanto disarmati.
A questo ci hanno portato le politiche folli e auto-distruttive, nonché anti-italiane, circa l'immigrazione irregolare, dei governi che fin qui hanno agito, e non solo di sinistra, perché quando al governo , come ora, c'è stata la "destra", le cose non sono MAI migliorate, al massimo stabilizzate. Antonio Sabat.
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l'immigrazione clandestina che ci piace
Comprano a 8 e vendono a 400 ma il brand non si nomina, non vorrai rovinare l'immagine!
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Pochi giorni fa Sala diceva di non criticare il "modello Milano" perché basta poco per "tornare a vent'anni fa".
Sapete quando non si poteva uscire la sera a Milano? Dal 1970 al 1984. Poi iniziò la Milano da bere.
Sala sei i nostri anni di piombo.
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A 44 anni per una donna è difficile trovare un lavoro.
Se abiti fuori Milano, forse di più.
Se non accetti le avance di "imprenditori" e selezionatori, poi, perdi molte occasioni.
Poi finalmente, un colloquio per un impiego in azienda, part time ma per lo meno non è il "solito call center" sottopagante.
Però...
C'è un grosso però, un peroooone:
Il lavoro è vicino alla grande staziooone!
😱
Vabbè dai, su, che sarà mai...
Salah dice sempre che tutto è ok, che la milano green ora è new deal e presto tornerà quella da bere!
Ci vai.
Vai a vedere.
Per forza, eh.
L' affitto, le bollette, le multe (???), la spesa, e mettici almeno uno spritz ogni tanto...
Quindi si va.
Meno male che è giorno pieno,
le 1330 più o meno...
Già il viaggio in metro è un mezzo disagio
e quando scendi in centrale,
il cuore batte che manco un manovale...
Passi veloci nei corridoi semi deserti e... Tre risorse, che già avevi notato sul convoglio, te le ritrovi alle spalle.
Gradini, luce, cielo azzurro.
Un po' di gente che passa e che va, ne abbiamo.
Ma tutti son presi, o dalla fretta o dal cellulare, mentre la tua angoscia sale, quando vedi che anche il trio risale,
da quelle maledette scale.
Ma che vogliono??
Affretti il passo accanto al colonnato dei portici del grande viale.
Occhi avanti e mani sulla borsetta a tracolla.
Pregando che gli stivaletti neri non ti tirino proprio ora un brutto scherzo,
con un'occhiata ne vedi prima due e poi anche il terzo...
Arrivi al portone, aperto per fortuna, e con mezz'ora di anticipo entri nell' androne,
chiudendo l'uscio dietro di te, come fosse quello di casa tua.
Guardi fuori nel porticato dei senzatetto,
con orrore noti ancora lí fuori il maledetto terzetto.
Che vorranno fare? Staranno lì ad aspettare?
Si, è così.
All' uscita sono ancora lì, per te.
Donna di 44 anni che per un colloquio in centrale per poco non finisci male.
Donna che a quel lavoro dovrà rinunciare perché mica sempre un cavaliere ti potrà salvare.
Remigration ✈️✈️✈️✈️ all west islamfree and comunismfree
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“PER CHI SUONA LA CAMPANA ?”
Oh oh Caro Beppe( Sala)!!!
Questo proprio non ci voleva .
Tanti anni con gli occhi chiusi ora presentano il loro conto
Purtroppo “ LA MILANO DA BERE�� ormai ha preso lo scivolo del declino
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Ho avuto un'infanzia meravigliosa. Con i monti e i torrenti e gli alberi e le lucertole assolati del mio Paesello. E Dio che ci sorvegliava, sonnacchioso dentro ai tabernacoli delle chiese, insieme alle vecchiette con la bocca piena di caramelle Rossana e canti sacri nella luce colorata che filtrava attraverso le vetrate della Matrice.
A undici anni, il declino. Abusato il primo anno di scuole medie da un compagno di classe pluri-ripetente. Mi costringeva a masturbarlo di fronte a tutti. Nessuno mosse un dito. Temo che qualche professoressa sapesse; ma meglio non andarsi a infilare in faccende più grandi di sé... soprattutto se ti ritrovi disgraziatamente a buscarti il pane nel quartiere più violento e feroce di Palermo, a pochi anni della guerra e delle stragi di Mafia. Nessuno si vergognò. Né l'abusante, né i compagni, né chi sapeva e non ha mosso un dito. In compenso mi vergognai io. Questo causò una timidezza patologica, una goffaggine che superava il ridicolo. E di conseguenza il bullismo, il male minore fra quelli sopportati, mi costrinse a chiudermi in casa. Ad uscire solo per andare a scuola e incontrare giorno per giorno il mio carnefice. Perché conoscevo già cos'erano i doveri. La mia famiglia mi ha sempre amato - le uniche persone ad averlo mai fatto - e li ho ripagati essendo sempre ligio ai miei doveri di figlio.
Le superiori andarono un po' meglio. Ma anche qui, amicizie superficiali che si basavano sulla simpatia che sucitava il mio essere goffo e ridicolo e brutto - avevo denti sporgenti e pesavo quanto una vacca - e per il resto cinque anni passati in casa a leggere narrativa fino alla nausea.
En passant: Prima e unica esperienza sentimentale. Rifiutato e umiliato.
Botta di culo. Passo i test di medicina. Volo a Pavia. Ci resto sei anni.
Il primo anno, fantastico. I miei sono lontani. Mi sento in diritto di mollare la presa sulle mie remore morali. Inizio a fumare tabacco e a bere, quasi ogni sera. Passo alla marijuana. Sembra la svolta. Ma dietro l'angolo c'è il baratro. Divento dipendente dall'erba - sì, gente, come si può essere dipendenti da quella porcheria che è il porno si può benissimo essere dipendenti da un fumo magico che fa svanire le proccupazioni - fumo fino a 15 canne al giorno; e le fumo solo, uscendo fuori dalle grazie di Maria. Dimentico che sto lì per studiare e inizio a mandare a troie la possibilità di laurearmi, dicendomi c'è tempo, e raccontandomi un fottìo di fregnacce. Ma sono consapevole delle fregnacce e per tre anni non faccio niente, se non spendere soldi in droga, vedere film d'essai su megavideo e masturbarmi fino a stordirmi, perdere i sensi e finalmente dormire.
Un gruppi di belle persone mi raccatta dal fango a 22 anni. Tra i 22 e 24 finalmente vivo, mi diverto, sono felice, quasi quasi mi viene pure voglia di studiare e dare una bella ordinata alla mia vita... ma i traumi dell'infanzia sono troppo pesanti e mi ammalo. Esordio psicotico acuto. Fottuto. Per 10 anni passo la vita, tra ricoveri, farmaci, psicologi, psichiatri, testi di roschark (o come cazzo si scrive) e le urla, i pianti e la depressione di tutti i miei familiari.
Per 10 anni lotto... e ne vengo fuori. Trovo lavoro a Milano, le miei poesie vengono pubblicate da una piccola casa editrice di Roma che crede in me, mi metto in forma, da dipendente pubblico ho tutte le agevolazioni del mondo e uno stipendio che farebbe invidia al mio psicologo.
Ma perché questa carrellata sulla mia vita? Perché ieri ho visto questo angolino di luce che mi sono costruito a calci e mozzichi e mi sono detto: non ho nessun diritto ad essere così fortunato. E pensavo a Gaza, all'Ucraina, alle carceri libiche, alla barista del mio paese morta a 40 anni, senza aver mai visto la Luce.
Fortunato? Porca Madonna, l'unica fortuna è essere nato in un paese del primo mondo, avere una famiglia che mi ama, ed essere molto meno stupido della media. Tutte cose niente affatto scontate. Ma la Fortuna, cazzo, è un'altra roba.
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Per quanto possa essere “peggiorata” Milano negli ultimi dieci anni, di sicuro non siamo ai livelli della Milano calibro nove. Per ora
Ma neanche ai livelli della "Milano da bere" anni '80 dove girava un sacco di grana e quelle generazioni (che poi ci hanno bruciato il futuro) se la godevano alla grande
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Trading Places (1983)
#trading places#dan aykroyd#eddie murphy#jamie lee curtis#80s#italy#anni 80#italia#milano da bere#natale#vacanze di natale#italo disco#christmas#xmas#merry xmas#xmas gift#una poltrona per due
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Che a Milano mai avrei pensato di finirci. Che mai avrei potuto immaginare che dei collegamenti geografici incompleti e disorganizzati mi avrebbero fatto sedere in una casa sconosciuta a bere vino e a vedermi da fuori.
Una sedia scomoda, una maglia troppo larga e i 35 gradi all'una di notte. L'estate più strana della mia vita.
Che Milano poi è veramente tentatrice, la paghi e ti dà tutto quello che vuoi. Se non sai cosa vuoi però, è un casino.
E allora so già che prima o poi toccherà impacchettare tutto di nuovo, mettersi in discussione e continuare a cercare. Ma non adesso, in cui forse dopo tanti anni mi vedo e mi sento. E mi concedo una cena e un bicchiere di rosé. Che mi fa pure cagare.
Ma se lo versa lui, è tutta un'altra cosa.
#rullini#f.#analog#35mm#film photography#photographers on tumblr#filmisnotdead#fotografi su tumblr#35mm film
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Dalla Milano da bere alla Milano da Sala (ospedaliera)
È stato arrestato il balordo che nel pomeriggio di lunedì 6 marzo ha seminato terrore e coltellate a Milano nei pressi della Stazione Centrale (...). Si tratta di un marocchino di 23 anni, irregolare, con un precedente per furto con strappo che risale ad appena un mese fa. Al polso aveva un braccialetto ospedaliero (...).
Il balordo ha tentato cinque rapine, sempre contro donne. Tra i feriti, due uomini che avevano provato a difendere le vittime delle aggressioni. Il marocchino è stato fermato anche grazie alla descrizione ricevuta dopo le prime aggressioni.
(la cronaca asettica da https://www.liberoquotidiano.it/news/milano/35108451/milano-arrestato-accoltellatore-marocchino-irregolare-mistero-braccialetto.html)
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Pochi giorni fa l’autore di Le otto montagne è stato infine dimesso dopo due settimane dal reparto di psichiatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Tra le pagine del racconto giornalistico di Cognetti, un romanzo in essere, in vita, in continua dolorosa mutazione, c’è tutta la fatica e il pianto che il male di vivere appiccica addosso ai viventi. Cognetti spiega così le ragioni del ricovero: “In primavera e d’estate, senza un apparente perché, sono stato morso dalla depressione. Nelle scorse settimane invece, sceso dal mio rifugio sul Monte Rosa, ero in una fase bella e creativa. Un giorno mi sono accorto che il mio pensiero e il mio linguaggio acceleravano. Gli amici mi hanno fatto notare che facevo cose strane”. Lo scrittore ricorda che nelle fasi maniacali “si può perdere il senso del pudore o quello del denaro. Io ho inviato ad amici immagini di me nudo e ho regalato in giro un sacco di soldi. Si sono allarmati tutti: c’era il timore, per me infondato, che potessi compiere gesti estremi, o che diventassi pericoloso per gli altri”.
Il 4 dicembre il medico dispone un Tso e nel giro di poche ore i ritrova sotto casa un’auto della polizia e un’ambulanza: “Sono stato sedato: da inizio dicembre, causa farmaci, non ho fatto che dormire. Resto un anarchico, ma in ospedale ai medici devi obbedire. Ti svegliano alle sei di mattina e ti obbligano a bere subito due bicchieroni di tranquillanti. Sei vivo, ma è come se fossi morto”. Dice Cognetti che avrebbe cercato di guarire “risalendo piuttosto in montagna o partendo per un viaggio”. Lo sguardo e la speranza che cercano strade battute, i sentieri che hanno fatto stare bene, la montagna come rifugio e isolamento da un reale che soffoca. “Mi sono illuso di poterlo fare. L’innamoramento è durato quattro anni: per due ho fatto il cameriere e mi sono sentito parte di una comunità. Poi, dopo che ho cominciato a camminare e a scrivere l’umanità della montagna mi ha respinto”.
Intarsiato al “ritiro” personale e professionale sembra esserci anche un sentimento e una passione che pesano addosso: “Dopo dieci anni avevo lasciato una ragazza da vigliacco. Non ho avuto il coraggio di dirle la verità, le ho fatto credere che me ne andavo per ritirarmi in montagna. Mentire rende soli, ma soli non si vive”. Tra le possibili cause dell’abisso paradossalmente l’apice: “Per imparare quasi scrivere ho impiegato 40 anni. Dopo il successo con Le otto montagne, una storia urgente e necessaria, mi sono chiesto: E adesso cosa faccio? Non ho trovato una risposta convincente. Forse ho temuto che il mio massimo editoriale, con il Premio Strega, fosse stato toccato: la popolarità è spietata e ha un prezzo significativo”. Infine lo squarcio: “Trovo insopportabili le persone che raccontano un sacco di balle. Depressione e disagio psichico sono un fiume carsico in piena, negato e ignorato per accreditare l’idillio di una società felice. Siamo obbligati ad apparire sani, forti e colmi i gioia. Io però sono uno scrittore: per me è tempo di alzare il velo della colpa che nasconde il dolore. Voglio dire semplicemente la verità, a costo di essere sfrontato”.
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Nel frattempo, in quella che era la Milano da bere incontri anche dei nuovi amici...
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CHI È VERAMENTE FLAVIO BRIATORE?
L’Espresso se lo chiese in questo articolo del 2010 a firma Mauro Munafò. Briatore ha sempre negato tale ricostruzione, mentre gli autori del libro “Il signor Billionaire" hanno sempre confermato. Ognuno legga bene l’articolo, non poco inquietante, e faccia (civilmente) le sue valutazioni.
“Le vittorie in Formula 1, il matrimonio con la Gregoraci e i flirt con le top model, lo yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Quando si parla di Flavio Briatore, sono queste le parole d'ordine della cronaca nazionale, gossippara e non. Eppure nel passato del manager di Cuneo ci sono zone d'ombra che stonano con la vita super-pubblica che conduce adesso.
Sono gli anni '70 e '80, passati tra Cuneo e Milano, in cui un giovane assicuratore inizia a costruire quello che poi sarà Mr Billionaire. E nella sua cerchia non mancano i personaggi discutibili, il gioco d'azzardo, le truffe, la latitanza all'estero e le morti sospette. Una scalata al successo partita dal basso e dalla provincia che non si legge però nella biografia ufficiale di Briatore, che a quegli anni dedica qualche riga generica e poco convincente.
A scavare nella vita del manager ci hanno pensato Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, tre giovani giornalisti autori di "Il signor Billionaire; ascesa, segreti, misteri e coincidenze", appena pubblicato da Aliberti Editore. I tre sono partiti da una serie di articoli di Gianni Barbacetto del '99 per approfondire i misteri del passato di Briatore. Un lavoro fatto alla vecchia maniera, cercando tutti i vecchi soci, i vecchi amici, le fidanzate e i conoscenti del rampante Flavio. E trovandosi spesso davanti un muro di omertà e di consigli a lasciar perdere questa storia, di non chiedere oltre perché ci sono verità "che fanno morti e feriti".
La storia di Briatore sembra il sogno americano, coniugato però alla realtà italiana. Figlio di maestri elementari, si diploma geometra, fa l'assicuratore e apre un ristorante (il Tribula) che chiuderà dopo poco per debiti. Ma la svolta arriva nei primi anni '70, quando lavora con Attilio Dutto, un costruttore locale che rileva la Paramatti Vernici. Nel frattempo Briatore si occupa per alcuni casinò (gestiti dalla malavita) di portare clienti ai tavoli, intascandosi una parte delle loro perdite. Al giro lo introduce Ilario Legnaro che con il boss catanese Gaetano Corallo (vicino al clan Santapaola) si occupa proprio di questo. Tra i clienti portati ai casinò da Briatore c'è proprio Dutto che perderà parecchie decine di milioni nelle sale di Nizza e della Costa Azzurra.
Nel 1979 Attilio Dutto salta in aria con la sua auto: un delitto che non ha mai trovato un responsabile. Dalle testimonianze raccolte nel libro si configura però la mano della mafia. Pare inoltre che lo stesso Dutto volesse "rovinare" Briatore per le truffe che gli aveva giocato. Di sicuro con Dutto scompare anche un capitale stimato in almeno 30 miliardi di lire, che non si sa dove vanno a finire.
Con la fine degli anni '70 e la morte di Dutto, Briatore si trasferisce nella nascente 'Milano da bere', dove conosce la sua prima moglie (fino a oggi tenuta quasi nascosta) e frequenta la gente che conta del capoluogo meneghino, non ultimo Bettino Craxi. Organizza feste e si mette in affari con il conte Achille Caproni, della cui moglie è nel frattempo amante. Con l'amico Emilio Fede, secondo gli autori del libro, organizzerebbe truffe ai tavoli verdi, finché la polizia non lo scopre e lui deve fuggire a St.Thomas, nelle isole Vergini, con moglie al seguito.
Latitante e costretto a rimanere fuori dall'Italia fino all'amnistia del 1990, Briatore si consola nella sua vita da sogno alle isole Vergini e apre e gestisce una rete di negozi per Benetton, un locale notturno e una gelateria. Da lì ci saranno la Formula 1, i mondiali con Schumacher e...mister Billionaire. Il "self made man" di Verzuolo in provincia di Cuneo ormai ce l'ha fatta: è diventato qualcuno, è famoso nel mondo, ricco e invidiato.
"E' il personaggio simbolo di un'intera classe dirigente", spiega Andrea Sceresini, uno degli autori. "La sua immagine pubblica non risente affatto del suo passato. Molte di queste storie sono state scritte anche dai giornali negli anni '70 e '80 e basta una ricerca in archivio per tirarle fuori. I media però si limitano a riportare quello che dice lui e la sua versione della storia".
Una versione che da copione prevede poche righe di biografia ufficiale e qualche risposta evasiva a chi gli chiede conto del passato. Una storia tutta italiana”.
(da "L'Espresso" dell''8 novembre 2010: https://bit.ly/2EE1y0t)
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