#Macinino
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138 - Restauro pulizia vecchio macinino da caffè
#youtube#macinino#macina#vegan#caffè#restore#restoration#faidate#fai da te#diy#do it yourself#old web#old
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#per mia madre non sono libera di scegliere se A CASA MIA dove vivo da SOLA e cucino IO#voglio usare la noce moscata intera o macinata#perché secondo LEI quella intera è scomoda IO non posso usarla#senza che le chiedessi nulla ha comprato queste noci già fatte a pezzi e con il macinino#'così te le porti a bologna'#dove ho tre noci moscate quasi intere!#lo so che sembra una stronzata ma lei non mi lascia autonomia su nulla devo litigare pure su queste cose!!!
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Mio padre fu ateo.
Oggi ho costretto un collega che mi ha umiliato e ferito a chiamarmi per una cosa che gli serviva. Lui ha provato a fare intercedere una collega prima . Io ho risposto : tizio non ha il mio numero? Per poi non rispondere più alla suddetta . Traduzione: fatti i cazzi tuoi bella altrimenti finisci nel macinino. Allora lui ha dovuto chiamare, e io l ho licenziato in 2 secondi netti con un secco : no. Buttato giù il telefono. Continuando a mangiare il mio gelato e osservando la gente dietro gli occhiali da sole. Vieni umilmente da me e poi sempre umilmente vattene indietreggiando, in ginocchio, sui ceci. Non ho pietà per gli stronzi , non ho fatto catechismo .sucamela.
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Da piccolo non prestavo molta attenzione al mangiare, anzi, ero particolarmente difficile, "al magna minga sto putìn!" ("putìn" con l'accento sulla "ì"), e per forza che non mangiavo minga, guardavo al cibo con sospetto, mi sembrava innaturale mettere dentro delle cose che prima erano state là fuori, in mezzo a tutte quelle cose sporche e pericolose, e poi non avevo mai fame, mangiare era un contrattempo che interrompeva i giochi e le fantasticherie, e adesso che sono vecchio mi rendo conto di ritornare a poco poco a quell'antico stato di inappetenza speculativa. Non prestavo molta attenzione al mangiare perché le cose che mangiavo mi sembravano cose ovvie e date una volta per tutte, mica mi immaginavo che un giorno non le avrei mangiate più, per esempio i tortellini della nonna, i favetti, il sugul, i cotechini, le granite fatte in casa con il macinino del ghiaccio, una specie di ovone di Pasqua a manovella, tutto colorato come una carabattola del Sottsass, la poltiglia di ghiaccio ridotta a schegge (per avere un'idea delle schegge vedi "Il naufragio della speranza", Caspar David Friedrich) condita con gli sciroppi Fabbri all'orrida menta o alla fantastica amarena. Mia nonna, che da buona mantovana non conosceva l'uso del sugo di pomodoro, si era fatta dare la ricetta dalla nonna di Scalea, che il guagliunello mangiava solo la pasta cu u zugo. Perché la mia nonna di Mantova era una perfetta custode delle tradizioni ma era anche aperta alle novità pur di far mangiare il suo putìn. Mi manca adesso, per esempio, il sapore degli gnocchi alla veneta, con lo zucchero e la cannella e il parmigiano reggiano, affogati, sguazzanti nel burro come i turtei sguasarot sguazzavano nella riduzione di vino rosso e chiodi di garofano (il ripieno di castagne). È brutta cosa la modernità quando significa solo cancellazione cretina dell'antica sapienzialità cucinaria, in quest'epoca di pazzi ci mancavano solo gli idioti del progresso.
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Al cospetto
Di ogni mio difetto..
Ti chiedo.. quand'è che sono stato perfetto?
Eppure me lo ricordo.. sorridevo..
Sentivo il cuore dentro al petto..
Ogni battito a suon di menestrello..
Una musica allegra che sapeva come tenermi su di giri..
Ora mi perdo in mezzo ai grigi..
E non sono i pomeriggi pigri..
Son tutti i giorni un pò più biggi..
Nuvole nere dentro agli ingranaggi..
Un vecchio macinino che non sa piu come carburare..
Sbuffa cercando di salire la rupe..
Marce basse e tante lacrime..
Mi chiedo se salire sia poi così necessario..
Potevo restare bambino.. ed invece cresco..
Vedo le altezze e mi ci aggrappo..
Provo a tenere il collo un pò più in alto..
il petto gonfio da macho..
La voce impostata da divo..
Denti stretti da pugile e tante legnate..
un pò prese.. un pò date
Tante situazioni in cui devi fare per forza a gomitate..
Mi guardo allo specchio è un pò mi schifo..
Alla fine chi sono io?
Mi trovo ad urlare a quel riflesso..
Lo scherno, ci rido..
E poi lo ricompongo..
Ritorna tutto dentro..
Quand'è che viene il mio momento?
E non un altro pugno sotto al mento..
30 anni e non so più come mi sento..
Cerco solo un pò di assestamento..
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brother i have exactly zero intentions of ficcarmi in macchina per due ore su e giù per i tornanti con quel macinino francese che pare una barca per andare a vedere un lago artificiale abbiate pietà sono in ferie pure io 🙏🏻
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Le grandi auto: Ford T
La prima grande auto dell’America del Novecento… La Ford Model T, noto anche come Tin Lizzie (lucertolina di latta), Flivver (macinino) o semplicemente Ford T, venne prodotta dalla Ford Motor Company dal 1908 al 1927. Il primo esemplare di Model T uscì dallo stabilimento di Piquette (Detroit) il 24 settembre 1908 ed era la prima vettura prodotta in grande serie utilizzando la tecnica della catena di montaggio. Progettata da Henry Ford, Charles Harolde Wills, József Galamb e Jenő Farkas, la Model T non era però la prima vettura prodotta da Ford dato che altri modelli, tra i quali alcuni prototipi, erano precedenti al 1908. Le caratteristiche della nuova auto erano la trazione è posteriore, il cambio epicicloidale a 2 velocità + retromarcia, rivoluzionario per l'epoca dato che consentiva il passaggio dalla prima alla seconda marcia senza l'uso della frizione. Oggi la Ford T viene considerata la prima auto economica, che ha consentito di viaggiare alla classe media americana, grazie ai sistemi di fabbricazione introdotti da Ford, con l'efficienza della produzione in linee di assemblaggio anziché la lavorazione a mano individuale. Lo stabilimento di Piquette non poté far fronte alla crescente domanda, infatti furono sono solo undici le vetture prodotte nella fabbrica nel primo mese di produzione. Nel 1910, dopo aver raggiunto le 12.000 unità, la produzione fu spostata nel nuovo stabilimento di Highland Park. A partire dal 1914 per costruire una Model T erano necessari 93 minuti, grazie allo sviluppo del processo di assemblaggio, per un numero di vetture superiore a quello di tutti gli altri concorrenti messi insieme. Dal 1914 Henry Ford elevò la paga dei dipendenti a 5 dollari al giorno e poi ne fece i meglio retribuiti con 8 dollari al giorno, consentendogli di acquistare l'automobile che avevano prodotto. Il successo commerciale della vettura fu enorme, e tra la metà degli anni Dieci e degli anni Venti una vettura su due tra tutte quelle circolanti nel mondo era una Ford Model T e ciò permise a Ford, tra il 1917 e il 1923, di continuare le vendite senza acquistare nessuno spazio pubblicitario. Tra il 1915 e il 1925, per velocizzare la produzione la Model T divenne disponibile solo nel colore nero opaco , usato per risparmiare tempo e ridurre i costi. In totale vennero prodotte 15.007.033 Model T, le prime vendute al prezzo di 850 dollari, contro i 2.000-3.000 necessari per l'acquisto di una vettura concorrente e le ultime, grazie all'efficienza della produzione costavano meno di 300 dollari. La versione base, la roadster nel 1926 – 1927, costava 285 dollari, mentre la più ricca e accessoriata Tudor Sedan ben 580. Read the full article
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ColapesceDimartino / AA.VV. | La primavera della mia vita (Colonna sonora originale)
Etichetta: CAM Tracce: 30 – Durata: 52:55 Genere: Pop Rock, Soundtrack Sito: CAM/Sugar Voto: 8/10 La cosa bella di questo album è che mette in luce la volontà di Colapesce e Dimartino di non volersi uniformare a un sistema/macinino che potrebbe finire per esaurirsi presto. Sarebbe stato sicuramente appagante confezionare, attorno alla sanremese Splash!, un album in grado di supportarne il…
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#8/10#Colapesce#Colapescedimartino#Colonna Sonora Originale#Dimartino#fardrock#Joyello#La primavera della mia vita#Madame#Pop Rock#recensioni#Soundtrack#Youtube
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CREMA ALLA NIGELLA
Mescola 3 cucchiai di tahin o burro di arachidi con 2 cucchiai di sciroppo di carrube o datteri e 1 cucchiaino di nigella sativa, meglio se macinata fresca con un macinino da caffè.
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#beitempidenaolta il nostro macinino https://www.instagram.com/p/Ck-mjWkLdTD/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Macinino Café & Co
Macinino Café & Co
Man könnte es im Vorbeieilen fast übersehen, das kleine Macinino Café & Co an der Ecke Neuhauser Straße und Herzog-Wilhelm-Straße nahe des Karlstors. Da, wo die Herzog-Wilhelm-Straße endet und in die Fußgängerzone übergeht, befindet sich die gelungene Mischung aus italienischer Caffèbar und amerikanischen Coffeeshop. Wer meint, das ginge nicht, der sollte sich hier vom Gegenteil überzeugen…
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#Caffèbar#Caffebar#Coffeeshop#Cornetto#Cornetto-Frühstück#Espresso#Espresso-Moment#Espressomoment#Herzog-Wilhelm-Straße#Karlstor#Macinino#Macinino Café & Co#München#München-Altstadt#Neuhauser Straße
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DIRETTAMENTE DA HOST X-ONE SANREMO GRINDER
DIRETTAMENTE DA HOST X-ONE SANREMO GRINDER
tempo di lettura 5 min. La prima vera grande fiera di settore post pandemia in Italia si è svolta presso il polo fieristico di Rho, ed ha visto parecchie presenze di visitatori ed espositori. Diverse le novità proposte nel settore del caffè, dalla Victoria Arduino Black Eagle Maverick con la tecnologia brevettata Pure Brew abbinata ad un portafiltro dedicato per l’estrazione in filtro a molti…
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#arabica100per100#blackeagle#caffè#coffee#coffeechef#eurekagrinders#fabioverona#gravimetrico#grinder#infusioncoffee&tea#macinino#ondemand#sanremocoffeemachines#tastecoffee&more#victoriaarduino#xone
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101 storie di cani che non ti hanno mai raccontato di Monica Cirinnà e Lilli Garrone #oceanidicarta #monicacirinnà #lilligarrone #edizionideagostini #ioleggoperche #dogs #cani #101storie #storie #storytelling #storyteller #tell #deagostini_official #raccontare #racconto #narrare #caffè #coffee #moka #macinino #macininodacaffè #coffegrinder https://www.instagram.com/p/B0n4qy1HD9o/?igshid=1vizll5echmp6
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Mi chiamo Luca, ma tutti mi chiamano Lumaca e frequento la prima elementare. La maestra dice che così come io dimentico alcune sillabe, anche nel mio nome si sono dimenticati di scrivere la sillaba “ma”, proprio in mezzo! La mia maestra è molto simpatica e scherza sempre e tutti le vogliamo bene e io sono proprio felice quando mi mette le stelline e i cuoricini sui compiti. La mia maestra è bella, bionda e un po’ vecchia, perché ha le pieghe sul collo e usa degli occhialini sulla punta del naso che poi rimangono appesi a una collana. La mia maestra sembra anche un po’ giovane perché ha sempre le unghie colorate e usa i tacchi alti e sa raccontare le fiabe benissimo con tutte le voci diverse, anche quelle dei bambini e degli animali. Per tutta l’estate, prima di cominciare la scuola, mamma e papà, mi avevano raccontato storie fantastiche: avrai tanti nuovi amici, imparerai un sacco di cose, ti divertirai tantissimo! Avevo il mio zaino di Dragon Ball pronto già da ferragosto e ogni tanto lo ricontrollavo, osservavo le pagine bianche dei quaderni e sorridevo immaginandoli pieni di storie che io avrei scritto come i miei fratelli. Accarezzavo le copertine, aprivo e richiudevo l’astuccio verificando che non mancasse nulla, sfiorando con le dita tutte le punte dei colori; odoravo la gomma per cancellare e cercavo di capire il meccanismo del mio temperino a forma di macinino del caffè. Il mio primo giorno di scuola ero felicissimo. Mi sentivo finalmente grande, come i miei fratelli. Non capivo proprio come mai alcuni dei miei compagnetti piangessero! Volevo dirglielo che finalmente eravamo grandi e non dovevamo piangere perché avremmo imparato un sacco di cose nuove, ci saremmo divertiti e avremmo vissuto storie fantastiche. Ma non li conoscevo e io sono anche un po’ timido. Quando siamo entrati in classe, la maestra ci ha detto subito di tirare fuori dallo zaino il nostro quaderno e la matita e io ho cercato di fare più in fretta che potevo perché non vedevo l’ora di sapere cosa ci avrebbe fatto fare. - Copiate dalla lavagna: oggi è lunedì 16 settembre 2019 e sotto scrivete il vostro nome. Ho incominciato a sentire un po’ di freddo… Cosa vuol dire copiate? Devo scrivere quello che c’è scritto nella lavagna uguale uguale? Ma io non ci riesco… Mi sono guardato intorno e ho visto che i miei compagni hanno cominciato a scrivere. Va bene, ci provo anch’io. Ho preso la matita e ho cominciato a fare un cerchio, poi due palline che avevano come delle code a forma di goccia e poi una striscia piccola con un puntino sopra… Ero soddisfatto, non sapevo cosa avevo scritto, ma assomigliava proprio a quello che c’era scritto alla lavagna! - Luca, stai attento, se scrivi così in grande non ti basteranno tutti i fogli del quaderno per questa frase! E poi devi cercare di andare dritto e le letterine devono essere tutte uguali! Ha ragione la maestra, sono andato un po’ storto… ho incominciato su e sono finito giù… però quello che ho scritto è uguale! Cosa significa che le letterine devono essere tutte uguali? A me sembrano tutte diverse… Ho impiegato tutta la mattina per scrivere quella frase… Molti miei compagni sapevano già leggere e scrivere e loro hanno fatto in fretta e quindi hanno fatto un disegno. Io no. Mi sentivo così stanco, è stato davvero faticoso. La maestra mi ha detto che non ci stavo riuscendo perché impugnavo male la matita. - Devi prenderla così! Ma io non ho visto la differenza, secondo me lei la prendeva come me. A tutti ha detto: bravo! brava! bravo! brava! A me ha detto: stai tranquillo, se starai più attento sarà sempre più facile! Ma io era attentissimo! Da subito, dal mio primo giorno di scuola, ho capito che non sarebbe stato facile. La tristezza e la paura avevano preso il posto della felicità e dell’entusiasmo… Forse i miei genitori avevano esagerato un po’ dicendomi che sarebbe stato fantastico… o forse io avevo qualcosa che non andava, qualcosa di diverso. Quando i miei genitori sono venuti a prendermi all’uscita di scuola erano così felici per me che non volevo certo deluderli e finsi che fosse andato tutto bene. Mi chiesero di vedere subito il quaderno e io lo mostrai orgoglioso. - Oh, ma come sei stato bravo! Ma hai scritto tantissimo! E cosa hai scritto? - Ho scritto quello che c’era scritto alla lavagna… - Oh, sì certo… infatti… Mamma non aveva capito niente di quello che avevo scritto, eppure sapeva leggere. E se non lo aveva capito lei, figuriamoci io che non sapevo leggere. Ma decise che mi meritavo un premio e perciò prima di tornare a casa siamo passati in edicola e mi ha comprato due bustine di figurine dei Dragon Ball. Mia mamma sì che mi vuole bene e capisce quando mi impegno. Da quel giorno però, dal mio primissimo giorno di scuola, la mia vita è cambiata. Ho cercato di non arrendermi, ma per quanti sforzi facessi il risultato non andava mai bene. I miei compagni erano sempre più veloci e più bravi di me e la maestra continuava a dirmi che ero troppo distratto e lento come una lumaca. Prima della scuola, le lumache mi erano simpatiche, non ci trovavo niente di strano sul fatto che andassero lente. Oggi non le sopporto. Ogni mattina prima di andare a scuola mi veniva voglia di vomitare. Avevo smesso di bere il latte e così sembrava andare meglio. La sera quando facevo i compiti mamma mi aiutava sempre, ma mi veniva mal di testa e alla fine mi hanno portato dall’oculista, un signore simpatico: - Questo campione ci vede benissimo! - Mamma, “benissimo”, è come prendere dieci? - Sì, Luca… Ero soddisfatto, quel signore non mi conosceva, ma mi aveva dato un voto altissimo, con la mia maestra dieci non l’avevo mai preso. Il tono di mia mamma però non era felice, anzi sembrava quasi che ci fosse rimasta male. Avevo capito che per lei forse era più importante la maestra del signore e quindi aspettava un dieci anche da lei. Ma quel dieci non arrivava mai. Allora, mamma ha cominciato a dubitare di me… e ogni volta che le dicevo che avevo mal di testa quando facevamo i compiti non mi credeva. Diceva che inventavo delle scuse, che ero un poltrone e ha incominciato a punirmi. In classe poi la situazione peggiorava sempre di più. Certe volte, tante volte, mi sentivo strano… C’era così tanto chiasso… la maestra urlava e i miei compagni parlavano e parlavano e poi ridevano e urlavano e poi sentivo le macchine che passavano sulla strada fuori dalla finestra, gli aerei che volavano nel cielo, la bidella che entrava in classe… era tutto così confuso e alla fine la maestra se la prendeva con me e diceva: - Luca ti sei incantato di nuovo? Sveglia lumaca! Torna nel nostro mondo e mettiti a lavorare! Io ci rimanevo male perché tutti ridevano, poi loro forse non ci pensavano più, io invece continuavo a pensarci per tutto il tempo e non so come, né perché, ho incominciato a distrarmi davvero. Tutto è partito dal pizzico di una zanzara. A furia di grattarmi il pizzico era diventata una bella crosta e con la matita presi a staccarla. Mi faceva un po’ male, ma insistevo fino a quando con la punta non scavavo troppo e usciva il sangue… Sembrava una cicatrice di guerra ed ero orgoglioso. Allora ho cominciato a farmene altre anche senza che le zanzare mi pizzicassero per prime. Lo facevo soprattutto quando in classe c’era tutto quel trambusto e io non capivo niente di quello che dicevano. Mamma e papà erano molto nervosi. Erano stati richiamati dalla maestra che aveva spiegato loro l’importanza delle regole. - Luca è troppo immaturo e non ha ancora capito che in classe deve lavorare, fatelo leggere! Tutti i giorni, oltre ai compiti dovevo leggere con mamma o con papà. Quando conoscevo la storia era più facile, ma quando prendevano una storia nuova arrivava l’ora di cena che ancora non avevo finito e alla fine si arrabbiavano sempre. Odiavo leggere. Quelle stupide lettere ormai le sognavo anche la notte, si trasformavano in mostri e mi torturavano e mi mangiavano. C’è poi quella lettera sempre uguale, nello stampato minuscolo, la più odiosa di tutte che una volta è “b”, poi è “d”, poi è “q”, e poi è “p”! Dannata lettera che non si fa mai riconoscere! Mi faceva sentire stupido, sempre più stupido e ogni volta che dovevo leggere in classe i miei compagni non la smettevano di ridere. Ma alla fine decisi di combattere! Non avevo superpoteri, questo l’avevo già capito quando avevo cercato con tutte le mie forze di fare un’onda energetica ma non era successo nulla! Sapevo però cosa piaceva alla maestra. Avevo deciso di scriverle una lettera, una specie di giuramento come quello dei cavalieri di Re Artù: GIURO CHE DA OGGI SARO’ BRAVO E ATTENTO E LEGGERO’ SEMPRE E DIVENTERO’ PIU’ VELOCE DELLA LUCE! E poi un bel disegno tutto colorato. Colorare mi fa schifo e fare i cuoricini e le stelline è una cosa da femmine, ma farò così. Di notte preparai la mia lettera quando tutti dormivano perché doveva essere un segreto tra me e la maestra. Ci ho impiegato tanto ma ero soddisfatto. L’indomani quando gliela diedi ero emozionato. Lei la prese, la aprì e tirò fuori il foglio… - Che cos’è? - È un giuramento, dissi io ripensando ai cavalieri. - Luca, cosa c’è scritto? Rimasi stupito, ero stato molto attento a scrivere bene ogni letterina… perché non riusciva a capire cosa c’era scritto? - Va bene Luca, leggimi tu cosa hai scritto… Presi il foglio, lo guardai e… insomma, non riuscivo a leggere nemmeno io, ma cercai di ricordare e alla fine recitai il giuramento così come lo avevo pensato prima di scriverlo. Lei mi guardò, sfiorò la mia guancia con un bacio e mi disse che avevo meritato un bel dieci!!! Ero felice, forse non avevo scritto bene, ma i cuoricini e il disegno dovevano esserle piaciuti tantissimo! Non vedevo l’ora di dirlo a mamma e papà. Quando tornai a casa però loro sapevano già tutto e sembravano felici, ma anche un po’ preoccupati e infatti mi portarono da una signora, una dottoressa di quelle che non fa le punture e che si chiama con un nome molto difficile che però ho imparato bene: pe-da-go-lo-gista! Con lei ho scoperto una cosa importante. Ho scoperto che non sono una lumaca, che non sono stupido e sono anche molto intelligente. Ora sto in un’altra scuola, ho tanti amici e la mia nuova maestra è molto carina e non mi chiama mai “Lumaca”. Quando ho compiuto otto anni poi mi hanno detto che la mia difficoltà si chiama dislessia e disgrafia, ma tranquilli, non è niente di grave, non è una malattia! Avete presente il pesciolino Nemo, quello che ha la pinnetta atrofica? Lui è un supereroe vero, riesce a superare un sacco di ostacoli e a percorrere tantissimi chilometri per ritrovare il suo papà. Anche se ha la pinna così, nuota e non si arrende, nuota in modo diverso, ma nuota e niente e nessuno riesce a impedirgli di raggiungere il suo obiettivo. Beh, anche io, nella mia vita farò così, nuoterò in maniera diversa, ma come dice la mia pe- da-go-lo-gista: arriverò dovunque voglio! "Odio le lumache", di Giorgia Spano
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