#Dignità Umana.
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Morire per strada: una riflessione sulla povertà invisibile
Un richiamo alla solidarietà e all’umanità, a partire dalla morte di Mohamed ad Alessandria.
Un richiamo alla solidarietà e all’umanità, a partire dalla morte di Mohamed ad Alessandria. La morte di una persona per strada, su una panchina, è una ferita aperta nella coscienza di una città. Mohamed, uno dei tanti invisibili, ha lasciato questa vita in solitudine, e la sua scomparsa rappresenta un duro monito ai valori di solidarietà e attenzione che spesso diamo per scontati. La sua storia…
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pensierodelgiornoblog · 4 months ago
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cristianesimocattolico · 6 months ago
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Dignità della persona. Brevi annotazioni preliminari
La persona umana non è un assoluto, essa ha sì una dignità superiore agli enti solo materiali, ma relativa sia dal punto di vista ontologico sia da quello morale. Continue reading Dignità della persona. Brevi annotazioni preliminari
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erofjodena · 2 years ago
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Le conseguenze dell'omofobia.
L’omofobia viola la dignità umana nel suo principio di eguaglianza; comprime la libertà di chi la subisce e la stessa libertà di chi la pratica - che vorrebbe esprimere al meglio la propria sessualità, la propria sensibilità, ma ha paura e non gli resta altro che odiare.
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nuttypoetryzombie · 2 years ago
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A parte il diritto all'eutanasia (ad una morte dignitosa), le norme devono essere Etiche, cioè consentire il pieno sviluppo della Dignità Umana - di tutti, non solo di chi nasce in contesti privilegiati, dove non si provano i disagi di chi è costretto a fuggire, ad emigrare.
Qualora una norma non rispetti la Dignità Umana, e leda addirittura chi ha necessità di Aiuto (migranti), non è Etica e non può essere applicata.
Non è un merito, per nessuno, nascere in contesti più civili di altri, pertanto è necessaria empatia verso chi non ha buona ventura.
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gregor-samsung · 8 months ago
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“ Tina, nome di battaglia Gabriella, anni diciassette, giovane come tante nella Resistenza. Non ho mai pensato che noi ragazze e ragazzi che scegliemmo di batterci contro il nazifascismo fossimo eccezionali, ed è questo che vorrei raccontare: la nostra normalità. Nella normalità trovammo la forza per opporci all’orrore, il coraggio, a volte mi viene da dire la nostra beata incoscienza. E così alla morte che ci minacciava, che colpiva le famiglie, gli amici, i paesi, rispondemmo con il desiderio di vita. Bastava aprire la porta di casa per incrociare il crepitare delle armi, le file degli sfollati, imbattersi nella ricerca dei dispersi; partecipare dell’angoscia delle donne in attesa di un ritorno che forse non ci sarebbe stato: ma le macerie erano fuori, non dentro di noi. E se l’unico modo di riprenderci ciò che ci avevano tolto era di imbracciare il fucile, ebbene l’avremmo fatto. Volevamo costruire un mondo migliore non solo per noi, ma per coloro che subivano, che non vedevano, non potevano o non volevano guardare. E se è sempre azzardato decidere per gli altri, temerario arrogarsi il diritto della verità, c’erano le grida di dolore degli innocenti a supportare la nostra scelta, c’era l’oltraggio quotidiano alla dignità umana, c’era la nostra assunzione di responsabilità: eravamo pronti a morire battendoci contro il nemico, a morire detestando la morte, a morire per la pace e per la libertà. Vorrei che voi sfogliaste insieme a me l’album di ricordi, con i volti dei miei tanti compagni di grandi e piccole battaglie, fotografie scattate nei giorni della pace ritrovata, quando ci riconoscemmo simili. Mi rivedo, ci rivedo, con i capelli ricci o lunghi, barbe più o meno incolte, vestiti a casaccio, e tuttavia qua e là spuntano una certa gonna più sbarazzina, scarpe basse ma con le calzette colorate, un fermaglio su una ciocca ribelle, la posa ricercata di un ragazzo, e tutti insieme a guardare diritto l’obiettivo, tutti insieme sapendo che il futuro ci apparteneva, tutti insieme: questa era stata la nostra forza, la nostra bellezza. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 3-4.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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bicheco · 1 year ago
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Io non dico di amarci tutti quanti come fratelli, per carità, però quantomeno non farci del male, rispettare la vita e la dignità umana. Troppo difficile eh.... Eppure quando uno fa del bene agli altri, sta bene lui stesso, la felicità coincide con la generosità, è vero, è così, basterebbe sperimentarlo.
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ambrenoir · 11 months ago
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“Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere rispetto a quanto ho vissuto finora.
Mi sento come quel bimbo cui regalano un pacchetto di dolci: i primi li mangia con piacere, ma quando si accorge che gliene rimangono pochi, comincia a gustarli intensamente.
Non ho più tempo per riunioni interminabili, in cui si discutono statuti, procedimenti e regolamenti interni, sapendo che alla fine non si concluderà nulla. Non ho più tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto. Non ho più tempo, da perdere per sciocchezze. Non voglio partecipare a riunioni in cui sfilano solo “Ego” gonfiati. Non ho più tempo per i manipolatori, gli arrivisti, gli approfittatori. Mi disturbano gli invidiosi. Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali.
Amo l’essenziale, perché la mia anima ora ha fretta. Adesso voglio vivere tra esseri umani sensibili. Gente che sappia amare e burlarsi dei suoi errori. Gente che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze. Gente che non sfugga alle sue responsabilità. Gente che difenda la dignità umana. Voglio circondarmi di gente che desideri vivere con onestà e rettitudine. Perché solo l’essenziale fa sì che la vita valga la pena viverla.
Ho fretta per vivere con l’intensità che solo la maturità ci può dare. Il mio obiettivo, è andar via in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.”
Mário de Andrade (1893-1945), Minha alma está em brisa, 1940
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lunamarish · 10 days ago
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La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l'immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi.
[...]
La fragilità è un modo di essere emozionale ed esistenziale che vive del cammino misterioso che porta verso l'interno e che non si riconosce se non andando al di là dei comportamenti, e scendendo negli abissi della nostra interiorità e dell'interiorità altrui. Ancora oggi si tende ingiustamente a guardare alla fragilità come ad una forma di vita inutile e antisociale, e anzi malata, che ha bisogno di cure e che non merita nel migliore dei casi se non compassione; e non si sanno intravedere in essa le tracce incandescenti della sensibilità e della gentilezza, della timidezza e della tenerezza, della creatrice malinconia leopardiana.
Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, così anche la fragilità è un'analoga esperienza umana che, quando nasca in noi, non viene mai meno in vita e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'indicibile che si nasconde nel dicibile.
Sì, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della sua fragilità si accentua, o si inaridisce, ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita.
Nel concludere queste mie nomadi considerazioni sulla fragilità vorrei citare una breve e stremata poesia di Rainer Maria Rilke.
La poesia è questa:
Era tenero e fine il suo sorriso come brillio d'antico avorio, come nostalgia, come neve che a Natale sull'oscuro villaggio discende, come turchese in mezzo a fitte perle, come raggio di luna su un caro libro.
Cosa c'è di più fragile di un sorriso, e cosa di più fragile della nostalgia, della neve che cade a Natale e di un raggio di luna su un caro libro? Vorrei augurarmi che in queste bellissime immagini possa riassumersi il senso umbratile e fugace di un discorso incentrato sulla fragilità come leitmotiv della condizione umana.
Eugenio Borgna
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fioredialabastro · 4 months ago
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15. Qual è la tua citazione preferita di tutti i tempi?
Ciao Papero! 😊 anche questa volta hai scelto una domanda impegnativa, ma a me fa piacere, perché pure questo è il bello del gioco!🌷
Dunque, dopo una lunga e sofferta riflessione, habemus "la mia citazione preferita di tutti i tempi":
"C'è del buono in questo mondo, padron Frodo; è giusto combattere per questo!"
- J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Le due torri
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Ho scelto questa perché secondo me racchiude il senso dell'esistenza umana: il male esiste ed è quello più facile da vedere, nonché quello che sembra avere più ragioni per farti gettare la spugna e vivere senza uno scopo; però esiste anche il bene, più nascosto, meno plateale, ma che è l'unica forza capace di dare valore, significato, dignità, bellezza alla nostra vita, come pure la sola in grado di vincere l'oscurità. Sam dice questa frase a Frodo quando tutto sembra perduto, senza speranza; ci ricorda di mantenere lo sguardo fisso su ciò che conta davvero, soprattutto nei momenti più difficili. Trovo che sia di una potenza incredibile; infatti, me la ripeto spesso e funziona ogni volta. 💙
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susieporta · 4 months ago
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Quattro di Spade
"Si può evolvere nell'Amore".
E' facile sentirsi piuttosto "intasati" in questi giorni.
Come se il Corpo stesse processando le tossine di un "antico ingorgo".
Camminiamo fianco a fianco con il Rilascio, a cui è associata contestualmente anche una potente Attivazione.
Ma è il Rilascio che ci fa sentire appesantiti e un po' tristi.
Nella realtà percepita siamo più sensibili alle situazioni di degrado, di ingiustizia, di deprivazione della dignità.
Ci risuonano.
La condizione di "perdita", di "mancanza", di "disperazione" che manifestano gran parte delle persone, ci tocca. Nel profondo.
Sapevamo che ciò sarebbe accaduto.
L'innalzamento di frequenze era già da tempo in procinto di sferrare il "colpo energetico" della Rivoluzione.
Ma ugualmente, a livello di "pietas" umana, ci commuove assistere alla rovinosa "caduta emotiva ed emozionale" del Corpo Terrestre.
Il Dolore è evolutivo, se "viene utilizzato".
Altrimenti si chiama "tormento".
E il "tormento" senza via d'uscita, è "dannazione".
Non a livello di Spirito. Ma sul piano puramente Materiale.
E fa male vederlo.
E non c'è giudizio nel considerarlo una tribolazione, una tortura, un massacro. C'è solo tanta commozione e vicinanza umana per chi sta attraversando il suo Inferno personale.
Vedremo tanti uomini e donne disperati, piangenti e persi nel loro smarrimento. Non evolveranno. Ma acquisiranno maggiori informazioni interiori, utili per le prossime Dimensioni.
A loro oggi va il mio abbraccio di Amore.
Nessuno merita il Dolore. Nessuno.
E nella antica distorsione diffusa che il Dolore sia l'unico strumento evolutivo, vorrei ricordare il potere della Gioia, dell'Amore, della Realizzazione, della Bellezza.
Si può evolvere nell'Amore.
Pochi lo sanno.
Pochi maneggiano quest'Arte Divina e Umana.
Non siamo costretti a soffrire per raggiungere il nostro Autentico movimento di Spirito.
Possiamo anche utilizzare altri Strumenti per raggiungere le nostre più profonde Verità.
Impareremo. Un passo alla volta giungeremo anche a questa meravigliosa scoperta.
Nel frattempo, buon martedì.
Un giorno alla volta, un'emozione dopo l'altra.
Mirtilla Esmeralda
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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Wanda Lombardi, Tempi inquieti, Guido Miano Editore, Milano 2024. Recensione di Marco Zelioli
Wanda Lombardi torna a far sentire la sua voce poetica con una breve ma intensa raccolta, Tempi inquieti, per Guido Miano Editore: venticinque nuove poesie, seguite dalla riproposizione di altre quattordici già pubblicate e raccolte sotto il significativo
Wanda Lombardi torna a far sentire la sua voce poetica con una breve ma intensa raccolta, Tempi inquieti, per Guido Miano Editore: venticinque nuove poesie, seguite dalla riproposizione di altre quattordici già pubblicate e raccolte sotto il significativo titolo Perché nulla vada perduto. Il tutto conferma quanto la poetessa sia ‘presente’ al nostro tempo, pur così travagliato; e la sua ricca…
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pensierodelgiornoblog · 6 months ago
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Significato della parola rispetto
Rispetto è il sentimento che ci porta a rendere onore, ossequio, stima alle persone che riteniamo superiori a noi. E’ quell’atteggiamento che ci induce a riconoscere i diritti degli altri, la dignità di qualcuno o di qualcosa, che ci porta a comportarci con educazione e riguardo.
Oltre al significato generale, possiamo trovare molteplici sfaccettature della parola rispetto, che variano a seconda del contesto in cui viene utilizzato.
Considerazione e stima per le persone
Come detto sopra, il rispetto implica riconoscere il valore e la dignità degli altri esseri umani. Significa trattare le persone con cortesia e riconoscere i loro diritti, opinioni e sentimenti. Questo tipo di rispetto è fondamentale nelle relazioni interpersonali e sociali, è prerogativa indispensabile di una società civile poiché promuove l’armonia e la cooperazione.
Rispetto di sé
Quando si parla di rispetto di sé ci si riferisce alla stima e alla considerazione che una persona ha per se stessa e che è la base per l’armonia interiore. Implica la consapevolezza del proprio valore e la cura di sé, sia fisica che psicologica. L’autostima fa parte di una personalità integrata nei suoi vari aspetti psicologici; è importante per la salute mentale e il benessere generale.
Rispetto per l’ambiente e gli esseri viventi
Allargando la prospettiva, la parola rispetto si può estendere anche all’ambiente naturale e a tutti gli esseri viventi che lo abitano. Avere rispetto per la vita in generale ci porta ad adottare comportamenti sostenibili e responsabili per preservare le risorse naturali e garantire il benessere delle generazioni future.
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valentina-lauricella · 4 months ago
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Vedere come Cesare Pavese si pieghi davanti a donne che nemmeno lo vogliono non è un bello spettacolo per chi tiene alla dignità umana. Mi chiedo perché Bianca, una segretaria di redazione, lo cercasse, lui che era direttore della casa editrice, e credo di indovinarlo. Insieme scrivono un romanzo e lui la guida a farsi largo come autrice. La protegge e ne fa una figlia spirituale, come già aveva fatto con la Pivano. Ci sono donne che vogliono tenersi buoni e in caldo i letterati influenti, e li tengono sulla corda. Un altro esempio del genere è Teresa Carniani Malvezzi, che voleva il patrocinio di Leopardi per le sue opere, ma cercava di tenere a bada la sua passione. Anche Bianca con Cesare fa lo stesso, ma non ha l'onestà di dirgli che è lei a non volere passione nel loro rapporto: va oltre, e gli inculca che la passione in un rapporto è cosa cattiva. Allora Cesare si macera cercando tutti i propri difetti ("sei storto", gli dice lei senza mezzi termini), cosa che non gli fa affatto bene. Dice che prenderà la sua parola come la regola dei monaci in un convento, che cambierà per lei. Insomma, si fa manipolare. Adesso il connubio Cesare Pavese-Bianca Garufi è passato alla storia con la definizione che ne diede lui (una bellissima coppia discorde), ma io direi che erano una coppia solo nel desiderio di lui, o quantomeno erano una coppia disequilibrata. Lui aveva cercato di svincolarsene con un residuo di giusto orgoglio, ma lei, furbissima, lo induce a dire che è proprio l'orgoglio il suo maggior difetto, allora lui lo mette da parte e resta al laccio. Storia triste che adesso viene ricordata come "amore".
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fridagentileschi · 1 year ago
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ADDIO A SCIARRA SILVANA
Tra pochi giorni la Signora Sciarra Silvana lascerà la Presidenza della Corte costituzionale e finalmente andrà in pensione. Sicuramente nella mente della nota giurista fioriscono aspettative di nuovi e più alti destini. Per il bene della Nazione speriamo che non abbia altri incarichi.
È stato un soggetto chiaramente non del tutto adatto a presiedere la Corte costituzionale, che richiede ben diversa saggezza e competenza, oltre che equilibrio nel dirigere l’udienza.
Il suo nome resterà legato ad uno dei periodi più tristi della Corte costituzionale. Sarà ricordata come colei che unitamente ad altri giudici costituzionali, ha dichiarato la costituzionalità di leggi illogiche, contraddittorie e palesemente negatrici di diritti fondamentali della persona garantiti dalla Costituzione. A cominciare dal noto art. 32 relativo alla materia sanitaria.
La Corte costituzionale da lei presieduta ha “ucciso” per la seconda volta il grande Presidente Aldo Moro che fu il Deputato costituente che volle il secondo comma dell’art. 32 Cost. in base al quale sono in ogni caso banditi trattamenti sanitari violativi della dignità umana.
In una intervista incautamente rilasciata dalla Sciarra Silvana al “Corriere della Sera” il 2 dicembre 2022 il soggetto in questione, a proposito della pretesa costituzionalità delle leggi liberticide in tema di Covid, ebbe a dichiarare (anticipando illegittimamente la motivazione delle sentenze), che la Corte aveva “seguito la scienza”.
A parte il fatto che la scienza medica non esiste in termini di definitive acquisizioni scientifiche, essendo essa attività di continua ricerca scientifica, è di pochi giorni la notizia che la European Medical Agency e la Commissione europea hanno finalmente riconosciuto quel che non si poteva e non si può più nascondere; e cioè il fatto che i sieri magici inoculati nel corpo dei cittadini in forza di una legge estorsiva e ricattatoria, hanno provocato e ancora provocano in misura crescente, migliaia e migliaia di morti.
Non so quale sia il peso di quanto è accaduto sulla coscienza della Sciarra Silvana e dei suoi Colleghi della Corte costituzionale. Non so se la sua sensibilità personale è tale da comprendere che con quelle infauste sentenze, si è resa corresponsabile morale del decesso di migliaia di persone.
Non m’interessa saperlo.
AUGUSTO SINAGRA
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occhietti · 11 months ago
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TESTIMONI
Salvi per caso
LILIANA SEGRE, La memoria rende liberi
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?", rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo
Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare.
HANNAH ARENDT, La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme
Adolf Eichmann andò alla forca con gran dignità. Aveva chiesto una bottiglia di vino rosso e ne aveva bevuto metà. […] Era completamente padrone di sé, anzi qualcosa di più: era completamente se stesso. Nulla lo dimostra meglio della grottesca insulsaggine delle sue ultime parole. […] Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.
Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici, questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come già fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male.
ELIE WIESEL, La notte
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i mei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ormai non mi interessavo ad altro che alla mia scodella quotidiana di zuppa, al mio pezzo di pane raffermo. Il pane, la zuppa: tutta la mia vita. Ero un corpo. Forse ancora meno: uno stomaco affamato. Soltanto lo stomaco sentiva il tempo passare.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere
La nostra esperienza nei campi di concentramento non ci ha insegnato che la vita non ha senso, che il mondo dei vivi è un grande bordello, che bisognerebbe vivere secondo le primordiali esigenze del corpo, ignorando le creazioni della cultura. La nostra esperienza ci ha insegnato che per disgraziato che sia il mondo in cui viviamo, la differenza che esiste tra di esso e il mondo dei campi di concentramento è grande come quella tra la notte e il giorno, tra l'inferno e il paradiso, tra la morte e la vita.
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati
Definirlo "nevrosi" [quello stato di perenne disagio del prigioniero] è riduttivo e ridicolo. Forse sarebbe più giusto riconoscervi un'angoscia atavica, quella di cui si sente l'eco nel secondo versetto della Genesi: l'angoscia inscritta in ognuno del "tòhu vavòhu", dell'universo deserto e vuoto, schiacciato sotto lo spirito di Dio, ma da cui lo spirito dell'uomo è assente: non ancora nato o già spento".
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