14 febbraio, roma: "l'ordine sostituito" @ tic, piazza san cosimato
◐ Mercoledì 𝟭𝟰 𝗳𝗲𝗯𝗯𝗿𝗮𝗶𝗼, ore 18:30, Tic – Libri e cose fantastiche / Spazio OFF, piazza di San Cosimato 39, 𝗥𝗼𝗺𝗮: presentazione in anterpima dell’antologia 𝙇’𝙤𝙧𝙙𝙞𝙣𝙚 𝙨𝙤𝙨𝙩𝙞𝙩𝙪𝙞𝙩𝙤, una collezione di scritture altre provenienti dal multiperso.✑ Con le autrici e gli autori Giovanni Blandino, Luigi Di Cicco, Marco Giovenale, Emanuele Muscolino, Eda Özbakay, Francesca Perinelli, Antonio Francesco…
📸✨ La magia della Puglia al tramonto! 🌅 Questo scatto cattura una torre in rovina, testimone silenziosa della storia, che si staglia contro il sole calante. Ogni angolo di questa regione è un'opera d'arte che aspetta solo di essere immortalata.
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2. There's too many twists for my taste, the second half of the film kinda lost it.
3. There was no foreshadowing whatsoever to lead to any of this? Which I guess is why it doesn't work for me?
4. But in any case: the love interests are not convincing Drea and Eleanor should be together because then they would be Dreanor what else do you want.
5. All of their moments had such insane chemistry I am thinking of all the fic writers out there who are probably going insane right now.
6. They should have kissed atleast once.
7. Is this good queer representation? I can't really tell? Does it have to be? Very queer vibes overall.
8. This is all debatable.
9. Max Brussard was based on Damiano David.
10. I was kinda expecting the girls to push him into the fire tbh.
11. What if they went all Thelma and Louise in the end? Just think about it.
12. Again, I am not quite sure what I have just witnessed. It's not exactly your average high school drama.
13. But I guess three cheers for revenge mommy and her fucked up soulmate.
Vi racconto una breve storia triste, o semiseria se volete. La storia è quella di Lorenzo Damiano, che per mesi è stato identificato come "leader" dei no-vax e no-pass veneti. Uno che, tanto per dire, si era candidato a sindaco a Conegliano Veneto con una lista che diceva "basta alla dittatura sanitaria". Peccato che, dopo un pellegrinaggio a Medjugorje, Damiano si sia contagiato e sia finito in terapia intensiva per Covid. Conclusione? Damiano si è detto "convinto" dall'utilità dei vaccini, proponendosi anche come "testimonial" a convincere altri scettici a vaccinarsi. Una conversione in piena regola. Come manco a Medjugorje, forse. Cathy La Torre
-Lo sfiancamento della lotta- #7marzo21 #savethedate #Brindisi #radiorai3
Ho pochi ricordi di quello che accade a Brindisi nel marzo del 91. Avevo quindici anni. Ricordo una mattina sotto al liceo che frequentavo a guardare le finestre che traboccavano uomini, donne, ragazzini. Era surreale. La scuola era occupata da centinaia di estranei mai visti che ci guardavano dalle finestre. Nella notte tutte le scuole erano state requisite per accogliere i profughi arrivati. Fummo felici. Non si andava a scuola per un po' di giorni. Ricordo che con i motorini, i “sì” Piaggio, andavamo sulle balconate del porto a vedere cosa stava succedendo. Ricordo il luccichio sotto i lampioni dei teli di platica giganteschi che servivano da coperte. Quella mattina della scuola occupata, tornando verso casa, dai balconi di un palazzo popolare calavano sacchetti bianchi con lo spago e sotto in strada i profughi albanesi alzavano le braccia, prendevano e ringraziavano. Riprendemmo ad andare a scuola di pomeriggio, ma in un altro istituto. C’era anche un ragazzo albanese in classe. Parlava poco l’italiano. Non ci eravamo molto simpatici. Poi più nulla. È come se dopo, nel tempo, fosse rimasto solo un rumore di quei giorni. Almeno per me.
Ho ritrovato i fatti del 91 dieci anni fa. Il sindaco di allora, Domenico Mennitti, si fece promotore di una grande operazione culturale di memoria e ricostruzione. Io mi occupai delle installazioni artistiche in città e delle ricerche per il racconto che avrebbe letto Anna Bonaiuto. Coinvolsi Francesco Niccolini. Lo conoscevo da poco. Per me Francesco era solo l’autore del Vajont di Paolini. Per un mese abbiamo ascoltato i testimoni, la gente comune, il sindaco di allora, Giuseppe Marchionna, giornalisti, i trenta albanesi rimasti in città da quei ventimila, i volontari. Soprattutto i volontari.
Pochi anni prima ero stato mandato a fare il servizio civile nella Caritas della città. Protestai, ricordo. Molto. Cercai anche una raccomandazione per farmi spostare. Volevo stare a Torre Guaceto dove facevo già volontariato e dove sarebbe stato logico restare a fare anche il servizio civile. Ma la vita non segue sempre la logica. L’anno di servizio civile in Caritas è stato un dono. Ho ascoltato altre storie del 91, ho passato parecchie notti a fare compagnia ai barboni in strada, ho apparecchiato tavole, organizzato concerti e feste multietniche, ho fatto il doposcuola a ragazzini brindisini.
È una parte di me con la quale non convivo in pace questa di comunità, della strada, delle vicende ambientali e sociali di Brindisi, la città dove sono nato e cresciuto. L’inizio del lavoro in teatro è coinciso con il massimo impegno nelle lotte ambientali in città. Progettavamo azioni illegali per fermare gli scarichi odiati, abbiamo vissuto proteste, le abbiamo fatte. Ho perso la voce. Sono stato parecchio tempo con persone che hanno dato la vita per questo. C’era un fuoco. A un certo punto sono andato via. E non riesco a parlare di questo, non ancora. Nulla di tutto quello è così distante e lontano da parlarne. Tanto meno qui. Ma ora, dopo trent’anni anni dai fatti del 91, ecco che tutto torna. Prepotentemente. Non sto nella pelle e ascolto quello che accade in me e intorno. Proprio ora che viviamo distanziati e con la mascherina, ora che i teatri sono chiusi, proprio in questo caso che raccontare in un teatro vuoto ha tutta la forza del vuoto che lascia nella pancia questa storia, mi ritrovo di fronte al Luigi di dieci, venti, trenta anni fa. A Luigi che è scappato perché la lotta e la protesta se lo stavano mangiando. Ho avuto paura, sì. Paura di farmi prendere da quello. Di farmi consumare come il tumore di Don Milani. Di sparire. Anzi ho paura forse di essere così presuntuoso da farmi consumare senza nemmeno riuscire a cambiare le cose e il mondo. È una spina nel fianco questa per me: che un giorno sono andato via, da che parte stare e come lottare, come cambiare, da quale parte è meglio urlare, da dove si sente più forte e quando è “cambiare”, quando no. A volte penso che ho fatto lo spettacolo sul rivoluzionario Don Milani solo per sfogarmi di questo e giustificarmi mostrando a tutti com’è morto lui, com’è morto della sua lotta. Ma la vita non segue la logica, vero? Non so nulla. So solo di un disagio e di una nausea. E di una rabbia. Che forse semplicemente ho riversato completamente nel teatro. Con arroganza, solo per me, in maniera dispotica verso il pubblico, senza sapere nulla davvero della scuola del teatro. Per un mio interesse sacrosanto. Per salvarmi la pelle. Poi forse incontra anche qualcuno nel pubblico e allora qualcosa accade. Ma questa spina dello sfiancamento della lotta mi consuma ancora. E ne riconosco tutta la seduzione.
Ora so solo che raccontare quello che accadde a Brindisi a marzo del 91, quello che fecero i brindisini, i cittadini albanesi, quello che non fece lo stato, come è andata a finire dopo, e il fatto che tutto questo sarà trasmesso in contemporanea da non so quante pagine social compresa quella del sindaco della città, Riccardo Rossi (sì, perché questa è una storia di sindaci) e da Radio Rai 3 in tutta Italia, bene, so solo che vale già quanto la medaglia che non è mai stata data alla mia città. E in questo caso benedico lo streaming e la radio. Che lo sentano tutti cosa è accaduto a Brindisi nel marzo del 91.
domenica 7 marzo 2021
h 15.00 focus su Zazà, Radio Rai 3
h 18.00 in streaming video dal Nuovo Teatro Verdi, Brindisi
h 22.30 su Radio rai 3
NON ABBIATE PAURA
Grand Hotel Albania _1991-2021
di Francesco Niccolini
con Luigi D’Elia
musiche dal vivo
Claudio Prima, organetto e voce
Nevila Cobo, violino
Merita Alimhillaj, violoncello
Le foto storiche e preziose sono di Damiano Tasco.
Info:
https://www.nuovoteatroverdi.com/
https://www.raiplayradio.it/radio3/
"l'ordine sostituito", antologia déclic, è pubblicato
https://carlosperduti.wordpress.com/2024/02/16/lordine-sostituito/
Il 16 febbraio è uscita, per déclic edizioni, l’antologia L’ordine sostituito.
L’ordine sostituito è il contrario di una mappa. Testi che sfiorano e provocano i generi, li eludono, li confondono, li oltrepassano.Un’antologia che sfida le correnti classificazioni letterarie, dando voce a una contemporaneità che disorienta,…
Pleased to announce that these two works will be in Camera Oscura, a group show in Venice Italy opening on September 27th at @atoposvenice! It’s really funny to me that I went to Italy and studied all this art only to come back and sprinkle a layer of American trash over the top of it and send it back. You’re welcome Italy! 🤌Honestly though, I’m super excited and honored to be showing in Venice! I wish I could go. I loved riding my bike through Italy and drawing in cathedrals and little cafes, wandering Etruscan ruins and eating figs on the side of the road and swimming in the Adriatic. Much love. ✌️🇮🇹 a.topos Venice, for this third and last encounter of the first edition of the open call THE CREATIVE ROOM, brings together the exhibitions See you, Tomorrow and Camera Oscura. The artists involved are: Mario Afonso, Nikolaos Akritidis, Elodie Barattucci, Laura Binaghi, Cecilia Brugnoli, Arthur Cadre, Calembour, Savina Capeci, Melanie Cravero, Aurora Destro, Damiano Fasso, Aldana Ferreyra, Francesco Fossati, Alexandra Freye, Sara Fruner, Anne Solange Gaulier, Noel Hensey, Michalina W. Klasik, Alessandro di Leo, Fabrizio Narcisi, Hermano Noronha, Paolo Panzacchi, Samantha Passaniti, Alina Petre, Jake Scharbach, Alessandro Secondin, Mattia Sugamiele, Ana Luiza Torres, Janina Totzauer, Pengpeng Wang, Anne-Lise Weinberger, Beatrice Zagato, Jagoda Zwiernik. Camera Oscura gathers artists that capture how themselves or others were coping with isolation and restrictions through the lens of a camera. The focus on photography does not imply a flat, monocorde tone though. On the contrary, it is a revealing set of plural approaches, interests, points of views and interpretations. The quick register allowed by the camera is trespassed by multiple subjectivities that overcome any attempt of mimetic gestures and the fallacy of neutrality. https://www.instagram.com/p/CTxQ_OVFEr1/?utm_medium=tumblr
Laurent is a popular pastry chef, even more so after he became a recurrent guest star on Nailed It! Everything was going according to plan on his third visit to the show until he met one of the contestants. Curse Damianos, his lovely dimple and his terrible cooking. There was no way on earth Laurent could survive the shooting without making a fool of himself.
Words: 7376, Chapters: 1/1, Language: English
Fandoms: Captive Prince - C. S. Pacat, Nailed It! (TV)
rogo nel reparto di Psichiatria del Papa Giovanni XXIII. Intossicati altri otto pazienti. Il Garante Nazionale ha annunciato che si costituirà parte offesa nell’inchiesta sulla morte della giovane
La morte di quella ragazza di 20 anni la mattina di martedì scorso, al terzo piano dell’ospedale di Bergamo, forse poteva essere evitata. Non poteva muoversi, perché era legata. La ragazza aveva problemi psichiatrici e la norma vuole, nel caso dei pazienti che subiscono metodi di contenzione, che la vigilanza sulle loro condizioni venga intensificata in modo capillare. Ogni quindici minuti devono essere guardati direttamente dal personale, mentre ogni mezz’ora è d’obbligo prenderne i parametri vitali. Il ricorso alla contenzione, però deve essere limitato a ragioni terapeutiche e di sicurezza dei medesimi pazienti, specie nel caso possano ricorrere a gesti pericolosi per sé o per gli altri, come potrebbe essere avvenuto per la giovane ricoverata al Papa Giovanni. Nell’incendio sono rimasti intossicati altri otto pazienti.
Il sindacato Uil, tramite il suo segretario generale della provincia Rossella Buccarello, ha spiegato che quanto accaduto disegna uno scenario denunciato da tempo. «L’assenza di monitoraggio dei pazienti della Torre 7 si inserisce all’interno di una realtà fatta di blocco del turnover, mancanza di medici e impossibilità di assumere anche fuori dai ruoli del personale sanitari», denuncia il sindacato.
Quello che è certo la morte della ragazza è stata di una tragedia immane. Bruciata viva, perché non poteva muoversi. Una persona, di fatto, privata della libertà. Per questo motivo è intervenuta l’autorità del Garante nazionale delle persone private della libertà annunciando che si costituisce parte offesa nell’inchiesta sulla morte della giovane. La Regione Lombardia ha già chiesto l’istituzione di una commissione di verifica, mentre sarà la Procura della Repubblica a individuare le eventuali responsabilità. Il Garante nazionale, da parte sua, si costituirà come parte offesa, così come fa in ogni caso di morte di persone private della libertà, quando il decesso è connesso con la situazione di restrizione. Il Garante nazionale nell’esprimere la propria vicinanza alla famiglia della giovane vittima, sottolinea ancora una volta la drammaticità della contenzione delle persone nelle istituzioni psichiatriche e delle sue possibili conseguenze.
La morte di questa ragazza non può non evocare la storia di Antonia Bernardini, morta il 31 dicembre 1974 dopo quattro giorni di agonia a causa alle ustioni riportate su tutto il corpo, dopo che con un fiammifero ha incendiato il materasso del letto del manicomio giudiziario femminile di Pozzuoli dove era legata. Una vicenda che, all’epoca, fece scalpore rimbalzando sulle principali testate giornalistiche alimentando un dibattito pubblico sui metodi di cura adottati nei manicomi, in particolare, sulla contenzione e sulla disumanità che regnava in quelle strutture. Una storia, quella di Antonia Bernardini, che è stata dimenticata per parecchi anni ma che, grazie al giornalista Dario Stefano Dall’Aquila e al ricercatore Antonio Esposito, è tornata d’attualità nel libro scritto a quattro mani “Storia di Antonia. Viaggio al termine di un manicomio” Oggi però i metodi di contenzione devono avere però regole ben precise, ma soprattutto devono essere una extrema ratio. I criteri ai quali si deve conformare il trattamento della malattia mentale e del malato, in qualsiasi condizione giuridica o civile egli si trovi, sono stati formulati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questi prevedono che il paziente abbia il diritto a essere curato in un ambiente la cui restrittività sia ridotta al minimo e con un trattamento che riduca al minimo le intrusioni nella sfera della fisicità, della limitazione di movimento e soprattutto della necessità contenitiva.
Non sono rari i casi di chi muore per contenzione. Proprio Il 4 agosto scorso, è stato il triste anniversario della morte di Francesco Mastrogiovanni, spirato mentre era legato sul letto.