#LIBRO CATARSIS
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cristinabcn · 10 days ago
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Punta de Lanza: VIVIMOS, EN MODO CELULAR
Spearhead: WE LIVE, IN CELLULAR MODE Senen Gonzalez Velez. Abogado, Periodista, Escritor,Editorialista. PRENSA ESPECIALIZADA,COLUMNISTA Más en serio, que en broma. La moda hoy día, es hacer reuniones de amigos, de negocios y de acercamientos románticos, mediante la vía virtual, en que, los muñequitos y las figuras, hablan por nuestros corazones. Es una flojera graciosa, que la estimamos como…
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white-fang-22 · 8 months ago
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"El problema del exceso de empatía es que, mientras nosotros podemos entender las luchas ajenas, los demás son incapaces de entender las nuestras. Y entonces uno es la hoguera donde nadie más coloca leña pero se acercan a calentar las manos."
-------- Ann Everestt
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Hay muchas cosas que me gustaría decirte pero que tal vez es preferible callar.
Últimamente me has hecho mucha falta. Supongo que es cierto eso de "uno no sabe lo que tiene hasta que lo pierde" y aunque fui yo quien te dejó ir, no voy a negarte que me está matando por dentro.
Cada vez que estoy pasando un buen momento, desearía estar ahí con vos a mi lado. Me sorprendo a mí misma pensando en nosotros, los momentos hermosos que tuvimos se me hacen presentes. Empiezo a olvidarme de todo el daño y comienzo a pensar en cómo carajos permitimos que todo se fuera a la basura.
Extraño mucho tus abrazos en la madrugada y nuestras charlas con música de fondo, extraño mucho tus besos y nuestras sesiones fotográficas haciendo caras raras, recuerdo a esa chica desconocida que nos miró y nos dijo "Si un día, me encuentro con alguno de ustedes dos y me cuentan que se separaron, en ese momento dejaré de creer en el amor porque ustedes, chicos...parecen la pareja perfecta, son tan tiernos juntos, la forma en que se miran, se aman con la mirada, no se separen nunca, por favor." Pero simplemente parecíamos...no lo éramos.
No quiero hablar de los malos momentos, últimamente en lo que menos pienso es en eso.
Quisiera poder correr a abrazarte y decirte que todo va a estar bien, que aún sigo al pie del cañón como desde el primer día, que aún te espero, que aún te sostengo, que todavía somos nosotros contra el mundo, que somos solo nosotros dos, juntos, siempre, como solíamos decir en nuestros momentos difíciles. Pero, la realidad es otra. La realidad es que nos hacíamos mucho daño y sólo nos ayudamos a destruirnos.
Aún así, no voy a negartelo, sigo pensándote, sigo teniendo esperanzas, sigo amándote y sigo deseando que algún día haya un "NOSOTROS".
Todavía sigo siendo tuya aunque esté en brazos de alguien más. Porque es lo que todo el mundo quiere, porque es lo que debo hacer, pero mi corazón y mis pensamientos siguen siendo tuyos. Siempre van a serlo.
Espero en unos años encontrarte y saber que fuiste feliz. Espero que puedas arrancarme de tu pecho (como yo no puedo hacerlo), espero que en algún momento sólo nos recordemos como una bonita historia de amor que tuvo un trágico final. Realmente espero que seas feliz. Y probablemente me duela terriblemente pero, espero que en algún lugar encuentres a alguien que te valore y te ame tanto como yo.
Siempre voy a amarte, siempre vas a ser el protagonista de los libros que adoro leer y que tantas veces leí para vos. Espero, de alguna forma, seguir siendo tu musa, aunque no se lo digas a nadie, aunque sea nuestro secreto.
Siempre vas a estar en mi corazón...
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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Il Fascino della Paura: Dalla Magia di Halloween alla Passione per i Libri Noir
Un viaggio tra brividi e misteri attraverso storie che ci fanno rabbrividire e riflettere
Un viaggio tra brividi e misteri attraverso storie che ci fanno rabbrividire e riflettere La notte di Halloween, la più spaventosa dell���anno, è alle porte e, con essa, il fascino per tutto ciò che incute timore e allo stesso tempo attrae irresistibilmente. Halloween, infatti, non è solo zucche intagliate e travestimenti spettrali: è una celebrazione delle paure ancestrali, dal buio alle creature…
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anadelacalle · 5 months ago
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La escritura como transgresión.
Cuando nos proponemos escribir un libro sentimos una convulsión que no es más que el síntoma de ciertos caos interno. Poseemos ideas deshiladas, nihilistas -en el sentido etimol��gico del término- que debemos esforzarnos por ordenar de manera que sean comprensibles o, por el contrario, en lugar de un libro, nos veríamos exigidos a escribir una obra ingente para que de su lectura pudiese enhebrase…
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Invece di seguire il programma di austerità del suo predecessore Hoover, il presidente del New Deal, come ha notato Barbara Spinelli su «la Repubblica», «aumentò ancor più le spese federali. Investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà». Purtroppo, aggiunge la Spinelli, «non c’è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l’Italia, e l’Europa». Già: addirittura una «catarsi». Ma è proprio quello che ci vorrebbe. Roosevelt, infatti, non mise solo i disoccupati a scavare buche e a riempirle, come tanto spesso si dice. Tre dei più importanti progetti della Works Progress Administration, i più singolari, innovativi e duraturi, furono quelli compresi nel cosiddetto Progetto Federale numero 1, altrimenti noto come Federal One, che sponsorizzò per la prima volta piani di lavoro per insegnanti, scrittori, artisti, musicisti e attori disoccupati. Il Federal Writers’ Project, il Federal Theatre Project e il Federal Art Project misero al lavoro per qualche anno più di ventimila knowledge workers (come li chiameremmo oggi), tra i quali c’erano Richard Wright, Ralph Ellison, Nelson Algren, Frank Yerby, Saul Bellow, John A. Lomax, Arthur Miller, Orson Welles, Sinclair Lewis, Clifford Odets, Lillian Hellman, Lee Strasberg (il fondatore del mitico Actors Studio) ed Elia Kazan. Non si trattò di elemosina: checché. Oltre a produrre opere d’arte (migliaia di manifesti, disegni, murales, sculture, pitture, incisioni...), gli artisti plastici e figurativi vennero impiegati nella formazione artistica e nella catalogazione dei beni culturali, e crearono e resero vivi anche un centinaio di community art centres e di gallerie in luoghi e regioni in cui l’arte era completamente sconosciuta. In tre anni, nella sola New York, più di dodici milioni (12.000.000!) di persone assistettero agli spettacoli teatrali incentivati dal Federal Theatre Project. Quanto al Writers’ Project, che costò ventisette milioni di dollari in quattro anni, produsse centinaia di libri e opuscoli, registrò storie di vita di migliaia di persone che non avevano voce e le classificò in raccolte etnografiche regionali, ma soprattutto, con le American Guide Series, contribuì a ridare forma all’identità nazionale degli Stati Uniti, che la Grande Depressione aveva profondamente minato, fondandola su ideali più inclusivi, democratici ed egualitari. E scusate se è poco. Tuttavia anche lì, e anche allora, non mancavano i sostenitori dell’idea che la cultura è un lusso e, soprattutto, un lusso di sinistra. Dal maggio del 1938, sotto la guida di due «illuminati statisti» come Martin Dies e J. Parnell Thomas, la Commissione della Camera contro le attività antiamericane non smise di accusare i tre progetti di essere al soldo di Mosca e non si arrese fino a quando non furono fermati. Poi, venne la guerra e molti sogni si infransero. Ma intanto, con quel solido lavoro culturale alle spalle, le fondamenta di una nuova consapevolezza di sé e di una nuova idea di futuro erano comunque gettate. E da lì, dall’idea di fondo della necessità dell’intervento statale per vivificare la cultura e modificare così la specializzazione produttiva di un Paese, partirà, già durante la guerra, un altro liberale illuminato, Vannevar Bush, consigliere di Roosevelt, per elaborare il famoso rapporto Science: the Endless Frontier, che rappresenta un po’ il manifesto della politica culturale e scientifica – e a ben vedere anche economica – che avrebbero seguito gli Stati Uniti nei successivi decenni fino a Barack Obama. “
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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lunamagicablu · 2 years ago
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Il respiro entra in te: lascia che il tuo essere sia uno specchio del respiro che entra. Il respiro esce: lascia che il tuo essere sia uno specchio del respiro che esce e sentirai discendere su di te un silenzio straordinario. Seguire il respiro che entra ed esce, entra ed esce, è il mantra più profondo che sia mai stato inventato.
Tu respiri qui e ora. Non puoi respirare nel domani e non puoi respirare nel passato. Devi respirare in questo momento, anche se nel frattempo sei in grado di pensare al domani e riesci a pensare al passato. Cosi il corpo rimane nel presente e la mente continua a saltare tra il passato e il futuro: esiste una dissociazione tra il corpo e la mente.
Il corpo risiede nel presente e la mente non è mai nel presente: non si incontrano mai. Non si incrociano mai! Ed è a causa di questa dissociazione che sorgono ansia, tensione e angoscia. Sei teso: questa tensione è ansia. La mente deve essere portata al presente, perché non esiste un altro tempo.
Innanzitutto devi danzare, perché nella danza le tue corazze scompaiono. Innanzitutto devi urlare di gioia e cantare, cosi la tua vita acquista energia. Innanzitutto ti devi abbandonare alla catarsi, cosi tutto ciò che hai represso viene buttato fuori, il corpo viene purificato da veleni e tossine e anche la tua psiche viene purificata da traumi repressi e da ferite.
Una volta che questo sia accaduto e hai riacquistato la capacità di ridere e sei in grado di amare, allora è il momento del Vipassana.
Osho: Il libro arancione.
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The breath enters you: let your being be a mirror of the breath that enters. The breath goes out: let your being be a mirror of the breath that goes out and you will feel an extraordinary silence descend upon you. Following the breath that goes in and out, in and out, is the most profound mantra ever invented.
You breathe here and now. You can't breathe into tomorrow and you can't breathe into the past. You have to breathe in the moment, even if in the meantime you are able to think about tomorrow and can think about the past. So the body remains in the present and the mind keeps jumping between the past and the future: there is a dissociation between the body and the mind.
The body resides in the present and the mind is never in the present: they never meet. They never cross! And it is because of this dissociation that anxiety, tension and anguish arise. You are tense: this tension is anxiety. The mind must be brought to the present, because there is no other time.
First you must dance, for in dance your armor disappears. First you have to shout for joy and sing, so your life gains energy. First you must surrender to catharsis, so that all that you have repressed is thrown out, the body is cleansed of poisons and toxins and also your psyche is cleansed of repressed traumas and wounds.
Once this has happened and you have regained the ability to laugh and are able to love, then it is time for Vipassana.
Osho: The Orange Book. 
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knario47 · 1 year ago
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LOS CRIMINALES, ASESINOS, TERRORISTA Y GENOCIDAS ESPAÑOLES ADULTERANDO LA HISTORIA DE LOS ABORIGENES CANARII
EDRA - Origen
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LA EMBARBASCADA O ���DEPRAVADA” FIESTA DEL CHARCO EN 1766
No existen referencias escritas sobre el momento histórico en que la embarbascada quedó vinculada como acto a la Fiesta de San Nicolás, aunque si tenemos constancia de los encuentros sociales con motivos de baños y pesca colectiva en el litoral por parte de la sociedad indígena.
El primer documento escrito de la Fiesta del Charco o Embarbascada es un mandato obispal de 1766, que determina con precisión que ésta ya estaba insertada dentro de las Fiestas Patronales de San Nicolás de Tolentino.
Cabe plantearse si en los siglos anteriores, cuando aún la ermita de San Nicolás se hallaba en la playa, comenzaría a originarse tal embarbascada colectiva. Cuando ésta se trasladó al fondo del valle, en la jornada siguiente a la de San Nicolás, los pocos vecinos del valle, bajarían a la playa y, en el Charco, pescarían colectivamente para el sustento, lo que con el tiempo se consolidaría como fiesta popular.
Cuando, en 1779, el historiador Viera y Clavijo contaba que la embarbasca o embarbascada era una pesca divertida, ya hacía tiempo que en La Aldea de San Nicolás tal costumbre se había transformado en una verdadera fiesta, dentro de las patronales en honor al santo italiano traído los mallorquines en su misión de evangelizar a los canarios a mediados del siglo XIV.
La celebración ya era muy popular, singular; de manifiesta alegría, liberación y catarsis de la colectividad aldeana, que aprovechaba el día siguiente a San Nicolás de Tolentino, 11 de septiembre, para bajar a la playa y disfrutar del fin de la fiesta principal del pueblo. Pero la diversión llegó a preocupar a una Iglesia que mantenía vivos los esquemas del Concilio de Trento. En 1766, el obispo Delgado y Venegas, tras su visita al pueblo, debió de quedar perplejo con las informaciones recibidas sobre el desarrollo de la misma, por lo que intentó "poner orden" amenazando con penas que llegaban hasta la propia excomunión, gracias a lo cual hoy tenemos la primera, interesante y curiosa referencia histórica de La Fiesta del Charco o Embarbasca.
En esta providencia obispal de Delgado Venegas se dan órdenes, en 1766, al cura sobre otros aspectos de las relaciones sociales de entonces como fiestas, bailes, veladas de paridas, curanderismo, brujería, etc.
«(...) Que no permita se introduzcan en el pueblo curanderos ni curanderas ignorantes que causen daño a los enfermos con sus extravagantes y ridículas medicinas (...) cuidando mucho de no permitir en la feligresía persona alguna de las que llaman brujos o brujas afetando ellas esta profesion pa meter miedo y sacar dineros (...). Que cele no haia concurrencias de hombres y mujeres de donde se origine la relajacion de costumbres y ruina espiritual de los fieles especialmente con el motivo de ir a velas de paridas y de enfermos convirtiendo una obra de misericordia en un desorden mui perjudicial a sus Almas (…) tenga cuidado en que las visperas y dias del Sor Sn Nicolás, despues de la oración no antes si se considera perjudicial no haia vailes ni se queden en corrillos hombres y mujeres (…)».
[La Aldea, 1766. Archivo parroquial de San Nicolás de Tolentino, Libro I de Fábrica].
EL MANDATO OBISPAL DE 1766
«(...) Que hallandose S Ilª informado del desorden que siempre ha avido en este Lugar cuando embarbasca el charco, que esta donde disen la mar siega, entrandose en el y mesclandose hombres y mujeres casi desnudos, olvidando con las obligasiones de christiano, aquel pudor y verguenza, natural â todo racional, pecando mortalmente en tan depravada diverción, no solo todos los que entran en el charco, sino tambien aquellos que conosiendose fragiles y en peligro proximo de caer en alguna tentacion se hallan presentes; por lo que siendo presiso dar una providencia que corte ese abuso tan perjudicial alas buenas costumbres manda su SSIlª pena de excomunion maior ipso facto incurrencia de quatro ducados de multa que se le sacaran aplicados desde luego a la Fabrica de esta Iglª, y de quinse dias de Carzel que ninguna muier se entre en el charco quando se embarbasca ni en otra ocasion juntamente con los hombres, y â estos debajo de las mismas penas no lo hagan delante de mujeres desnudandose enteramente y para esta excusion (...) al P. Capellan que es o fuere de esta Ayuda de Parroqª (...) pondrá en tablilla en la Iglª a los que se hallaren incursos en dichas penas exigiendoles la referida multas y haziendoles poner en la Carzel para lo que impartira el Auxilio el Jues Rl. y asimismo se le encarga al Pª Capelln tenga gran cuidado en que en las visperas y dias del Sor Sn Nicolas despues de la oracion (ni antes si conosiera ser perjudiciales) no haia vailes ni se queden mesclados en corrillos hombres y mujeres para lo que se valdra del Alcalde instandole en estas ocasiones y en todos los tiempos ponga maior cuidado y desvelo en quitar toda ocasion de pecar (...)».
[Archivo de la parroquia de San Nicolás de Tolentino. Libro I de Fábrica, fols. 19-20]
📖 El Charco. Fiesta, paisaje y patrimonio. Francisco Suárez Moreno, Cronista Oficial del municipio de La Aldea de San Nicolás.
📷 Primera foto panorámica de la fiesta del Charco hacia 1900. Fotografía del álbum familiar de los Pérez Galdós (FEDAC).
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kpwx · 1 year ago
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«Catarsis. Sobre el poder curativo de la naturaleza y del arte», de Andrzej Szczeklik
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Pues no, este otro libro de Andrzej Szczeklik tampoco se centra particularmente en la medicina. Es más, diría que Catarsis y Core son tan parecidos en los temas (hay varios pasajes casi idénticos en ambos) y en la manera en que están escritos que podrían ir perfectamente juntos en un solo volumen. No me queda, por tanto, más que repetir lo ya dicho sobre la otra obra: es entretenida, interesante y muy fácil de leer. Como este libro es bastante más breve que el otro, puede leerse primero para ver si los temas y la escritura del autor resultan interesantes.
La cita correspondiente:
En el curso de una enfermedad aguda se produce una crisis. Entre síntomas turbulentos, se descargan los elementos dañinos y el cuerpo se purifica. Esto va acompañado de una perturbación emocional. Despunta el presentimiento de que la enfermedad está en las postrimerías, y luego llega la seguridad de que ya no volverá. De pronto, «el mundo brilla con una luz diferente [la misma “hermosa luz de la salud, tan libre y llena” de la que habla Montaigne]». Las cosas esperan a que las toquemos, a que las tomemos en la mano, el mundo existe para que lo llenemos con nuestro yo. Como en un instante de iluminación, «allí donde veíamos muchos papeles por interpretar y muchos objetivos, se nos revela el verdadero sentido de la vida». Para alguien que haya oído a los enfermos hablar de esta experiencia, la katharsis se vuelve algo incuestionable. Se disipan todas las dudas que nuestro pensamiento ha creado en torno a ella durante siglos, y se nos aparece segura, clara y nítida como en ese instante único en que ofrece la visión de una vida nueva a los que la experimentan al salir de una enfermedad.
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thegianpieromennitipolis · 2 years ago
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti 
LA TRANSIZIONE
Tra le molte espressioni d'arte, l'ostentazione della ricchezza come del potere e del prestigio, ha costituito un modello diffuso, una forma di rappresentazione tesa a introdurre e accomunare la figura del committente alle immagini eroiche - nell'antichità un riferimento lo si trova nel cosiddetto "Principe delle Terme" - ovvero a quelle sacre. Vezzo, debolezza o necessità che sia, intorno a questo paradigma si è sviluppato il racconto storico. L'arte appare nella sua essenza di "sintesi testuale" capace di racchiudere un concetto complesso, articolato, a volte ponderoso. Così accade anche tra la fine del '400 e i primi del '500.Anni di crisi e di fratture irrimediabili. Tra un passato ingombrante e un presente confuso. Sono periodi di ripensamento, inevitabile, sul significato della relazione tra la natura umana e quella divina. È l'età di una progressiva affermazione della scienza e dell'insinuarsi in essa della tecnica come massima affermazione razionale, applicabile a ogni campo, anche a quello del commercio e della finanza. Il riflesso nell'arte è immediato.  Lo avverte prima, come le è consueto. Nell'Europa del Nord, là dove l'etica è nata avendo come unico retroterra la cristianità e non il mondo classico, il passaggio è travolgente: esonda dagli argini del sacro fino a condurre in primo piano le figure della borghesia mercantile e finanziaria, lasciando al margine, relegato in secondo piano il testo religioso tra le mani di una donna che volge lo sguardo alla sostanza materiale, consapevole quanto il marito dell'importanza primaria del denaro, del calcolo, dell'amministrare ripetitivo e metodico, fonte di sicurezza, fonte di benessere, fonte di primato sociale. Soprattutto, chiara visione di una rotta nella bruma della transizione. Il gesto, ripetitivo e consolante come una preghiera, è l'epigono di una catarsi nella quale l'afflato religioso è ricondotto a "ex voto". Il segno dell'etica protestante appare "in nuce", sottotraccia. E il testo pittorico ne assume la veste di testimone, inconfutabile.  Per i contemporanei, quell'immagine non è scandalo. È già mondo. Fino a noi.
- Quentin Metsys (1466 - 1530): "Il cambiavalute e sua moglie", 1514, Louvre, Parigi
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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agendaculturaldelima · 2 months ago
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 #Poesia #AmigosInolvidables
📝 YO POR SER YO
“Debo disfrazar mis versos Ocultar mi nombre bajo los seudónimos, maquillando las letras, como se maquilla a la poesía para volverla buena. Debo ocultar lo que siento Y no por cobarde, sino por precaución a las consecuencias Ya que yo, por ser yo, por tener senos que solo deben servir para dar de lactar, y no paramostrarlos, debo quedarme callada. Yo por ser yo, debo aguantar, porque para eso sirvo, para que me golpeen y no poder responder, comerme los gritos que recorren mi piel, ya que eso significa ser una dama integra. Ser mujer es ser la mártir, la pobrecita, la que sí quiere decir algo, hay que cerrarle la boca por entrometida, pues defenderse no está en el vocabulario ni en la descripción de una verdadera mujer. Y yo por ser yo, debo guardar lo que siento, aún así el odio me carcoma, no puedo quejarme, no puedo alzar mi voz, debo silenciarme, o de lo contrario alguien lo hará. Quieren que les tema, que acumule todo en una cápsula donde nadie pueda enterarse de la verdad, y ni que se me ocurra hablar de lo que me aflige porque todos me miraran mal. Hablaran mal de mi, y dirán que no me comporto como una dama, que yo por ser yo no debí decir nada, y si saco los trapos sucios, o si vuelvo en arte mi dolor, es inaceptable, intolerable, es despecho y poco ético. Pero todo esto tiene consecuencias por eso bajo la amenaza de quien quiere volverme muda decido escribir y recitar, seguir compartiendo versos de una vida real. No soy cobarde, no soy la pobrecita ni la mártir, no quiero maquillar mis letras, ni escribir bajo seudónimos, quiero liberarme, y uso el arte para soltar lo que yo por ser yo, debí soportar a solas como la v��ctima del victimario. Pero basta, víctima no seré más, aún así quieran quitarme la lengua y mis dedos para no emitir palabras, aunque minimicen mi labor, y tiren al suelo mi educación, mi moral, mis ideales, seguiré de pie. La venda la he soltado, y el temor mucho más, ya no me asustas, y yo siendo mujer, usando los pantalones que se te cayeron, y mostrando los senos que me dieron, me defiendo, me respeto, grito, hablo, me destapo pues yo por ser yo merezco no sentir miedo, ser libre, sin prejuicios, sin que me intimiden, sin que me callen, sin que me digan que por ser mujer, yo no puedo. Porque puedo, puedo esto y mucho más.”
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📖 "CATARSIS" 📜✒
🗯El libro es una compilación de la poesía escrita entre los años 2017 a 2022, que aborda la temática de la familia, la búsqueda del “yo poético”, de la introspección y el autoconocimiento. Se encuentra segmentado por años, donde se puede percibir la evolución y maduración de su poesía.
✍️ Autora: Natalia Sofia Gómez Velásquez
👥 Comentarios: Paolo Astorga y Eduardo Chocano
🗣Recital de Poesía: Shanire Ramos, Linda Javier y Anghely Suárez
📕 Producción: Proyecto Cultural Cataris y Proyecto Cultural Leer es Vivir
▶️ Video Promocional: https://youtu.be/o9HMYChCMu0
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📌 PRESENTACIÓN DEL POEMARIO:
📆 Sábado 14 de Setiembre
🕐 1:30pm.
🏫 Cámara Popular de Libreros (jr. Amazonas 401 - Centro de Lima)
🚶‍♀️🚶‍♂️ Ingreso libre.
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 📘 El dato. El costo del libro es de S/.20
👉 Si desean adquirir un ejemplar comunicarse al:  
📱 990 710 613
📧 Correo: [email protected]
📷 DM: @natalia.sofia97
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dsnnyalv · 6 months ago
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SORPRESA🤍 Insomnio: Catarsis la parte final de este libro catártico es tuyo ahora; cuando todo terminó. Escribí tantas historias en las noches en que mi corazón y bolígrafo eran lo único que tenía para aferrarme.
“Gracias por nada. Atentamente FUCK OFF”
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vanlydmarso · 1 month ago
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Cosas de escritores
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Ahora acabo de terminar el penúltimo capitulo de mi obra... puse unas torturas bien heavys, me pregunto si esto sube demás la clasificación de la obra... 😅
Estoy considerando si es demasiado, pero lo veo y digo... es lo que pensé que pasaría desde el principio, después de todo... encaja, es como debe ser... ¿entonces porqué me siento culpable? 😅
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laestoica · 8 months ago
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Por ahí en TikTok o en IG, había visto la recomendación de un libro que se llamaba Ikigai, luego mi psiquiatra me preguntó si ya lo había leído, supuse que la vida quería decirme algo, pero mi doctora me recomendó la editorial de su amiga y me mandó el link, no estaba caro así que sin pensarlo mucho lo compré.
Se trataba de dos libros distintos, el que yo había visto era sobre desarrollo personal y el que compré es una novelita argentina ilustrada, de fácil lectura, con una historia muy sencilla, de esas que duelen bonito y los capítulos llevan por título películas de Studio Ghibli. La lectura perfecta para un lunes feriado.
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¿Por qué sigo sin escribir en forma? Llegó el recordatorio, la catarsis que necesitaba para retomar el rumbo.
Busqué en Goodreads el otro Ikigai y por lo visto es de esos libros con un gran título y un pobre contenido. Un error afortunado, de los que mi vida está plagada.
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demians-world · 9 months ago
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¡Libro sáfico nuevo!
Tal vez no llegue a mucha gente, ahora que hace años que dejé la escritura del mundo fanfic, especialmente nuestras queridas Clexa debido a la enorme carga de los estudios universitarios. Tras varios años y superando diversos problemas de salud y laborales, volví al mundo de la escritura que tanto me había aportado. Poco a poco, con mucho esfuerzo y valentía, fui dándole vida a una historia que me ha servido como catarsis para mí misma. Una historia de miedos y superación, donde la literatura y las bellas artes campan a sus anchas en medio de una historia de amor que superará todas las barreras que el mundo decida interponer. Espero que lo disfrutéis (y lo sufráis) tanto como yo a la hora de escribirlo. Aquí os dejo el link: https://www.editoriallacalle.com/libros/por-amor-al-arte/
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bibliotecasanvalentino · 1 year ago
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: NN Editore
Buona lettura a tutti!
ℚ𝕌𝔸𝕃ℂ𝕆𝕊𝔸 ℕ𝔼𝕃𝕃𝔸 ℕ𝔼𝔹𝔹𝕀𝔸 – ℝ𝕠𝕓𝕖𝕣𝕥𝕠 ℂ𝕒𝕞𝕦𝕣𝕣𝕚
«Ho scritto un libro che parlava di come ci si possa sentire in gabbia di fronte all'infinito, ora, nei racconti che ho iniziato, sento che c’è qualcosa di diverso, qualcosa che non capisco. Voglio scoprire dove mi sta portando, ascoltare ciò che mi sta chiamando.»
Può il confine tra finzione e realtà diventare sempre più labile tanto da consentire ad uno scrittore di incontrare e guardare negli occhi i propri personaggi? Questo è ciò che accade in “Qualcosa nella nebbia”, di Roberto Camurri, un romanzo in cui l’autore prova a descrivere il malessere esistenziale che può sottendere al processo creativo.
Il lettore si trova di fronte ad un vero e proprio metaromanzo, poiché il protagonista è lo scrittore Roberto alle prese con la stesura della sua nuova opera, una raccolta di racconti incentrati sulle vicende di Andrea detto Jack, Alice e Giuseppe che vivono nel comune di Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia.
Andrea è un giovane uomo consumato dalla vita; da bambino è stato vittima di bullismo e, una volta cresciuto, ha sviluppato una dipendenza da alcol e droghe. Un evento del passato lo ha segnato inesorabilmente: l’arrivo di una strana famiglia nella casa accanto alla propria, che sarà vittima di un’immane tragedia. Andrea ha un’unica amica alla quale è molto legato, Alice.
Alice è la sola ad andare via da Fabbrico per inseguire sogni di fama e fortuna. È diventata una star televisiva da reality show, ma non può fare a meno di tornare al paese d’origine. È anche il personaggio più complesso e sfaccettato: vuole rinnegare le proprie radici, ma non riesce a stare lontana da Fabbrico per troppo tempo. Cerca l’amore, ma si butta via lasciandosi coinvolgere in storie con uomini sbagliati che la umiliano e la maltrattano.
Giuseppe è un tipo piuttosto introverso. È il grande amore di Alice, ma il loro è un rapporto fatto di assenza e grandi silenzi. Il legame col padre alcolizzato è stato fonte di grande sofferenza e lo ha portato a chiudersi in se stesso a tal punto da diventare estraneo a ciò che lo circonda.
Lo scrittore Roberto, che tira le fila delle varie vicende, è un uomo profondamente irrisolto e insoddisfatto e questo lo spinge a provare molta rabbia nei confronti della moglie, donna solida, accogliente e pragmatica, e della figlioletta. Attraverso la scrittura Roberto attiva un processo di catarsi che gli consentirà non solo di annullare la distanza tra sé e i personaggi da lui creati, ma anche di ricordare un evento tragico del suo passato nascosto nei recessi più profondi della memoria.
La Fabbrico descritta da Camurri non è reale, piuttosto è cupa, fosca, sotterranea poiché riproduce i moti dell’anima dello scrittore e dei suoi personaggi. È il luogo in cui si creano rapporti, si stringono amicizie, ma anche quello dove avvengono fatti di sangue e in questo romanzo, di violenza sia fisica che psicologica, ce n’è davvero tanta. La scrittura è estremamente intima e scava nell'anima dei protagonisti mettendone a nudo gli stati d’animo, i sentimenti e le debolezze.
Leggendo questo libro è impossibile non provare un profondo senso di malessere e di straniamento, simile a quello derivante dalla visione di un film di David Lynch. Allo stesso tempo, non si può non restarne invischiati: il senso di fascinazione che le vicende e i personaggi esercitano sul lettore non lasciano scampo.
Infine c’è la nebbia che nasconde luoghi, oggetti, persone e quel qualcosa di cui tutti noi, in fin dei conti, siamo alla ricerca.
COSA MI È PIACIUTO
Ho amato molto l’elemento metanarrativo del romanzo e il modo in cui il protagonista cerca di entrare nel libro che sta scrivendo. Inoltre ho apprezzato il colpo di scena finale.
COSA NON MI È PIACIUTO
L’estrema violenza e la volgarità del linguaggio in alcune delle situazioni narrate.
L’AUTORE
Roberto Camurri è nato nel 1982, undici giorni dopo la finale dei Mondiali a Madrid. Vive a Parma ma è di Fabbrico, un paese triste e magnifico che esiste davvero. È sposato con Francesca e hanno una figlia. Lavora con i matti e crede ci sia un motivo, ma non vuole sapere quale. Il suo libro d’esordio, “A misura d’uomo” (NNE 2018), ha vinto il Premio Pop e il Premio Procida ed è stato tradotto in Olanda, Spagna e Catalogna. Il suo secondo romanzo, “Il nome della madre”, è stato tradotto in Olanda e Germania. “Qualcosa nella nebbia” è il suo terzo romanzo.
LA CASA EDITRICE
NN Editore ha avuto inizio il 19 marzo 2015, quando sono usciti in libreria “Benedizione” di Kent Haruf e “Sembrava una felicità” di Jenny Offill. Fin dal nome - NN sta per nomen nescio, nome sconosciuto, come nella carta d’identità degli "orfani" di padre – la casa editrice ha voluto dare risalto al tema della ricerca d’identità nel mondo contemporaneo, insieme alla qualità della scrittura e all'empatia suscitata nei lettori dalla voce degli scrittori al di là dei generi e della nazionalità degli autori. Il catalogo di NN non ha collane, ma si sviluppa in Stagioni, Trilogie e Serie. Ogni stagione illumina un tema specifico legato alla ricerca d’identità, come il peso di ruoli e relazioni, l’eredità del passato, gli alleati e i nemici nella ricerca del proprio posto nel mondo. In questo modo, i libri sono legati tra loro da invisibili fili rossi, a costituire nel loro insieme un ideale percorso di lettura.
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