#La distanza mi uccide
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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In un Paese come il nostro, chi scippa una borsa non deve preoccuparsi per le conseguenze penali. La giustizia è lenta, le indagini sovente procedono con la fretta di un santone buddista, le condanne sono lontane e incerte.
Il delinquente – abituale o occasionale – deve preferire vittime rigorosamente a piedi e aver verificato che non abbiano la propria auto parcheggiata poco distante, magari disgraziatamente libera di far manovra senza il solito villano che la blocca piazzandosi in doppia fila.
Un mancato riscontro di questo genere può essere fatale, come la cronaca di questi giorni ha voluto evidenziare.
A Viareggio una energica imprenditrice balneare di 65 anni è stata derubata all’uscita da un ristorante dove aveva cenato con le amiche. Un algerino (ma poco importa la nazionalità, se non per razzisti e xenofobi) le sottrae la borsa e si allontana e le telecamere a poca distanza lo riprendono che cammina senza temere di esser raggiunto.
La signora – con la stessa violenza con cui si cerca di eliminare una zanzara che ronza vicino l’orecchio turbando il sonno e attentando all’epidermide del malcapitato – non disponendo della proverbiale ciabatta decide di utilizzare la propria vettura per schiacciare il ladro contro il muro.
L’imponente SUV di questa indomita Giovanna d’Arco dei nostri tempi si tramuta nell’implacabile strumento per fare giustizia. Una volta localizzato il furfante, la conducente – incurante del rischio di danneggiare un pneumatico urtando lo scalino del marciapiede – sterza vigorosamente e urta il tizio scaraventandolo a terra.
Poi – non considerando il pericolo di ammaccature e il costo degli esosi carrozzieri – fa retromarcia e ripete la collisione con l’uomo ormai a terra. E siccome “non c’è il due senza il tre”, altra manovra e ulteriore “spremitura” del poveraccio…
Poi – improvvisamente – la donna è assalita da un atroce dubbio e si domanda “ma non è ho calpestato e rovinato la mia borsa?”
Scende dalla vettura, recupera la “maltolta”, vede che non ha nemmeno un graffio, tira un sospiro di sollievo e se ne va…
“Non volevo uccidere, ma fermare l’uomo che mi aveva derubato” dirà in seguito al giudice, forse aggiungendo che – continuando lui a muoversi e contorcersi – ha dovuto ripetere tre volte l’investimento (e lei imprenditrice ha dimostrato di sapersene intendere di investimenti….).
Salvini – impugnando rosari, crocifissi e medagliette della Madonna come spesso gli era accaduto in precedenti campagne elettorali – ha detto “se l’uomo che ha perso la vita non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così”, lasciando pensare che se si fosse trattato del socio benemerito di un club esclusivo l’epilogo poteva rivelarsi un drink ghiacciato a bordo piscina.
Gente insensibile comincia con incidente stradale aggravato dall’omissione di soccorso e finisce con il pensare all’omicidio volontario premeditato, ma sono in molti ad esprimere la loro solidarietà a quella “povera donna esasperata”….
I più acculturati corrono a fare una citazione illustre. O la borsa o la vita. Possibile che l’algerino non conoscesse nemmeno questo?!?
Umberto Rapetto Generale GdF – Fondatore e per dodici anni comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico
Chi ruba per fame, chi uccide per farsi giustizia
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Dirsi addio non è facile. Non lo è mai stato e mai lo sarà. Fa male. È complicato. Non esiste un modo semplice per farlo. Pensare che quella è l’ultima volta che vedrai quella persona fa sanguinare il cuore. Lasciare lei e lasciare tutto quello che avete passato. Insomma lasciarsi alle spalle una parte della vostra vita, che però ricorderete per sempre. Da soli. Quando la vostra canzone suonerà alla radio. Quando incrocerete una coppia che si bacerà sulle panchine. Quando passerete davanti ai luoghi in cui siete stati insieme mano nella mano. Ma sopratutto quando in ogni ragazza che incontri cerchi sempre qualcosa di suo. Dirsi addio uccide. Uccide momenti incancellabili trascorsi insieme. Tra i fiumi del vino allegri, spensierati e tanto felici. Ti porta via quelle sensazioni che ti facevano battere tanto forte il cuore ogni volta che la rivedevi. Una volta che si è detto addio, si ricordano solo le cose belle. Tutti gli errori, le litigate e gli sbagli vengono archiviati. Perchè in fondo l’unica cosa che conta in quella persona sono i momenti belli trascorsi in sua compagnia. Potrà passare tutto il tempo del mondo ma ancora oggi a distanza di mesi, ogni qual volta sento quella canzone. La canzone che suonava in sottofondo, gli occhi si gonfiano di lacrime. Lacrime amare. Lacrime che portano con loro anni stupendi, baci romantici, fughe d’amore, in poche parole vita. E ti ritrovi solo, nel letto, la musica in sottofondo e con il cuore che riapre quella ferita che non guarirà mai. Perché sognare ad occhi aperti un nostro incontro pacificatore, perché parlare allo specchio come se il mio riflesso fossi tu e parlare a cuore aperto inventando e immaginando anche ogni tua risposta, perché piangere dicendo ti voglio bene, perché sognare ad occhi aperti di prendere insieme una decisione: se continuare a pensarci ma per orgoglio e paura non tornare l'uno nella vita dell'altro o ritornare e ricominciare da dove ci siamo allontanati con la promessa di non mentire più, di dirci ogni cosa anche con la paura di ferire l'altro ma evitando così di creare nuovi rimpianti. Perché tutto questo?! Lo so mi manchi un sacco ma io non so se almeno un po' ti manco anch'io, se tornassi indietro tu mi accoglieresti di nuovo o mi diresti non puoi andartene e tornare come se nulla fosse... Perché tu resti parte della mia vita anche se non ci siamo più sentiti, anche se non ho idea di come stai e cosa fai, anche se non ho idea se ti sei già dimenticata di me e se sei riuscita ad andare avanti e chiudere totalmente quel nostro capitolo, che io invece tendo a risfogliare in continuazione.
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tappa 5
Tappa n 5 da Stoupa a Navarrino
Distanza: 75 km tempo totale: 11 ore Ascensione: 1211m
Altra giornata da dimenticare.
Al mattino vado dal negozio di biciclette per riparare, anzi sostituire lo pneumatico posteriore, non ha la misura che vorrei e quindi inverto quello davanti con quello dietro e più o meno sono soddisfatto.
Partenza alle 10.00 qualche km in falso piano e poi una bella salita di 9km fino a circa 500m di quota: proprio in quota..,.pneumatico posteriore sgonfio, smonta tutto, nuova camera d'aria, dopo aver controllato più volte che il copertone era a posto e l' interno della ruota più che pulito, riparto, due km a da capo. Sono nel mezzo del nulla, si ferma un ragazzo in motoretta e, gentilissimo, si da da fare e mi trova un amico taxista che mi fa fare i 15 km fino a Kalamata. Il taxista telefona al negozio di bici che non chiuda per pranzo e mi aspetti. Arrivo, gentilissimi, decido di cambiare il copertone posteriore, ormai non mi fido più, hanno solo una misura che non vorrei ma di necessità virtu.
Riparto per acquistare il nuovo telefono, hanno quello che voglio, ma non la sim e mi mandano ad un altro che la installa ma poi ci vogliono quasi due ore per installare il tutto, anche se al meno peggio,
riparto alle 16, decido di prendere una scorciatoia ma sono sempre 60 km con una bella salita a circa 500m di mezzo: arrivo alle 19.30 abbastanza cotto, la fatica ci sta ma si aggiunge lo stress di tutti questi contrattempi. Come diceva un antico adagio: quello che non uccide rinforza, sarà anche vero ma è una bella rottura.
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Ciao amore mio, abbiamo appena ricevuto la spiacevole notizia, sei positivo…
Ti scrivo questa breve lettera in lacrime, perché il pensiero di dover stare lontana da te per giorni mi uccide
Penso che infondo siano queste le piccole dimostrazioni d’amore
È in momenti come questi che capisco quanto sei importante per me
Il solo pensiero di non poterti accarezzare, toccare i capelli, dare fastidio, guardare i tuoi meravigliosi occhi o darti anche un solo bacio, mi fa star male
È già successo che siamo stati lontano per circa 2 settimane, quando sono stata io positiva, e penso sia stato uno dei periodi peggiori della mia vita
Il fatto che stia ricapitando mi sembra un incubo
Ho deciso di scriverti una lettera per ogni giorno in cui saremo lontani, e di fartela leggere prima di andare a dormire, in modo da mostrarti che sei sempre nei miei pensieri e di farti sentire meno solo
È il primo San Valentino che passeremo separati, ancora non riesco a crederci, francamente odio questa situazione, da quando siamo fidanzati abbiamo sempre festeggiato insieme la festa degli innamorati, e quest’anno trascorrere questo giorno così importante senza te, che sei l’unico amore della mia vita e la mia metà… beh, mi spezza il cuore. Avevo preparato tante sorprese carine per questo giorno così importante, ma non fa niente, troverò il modo di fartele arrivare ugualmente, perché il nostro amore è senza limiti e anche a distanza, separati, senza poterci vedere o toccare, sono sicura che i nostri sentimenti continueranno a scontrarsi e unirsi, perché l’amore è un qualcosa di astratto, e per le cose immateriali non c’è alcun limite, è così il nostro legame: infinito e unico.
Ho smesso di piangere, pensare a te mi fa bene, sono sicura che questo brutto periodo passerà in fretta e che riusciremo a ricongiungerci presto, pazientiamo un po’ amore mio, ma quando ci rivedremo non mi allontanerò mai più da te, per nessuna ragione al mondo.
Forza forza forza amore mio, combatti questa brutta malattia, fallo per me, che non posso stare lontana da te. Fallo per i nostri cuori, che sanno battere solo se vicini l’un l’altro. Sarò sempre accanto a te amore mio, basta che chiudi gli occhi, e tendi bene le orecchie… mi senti? Senti la mia risata? Senti la mia voce che sussurrando ti dice quanto ti amo? Si amore mio, sono io, sono lì con te, accanto a te, supereremo tutto questo insieme, come sempre, io e te contro il mondo. Andrà tutto bene, perché saremo insieme.
Io & te, per sempre.
Buonanotte Cucciolo mio❤️🔥
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Ieri sera mi sono rivisto “Candyman”, film capostipite del 1992 dell’omonima saga di quattro capitoli, forse 'fratello minore' di “mostri” cinematografici più famosi come Jason Voohrees (“Venerdì 13”) o Michael Myers (“Halloween”). Il primo "Candyman - Terrore dentro lo Specchio", scritto e diretto da Bernard Rose, a distanza di molti anni l’ho rivalutato così tanto, che lo piazzo forse al primo posto fra i più noti “slasher-movie”, anche se è sbagliato parlare di “slasher”, quel sub-genere horror/thriller in cui l’antagonista è un maniaco omicida (spesso mascherato) che dà la caccia mortale a un gruppo di persone. Il mostro di “Candyman”, a priori, non dà la caccia a nessuno, però si risveglia e ti vene a cercare se osi “non credere alla sua leggenda”. Personaggio creato dallo scrittore e autore di best-seller inglese Clive Barker (“Cabal”, “Hellraiser”), "Candyman" è uno spettro vestito con un cappotto pesante che copre il suo orrendo corpo pieno di api e con un enorme uncino al posto della mano destra. In vita fu Daniel Robitaille, un pittore di colore vissuto nell'Ottocento, che venne linciato e ucciso da una folla inferocita, perché amò e mise incinta una ricca ragazza bianca. Dopo avergli tagliato la mano destra con una sega arrugginita, l'uomo fu cosparso di miele appena sottratto dai favi, cossiché uno sciame di api inferocite lo finì con le sue punture, mentre la folla lo scherniva al grido di "Candyman! Candyman!". Poco prima della morte, gli fu posto di fronte uno specchio per mostrargli il risultato delle fatali punture. Perciò, una leggenda metropolitana molto diffusa al Cabrini-Green (fantomatico ghetto popolare di Chicago abitato solo da gente di colore) vuole che pronunciando per cinque volte la parola “Candyman”, stando davanti a un qualsiasi specchio, venga richiamato dall'oltretomba lo spirito di Daniel, che appare alle spalle dello sventurato evocatore e lo uccide, squartandolo con il suo letale uncino. "Candyman" appare, però, senza essere evocato anche alla studentessa Helen Lyle, che per scrivere la sua tesi di laurea sui falsi miti delle leggende metropolitane, ha osato dubitare di lui e ha contribuito alla cattura di un falso serial killer da parte della polizia. "Candyman", allora, per punirla la costringerà a compiere violenti crimini, finché ella stessa non sacrificherà la sua vita per salvare quella di un neonato rapito e dopo la sua morte diventerà anche lei una “urban legend” alla pari di quella di Daniel/Candyman. Alla sua uscita il film “Candyman” fu accusato di razzismo, per via della presenza (per la prima volta sullo schermo) di un “cattivo” nero, ma il regista replicò che sarebbe stato veramente razzista vietare che al cinema ci fossero degli Hannibal Lecter o dei Freddy Krueger di colore. Venato di macabro romanticismo e dal ritmo lento e sognante stile fiaba horror, “Candyman – Terrore dietro lo specchio” uscì come un film di serie B, perché ovviamente Hollywood lo trattò come un banale slasher a basso costo, senza promuovere un piccolo cult-movie con una forte poetica e un'altissima visione onirica retrostante alla pellicola. Nel corso degli anni “Candyman” si è giustamente preso il suo posto nel cinema “horror” di massima serie: tre sequel, di cui uno recentissimo, girato nel 2021 da Nia Da Costa. Consiglio la visione (o la ri-visione), sorpattutto perché è un film fuori dagli schemi tradizionali horror degli anni ‘70 e ‘80, e da quelli moderni, che non sanno più raccontare belle favole “noir” come questa. “Candyman - Terrore dietro lo specchio” (1992, UK/USA, horror, 99’). Regia: Bernard Rose. Cast: Virginia Madsen, Tony Todd, Vanessa A. Williams. Streaming gratuito: https://www.tokyvideo.com/.../candyman-terrore-dietro-lo...
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Continua la mia strada in salita, certi benefici li noto già. Quasi due mesi di disintossicazione alimentare. A volte certi cibi mi mancano, ma devo resistere. Credo che viviamo in una società che non si rende conto di certi pericoli, lo zucchero è un veleno che uccide col tempo. Ma credo che dobbiamo svegliarci e guardare la realtà. Io guardo i carrelli della spesa intorno a me a volte, e sono convinta che la gente non si rende conto. Io provo a spiegarlo agli amici attorno a me, ma non so se vogliono vedere. Non esiste una sola verità ma sono contenta di provarlo sulla mia pelle. Ho 2 obbiettivi principali, poi si vedrà col tempo. Mi cerco di concentrare su questi. A volte mi serve anche per non ascoltare il dolore che bussa alla porta ogni tanto. Alcuni giorni va meglio, altri no. Fa parte di me anche questo. Lui continua ad usare la sua follia, credendo in una realtà che non è, vivendo una identità, o più, che non è la sua. Il signor studente è l ennesimo nome di fantasia che usa, ormai ho perso il conto di tutti i profili falsi. Così impiega le giornate. Ho abbandonato FBda anni, ero stufa, Instagram mi piace di più, e ora è venuto con tutti questi profili anche qui, l ho bloccato i fa rabbia, che vada a fare l idiota da altre parti. Fin a che lui non è disposto a cambiare davvero, non c'è speranza. Non so cosa farmene. Lo tengo a debita distanza. Mi ha ferita e discreditata troppe volte, adesso devo proteggere la mia pace. Di nuovo mostra come sta bene nella nuova vita, volendo sottintende meglio che con me. Dopo 10 anni che faccio il possibile, son stanca di essere salutata. Non è in grado di capire ora. Ho fatto il possibile, ma ogni volta è sempre peggio. Non ho più la forza, lo amo, ma non voglio più certe cose. Non me le merito. Tempo permettendo magari domani andiamo a pescare con Andre. Rilassa, mi piace, ci piace. Fin da che ho memoria vado a pescare, ho iniziato con mio padre e ora ci vado con mio figlio. Ho scaricato un applicazione per fare esercizi, adesso devo trovare il tempo. Sono stata fortunata, anche forte, se mi fosse successo qualcosa chi mi avrebbe aiutate... Nessuno... Penso anche a questo. Coraggio, un anno di tempo... Un passo alla volta.
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Charlie De Voet + Giacomo Feltrinelli
Best Regards
(a cura di Ilaria Monti + Nicola Nitido)
03.07.2024 - 07.09.2024
*La mostra di Charlie de Voet e Giacomo Feltrinelli inaugura il primo capitolo della serie Best Regards, un format di mostre bi-personali ideato da Ilaria Monti, concepito come una conversazione tra due curatori nel periodo estivo, tra pause, stasi, procrastinazioni. La corrispondenza epistolare con Nicola Nitido coincide con il testo che accompagna la mostra, che si articola come un dialogo sulle città vuote, sul tempo indolente dell'estate, sulle derive comunicative che scaturiscono dall’attesa reciproca e dalla distanza geografica.
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Venerdì 7 giugno 2024, 23:40
Caro Nicola,
La provincia mi uccide. Giugno è appena iniziato ma fa già così caldo. È tempo di miraggi: ricordo quando da bambina non potevo sapere che il sole non stava davvero sciogliendo il mondo intorno a me, che era solo per un effetto ottico del calore se le immagini sembravano vibrare. Ho scoperto anni dopo che quel fenomeno si chiama Fata Morgana, e mi piace ancora pensare che in fondo sia una piccola magia. La pittura di Giacomo, come quei paesaggi immersi nel calore, vibra sulle lamiere e i ferri vecchi di serrande recuperate in periferia, dove le città dormono. Le sue geometrie urbane compongono una segnaletica per perdersi, come quando si esplora per la prima volta un luogo. Percorro con lo sguardo i pattern astratto-geometrici sulle superfici metalliche, le diverse combinazioni di forme e colori che a tratti mi ricordano glitch e interferenze sullo schermo di un televisore. Così penso a quanto la percezione dello spazio urbano sia ancora più densa, nell’aria torbida e calda del centro città che a breve sarà deserto. È tempo per noi di disabitare ogni centro.
Cordiali saluti,
Ilaria Monti
Domenica 9 giugno 2024, 09:30
Cara Ilaria,
come darti torto. Quest’anno poi, farà più caldo del solito. Da quando non sappiamo più vivere nelle stagioni, il tempo ha cominciato a sciogliersi. Di ogni stagione, oggi rimane un concetto, un’idea, la nostalgia, ma non le viviamo appieno, seguendo il ritmo biologico delle giornate. Mi viene in mente “La persistenza della memoria” di Dalì, opera sublime, anticipazione magistrale della nostra concezione e percezione del tempo. Le opere di Charlie rievocano in me questo senso di disorientamento, di spazio fuso con il tempo. In linea con la sua ricerca, è interessante pensare anche come l’artista si riferisca alle sculture come dipinti e ai dipinti come sculture, come intercetti e (con)fonda le pratiche. Non è proprio questo l’effetto della dilatazione estiva, climatica e sensoriale? Anche se so che tutto volerà via in pochissimo, che in un attimo tutto tornerà rigido e solido, ancora più di prima. Ma, vedendo le opere dalla strada, sebbene rompano l’incantesimo di un tempo che scorre regolare, invitando a circoscrivere uno spazio, comincio ad assaporare finalmente un momento, a muoverlo e scuoterlo. Come schiaffo alla regola, dovremmo offrire ghiaccioli all’opening. La sola possibilità di proporre qualcosa che si trasformerà e svanirà di lì a poco, pari a dire Best regards, o come quando saluti qualcuno che sai che non vedrai per molto tempo.
Cordiali saluti,
Nicola Nitido
BIO
Charlie De Voet (b. 1977, Ronse, BE), vive a Zulzeke, lavora a Ronse. Tra le mostre personali e collettive più recenti: 2024, Solo booth, Art Rotterdam, NL; Ballroom Project #6, con Willem Boel, Borgerhub, Antwerp, BE; La Grande Bouffe, Barbé Gallery, Ghent, BE; De Rampe, Kalkhovenhoeve, Kwaremont, BE; Duo con Sander Buyck, Hilvaria Studio's Foundation, Hilvarenbeek, NL; Draad, Texture Museum, Kortrijk, BE; 2023, Duo con Joost Pauwaert, Art Rotterdam, NL; Duo con Stan Van Steendam, Dr. De Beirwoning, Knokke, BE; Larger Than Smaller Than, Barbé Gallery, Ghent, BE; Art For Sale, Hoeve Goed te Réables, Ooidonk, BE; IVY - In het spoor van Van Gogh, Art Route, Horebeke, BE; Primavera, Archipel / Platform 6a, Otegem, BE; In Medias Res, Barbé Gallery, Ghent, BE; Salon Blanc #54, Ostend, BE; 2022, AND LO, SLO MO AUTO BANG, Barbé Gallery, BE; Solo Room, MAGELLAN, Knokke, BE; Art On Paper, Brussels International Contemporary Drawing Fair, Brussels, BE; Everybody Has A Plan Until They Get punched In The Face, Barbé Gallery, Ghent, BE; Ballroom Project #4, Borgerhub, Antwerp, BE; Het Oor, Bruthaus Gallery, Waregem, BE; Works On Paper, Barbé Gallery, Ghent, BE; 2021, SLOW COLOURS FAST SHOW, DeWael15, Antwerp, BE; PASS 2021, Art Route, Huise-Mullem-Wannegem-Lede, BE; Let's Get Out Art Festival, Hoeve Goed te Réables, Ooidonk, BE; 1.1 Million Pounds, Barbé Urbain Gallery, Ghent, BE; Tortilla flat, M12, Ronse, BE; XL, Barbé Urbain Gallery, Ghent, BE; Salon d'O, Thermae Palace, Ostend, BE; Ovidor, Avee Gallery, Kortrijk, BE; Yellow Archangel: Perceiving Anomalies, General Practice, London, UK
https://www.charliedevoet.be
Giacomo Feltrinelli (1994, Milano) vive e lavora a Milano. Ha studiato presso la Nuova Accademia di Belle Arti a Milano (NABA) dove ha conseguito una laurea triennale in pittura e arti visive, proseguendo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra le mostre personali e collettive: 2024, Forme instabili, Galleria BianchiZardin, Milano, IT; 2023, Metropoli, Fondazione Sozzani, Milano, IT; 2022, Lineare Metropolitano, Era Gallery, Milano, IT; 2019, M2, Spazio Pestalozzi, Milano; 2018, M, Spazio S, Milano. https://giacomofeltrinellistudio.com/
Con il supporto di BARBE’ Gallery & BIANCHIZARDIN Contemporary Art
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ENGLISH
(curated by Ilaria Monti + Nicola Nitido)
* The exhibition by Charlie de Voet and Giacomo Feltrinelli marks the first chapter of Best Regards, a duo-exhibition format conceived by Ilaria Monti, designed as a long-distance conversation between two curators among pauses, stasis, and procrastinations of the summer season. The e-mail exchange with Nicola Nitido serves as the accompanying text for the exhibition, as a dialogue on empty cities, languid summer days, communication drifts arising from mutual waiting and geographical distance.
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Friday, June 7th 2024, 11.40 PM
Dear Nicola,
This little town is stifling me. June has just begun, yet it is so hot already. It’s the season of mirages: I remember when I was a child, believing the sun was melting the world around me. Back then, I couldn't have known then that the wavering world was just a heat-induced optical illusion. Years later, I learned that this phenomenon is called Fata Morgana, and I still like to think of it as some magic. Giacomo's paintings, much like those heat-drenched landscapes, shimmer on the sheet metal and scrap iron of shutters he found on the outskirts, where cities slumber. His urban geometries act as road signs for getting lost, as if you were exploring a place for the first time. My eyes linger on the abstract-geometric patterns on the metallic surfaces; at times, multiple combinations of shapes and colors remind me of glitches and interferences on a TV screen. I can't help but reflect on how the perception of urban space becomes more intense in the murky, hot air of the city center, which will soon be deserted. Time has come for us to abandon every centre.
Best Regards,
Ilaria Monti
Sunday, June 9th 2024, 9:30 AM
Dear Ilaria,
How can I blame you? This year, it will be hotter than usual. Since we no longer know how to live in the seasons, time has begun to melt. Of each season, today a concept, an idea, nostalgia remains, but we do not live them fully, following the biological rhythm of days. "The Persistence of Memory” by Dalì comes to mind, a sublime and masterful work, anticipation of our conception and perception of Time. Charlie's works remind me of this sense of disorientation, of space melted with time. In line with his research, it is also interesting to think about how the artist refers to sculptures as paintings and paintings as sculptures, as he intertwines and blends practices. Isn't this exactly the effect of summer, as a climatic and sensorial dilation? Even though I know that everything will quickly fly away, and that in a moment, everything will be rigid and solid again, maybe even more than before. But, seeing the works from the street, although breaking the spell of a regular time flow, it invites us to circumscribe a space, to finally begin to savor a moment, to move and shake it. As a slap in the face to the rule, we should offer popsicles at the opening. The mere possibility of offering something that will transform and disappear shortly thereafter is equivalent to saying Best regards, or like when you say hello to someone you know you won't see for a long time.
Best Regards,
Nicola Nitido
BIO
Charlie De Voet (b. 1977, Ronse, BE), lives in Zulzeke, works in Ronse. Recent solo, duo & group exhibitions include: 2024, Solo booth, Art Rotterdam, NL; Ballroom Project #6, with Willem Boel, Borgerhub, Antwerp, BE; La Grande Bouffe, Barbé Gallery, Ghent, BE; De Rampe, Kalkhovenhoeve, Kwaremont, BE; Duo with Sander Buyck, Hilvaria Studio's Foundation, Hilvarenbeek, NL; Draad, Texture Museum, Kortrijk, BE; 2023, Duo with Joost Pauwaert, Art Rotterdam, NL; Duo with Stan Van Steendam, Dr. De Beirwoning, Knokke, BE; Larger Than Smaller Than, Barbé Gallery, Ghent, BE; Art For Sale, Hoeve Goed te Réables, Ooidonk, BE; IVY - In het spoor van Van Gogh, Art Route, Horebeke, BE; Primavera, Archipel / Platform 6a, Otegem, BE; In Medias Res, Barbé Gallery, Ghent, BE; Salon Blanc #54, Ostend, BE; 2022, AND LO, SLO MO AUTO BANG, Barbé Gallery, BE; Solo Room, MAGELLAN, Knokke, BE; Art On Paper, Brussels International Contemporary Drawing Fair, Brussels, BE; Everybody Has A Plan Until They Get punched In The Face, Barbé Gallery, Ghent, BE; Ballroom Project #4, Borgerhub, Antwerp, BE; Het Oor, Bruthaus Gallery, Waregem, BE; Works On Paper, Barbé Gallery, Ghent, BE; 2021, SLOW COLOURS FAST SHOW, DeWael15, Antwerp, BE; PASS 2021, Art Route, Huise-Mullem-Wannegem-Lede, BE; Let's Get Out Art Festival, Hoeve Goed te Réables, Ooidonk, BE; 1.1 Million Pounds, Barbé Urbain Gallery, Ghent, BE; Tortilla flat, M12, Ronse, BE; XL, Barbé Urbain Gallery, Ghent, BE; Salon d'O, Thermae Palace, Ostend, BE; Ovidor, Avee Gallery, Kortrijk, BE; Yellow Archangel: Perceiving Anomalies, General Practice, London, UK
https://www.charliedevoet.be
Giacomo Feltrinelli (1994, Milan) lives and works in Milan. He studied at the Nuova Accademia di Belle Arti in Milan (NABA), where he earned a bachelor's degree in painting and visual arts, continuing his studies at the Accademia di Belle Arti di Brera. Recent solo and group exhibitions include: 2024, Forme instabili, Galleria BianchiZardin, Milan, IT; 2023, Metropoli, Fondazione Sozzani, Milan, IT; 2022, Lineare Metropolitano, Era Gallery, Milan, IT; 2019, M2, Spazio Pestalozzi, Milan; 2018, M, Spazio S, Milan. https://giacomofeltrinellistudio.com/
Supported by BARBE’ Gallery & BIANCHIZARDIN Contemporary Art
PRESS KIT
ph credit: DISPLAY
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Giulia Cecchettin, Meloni: "Violenza su donne aberrazione che non può essere tollerata"
(Adnkronos) - "Avevamo tutti sperato in questi giorni che Giulia fosse viva. Purtroppo le nostre più grandi paure si sono avverate. Uccisa. Provo una tristezza infinita nel vedere le fotografie sorridenti di questa giovane ragazza e, insieme alla tristezza, una grande rabbia. Ringrazio le Forze dell’Ordine italiane e tedesche per il lavoro congiunto che ha assicurato alla giustizia il presunto assassino". Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni sul caso della giovane Giulia Cecchettin uccisa in Veneto. Meloni: "Violenza su donne aberrazione che non può essere tollerata" "Giulia è la 102esima donna uccisa in Italia nel 2023 e la 53esima vittima per mano del proprio partner o ex. Una scia di violenza contro le donne che continua da anni con numeri addirittura più drammatici di questi in passato. Ogni singola donna uccisa perché 'colpevole' di essere libera è una aberrazione che non può essere tollerata e che mi spinge a proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie", scrive Meloni. "È già stato approvato all’unanimità dalla Camera, e mercoledì prossimo sarà in aula al Senato, il nostro disegno di legge per il rafforzamento delle misure di tutela delle donne in pericolo grazie a una maggiore prevenzione - ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento - l’arresto anche in 'flagranza differita' e soprattutto attraverso tempi stringenti - 20 giorni - per valutazione da parte della magistratura del rischio e applicazione delle misure cautelari. Abbiamo aumentato considerevolmente i fondi per il piano anti-violenza e per la tutela delle donne in uscita da situazioni di violenza". "È già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole con i ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione così come la campagna di diffusione del numero verde anti-violenza 1522, anche attraverso il coinvolgimento del mondo dello sport", sottolinea la premier. "Eppure nulla di tutto questo sarà utile se non saremo in grado di affermare la grande verità che in questo momento straziante ha ricordato il papà della giovane Giulia Cecchettin: 'L’amore vero non uccide'. L’amore vero non fa mai del male, solo una concezione malata del rapporto tra uomo e donna può farlo", conclude la presidente del Consiglio. [email protected] (Web Info) Read the full article
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Treno travolge e uccide 5 operai a Brandizzo
Treno travolge e uccide 5 operai a Brandizzo. Era notte, un gruppo di operai stava lavorando sui binari quando un treno regionale li ha investiti e uccidendo cinque di loro. La tragedia giovedì notte nel Torinese, a Brandizzo. Altri operai due sono rimasti illesi. L'incidente è avvenuto poco dopo la mezzanotte. Il treno con una dozzina di vagoni ha travolto il team di operai che stavano lavorando, viaggiava a 160 km/h, per cinque operai non c'è stato nulla da fare, due operai si sono salvati, si trovavano a breve distanza dal binario dov'è transitato il convoglio, che li ha soltanto sfiorati e sbalzati per via dell'onda d'urto, rimasti illesi. Il convoglio è rimasto fermo tutta la notte sul luogo dell'incidente, in direzione Torino, a circa un chilometro dalla stazione di Brandizzo. Gli operai erano al lavoro per una ditta che stava eseguendo dei lavori di sostituzione di alcuni metri di binari vicino alla stazione, il treno che li ha travolti stava trasportando dei vagoni da Alessandria verso Torino, sulla linea convenzionale Torino-Milano. Il macchinista è stato visitato dai soccorritori ed è in stato di shock. Le cinque vittime: Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34 anni, Giuseppe Servillo, 43 anni, Giuseppe Aversa, 49 anni, e Giuseppe Saverio Lombardo, 53 anni. Lavoravano per Sigifer, una ditta che si occupa di armamenti ferroviari con sede a Borgo Vercelli. Il più giovane, Kevin Laganà, originario di Messina viveva a Vercelli. Era alla Sigife da 4 anni. Giuseppe Lombardo era di Marsala e viveva a Vercelli, lavorava alla Sigifer dal 2001. Sposato, lascia un figlio. Michael Zanera, di Vercelli, attraverso i social raccontava i momenti difficili che stava attraversando, poco prima dello schianto posta una foto di una rotaia che stava saldando: “Mi è apparso un crocifisso, Dio mi vuole dire qualcosa”. Giuseppe Sorvillo, di Capua ma residente a Brandizzo, lascia due figli e la moglie. Giuseppe Aversa, aveva 49 anni di Chivasso. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Giorno 1.
Sabato 31 dicembre 2022.
Ultimo giorno dell’anno. Tutti facciamo resoconti su resoconti, forse anche io lo farò. A modo mio sicuramente.
Non farò nulla di eclatante stasera, ma sicuramente qualcosa di speciale. Starò con N, la mia ragazza, staremo in casa e forse dopo andremo a ballare. Non vedo l’ora. Come non vedevo l’ora arrivasse la sera di Natale per andare da lei. È così sempre, non vedo l’ora di passare gli eventi speciali con lei, forse non solo quelli speciali ma qualsiasi momento. Mi ha fatto capire in pochi mesi quanto tiene a me e cosa voglia dire avere una persona che ti ama al proprio fianco. Non potevo sicuramente chiedere di meglio, se potessi tornare indietro sicuramente quel cuore lo rimetterei altre 100 volte. La distanza mi uccide, soprattutto in questo periodo, per il lavoro la vedo molto poco e soprattutto come vogliono i turni del lavoro, non potendomi autogestire come voglio. Mi manca sempre e non poterla vedere come mi pare e piace, mi rende triste.
Ma non pensiamo a questo, pensiamo a questo dannato resoconto annuale, noioso, doveroso e che comunque avrà al centro sempre lei perché è l’evento più bello e importante (😂).
Inizio l’anno nuovo persa, senza troppe pretese è quasi annoiata perché so benissimo che sarà di nuovo un anno privo di sorprese. Scorrono i mesi e prendo il magico covid, la prima sera che vado a ballare in discoteca dopo tempo, discoteca tra l’altro orribilmente piccola è discutibile, nel mentre studio per un esame che riesco anche a passare (sorprendente). Proseguono i mesi continuo nella noia e nella monotonia, inizio tirocinio per l’università in una biblioteca, nella quale mi trovo molto molto bene e mi piace anche come lavoro.. chissà. Casualmente un giorno mi arriva una notifica mentre ero in autobus che tornavo a casa dopo il tirocinio appunto, era N, iniziamo a parlare, scherzare, mi fa i complimenti per le calze a rete che avevo in una foto ed io le dico che voglio che se le metta anche lei per vedere come sta e lei risponde che non è proprio il tipo, mi incuriosisce sta cosa e non capisco perché. Nel caso comunque decidiamo di vederci. Ma non crediamo troppo nella gioia e quindi una mattina di giugno mi spaccano un vetro della macchina, così a caso per rubarmi proprio niente. I piani saltano ed io vado in crisi perché volevo proprio vederla questa persona, ne avevo bisogno. Fatto sta che riusciamo a vederci e passiamo dei bellissimi momenti insieme e per il resto si sa come è finita. Conosco sua mamma, lei la mia e si conoscono anche le due mamme (mi ha fatto sentire parte di una famiglia molto grande, non so come spiegare è una sensazione strana anche se bellissima). Nel mentre finisco il tirocinio e trovo lavoro a Bologna dove sono anche adesso. Riusciamo ad incastrarci il meglio possibile e questo ci fa stare bene. Questo è quanto. Che cosa mi aspetto dal 2023? Sinceramente non saprei, mi accontento di poco. Mi accontento di quello che ho adesso. Di come mi fa sentire e di quello che stiamo costruendo, chissà se riusciremo a fare tutto quello che abbiamo in mente.
Lo spero.
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Da una parte mia madre, che caga il cazzo con chiamare il medico un esorcista antibiotico medicinali a profusione, dall'altra mio padre che ma aspetta ma come le spieghi i sintomi al telefono, sarà solo influenza.
Nel mezzo io che vorrei riuscire ad alzarmi a mangiare perché avrei fame, ma la luce al neon della cucina mi uccide gli occhi anche a distanza.
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Come no
Cara ansia dove sei non ci sentiamo da due anni, Sei andata via cosi senza nemmeno salutarmi, Può darsi che un giorno passerai a trovarmi, Quante notti insieme svegli fino a notte tardi Vite appese ad un filo di cashmere, Mi preoccupo perché non ho più niente di cui preoccuparmi, Si dice che la vita è una... tienitela stretta E che il successo uccide lentamente ma io non ho fretta, E se mi guardo indietro con dieci anni di distanza Ero con le tasche vuote e le palle piene di speranza, è andata come è andata... via! ce la siamo giocata Ora io faccio la differenza e tu fai la differenziata, Dai pezzi dentro disco rigido al primo disco fisico, Uscito con un'ora di ritardo e dieci anni d'anticipo, Dal vuoto del Grand Canyon a vincere il Gran Premio Riconosco un uomo disperato a casa anch'io ho uno specchio
Mi odi a priori lo so Più parlano più penso che sia per sport Non cambiano Non sogni tutto quello che io ho Come no Come no, come no
L'invidia arriva sempre dal basso verso l'alto, E per ogni passo falso è più sangue di un salasso, Sai perché si punta in alto e non in largo? Perché gli sputi sono sempre dall'alto verso il basso, Tu lo fai per hobby io lo faccio di mestiere Infatti tu non odi me ma solo ciò che non puoi avere Quando sei una stella di mestiere chi non ti può vedere Esprime un solo desiderio: vederti cadere
Mi odi a priori lo so Più parlano Più penso che sia per sport Non cambiano Non sogni tutto quello che io ho Come no Come no, come no, come no
Più la gente critica più questo mi gratifica, Perché significa che ho il fascino della classifica, Più ci mangi e bevi ti andava bene finchè c'eri Perché sputi nel piatto in cui pippavi fino a ieri, Sorrisi artificiosi buoni per gli artificieri Perché qua più sono finti più ti dicono di essere veri, Questi parlano alle spalle mentre io sempre di fronte Infatti loro sono spalle, io invece sono il frontman
Mi odi a priori lo so Più parlano Più penso che sia per sport Non cambiano Non sogni tutto quello che io ho Come no Come no, come no, come no
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Per fortuna, certe sere, c'è la musica.
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Sono ancora ferma qui.
Dopo tutto.
Nonostante tutto.
Ti aspetto ancora.
-Indy
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@ituoimorsisullapelle la tua mi annienta
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