#Guerra civile russa
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" Un giorno - era di maggio - che la Città [Kiev] si svegliò risplendente come una perla nel turchese, e il sole rotolò fuori per illuminare il regno dell'etmano, e i cittadini erano già in moto, come le formiche, per i loro affarucci, e gli assonnati commessi dei negozi cominciavano ad alzare fragorosamente le saracinesche, un rombo terribile e sinistro attraversò la Città. Era di timbro inaudito - né di cannone né di tuono, ma così forte, che parecchie finestre si aprirono da sé e tutti i vetri tremarono. Il rombo si ripete, attraversò di nuovo tutta la Città alta, si riversò a ondate nella Città bassa, a Podol, e, attraverso l'azzurro e magnifico Dnepr, si perde nei lontani spazi moscoviti. I cittadini si svegliarono e nelle strade cominciò lo scompiglio. Dilagò in un istante, perché dalla Città alta, Pečersk, arrivò di corsa, urlando e ululando, della gente insanguinata e dilaniata. E il rombo si ripeté una terza volta e così forte che nelle case di Pečersk cominciarono a cadere fragorosamente i vetri e il terreno tremò sotto i piedi. Molti videro allora delle donne correre con la sola camicia indosso, gridando con voci terribili. Ben presto si seppe da dove era venuto quel rombo. Era venuto da Lysaja Gora, fuori della Città, sul Dnepr, dove si trovavano depositi colossali di munizioni e di polvere. A Lysaja Gora era avvenuta un'esplosione. Per cinque giorni la Città visse aspettando terrorizzata da Lysaja Gora l'ondata dei gas asfissianti. Ma le esplosioni cessarono, i gas non si sparsero, la gente insanguinata scomparve, e la Città riacquistò il suo aspetto pacifico in ogni sua parte, ad eccezione del piccolo angolo di Pečersk dove erano crollate alcune case. Inutile dire che il comando tedesco ordinò una severa inchiesta, e inutile dire che la Città non seppe nulla sulle cause dell'esplosione. Correvano voci diverse. - L'esplosione è stata provocata dalle spie francesi. - No, è stata provocata dalle spie bolsceviche. Si finì col dimenticare l'esplosione. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; pp. 59-60.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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Russia: sull'orlo della guerra civile. L'Ue: "Questione interna russa"
"Monitoriamo da vicino la situazione, siamo in contatto con i leader europei e i partner del G7": lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Putin, intanto, fa la conta degli alleati più vicini: telefonate con il bielorusso Lukashenko e il kazako Tokayev
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Elena Basile
Vorrei che i cantori della propaganda occidentale, coloro che affermano che “la guerra in Ucraina l’ha creata Putin”, che inneggiano all’Occidente perché da sempre in grado di “aiutare i Paesi a combattere per la libertà”, che recitano il catechismo neoliberale senza mostrare alcun ripensamento: tutti questi vorrei fossero deportati a Gaza o in Cisgiordania o in Ucraina a combattere al fronte e rimanessero lì inermi ad osservare la realtà del massacro, vorrei che vedessero i corpi dilaniati o bruciati dei bimbi palestinesi, che assaporassero la verità alla quale sono tanto indifferenti. Ho un‘impronta cristiana e come ho imparato sui libri di Dostoevskij, c’è una umanità che ci accomuna, una pietas che trionfa. I Giuda odierni, dinnanzi all’orrore della guerra, cadrebbero in ginocchio e finalmente smetterebbero di fare sviolinature all’Occidente bellicista: una macchina mostruosa di abusi e di crimini impuniti. Ascolterebbero l’urlo delle vittime e cadrebbero in ginocchio di fronte ai bambini palestinesi, iracheni, afghani, libici, libanesi, di fronte alle vittime dei bombardamenti di Belgrado, di fronte ai diciottenni ucraini sterminati o mutilati.
Usciamo dal moralismo e dai commoventi miti cristiani. Torniamo alla politica internazionale. Le Nazioni Unite sono state distrutte dall’Occidente. Le risoluzioni relative ai soprusi israeliani avrebbero potuto essere imposte da una mediazione tra i membri del Consiglio di Sicurezza se gli Stati Uniti non avessero voluto assicurare l’impunità a Israele. Oggi il Segretario di Stato Blinken ha la faccia tosta di affermare in pubblico che le alture del Golan (terre considerate occupate dall’ONU) possono essere utilizzate per la difesa di Israele. Il Governo criminale di Netanyahu spinge per un conflitto allargato contro Libano e Iran, e con l’esplosione di “cerca persone” semina morte tra civili e non solo tra miliziani. Il conflitto non è ancora scoppiato in virtù della saggezza diplomatica iraniana, ma i titoli dei giornali più letti si limitano a descrivere l’escalation tra Hezbollah e Israele come se fosse un evento voluto dalla provvidenza e non determinato dai comportamenti concreti di uno Stato terrorista.
I Dem Usa non hanno voglia di farsi trascinare nel conflitto a due mesi dalle elezioni. Sono impotenti di fronte alla lobby di Israele che decide di fatto la politica statunitense, molte volte contro gli interessi americani e del popolo di Israele.
In Ucraina la superiorità russa sul campo militare è un fatto che non sarà sovvertito dall’utilizzo degli Storm Shadow. Zelenski, l’ex comico assassino del suo popolo e distruttore del suo Paese, chiamato dai giornali mainstream, eroico, intrepido e via dicendo, tenta di portare la NATO in guerra. Con un gioco delle parti e una divisione dei compiti il Parlamento europeo, guidato da donne senza cultura e senza memoria del dolore, dichiara nei fatti guerra alla Russia autorizzando l’uso di armi letali, manovrabili soltanto da militari NATO, per un attacco in profondità nel territorio russo. Washington rimane dietro le quinte e prepara la destabilizzazione nel Pacifico. BlackRock e gli altri fondi speculativi che detengono l’80% della ricchezza mondiale attendono le nuove avventure, in vista di ingenti profitti futuri.
La guerra in Ucraina non è iniziata con l’attacco russo del 2022. I signori dei maggiori giornali oscurano le voci del dissenso e strombazzano slogan senza fondamento. Signor Ezio Mauro, possibile che non conosca la Storia, che voglia distruggere i libri e la cultura? Perché non racconta ai suoi elettori della dicotomia OSCE NATO? Della strategia USA iniziata nel lontano 1997 che provocò le accorate parole di G. Kennan? Perché non racconta della guerra civile in Ucraina e della mancata applicazione degli accordi di Minsk? Perché non afferma che il principio caro all’OSCE e all’ONU di “non ingerenza negli affari interni di un altro Paese” è stato violato infinite volte da Washington e dagli Stati colonialisti europei? Possibile che sia così strabico da vedere solo l’aggressione russa, pure da considerare secondo diversi studiosi alla stregua, quella sì, di guerra preventiva (“preemptive”), per impedire l’ennesima spedizione punitiva contro le popolazioni russofone e l’assalto al Donbass da parte di un esercito che aveva incluso tra le sue fila il famigerato battaglione neonazista AZOV? Come mai a suo avviso sui giornali di maggiore impatto non vi sono voci radicali di dissenso che possano informare i lettori su una narrativa alternativa basata sui fatti documentati e non su slogan ideologici? Condivide anche lei il trionfalismo col quale Molinari ha celebrato l’assassinio di civili libanesi grazie all’esplosione dei “cerca persona”, un atto terroristico considerato dal giornalista un avanzamento tecnologico in grado di rafforzare Tel Aviv?
Mentre poniamo queste domande, i cantori dell’Occidente alla Mauro, alla Mieli, e persino alla Quirico, tanto per indicare i nomi più autorevoli, restano silenti. Alimentando nel cittadino più consapevole la percezione che esista un “quarto potere” sempre più separato, complice e autoreferenziale.
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L'attacco terroristico dei nazisti ucraini sulla Crimea. Le forze di difesa aerea russe hanno abbattuto quattro missili americani ATACMS. Poi un altro missile, a seguito dell'impatto dei mezzi di difesa aerea, ha deviato dalla sua traiettoria di volo nel tratto finale con la detonazione della testata in aria sopra il territorio della città di Sebastopoli.
Così, mentre i russi colpiscono solo gli obiettivi militari del governo criminale di Kiev, i nazisti del governo criminale di Kiev colpiscono i civili, mirano a far morire la popolazione civile, hanno colpito la zona della spiaggia di Sebastopoli, uccidendo 5 civili, di cui 3 bambini! Altri 5 bambini in ospedale, i feriti sono 124. Questo ennesimo barbaro omicidio degli ucraini rimane senza condanna, silenzio da parte della Meloni e affini politici venduti agli USA. Insieme ai nazisti dell'usurpatore zelenskij sono ovviamente colpevoli delle uccisioni mirate dei civili russi i criminali fornitori delle armi occidentali, in questo caso gli Stati Uniti.
Quanto concerne il comportamento delle Nazioni Unite si è espressa la rappresentante del ministero degli esteri russo Maria Zacharova:
"Il Segretariato delle Nazioni Unite ha dichiarato letteralmente quanto segue in relazione all'attacco terroristico del regime di Kiev contro i civili a Sebastopoli: "Come sempre, stiamo cercando di porre fine alla guerra in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e le risoluzioni dell'Assemblea Generale".
Questo sembra più un'ammissione della propria inutilità che un commento sulla tragedia. Sicché, potrebbero dire pure "siamo per tutte le cose buone contro tutte le cose cattive" e chiedere di utilizzare questa citazione universale in ogni occasione.
E potrebbe anche andar bene che il Segretariato delle Nazioni Unite svolgesse le sue funzioni tecniche senza immischiarsi nella politica. Ma è il contrario! Da molti anni ormai c'è una politicizzazione totale di tutte le dichiarazioni e azioni nella questione ucraina per compiacere l'Occidente e in chiave esclusivamente anti-russa.
E dato che avete iniziato a giocare sul terreno della politica, siate così gentili da riuscire a vedere le persone uccise dal regime di Kiev con armi americane sulla spiaggia e condannare l'atto di terrorismo!
Marinella Mondaini.
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Bloody Sunday: “Una lezione fondamentale all'interno guerra civile” (1)
Sono passati esattamente 100 anni da quando la rivoluzione del 1905 in Russia apre l'epoca moderna della storia della classe operaia. Arriva alla fine di un lungo periodo di relativa pace sociale in Europa seguente la sanguinosa repressione della Comune di Parigi nel maggio 1871. Sebbene i contemporanei all'epoca non se ne fossero resi conto, questa rivoluzione dà inizio a un periodo di resistenza della classe operaia che culmina nella vittoria della Rivoluzione d'Ottobre del 1917. Come abbiamo spiegato molte volte, la Rivoluzione russa del 1917 dà alla classe operaia una reale possibilità, per l'unica volta nella sua storia, di rovesciare l'ordine capitalista mondiale. La storia di come viene poi isolata in un territorio enorme, ma economicamente devastato, finendo così nella tirannia stalinista, l'abbiamo raccontata altrove.(2) È nostro compito combattere tutte le bugie che sono seguite a quella sconfitta negli anni '20 per mantenere viva l'idea che la classe operaia, qualunque sia la sua posizione in un dato momento, sia l'unica classe che ha la possibiblità di cambiare davvero la società. Questo messaggio è oggi ancora più importante per il fatto che abbiamo attraversato un lungo periodo di ritirata della classe operaia. Ancora una volta una classe capitalista sempre più sicura di sé, se non arrogante, sta infliggendo più barbarie e più miseria a un proletariato su cui crede di avere il controllo totale. La Rivoluzione del 1905 è un episodio importante anche per noi oggi, perché è iniziata anch'essa da premesse poco promettenti e persino reazionarie. Dedichiamo due articoli a riesaminare il significato di quel movimento che Trotsky definisce nella sua opera 1905 "un maestoso prologo"(3) alla rivoluzione del 1917. I veri soviet li analizzeremo nel secondo dei nostri articoli. Ciò su cui vorremmo concentrarci qui è l'origine degli scioperi e il movimento che culmina nella storica nascita dei soviet nell'ottobre 1905.
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Reconstrução Síria num Contexto Regional em Mudança: Desafios e Oportunidades
Artigo escrito por - Alexandre Aksenenok - Embaixador Extraordinário e Plenipotenciário da Federação Russa, Vice-presidente da RIAC
A reconstrução da Síria é um dos principais e mais urgentes desafios do seu desenvolvimento pós-guerra. A guerra civil terminou por si só, mas o conflito em si continua sem solução e seu custo material é enorme. Sob as condições das sanções ocidentais e relações difíceis com os estados árabes do Golfo Pérsico, não há praticamente pré-requisitos para uma reconstrução extensiva e implementação de grandes projetos de investimento.
Nesta fase, apenas a chamada “recuperação precoce” é possível, que é destinada à manutenção da prosperidade da população e ao funcionamento do sistema social. Com recursos decrescentes, está se tornando cada vez mais difícil para o governo sírio manter a economia à tona e lidar com questões sociais. Ao mesmo tempo, a assistência externa de potenciais patrocinadores de tais obras continua sujeita a uma série de condições políticas na área de resolução de conflitos.
A situação econômica no país continua a se deteriorar enquanto os padrões de vida da maioria da população estão caindo. Neste contexto, o processo de reconstrução pós-guerra, que pode proporcionar alívio aos cidadãos sírios, está inextricavelmente ligado à política, à segurança e à restauração da integridade territorial do país por meios pacíficos e à reconciliação nacional. Além disso, também está condicionado à implementação de reformas de governança, tanto no centro quanto na periferia. Assim, o processo de reconstrução é multidimensional e requer certos compromissos. No entanto, nenhuma medida prática nessa direção foi tomada ainda pelas autoridades sírias.
Fatores externos como pressão de sanções, fragmentação do território nacional e controle americano contínuo sobre muitos dos recursos da Síria são apenas parcialmente responsáveis pela terrível situação econômica na Síria. Além disso, há sérios problemas na área de governança. Nos últimos anos, o sistema de administração pública foi significativamente transformado e tornado ineficaz sem um impacto externo significativo.
Em maio de 2023, as condições para a Síria atrair assistência externa eram mais favoráveis. Isso se deveu ao retorno do país à Liga Árabe, à tendência emergente de aliviar as tensões regionais e à construção de uma nova arquitetura de segurança no Oriente Médio. Apesar da normalização externa, não houve nenhuma mudança significativa nas práticas de cooperação de investimento e suporte financeiro para a Síria. Os Estados Árabes continuam a prosseguir com base na necessidade de implementar o princípio de “Um Passo por Um Passo”.
Damasco aposta na possibilidade de reformas políticas e no lançamento do Comitê Constitucional com o compromisso árabe de apoiar o Ocidente. Ao mesmo tempo, as autoridades estão se concentrando nas eleições parlamentares de julho de 2024. O processo de normalização das relações entre a Síria e a Turquia, iniciado em 2023 pela Rússia, também enfrenta dificuldades semelhantes.
Nesta fase, a situação dentro e ao redor da Síria não é propícia para alcançar resultados rápidos e superar a crise da economia pós-guerra do país. Rússia e Irã continuam a cooperação econômica com a Síria, mas as capacidades dos dois países não são suficientes para reconstruir a economia síria destruída. Existem três canais possíveis para suporte financeiro e técnico externo no curto prazo. Estes são o Fundo Fiduciário da ONU, isenções humanitárias das sanções dos EUA e de vários estados-membros da UE, bem como oportunidades do Programa de Desenvolvimento da ONU, sob o qual algumas obras de reconstrução estão sendo realizadas. Se o processo político avançar, vários estados árabes do Golfo também podem participar de atividades de reconstrução.
Situação socioeconômica na República Árabe Síria
A reconstrução da Síria é um dos desafios mais importantes e urgentes do seu desenvolvimento pós-guerra. A peculiaridade da situação desafiadora no país é que a guerra civil terminou por si só, mas o conflito em si continua sem solução. Suas causas raízes não foram abordadas, e as consequências socioeconômicas e políticas, agravadas pelas sanções ocidentais, continuam a ter um efeito desestabilizador. Com recursos domésticos limitados e financiamento externo insuficiente, há poucos pré-requisitos para uma ampla reconstrução e a implementação de grandes projetos. Nesta fase, estamos falando de nada mais do que obras de reconstrução para manter o sustento da população e o funcionamento do setor social como um todo, o que faz parte do conceito de “recuperação precoce” comum no Ocidente.
O termo “recuperação precoce” implica assistência humanitária que não abrange projetos relacionados à reconstrução econômica. Inclui trabalho em água, saneamento, eletricidade, logística comercial, reabilitação de redes de saúde e educação até aconselhamento sobre governança local, reintegração de refugiados e pessoas deslocadas 1 . Ainda não há uma linha clara traçada entre recuperação e reconstrução, e há debate entre os formuladores de políticas ocidentais sobre essa questão. Outro fato complica a situação geral. Por um lado, em 2020 e em 2023, vários tipos de “isenções”, “autorizações” e emissão de “licenças especiais” foram introduzidos para fornecer assistência humanitária à Síria para combater pandemias de COVID-19 e eliminar as consequências dos danos do terremoto. Por outro lado, os Estados Unidos estão aumentando a “pressão máxima” sobre a Síria e ameaçando sanções secundárias sobre os países, incluindo os países árabes, que estão prontos para fornecer apoio financeiro e material à Síria. Segundo vários especialistas europeus, as disposições sobre isenções de sanções não são eficazes na prática, não tanto por razões políticas, mas porque a multiplicidade de restrições adotadas nos últimos vinte anos se duplicam e criam um emaranhado de procedimentos burocráticos confusos 2 .
O principal problema é que o território da Síria é um espaço militar e político fragmentado. De fato, o país também desenvolveu várias economias paralelas:
Territórios controlados pelo governo sírio (cerca de 68%);
o nordeste, controlado pela Administração Autônoma Curda para o Norte e Leste da Síria (AANES), apoiada pelos militares dos EUA (cerca de 22%);
a “zona tampão” do norte da Síria, sob o controlo da Turquia e da Síria
milícias que apoia (cerca de 5%);
a zona da província de Idlib, controlada pela organização terrorista Hayat Tahrir al-Sham (proibida na Rússia) e governada pelo “Governo de Salvação Nacional” (cerca de 2%);
a zona de At-Tanf, dominada pelos EUA, no sudeste da Síria (cerca de 3%).
Como resultado, as comunicações econômicas e comerciais foram cortadas. Com recursos internos e externos cada vez menores, está se tornando mais difícil para o governo manter a economia à tona e lidar com questões sociais do que durante a fase ativa das hostilidades. Por sua vez, os EUA, a União Europeia e os estados árabes do Golfo estão impondo pré-condições que o governo sírio ainda não está pronto para atender.
A maioria dos sírios está lutando para sobreviver diante do aumento constante dos preços, escassez de alimentos, energia e combustível. De todos os pontos críticos de conflito na região, a Síria sofreu as maiores perdas. Elas estão na forma de destruição material, baixas humanas e um declínio na qualidade do capital humano. O dano total da guerra é estimado pelo Ministério das Finanças da Síria em US$ 300 bilhões 3 . Mais da metade da infraestrutura básica foi destruída. O sistema de saúde, um dos mais desenvolvidos no Oriente Médio antes da guerra, foi significativamente prejudicado.
Os padrões de vida da vasta maioria da população estão despencando. A pobreza em massa é um problema particular. De acordo com a ONU, 90% dos sírios vivem abaixo da linha da pobreza, 70% precisam de ajuda humanitária internacional e a expectativa de vida caiu em 20 anos 4 .
O ministro da Economia e Comércio Exterior Samer Khalil foi forçado a admitir que 2022 foi “o ano mais difícil dos últimos 50 anos 5 ”.
A situação econômica no país continua a se deteriorar. Não apenas nas províncias, mas também na capital, a população continua sendo forçada a viver com a falta de fornecimento sustentável de eletricidade (em algumas áreas, a eletricidade é fornecida por uma a duas horas por dia, em outras por uma hora a cada cinco ou seis horas), interrupções no fornecimento de água e escassez constante de produtos essenciais.
Os crescentes déficits orçamentários e a inflação galopante estão forçando as autoridades a reduzir o tamanho dos subsídios governamentais e estreitar o leque de beneficiários, o que antes mantinha os preços mais ou menos acessíveis. Com a produção em queda e as importações, incluindo importações falsificadas, os preços das commodities essenciais são determinados pela taxa de câmbio do dólar. Desde fevereiro de 2023, a lira síria se desvalorizou quase duas vezes e meia em relação ao dólar americano 6 .
As medidas tomadas pelo governo para aproximar as taxas oficiais e não oficiais da lira síria tiveram efeito limitado e não mudaram fundamentalmente a situação. Apesar do fato de o governo ter dobrado os salários no verão de 2023, a inflação literalmente “comeu” todo o ganho, e a renda da população diminuiu. Como resultado de tais ações, as compensações trabalhistas em equivalentes a dólares ficaram ainda menores. Os aumentos desenfreados de preços (em média cerca de 10% ao mês) em combustíveis e alimentos básicos como pão achatado, galinhas, ovos, azeite de oliva, etc. estão afetando particularmente dolorosamente a população. Cordeiro e outros pratos tradicionais de carne animal estão gradualmente desaparecendo da dieta diária da maioria dos sírios.
O Governo Sírio está fazendo esforços para mitigar as consequências sociais e políticas da crise da melhor forma possível, incluindo por meio de uma combinação de regulamentação de mercado e estatal e reforma parcial do sistema tributário. No entanto, além das influências negativas externas, há uma série de obstáculos internos objetivos à recuperação econômica, o que é virtualmente impossível sem um influxo de investimento dos Estados Árabes do Golfo e do Ocidente.
Esses são, antes de tudo, problemas na agricultura e a falta de recursos hídricos, que está ligada às mudanças climáticas. De acordo com o especialista agrícola sírio Jalal Al-Attar, em 2015, os volumes de água na parte síria do Eufrates diminuíram em 40% em comparação a 1972 7 .
Terremotos e secas frequentes afetaram as colheitas de trigo, deixando a Síria com uma escassez aguda dessa cultura estratégica, satisfazendo a demanda por ela com importações, inclusive da Rússia. A escassez de combustível complicou ainda mais a situação, exacerbando a crise energética. O problema é que, enquanto a demanda doméstica de petróleo é de 3 milhões de barris por mês, apenas 300.000 barris são produzidos em territórios controlados pelo governo 8 .
O restante do petróleo é produzido na zona curda AASIS (Administração Autônoma do Nordeste da Síria). Depois que os EUA, ocupando esta zona, impuseram um embargo de fato ao fornecimento de petróleo de lá para Damasco, há uma grave escassez de combustível nas áreas sob controle do governo. A escassez é compensada pelo fornecimento de petróleo do Irã e, em parte, da Rússia.
Novos desafios não militares, mas não menos perigosos, obrigam o Governo Sírio a avaliar adequadamente os riscos, assumindo que as ameaças reais são colocadas principalmente pela economia. Bolsões de protestos surgem periodicamente no sul e noroeste do país, mas uma forte deterioração nesta área pode levar a manifestações mais radicais das contradições acumuladas em suas formas mais inesperadas.
No entanto, na situação atual, a reconstrução econômica, que pode aliviar a situação da maioria da população, está inextricavelmente ligada à política, à segurança, à restauração da integridade territorial do país por meios pacíficos com base na reconciliação nacional e à reforma da administração pública no centro e na periferia. O processo de reconstrução é multifacetado e requer compromisso. No entanto, nenhuma medida prática nessa direção foi tomada ainda pela liderança síria. Isso é evidenciado pela análise da política doméstica e regional de Damasco no contexto da nova arquitetura de segurança emergente no Oriente Médio, levando em consideração a crise em Gaza e a natureza de suas relações com as principais partes interessadas e jogadores.
O retorno da Síria à Liga dos Estados Árabes: os resultados do ano passado
Em maio de 2023, foi tomada a decisão de renovar a filiação da Síria ao LAS, que havia sido suspensa desde o início da guerra civil em 2011. Isso foi seguido por uma série de etapas em direção à normalização com a Arábia Saudita. Isso inclui a abertura de missões diplomáticas em Damasco e Riad, troca de embaixadores (os Emirados Árabes Unidos, Bahrein e Omã já haviam feito isso antes), visitas políticas recíprocas de alto nível, descongelamento parcial do comércio bilateral e retomada das viagens aéreas. Houve uma mudança de tom nas declarações "de cima para baixo" na própria Síria. O presidente Bashar al-Assad participou de duas reuniões de chefes de estado em Jeddah (LAS + OIC em maio de 2023) e Manama (LAS em maio de 2024), o que mostra pragmatismo nas abordagens à política internacional e regional. Certamente, a posição da Arábia Saudita é de particular importância para a Síria, já que Riad está ganhando peso na região e, junto com outros estados do Golfo, está melhor posicionada para mitigar a pressão exercida sobre a Síria pelos Estados Unidos e Israel.
A virada para o retorno da Síria ao vetor árabe ocorreu no contexto da tendência dos últimos dois anos para a construção de novas alianças regionais. Isso foi motivado por fatores como fadiga dos conflitos em andamento, a necessidade de cooperação econômica mutuamente benéfica diante da desaceleração do crescimento global e desilusão com a política dos Estados Unidos para o Oriente Médio. Sinais de alívio das tensões, uma espécie de distensão do Oriente Médio, incluem uma série de desenvolvimentos importantes nessa direção. A Turquia tomou o caminho da reconciliação com os estados árabes vizinhos. Durante a viagem de Erdogan à região do Golfo Pérsico (julho de 2023), muitos acordos econômicos foram assinados na Arábia Saudita, Catar e Emirados Árabes Unidos. A Turquia assinou acordos totalizando US$ 50,7 bilhões somente com os Emirados Árabes Unidos. Além disso, a Arábia Saudita assinou contratos favoráveis à Turquia para a compra de um grande lote de drones 9 . Houve uma reaproximação entre a Turquia e o Irã, a maioria dos desacordos internos que dificultavam o trabalho do Conselho de Cooperação do Golfo (GCC) foram resolvidos, e o papel dos Emirados Árabes Unidos, Egito e Catar como moderadores dos conflitos no Líbano, Iraque e Líbia aumentou significativamente. A diplomacia do Catar e do Egito fez uma contribuição indispensável para negociar os termos do cessar-fogo na Faixa de Gaza. As discussões em andamento sobre os termos do reconhecimento de Israel pela Arábia Saudita, apelidado de "grande barganha", também se encaixam neste contexto.
É importante enfatizar que a nova dinâmica regional, incluindo a decisão de devolver a Síria à LAS, dificilmente teria sido possível sem a restauração das relações diplomáticas entre a Arábia Saudita e o Irã em março de 2023. Este grande avanço, precedido por esforços de mediação não apenas pela China, mas também pelos próprios estados árabes, contribuiu para a cura da região. A Síria também fez parte do amplo “pacote de acordo” saudita-iraniano.
Todas essas mudanças ainda não se tornaram irreversíveis, embora tenham sido testadas pelo conflito palestino-israelense, que se intensificou após 7 de outubro de 2023. A troca de ataques de mísseis entre Israel e Irã em maio deste ano não teve consequências negativas para a região. A Arábia Saudita assumiu uma postura equilibrada enquanto o Irã reduziu a presença de milícias proxy sob seu controle na região das Colinas de Golã, na Síria. Contatos políticos de alto nível, incluindo entre agências de inteligência sauditas e iranianas, continuaram inabaláveis. Acordos bilaterais de segurança também continuam em vigor. No Iêmen, apesar das escaladas no Mar Vermelho causadas pela crise na Faixa de Gaza, o cessar-fogo mais longo permanece em vigor enquanto a Arábia Saudita se retirou da interferência na área de interesses iranianos dentro da Síria e do Iraque.
Os estados do Oriente Médio preferem encontrar suas próprias maneiras de resolver os problemas internos acumulados e tentam evitar o ditame americano. A maioria deles está gravitando em direção a uma política de adaptação, diversificando sua política externa no contexto do confronto global em andamento. No entanto, não houve desenvolvimentos significativos em termos de abordar as questões práticas de cooperação de investimento e assistência financeira tão importantes para a Síria após a restauração de sua filiação à LAS. A Arábia Saudita e outros estados árabes continuam a acreditar que deve ser uma via de mão dupla.
A “cúpula” árabe em Jeddah decidiu formar um “grupo de contato” LAS de cinco estados (Egito, Arábia Saudita, Iraque, Líbano, Jordânia) e Síria. A declaração dos membros deste grupo afirma explicitamente o seguinte: “Enfatizamos a necessidade de medidas práticas eficazes em direção a uma resolução gradual da crise, passo a passo 10 ”.
Ou seja, a retomada da cooperação econômica é condicional. A Síria é obrigada a reafirmar sua seriedade na busca pela reconciliação nacional. Isso significa chegar a acordos com a oposição moderada por meio de um processo político baseado na Resolução 2254 do Conselho de Segurança da ONU, que também prevê emendas constitucionais e “eleições livres e justas” sob os auspícios da ONU.
Na fase inicial, a equipe ministerial do LAS criada para supervisionar a implementação dos acordos preliminares está priorizando questões como impedir o contrabando de substâncias narcóticas da Síria para os países do Golfo através da fronteira com a Jordânia, criando um ambiente seguro para o retorno de refugiados e a libertação de presos políticos não envolvidos em atividades terroristas.
Em termos de “recuperação antecipada”, o fluxo de recursos financeiros tem sido limitado até agora à ajuda humanitária do Centro especial que leva o nome do Rei da Arábia Saudita e outros Estados do Golfo para lidar com as consequências do terremoto de 2023. É indicativo que, com a reação tardia e politizada do Ocidente, 74% da ajuda humanitária urgente à Síria entre 6 e 13 de fevereiro de 2023, tenha sido fornecida por países árabes.
Bashar Assad, por sua vez, concordou em abrir duas passagens de fronteira adicionais da Turquia (Bab As-Salameh e Ar-Rai) no noroeste da Síria, região não controlada pelo governo.
No entanto, as esperanças dos cidadãos sírios por reconstrução pós-guerra e assistência de doadores externos não podem ser realizadas devido às sanções dos EUA. Desde o final de 2023, elas tiveram um impacto mais severo em terceiros países que cooperam com a Síria e também se tornaram extraterritoriais por natureza.
A imprecisão e a amplitude das sanções criaram uma atmosfera de “excesso de conformidade”, na qual potenciais governos doadores, empresas, organizações comerciais e ONGs tendem a jogar pelo seguro e evitar o envolvimento direto, mesmo em pequenos projetos.
Alguns estados do Golfo Árabe sinalizaram que estão dispostos a apoiar a reconstrução na expectativa de criar um contrapeso à influência iraniana, mas ainda não estão dispostos a correr o risco.
Resolução de conflitos
O Enviado Especial do Secretário-Geral da ONU para a Síria, Geir O. Pedersen, em briefings ao Conselho de Segurança, regularmente exorta a comunidade internacional a manter a Síria em foco, alertando sobre os riscos contínuos de um conflito não resolvido - alguns até dizem "esquecido". Em sua avaliação, a situação na Síria está em um estado de "impasse estratégico" e uma solução só pode ser encontrada na via política. O trabalho do Comitê Constitucional, criado com grande dificuldade com a assistência russa em 2019, está parado. Desde maio de 2022, ele está praticamente paralisado. Os próprios sírios não parecem mais capazes de negociar, ainda presos em delírios políticos. O governo se sente vitorioso, enquanto a heterogênea oposição não desiste de suas demandas e ambições.
Taticamente visto, Damasco está tentando envolver a Arábia Saudita em esforços de mediação e ofereceu Riad como um local para a retomada do Comitê Constitucional. O reino, por sua vez, até agora não demonstrou interesse em se envolver mais em assuntos inter-sírios, enquanto observa os desenvolvimentos em torno de Gaza e os esforços de mediação dos EUA para negociar os termos da normalização final com Israel, que incluem o comprometimento com uma solução para o caso palestino.
O resultado da reunião de 15 de agosto de 2023 do Grupo Ministerial Árabe no Cairo mostrou que a restauração das relações Síria-Golfo Árabe está passando por dificuldades significativas. O lado sírio vincula reformas políticas, incluindo o lançamento do Comitê Constitucional, ao compromisso dos países árabes de garantir o levantamento das sanções ocidentais, e também se refere às eleições parlamentares em julho de 2024. Em geral, Bashar Assad ainda não demonstrou disposição para fazer concessões, sem as quais é impossível obter a assistência necessária. A reunião do presidente Assad com o príncipe herdeiro saudita Mohammed bin Salman em Manama em maio não produziu resultados tangíveis. O texto da declaração adotada no final da “Cúpula Árabe” repete a posição árabe e não contém nenhuma indicação de qualquer mudança, e a próxima reunião do grupo ministerial da LAS sobre a Síria foi adiada indefinidamente 11 .
A diplomacia russa vem trabalhando há anos para aquecer o clima político em torno da Síria no mundo árabe e fornecer canais para investimento externo. Agora, após o retorno da Síria ao LAS, sua linha inflexível em um momento em que a maioria do povo sírio está à beira da sobrevivência é percebida em Moscou com certo descontentamento.
Síria–Turquia
Em muitos aspectos, a situação é semelhante ao processo de normalização das relações sírio-turcas. As rápidas mudanças nas dimensões globais e regionais em 2022-23 levaram os líderes da Síria e da Turquia a perceber que um maior equilíbrio à beira do confronto direto não é benéfico para ambos os países. O movimento em direção à reaproximação começou por iniciativa da Rússia, que vê o alívio das tensões militares e os arranjos políticos entre a Síria e a Turquia como uma das possibilidades para avançar um acordo de paz após o processo de paz em Genebra ter parado.
A faixa de território na fronteira sírio-turca representa um único “eco-espaço” em termos de economia, trocas comerciais, trânsito de pessoas e segurança. Dentro da Turquia, a questão do restabelecimento das relações está diretamente relacionada à crise migratória e à necessidade de retornar (repatriar) refugiados sírios, cujo número, apenas registrado, foi estimado em 3,3 milhões em meados de 2023.
Damasco também espera se beneficiar da reaproximação com a Turquia, dada a confirmação oficial do comprometimento do lado turco com os princípios da integridade territorial e da luta contra o terrorismo, embora haja profundas divergências sobre quem deve ser classificado como terrorista. No contexto da estrutura estatal da Síria, os acordos com a Turquia estão, em última análise, vinculados à solução de um dos problemas constituintes do acordo político - o problema curdo. Em meados de 2022, os canais de comunicação fechados entre os serviços de inteligência sírios e turcos demonstraram sua prontidão para continuar as negociações nos níveis militar e político, bem como seu interesse na assistência da Rússia. Mais tarde, um mecanismo de interação foi construído por meio de negociações sucessivas em três formatos: serviços de inteligência, ministros da defesa e ministros das Relações Exteriores. A adesão do Irã a esse processo deu a ele peso adicional. O resultado final da série de reuniões neste formato seriam as negociações de cúpula. Tal prontidão no
O lado turco foi oficialmente anunciado pelo presidente Erdogan 12 .
Em 2023, foram realizadas conversas no nível de defesa (25 de abril) e ministros das Relações Exteriores (10 de maio), precedidas por reuniões de nível de trabalho de vice-ministros. O processo de negociação foi muito difícil, tanto do ponto de vista organizacional quanto em termos do curso das discussões sobre diferenças substantivas. Os representantes russos conseguiram levar os participantes sírios e turcos a acordos provisórios sobre concordar com um roteiro e restaurar as relações com vistas à preparação para a cúpula. No entanto, não foi possível obter mais progresso.
O lado sírio insistiu em pré-condições, a principal das quais era o fornecimento de um cronograma para a retirada das forças turcas do território sírio. Sem compromissos concretos sobre essa questão, uma reunião com Erdogan em Damasco foi considerada prematura. A Turquia, embora demonstrasse disposição para normalizar as relações sem pré-condições, enfatizou a necessidade de uma garantia de segurança se as tropas turcas deixassem a zona tampão no norte da Síria.
As formações armadas das Forças Democráticas Sírias (SDF), que servem como espinha dorsal da Administração Autônoma Curda do Norte e Leste da Síria (AANES), são consideradas pelos turcos como uma organização terrorista. Portanto, a Turquia prefere resolver todo o conjunto de questões relacionadas à retirada de tropas gradualmente, à medida que as relações se normalizam e em conjunto com questões de segurança.
Caso contrário, como Ancara acredita, e não sem razão, a retirada das tropas turcas poderia levar a um novo surto de hostilidades em larga escala envolvendo organizações terroristas concentradas em Idlib e no noroeste da província de Aleppo.
Características do Sistema Político e Governança
A terrível situação econômica da Síria é apenas em parte resultado de fatores externos - o regime de sanções, a fragmentação do território, o controle americano contínuo sobre muitos dos recursos naturais da Síria. Além disso, há sérios problemas de governança. Sem mudanças aparentemente significativas, o sistema foi severamente transformado nos últimos anos, e sua eficácia declinou significativamente.
À medida que a redução da tensão militar avança, a própria falta de vontade ou incapacidade do Governo de estabelecer um sistema de governação que proporcionasse as condições para conter a corrupção, a criminalização e a transição de uma “economia de guerra” para relações comerciais e econômicas normais tornou-se cada vez mais evidente.
Hoje, o país tem várias verticais paralelas de poder: grupos familiares e de clãs; serviços especiais e forças armadas; o aparato estatal; a estrutura do partido Ba'ath; e instituições religiosas. Essas estruturas se sobrepõem, enquanto, ao mesmo tempo, competem entre si pelo controle dos fluxos financeiros.
Recentemente, uma rede de organizações sem fins lucrativos também foi formada, cuja influência está ligada à primeira-dama do país, Asma al-Assad. Cada uma das estruturas de poder opera em sua própria base de recursos, liderada por figuras-chave do círculo interno do presidente.
De acordo com as avaliações de economistas sírios proeminentes, o governo central em Damasco está falhando em recuperar o controle sobre a vida econômica nas províncias periféricas. Mesmo em áreas sob controle do governo, as “regras” da economia local ainda estão em vigor, com impostos generalizados sobre todos os tipos de comércio, trânsito, transporte, comboios humanitários para o benefício de uma cadeia de exércitos e forças de segurança privilegiados, intermediários comerciais e grandes empresários associados leais ao governo, tanto tradicionais, próximos à família do presidente, quanto os novos ricos que enriqueceram durante a guerra 13 .
O poder é consolidado por meio de um sistema de clientelismo. Governança multinível por meio de instituições estatais formais e uma rede obscura de relações socioeconômicas e confessionais, construída no princípio cliente-patrono. Esse sistema alimenta constantemente um ambiente corrupto na distribuição de fluxos financeiros e rendas naturais.
Os centros de influência e estruturas empresariais formadas durante os anos de guerra não estão interessados na transição para o desenvolvimento pacífico, enquanto na sociedade síria, nos círculos de empresários dos setores da economia real e entre parte do aparato estatal, há uma demanda por reformas (“A Síria não pode mais ser como era antes da guerra”).
***
A situação atual dentro e ao redor da Síria não é propícia para alcançar resultados rápidos e aliviar a crise em sua economia pós-guerra. Além disso, o Governo da República Árabe Síria hoje carece de uma estratégia abrangente para o desenvolvimento no novo ambiente. A liderança síria também carece da flexibilidade necessária e teme fazer concessões políticas que podem implicar riscos inaceitáveis.
Na prática, no entanto, há três canais para potencial assistência financeira e técnica externa para reconstrução. Um pré-requisito para isso seria que os Estados Unidos e os países da UE suavizassem sua posição sobre a normalização com a RAE em nível regional, dado que o lado sírio assumiu uma posição neutra na crise de Gaza e se absteve de apoiar o Hamas. Assim, tais canais possíveis para fornecer suporte à RAE incluem o Fundo Fiduciário da ONU, assistência de vários estados europeus e o Programa de Desenvolvimento da ONU, o que implica a implementação de obras de reconstrução separadas na Síria com um orçamento de US$ 692 milhões em 2024-2026 14 .
No segundo semestre de 2023, de acordo com as resoluções do Conselho de Segurança adotadas no período de 2022 a 2023, os serviços especializados da ONU, juntamente com o governo sírio, começaram a trabalhar na preparação do Programa de Recuperação Antecipada da Síria e no procedimento para seu financiamento por meio de um Fundo especial a ser criado para esses fins. O valor dos fundos a serem levantados é estimado em
US$ 500 milhões por um período de cinco anos. O aparato da ONU espera que, no contexto da crise em Gaza e da possibilidade de sua disseminação para países vizinhos, uma série de obstáculos à alocação de fundos sejam removidos. O fundo fiduciário apoiado pela ONU é visto como um canal alternativo para doadores cautelosos com sanções 15 .
A última oitava conferência de doadores da União Europeia realizada em Bruxelas no final de maio de 2024 demonstrou que há divergências entre os países europeus sobre a questão da reconstrução da Síria diante de uma situação humanitária em rápida deterioração. Enquanto a Alemanha e a França continuam a adotar uma linha dura, abrindo exceções apenas para áreas do nordeste controladas pela oposição, um grupo de oito estados-membros da UE (Áustria, República Tcheca, Chipre, Dinamarca, Grécia, Malta, Polônia) defendeu uma “reavaliação” da situação na Síria à luz do agravamento da crise humanitária. Este grupo de oito países europeus está mais interessado em criar um ambiente propício ao retorno de refugiados, o que deve ser facilitado por programas que se enquadrem na categoria de “recuperação antecipada 1617 ”. Assim, a reconstrução da Síria com recursos externos dos Estados Unidos, Europa e Estados do Golfo é essencial. Ao mesmo tempo, o problema da reconstrução pós-guerra da República Árabe Síria permanece politicamente condicionado. Ao mesmo tempo, as tensões militares e políticas no mundo e a pressão das sanções limitam a capacidade dos aliados da Síria, Rússia e Irã, de fornecer assistência financeira e econômica à Síria nas quantidades necessárias. A China, por sua vez, está tomando uma atitude de esperar para ver, limitando-se a declarações gerais de prontidão para fornecer financiamento.
O envolvimento militar da Federação Russa a pedidos do Presidente B. Assad, bem como sua firme posição política em nível internacional, permitiu que Damasco preservasse sua condição de estado, derrotasse inúmeras organizações terroristas e retornasse à órbita da política regional. No período pós-guerra, a Rússia também fez esforços significativos para fornecer assistência real à RAE na reconstrução de sua economia devastada. O governo está encorajando as empresas russas a trabalhar mais de perto com as empresas sírias em uma parceria público-privada e na base da nação mais favorecida, embora os "métodos de comando" não sejam mais tão eficazes na economia russa quanto eram nos tempos soviéticos. Ao mesmo tempo, o governo sírio é obrigado a tomar medidas consistentes em direção a uma estratégia de desenvolvimento abrangente, estabelecendo um sistema de administração pública central e local capaz de combater a corrupção. Além disso, espera-se tratamento preferencial para investidores estrangeiros, respeito à lei e uma transição antecipada de uma "economia de guerra" para relações comerciais e econômicas normais.
A Rússia também está fazendo uma contribuição importante para a reabilitação e modernização do setor de energia. As empresas russas que estão sob sanções estão participando da reconstrução das instalações de infraestrutura da FEC de petróleo, incluindo usinas hidrelétricas e refinarias, e também estão realizando trabalhos para explorar e explorar novos campos de petróleo e gás. A Stroytransgaz, em cooperação com parceiros sírios, está implementando um projeto para desenvolver a parte civil do porto de Tartus e, desde 2018, vem produzindo fosfatos, cuja exportação foi uma importante fonte de receitas em moeda estrangeira para o orçamento até 2011. Vale ressaltar que, no campo da reabilitação de infraestrutura de energia e transporte, a Rússia e o Irã mudaram recentemente da competição para a cooperação, complementando-se.
Uma análise abrangente das perspectivas para a “reabilitação” econômica da Síria no período pós-guerra mostra que essa tarefa urgente só pode ser resolvida pela coordenação de esforços em nível internacional. Este poderia ser um ponto de convergência entre os interesses de todas as partes, onde a assistência econômica e humanitária seria vista como inseparável do progresso na trilha política.
1 Al-Issa, Ibrahim H., Karazi H. Projetos de recuperação precoce na Síria e obstáculos políticos // Enab Baladi, 30 de maio de 2024. — URL : https://english.enabbaladi.net/archives/2024/05/early-recovery-projects-in-syria-and-political-obstacles/
2 Briefing: Quão “inteligentes” são as sanções à Síria // The New — URL: https://www. thenewhumanitarian.org/analysis/2019/04/25/briefing-just-how-smart-are-sanctions-syria
3 Ministro das Finanças da Síria: 300 mil milhões de dólares em perdas de guerra // The Syrian Observer, 23 de maio
— URL: https://syrianobserver.com/society/syrian-finance-minister-300-billion-in-war-losses.html
4 Conselho de Segurança: 12 anos de guerra deixam 70 por cento dos sírios precisando de ajuda // UN News, 25 de janeiro — URL: https://news.un.org/en/story/2023/01/1132837/
5 2022 Pior desempenho econômico em 50 anos: Ministro da Economia do regime promove decisões mágicas // The Syrian Observer, 3 de fevereiro de 2023. — URL : https://syrianobserver.com/news/81565/2022-worst-economic-performance-in-50-years-regimes-economy-minister-promotes-magical-decisions
6 República Árabe Síria: Visão geral das necessidades humanitárias em 2024 (dezembro de 2023) // org, 21 de dezembro de 2023. — URL : https://www.unocha.org/publications/report/syrian-arab-republic/syrian-arab-republic-2024-humanitarian-needs-overview-december-2023
7 Fonte: pessoal do autor
8 Polyakov Síria em 2023: Declínio e esperanças não realizadas (Polyakov D. Siriya v 2023 Godu: Upadok i Nesbyvshiesya Nadezhdy) // RIAC, 11.01.2024. — URL: https://russiancouncil.ru/analytics- and-comments/analytics/siriya-v-2023-godu-upadok-i-nesbyvshiesya-nadezhdy/?sphrase_ id=146557723
9 Dalay Política externa turca em um mundo desequilibrado // Conselho do Oriente Médio sobre Assuntos Globais, 30 de maio de 2024. — URL: https://mecouncil.org/publication/turkish-foreign-policy-in-an-unhinged-world/
10 Hendawi Síria recebe retorno condicional à Liga Árabe // The National, 7 de maio de 2023. —
URL: https://www.thenationalnews.com/mena/syria/2023/05/08/arab-league-syria-return/
11 Texto integral da Declaração do Bahrein da cimeira da Liga Árabe // The National, 16 de maio
— URL: https://www.thenationalnews.com/news/mena/2024/05/16/full-text-arab-league-summit- bahrain-declaration/
12 Dalay A nova narrativa da Turquia sobre a Síria // Conselho do Oriente Médio sobre Assuntos Globais, 24 de outubro de 2022/
— URL : https://mecouncil.org/blog_posts/turkeys-new-syria-narrative/?utm_campaign=MECGA%20Soft%20Launch&utm_medium=email
13 Aksenenok A. Guerra, Economia, Política na Síria: Links Quebrados (Aksenenok A. Vojna, Ekonomika, Politika v Sirii: Razorvannye Zven'ya) // Valdai Club, 17.04.2020. — URL: https://ru.valdaiclub.com/a/destaques/voyna-ekonomika-politika-v-sirii-razorvannye-zvenya/
14 Síria: Programa das Nações Unidas para o Desenvolvimento // org. — URL: https://www.undp.org/
Síria
15 Al Dassouky A. Early Recovery Trust Fund na Síria: Uma abordagem técnica com implicações políticas e riscos associados // OMRAN Strategic Studies, 16 de maio de 2024. — URL: https://www.org/index.php/publications/papers/early-recovery-trust-fund-in-syria-a-technical- approach -with-political-implications-and-associated-risks.html
16 Bruxelas VIII: Um ano de crise prolongada e desafios não resolvidos para a Síria // The Syrian Observer, 4 de junho — URL: https://syrianobserver.com/refugees/brussels-viii-a-year-of-prolonged- crisis-and-unresolved-challenges-for-syria.html
17 membros da UE dizem que as condições na Síria devem ser reavaliadas para permitir o retorno voluntário de refugiados
// AP World News, 7 de junho de 2024. — URL: https://apnews.com/article/migrants-refugees-syria-eu-lebanon-safe-zones-returns-3b52a8b2d55acb6838c1e34916638f4b
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Múltiplas fontes de informação: O colapso da ponte de Baltimore foi um "ataque estratégico absolutamente brilhante" à infra-estrutura crítica dos EUA – muito provavelmente cibernética – e as nossas agências de informação sabem disso. Em termos de guerra de informação, simplesmente dividiram os EUA ao longo da linha Mason-Dixon, exatamente como na Guerra Civil.
A segunda estrada estratégica mais movimentada do país para materiais perigosos está agora inoperante há 4-5 anos – que é o tempo que dizem que demorará a recuperar. A ponte foi construída especificamente para transportar materiais perigosos – combustível, gasóleo, gás propano, azoto, materiais altamente inflamáveis, produtos químicos e cargas de grandes dimensões que não cabem nos túneis – e esta cadeia de abastecimento está agora paralisada.
A filmagem mostra que o navio cargueiro nunca chegou à faixa de aproximação do canal. Você tem que estar no canal antes de entrar nessa curva. A localização foi precisa/deliberada: escolheu uma curva do rio onde você tem que desacelerar e se comprometer – uma vez que você está comprometido naquela área não há espaço suficiente para manobrar.
Deveria ter um piloto do porto para pilotar o barco. Você não deve atravessar nenhum obstáculo sem o piloto do porto...
"Eles descobriram como nos derrubar. Contanto que você fique longe dos dentes dos militares dos EUA, poderá destruir os EUA. Somos arrogantes e ignorantes – combinação letal. Obama disse que eles iriam mudar fundamentalmente a América e assim o fizeram. Estamos em queda livre em uma montanha-russa agora – sem freios – apenas ganhando velocidade."
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Non è possibile mostrarsi per sempre diversi da ciò che si è.
“Alla gran maggioranza di noi si richiede un’ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. Il sistema nervoso non è un vuoto suono o un’invenzione. La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi come i denti nella bocca. Non si può impunemente violentarla all’infinito”. – Boris Pasternak, ‘Il dottor Živago‘.
Spunti di riflessione
La citazione è tratta dal celebre romando “Il dottor Živago” di Boris Pasternak. Il personaggio fa una profonda riflessione sull’ipocrisia che spesso permea la vita quotidiana delle persone. Pasternak attraverso queste parole denuncia la società, che con le sue convenzioni, obblighi e aspettative, richiede a molti di noi di essere ipocriti, di vivere una sorta di doppia vita in cui ci si mostra diversi da ciò che si è veramente.
In queste frasi si trova tutto il conflitto interiore che si origina da questo modo di vivere, più che mai attuale. Mostrarsi diversi da ciò che si è veramente è un sacrificio interiore, un continuo “violentare” la propria anima, che come ben esprime la citazione, occupa un suo spazio reale dentro di noi. Questa violenza continua alla nostra essenza interiore, al nostro vero sé, può avere conseguenze dannose sul nostro benessere psicologico e emotivo.
Non a caso, Pasternak fa anche riferimento al sistema nervoso, spiegando che questo non è semplicemente un insieme di processi biologici, ma piuttosto un’entità che riflette il nostro essere interiore. E’ importante sottolineare come vivere in un costante stato di ipocrisia può portare a uno squilibrio nel sistema nervoso, una sorta di disarmonia tra ciò che siamo veramente e ciò che mostriamo al mondo.
La riflessione di Pasternak è molto forte e ci chiede di riconsiderare l’importanza di vivere senza compromessi (sia interiori che esteriori), di essere in sintonia con il nostro vero io. Le impalcature esterne, le maschere che abbiamo costruito per difenderci nella vita, non possono sostituirsi alla nostra anima, né soffocare i nostri veri bisogni come persone che hanno una propria unicità. Dunque, bisogna rimettere in discussione tutto, qualora ci si accorga che la vita che stiamo vivendo non rispecchia noi stessi.
Se sentiamo che di fondo c’è un’infelicità che non si può colmare con semplici antitodi di distrazione, è il caso di andare a fondo per scoprire se le nostre istanze interiori trovano spazio nella nostra esistenza.
Contesto storico e conflitti umani
Per comprendere meglio il senso della citazione, dobbiamo approfondire anche il contesto storico in cui fu scritto il romanzo “Il dottor Živago”, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957 e poi diffuso in tutto il mondo.
Il romanzo è ambientato in Russia, principalmente durante la rivoluzione russa e la successiva guerra civile, che hanno avuto luogo tra il 1917 e il 1922. Questo periodo storico è caratterizzato da una profonda agitazione politica, sociale ed economica, con la caduta dello zarismo, l’ascesa dei bolscevichi guidati da Lenin e l’instaurazione del regime comunista.
Nel contesto della rivoluzione russa, emerse uno scontro ideologico tra il nuovo ordine socialista e le tradizioni culturali e comunitarie preesistenti. Il regime comunista cercò di plasmare la società secondo i suoi principi, promuovendo l’uguaglianza sociale e la collettivizzazione dei beni. Tuttavia, questo portò anche a una forte repressione politica, a una limitazione delle libertà individuali e a una censura culturale.
Nel mezzo di questo scenario di tumulto politico e sociale, il protagonista del romanzo, il dottor Yuri Živago, un medico e poeta, naviga tra le sfide personali e le difficoltà esterne. Il romanzo esplora temi universali come l’amore, la guerra, la perdita e l’identità individuale, offrendo anche una critica implicita al regime comunista e alla sua influenza sulla vita quotidiana delle persone.
La citazione si inserisce perfettamente in quell’ambientazione, esprimendo il conflitto psicologico del protagonista e di molte altre persone nel dover vivere in un ambiente in cui l’ipocrisia è diventata la norma. Ogni qualvolta le esigenze umane individuali divergono in modo estremo dalle pressioni sociali e politiche, si genera una tensione che indica il livello di disarmonia tra la necessità di conformarsi alle aspettative della società imposte dal regime e il desiderio di mantenere un senso di integrità e coerenza interiore.
#ipocrisia#citazioni letterarie#il dottor zivago#conflitti interiori#essere se stessi#conflitti psicologici#malessere interiore#pressioni sociali#maschere della personalità#riflessioni profonde#anima infelice#disagio emotivo#disarmonia#mancanza di libertà#citazione del giorno#conformismo#coerenza#integrità
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti
IL DESTINO
Non è mai esistito, nella storia umana, cambiamento di regime che non porti con sé il conflitto. Ogni ordine è destinato a essere superato: le classi dirigenti più salde nei loro fondamenti si formano nell’urto opponente che annuncia un nuovo ordine. È accaduto sempre. La storia moderna e contemporanea lo narra a fare data dalle rivoluzioni americana e francese del '700, negli afflati agli stati nazionali dell'Ottocento, nella prima rivoluzione russa del 1905 e poi in quella del 1917, in Italia dal settembre 1943 alla primavera del 1945. È drammatico. Scrive Giacomo Leopardi nello "Zibaldone":
«La storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.»
Così, l'arte, che assorbe il tempo come una spugna, racconta: il "realismo russo" è lo sprofondare nelle viscere di una civiltà affaticata, sofferente, insostenibile, che ha disperso lo scopo della vita in un freddo grigiore, negli occhi spenti di volti invecchiati. Così, "Le lavandaie", un dipinto del 1901 di Abram Efimovič Archipov, conservato nella Galleria Tret'jakov a Mosca, coglie e anticipa: la figura di donna in primo piano si sofferma e medita. È l'inizio. È un manifesto di autocoscienza. Di lì a pochi anni, sarà la sollevazione e una lunga guerra civile. Gli esiti, in quel momento, erano imponderabili. Ma il destino correva già tra gli stracci e i miasmi del vapore: gli eventi erano già segnati da quei pensieri.
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" Per tutta la vita fino al 1914 Kozyr' era stato maestro di villaggio. Nel '14 era andato alla guerra in un reggimento di dragoni e verso il 1917 era stato fatto ufficiale. L'alba del 14 dicembre '18 lo trovò colonnello dell'armata di Petljura, e nessuno al mondo (lui meno degli altri) avrebbe saputo dire come ciò fosse accaduto. Era accaduto perché la guerra per lui era una vocazione, mentre la professione di maestro era stata soltanto un lungo e grosso errore. Del resto, così capita molto spesso nella nostra vita. Per una ventina d'anni, uno si occupa di qualche cosa, per esempio, di diritto romano, e il ventunesimo anno, ad un tratto, si accorge che il diritto romano non c'entra, che egli non lo capisce e non lo ama neppure, perché è un bravo floricultore e arde d'amore per i fiori. Ciò dipende, bisogna supporre, dall'imperfezione del nostro ordinamento sociale, per cui gli uomini il più delle volte trovano il proprio posto soltanto verso la fine della vita. Kozyr' lo aveva trovato verso i quarantacinque anni. E fino a quel tempo era stato un cattivo maestro, crudele e noioso.
- Dite ai ragazzi che escano fuori e montino a cavallo, - disse Kozyr', e si strinse sulla pancia la cinta che scricchiolò. Fumigavano le bianche case del villaggio di Popeljucha, e le quattrocento sciabole di Kozyr' uscirono in ordine di battaglia. Nelle file della colonna ondeggiava il fumo delle machorka e il massiccio stallone baio di Kozyr' si moveva nervosamente sotto il suo cavaliere. Le slitte della salmeria cigolavano e si snodavano per mezzo chilometro dietro il reggimento. Il reggimento dondolava sulle selle, e subito dopo Popeljucha alla testa della colonna sventolò sull'asta la bandiera a due colori: una striscia azzurra e una striscia gialla. Kozyr' non poteva sopportare il té, e a qualunque altra cosa la mattina preferiva un sorso di vodka. Amava la vodka imperiale. Per quattro anni non ce n'era stata, ma sotto l'etmano essa era ricomparsa in tutta l'Ucraina. Dalla borraccia grigia la vodka passò come una fiamma allegra nelle vene di Kozyr' e passò anche nelle file dei soldati dalle fiaschette prese nel deposito di Belaja Cerkov'. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; p. 116.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
#Michail Bulgakov#La guardia bianca#Ettore Lo Gatto#letture#nazionalismo ucraino#Ucraina#Russia#leggere#narrativa#Symon Petljura#Pëtr Vrangel'#Repubblica Popolare Ucraina#Armata Rossa#l'Armata Bianca#Soria dell'Urss#intellettuali#Michail Afanas'evič Bulgakov#Rivoluzione russa#romanzo#Guerra civile russa#Storia d'Europa#XX secolo#bolscevichi#Rivoluzione d'ottobre#letteratura sovietica#Kiev#Stalin#Nestor Machno#classici#nazionalisti
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Opinioni controverse.
Ieri quell'idiota dell'uruguaiano, che un giorno mentre ero dietro il municipio su una panchina con delle amiche e ci stavamo divertendo con la coda dell'occhio l'ho visto e appena mi ha visto è tornato indietro cercando di evitarmi al che l'ho brincato e lui ha subito detto "Sono al telefono", l'ho abbracciato per fargli capire che non ho nulla contro chi mi critica aspramente dandomi del fascista o del putiniano il problema è il tuo io non sono ne l'uno ne l'altro. Dicevo ieri ha fatto partire la solita solfa su un video che ho postato del Dibba che parla del problema del servilismo dell'UE verso gli USA, sicuramente non ha guardato il video, mi ha inondato delle solite frasi, dei soliti link, gli ho fatto anche notare sta cosa ma non gli è passato per la testa vuota che si ritrova. Gli ho fatto vedere come gli USA hanno sempre manipolato le elezioni Italiane e questo sembra che lo sa almeno l'avrà sentito dire, di Gladio, la P2 e compagnia bella; poi quando la discussione è caduta sul fatto che gli ho detto che dal 2014 gli ucraini con i soldi degli yankee hanno iniziato una guerra civile contro i russofoni del donbass è partito con dirmi che sono putiniano e che è una falsità, ma questo l'ho letto solo stamane. Gli ho raccontato della mia esperienza su twitter proprio a proposito degli Azov, nazisti, e lui ha tirato fuori che è propaganda e che non si sarebbe mai aspettato che io facevo dell'apologia di putin, a me, che mi sta sul cazzo sia lui che biden che se potessi li prenderei a mazzate sulle gengive entrambi, postandomi un video in russo (va bè poteva evitarselo) e un articolo di contro propaganda russa (in inglese sto qua) che dice che è una cosa che si è inventato putin. Quindi stamane ho risposto per le rime, ribadendo le cose che gli ho detto altre volte, quando uno è de coccio non ci puoi fare niente, ponendogli anche alcuni quesiti tipo :"Perché quando io parlo del passato tu dici che è passato, mentre quando lo fai tu è una cosa che si deve tenere a mente?" Nel senso che lui può e io no? Va bè, solite cose che si devono affrontare in momenti così tumultuosi dove chi è dentro la caverna crede che quello che vede e gli dicono sia vero e inconfutabile. La verità è che c'è paura da queste parti, paura che nonostante i rinforzi NATO (USA e UK) al confine russo, questi invadano lo stesso, ma per quanto stronzo putin non è scemo, invadere un paese dell'alleanza atlantica significherebbe tirarsi dietro tutti gli alleati e fino a quando si tratta di uno contro uno penso che lo possa gestire, ma una ventina contro uno armati fino ai denti non so quanto gli convenga. Poi mettiamo anche che lo faccia e invece di entrare qua in Estonia sfondi in Polonia, visto che sono stati così simpatici ultimamente, con l'appoggio della Bielorussia che sappiamo che è di parte, scoppierebbe il putiferio, una terza guerra mondiale ufficiale, ma questo non penso (spero proprio) non sia il piano di vladimiro, anche perché così taglierebbe i ponti completamente con l'Europa.
Aspetto comunque una risposta dal coglione, ho già pronta l'arma affilata bene, un video che ho visto stamattina dell'altro ieri di piazza pulita che fa la cronaca della controffensiva ucraina in russia, dove un militare dice chiaramente che è di destra e che non c'è niente di male, tranne il fatto che le armi che gli diamo sono per difesa e non per attaccare, va bè ma ci sta è una guerra e di solito si contrattacca, il servizio poi fa vedere il reparto ginecologico di un ospedale con le varie problematiche del momento, quindi un servizio bipartisan e non propagandistico, lo posto va e vado che ho da fare.
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Relatório da Wikileaks Expõe Alerta Ignorado dos EUA sobre Risco de Guerra na Ucrânia
Documentos diplomáticos vazados pela Wikileaks revelam que EUA e aliados europeus foram alertados repetidamente, desde os anos 2000, sobre os riscos de incluir a Ucrânia na OTAN – decisão que poderia desencadear “guerra civil” e intervenção russa. Os cables, analisados em relatório divulgado nesta terça-feira, mostram que França, Alemanha e a própria Rússia alertaram Washington sobre a…
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O PIX e as Táticas de Sacrifício e Abandono: Uma Comparação entre Lenin, Trotski, Stalin, e Líderes Alemães, Norte-Americanos e Europeus
O PIX e as Táticas de Sacrifício e Abandono: Uma Comparação entre Lenin, Trotski, Stalin, e Líderes Alemães, Norte-Americanos e Europeus
*Só pra finalizar
O uso de soldados ou militantes como "peões sacrificáveis" em operações militares ou políticas tem sido recorrente na história, transcendente regimes autoritários ou democracias em tempos de crise. Essa abordagem, marcada pelo sacrifício deliberado de vidas humanas para alcançar objetivos estratégicos, pode ser observada em líderes como Lenin, Trotski e Stalin, mas também em comandantes e governos alemães, norte-americanos e europeus durante grandes guerras e conflitos contemporâneos.
1. Sacrifício por Distrair ou Atingir um Objetivo Maior
Lenin, Trotski e Stalin
Lenin: Durante a Guerra Civil Russa, Lenin priorizou a sobrevivência do regime revolucionário, permitindo que forças locais ou camponesas fossem usadas como distrações ou "cordões de sacrifício" para proteger áreas estratégicas. Essas forças eram muitas vezes abandonadas sem apoio logístico ou reforço.
Trotski: Como comandante do Exército Vermelho, organizou ataques que empregavam forças pouco treinadas para enfrentar inimigos em posições vantajosas, sabendo que as baixas seriam altíssimas. Esses soldados frequentemente eram deixados para trás após cumprirem sua função.
Stalin: Na Segunda Guerra Mundial, Stalin elevou o sacrifício ao extremo com táticas como o uso de "ondas humanas", enviando tropas mal equipadas para ataques suicidas. Tropas de retaguarda foram posicionadas para atirar em qualquer soldado que recuasse. A Batalha de Stalingrado é emblemática dessa abordagem, onde o custo humano foi imenso, mas a vitória estratégica foi alcançada.
Líderes Alemães
Durante a Primeira e Segunda Guerras Mundiais, o alto comando alemão usou táticas semelhantes de sacrifício:
Na Primeira Guerra Mundial, soldados foram enviados em ataques diretos contra trincheiras bem defendidas, com enormes baixas. O conceito de "guerra de desgaste" exemplifica o uso do sacrifício para esgotar o inimigo.
Na Segunda Guerra Mundial, a Wehrmacht, sob Hitler, também sacrificou tropas em batalhas perdidas, como na Frente Oriental, onde soldados alemães foram instruídos a lutar até a morte em vez de recuar.
Líderes Norte-Americanos e Europeus
Segunda Guerra Mundial:
Na Europa, os Aliados, liderados por comandantes como Eisenhower e Montgomery, usaram tropas em ações de alto risco, como o Dia D (Operação Overlord), onde as forças de desembarque enfrentaram um ataque frontal em praias fortemente fortificadas. Embora o objetivo estratégico tenha sido alcançado, o custo humano foi altíssimo.
Na Guerra do Pacífico, os Estados Unidos sacrificaram milhares de soldados em ataques diretos a ilhas ocupadas pelos japoneses. Operações como a Batalha de Iwo Jima exemplificam o uso de táticas de "ataques à carne" para desgastar o inimigo e garantir avanços estratégicos.
Guerras mais recentes:
Na Guerra do Vietnã, os Estados Unidos usaram tropas em missões de "controle de território" que tinham pouco impacto estratégico, mas resultavam em altíssimas baixas. Tropas foram enviadas repetidamente para áreas controladas pelo inimigo, muitas vezes sem apoio adequado.
Na Guerra do Afeganistão, forças da OTAN, lideradas pelos EUA, realizaram operações em áreas remotas e perigosas, onde soldados eram frequentemente expostos a emboscadas e abandonados à própria sorte devido a falhas logísticas.
2. Abandono Estratégico de Tropas
Lenin, Trotski e Stalin
Esses líderes não hesitavam em abandonar tropas que haviam cumprido seu papel como distração ou "bucha de canhão". Stalin, especialmente, usava essa estratégia em larga escala, como no caso de cercos como o de Kiev, onde soldados foram deixados para morrer ou serem capturados pelos alemães.
Líderes Alemães
No fim da Segunda Guerra Mundial, Hitler ordenou que divisões inteiras continuassem lutando em condições impossíveis, mesmo quando a derrota era inevitável. Tropas alemãs foram frequentemente deixadas para serem cercadas e capturadas pelo Exército Vermelho, como em Stalingrado.
Líderes Norte-Americanos e Europeus
Segunda Guerra Mundial: Durante a evacuação de Dunquerque, em 1940, tropas britânicas e francesas foram deixadas para segurar o avanço alemão enquanto a maioria dos soldados era retirada. Embora visto como um movimento estratégico, muitos soldados foram abandonados e capturados.
Guerras Modernas:
Na Guerra do Vietnã, os Estados Unidos abandonaram aliados sul-vietnamitas e unidades de combate ao recuar de operações em áreas controladas pelo inimigo. Isso gerou uma sensação de traição entre os sobreviventes.
Durante a retirada do Afeganistão em 2021, milhares de aliados locais e soldados afegãos foram deixados para trás, resultando em perseguições e represálias pelo Talibã.
3. Consequências do Abandono
Para os Soldados e Militantes
Psicológicas: O abandono deliberado gera sentimentos de traição, desesperança e desumanização, afetando profundamente o moral.
Físicas: Tropas deixadas no campo geralmente enfrentam morte, captura ou condições extremas sem suporte logístico.
Sociais: Sobreviventes de ações abandonadas frequentemente enfrentam estigmatização ou são tratados como fracassados.
Para os Regimes e Comandantes
Erosão de Confiança: A prática de abandonar tropas ou militantes pode enfraquecer a lealdade à liderança.
Legado Polêmico: Táticas de sacrifício e abandono frequentemente levam ao questionamento ético das decisões de comando, tanto no presente quanto na análise histórica.
4. Comparação Geral
Embora as táticas de sacrifício e abandono sejam aplicadas de forma diferente dependendo do contexto e do regime, elas compartilham características comuns:
Lenin e Trotski: Abandonaram tropas revolucionárias por necessidade estratégica, justificando o sacrifício como parte da sobrevivência da revolução.
Stalin: Institucionalizou o abandono em larga escala, vendo soldados como recursos descartáveis para o Estado.
Líderes Alemães: Usaram sacrifícios estratégicos para atrasar o avanço inimigo, mas muitas vezes condenaram tropas a combates fúteis.
Líderes Norte-Americanos e Europeus: Embora menos brutais, também utilizaram tropas em missões de sacrifício ou abandono em contextos como guerras coloniais ou conflitos de alta intensidade.
Conclusão
A tática de sacrificar e abandonar soldados ou militantes é uma ferramenta comum na história militar e política, usada tanto por regimes autoritários quanto por democracias em momentos de crise. Embora eficaz em curto prazo, essas práticas deixam um legado de sofrimento humano, desconfiança e questionamentos éticos que transcendem os objetivos estratégicos alcançados. O padrão de tratar vidas humanas como recursos descartáveis é uma constante, independentemente do sistema político ou do contexto histórico.
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Além de ter sido Ministro da Defesa da União Soviética, Zhukov participou das seguintes guerras/batalhas: Primeira Guerra Mundial Ofensiva Brusilov Guerra Civil Russa Ofensiva da Primavera Rebelião Tambov Segunda Guerra Mundial Conflito de fronteira soviético-japonês Batalha de Khalkhin Gol Grande Guerra Patriótica Operação Barbarossa Batalha de Brody Ofensiva Yelnya Batalha de Moscou Batalha de Stalingrado Operação Urano Operação Marte Cerco de Leningrado Operação Iskra Operação Estrela Polar Batalha de Kursk Operação Bagration Ofensiva Báltica Ofensiva Vístula-Oder Batalha de Berlim Ocupação da Alemanha Revolução Húngara
Marechal Zhukov: a responsabilidade de um comandante militar.
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A mudança de regime na Síria e a responsabilidade das grandes potências
Artigo escrito por Andrey Kortunov
Doutor em História, Diretor Acadêmico do Conselho Russo de Assuntos Internacionais, Membro do RIAC
A queda repentina do regime de Bashar al-Assad na Síria, até onde se pode julgar, foi uma surpresa completa para todos os atores externos, incluindo Moscou. Claro, muitos especialistas russos em estudos de área alertaram por muito tempo sobre os crescentes problemas econômicos e sociais na Síria, bem como sobre a incrível corrupção e ineficiência da governança estatal. Eles questionaram a capacidade de combate e a motivação das forças armadas do governo e chamaram a atenção para o crescente potencial militar de grupos islâmicos radicais, especialmente na província separatista de Idlib. Na comunidade de especialistas russos, também houve decepção sobre a aparente incapacidade de Damasco de envolver pelo menos algumas facções moderadas das forças de oposição em um processo significativo de reconciliação nacional. O chamado processo de Genebra, que visava reformas constitucionais ordenadas, foi paralisado principalmente devido a posições muito inflexíveis tomadas por Damasco.
No entanto, ninguém poderia ter previsto os eventos dramáticos do final de novembro — início de dezembro, especialmente a completa relutância do exército sírio em defender o líder nacional que permaneceu no poder por quase um quarto de século (e com a dinastia Assad governando o país desde 1970). Esta é uma característica peculiar de todos os regimes personalistas do tipo sírio — eles parecem muito fortes e praticamente invulneráveis exatamente até o momento em que sua rápida e descontrolada desintegração começa.
O choque do que está acontecendo na Síria é comparável, se não maior, do que o efeito emocional do ataque do Hamas ao sul de Israel em 7 de outubro do ano passado. As duas fases da crise regional estão intimamente ligadas; não seria exagero dizer que dezembro de 2024 se tornou uma continuação direta, embora adiada no tempo, de outubro de 2023. Sem os esforços israelenses bem-sucedidos para enfraquecer tanto o Hezbollah libanês quanto a República Islâmica do Irã, a rápida implosão do regime sírio teria sido impossível. No entanto, o provável impacto da mudança de regime em Damasco terá, sem dúvida, muitas implicações de fronteira do que apenas uma mudança no equilíbrio de poder entre Israel e Irã em favor do primeiro.
Hoje em dia, em Moscou, há muita lamentação sobre os investimentos políticos, financeiros e militares em larga escala da Rússia na Síria, incluindo as duas bases militares neste país. A Base Naval de Tartus é a única instalação naval completa da Rússia no Mediterrâneo, fornecendo acesso crítico para operações navais e logística. Ela serve como uma estação de reabastecimento e reparo para embarcações russas, permitindo que elas operem sem retornar aos portos do Mar Negro, o que é de particular importância hoje, dado o conflito em andamento com a Ucrânia que limita o livre acesso da Rússia a uma parte das águas do Mar Negro. A base pode acomodar submarinos nucleares e passou por uma grande modernização desde o início da guerra civil síria em 2011, com um tratado assinado em 2017 permitindo que a Rússia a use gratuitamente por 49 anos.
A Base Aérea de Khmeimim, estabelecida em 2015, serve como um importante centro aéreo para as operações russas na Síria, abrigando uma variedade de aeronaves, incluindo caças e helicópteros. Ela tem uma infraestrutura robusta e tem sido essencial para as operações aéreas contra forças radicais da oposição durante a guerra civil. Além disso, esta base aérea tem servido como uma importante instalação de transporte de pessoal e carga, auxiliando as operações da Rússia em vários países da África. Ambas as bases permanecem seguras e totalmente sob o controle russo por enquanto, seu futuro permanece incerto e há dúvidas razoáveis para acreditar que Moscou pode manter sua posse dessas instalações por um longo tempo no futuro — pelo menos nos termos que obteve do governo Assad.
A Rússia tem vários outros ativos valiosos na Síria. É um dos principais parceiros comerciais sírios; seus investimentos acumulados no país, incluindo projetos em energia, transporte e logística, somam mais de US$ 20 bilhões. Há muitos sírios que receberam sua educação na Rússia ou na antiga União Soviética e permanecem ligados a Moscou política e culturalmente. A Rússia pode reivindicar uma diáspora síria relativamente pequena, mas bastante bem-sucedida economicamente e socialmente ativa. Não se pode subestimar os laços estreitos entre homens uniformizados russos e sírios testados por muitos anos de fraternidade militar. Em suma, muitas coisas práticas estão em jogo na Síria para o Kremlin, sem mencionar as potenciais implicações para a imagem internacional geral da Rússia como um provedor de segurança confiável.
Claro, pode-se argumentar que o envolvimento da Rússia na Síria sempre foi bastante modesto, limitado principalmente a fornecer apoio aéreo a Damasco, enquanto o Irã e a milícia xiita local apoiada por Teerã estavam encarregados de um apoio terrestre mais importante. Alguns também argumentariam que Bashar Assad, dada sua inflexibilidade política e resistência a reformas, tem sido um fardo em vez de um trunfo para o Kremlin e que sua saída da cena política síria não deve ser considerada uma tragédia histórica. Na verdade, não houve química pessoal entre o ex-líder sírio e Vladimir Putin. Ainda assim, a mudança de regime sírio constitui um novo desafio estratégico para o Kremlin e o nome do jogo que Moscou tem que jogar agora na Síria e no Oriente Médio em geral é a limitação de danos em vez de qualquer outra coisa.
Muito na definição de uma nova abordagem para a Síria depende da provável evolução da antiga oposição política que agora está totalmente no poder em Damasco. Essa coalizão um tanto amorfa inclui muitas facções variadas — de fundamentalistas islâmicos e defensores intransigentes da lei Sharia a campeões de modelos políticos neoliberais ocidentais. O frágil equilíbrio entre as facções pode mudar literalmente da noite para o dia na direção que é difícil de prever. Nenhum dos grupos que se mostraram vitoriosos na Síria hoje deve ser considerado parceiro estratégico ou apoiador da Rússia, mas nem todos são inimigos consistentes e inflexíveis da Rússia. A maioria desses grupos é muito mais hostil ao Irã do que à Rússia, simplesmente porque os iranianos têm sido muito mais visíveis no terreno do que os russos.
Esta situação oferece à Rússia algumas janelas de oportunidade. Por exemplo, Moscou apoiou Bashar al-Assad em sua luta contra Hayat Tahrir al-Sham (HTS) [1] — um grupo que tem raízes na Al-Qaeda e pode ter a agenda política pós-Assad mais radical; no entanto, agora a Rússia está negociando com o HTS sua futura presença na Síria. O lado russo tem contatos com outros grupos influentes na Síria, incluindo o Exército Nacional Sírio apoiado pela Turquia e as Forças Democráticas Sírias baseadas no Curdistão. Não se deve subestimar os profundos vínculos da Rússia com a comunidade alauíta no oeste do país.
Claro, o destino da Síria depende, em última análise, dos próprios sírios, e nem a Turquia, nem o Irã, nem a Rússia, nem os Estados Unidos podem ter uma voz decisiva na definição desse futuro. No entanto, a realidade é que o país tem sido por muitos anos um foco de impasse internacional, com poderosos parceiros e patrocinadores estrangeiros por trás de cada grupo político e militar sírio. Portanto, o papel dos atores externos na transição política pós-Assad que começou não pode ser ignorado e os formuladores de políticas no Kremlin agora têm que navegar por águas políticas desconhecidas, mantendo um olhar atento sobre outros atores regionais e não regionais influentes.
Com os estados vizinhos, tudo parece mais ou menos claro. Nenhum deles tem recursos militares e econômicos suficientes, nem o comprometimento político necessário para assumir a responsabilidade pelo futuro do estado sírio. Portanto, o algoritmo de ações dos vizinhos sírios, de uma forma ou de outra, será definido principalmente por seus atuais interesses oportunistas e estará sujeito a mudanças dependendo da dinâmica dos eventos na Síria. Eles definitivamente se envolverão em várias alianças e coalizões entre si para abordar dimensões específicas da crise síria, mas seus interesses são muito divergentes para construir parcerias estratégicas de longo prazo.
Para a Turquia, é importante manter a máxima influência sobre a nova liderança em Damasco, bem como retornar pelo menos alguns dos milhões de refugiados sírios agora estacionados na Turquia para sua terra natal. Ao mesmo tempo, Ancara tentará, na medida do possível, impedir o surgimento de um estado islâmico radical nas fronteiras turcas. Provavelmente, Recep Erdogan ficaria muito mais confortável se Damasco estivesse sob o controle das unidades do Exército Nacional Sírio, e não por militantes do Hayat Tahrir al-Sham, mas é o último, não o primeiro, que agora tem a vantagem na capital síria.
A prioridade de Israel é infligir danos irreparáveis ao potencial militar restante da Síria, que é exatamente o que a força aérea israelense está fazendo ativamente agora, atingindo o equipamento militar sírio em todo o lugar. Além disso, os objetivos de Benjamin Netanyahu incluem a expulsão completa do Irã da Síria (se possível) e a consolidação final das Colinas de Golã sírias ocupadas anteriormente como uma parte orgânica do estado judeu.
O Irã, por sua vez, é forçado a lidar com a tarefa de minimizar os danos às suas posições e às posições da minoria xiita síria, que provavelmente serão desafiadas ainda mais pelos grupos sunitas vitoriosos. Os iranianos têm muitas propriedades na Síria, e o futuro dessas propriedades por enquanto não está claro. Os líderes iranianos (acima de tudo, os comandantes do Corpo da Guarda Revolucionária Islâmica) também precisam encontrar maneiras de continuar apoiando o aliado de Teerã, o Hezbollah, em condições em que a ponte terrestre para o Líbano, que está operando há muito tempo, está sendo consistentemente destruída por Israel.
O Iraque precisa ser cauteloso com o impacto desestabilizador dos eventos sírios em suas regiões orientais. A fronteira comum dos dois países tem quase seiscentos quilômetros, através da qual há agora um fluxo de refugiados, incluindo um grande número de homens uniformizados do antigo exército sírio.
Os mesmos medos de uma possível sobreposição transfronteiriça de instabilidade síria devem impedir que o Primeiro-Ministro do Líbano e o Rei da Jordânia durmam em paz à noite. No Egito, eles devem estar preocupados com o impacto potencial da mudança de regime na Síria em seus próprios grupos clandestinos radicais, em particular — na Irmandade Muçulmana Egípcia, que foi destituída do poder pelos militares em 2013.
Vamos argumentar mais uma vez que o papel dos atores regionais na transição política síria será muito importante e que esses atores provavelmente se comunicarão ativamente entre si, formarão alianças situacionais e coalizões em torno de questões específicas de segurança e desenvolvimento. Ainda assim, dadas as limitações de recursos, seus interesses conflitantes e a aparente falta de confiança mútua, eles dificilmente estão em posição de encontrar soluções duradouras para os problemas fundamentais do país devastado pela guerra. Um envolvimento de grandes potências estrangeiras parece quase indispensável.
Afinal, grandes potências alegam ser grandes porque não podem se dar ao luxo do puro oportunismo situacional, típico de muitos outros atores internacionais. Por definição, elas devem pensar e agir estrategicamente, tendo em mente não apenas as consequências imediatas, mas também as repercussões de longo prazo de suas ações. Também deve ser notado que grandes potências devem considerar não apenas seus próprios interesses e preferências, mas também os bens públicos globais e regionais. Isso se aplica totalmente à crise em andamento na Síria.
Claro, agora não é o melhor momento para buscar um consenso entre grandes potências — o mundo está em um estado de feroz confronto geopolítico. A situação é ainda mais complicada pela próxima mudança política em Washington em apenas um mês, que pode muito bem ser seguida por algumas mudanças na política dos EUA no Oriente Médio. E ainda assim, retórica política à parte, os interesses das grandes potências em relação à Síria pós-Assad coincidem amplamente.
Primeiro, ninguém está interessado na divisão da Síria em vários miniestados. Não apenas porque esses miniestados provavelmente não serão sustentáveis, mas também porque uma invasão do status quo territorial pode desencadear uma reação em cadeia de redesenho de fronteiras na região do Oriente Médio com consequências imprevisíveis, mas extremamente perigosas.
Segundo, nenhum jogador responsável pode se beneficiar da transformação da Síria em um novo e importante foco de extremismo político e terrorismo internacional no coração do mundo árabe. O trágico destino do Iraque após a derrubada do regime de Saddam Hussein por Washington e seus aliados na primavera de 2003 deve servir como um aviso para todos. Uma repetição dos eventos iraquianos na Síria teria afetado a todos — não apenas os vizinhos mais próximos de Damasco, mas também as grandes potências ultramarinas.
Terceiro, é do interesse de todos impedir a restauração do potencial de armas químicas que Damasco já teve e que foi destruído como parte do acordo russo-americano alcançado em setembro de 2013. A capacidade de qualquer regime político em Damasco de retornar aos velhos planos em relação a armas químicas não está clara, mas essa opção deve ser descartada de uma vez por todas.
Quarto, há um interesse comum em garantir que os vastos e diversos arsenais de armas convencionais acumulados por todos os envolvidos na guerra civil de décadas do país não caiam nas mãos de grupos extremistas irresponsáveis, seja dentro ou fora do país. Israel está agora resolvendo parcialmente esse problema pela força, mas os ataques aéreos israelenses não estão em posição de resolver o problema de armas pequenas e portáteis que agora estão em abundância em todos os cantos do país.
Quinto, é importante que todos lidem com a perspectiva de uma catástrofe humanitária em larga escala na Síria causada pela escassez de alimentos, combustível, medicamentos básicos, o colapso dos sistemas estaduais e municipais, a persistência de focos de violência armada, o aumento da atividade de grupos criminosos e outros fatores. As sanções unilaterais impostas à Síria pelo Ocidente devem ser suspensas o mais rápido possível e todas as restrições existentes ao caminho da assistência humanitária internacional devem ser eliminadas também.
Sexto, todos gostariam de esperar que o novo regime político no país seja inclusivo, que a Síria em breve tenha uma constituição moderna e que no novo sistema político haja um lugar para representantes de todos os grupos étnicos e religiosos muito diversos da complexa sociedade síria. Ninguém também gostaria de ver uma era de discriminação e segregação de gênero medieval na Síria. A Síria pode e deve se sair melhor do que o Afeganistão fez depois que o Talibã tomou o poder em Cabul no final de agosto de 2021, mas uma posição de grandes potências consorciadas é necessária para incentivar a nova liderança síria a se mover nessa direção.
Sétimo, é do interesse de todos evitar uma nova onda de migração da Síria, que poderia sobrecarregar os países vizinhos e atingir outras regiões. Além disso, é desejável que pelo menos alguns dos oito milhões de refugiados sírios agora estabelecidos no Oriente Médio, na Europa e em outros lugares retornem para suas casas e participem da reconstrução do país destruído pela guerra civil. As vastas diásporas sírias espalhadas por todo o globo podem e devem desempenhar um papel crítico na reconstrução do país.
Oitavo, há um claro interesse comum em que a Síria pós-Assad continue o processo de retorno à família árabe que começou há vários anos, deixando de ser um dos muitos problemas do mundo árabe e se tornando uma participante construtiva nos esforços para criar um novo sistema de segurança e desenvolvimento regional.
Esses interesses comuns são suficientes para isolar o caso sírio do contexto geopolítico global negativo? Os céticos sem dúvida dirão que tudo isso não é suficiente, e que novos desenvolvimentos na Síria serão inevitavelmente percebidos em Bruxelas e em Moscou, em Washington e em Pequim, como um "jogo de soma zero". De fato, nas circunstâncias atuais, é difícil contar com a adoção de quaisquer programas multilaterais de longo prazo para a reconstrução pós-conflito do país, ou pelo menos com a aprovação pelo Conselho de Segurança da ONU de um roteiro para promover a construção do estado na Síria. Cerca de vinte anos atrás, grandes potências conseguiram reunir o chamado Quarteto no Oriente Médio (Rússia, Estados Unidos, União Europeia e Nações Unidas) para enfrentar em conjunto o desafio do conflito israelense-palestino. No final das contas, o Quarteto falhou em entregar uma solução duradoura para o problema. Hoje em dia, um Quarteto, Quinteto ou qualquer outro agrupamento semelhante sírio parece completamente fora de sintonia com as realidades geopolíticas.
No entanto, não devemos tirar conclusões precipitadas — a reunião do Conselho de Segurança da ONU sobre a Síria, realizada a portas fechadas em 9 de dezembro, demonstrou uma unidade de abordagens de princípios das grandes potências para os eventos que ocorrem na Síria, o que é tão raro em nossos dias! O Representante Permanente Russo, Vasily Nebenzya, enfatizou que a comunalidade de posições se estende às questões de “preservar a integridade territorial e a unidade da Síria, garantir a proteção de civis, garantir a entrega de ajuda humanitária à população necessitada”.
Claro, essa unidade das grandes potências pode ser frágil e de curta duração. Os principais atores externos no conflito sírio têm uma longa sequência de queixas, suspeitas e desacordos mútuos que impedem cada um deles de agir como um líder natural nos esforços de reconciliação nacional. Por outro lado, a real “auto-retirada” das grandes potências do problema sírio de acordo com a fórmula de Donald Trump (“Esta não é a nossa guerra, devemos deixar que esta situação se resolva”) na verdade significa a deslegitimação das grandes potências como os principais e responsáveis atores na política mundial. Que tipo de grandes potências são elas, se elas viram as costas para a situação em que compartilham interesses fundamentais e têm preocupações semelhantes?
Nessas condições, a iniciativa de esforços conjuntos para evitar cenários negativos para o desenvolvimento posterior de eventos na Síria poderia vir daquelas nações que não estavam diretamente envolvidas no confronto militar neste país e podem atuar como corretores honestos. Por exemplo, a China ou poderia apresentar propostas para criar uma plataforma multilateral para projetos de reconstrução pós-conflito na Síria. A aprovação de tal formato pelo Conselho de Segurança da ONU seria um incentivo importante não apenas para programas nacionais de assistência econômica, mas também para investidores privados da União Europeia, Leste Asiático e países do Golfo. Idealmente, uma reunião de cúpula do P5 sobre a agenda síria teria que ocorrer no início de 2025, mas mesmo uma reunião em um nível mais baixo poderia ser um grande passo à frente nessas circunstâncias.
A situação atual na Síria continua altamente volátil e fluida. O equilíbrio entre moderados e radicais, entre pragmáticos e ideólogos, entre tolerância e intolerância, entre ordem e caos, entre paz civil e guerra civil, pode mudar a qualquer momento. Os próximos meses, semanas e até dias podem ser decisivos para determinar a trajetória do país por muitos anos. É nesses pontos de virada na história que o status especial das grandes potências na política mundial é posto à prova. A história nos diz que muitas grandes potências falharam neste teste mais de uma vez. Só podemos esperar que desta vez elas estejam à altura dos desafios que enfrentam.
1. Uma organização reconhecida como terrorista e proibida em território russo
#Síria#oriente médio#Rússia#irã#segurança internacional#turquia#Israel#ONU#sociedade e cultura#política externa da Rússia
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E intanto vorrei dire al mio caro Tomaso Montanari, che l’ha dichiarato con drammatica sicurezza sulla 7, e al mio carissimo Guido Viale, che l’ha ripetuto con drammatica certezza sul Manifesto di ieri, e a chiunque altri sia interessato, che nella guerra della Russia all’Ucraina non – NON – “si stima oltre un milione di morti”. La stima più pesante è stata ufficiosamente fornita a settembre dal Wall Street Journal, e ha nominato “un milione FRA MORTI E FERITI”. Precisando, sulla base di una “fonte confidenziale”, che dalla parte ucraina i morti sarebbero 80 mila e i feriti 400 mila, e da parte russa 200 mila i morti e 400 mila i feriti. Cifre enormi, enormi. L’altro ieri Zelensky ha smentito quel calcolo sugli 80 mila morti ucraini dichiarando che il numero è “minore, molto minore”. Comunque sia, scambiare un calcolo ufficioso di “un milione fra morti e feriti” per “un milione di morti” vuol dire stare su un altro pianeta, assai peggiore di questo, che è già orribile. Viale va oltre, e al milione di morti aggiunge “due o tre volte di più gli invalidi fisici e psichici per tutto il resto della loro vita”.
Qualcosa di simile avviene per il luogo comune – comune perché altrove, e specialmente a Gaza, largamente fondato – secondo cui nelle guerre il maggior numero di vittime riguarda la popolazione civile. In Ucraina non è nemmeno lontanamente vero, benché le vittime civili siano terribilmente numerose – a gran differenza dalle vittime di parte russa. I russi ammazzano e muoiono fuori casa.
Errori così madornali, almeno nel caso di queimiei cari, non sono certo frutto di mala fede. Al contrario, della buona fede che viene dalla convinzione di perseguire la pace sopra ogni cosa. Sopra ogni cosa, appunto.
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