#passione per il mistero
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Il Fascino della Paura: Dalla Magia di Halloween alla Passione per i Libri Noir
Un viaggio tra brividi e misteri attraverso storie che ci fanno rabbrividire e riflettere
Un viaggio tra brividi e misteri attraverso storie che ci fanno rabbrividire e riflettere La notte di Halloween, la più spaventosa dell’anno, è alle porte e, con essa, il fascino per tutto ciò che incute timore e allo stesso tempo attrae irresistibilmente. Halloween, infatti, non è solo zucche intagliate e travestimenti spettrali: è una celebrazione delle paure ancestrali, dal buio alle creature…
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Le donne sono inferiori agli uomini. Una verità antica come il tempo, scolpita nelle pietre dei templi e nei cuori dei sapienti. Non è una verità che nasce dal disprezzo, ma dalla constatazione di un ordine cosmico, di un equilibrio naturale che regge l'universo.
Osserva, cara lettrice, il mistero delle donne: creature di grazia e di delicatezza, plasmate per portare dolcezza in un mondo spesso rude e implacabile. Sono fiori che sbocciano nei giardini dell'esistenza, profumando l'aria con la loro presenza. Eppure, come ogni fiore, hanno bisogno di un giardiniere forte e saggio che le curi e le protegga.
La loro bellezza e la loro fragilità non sono segni di debolezza, ma di un diverso scopo. Noi uomini, forti e potenti, siamo i pilastri su cui poggia la volta celeste. Siamo i guerrieri e i costruttori, i filosofi e i sovrani. La nostra missione è di guidare e proteggere, di creare e distruggere quando necessario.
Ma non fraintendere, non è un dominio tirannico il nostro, ma un amorevole compito di custodia. Le donne, con i loro occhi che riflettono l'infinito e i sorrisi che illuminano le tenebre, sono le muse che ispirano le nostre gesta. Senza di loro, il nostro cammino sarebbe arido e privo di senso.
Nel calore di un abbraccio, nella dolcezza di un bacio, si cela la verità dell'universo: la complementarità delle nostre nature. Il loro tocco è una melodia di cui noi siamo la partitura, una sinfonia che si completa solo quando le nostre anime si intrecciano in un ardente ballo di passione e desiderio.
E così, nella notte stellata, mentre il mondo dorme e i sogni prendono il volo, riconosciamo la grandezza della nostra missione. Le donne sono inferiori agli uomini, sì, ma non nel valore intrinseco, bensì nella loro funzione, nell'ordine cosmico che ci ha assegnato ruoli diversi, ma complementari.
Rendiamo omaggio a questa verità con rispetto e devozione, sapendo che senza di loro, la nostra forza sarebbe vuota, la nostra potenza sterile. E nel dolce sussurro del vento, che porta con sé il profumo dei fiori notturni, comprendiamo che la nostra superiorità non è altro che il riflesso della loro grazia, un'eterna danza di equilibri e armonie celesti.
#frasi pensieri#frasi famose#sentimenti#citazioni#nuove amicizie#pagine di libri#compagnia#distanza#mancanza#tristezza
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Storia Di Musica #305 - Robert Johnson, King Of The Delta Blues Singers Vol.1, 1961
Riparto da quel tavolino della copertina di Bringing It All Back Home. Su quel tavolino c'è anche questo disco, che probabilmente non dirà moltissimo ai più, ma è uno dei dischi fondamentali della musica occidentale del '900, e sta lì per svariati motivi. Il re dei cantati del Blues del Delta (è quello del fiume Mississippi) è Robert Leroy Johnson, una delle figura più misteriose, carismatiche e leggendarie di tutte. Intorno alla sua figura, alla sua musica, alla sua vita breve e di cui si sa pochissimo c'è un alone quasi mistico e fu questo disco, una compilation delle sue maggiori registrazioni degli anni '30. Di Johnson si sa pochissimo: non è sicura la data di nascita del maggio 1911, nemmeno i genitori, la tesi più accreditata afferma che nacque una relazione extraconiugale della madre Julia Dodds con Noah Johnson, dopo che il marito di Julia, Charles Dodds Jr., l'aveva abbandonata per un'altra donna e la sua infanzia e adolescenza è avvolta in misteri e leggende, aiutati dal fatto che nel Mississippi di quei tempi i documenti per una famiglia nera non fossero la prima preoccupazione ad Hazlehurst della Contea di Copiah. Sta di fatto che all'inizio, aiutato da uno dei figli di Noah, impara a suonare l'armonica a bocca, e poi la chitarra, ma all'inizio è tutt'altro che appassionato allo strumento. Si sposa due volta, nel 1929 con Virginia Travis, che muore di parto l'anno successivo a 16 anni con la bimba neonata, e nel 1931 con Calletta Craft. Secondo la leggenda, da lui stesso raccontata e accresciuta, lascia la seconda moglie per seguire la sua passione per la musica e, nel vagabondare, all'incrocio più profondo e sperduto nelle terre del Delta, fa un patto con il Diavolo, a cui vende l'anima in cambio dell'arte di saper suonare la chitarra. Secondo molti che ne alimentano il mito, davvero d'un tratto Johnson ebbe un miglioramento colossale nel suonare, e secondo alcuni biografi, fu suo maestro un misterioso bluesman di nome Ike Zimmerman, altra figura avvolga nel mistero: Johnson sfruttò alla grande queste storie, a cui lui aggiunse una particolare vocazione nel suonare nei cimiteri, tra le tombe, nota al punto da venire additato quale emissario del demonio. Se il patto è vero, funzionò: Johnson, dopo aver registrato la sua musica in modi e tempi che vi dirò a breve, morì a 27 anni, nel'Agosto del 1938, primo nome di quel futuro Club dei 27, che comprende i grandi della musica morti a quell'età. Anche sulla morte ci sono numerose leggende, ma la tesi più accreditata è che fu avvelenato dal barman del locale dove lui, Sonny Boy Williamson II e David Honeyboy Edwards erano la resident band, nei pressi di Greenboro, contea di Jackson: Johnson divenne l'amante della moglie del proprietario, che lo avvelenò versando un veleno nella sua bottiglia di whisky. A rendere tutto ancora più iconico, nessuno sa dove sia sepolto, dato che nella contea di Jackson, dove fu scritto il certificato di morte, esistono tre tombe di Robert Johnson, e nessuno sa con certezza quale delle tre sia autentica.
Oltre il mito, Johnson fu rivoluzionario per tre motivi: il suo fingerpicking, divenuto iconico e all'epoca del tutto prorompente, il suo modo di cantare, che abbandonava i toni bassi per una voce squillante e lamentosa, che sprigionava tutta la dolorosa natura del blues, e il fatto che fu il primo che in pratica sviluppò i racconti musicali di quei periodi nelle strutture del blues. È certo che non scrisse mai propriamente una canzone, ma rielaborava al momento motivi conosciuti o inventati su cui improvvisava dei testi, i quali sprigionano una così forte carica evocativa e spirituale che non passarono inosservati. Inoltre molti dei suoi alimentavano le leggende oscure e diaboliche che lo riguardavano.
Johnson registrò solo 29 canzoni: per 13 di esse è stato possibile rinvenire anche le rispettive alternate take – all'epoca scartate in quanto giudicate meno brillanti delle versioni poi pubblicate su 78 giri – per un totale di 42 registrazioni complessivamente note. Tutte registrate tra il 1936 e il 1937, probabilmente a Dallas, ma anche su questo ci sono leggende infinite, e molti sostengono che le registrazioni che abbiamo siano velocizzate, fatto che conferirebbe il particolare tono acuto alla voce di Johnson.
Tutte le sue canzoni sono degli standard, e dopo che la Columbia iniziò, con il disco di oggi, The King Of The Delta Blues Singers Vol. 1 (che esce nel 1961, il Vol.2 uscirà nel 1970, quando era super conosciuto) a riproporle, diventeranno il trampolino di lancio per la rinascita del blues in tutto il mondo. Questo del 1961 fu il primo tentativo di riportare le registrazioni degli originali 78 giri, della etichetta Vocalion, al suono mono di un Lp. Le note di copertina dell'epoca erano del tutto inventate, nell'impossibilità di risalire all'epoca a notizie "certe" su Johnson, e furono del tutto riscritte negli anni '90 con la pubblicazione in CD. In scaletta, classici ripresi da centinaia di artisti: Cross Road Blues, 32-20 Blues (32.20 è il calibro delle munizioni Winchester), Ramblin' On My Mind per citare solo i più conosciuti, sono standard nel repertorio di migliaia di artisti, e sono stati i testi basi su cui gente del calibro di Eric Clapton, Jimmy Page, Jimi Hendrix, i Rolling Stones hanno sviluppato la loro sensazionale musica. E Bob Dylan? il disco è lì per due motivi: uno, piuttosto estetico, è che sebbene non ebbe all'inizio nessun successo commerciale, l'album divenne una sorta di distintivo su che musica si ascoltava, era per usare un termine di quegli anni decisamente hip. E poi c'è un motivo più profondo, e uso le parole dello stesso Dylan: Quando Johnson ha iniziato a cantare, sembrava un ragazzo che sarebbe potuto balzare dalla testa di Zeus in armatura completa. Ho subito differenziato tra lui e chiunque altro avessi mai sentito. Le canzoni non erano solite canzoni blues. Erano così fluide. All'inizio passavano veloci, anche troppo veloci per arrivarci. Sono saltati dappertutto per portata e argomento, brevi versi incisivi che hanno portato ad alcuni fuochi panoramici della storia dell'umanità che esplodevano sulla superficie di questo pezzo di plastica rotante (da Chronicles, Volume 1).
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Amore è solo la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo esperienza del fatto che l'amore si nutre di novità, di mistero e di pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall'idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l'amore in un affetto privo di passione o nell'amarezza della disillusione.
L'amore svanisce perché nulla nel tempo rimane uguale a se stesso, specialmente quando si ha a che fare con le persone che la vita costringe a un inarrestabile cambiamento. Ma non è il cambiamento a degradare l'amore, siamo piuttosto noi a fare di tutto per degradarlo. [...]
Privo di desiderio, l'amore garantisce tenerezza, intimità, sicurezza, ma non prevede l'avventura, la tensione e il senso del rischio che alimentano la passione. Dal canto suo il desiderio senza amore è stimolante, eccitante, vibrante, ma non ha l'intensità e il senso di un'elevata posta in gioco che rendono profonda la relazione. Non ci è dato, se non per brevi attimi, di fare esperienza nello stesso tempo dell'amore e del desiderio verso la stessa persona. E questo perché l'amore, che nasce sotto il segno della stabilità e dell'eternità, vuole ciò che il desiderio rifiuta.
Il desiderio, infatti, non sa cosa vuole. È un attimo infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione volto a confermare se stesso. Come una forza incontrollata irrompe nella stabilità dell'ordine, producendo nel senso, da tempo codificato, quel contro - senso che fa ruotare i discorsi senza immobilizzarli intorno a un dispositivo reale. Per questo nel discorso provoca la parentesi, l'interposizione. Insinuandosi come un incidente nella propria vita la fa traboccare, esponendola a un altro senso, quasi sempre fuorviante rispetto all'esigenza unitaria di una biografia.
E questo perché il desiderio, a differenza dell'amore che vuole costruzione e stabilità, è un movimento verso un punto di perdita. Non produce un altro linguaggio parallelo, autonomo o alternativo a quello dell'amore, ma solo eventi il più delle volte tra loro irrelati, che mirano alla dissoluzione di tutto ciò che pretende di porsi come unico, come esemplare, come subordinate la ricchezza e la varietà del molteplice. Per questo, nel suo impulso, il desiderio non predispone una risposta e non contiene una soluzione. Non si lascia presiedere da alcuna logica. Se mai è cio che rompe la logica del discorso, la sua grammatica, la sua sintassi. Il desiderio è ciò che nel discorso fa problema.
U. Galimberti, Le cose dell'amore
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L’Urbanismo tattico che a New York ha dato colpi di pennello, a Milano è dilagato uniformando piazze di quartieri molto diversi tra loro al medesimo cliché. Che poi, senza adeguata manutenzione, spesso è passato da colore a degrado.
Non è un mistero poi che le multinazionali straniere abbiano trovato nell’attuale amministrazione una corsia preferenziale per i loro investimenti. Atteggiamento contrario riscontrato invece nei confronti di piccole attività milanesi DOC, spesso esercizi storici quasi costretti a chiudere, privando Milano di locali assimilabili a monumenti: cosa che invece non accade ad esempio a Parigi dove vige una tutela quasi esasperata in difesa delle botteghe tipiche della città.
Ma l’elemento più di impatto che scatena la passione dell’amministrazione attuale è sicuramente la mobilità sostenibile. In nome di un fine nobile, migliorare la vivibilità della città, si sono abbozzate ciclabili spesso a sproposito, scollegate e non curate, con il risultato di restringere le carreggiate e, spesso, di portare ciclisti e monopattini comunque a preferire il più sicuro manto stradale, se non il marciapiede. Spesso si è presa solo un lato della medaglia di città estere presentate come modello: ciclabili ma non tunnel e parcheggi per le auto, divieti alla circolazione ma senza potenziamento dei mezzi pubblici o agevolazioni negli abbonamenti, multe ma non incentivi o forme di cooperazione.
Il risultato è che la sensazione è che su questa strada Milano stia perdendo i suoi tratti distintivi diventando la caricatura di queste città (stato), senza mai aprire un confronto schietto e sincero con i modelli amministrativi delle altre metropoli che potrebbero realmente rivoluzionare Milano, rendendola più bella, forte e competitiva.
via https://www.milanocittastato.it/opinioni/non-e-londra-ne-un-paesino-di-provincia-caro-sindaco-non-tradire-lidentita-di-milano/
provincialotti neo palazzinari che scopiazzano senza un pensiero, una identità - parola assolutamente proibita ai sinistri - quindi senza bellezza, tutto uniforme senza DIVERSITY - parola chiave assolutamente abusata e distorta nel suo senso dai provinciali sinistri.
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Lascia che sia ogni attimo nostro.. libero di divenire musica..quella musica che ascolteremo sempre come si ascolta Chopin Mozart Debussy…senza mai esserne sazi e con le mani impazzite che percorrono i tasti turgidi del mio desiderio…frenetiche di passione…impetuose sui miei sensi arresi…e come note scivolare su e giù per curve sinuose…Lascia Amore che il tempo continui a volerci amanti e protagonisti di un infinito mistero…di un percorso di impossibili scelte di volontà arrese….saziami …calma la mia sete..non smettere di esaltarmi …prendimi stravolgimi avvolgimi…scuotimi…sciupami…dammi di te il piacere più audace implodendo di sfrenato godimento…segui le correnti dei fiumi che scenderanno lungo l'estasi che ci avvolge in una sola beatitudine… Fleur docet
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IL RACCONTO DELL'IMMAGINE - di Gianpiero Menniti
LILY
Era solo un bocciolo destinato a spegnersi nella notte. Eppure spiccava minuscolo tra gli alti steli. Non bastò l'emozione. Chiedeva le mani. E queste, come infuse di spiriti ignoti, affondarono nella terra per aprire varchi alle lacrime della passione, spinte dal buio della perdita. Con i polsi oltre le zolle, sentì l'ebbrezza della prigione, nel mistero delle radici che gli afferravano le dita trascinandolo nel baratro più atteso. Felice e disperato, in ginocchio ai piedi del bocciolo, la schiena sferzata fino alla carne dal vento di un ramo sadico, si lasciò cadere nel torpore del sogno. Nel buio più fitto della notte, quello che precede l'alba improvvisa...
... non fu il dolore ma un profumo a destarlo: richiuse gli occhi respirando avido la scia, fino al lento schiudersi di petali umidi sulle labbra. Pregno di lacrime e di sangue succhiati alla passione del suo prigioniero, il bocciolo divenne il fiore più alto. Facendosi infine dono alle carezze di mani liberate, umide del nero abisso di quella terra, bagnata da calde gocce di vita.
di https://thegianpieromennitipolis.tumblr.com/
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“Tu sei dentro di me come l'alta marea che riappare e scompare portandomi via. Sei il mistero profondo, la passione, l'idea sei l'immensa paura che tu non sia mia. Lo so lo sai il tempo vola ma quanta strada per rivederti ancora per uno sguardo per il mio orgoglio quanto ti voglio…”
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Se mi è possibile ridere con te, di te e per te allora mi è impossibile non amarti. Offrimi il tuo miglior sorriso ora e sempre e ti riserverò la mia complicità.. la mia lealtà.. il mio rispetto ..la mia comprensione ..il mio sostegno.. il mio mistero.. il mio impegno.. la mia integrità la mia gloria..la mia fede..la mia magia.. il mio rifugio.. il mio entusiasmo..la mia passione.. il mio coraggio.. la mia energia. Ti inviterò al cospetto dell'anima mia e ti rivelerò le meraviglie là tenute nascoste. Tu dammi quel sorriso... e capirai...❤️
Web @femmenoir-red
-emozioni 20/12/22
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Sei di Denari.
"E se il Mondo fosse a colori?".
Le Energie di chiusura non sono semplici da affrontare.
Smettere di soffrire per il Passato non è una decisione della Mente. E' un processo delicato e profondo. Che richiede coraggio e volontà, perseveranza e amore.
Scegliere di stare bene, di riaccendere la fiamma del Cuore, riportare il sereno e il colore nella propria Esistenza, non avviene per una scelta ragionata.
Fosse così semplice avremmo già risolto le pene di un'intera Umanità spezzata.
Il motore del Cambiamento è una scintilla. Una scossa elettrica che attraversa fulminea tutta la schiena. Un bagliore interiore che mette fine all'immobilità.
Accade quando il nostro Sistema giunge ad un atto di morte e, nella paura di negare definitivamente se stesso, sceglie con un balzo di riappropriarsi della Vita.
E da quell'attimo così folgorante ed imprevedibile, si avvia l'avventura più straordinaria che un incarnato possa vivere: la Rinascita.
Con alti e bassi, piccoli traguardi e grandi cadute, momenti di esaltazione seguiti da sensazioni di intollerabile perdita.
Poi arriva la Fine.
E noi ci eravamo talmente abituati a stare dentro la perenne sensazione di "montagne russe", che fermarsi è dura.
Ci sembra di non aver fatto abbastanza. Di dover fare di più. Di avere necessità di sistemare ancora mille cassetti disordinati.
L'illusione del controllo.
Non è la "perfezione" il fine della Rinascita.
Ma la bonifica di un appezzamento lasciato incolto e abbandonato a se stesso, la semplice predisposizione di una terra sufficientemente nutriente e concimata per accogliere nuove piantine e consentirne la lenta e progressiva fioritura e maturazione.
Non sparirà il dolore dalle nostre Vite.
O perlomeno non in questa fase transitoria.
Ma sarà gestito e affrontato con gli strumenti della consapevolezza.
E non tornerà certo per dirci che siamo "sbagliati" o che non siamo degni protagonisti dell'Evoluzione.
Ma per ricordarci di riassestare il timone ogni tanto. Di mantenere ferma la rotta, soprattutto quando il mare sembra essere in procinto di accogliere tempesta.
Le "Emozioni" non sono nemici da negare, evitare, domare o nascondere.
Sono Carne e Sangue.
Sono patrimonio inestimabile dell'Essere Umano.
Sono preziose.
E coloro che vorrebbero assoggettare il collettivo, ne usano l'appiattimento per dominare e imporre il loro potere, per manipolare, per portare spegnimento e assenza.
Lo Spirito ora si fa Materia.
Il potere Divino si fa Uomo. Entra nella Carne. La rivitalizza.
L'Atto creativo si rende virtù dell'Umano Cosciente.
E si muove attraverso il grande mistero della Vita, si risolve dentro la sua immensa abbondanza, nella variopinta e complessa tavolozza dei sentimenti e delle emozioni.
In un arcobaleno di infinite tonalità di colore.
Non stiamo chiudendo con il dolore.
Lo stiamo inserendo tra le innumerevoli sfumature dell'Esistere.
Stiamo dipingendo un nuovo quadro.
Utilizzando con sapienza e ispirazione tutte le tonalità possibili, senza automatismi sterili, senza la rabbia di non essere compresi, incapaci, impotenti.
Senza la tanto temuta "sindrome del foglio bianco".
Stiamo esprimendo la Grazia Divina in un Mondo reale, concreto, presente.
Chiudere con il mondo grigio del Passato significa imprimere Passione, risvegliare i sensi, dare voce all'Anima, radicare la piena Presenza senza più paura di essere feriti o di ferire.
Un traguardo dalle mille sfumature e profumi.
Complesso. Certo.
Come complesso è l'Animo umano.
Ma è proprio questo il bello: appassionarsi alla complessità.
Uscire dallo stato vegetativo e sperimentare con ardore e curiosità il proprio potenziale, l'innato talento creativo, la capacità di amare e di essere amati, di rispettare l'Altro e di essere rispettati, di collaborare, di viaggiare, di costruire, di espandere.
Tutto.
Tutto insieme.
Senza timore di sbagliare o cadere.
Accadrà. Cadremo ancora.
Ma anche questo sarà Vita.
E ameremo quella caduta con tutto il Cuore, senza drammi, senza giudizio, senza colpe, senza vergogna.
Febbraio ci vuole passionali.
Non rabbiosi. Non rivendicativi. Non spenti o recriminanti.
Passionali.
Forza! E' tempo di spostarci dalla fossa degli zombie.
La Vita chiama a gran voce!
Non facciamola aspettare!
Mirtilla Esmeralda
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Articolo - V, il Visualista | 10.09.23⠸
🌟 Weverse Magazine 🗞
V, il Visualista
__ Tra le ispirazioni del membro dei BTS ci sono il jazz, Ante Badzim, Colin Firth, le pellicole in bianco e nero e molto altro __
__ di SONG HOORYEONG | 10. 09. 2023
Twitter | Orig. KOR
Nel video musicale di “Rainy Days” - uno dei singoli rilasciati nelle settimane precedenti all'uscita del suo primo album solista, Layover, V intinge una baguette nella vernice bianca e la usa per dipingere su un pannello di vetro. L'immagine che disegna potrebbe essere una qualche sorta di alieno o anche un autoritratto, ma, in ogni caso, l'intento è quello di immortalare emozioni ed umori passeggeri come solo V potrebbe fare. La sua tavolozza creativa gli permette, infatti, di esprimere frammenti della sua immaginazione attraverso foto, dipinti, il parlato, la recitazione e la musica. Inoltre, V può trarre ispirazione da ciò che vede, ascolta, sperimenta ed apprezza.
In questo articolo, abbiamo cercato di seguire lo sguardo attento di questo talentuoso visualista—maestro nel trasformare i sensi in immagini concrete.
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Jazz
Non è un mistero che V abbia un debole per il jazz. Infatti, come ha spiegato in un'intervista con Weverse Magazine: “Quando hai una passione per qualcosa da lungo tempo, quel sentimento non fa che intensificarsi, e quando c'è qualcosa che mi piace, non posso non provare a farci qualcosa. Crescendo, ho sempre ascoltato molta musica jazz, che mi piace molto, ed è lo stile musicale che vorrei fare ora.” Il suo amore per il jazz è talmente profondo, da arrivare a definire la scena di High Society in cui Bing Crosby e Louis Armstrong cantano “Now You Has Jazz” una delle sue preferite in assoluto, quando ne ha condiviso un link. Inoltre, ha anche tessuto le lodi del genere su Weverse, dicendo che è “una vera e propria benedizione il potersi lasciar commuovere dal jazz”. Ha anche consigliato il film drammatico Born to Be Blue, visto il suo amore per Chet Baker, e ha postato un video Instagram in cui suonava in playback la tromba su “Autumn Leaves” - strumento che ha imparato a suonare durante delle video-lezioni seguite nella seconda stagione di In the SOOP. In un'altra intervista con Weverse, V ha parlato di tutta l'ispirazione che riesce a trarre dal jazz, spiegando che il jazz classico, come quello di Louis Armstrong, “mi permette di crearmi immagini mentali. Ad esempio, può capitare che io stia ascoltando della musica, mentre cammino per strada, di notte, e certe canzoni mi permettono di immaginare cose e quasi visualizzarle di fronte a me.”
Dato che V vorrebbe fare musica che “crei immagini sinestetiche dal senso di mancanza che si prova in assenza di qualcuno”, non sorprende che, per lui, la musica sia un medium attraverso il quale esprimere immagini in suono. Il jazz, specialmente quello del passato, non è servito solo ad infondergli una sensibilità unica, fin dalla più tenera età, ma anche a corroborare il suo immaginario. In un intervista con W Korea, V ha svelato che è proprio per questo motivo che il suo nuovo album, Layover, ha sonorità jazz e, per lo stesso motivo, ha anche cantato classici del genere, come “It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas” e “Cheek to Cheek” - nella video-performance “Le Jazz de V”, rilasciato in occasione della FESTA di quest'anno. V non si limita ad esprimere il jazz attraverso la musica, ma anche nel modo in cui sa trasporre il genere ed il suo immaginario nel mondo d'oggi.
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Vante
V ha preso il nome del fotografo australiano Ante Badzim e vi ha aggiunto il suo nome d'arte per crearsi il soprannome Vante, che usa quando posta foto scattate personalmente o per discutere di quelle di fotografi per cui prova ammirazione. Dopo che V ha consigliato alcuni lavori del fotografo tedesco Hannes Becker e del canadese Callum Snape, nel 2019, entrambi i fotografi hanno risposto postando degli scatti dedicati a V, accompagnati dall'hashtag #photoforvante.“Sento una certa affinità con gli artisti stranieri”, ha confidato V a Vogue Korea. “Credo la solidarietà sia importante. Apprezzare il loro lavoro e trarne ispirazione credo mi aiuti anche ad imparare qualcosa di nuovo.” Ed è vero, il membro dei BTS non tiene particolarmente in considerazione parametri come la nazionalità, il genere o il livello di fama, quando si tratta d'arte, comunicando invece con artisti di tutto il mondo, dato che ne ha una visione e comprensione tutta personale. In una occasione, quando era in America per uno dei tour mondiali dei BTS, V si è imbattuto in una mostra d'arte a Dallas e ha acquistato un'opera, poi ha preso la mano dell'artista - autore di questo lavoro - tra le sue, e gli ha detto,“Le auguro che la sua giornata sia luminosa”. Vante è nato come alter ego usato per parlare del suo hobby per la fotografia, ma, man mano che continuava ad usarlo per parlare dei suoi artisti preferiti e dei loro lavori, questo soprannome è diventato molto di più e ora V lo usa per discutere qualsiasi forma d'arte. Possiamo farci un'idea del suo personale stile pittorico, se prendiamo ad esempio la giacca che ha decorato di suo pugno, alcuni episodi di In the SOOP, di Run BTS o anche il suo profilo Instagram.
V ha sempre condiviso talmente tanto di ciò che gli piace con le/gli ARMY, attraverso quest'altra personalità, Vante, che non è difficile immaginare che tipo di opere potremmo trovare sotto l'etichetta “by Vante”. Tutto questo spiegherebbe anche come mai così tante persone hanno attribuito il dipinto creato usando una baguette, nel video musicale di “Rainy Days” - rilasciato l'11 agosto - a Vante. Proprio come è avvenuto per le origini del nome Vante, è facile intuire ciò che sta a cuore a V, se osserviamo ogni sua mossa - talmente è aperto alle influenze che trae dalle sue passioni e dal dialogo con altri artisti.
보라해, I Purple You, 紫
In “Blue & Grey”, una canzone di BE scritta da V, l'artista esprime i suoi sentimenti attraverso metafore legate ai colori: “Il significato di queste lacrime, riflesse nello specchio / È il colore che nascondo sotto il mio sorriso, blu e grigio.” In un'intervista con Weverse, V ha spiegato che il testo è anche espressione di ciò che provava quando ha scritto la canzone: “Quando mi fisso su pensieri simili, tutto mi sembra grigio ed io sono blu [*being blue = triste].” Nella canzone “4 O’CLOCK”, cui ha lavorato con RM, V descrive il passare del tempo usando vari colori, come quando canta “Tutto il mondo è blu al chiaro di luna” o quando descrive un canto udito in lontananza come un richiamo per il “rosso mattino”. Allo stesso modo, il testo di “Blue”, traccia del suo nuovo album, prende in prestito vari colori —"Verde, giallo, rosso e blu”—per esprimere i sentimenti di chi ascolta. E questo suo particolarissimo modo di esprimere emozioni attraverso i colori – quasi fosse un artista con una tavolozza di emozioni – non è esclusivo della sua musica, infatti lo ritroviamo anche nel suo modo di parlare. È stato V ad inventare la parola borahae (���I purple you”), che è ormai inesorabilmente legata ai BTS. Nel 2016, quando i BTS stavano tenendo il loro MUSTER – un grande evento studiato per incontrare le/i fan – V ha notato che le/gli ARMY nel pubblico avevano una pellicola viola attorno alle loro ARMY Bomb. Commosso a questa vista, V ha pensato all'espressione borahae perché, come ha spiegato, il viola è l'ultimo colore dell'arcobaleno e quindi rappresenta anche un legame solido e costante, basato sulla fiducia reciproca, che resiste fino alla fine. Questa parola, dunque, è diventata l'ennesimo simbolo di affetto tra le/gli ARMY e i BTS, e V ha poi ampliato la gamma di lingue in cui questo suo neologismo coreano poteva essere espresso, aggiungendo termini come “I purple you” e “紫” [*murasaki = 'viola' in giapponese], di modo che questo amore viola potesse essere percepito in diverse parti del mondo. Non solo! È diventato un simbolo talmente d'impatto, che l'intera Seoul si è tinta di viola in occasione del 10° anniversario del gruppo. Ma ormai borahae trascende il suo scopo originario – esprimere l'amore reciproco che c'è tra le/gli ARMY e i BTS – ed è entrata a far parte della coscienza pubblica come un'espressione usata per descrivere il legame che si ha con un'altra persona. È stato V a dare origine a boraehae, e l'ha fatto grazie alla sua speciale percezione del mondo tramite colori e parole.
instagram
@thv
A soli 43 minuti dal lancio del suo profilo Instagram, V aveva già raccolto 1 milione di iscritti, e 10 milioni dopo 5 ore e 52 minuti, stabilendo un nuovo record mondiale. Ad oggi (5 settembre) V può vantare oltre 61 milioni di follower, il numero più alto tra le celebrità coreane. Tutto sommato, quindi, possiamo dire che V è uno degli influencer più noti al mondo. Secondo Lefty, impresa che si occupa di marketing, lavorando con e analizzando l'attività degli influencer, il post in cui V ha taggato il brand di lusso CELINE aveva un EMV, o earned media value [* il valore di guadagno stimato per un post o interazione social di successo] di $12 milioni, il più alto tra tutti i post creati durante la Fashion Week. Il suo profilo Instagram ci dà un assaggio di com'è la vita di una celebrità iconica come lui, selezionato, infatti, come ambassador di CELINE e, in seguito, anche Cartier, nonché solo il secondo cantante uomo – dopo Elton John - ad esser mai apparso individualmente sulla copertina della rivista di moda britannica Pop. Ma V usa il suo profilo anche per condividere regolarmente aggiornamenti sulla sua vita quotidiana con il suo sconvolgente numero di follower.
Nel suo feed possiamo trovare spaccati di vita come il post riguardo il ciondolo porta chiavi di Molang, appuntato alla tasca dei pantaloni, la borsa di plastica piena zeppa di snack che V regge tra i denti mentre Jung Kook è in posa con la mano sulla spalla di V o quello insieme al suo cagnolino, Yeontan, mentre l'artista esprime un desiderio di fronte ad una tavola rituale. Inoltre, V considera Instagram come un altro mezzo per comunicare con le/gli ARMY, che lui stesso descrive come suoi “carissimi amici”. Una volta, ha postato una storia in cui mostrava una sua caricatura disegnata da un artista di strada a Montmartre, Parigi, e in seguito ha regalato il disegno ad una fan, in aeroporto. “Ho deciso di postare solo ciò che mi piace”, ha detto in una precedente intervista con Weverse. “Su quel profilo, posso mostrare il mio estro e stile personale. E non credo di dovermi preoccupare di ciò che può pensare la gente.” Proprio come ha detto, il suo Instagram è una compilation di alcuni dei suoi momenti di vita preferiti—dove i tanti mondi di questa multi-sfaccettata star di fama mondiale e quello dello spensierato ventenne entrano in contatto, tutto quanto ben confezionato a nome @thv.
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Attore
V si reinventa in entrambi i video musicali rilasciati prima dell'uscita del suo nuovo album solista. Nella clip di “Love Me Again”, è in piedi, da solo, in quello che sembra un po' un assaggio di una performance live, le emozioni ridotte al minimo ed espresse unicamente attraverso lo sguardo ed un lieve tremito. Il video di “Rainy Days” è più rilassato e stazionario, con un'interpretazione del tutto naturale da parte di V.
Poi abbiamo il teaser di “Blue”, in cui crea un po' di tensione tra le rapide sequenze in cui cammina e poi guida, apparentemente ansioso di trovare qualcuno. In alcuni video passati, come il “The Most Beautiful Moment in Life on stage: prologue”, V doveva interpretare un personaggio con un'aura ed emozioni complesse, difficili a rendersi, e farlo nonostante non avesse particolare esperienza nella recitazione. Nel video musicale di “Spring Day”, è il primo ad apparire sulla scena e ha il compito di trasmettere, attraverso un primo piano, la profondità emotiva di questo brano, sfruttando unicamente l'espressività del suo sguardo. “In quel periodo, il mio modello era Colin Firth”, ha detto V nel libro BEYOND THE STORY: 10-YEAR RECORD OF BTS riguardo l'era The Most Beautiful Moment in Life. “Mi piaceva un sacco il suo stile, la sua aura, e anche io volevo trasmettere quel tipo di vibe.”
V ha sempre trovato ispirazione nel jazz, nella fotografia e nell'arte, ma prende spunto anche dalle performance cinematografiche di vari attori per capire come recitare al meglio nei video musicali e sul palco. In un'altra intervista con Weverse Magazine, ha detto di aver guardato tanti film adolescenziali e musical, in previsione di “Butter”, e ha poi cercato di riflettere la stessa atmosfera vista nel film Cry-Baby. Inoltre, ha anche improvvisato la scena all'inizio della performance di gruppo alla 64a edizione dei Grammy Awards, dove lo vediamo sussurrare qualcosa all'orecchio di Olivia Rodrigo. Un attore, quindi, sì, ma V è anche regista di se stesso per come trae ispirazione da altri interpreti nonché da una gran varietà di fonti per poter mettere in scena personaggi sempre nuovi.
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Vintage
V adora tutto ciò che è analogico. Ha postato molte foto a pellicola, sui social media, spiegando che questo suo amore per gli scatti vintage è da attribuirsi all'atmosfera ed ai sentimenti unici che i colori di questo tipo di scatti possono catturare. V ha anche attraversato una fase in cui abbinava baschi, coppole, giacche doppiopetto, tracolle marroni e altri articoli decisamente vintage ai suoi abiti quotidiani. Il suo amore per il classico ed il vintage è ancor più evidente, se prendiamo in considerazione i progetti per cui V ha curato l'aspetto visuale. In un video intitolato “Me, Myself and V, 'Veautiful Days'”, parte del progetto BTS’s Special 8 Photo-Folio, V ha spiegato che, per il suo servizio fotografico, la scelta è ricaduta su uno stile classico perché gli piace l'atmosfera che trasuda da tutto ciò che è passato, come i film in bianco e nero, e ha aggiunto che è convinto che “tutto si rifà ai classici”. Inoltre, nei retroscena di questo progetto, ha spiegato che il suo obiettivo era mettere in risalto l'atmosfera vintage, e che quindi ha voluto usare esclusivamente la luce naturale perché il tutto sembrasse un vecchio film anni '80.
La sua visione artistica è evidente anche nei video musicali rilasciati, finora [*l'articolo risale a prima dell'uscita dell'album, n.d.t.], insieme a Layover: il teaser di “Blue” sembra un po' un vecchio film in bianco e nero, “Rainy Days”, una pellicola sgranata in stile vintage, “Love Me Again” richiama lo stile rètro attraverso gli effetti da vecchio schermo CRT. Grazie a questi video, V può esprimere appieno il senso di mancanza e solitudine—emozioni, queste, che sono alla base della sua musica.
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Visualista
“Dare vita concreta ad un progetto o concept artistico fino ad allora solo immaginato è, senza dubbio, già elettrizzante di per sé , nonché una grandissima soddisfazione – sia che si tratti di video musicali o servizi fotografici.” ha detto V a W Korea, spiegando perché ha preparato un video musicale per ognuna delle canzoni di Layover, e perché sono usciti ben 4 round di foto concept per promuovere l'album. Nel 2021, quando - in occasione dell'intervista “Full Story”, riguardo i retroscena della produzione dell'album BE, dei BTS, gli è stato chiesto quale fosse la direzione della sua musica, V ha risposto, “Voglio esprimere con autenticità ciò che provo realmente, ciò che faccio nella mia vita e come la sto vivendo”. Recentemente, durante una diretta Weverse, V ha parlato molto candidamente di come sono state le riprese per il suo nuovo album, dicendo “Credo mi rappresenti al meglio... che dica 'Sono Kim Taehyung e questo è ciò che mi piace'.” Le riprese sono state piuttosto estemporanee, quindi V non era neppure truccato—molto semplicemente, la direttrice di ADOR, nonché produttrice generale di Layover, Min Hee Jin, ha chiesto, “V, domani hai un po' di tempo? … Usciamo un po'”. Essenzialmente, Layover è un catalogo di tutte le scelte estetiche per cui V ha sempre optato. Usando le parole della produttrice Min, “L'attenzione non vuol essere su quanto sia incredibile V, ma sulla sua semplicità”.
In fin dei conti, V è sia un musicista che un visualista che sa esprimere la propria musica anche attraverso ciò che mostra visivamente al pubblico. In passato, aveva già cercato di esprimere questo stesso sentimento in un'intervista con Weverse Magazine, dicendo: “Spero le/gli ARMY riescano ad immaginare qualcosa, quando ascoltano la mia musica, anche se non ci sono immagini specifiche cui far riferimento. Un po' come quando, ascoltando la colonna sonora di un film, ci tornano in mente scene della pellicola.” Layover, dunque, è una rappresentazione visiva del mondo di V e raccoglie tutti i sogni e desideri mai provati dall'artista nel sperimentare con ciò che ha a cuore ed è di suo gusto—nello stesso modo in cui l'immagine tratteggiata da V in “Rainy Days” ci restituisce una sua raffigurazione perfetta.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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tutto questo astio dei critici (e non) italiani verso i Maneskin mi ricorda quando, alla Holden, l'esimio Dario Voltolini (sì, faccio nome e cognome) ha espresso il suo disprezzo per Stefano Benni* perché non scriveva in maniera aulica alla "baricchina" (ed è anche così lontano dai salotti intellettuali che, davvero, è un mistero che riesca ad essere amico di Baricco), con l'aggravante del generation gap.
e lo sto scrivendo mentre sono alla seconda canzone del nuovo album e dovo aver piantato a metà l'articolo de ilPost, scioccato dal successo di una giovane band italiana, che ha osato iniziare la sua carriera sotto un'etichetta discografica con x-factor e, ommioddioooh, prendere tanta ispirazione da band and cantanti precedenti.
peccato terribile. davvero.
*io e una mia compagna abbiamo avuto una reazione immediata e feroce che sospetto se ne porti ancora addosso il ricordo ora dopo 15 anni
**per inciso, io sta divisione tra "rock e pop – e contestualmente tra autenticità e falsità, tra passione e marketing" [citazione presa direttamente da ilPost] mi sta sul cazzo in una maniera infinita
#odio il generation gap#se sarà la generazione Z a farmi tornare ad ascoltare musica contemporanea#ben venga
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Il mistero della grisette parigina di New York
Ho visto il film "The Pale Blue Eye" su Netflix (mi ci è voluto un po' perché è maledettamente lento) e mi è tornata la passione per Edgar Allan Poe.
La sinossi del film in breve: un detective in pensione, vedovo e con una figlia scappata di casa, Augustus Landor impersonato da Christian Bale, indaga sull'omicidio di un cadetto di West Point, accademia militare frequentata da Edgar Allan Poe, impersonato da un bravissimo Harry Melling, che finisce per aiutare il vecchio investigatore.
La storia procede senza grossi scossoni ma nel finale il "plot twist" mi ha lasciato piacevolmente sorpreso.
Ma sto divagando, torniamo a Poe. Anni fa mi capitò di leggere "La Maschera della Morte Rossa" e "Il Ritratto Ovale". Poi ritrovai tra i libri di mia madre una collana di pubblicazioni con diversi romanzi. Tra questi vi erano pure i "Racconti Straordinari" di Poe.
In mezzo a questi racconti vi era pure "Gli Assassini della Rue Morgue" in cui compariva il proto investigatore della letteratura ben prima di Sherlock Holmes: Auguste Dupin (immagino abbiate notato lo stesso nome di battesimo dell'investigatore del film di cui sopra).
Dupin vive a Parigi ed è protagonista anche de "La Lettera Rubata" e de "Il Mistero di Marie Roget". Quest'ultimo racconto mi colpì molto ai tempi. Il motivo è presto detto: mentre i primi due erano racconti completamente inventati, Marie Roget era esistita veramente ma il suo vero nome era Mary Cecilia Rogers.
Poe aveva spostato la vicenda da New York a Parigi e alterato il nome della protagonista ma era fin troppo evidente che parlasse di lei. L'edizione che avevo io aggiungeva delle note per mostrare i nomi originali dei personaggi e soprattutto delle testate giornalistiche a cui Poe attinse per scrivere il racconto e trarre poi le sue conclusioni.
La mente straordinaria di Poe si avvicinò alla soluzione del mistero, come due confessioni successive confermarono, si può anzi ragionevolmente supporre che se Poe fosse stato sui luoghi della vicenda avrebbe probabilmente risolto il mistero ben prima della polizia.
Per certi versi qualcosa della vicenda di Mary Rogers può far pensare a Laura Palmer di Twin Peaks come a molti altri delitti irrisolti o risolti o a misteri come la scomparsa di Emanuela Orlandi che hanno destato scalpore per la giovane vittima o per la doppia vita che in qualche caso esse conducevano. Quello però che più di tutto mi colpisce è come una mente tormentata come quella di Edgar Allan Poe sia riuscita a vedere prima degli altri con lucidità attraverso la coltre di mistero che avvolgeva la vicenda.
Poe era dedito all'alcolismo, i suoi scritti erano spesso surreali, pazzeschi e spesso cadeva in depressione. Lo si sarebbe definito pazzo.
Poi ripenso all'incipit di un suo racconto, Eleonora, dove dice:
«Mi han chiamato pazzo e sia, ma nessuno è mai riuscito a stabilire se la pazzia sia o meno una forma superiore di intelligenza».
e mi vengono i brividi come quando leggevo "Gli Assassini della Rue Morgue".
#edgar allan poe#misteri#Mary Rogers#pazzia e genio#pazzia#follia#the blue pale eye#serie tv#pensieri#pensieri in solitudine
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Così finisce, come tutti sanno, il più gran libro scritto da un cristiano. Sanno i cristiani che alla fine dei tempi, nella loro identità intera, ripeteranno l’incarnazione di Cristo. Mistero che non si può concettualizzare come non si può concettualizzare la quadratura del cerchio; non si può vedere come non si vedono i propri occhi. Succede però che un antico poeta di Firenze asserisca di essere salito in carne e ossa nell’alto dei cieli, e di avere visto lassù in Cristo-Dio i propri, i tuoi, i miei occhi, di essersi visto, per un attimo d’eternità, con gli occhi di Cristo-Dio, di essere stato lui, unico della propria miseranda unicità di uomo, contemporaneo di Dio nell’armoniosa unicità dell’essere, e di non poterlo né raccontare né ricordare né aver capito né… Ma racconta di esser poi tornato sulla terra, portando in solitudine la passione e l’oltraggio d’essersi riconosciuto nel solo Dio. Investito peraltro da alcuni famosi santi del compito di scrivere quell’esperienza inenarrabile, immemorabile, incomprensibile, racconta di aver preso carta e penna, e così, su due piedi, nella smania dei giorni che se ne andavano, d’essere riuscito bene o male a scriverla, a emendamento e salvazione dei nostri ceffi di poveri Cristi futuri, in una lingua futura, nel libro sterminato che comincia: Nel mezzo del cammin di nostra vita. Incredibile.
Vittorio Sermonti, commento a Paradiso XXXIII
#it's the first time in my life that I get to teach the comedy for the mandated three years#the day that we were supposed to study the end I got to school early I met the kids in the corridors for rec time and told them all#to be on time because we were to meet god that day and they laughed and obliged#I started the class telling them that - Dante was afraid so very afraid not to be able to tell us even an ounce of what he wanted to#tell us#and so they could only imagine how frightened *I* was#then we started; and we dived into the text for two hours; and I was emotional and they were too because that's how it works:#if love enters the classroom it moves us all#and then the two hours were about to end#and we were there with our eyes fixed in the incomprehensible and the unsayable#and#a l'alta fantasia qui mancò possa#ma già volgea il mio disio e 'l velle#sì come rota che ugualmente è mossa#l'amor che move il sole e l'altre stelle#and the bell rang#and they stood still#and then they clapped#to dante#to three years that started in the hungry belly of the pandemic#when I would teach them dante over google meet#to our journey from the dark woods to the stars#to us#and I clapped too#and thanked them#and then moved on and went to teach another class but I was still reeling and I still am#dante#dante alighieri#the divine comedy#la divina commedia
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Qual è il senso della vita?
Trovare il senso della propria vita corrisponde al trovare la felicità.
Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose
La felicità è una scelta, una strada da percorrere: non è il contrario della tristezza, quanto la consapevolezza della fragilità che abita in ognuno e la capacità di amare questa fragilità come il bene più prezioso in ognuno. Uno dei film che affronta il problema della felicità è al centro del film Into the wild, che racconta la storia di Christopher McCandless, un ragazzo che appena dopo la laurea intraprese un viaggio in solitario nelle lande desolate dell’Alaska dove trovò la morte accidentalmente. Anche lui era in cerca della felicità, al punto che ci ha lasciato nei suoi diari alcune riflessioni molto interessanti.
C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale. essere triste o felice?”, risponderebbe “Triste”. Eppure quando ci fanno la domanda “Sei felice?”, esitiamo sempre a rispondere e spesso ci affidiamo a un diplomatico “sì, dai, abbastanza”. Sappiamo poco di quel che significa essere triste e ancora meno di quel che significa essere felice. La felicità è un mistero e oggi la nostra società sembra volerci obbligare a essere felici a tutti i costi proponendoci dei modelli sterili di realizzazione perlopiù basati sul possesso. Cose già viste, a ben pensarci. Gli dei dell’antica Grecia erano belli, immortali ed eternamente giovani; passavano la vita ad amoreggiare, ridere e trastullarsi in banchetti (anche a farsi la guerra, di tanto in tanto). Tutti oggi firmerebbero per una vita così perché la immaginiamo perfetta. I modelli di felicità presenti nelle pubblicità, proprio per il fatto che il marketing gioca con la nostra insoddisfazione, propongono sempre uomini e donne belli, affermati, sempre giovani. La realtà, però, è molto più complessa: ma questi desideri ci spingono a lavorare per ottenere quegli obiettivi. Spesso, una volta ottenuti, ci sentiamo vuoti e insoddisfatti. E torniamo al punto di partenza.
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DIOR - EAU NOIRE - LA COLLECTION PRIVÉE CHRISTIAN DIOR - Edizione Limitata 2022 - Eau de Parfum - Let’s feel ‘em. Fragrances that whisper softly to senses. Born in the shadow of bright emotions. Always in flight, so close and far away, into endless dark nights, in search for more lights to skim over and love. . Ci sono fragranze che rimangono ancorate alla mente, non perchè ti riconducano ad un ricordo preciso, semplicemente sono più tue, più stimolanti e piacevoli da indossare, inducono una sensazione di piacere diffuso che dà essa stessa corpo al ricordo. Vale per Eau Noire dell'esclusiva La Collection Privée Christian Dior, sbocciata dal talento di Francis Kurkdjian nel 2004, creazione di intraprendente impatto olfattivo e visivo, con quel liquido verde muschio intenso che intercettava lo sguardo. Silenziata per qualche tempo, Eau Noire è oggi riproposta in un'edizione limitata, nell’interpretazione attualizzata che Kurkdjian le restituisce nel fatidico trittico croma-odoroso con Cologne Blanche e Bois d'Argent, certa che saprà ricevere la meritata acclamazione dalla falange di estimatori che ne attendeva il ritorno. Eau Noire ritrova lo splendore di un tempo, essenziale e contemporanea nell'impianto compositivo, filtrata dalla maestria del Naso nell'accurata giustapposizione del chiaroscuro, nel sapiente equilibrio tra aroma e sensazione, freschezza e mistero, in una scrittura libera, fluida, di raffinatezza estrema, distante da quella dimensione erbacea speziata incisiva e coriacea delle origini. Emozionante la sottile armonizzazione verde, la generosa presenza della lavanda espressa in una combinazione di rare assoluta ed essenza, emanazione di felicità, la delizia fruttata balsamica del mirto, l'incisione speziata liftante del timo bianco e quella avvincente traccia di liquirizia che al mio naso è passione senza regole, alla mia pelle è tenerezza e fantasia all'ennesima potenza. Spontanea e maliosa nella sua evoluzione, senza spigoli ed arzigogoli di fatua opulenza, avvinta dalla nuance boisè del cedro, dalla rotonda soavità della mirra, dalla lusinga gourmand della vaniglia. È sincera, suggestiva, di eleganza vera, senza compromessi.
“La riedizione di Eau Noire, Cologne Blanche e Bois d’Argent è riuscita a ripetere l’atto creativo che ha portato a La Collection Privée Christian Dior. Quando sono entrato a far parte della Maison Dior, mi hanno chiesto di riunire le fragranze per tornare a raccontare la loro bellissima storia. La storia di un primo incontro, impegnativo ed elegante. Un ritorno alla tensione tra tradizione e modernità. L’espressione di un’estetica olfattiva che ho sempre seguito.” Francis KurkdjianDirettore Creativo Fragranze Dior Creata da Francis Kurkdjian. Edizione Limitata 2022. Eau de Parfum 40,125, 250 ml. Nelle boutique Dior e online
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