Tumgik
#Un faro in mezzo al mare
lunamagicablu · 2 years
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Quando ti vedono come una donna forte, pensano che tu non abbia bisogno di niente o di nessuno, che possa sopportare tutto e superare tutto quello che ti accade. Che non ti dispiaccia non essere ascoltata, curata o amata. Quando ti vedono come una donna forte, ti cercano perché li aiuti a portare le loro croci. Ti parlano e pensano che tu non abbia il bisogno di essere ascoltata. Non si chiede ad una donna forte se è stanca, se soffre o se è caduta, se ha ansia o paura. L’importante è che sia sempre lì: un faro nella nebbia o una roccia in mezzo al mare. La donna forte non viene mai perdonata. Se perde il controllo, dicono che sia debole o isterica. Quando la donna forte scompare per un minuto, tutti se ne accorgono, ma quando c’è, la sua presenza è abituale. Ma da dove lei prenda la forza necessaria, ogni giorno, per essere quel tipo di donna non ha importanza per nessuno. Onorate, riconoscete, rispettate e ringraziate le donne forti della vostra vita, perché, anche loro, hanno bisogno di essere abbracciate e amate. Amanda Oleandro art by_redtalon48_ ******************* When they see you as a strong woman, they think you don't need anything or of anyone, who can bear everything and overcome everything that happens to you. May you not mind not being heard, cared for or loved. When they see you as a strong woman, they are looking for you to help them carry their crosses. They talk to you and think you don't need to be heard. A strong woman is not asked if she is tired, if she is in pain or if she has fallen, if she is anxious or afraid. The important thing is that she is always there: a lighthouse in the fog or a rock in the middle of the sea. The strong woman is never forgiven. If she loses control, they say she is weak or hysterical. When the strong woman disappears for a minute, everyone notices, but when she's there, her presence is habitual. But where does she get from the necessary strength, every day, to be that kind of woman it doesn't matter to anyone. Honor, acknowledge, respect and thank the strong women in your life, because they, too, they need to be embrace and love. Amanda Oleander art by_redtalon48_
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sciatu · 2 years
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ANTONELLO DA MESSINA - PARTICOLARI DELLE SUE MADONNE
IL LINK SBAGLIATO
Lo so, è colpa mia! Ma non ci potevo fare niente: l’uomo esperto della vita e delle situazioni, una volta che finisce in un guaio ne esce più forte, mentre un bradipo esistenziale quale sono io, rende il problema ancora più grosso! E questo è quello che è capitato a me: da uno stupido errore, ho creato un immenso casino che mi ha sconvolto la vita. E tutto è successo per uno stupidissimo e insignificante link spedito all’indirizzo sbagliato. Ora, è importante che ti spiego il contesto in cui tutto è accaduto. Io sono un restauratore, dono una nuova bellezza ad oggetti creati da artisti ormai morti, ad opere d’arte la cui luce è stata offuscata dal tempo e dagli uomini. Ecco si, questo è importante per conoscermi: io salvo e proteggo la bellezza nella sua perfezione ed idealità. Quindi, per dover lottare contro il tempo che tutto distrugge e annulla, i miei modi di fare sono lenti e studiati. Per cui non ho quell’approccio che hanno i giovani o gli uomini comuni con le cose e con le persone. Metabolizzo accadimenti e situazioni con il giusto passo, ne troppo lento, ne troppo veloce, per gustarne e capirne l’estetica e attraverso di essa, il senso unico che li caratterizza. Ma di questo cercare l’attimo che definisce il tutto, ora capisco e comprendo che vedevo e consideravo solo una superficiale, benché elegante, inutile apparenza. Questa mia abiura della vacua contemporaneità e illusorio modernismo è dovuta al fatto che la vera forza della natura che ci domina, perché rende vani i nostri sogni, non è il cielo, o il vento o il mare, ma quel Tempo contro cui lotto! Noi siamo quello che il Tempo ci permette di essere nel momento in cui dobbiamo mostrare noi stessi. Una sedia costruita nel 1800 era una sedia, adesso è un’opera d’arte, il simbolo di un’epoca. Per cui per me un oggetto antico, una poltrona, un settimanale, un ex voto, sono un testimone di quella vita che una generazione passa a quelle successive. Sono la prova di una o più esistenze e meritano rispetto, considerazione e la giusta valutazione. Per cui, dando più valore alle cose che alle persone, tratto (o dovrei dire trattavo) le donne, che sono la totalità dei miei clienti, in modo schietto e diretto, senza perdermi in manfrine o complimenti ipocriti e soprattutto senza considerarle importanti. Per motivi che poi spiegherò, ogni volta che permettevo ad una donna di diventare per me importante, ho poi dovuto pagare un prezzo altissimo fatto di infelicità e disperazione. Ma torniamo agli avvenimenti. Per fare contenta Mara, una mia vecchia amica che mi presentava sempre nuovi clienti e opportunità di lavoro, avevo accettato di dare delle lezioni di pittura a lei e ad alcune sue amiche. Non è che io sia un pittore eccezionale, me la cavo un po’ per via del lavoro che faccio e per la buona conoscenza che ho di storia dell’arte; in fondo, come si dice: in mezzo agli analfabeti chi sa scrivere il suo nome è già un letterato. Siccome all’epoca del Covid, ero rimasto senza lavoro, per riprendere i contatti e farmi qualche soldo, avevo accettato di fare qualche corso per allargare la clientela. Mi organizzai con Mara e riuscimmo a interessare alcune sue amiche di cui tre vennero un paio di volte e poi si persero dietro corsi di bachata o fiori di carta, mentre altre tre erano diventate assidue frequentatrici delle mie lezioni. Arrivammo quindi all’ultima lezione prima della pausa estiva e proposi di farla in un posto molto scenografico verso punta Faro, dove si domina lo stretto di Messina, subito dopo Ganzirri, in modo che dopo un paio d’ore di spennellate d’acquarello, potevamo sederci in uno dei tanti ristoranti locali e farci una sbafata di cozze fresche. Ovviamente a spese delle mie allieve. Essendo stato il promotore della uscita con mangiata, promisi di mandare qualche giorno prima dell’evento, l’indirizzo dove potevamo trovarci. Ovviamente me ne dimenticai e il mattino del giorno in cui dovevamo vederci, di fretta e furia, a causa di un quadro che stavo pulendo, mandai in fretta e furia quello che pensavo fosse il link della spiaggia dove dovevamo vederci e quindi continuai tranquillamente la pulizia del quadro che stavo eseguendo senza pensare ad altro. Ed ero tanto preso dal lavoro che arrivai sul luogo dell’incontro in ritardo, solo per scoprire che non c’era nessuno. Fu allora che guardai il cellulare che da quando avevo mandato il messaggio era rimasto chiuso nello zaino usato per portare colori e i quaderni dove dipingevo. Con mia grande sorpresa vi era una sfilza di messaggi “Ma Renzo, sei diventato matto? Non me lo sarei mai aspettato da te” Aveva scritto Mara due minuti dopo aver ricevuto il messaggio “Renzo, che cattivo gusto !! dovresti vergognarti” Aveva scritto Pinuccia aggiungendo una sfilza di faccine disgustate “Renzo ma niscisti pacciù?” Mi chiedeva Emma, la più grande delle gemelle Finocchiaro, mentre sua sorella Edda aggiungeva “si vidi chi jè tantu chi nun fai….” Stupito da quei commenti che le mie alunne mi avevano mandato andai ad osservare il link e notai subito che non era di Google-Map ma di Tumbrl. Eppure ero sicuro di aver copiato il link giusto. Aprii il link e mi trovai a vedere una scena di sesso spinto che neanche Rocco Sifreddi avrebbe mai concepito nei suoi momenti di maggior vigoria. C’era una signora con solo una parte dei vestiti, che dopo essersi deliziata leccando il cannolo del partner, ne faceva uso ed abuso, concedendo all’energumeno ogni suo orifizio ed evidenziando le prestazioni del mandrillo con un piacere urlante anche quando si lasciava tirare i capelli e ricevere grandi manate nel considerevole posteriore, mentre l’infoiato verro, citando i racconti del Decamerone, la possedeva “come in uso tra i cavalli dei Parti”. Provai una enorme vergogna pensando alle mie attempate signore della Messina bene che assistevano stupite e schifate al messaggio che avevo mandato loro. Una profonda e immensa vergona!  In quale abisso ero finito: da maestro d’arte a viscido spacciatore pornografico. Avevo poi dato a quelle annoiate e insipide signore la possibilità di ridicolizzarmi agli occhi di tutti i nostri conoscenti. Che orribile malafigura!! Cercai di capire come avevo mandato quel link assurdo e volgare, che solo quello stupido e fancazzista del mio amico Salvatore avrebbe distribuito tra i suoi conoscenti di ambo i sessi. Fu questa constatazione che mi fece risalire alla dinamica del mio sbaglio. Salvatore, appunto, mi aveva mandato uno dei suoi laidi link, aggiungendovi il solito commento ambiguo e di bassa lega. Mi era sembrato però un link fasullo, perché clickando non faceva partire la pagina web. Lo avevo quindi copiato per incollarlo sul web e vedere di cosa si trattasse. La pagina però veniva caricata molto lentamente ed io l’avevo chiusa, stanco di stare dietro alle stronzate di Salvatore. Probabilmente il link era rimasto in memoria e, preso dalla fretta, lo avevo incollato al posto dell’indirizzo della riunione e li era successo il patatrac, facendomi cadere addosso il mare di escrementi vari in cui stavo affondando. Io non sono un tipo ansioso, ma sapermi ridicolizzato nei salotti bene di Messina mi inquietava. Presto l’inquietudine divento ansia e l’ansia terrore! Passai la notte a pensare a tutti i miei clienti trattarmi da idiota; le confraternite religiose, di cui curavo gli antichi quadri e le tarlate suppellettili, mettermi al bando e cacciarmi con ignominia dai loro circoli; i prelati di campagna che mi portavano vecchi crocifissi anneriti ed ex voto infantili pagandomi con capretti e uova fresche, li immaginavo maledire il mio studio, quella stanza dall’odore di acquaragia e resine pregiate in cui avevo rinchiuso la mia vita per proteggerla dalla barbaria e dal cattivo gusto che la circondavano. Dopo il periodo del covid che aveva asciugato le mie risorse, tutto mi stava crollando addosso per uno stupido, maledetto link. Passai la notte in bianco, maledicendo Salvatore e le tecnologie moderne. Il giorno dopo uscii di casa molto presto, vagabondando per il quartiere pensando a cosa fare. Arrivai alla chiesa del Gesù e come sempre facevo vi entrai non per un qualche motivo religioso o morale, ma solo perché lì c’era la prima opera che avevo restaurato, la cornice barocca che circondava la statua di San Rocco, un’opera molto venerata. Don Nino, il parroco della chiesa, aveva ricevuto una cospicua donazione dal Commendatore Andò che nella chiesa aveva fatto celebrare le nozze della figlia. Con una piccola parte della donazione, mi aveva pagato per il restauro della cornice. Io avevo accettato di buon grado perché ero proprio agli inizi e fino ad allora non avevo avuto nessun cliente che non fosse un mio parente che, ovviamente, si guardava bene dal pagare. Il restauro attirò su di me l’attenzione dei benestanti del quartiere e piano piano, incominciai ad avere la giusta clientela. Guardavo la cornice di San Rocco quando sentii la voce di don Nino alle spalle “È sempre bella, non è vero?” “Certo – risposi felice di vederlo – sempre più bella. Ma occorrerebbe pulirla un po'” “Magari quando troviamo qualche soldino da spendere per la chiesa: ora abbiamo troppi poveri. Ma dimmi, come và, ti vedo preoccupato” Don Nino riusciva a capire i miei stati d’animo anche se mi fossi messo una maschera. Era per me un buon amico e senza di lui sarei stato solo un fallito per cui decisi di accennargli dei miei pensieri. “È che ho fatto una minchiata, forse ho offeso qualche signora e non so come uscirne” Don Nino salutò una vecchia signora che passò nella navata. “Come stà tua moglie” Chiese improvvisamente con un ghigno che se non l’avessi conosciuto mi sarebbe apparso maligno “Don Nino!! Lo sa che io di quella persona non voglio parlarne, non ne voglio sapere: Quella per me è morta!!!” “Ed è per questo che da quando ti ha lasciato non esci più da tuo laboratorio” “Don Nino ma questo chi ci ntrasi? Stavo parlando di un mio problema e lei mi tira fuori quella … quella … non le dico cosa perché siamo in chiesa…” “Ci ntrasi, ci ntrasi – fece sornione don Nino – perché se tu fossi andato a cercare tua moglie e trovandola le avessi chiesto, guardandola negli occhi perché ti aveva lasciato dopo un mese di matrimonio, uno sposalizio con duecento invitati e otto anni di fidanzamento ufficiale dopo quattro anni di giochi erotici e sbaciucchiamenti da fidanzatini, ora sapresti cosa fare! Andresti da chi hai offeso e guardandolo negli occhi diresti “scusa amico mio, scusa, ho sbagliato!” E invece no, ti perdi a pensare come farti perdonare, cosa dire, perché e percome hai sbagliato! Ti chiuderai nel tuo laboratorio indeciso su come affrontare il problema e pensando e ripensando consumerai i tuoi giorni, la tua vita dentro ad una stanza, come un carcerato! Prendi coraggio e vai da chi hai offeso chiedendo scusa, inginocchiati ai suoi piedi pur di riavere la sua amicizia ed evitare di essere sempre più solo!” La forza con cui don Nino mi disse il suo pensiero rimbombò nella navata ed i sacrestani che stavano mettendo in riga i banchi si voltarono a guardarci. Alzai una mano come per rispondergli ed argomentare quel suo rimprovero che pensavo immeritato. Ma non mi usci parola. Allora mi girai e a passo veloce, furioso e disgustato, me ne andai. Fuori dalla chiesa camminai mormorando tra me e me. Urtavo persone che mi lanciavano improperi e maledizioni, attraversavo strade dove le macchine facevano stridere i freni per non investirmi. Ne dicevo di tutti i colori nei confronti di don Nino, ma sapevo che aveva ragione, che da quando mia moglie mi aveva lasciato il mondo per me era come morto. Se non fosse stato per i pochissimi amici che avevo, non sarei uscito dal mio laboratorio. Vedi all’inizio, quando ho cercato di descrivermi, non ti ho detto di mia moglie perché …  perché non ci riesco! Tanto è stato per me il trauma che ancor nel dover parlare di quei momenti mi sale una rabbia che non so trattenere e controllare. Non è solo una persona amata da sempre che improvvisamente ed inspiegabilmente se ne è andata, ma anche tutta la mia giovinezza, tutta una concezione del mondo dove certezze come l’amore, la fiducia negli altri, l’ottimismo, la sicurezza dei rapporti finiva improvvisamente. Come fai a credere negli altri, ad aver fiducia in chi incontri per strada se dall’oggi al domani, chi ti giurava amore infinito se ne va svuotandoti la casa e il conto corrente, dicendo che gli avevi rotto le scatole con la puzza dell’olio dei mobili e le soluzioni di bicarbonato per pulire i quadri. Come fai a credere all’amore, all’amicizia, a tutto quello che ti spinge a vivere se hai capito che non esistono. Non possono esistere. Io lottavo per fermare il tempo, l’estasi della bellezza assoluta. Lei aveva invece cancellato metà della mia vita uscendo da essa. Il suo potere era stato più forte del mio. Fu un periodo orribile, passato a fissare le pareti del mio studio come se fossero le onde del mare al tramonto. Ne sono uscito lentamente grazie all’aiuto di qualche amico. Ad esempio, il corso di pittura richiesto da Mara forse era stato inventato da lei più per aiutare me che le mie allieve a dipingere. Don Nino aveva ragione: dovevo trovare il coraggio di chiedere scusa. Il suono di un clacson mi svegliò dai miei pensieri nel mezzo del Viale San Martino,  circondato da macchine impazienti. Mi guardai intorno e vidi che ero vicino alla casa delle gemelle Finocchiaro. Senza esitare mi diressi verso il loro caseggiato e risoluto a contraddire don Nino salì al loro piano suonando alla loro elegante e ricca porta di casa. Sentii un ciabattare e un chiavistello girare più volte e quando la porta di mogano antico si aprì, mi apparve una delle gemelle con un prendisole turchese, pieno di ricami da cui si vedeva balenare la candida pelle. Ora devo dire due cose delle gemelle. La prima è che sono perfettamente uguali. Loro dicevano che era facile riconoscere chi erano perché Emma, quella sposata portava la fede, mentre Edda che non lo era, portava all’anulare un anello con un rubino. Spesso però avevo la sensazione che si scambiassero l’anello per confonderci. La seconda cosa che devi sapere è che si comportano come se fossero una sola persona. Dipingevano sempre insieme usando uno stile che ricordava i pittori naif della Jugoslavia degli anni ‘80. Una di loro iniziava a dipingere da una parte e l’altra dalla parte opposta muovendosi entrambe, in perfetta sincronia, verso il centro del quadro. Benché non si parlassero e non avessero pianificato il quadro, le due parti del quadro si integravano perfettamente e non si vedevano differenze di stile o dimensioni tra la parte di destra e quella di sinistra. Erano quadri dove erano rappresentate isole mediterranee con tante piccole candide case messe una sull’altra, mentre scendevano verso il mare in un rigoglio di palme e buganvillee. Le case e le stradine che le percorrevano, erano popolate da centinaia di piccoli uomini e donne impegnati in mille attività come piccole rosee formiche in un candido formicaio. In basso a destra si firmavano con la figura di una bambina che era formata da due metà ricongiunte, ma per notare questo particolare bisognava guardarla attentamente. “Renzo, che bella sorpresa” Mi disse una gemella in turchese quando mi aprì la porta “Mi fa piacere vederti” Aggiunse l’altra arrivando ciabattando da un lungo corridoio vestita con un coprisole ocra. Entrambe erano vestite come i personaggi dei loro quadri. “Vieni, entra, prendi qualcosa con noi” Fece quella che mi aveva aperto e presa la mia mano, mi tirò dentro casa sua “Meno male che sei venuto mi stavo annoiando” Aggiunse l’altra spingendomi in un lungo corridoio che dava su molte stanze tutte arredate in modo classico con alle pareti i grandi quadri colorati che dipingevano. Mi fecero sedere in un piccolo salotto con un divano molto largo e pieno di grandi cuscini. Sul tavolino in onice erano sparsi disordinatamente libri, riviste e scatole di torroncini e confetti. Sparirono e riapparirono subito dopo portandomi un gran bicchiere di acqua tonica in cui galleggiava della granita al limone. Parlammo del caldo che imperversava e dello scirocco che svuotava le strade e a loro faceva venire il mal di testa, fino a che non misi giù il bicchiere e, schiarendomi la voce, iniziai il discorso che mi ero preparato. “Ecco … sono venuto per quel link che involontariamente vi ho spedito … volevo chiedervi … scusa” “O veru? …. Scusa  mi volevi chiedere ….?” Iniziò quella seduta accanto a me a destra e quella seduta a sinistra finì la frase “… E picchì ti scusi per quella stupidata …?” “Mi ha fatto divertire ….” “…. E ti confesso, ma non lo dire a mio marito …” “Lui è all’antica, non capirebbe …” “Mi ha fatto venire un po' di voglia…” “voglia di passione, un fuoco proprio li …” “Intenso ….” “feroce ….” “Una cosa mai provata …” “ma forse desiderata …” “ tu quelle cosa, dimmi … le hai mai fatte ?…”” “… si, si tu sotto sotto chissà quante ne fai…” E sentii una mano scivolarmi lungo la coscia “… magari ti ha spinto a spedire quel filmino un qualcosa di inconscio, un desiderio mai confessato … “ “ma fortissimo! Anche a me capita …” “di provare sanazioni proibite, pensieri libertini…” “ ma in fondo, umani siamo” “le tentazioni, dentro di noi sono” E senti il calore di un paio di generose minne premermi contro il petto “per questo il tuo… è sicuramente un messaggio d’aiuto …” “un messaggio… alle tue amiche …” “ e hai fatto bene a mandarlo!” “Ora sò che quello che sento io anche tu lo senti: hai lo stesso pensiero….” “abbiamo gli stessi desideri” “ e ai desideri non bisogna resistere: fa male … “Fisicamente e moralmente…” “Se un desidero è onesto, perché resistergli?” “… devi soddisfarlo, se vuoi vincerlo… “ “Così staresti meglio … ti sentiresti libero” “e anch’io starei meglio …” “mi passerebbe il mal di testa” “mi rilasserei …?” Sentivo il loro respiro sul collo, una mano era salita alla base della coscia e richiamava l’attenzione del locale residente, mentre un'altra mano, dalla parte opposta aveva vinto la resistenza di un bottone della camicia e stava esplorando con dita calde ed esperte, il mio petto. Non sapevo cosa fare, o meglio, lo sapevo benissimo, mi sarei dovuto alzare e lasciar perdere quelle due sirene assatanate. Ma i loro corpi contro il mio, quel sussurro con cui mi tentavano, la carestia sensuale che provavo da quando quella donna che aveva giocato a fare la moglie per poche settimane se ne era andata (portandosi via corredo e regali di nozze), mi impediva persino di concepire l’idea di muovermi, di fuggire a quell’ipnotico desiderio di essere sbranato sensualmente. “Ma … tuo marito?” Cercai di dire ricordando loro impegni morali e sentimentali così che (loro) finissero quella inattesa e bellissima seduzione di un incapace (io), di un inesperto (sempre io ), di un maschio minchione e fissa (ancora io) e quindi innocente, assolutissimamente innocente. “mio marito è una persona eccezionale” “… lui è in mare, è capitano su una nave…" Fece qualcosa di umido che mi esplorava l’orecchio “… starà li per altri due mesi …” Rispose la mano che apriva la mia cintura “è intelligente, capirebbe” “Poi lui fa l’amore a metà….” “… non accetta il fatto che io sono una… “ “ in due corpi” “Che deve amarmi due volte …” “entrambi i corpi” “… perché io abbia un unico piacere …” “… ma se lo sa mi ammazza” Azzardai come ultima disperata e debole difesa “… non lo saprà mai e poi” “… gli abbiamo detto che sei gay ” “… che tua moglie ti ha trovato a letto con un negro…” Capisci? Oltre la notorietà di possibile cornuto, avevo anche la fama di probabile gay. Ma quello che ero per il marito di Emma, in fondo non mi interessava perché ormai non parlavamo più. Cosa stava succedendo è inutile dirtelo e a ripensarci non ricordo tutto quello che era accaduto, perché il mio cervello è troppo piccolo per ricordare tutto il piacere che le gemelle mi facevano provare. Ricordo solo che l’intimo di una profumava di rose e che quella dell’altra di tuberose e che la prima era dominante esigente, predatrice, un amazzone volitiva e golosa. Tuberosa era invece succube, generosa, disponibile, pronta a donare quanto la sorella pretendeva, a non negare quanto la sorella non voleva. Ma non farmi dire altro. Ti dirò solo che insieme avevano tutti i desideri, i capricci, le voglie che una donna ha. I corpi di Rosa e Tuberosa erano abbondanti come le donne dei quadri di Rubens eppure leggeri, quasi evanescenti aerei, come le donne del circolo dei canottieri di Renoir, felici come le Mademoiselle d’Avignone di Picasso e oscure, impenetrabili come gli occhi senza anima delle donne di Modigliani. Scoprii nuovamente che le donne sono come il sole a primavera che dona vita agli alberi e ai fiori, come la pioggia nel deserto capace di far fiorire l’arida sabbia. Quando la sera, distrutto nel corpo e rinato nell’animo tornai nel mio laboratorio di restauro, mi accorsi che era piccolo, troppo piccolo per contenere il piccolo pezzo di paradiso che le gemelle mi avevano donato. Compresi anche la loro solitudine, quella che nasce dal non poter essere di fronte al mondo, quello che ci sentiamo di essere, quella disagevole sensazione che nasce dal mostrare a tutti solo una minima parte di quanto siamo. Quella sera nella casa vuota, mentre osservavo allo specchio i graffi, i morsi che mi avevano lasciato sulla pelle, mi sentii anch’io come loro la metà di una persona, privo di quel gemello con cui poter essere un individuo completo. La metà che mi mancava non era quell’essere odiato che mi aveva lasciato, ma tutte quelle anime spaiate che conoscevo o che avrei potuto trovare e che invece, chiuso nel mio laboratorio, non avevo incontrato e forse avevo perso per sempre. Il giorno dopo mi alzai frastornato. Mi misi a lavorare di lena, ma ogni pezzo di legno che scartavetravo era un pezzo della coscia di Profumo-di-Rosa o Tuberosa; ogni pennello che usavo per distendere gli oli o le resine, mi ricordavano i loro capelli, accarezzati, stretti, tirati e rilasciati con i loro sospiri di piacere. Me ne andai a metà mattinata e mi diressi deciso verso casa di Pinuccia. Dovevo ancora chiedere perdono alle altre amiche e lo facevo volentieri perché ormai avevo capito che anche loro potevano essere sole come me e che il link sbagliato che avevo inviato poteva essere un motivo per non esserlo più. Stavo per suonare alla porta di Pina quando questa si aprì improvvisamente e una vecchia signora, seguita da una ragazza down uscirono. “Marti ti sei presa la sciarpa?” gridò la voce di Pinuccia da dentro casa “Si mamma, non ti preoccupare” Rispose la ragazza “Non fare sforzi “ “Si maaa” Rispose seccata Marti “Cercavo la signora Lo Cascio “ chiesi alla vecchia signora stupita di vedermi proprio di fronte a lei “È intra – fece la vecchia, ed alzando la voce gridò – Signora a stannu ciccannu” E presa Martina per mano entrò nell’ascensore “Chi è? - Fece Pinuccia apparendo sulla porta, vedendomi esitò qualche secondo  e poi mi disse quasi seccata – entra” Entrai colpito dall’assenza di entusiasmo con cui mi aveva accolto Mi fece entrare in salotto e senza chiedermi di accomodarmi mi chiese “Cosa vuoi?” “Ecco … volevo scusarmi per quel filmetto che ti ho mandato … è stato uno sbaglio un errore deprecabile dovuto alla mia superficialità … scusami …” Lei mi guardò freddamente. Io ti confesso che quello sguardo mi fece male. Pina era una signora dai modi aggraziati, aveva due occhi chiari perennemente tristi sotto una chioma di capelli scurissimi, un naso importante che colpiva e ammaliava. La sua pelle era sempre chiarissima ed il corpo tonico, senza un filo di grasso. L’avevo vista una volta in bikini e mi era apparsa come una di quelle sculture delle ballerine di Francesco Messina: perfetta e seducente. Vederla così fredda e arrabbiata mi dispiaceva “”Scusami”…. Vieni qui e mi dici “scusami” … prima mi mandi quelle cose volgari e degradanti, dove le donne son trattate da bestia e poi mi dici “scusami”” E fece una faccia che mostrava solo di disprezzo “Ma no, è  stato uno sbaglio … era un semplice film … “ “Non era un film – gridò feroce quasi saltandomi addosso – non è mai solo un film quando si fa del male è … una porcheria … un sopruso che il vostro egoismo di uomini fa passare per “amore”, per “piacere”” “… ma  veramente …” Cercai di difendermi “È stato un atto disgustoso mandare a me che quella violenza l’ho subita, un film che me lo ricordasse” “Ma no Pina io…” “Sei un vigliacco  un porco come quello che mi violentò a quindi anni e mi ha messo in cinta di Martina … sei un mostro … siete tutti dei mostri” Urlò disperata e nascondendosi il volto tra le mani incominciò a piangere “Ma io … non …” Balbettavo sopraffatto dalla sua reazione, dalla sua storia che non conoscevo, che non sapevo e volevo quasi quasi andarmene, fuggire da quella situazione imbarazzante e sgradevole. Non sapevo cosa fare e non so perché mi venne in mente don Nino e la sua voce che gridava di gettarmi in ginocchio per chiedere perdono. Preso dalla disperazione mi avvicinai a lei e cadendo in ginocchio ai suoi piedi l’abbracciai stringendole le gambe. “Scusami, scusami, scusami, non volevo farti del male, sono uno stupido, un coglione, ma non voglio, non sarei mai capace di farti del male. Sono venuto solo a scusarmi perché è stata una cosa da imbecille ma non sapevo cosa ti era successo, e mi dispiace che questa bambinata ti abbia fatto tanto male. Non avrei mai voluto, non saprei mai farti del male” ripetei, rallentando quel mio dire esagerato e velocissimo che era il frutto della mia sorpresa, del mio disorientamento di fronte al suo dolore. Continuai più lentamente “tu sei speciale, sei la persona più gentile e generosa che abbia mai conosciuto, io non posso volere o desiderare il tuo male. Soprattutto ora che so quanto hai sofferto, quanto stai soffrendo. Pensavo di essere l’unico ad essere stato preso a schiaffi dalla vita. Ma ora so che tu non sei stata più fortunata di me e questo mi dispiace perché avrei voluto che la vita fosse stata più generosa con chi ritengo migliore di me.  Scusami di non aver fatto rinascere il dolore che ti porti dentro.” Lei scivolo tra le mie braccia e mettendosi anche lei in ginocchio mi abbracciò “ La vita mi ha sempre violentato. La prima volta a sedici anni, la seconda quando è nata Martina che malgrado tutto aspettavo con amore, poi quando l’ho dovuta crescere da sola senza l’aiuto di nessuno, quando ho incontrato mio marito che poi è morto in un incidente, privandomi della nuova vita che mi ero costruita. Ed ora, con il tumore che ha Martina l’incubo ricomincia. Lunedì dovrò portarla in ospedale, poi le  medicine, la chemio, le visite e lei dovrà pazientemente sopportare tutto ed io con lei! Ora tutto rincomincia, sono di nuovo all’inizio di un altro calvario” Restò in silenzio qualche secondo, sempre stretta a me “Sono stanca. Vorrei che tutto finisse perché non ce la faccio più.” Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulle spalle senza più dire o muoversi Sentivo il suo corpo tra le mie braccia e non era quello delle gemelle, con un calore solare e un desiderio vitale. Era un fragile guscio che conteneva un anima che aveva attraversato tempeste e soprusi , senza un momento in cui avere la giusta pace e la desiderata serenità. “Lunedì vi accompagnerò io. – esordii improvvisamente - Vi starò accanto e affronteremo insieme tutto quello che c’è da fare: non sarà un altro calvario. Tu hai superato tanti momenti brutti, saprai superare anche questo momento, poi hai le tue amiche, ci sono io: ti difenderemo dal destino e gli impediremo di farti del male.” Lo so: le mie erano semplici e probabilmente inutili parole. Esageravo nel sottovalutare il problema e nel vantare la soluzione, ma in quel momento ci credevo veramente. Sapevo fermare il tempo che divorava la bellezza di mobili e quadri, avrei saputo fermare anche il destino perché ancora una volta non travolgesse Pina e Martina. Ma più di tutto, sapevo, perché me lo aveva insegnato l’arte che curavo, che i sogni vivono più a lungo dei sognatori che li avevano creati, e che illudersi e credere nelle proprie illusioni era l’unico modo di santificare la vita, la propria e quella degli altri vincendo quel nulla da cui diamo nati e in cui scompariremo. Lei si staccò da me guardandomi, poi sorridendo anche se aveva gli occhi lucidi “Non ti sapevo così determinato! Vuoi proprio il mio perdono” “Mi hai già perdonato - le dissi asciugandole gli occhi -  e hai fatto bene. Chi non sa perdonare è come se volesse fermare la vita, ma questa, non la può fermare nessuno e alla fine, la vita lo schiaccia. A me è successo questo dopo che mia moglie mi ha lasciato. Non volevo che tu facessi lo stesso errore.” Sentimmo girare la chiave nella serratura e ci alzammo velocemente. Martina entrò felice mostrando alla madre le medicine comprate. Io salutai e Pina mi accompagnò alla porta. “Allora lunedì passo a prenderti ed andiamo al Papardo. Non ti dimenticare” “Ma Renzo, non so se è il caso …” “Lo è! Fidati” Ed entrai in ascensore. Per strada camminavo lentamente pensando a tutto quello che era successo. Pina dipingeva di preferenza le nuvole. Quelle di un azzurro purissimo sfumate di rosa simili a quelle degli affreschi del Tiepolo e quelle cupe e color piombo della Tempesta di Giorgione. Ora capivo che nel dipingere cercava un po' di pace e voleva esorcizzare le ansie che l’assalivano. Lei non si era rinchiusa in una stanza perché non poteva, ma non di meno, come i miei, i suoi giorni erano senza sole e serenità. Fino a quel momento avevo tenuto lontano tutto e tutti ritenendo che “gli altri” si fossero presi più di quanto mi avessero dato, lasciandomi in una tribolata solitudine mentre loro vivevano immersi in una normalità viscosa e soporifera ma serena e forse, felice. D’improvviso invece, persone che ammiravo perché parte dello sfondo luminoso che circondava la mia oscurità, mi avevano mostrato le loro inquietudini e difficoltà. Non ero quindi un’anomalia, un diverso obbligato ad un infelice malinconia per tutto quello che avrebbe potuto avere e che gli si era rivoltato contro. Ero solo un comune infelice dei tanti, uno qualunque senza peso e senza alcuna importanza. Infelice come lo era anche chi mi circondava.   Avevo bisogno di parlare con Mara. Lei era il mio punto di riferimento, in ogni momento difficile avevo trovato in lei un aiuto a chiarirmi situazioni e persone. Volevo capire cosa dovevo fare con le gemelle, con Pina e soprattutto con me stesso ora che un link del cavolo mi aveva costretto a fare i conti con un insospettato lato nascosto della realtà. Presi il mio furgone e mi diressi verso la casa della mia amica. Arrivato il portiere filippino mi disse che era andata nella casa al mare a Rometta, perché era il compleanno del figlio e volevano festeggiarlo al mare. Mandai un messaggio chiedendole se avesse tempo per me e mi rispose immediatamente di andare a trovarla aggiungendo di entrare dal cancello sul giardino. Andai direttamente a parlarle passando dal giardino senza suonare. Ai tempi del liceo  ero stato in quel giardino molte volte per le feste di compleanno di Mara o per le feste estive. All’epoca Mara era una ragazza con le curve delle donne di Botero, abbondanti e sensuali. Malgrado il sovrappeso e un leggero strabismo di venere, mi attraeva in modo particolare e avevo fatto diversi approcci per farglielo capire e passare ad una relazione più intima.  Non ero però abbastanza esperto per poterla sedurre o interessare, ed in fondo lei aveva già abbastanza malizia da neutralizzare i miei goffi tentativi.   Quello che di lei mi colpiva era la sua capacità di razionalizzare ogni sentimento e persona, una capacità in antitesi con  la mia mente creativa e caotica. Era quindi un valido punto di riferimento, una sicura certezza. Non so perché pensai che al liceo non riuscivo a capire come mai quel suo corpo fuori dalle regole della bellezza mi piaceva, mentre ora mi accorgevo che non era il suo corpo ad attirarmi, ma quello che conteneva: la sua costante serenità, la lucidità, la semplicità, la fermezza, la forza con cui affrontava l’ironia dei compagni di classe e le difficoltà della vita. E questo perché riteneva la vita troppo importante per sciuparla in malinconie ed arrabbiature. Entrai nel giardino e camminai tra gli alberi dei limoni e mandarini, ognuno chiuso in un quadrato di terra circondato da piastrelle di lucido cotto. Quella razionale disposizione mi ricordava i quadri di Mara dove paesaggi e persone erano suddivisi in forme geometriche perfette come quadrati, cerchi, triangoli equilateri, quasi la rassicurasse la perfetta disposizione spaziale di tutto quello che vedeva. La trovai sul dondolo che osservava  il suo cellulare . Era vestita con un kimono leggero, di fiori rossi su un fondo crema. Il kimono era stretto ai fianchi da una cintura che lo faceva aprire sul davanti mostrando, l’abbondanza del petto rinchiuso nella parte superiore di un bikini rosso. Mi fece segno di sedermi accanto a lei “Allora come và?” Esordi sorridendo e guardandomi da sopra i suoi occhiali che controllavano e bloccavano il suo strabismo di venere. “È che ho mandato quello stupido link e sono venuto a chiedere scusa.” “hai fatto tutta questa strada solo per questo? Ma era chiaro che non era cosa tua” “No, non è solo per questo. Ho chiesto scusa anche alle gemelle e a Pina e hanno reagito in un modo strano! Ognuna di loro in modo personale e comunque diverso da quello che mi sarei aspettato.” “È normale : ognuno reagisce per il carattere che ha, siamo in fondo tutti diversi” “Ecco è proprio questo: è normale che ognuno reagisca secondo il proprio carattere, ma la loro reazione mi ha fatto capire che non avevo compreso le loro personalità che non erano per come le pensavo o le conoscevo.” Sorrise allargando le rosse labbra lunghe quanto un sogno. “Ce lo hai spiegato tu: ognuno vede un quadro in un modo diverso perché lo interpreterà sulla base della sua esperienza: tu forse, le hai sempre giudicate sulla base del rapporto superficiale che avevi con loro. “Certo! Questo è normale ma, pur conoscendole da tempo si sono comportate come se non le avessi mai conosciute mentre invece è da un anno che le frequento. La continuità di una relazione fanno si che abitudine e consuetudine rivelano  chi ci stà accanto. Invece non è così. A questo punto mi chiedo: ma allora non conoscevo nel suo profondo intimo neanche la mia ex moglie, non conosco te, non conosco nessuno: e quindi non è possibile conoscere veramente qualcuno per quello che è, con i suoi problemi, manie, nevrosi? Vi sono sempre dentro di noi delle porte che non apriamo a nessuno, per questo nessuno in questo mondo riesce ad essere cristallino, trasparente: vero. E allora che senso hanno le frequentazioni, l’amicizia … l’amore? Se tutti nascondiamo agli altri quello che siamo veramente? Se siamo tutti fragili e prigionieri delle illusioni che ci creiamo per vincere la nostra solitudine? Che senso ha la vita, se è solo un palcoscenico dove tutti recitano di essere un altro e mai se stessi e mostriamo agli altri nei social o per strada, quello che è solo una nostra l’illusione creata per non essere schiacciati dalla realtà?” Restai qualche secondo in silenzio “Ecco, sono confuso” Lei sorrise di gusto “Sei confuso perché sei un uomo, hai la testa piena di rotelline che girano dove ognuna si muove spinta da quella prima per muovere quella dopo, per cui uno più uno è sempre e solo uguale a due. A noi donne questa logica non serve, noi sappiamo leggere anche quello che non è scritto, sappiamo già se il risultato è buono o cattivo indipendentemente dal dover sommare o sottrarre. Noi non avevamo bisogno del tuo link per capire chi sei.” La guardai aspettando che continuasse “E allora chi sono io?” “Un bietolone – rispose sorridendo allegramente -  uno che si perde dietro a un tavolo stile direttorio o un quadro di De Pisis senza considerare la donna che lo osserva accanto a lui” “Io non sono così” Osservai per difendere la mia dignità virile “E allora cos’è per te una donna?” “Un opera d’arte come le Madonne di Antonello da Messina, con lo sguardo che rivelano un anima e delle labbra che promettono l’estasi” Si mise a ridere poi si avvicinò e appoggio la testa con la lunga chioma al suo braccio destro e con la mano sinistra aggiustò il colletto della mia camicia rimasto a mezzaria dopo l’ultimo incontro con Pinuccia. “Una donna non può essere una statua o un quadro da ammirare. Una donna è anche emozione, sensualità, eleganza, passione, armonia, tenerezza, forza, istinto e mille altre cose. Tu di tutto questo hai deciso di vederne solo una piccola parte. Hai ridotto tutto ai minimi termini in esteriorità e coiti, per paura o disillusione e non ci capisci più. Quand’è l’ultima volta che hai vissuto desiderando, o sognato amando?” La guardai disorientato “E cosa dovrei fare per non essere il bietolone che sono?” “Quello che le gemelle e Pinuccia ti hanno detto di essere” Capii che lei sapeva tutto forse anche le cose più intime delle gemelle o che mi ero vergognosamente abbracciato alle gambe di Pina “ vuoi dire amante e amico…?” Chiesi dubbioso “Sei un restauratore, un signore di una certa cultura che restaura le cose e che non ha capito che anche le persone devono essere restaurate, devono essere pulite dalla patina dell’ipocrisia, dalla stanchezza del vecchiume che copre ogni esperienza per riavere le loro emozioni e far nascere delle speranze. Ognuno di noi è abbruttito dalla disillusione e dalla solitudine che ricopre, soffoca i suoi giorni, ognuno di noi vorrebbe levarsi le maschere che indossa per proteggersi o nascondersi e con te questo è possibile perché sei come un bambino onesto e sincero. Tu eri l’unico in classe che mi guardava dentro, cercando di capire cosa c’era in quel mio corpo orribile. E questo ti è rimasto. Non hai però capito che tutti noi vogliamo che il tempo si fermi; vogliamo tornare a provare i colori, i sentimenti della nostra gioventù, le sfumature nascoste delle nostre personalità e splendere come i vecchi quadri che tu pulisci facendoli tornare alla loro bellezza. Questo tu, sei abituato a farlo. Tu non fermi il tempo che divora un quadro! Tu ricrei le emozioni che quel quadro dona, ed è questo quello che le gemelle o Pina volevano e che tu hai dato loro: le emozioni che non riescono più ad avere” Era questo quello che mi era sfuggito: quello che le mie donne cercavano. Volevano riprovare le emozioni delle stagioni passate, riscoprire le certezze che la vita aveva sfigurato o cancellato. Volevano ritrovare quello che era stato rubato loro e per fare questo dovevano vivere, con il mio aiuto, le emozioni che la quotidianità gli negava. Le gemelle avevano bisogno di sentirsi quell’unica persona divisa in due metà come la firma nei loro quadri. Pinuccia voleva una presenza, un sostegno fidato, un amico affidabile e Mara? Mara cosa cercava ? Una donna è emozioni, aveva detto, ma lei era sempre stata neutra, imperturbabile, anche quando la prendevano in giro per le forme tonde e il leggero strabismo di venere. Aveva fatto del non mostrare emozioni il suo scudo invincibile. Con il tempo si era costruita una forma da elegante donna matura, con i fianchi larghi e con gli occhiali, ma anche con due gambe da ventenne e due spalle da campionessa di nuoto che potevano sostenere l’abbondanza del seno, quelle forme che, nell’insieme, la facevano sembrare una intramontabile fotomodella, con un fascino discreto ed intenso. Ma ancora, come al liceo, non mostrava mai emozioni e forse era proprio questo quello che dentro di se avrebbe voluto: mostrare e vivere quanto provava, quanto le dava piacere facendole gustare ed apprezzare la vita. La guardai ed osservai le lunghe labbra piegate in un sorriso ironico. Quelle labbra lunghe, sempre rosse e serene, mi erano sempre piaciute fin da quando eravamo al liceo, e forse il modo migliore per farla uscire allo scoperto era proprio farle capire cosa lei era per me “Ti ricordi quando con gli altri compagni di classe, siamo andati a fare il bagno a Falcone? In quarta superiore” Lei mi guardò stupita da quell’improvviso cambio di argomento “Si … Perché? Cosa c’entra ora?” “Ti ricordi che abbiamo fatto il gioco della bottiglia? Facevamo girare la bottiglia e chi la bottiglia indicava quando si fermava doveva baciare chi aveva di fronte?” “Si – rispose ridendo – abbiamo fatto baciare Carlo e Giovanni” “Ecco vedi – dissi facendo la faccia innocente e spostandole con un dito la falda del chimono – io mi ero allenato il giorno prima  e avevo studiato come far fermare la bottiglia su chi volevo” Lei osservò la mia mano scivolare dentro il kimono e e alzò gli occhi a guardarmi severa, ma non mi fermò “Allora quando toccò a me far girare la bottiglia gli diedi il colpo che avevo studiato e sei uscita tu” Mi guardò ancor più sorpresa mentre con l’indice scendevo sotto il costume e lentamente giravo intorno al suo capezzolo “Mi piacevi tantissimo ma mi evitavi sempre allora sono ricorso a questo trucco per baciarti, ed è stato bellissimo. All’inizio hai fatto resistenza, poi però la tua lingua è scivolata tra le mie labbra. Me lo ricordo ancora. Fu come un fulmine mi fosse entrato nel cervello illuminandomi l’anima e mi sembrò di esplodere, di essere diventato enorme tanto da abbracciare tutto l’immenso blu del mare. Fù la cosa più bella che ricordo di tutto il liceo.” Chinai la testa e appoggiai le mie labbra sulle sue mentre il suo capezzolo si irrigidiva, duro e complice del mio dito. Fu un bacio stranamente lungo e quando mi staccai continuai. “È passato tanto tempo ma quello che eravamo resta ancora in quello che adesso siamo. Io quel momento non l’ho dimenticato ed ogni volta che ti vedo, anche arrivare da lontano mi sembra ancora di sfiorare le tue labbra e di abbracciare l’immenso blu del mare. Se ti sognassi non vorrei più svegliarmi.” “Magari se avessi avuto lo stesso pensiero con tua moglie, lei non ti avrebbe lasciato” Osservò lei senza accidia o cattiveria “Se ne sarebbe andata in ogni caso. I nostri corpi si amavano ma tra le nostre anime non c’era quella amicizia, intimità e complicità che serve a riempire tutto il tempo di chi sta insieme.  L’amicizia è il seme dell’amore, è una piccola, primordiale, forma d’amore e senza di essa, l’amore non può esistere.” “Adesso, quella nostra amicizia del liceo, è diventata altra cosa. Il tempo passa per tutti” “Lo hai detto tu che sono un restauratore, che posso fermare il tempo e per me quel tempo e le emozioni che mi ha dato, sono rimaste esattamente per come le ho vissute” Mi chinai ancora una volta e la baciai con maggiore intensità. Per pochi secondi senti che lei mi rispondeva con la sua passione, ma subito le sue mani mi spinsero indietro. Quando stupito incontrai i suoi occhi, mi sembravano felici, ma la sua bocca mi gelò “Lunedi accompagno io Pinuccia e sua figlia al Papardo.” La guardai stupito. Sapeva ovviamente tutto e ora, al suo solito, stava riprendendo le redini della situazione. Prese la mia mano immersa nel calore del suo seno con due dita e la fece uscire da sotto la sua vestaglia “Pinuccia ha apprezzato molto la tua disponibilità e tutto quello che le hai detto - continuò con un tono tranquillo mentre chiudeva il kimono - Le hai ridato la fiducia nelle persone e nel destino. Ma quello della figlia è un problema di donne e preferisce che con lei vi sia una donna” “Ho capito. – feci seccato – da donna hai letto in noi due qualcosa che non andava bene, anche se non era scritto?” “Si, non possiamo tornare completamente indietro e saltando troppo in avanti faremmo solo del male a noi stessi e a chi vogliamo bene. Il restauro migliore è quello in cui si lasciano le cicatrici del tempo, le rotture i tagli sull’oggetto restaurato. Forse in quello che provi, ci credi, ma devi viverlo secondo le cicatrici ed i doveri  che la vita ha lasciato dentro di noi: per ora va bene così, non c’è bisogno di forzare la mano. Ho due figli, un marito che lavora per darmi tutto quello che io o i figli vogliamo. Loro hanno più importanza di quello che provavamo o che provo io adesso o che potremmo provare domani. Di egoismo si muore ed io non posso essere egoista e pensare solo a me stessa.” Devo aver fatto una brutta faccia perché sorrise e continuò “Anch’io, come Pinuccia ho apprezzato le parole e il gesto, ma la vita non risparmia chi si illude” Aveva ragione, la vita premia solo chi ha coraggio, io dovevo averlo allora quando mi ero accorto che lei era il mio immenso, infinito blu. Si alzò “È meglio che vai. Quello che proviamo al di fuori dell’amicizia non ha un futuro e quindi non può avere neanche una ragione o un motivo. Tra tutti i nostri obblighi ed impegni non ha né uno spazio per crescere ne un senso per vivere” Eccola li: razionale e indifferente, nemica di ogni passione ed emozione. Mi alzai seccato. Il suo volto era serio, forse turbato dalla conclusione che aveva tratto da sola per entrambi e per il nervosismo si mise con le braccia conserte quasi a tenermi lontano. La guardai. La odiavo mentre sentivo di non poterne fare a meno e questo me la faceva odiare ancora di più. “Oh capito ciao” Risposi seccato. Mi girai e mi incamminai incazzato verso il cancello. Era una presuntuosa, boriosa e seccante, come faceva suo marito a sopportarla? Mi fermai davanti al cancello. Il pensare a suo marito fece girare le rotelline del mio cervello. Un pensiero mi illuminò. Mi dissi che ero il solito bietolone che credeva a tutto quello che gli dicevano.   Avevo ancora una volta riassunto una relazione in sesso e apparenze come avevo fatto con quella stronza di mia moglie. Ma Mara non voleva solo la felicità di un attimo donata dalla carne anche se, a sentire il suo capezzolo, l’apprezzava. Avevo sbagliato nel semplificare i suoi bisogni, nel pensare troppo solo ai miei, nell’essermi alzato e nell’andare via offeso nella mia presunzione. Se si è capaci solo di fuggire e non si è disposti a fermarsi, a capire, a lottare per chi si ama, che amore è? Era questo quello che in fondo don Nino voleva dirmi. Mi voltai e tornai da lei sorridendo. Incominciai a parlare velocemente “Lunedi vengo con voi al Papardo e vi aspetto fuori. Quando Pina e Martina escono le accompagno a casa così puoi andare a prendere i tuoi ragazzi a scuola. Ora chiamo le gemelle e chiedo loro se sabato vogliono venire a Taormina. A Palazzo Corvaia c’è una bella mostra e penso che a loro piacerà. Inviterò anche Pina e Martina. Penso che faccia bene a Martina vedere Taormina e riempirsi gli occhi di sole e di mare prima di vedere le corsie dell’ospedale. Assumo che tu venga perché da quando mia moglie mi ha lasciato tu sei stata sempre presente, la prima a chiamarmi, l’unica a considerarmi e da allora non ti ho mai sentito parlare di tuo marito, non ti ho mai visto insieme a lui da nessuna parte a Messina, su Instagram o Facebook e nessuno di tutte le tue amiche, ne ha mai parlato al presente. I tuoi figli hanno più diritto di me, è chiaro, ma io sono il tuo unico diritto, quello a cui non puoi, non devi rinunciare se vuoi dare un senso ai tuoi giorni. Ai nostri giorni. Sei sempre stata quella che passava i compiti senza che nessuno te li chiedesse: hai sempre pensato per gli altri e mai per te stessa come adesso fai con i figli o con un marito che non lo è più. Hai sempre nascosto ogni emozione perché provavi solo quelle che ti facevano male. Ma sei una donna. Tu le emozioni le fai nascere, sai renderle eterne e sublimi: non puoi ignorarle. Io sono un restauratore e come hai detto faccio rinascere le emozioni invecchiate. Ma per me, le uniche emozioni che voglio rivivere sono quelle che mi hai dato quando ti ho rubato un bacio. Se tu il giorno dopo il primo bacio avessi accettato di venire ai falò, io non avrei incontrato mia moglie e non avremmo perso anni della nostra vita  per una stronza.  Non fare lo stesso errore di allora: se sai leggere anche quello che non è scritto, leggi quello che avrei voluto dirti ma che non vuoi sentire: la prima cosa che leggeresti sarebbe  “non aver paura a voler vivere le tue emozioni, la tua vita.”” Le sorrisi e me ne andai. In macchina pensavo che per un link della minchia ero stato sedotto da una donna che era la somma di due donne, ero l’amico fidato di una donna che la vita non aveva mai rispettato, ed ero l’ingenuo seduttore di un’altra donna generosa e pronta ad aiutare tutti, tranne che se stessa. Un casino. Come avrei fatto a gestire tutto? Come mi sarei diviso tra l’una e l’altra e il mio lavoro. Da che ero più solo di una bottiglia vuota che galleggiava in mezzo al mare, a che mi trovavo a condividere intimità e problemi con un harem di anime più sole della mia. Quasi mezz’ora dopo mi arrivò un messaggio, come al solito imperativo e pragmatico: “A Taormina vengo anch’io con Pina e Martina. Andiamo con il tuo furgone!” Passò qualche secondo e apparve un’altra parola come se prima di essere scritta dovesse essere razionalmente pesata e valutata, prima di essere irrazionalmente spedita “un bacio” Aveva fatto la sua scelta. Sapevo che sarebbe venuta anche lei. Perché a Mara le mostre d’arte sono sempre piaciute e chi ama il bello, non può fare a meno dell’amore. Ne ero sicuro perché come ti ho detto, l’amicizia è sempre un principio d’amore un seme che in un modo o in un altro diventa sempre un fiore e perché, come diceva don Nino, una vita, non può restare chiusa in una stanza piena solo di rimpianti.
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fattidifavole · 1 year
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Quando iniziava a fare un po' più caldo, a volte facevamo "filone" a scuola. Tutti insieme, ci portavamo pure la Catapano che voleva sempre entrare.Ma siccome in città non si poteva camminare, si poteva incontrare uno zio, un amico di papà, sai che figura? Allora ci andavamo a nascondere giù al Lungomare. Non c'erano ancora le scale, si doveva scavalcare, e ci andavamo a mettere il più possibile vicino alla banchina dove vedevamo il porto mercantile e la rotonda, il faro di san Vito e a volte pure san Paolo, san Pietro e le montagne della Calabria, dall'altra parte del mondo. 
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Era bello perché c'era questo vecchio attracco di cemento, mezzo sprofondato e spaccato dal tempo. Alcuni prendevano la rincorsa e saltavano fino in punta e poi chiamavano "un, due, tre, stella!" e si faceva a chi arrivava prima senza bagnarsi. Qualcuno cadeva sempre nell'acqua e ridevamo. E intanto il mare ci brillava intorno, alcune navi militari sullo sfondo. Un giorno, lì seduti sulla punta dell'attracco, rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Guardavamo il riflesso del sole sulle onde salate, immaginavamo il ritmo delle correnti e quasi si potevano sentire viaggiare sulla superficie dell'acqua i sussurri delle città portuali di mari lontani. Era intensissimo sentirsi così presi da quel potere salmastro, percepirne la storia e la forza ed il mistero, che quasi ci dissociavamo e davvero nessuno parlò per un bel pezzo. Poi all'improvviso vedemmo tutti una luce strana, come un abbaglio.  Scomparve praticamente subito, ma credo che in quel momento pensammo tutti la stessa cosa :"Stella Maris!" Lo sapevamo che era lei che ci salutava: la Madonnina che protegge i naviganti, i pescatori e tutti i bambini nati vicino al mare, ed anche noi Tarantini, per sempre cullati dal suo canto e guidati dalla luce di mille fari. Fu un momento mistico. Poi Basile fece un rutto e tutti ridemmo forte e sguaiatamente. E mi ricordo solo questo.
#mare #stellamaris #ricordi #scuola #religione #sud #margrande #lungomareN.d.A. : ogni riferimento a persone esistenti, luoghi o fatti accaduti è puramente casuale.
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praesidiummilitum · 1 year
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"Italiani di Fiume! Nel mondo folle e vile, Fiume è oggi il segno della libertà; nel mondo folle e vile è una sola cosa pura: Fiume! è una sola verità: Fiume; è un solo amore: Fiume ! Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo "ad un mare di abiezione" In questo pellegrinaggio d'amore io sono venuto a sciogliere il voto promesso nel maggio scorso al popolo di Roma. Allora la vasta bandiera del Timavo, la bandiera che aveva coperto il corpo del Fante dei fanti, fu spiegata dalla ringhiera del Campidoglio e poiché il lembo rosso giunse a bagnarsi nella tazza della fontana sottostante, "essa fu battezzata dall'acqua Capitolina".
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GOOD MORNING!
BUONGIORNO!
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Quella sua maglietta fina
Tanto stretta al punto che
Mi immaginavo tutto
E quell'aria da bambina
Che non gliel'ho detto mai
Ma io ci andavo matto
E chiare sere d'estate
Il mare, i giochi, le fate
E la paura e la voglia di essere nudi
Un bacio a labbra salate
Un fuoco, quattro risate
E far l'amore giù al faro
Ti amo davvero
Ti amo lo giuro
Ti amo, ti amo davvero
E lei
Lei mi guardava con sospetto
Poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto
Ed io
Io non ho mai capito niente
Visto che oramai non me lo levo dalla mente
Che lei, lei era
Un piccolo grande amore
Solo un piccolo grande amore
Niente più di questo, niente più
Mi manca da morire
Quel suo piccolo grande amore
Adesso che saprei cosa dire
Adesso che saprei cosa fare
Adesso che
Voglio un piccolo grande amore
Quella camminata strana
Pure in mezzo a chissacché
L'avrei riconosciuta
Mi diceva "sei una frana"
Ma io questa cosa qui
Mica l'ho mai creduta
E lunghe corse affannate
Incontro a stelle cadute
E mani sempre più ansiose di cose proibite
E le canzoni stonate
Urlate al cielo, lassù
Chi arriva prima a quel muro
Non sono sicuro
Se ti amo davvero
Non sono, non sono sicuro
E lei
Tutto ad un tratto non parlava
Ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva
Ed io
Io non lo so quant'è che ho pianto
Solamente adesso me ne sto rendendo conto
Che lei, lei era
Un piccolo grande amore
Solo un piccolo grande amore
Niente più di questo, niente più
Mi manca da morire
Quel suo piccolo grande amore
Adesso che saprei cosa dire
Adesso che saprei cosa fare
Adesso che
Voglio un piccolo grande amore.
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daimonclub · 1 month
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Citazioni e pensieri sul lago
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Grotte di Catullo Sirmione Lago di Garda Citazioni e pensieri sul lago, aforismi, idee, riflessioni, frasi poetiche sul lago e i laghi, ambienti di vacanza e di relax che creano degli scenari splendidi. Un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. È l'occhio della terra, a guardare nel quale l'osservatore misura la profondità della propria natura. Henry David Thoreau Guardavo il lago, le montagne, il sole e mi risuonava in mente la sua voce, triste presagio di una felicità ogni volta massacrata dalla realtà e quasi risvegliandomi dalla momentanea trance esclamai duramente - Puttana merda - Al diavolo questo aforisma! Carl William Brown Lancillotto del Lago, il più grande di tutti i cavalieri, la cui bravura era superata solo dalla sua nobiltà d'animo. Howard Pyle Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutte a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. Alessandro Manzoni Quanto vorrei avere i miei amici accanto per godere insieme del panorama che mi si presenta dinanzi! Avrei potuto essere fin da questa sera a Verona ma mi si prometteva allo sguardo un’opera ammirevole della natura: il meraviglioso lago di Garda. Goethe
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Lago di Como O Benaco, che gonfi le tue onde e fremi come il mare. Virgilio È il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza. Gustave Flaubert Ricordi sfumati di giornate estive passate al lago con gli amici, e immagini ancora più radicate nella memoria di quando andavo a pescare, accompagnato da mia mamma. Per me questo non è un sollievo, ma pura sofferenza. Carl William Brown Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore e guardarlo, giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita. Alessandro Baricco Le frontiere sono i limiti della resistenza. Il lago chiede alle sponde di contenerlo. Georges Braque Finché gli uomini crederanno nell’infinito, alcuni laghi saranno creduti senza fondo. Henry David Thoreau Water is the soul of the Earth. L’acqua è l’anima della Terra. Wystan Hugh Auden If there is magic on this planet, it is contained in water. Se c’è qualcosa di magico su questo pianeta, si trova nell’acqua. Loren Eiseley
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Faro di Desenzano del Garda Spesso la sorpresa viene suscitata nell'anima perché questa non riesce a conciliare ciò che vede con ciò che ha visto. In Italia c’è un grande lago, che viene chiamato Lago Maggiore: è un piccolo mare, le cui rive sono interamente selvagge. In mezzo al lago, a quindici miglia dalla riva, ci sono due isole di un quarto di lega di circonferenza, dette “Borromee”, che sono, a mio parere, il luogo più incantevole del mondo. L’anima è sorpresa da questo contrasto romanzesco, rievocando con diletto i prodigi dei romanzi, nei quali dopo aver superato rocce e paesi aridi, ci si ritrova in luoghi fatati. Charles-Louis de Montesquieu Il segreto della felicità è possedere una decappottabile e un lago. Charlie Brown Abbiamo bisogno di amare. Anche se questo potrebbe condurci laddove i laghi raccolgono fiumi di pianto. Paulo Coelho Non un pesce può saltare, non un insetto può cadere, sul lago, senza che il fatto non venga così riferito da cerchi e increspamenti, con linee aggraziate, quasi fossero il costante zampillare della sua fonte, il dolce pulsare della sua vita, il sollevarsi del suo petto. I brividi di gioia e i brividi di dolore si assomigliano. Henry David Thoreau Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell'io si riflette in essa. Belur Krishnamachar Sundararaja Iyengar Il lago e le montagne sono diventate il mio paesaggio, il mio mondo reale. Georges Simenon Su un lago, i fenomeni dell'anno avvengono nell'arco di una giornata, seppure su scala ridotta. In genere, alla mattina, l'acqua bassa si riscalda più rapidamente dell'acqua profonda (anche se non è mai molto calda), e però si raffredda anche più rapidamente, dalla sera alla mattina dopo. Il giorno pare proprio un riassunto dell'anno. La notte è l'inverno, la mattina e la sera sono la primavera e l'autunno, e il mezzogiorno è l'estate. Henry David Thoreau L’estate risplende, il sole riscalda, le mucche depongono torte sui prati… L’estate risplende, il sole riscalda. Si fa finalmente il bagno nel lago. Astrid Lindgren Il lago di Garda non saprei assimigliare ad altro che ad un alto mare chiuso e serrato tra altissimi monti, che stendendosi verso Peschiera, trovate le vie aperte, manda fuori un profondo e largo fiume detto Mincio, che è quello che fa il lago intorno la città di Mantova. Andrea Minucci Fa' che il tuo cuore sia come un lago. Con una superficie calma e silenziosa e una profondità colma di gentilezza. Lao Tzu
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Maderno Lago di garda Il lago, rispetto al mare, trascorsi gli anni dell'adolescenza, mi ha sempre dato l'impressione di essere un posto per vecchi, dove trascorrere magari una convalescenza o preparasi per l'ultimo viaggio verso il cimitero. Carl William Brown Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate, con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti; a stento mi persuado d’avere lasciato la Tinia e le contrade di Bitinia, e di poterti guardare in tutta pace. Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni, quando la mente depone il fardello e stanchi di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare e ci stendiamo nel letto desiderato? Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione. Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone, e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo: voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete. Catullo I laghi sono le pozzanghere rimaste dopo il diluvio. Ramón Gómez de la Serna I laghi sono un compromesso tra il fiume e il mare: e io non amo i compromessi. Benito Mussolini Quant'è pacifico il fenomeno del lago! Henry David Thoreau Chiudiamo gli occhi per vedere nuotare in un lago infinite promesse Ci rinveniamo a marcare la terra con questo corpo che ora troppo ci pesa. Giuseppe Ungaretti Dentro di me è un lago, solitario, che basta a sé stesso; ma il mio torrente d'amore lo trascina giù in basso con sé? verso il mare! Friedrich Nietzsche La quiete misteriosa, ambigua, affascinante, dei laghi. Di certe persone taciturne. Di alcuni animali silenziosi. Delle piante. Francesco Burdin Il lago era immerso nel silenzio, come se avesse inghiottito tutti i rumori. La superficie sembrava uno specchio, s’increspava a ogni soffio di vento. Si sentiva soltanto, ora alto, ora basso, il canto degli uccelli. Banana Yoshimoto Le case al lago costano sempre di più, anche perché lì l'ambiente è di certo migliore che non lo schifoso e inquinato caos delle città o il misero paesaggio delle periferie. Carl William Brown
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Varenna Lago di Como Vacanze sul lago. Un po' prima che il commendatore lanci la lenza, il cameriere serve l'aperitivo ai pesci. Marcello Marchesi Ora che sono diventato vecchio mi sono reso conto di avere soltanto due certezze. La prima è che i giorni che iniziano con una remata sul lago sono decisamente migliori degli altri. La seconda è che il carattere di un uomo è il suo destino. William Hundert (Kevin Kline) Il mio fantasma riposa, non senza qualche inquietudine, nelle profondità del lago. Scivolato un tempo verso gli ignoti fondali, per dimenticare le memorie delle angoscie passate. Carl William Brown Suso in Italia bella giace un laco, a piè de l’Alpe che serra Lamagna sovra Tiralli, c’ha nome Benaco. Dante Alighieri Forse è così lo spaesamento guardare il lago dalla cima dei monti guardare tutta quell'acqua che sembra ferma in un giorno di pioggia, forte, che nasconde il cielo. Franco Bonvini La mattina, dopo avere zappato o forse dopo avere letto o scritto, di solito mi bagnavo nuovamente nel lago, nuotando attraverso una delle sue insenature, tanto per tenermi in esercizio, e così mi lavavo via la polvere del lavoro o facevo scomparire l'ultima ruga che lo studio mi aveva lasciato, e per il pomeriggio ero completamente libero. Henry David Thoreau Sul lago le vele facevano un bianco e compatto poema / ma pari più non gli era il mio respiro / e non era più un lago ma un attonito / specchio di me una lacuna del cuore. Vittorio Sereni Il matrimonio spesso può essere un lago tempestoso, ma il celibato è quasi sempre uno stagno fangoso. Thomas Love Peacock Che un Dio ci sia, quando si guarda il cielo del lago di Como, è evidente. Robin Williams I saggi, dopo che hanno ascoltato le leggi, diventano sereni, come un profondo, liscio e calmo lago. Buddha Ombre voi dalla luna intrecciate, rompenti in sospiri nel vuoto cristallo del lago montano. Georg Trakl Molte gocce fanno un secchio, molte secchi fanno uno stagno, molti stagni fanno un lago, e molti laghi fanno un oceano. Percy Ross
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Salò Lago di Garda Lancillotto del lago, il prode cavaliere senza macchia, il cui cuore batteva con ardente amore e incrollabile fedeltà per la sua dama. Alfred Tennyson Nulla di tanto bello, puro e insieme tanto ampio, come un lago, forse, giace sulla terra. Acqua-firmamento. Non gli occorrono siepi di sorta. Le nazioni vanno e vengono senza insozzarlo. È uno specchio che nessuna pietra può rompere, il cui mercurio mai si consuma, la cui doratura è sempre riparata dalla natura; nessuna tempesta, nessuna polvere può oscurarne la superficie sempre nuova, uno specchio nel quale ogni impurità che si presenti affonda, spazzata e spolverata dalla nebbiosa spazzola del cielo. Henry David Thoreau Lago di miseria e di lurido fango è il mondo. Il lago è una massa d'acqua che ristagna. non defluisce. Le acque corrotte del mondo sono superbia, lussuria, bramosia di denaro, e mai defluiscono, anzi di giorno in giorno s'accresce il loro livello. Antonio di Padova Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell’io si riflette in essa. Bsk Iyengar Piccolo lago in mezzo ai monti - il giorno le calde mucche bevono ai tuoi orli; a notte specchi le stelle - mi sento oggi in un brivido la tua chiarezza. Umberto Saba Quando scriverete la storia di due amanti felici, collocateli sulle rive del Lago di Como. Non conosco contrada più manifestamente benedetta dal cielo; non ne ho mai visto un’altra dove gli incanti di una vita d’amore sembrerebbero più naturali ed iniziatela con queste parole: “Sulle rive del lago di Como". Franz Liszt Avevano scelto il lago di Garda per passare una vecchiaia serena, poi la morte del loro unico figlio, in un incidente proprio vicino al cimitero di Desenzano, aveva trasformato questo desiderio di tranquilla agiatezza vacanziera in un perenne, tragico e angoscioso incubo lacustre. Carl William Brown Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore. Stendhal Se tutti i monti fossero libri, tutti i laghi inchiostro e tutti gli alberi penne, questo non basterebbe ancora per descrivere tutto il dolore del mondo. Jacob Böhome Sul turismo, i laghi e le vacanze, potete anche leggere: Un estate al lago Aforismi e citazioni sul mare Pensieri e riflessioni sulle vacanze Aforismi e citazioni sulle vacanze Citazioni e battute divertenti sulle vacanze Aforismi sul viaggio Riflessioni sul viaggio Italia in breve (E-book) Job tourism in Lombardy Turismo e viaggi Turismo enogastronomico Luoghi più belli del mondo The Lake District Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Saggi e aforismi Read the full article
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mypickleoperapeanut · 6 months
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"Il faro di Punta Trak"
da Favole & dintorni
Questo è il racconto in prima persona di un marinaio di terra, atipico e anticonvenzionale, che pur non navigando per mare, tocca tanti porti.
Il grande faro di Punta Trak, così alto, imponente e con in cima, proprio sotto la sua lanterna, la stretta terrazza circolare, tutta delimitata da una robusta ringhiera di ferro, è il mio riferimento giornaliero, sulla strada che mi porta al lavoro, mi capita spesso di vederlo nelle fredde e umide mattine invernali, quando ancora il buio predomina e le prime luci dell’alba stentano non poco a farsi strada, molto spesso è quasi del tutto immerso nella nebbia, talmente fitta da non lasciar scorgere niente e nessuno alla sua base, dandomi così l’impressione che quella sua luce rotante sia sospesa nel cielo.
Il faro si lascia comunque scorgere facendo capolino fra le basse nuvole cariche di pioggia, sono le sue tre larghe fasce rosse orizzontali che si alternano al bianco, proprio in alto, a renderlo visibile e inconfondibile anche senza luce.
Punta Trak è una grande area alla periferia nord est della città, il faro che ne prende il nome è nella sua parte più estrema.
Una zona con tanti vecchi edifici, grandi capannoni, magazzini di stoccaggio, motrici di treni che spingono o trainano decine di carrozze merci, container, cisterne e un’infinità di enormi camion, sempre in arrivo o in partenza per le strade d’Europa, che caricano e scaricano senza pausa, pallet e merci di ogni genere.
C’è la dogana, la stazione degli autobus, un moderno centro commerciale ed un continuo brulicare di gente che viene e che va.
Ci sono vecchie costruzioni in disuso e nuovi stabili con tanti uffici, un insieme eterogeneo in cui degrado e sofisticate tecnologie creano forti contrasti che, in disarmonica continuità tra loro contribuiscono a creare quel tipico sapore, che identifica e contraddistingue, ma soprattutto accomuna tutte le vaste zone periferiche delle città destinate a grandi movimenti di genti e di merci.
Io lavoro nella zona del faro, tutti i giorni le mie narici avvertono fortemente quel suo inconfondibile acre profumo, sul mio viso e non solo su quello sento continuamente arrivare gli spruzzi d’acqua, la mia pelle è abbronzata come quella di un marinaio, perché proprio come un vero marinaio con la mia lancia, con qualunque tempo, sono sempre in mezzo all’acqua.
Ma Punta Trak non è come Punta Penna in Abruzzo o Punta Secca in Sicilia, non è un caratteristico lembo di terra che si spinge nel nostro bel mare mediterraneo, ma una piatta area, di Olomouc città al centro d’Europa, il cui vero nome è quello di area Csad, in questa area non ci sono né scogli né mare, né tanto meno navi o rimorchiatori.
Il grande faro di Punta Trak altri non è che una enorme ciminiera che vedo dal piazzale dove vengono a farsi lavare camion, autobus e quanto altro viaggi su ruote.
Questo improbabile porto senza banchine, senza transatlantici né passeggeri transoceanici non è che il lavaggio per automezzi pesanti dove lavoro.
Il forte profumo che avverto non è certamente il meraviglioso profumo di mare, ma è quell'insieme di fatto di gas di scarico dei motori, di fumo delle motrici dei treni, di legno delle traverse dei binari intrise di catrame, di carbone e gli schizzi d’acqua che mi bagnano, non solo il viso, spesso anche tutto il resto, non sono quelli delle onde che si infrangono sugli scogli, ma il getto d’acqua riciclata e maleodorante che fuoriuscendo a forte pressione dalla mia lancia, che non è la veloce imbarcazione che fa la spola tra le navi e la banchina del porto, ma l’attrezzo che spruzza con forza l’acqua che si infrange sulle ruote o sui teloni dei grandi automezzi.
Sono gli autisti, i loro camion e le rispettive merci, gli unici a partire e tornare in questo porto senza mare.
Per noi che siamo qui, ma soprattutto per me, la stanzialità in questo luogo, con un lavoro sempre uguale fatto dagli stessi movimenti, dalle stesse operazioni che si susseguono quotidianamente con una ripetitività e una ovvietà sconcertante, è molto pesante da accettare, molto duro, faticoso e stancante da fare.
Mentre sono qui che lavo e rilavo decine di camion, autobus, cisterne, immagino che la ciminiera sia un faro ed io un viaggiatore di mare che torna da un lungo viaggio pieno di avventure ed esperienze fantastiche, come peraltro fantastica è la mia vita.
Tornare nei luoghi natii, tornare a casa, tornare dove c’è chi ti aspetta è sicuramente il desiderio più grande per un viaggiatore, ma ancor più affascinante per un esploratore di professione come me è il partire, il ripartire per un nuovo viaggio, una nuova avventura, una nuova impresa che appaghi totalmente la mia voglia di nuovo, il mio desiderio di scoprire cose sconosciute e percorrere nuove strade, fantasticare, progettare un futuro fatto di spazi dove la mia mente possa, senza limiti, liberare i suoi pensieri.
Nel frattempo resto qui nel piazzale del lavaggio, mentre le luci artificiali soppiantano lentamente la luce del giorno, io continuo a lavare tutto quello che c’è da lavare e guardo il mio faro e immagino di ripartire presto per uno dei miei viaggi che mi porterà lontano verso una nuova destinazione e mi farà vivere nuove esperienze, nuove avventure, nuove emozioni.
Il faro di Punta Trak Olomouc Česká republika 2011
Favole & dintorni
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blogdemodaamoremio · 7 months
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Water Monkey: Ridefinire la Moda Costiera con Eleganza e Qualità Ineguagliabili
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Nel vibrante mondo dell'abbigliamento da spiaggia, Water Monkey si erge come un faro di stile esclusivo, dove ogni capo non è solo un indumento, ma una dichiarazione di individualità. Oltre al tradizionale costume da bagno, Water Monkey diventa un curatore di moda, unendo design unici con una qualità senza compromessi, ponendo un nuovo standard per l'eleganza costiera.
Water Monkey: Un Telaio di Esclusività e Stile
Water Monkey non è solo una collezione di pantaloncini da mare; è una narrazione tessuta con fili di esclusività e stile. I design sono più che semplici motivi; sono una testimonianza dell'impegno del marchio nell'offrire costumi da bagno che vanno oltre il comune. Ogni pezzo è un'opera d'arte, un'espressione unica che eleva la moda in spiaggia a un nuovo livello di sofisticazione. Water Monkey diventa sinonimo di esclusività, invitando gli individui ad abbracciare uno stile di vita in riva al mare che sia raffinato e accattivante allo stesso tempo.
Creando Onde di Individualità
Water Monkey si immerge nell'arte di creare costumi da bagno che si armonizzano con l'individualità di chi li indossa. I colori vivaci e i motivi distintivi fungono da tavolozza, consentendo alle persone di dipingere la propria storia sulla spiaggia. Proprio come le onde sono uniche nella loro danza, Water Monkey comprende che l'esperienza in spiaggia di ognuno è un percorso individuale. Il marchio diventa un compagno, accentuando le curve e i contorni che rendono ogni frequentatore della spiaggia meravigliosamente unico.
Water Monkey: Dove la Qualità Incontra la Resistenza
Nel mondo di Water Monkey, la qualità non è un compromesso, ma un impegno. L'artigianato meticoloso garantisce che ogni coppia di pantaloncini da mare resisti alle fatiche della vita in spiaggia, dalle onde salate alle sabbie dorate. Gli elevati standard di produzione si manifestano nella durata e nel comfort di ogni pezzo, rendendo Water Monkey una scelta affidabile per coloro che cercano non solo stile, ma anche longevità nei loro costumi da bagno.
Confidenza Tessuta in Ogni Fibra
Water Monkey presta attenzione a ogni dettaglio, tessendo la fiducia nella stessa trama dei suoi costumi da bagno. Dalla precisione delle cuciture alla scelta dei materiali, ogni elemento è attentamente selezionato per trasmettere una sensazione di sicurezza. La fiducia, nel mondo di Water Monkey, non è un accessorio; è una parte integrante del design. Il risultato sono costumi da bagno che non solo appaiono belli, ma fanno sentire chi li indossa sicuro nella propria pelle.
Liberare la Fiducia in Riva al Mare
Water Monkey diventa un mezzo per liberare la fiducia in spiaggia, dove ogni pezzo è una celebrazione dello stile personale e della positività corporea. Trasforma le giornate in spiaggia in un'opportunità per esprimersi con fiducia, liberi da inibizioni. I design unici ed eleganti diventano una manifestazione visiva della forza e dello stile di chi li indossa, trasformando un giorno in spiaggia non solo in un'esperienza, ma in una dichiarazione.
Conclusione: Water Monkey, Elevando l'Eleganza Costiera
In conclusione, Water Monkey si presenta come un pioniere nella moda costiera, dove l'eleganza e la qualità si fondono in modo impeccabile. Trascende l'ordinario, offrendo costumi da bagno che non solo sono adornati, ma abbracciati con un senso di esclusività e fiducia. Per coloro che cercano costumi da bagno che riflettano la loro individualità e resistano alla prova del tempo, Water Monkey stabilisce un nuovo standard: uno standard in cui l'eleganza costiera viene ridefinita e ogni onda è un'opportunità per fare una elegante entrata. Immergiti nel mondo di Water Monkey e ridefinisci la tua moda costiera con un'eleganza ineguagliabile e un tocco di individualità.
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Mi sento esausta, come se la vita avesse estratto ogni briciola di energia da dentro di me. È un peso che si fa sempre più opprimente, come se fossi intrappolata in un ciclo senza fine di lotte e delusioni.
Ogni giorno sembra una battaglia, un'eterna lotta contro le avversità che si accumulano implacabilmente. Mi chiedo, a cosa serve? Perché devo continuare a combattere per cose, persone e attimi che alla fine svaniscono, come foglie portate via dal vento d'autunno?
La mia anima è impregnata di una malinconia profonda, una tristezza che si è radicata nel mio essere come una parassita insaziabile. Mi sembra di essere naufragata in un mare di disperazione, senza alcuna speranza di vedere la costa. Le delusioni si sono accumulate come pesi intorno al mio cuore, trascinandomi sempre più in profondità.
Le persone che ho amato sono sfumate via, come fantasmi nel buio della notte. Le promesse sono state spezzate, i legami sono stati tagliati, e ora mi trovo sola, circondata solo dai ricordi delle persone e degli attimi che sono svaniti nel passato.
Mi sento come un faro spento in mezzo a un oceano di oscurità. La mia vita è diventata un labirinto senza uscita, e ogni passo che faccio sembra portarmi solo più in profondità nella tristezza e nella desolazione.
È difficile trovare una ragione per continuare a lottare quando tutto sembra così futile, quando ogni gioia è fugace e ogni speranza è tradita. La mia anima è stanca, stanca di dover affrontare un mondo che sembra così disinteressato alla mia sofferenza. Sono stanca, così stanca, di questa vita che sembra non avere pietà.
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lamilanomagazine · 2 years
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Messina: torna il Festival del Cinema Italiano a Milazzo.
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Messina: torna il Festival del Cinema Italiano a Milazzo.M Dopo il successo dello scorso anno ritorna a Milazzo, in Provincia di Messina, dal 7 al 10 giugno 2023, Il Festival del Cinema Italiano, giunto alla sua quarta edizione. Ad annunciarlo è stato il Direttore generale Franco Arcoraci, il quale ha ufficializzato, inoltre, la nomina del giornalista Biagio Maimone, originario di Maratea, in Basilicata, residente ad Assago, quale Responsabile dell'Ufficio Stampa e dei rapporti con i media del Festival. Il giornalista lucano Biagio Maimone è ideatore della "Comunicazione socio-umanitaria", Direttore di Mediametanews24, primo telegiornale al Mondo in Metaverso, Vice Direttore Giornale delle Partite Iva e Direttore della Comunicazione dell'Associazione"Bambino Gesù del Cairo" Onlus, il cui Presidente è Monsignor Gaid Yoannis Lahzi, già Segretario di Sua Santità Papa Francesco. L' edizione attuale del Festival del Cinema Italiano darà ampio spazio, come la passata edizione, a tematiche di carattere altamente culturale e sociale, nonché ad altri temi rilevanti, tra i quali si annovera il tema della sostenibilità. Rilievo centrale rivestirà anche il tema dell'acqua, per i suoi risvolti inerenti la vita umana, che sarà oggetto di trattazione da parte di illustri esponenti del mondo scientifico. A partire da tale tema si aprirà un ventaglio di dibattiti sul cambiamento climatico, secondo l'agenda 2030 dell'Onu, incentrati sulla difesa della cultura della vita e della sua condivisione con popoli, territori e culture diverse. Il Festival vuole incentrare il suo fulcro sull'importanza della cultura e della bellezza intesa come fonte generatrice del bene e dell'amore universale, che il Cinema, per sua intrinseca identità, veicola rimarcandone il valore in quanto faro per eccellenza di civiltà, che reca con sé, inevitabilmente, emancipazione e sguardo consapevole verso il futuro e, nel contempo, la necessaria valorizzazione delle tradizioni e dei costumi, perché espressione della storia umana dei popoli, da tenere sempre in considerazione per gli insegnamenti che da essa scaturiscono per il bene dell'umanità. Ma vi è anche un'altra ragione per parlare di bellezza, ossia l'esigenza di veicolare un messaggio di pace in quanto l'Europa ed il mondo intero vivono conflitti che umiliano la dignità umana. Pertanto il Cinema diventa mezzo eccellente di speranza annunciando che la "bellezza", senza alcun dubbio, tornerà ad essere il volto magnifico della vita, che la forza prorompente della bellezza sconfiggerà ogni male. Presidente Onorario del Festival è l'ex Direttore di Rai Uno Fabrizio Del Noce, mentre l'organizzazione generale è affidata al Produttore toscano Matteo Cichero di Fair Play. Giusy Venuti sarà Responsabile dell'evento, Pino Ammendola Direttore Editoriale, Ignazio Senatore Direttore Artistico e a Nello Pepe sarà affidata la regia televisiva della serata finale. La scorsa edizione del Festival ha ottenuto un' importante successo mediatico grazie alla cornice della bellissima città di Milazzo, che si affaccia sul mare, e ha avuto come finalità la valorizzazione delle produzioni cinematografiche nazionali, portando in concorso film, documentari e cortometraggi. La conduzione della premiazione con le “Stelle d’argento” è stata affidata a Veronica Maya che viene riconfermata da Arcoraci anche per l'edizione 2023. Il compito di scegliere chi premiare è stato affidato alla giuria composta da: Ricky Tognazzi (Presidente di Giuria), Vincent Riotta, Giorgio Pasotti, Federico Moccia, Aurora Ruffino, Christian Marazziti, Stefania Casini, Paola Lavini, Mario Falcone, Teresa De Santis, Roberta Ammendola, Fabrizio Zappi e Marcello Foti.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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comegoccediacqua · 5 years
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"Mi fai impazzire" racchiude tutto.
Amore, passione, piacere, perversione, tutto in un'unica magnifica frase.
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occhietti · 2 years
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Ho preso un biglietto per rimanere, perchè ad andare via son tutti bravi.
È proprio quando si è nel bisogno che si capisce chi conosce l'amore incondizionato, senza altro fine che l'amore stesso.
La sfida più grande è restare. Nella paura, nel dolore. Nella malattia. Nella morte.
È fermarsi. Con la voglia di cambiare i connotati alla vita e al mondo pur sapendo che non cambierà niente di una virgola.
È rimanere. Con i piedi ben piantati a terra, con la mente lucida, con i pensieri che si accavallano. Con il tuo coraggio che fa da bussola. Con la tua presenza che mi fa navigare in un mare d'amore. Con la tua voce che mi fa da faro in mezzo alla tempesta.
Rimanere. Con questo biglietto preso insieme. Stretto forte in mano. Perchè solo ascoltando, raccontando la verità del cuore, alzando la voce delle emozioni, sappiamo cosa vuol dire piangere, ridere, vivere.
E completarsi. Combaciarsi. Tenersi E poi restare. Restare e basta. Solo restando.
- Emma Lamberti
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vefa321 · 2 years
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Il caffè... un'isola in mezzo al mare.
Stamattina sono riemersa dai sogni come una bolla d'aria risale gli abissi.
Nel profondo di un blu notte come l'oceano, ho deciso di navigare il giorno senza tracciarne la rotta.
Mi lascerò portare dal vento,
seguirò la corrente,
ascolterò le onde cantare,
il mare sussurrare,
il cielo tuonare e la pioggia abbracciare il mondo.
Oggi prendo il tempo come si prende il mare, senza pensare, senza paura, senza il senso dell'arrivare...solo andare e dritto fino all'orizzonte, oltre l'alba si va verso il tramonto, unico faro la luna, unica stella il sole.
Buona navigazione a tutti.🌊🌊🌊
✒️Vivi di particolari, raccogli i dettagli
J.D
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Guarda "CLAUDIO BAGLIONI - QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE" su YouTube.
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Quella sua maglietta fina
Tanto stretta al punto che
Mi immaginavo tutto
E quell'aria da bambina
Che non gliel'ho detto mai
Ma io ci andavo matto
E chiare sere d'estate
Il mare, i giochi, le fate
E la paura e la voglia di essere nudi
Un bacio a labbra salate
Un fuoco, quattro risate
E far l'amore giù al faro
Ti amo davvero
Ti amo lo giuro
Ti amo, ti amo davvero
E lei
Lei mi guardava con sospetto
Poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto
Ed io
Io non ho mai capito niente
Visto che oramai non me lo levo dalla mente
Che lei, lei era
Un piccolo grande amore
Solo un piccolo grande amore
Niente più di questo, niente più
Mi manca da morire
Quel suo piccolo grande amore
Adesso che saprei cosa dire
Adesso che saprei cosa fare
Adesso che
Voglio un piccolo grande amore
Quella camminata strana
Pure in mezzo a chissacché
L'avrei riconosciuta
Mi diceva "sei una frana"
Ma io questa cosa qui
Mica l'ho mai creduta
E lunghe corse affannate
Incontro a stelle cadute
E mani sempre più ansiose di cose proibite
E le canzoni stonate
Urlate al cielo, lassù
Chi arriva prima a quel muro
Non sono sicuro
Se ti amo davvero
Non sono, non sono sicuro
E lei
Tutto ad un tratto non parlava
Ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva
Ed io
Io non lo so quant'è che ho pianto
Solamente adesso me ne sto rendendo conto
Che lei, lei era
Un piccolo grande amore
Solo un piccolo grande amore
Niente più di questo, niente più
Mi manca da morire
Quel suo piccolo grande amore
Adesso che saprei cosa dire
Adesso che saprei cosa fare
Adesso che
Voglio un piccolo grande amore.
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unabashedladysalad · 2 years
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Ho preso un biglietto per rimanere, perchè ad andare via son tutti bravi.
È proprio quando si è nel bisogno che si capisce chi conosce l'amore incondizionato, senza altro fine che l'amore stesso.
La sfida più grande è restare.                                                                  Nella paura, nel dolore.                                                                            Nella malattia. Nella morte.
È fermarsi.                                                                                                                    Con la voglia di cambiare i connotati alla vita e al mondo pur sapendo che non cambierà niente di una virgola.
È rimanere.                                                                                                            Con i piedi ben piantati a terra, con la mente lucida, con i pensieri che si accavallano. Con il tuo coraggio che fa da bussola. Con la tua presenza che mi fa navigare in un mare d'amore. Con la tua voce che mi fa da faro in mezzo alla tempesta.
Rimanere.                                                                                                                      Con questo biglietto preso insieme. Stretto forte in mano. Perchè solo ascoltando, raccontando la verità del cuore, alzando la voce delle emozioni, sappiamo cosa vuol dire piangere, ridere, vivere.                
E completarsi.                                                                                                 Combaciarsi.
Tenersi                                                                                                                     E poi restare.                                                                                                         Restare e basta.                                                                                                       Solo restando.
Fonte : Emma Lamberti.
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inspiremysoulll · 2 years
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Segni sulla pelle.
Tatuaggi, succhiotti, graffi.
Segni d'appartenenza o di una notte un po' troppo folle.
Ho incontrato l'amore, forse sarà l'ultimo o il primo.
Non sarà mai tutto rosa e fiori perché siamo in questo mondo malato, sbagliato, e ci sentiamo così sbagliati.
Magari qualcuno lo è più di qualcun altro.
Magari, insieme, si può essere veri però, sinceri, pieni, e vivi.
Respirare in mezzo a questo mare in tempesta.
Non una fuga, solo un porto sicuro. Un faro dove poter fare ritorno, delle braccia pronte a stringerci, farci ridere, e consolarci a fine serata quando si vuole solo un po' piangere.
Inutile dire che sono preso. Folle, innamorato di te che stai leggendo.
Sono anche convinto di volerti avere sempre nella mia vita, sperando che tu non voglia tagliarmi fuori.
Non voglio essere come le persone che hai trovato fin'ora.
Una cosa un po' personale, scusami.
E in tutto questo dove lo mettiamo il dolore?
L'ansia?
Il suicidio?
Sapete, alzarsi in piena notte con la tachicardia, ed il fiato corto.
Essere in auto, guidare, e pensare "spero di andare fuori strada".
Il dolore dov'è?
Sta nel pensiero tipo.
Sta nel premere l'acceleratore e sperare di far una cosa sbagliata, perché così la gente si rassegna un po', un incidente, non un'azione voluta.
Perché sapete, certe azioni creano conseguenze, e determinate azioni portano sensi di colpa, distruggono cose.
Vite, famiglie, persone.
Mi manchi, in realtà, è uno sfogo caotico ma ehi, questo sono io.
Cerco di migliorare ogni giorno.
Non cambiare, ma migliorare.
Mi manchi ancora.
Mi manca sentirmi un po' al sicuro in un mondo di insicurezze per me.
La vita è lotta e non sempre è piacevole o facile.
L'amore è ancora peggio, una cazzo di guerra di logoramento.
Però, l'amore, quando baci qualcuno che ami, dio che sensazione.
E quando fai l'amore?
Quando scopate forte?
Quando ti stringe e tu senti di appartenere a qualcosa e a qualcuno di così bello.
Spero sia davvero così bello.
Per me lo è.
Ogni singolo istante.
Ricorda, ripensa. Ci si impegna in due, purtroppo.
Ti aspetterei all'uscita di ogni dottore. Di ogni posto di lavoro.
Ti aspetterei ogni sera.
Perché è così che io tengo, ed è così che io dimostro.
Purtroppo viviamo in un mondo dove le parole vanno accompagnate da azioni.
C'è chi è più bravo, chi meno.
Ed ognuno ha la sua lotta di logoramento interiore.
Col proprio fisico, con la propria sessualità, con la vita.
Alcune lotte possono essere divise, altre no.
Spero di poter dividere anche alcune lotte con te.
E di poterti dare forza in quelle in cui non posso partecipare attivamente.
Mi fa cagare il termine attivamente.
L'ho già detto che voglio la tua presenza, nella mia quotidianità?
Non lo so, ma perché sono così confuso?
Così ripetitivo.
Penso che sono stato abituato a dover parlare e urlare, invece con te dei silenzi sono così splendidi.
Eppure mi porto gli strascichi di dove ripetere e ripetere e ripetere.
Porca troia ahah.
Ma poi perché sto facendo sto post?
L'ho modificato già 4 volte.
4 volte, dopo 4 minuti.
Sono un cazzo di record vivente.
Vorrei avessi paura di perdermi.
Sinceramente, gli altri non ti parlano, ci litighi, e io che faccio così?
Boh.
Lo penso davvero che devo spari sinceramente delle volte
Chissà se l'amore può essere così forte...
Cosa vorrei?
Un bacio.
Uno di quelli lenti, che ti rimettono in sesto, ed un abbraccio, da togliere il fiato.
Com'è ironica questa cosa. Una vita senza fiato, per la paura, e l'ansia ed il panico, e vorrei un abbraccio che comunque togliesse il fiato, ma per altro.
Mi manca la te che eri con me.
Già. Anche a me
Mi manca questo, mi manca respirare, anche solo dormire.
Scusa E, perché il casino che sei.
Io ci provo a perdonarmi, ci provo davvero.
Ma come si fa quanto si è così?
Ma quel buco nero
Che parte dal petto e prende lo stomaco e arriva alla gola e ti soffoca
Non sparisce mai
È parte di me
Non lo cancello senza cancellare me
E stringe la gola
E il cuore sembra implodere
E cadi a terra piegato.
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