#Cucina internazionale
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🌍 Un viaggio tra i sapori del mondo: 6 piatti che devi assolutamente provare! 🍽️✨ Se c’è una cosa che rende un viaggio ancora più speciale, è senza dubbio il cibo! Ogni destinazione ha i suoi piatti tipici, quei sapori unici che raccontano la storia e le tradizioni di un popolo. Durante i miei viaggi ho assaggiato di tutto, ma ci sono alcune specialità che mi hanno conquistato il cuore (e il palato!) 🥰 Ho raccolto 6 piatti del mondo che mi sono piaciuti un casino e siamo sicuri che faranno venire l’acquolina in bocca anche a te! 😋 Ecco qualche assaggio di quello che troverai nell’articolo completo sul blog: 🔹 Squeaky Cheese – Finlandia🧀 🔹 Bitterballen – Olanda🍺 🔹 Sfoglia con feta e miele – Grecia 🍯 🔹 Pastrami – New York🗽 🔹 Sfoglie con spinaci – Malta 🇲🇹 🔹 Jambon – Irlanda 🇮🇪 Questi sono solo alcuni dei piatti che ci hanno fatto innamorare durante i nostri viaggi! ❤️ Se vuoi scoprire tutti i dettagli, dove trovarli e perché dovresti assolutamente assaggiarli, leggi l’articolo completo sul blog👉 E tu? Qual è il piatto più buono che hai assaggiato in viaggio? Raccontacelo nei commenti! ⬇️ 😍
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Alessandria: Alberto Grandi svela "La cucina italiana non esiste" - Martedì 4 febbraio 2025.
Un incontro imperdibile sulla storia del cibo e i falsi miti della tradizione italiana.
Un incontro imperdibile sulla storia del cibo e i falsi miti della tradizione italiana. Il prossimo martedì 4 febbraio 2025, alle ore 17:00, presso il Laboratorio Civico “Carla Nespolo” di Alessandria, in Via Faà di Bruno 39, si terrà un incontro con il Professor Alberto Grandi, noto scrittore e docente di Storia del cibo all’Università di Parma. Durante l’evento, il Professore sarà intervistato…
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🥕 Oggi, 4 aprile, celebriamo il Carrot Day! Sapevi che le carote erano originariamente viola e che la più lunga mai registrata raggiungeva oltre 6 metri?🧡 #CarrotDay #perfettamentechic #GIORNATAINTERNAZIONALEDELLACAROTA

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C'è un video, registrato la notte di Capodanno, che riprende l'assalto dell'egiziano a Villa Verucchio. Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, 23 anni, arrivato in Italia irregolarmente e già nel 2022 titolare di un permesso di soggiorno emesso dalla procura di Rimini per protezione internazionale, è arrivato fino a 80cm dal volto del maresciallo Luciano Masini con un grosso coltello da cucina, prima che lui lo neutralizzasse. Questo racconta il video consegnato dal testimone agli investigatori, in cui si vedono tutte le fasi dell'aggressione tranne quella dell'ultimo sparo. La sequenza è agghiacciante, se il carabiniere non avesse sparato, in meno di un secondo sarebbe stato colpito e oggi si starebbe raccontando un'altra storia.
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Internazionale Kids - Febbraio 2020 L'illustrazione di copertina (del 5º numero di Internazionale Kids) è di Justine Wong, che vive a Toronto, in Canada. Durante un viaggio in Giappone nel 2015, Wong ha disegnato con gli acquarelli una guida illustrata alla cucina giapponese.
In copertina c'è scritto "bambini" in arabo. Dove?
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Ginebra Bellucci
Nata nella città spagnola di Córdoba, Ginebra Bellucci, nome d'arte di Gabriela Muñoz , è nata nel giugno 1996. Prima della sua carriera nell'industria del cinema per adulti, ha lavorato nel settore dell'ospitalità (cameriera e assistente di cucina) e si è formato come assistente di volo. Ha debuttato come attrice pornografica nel settembre 2018, all'età di 22 anni, registrando la sua prima scena per Cumloader.
Come attrice, ha lavorato con altri studi europei e americani, tra cui Reality Kin , Private , MetArt, Mofos.
Nel 2019 ha ottenuto il riconoscimento internazionale essendo stata nominata agli XBIZ Europe Awards nella categoria Best New Star. L'anno successivo, nel 2020, ha ricevuto la sua prima nomination agli AVN Awards 5 nella categoria: Artista emergente straniero dell'anno allora creata di recente , nonché nella categoria di produzione europea come Miglior scena di sesso anale in una produzione straniera di Wake Me. Al passo con l'amore .
È rimasta attiva nel settore tra il 2018 e il 2021, tornando dopo una pausa nel 2022. Ha registrato quasi 240 film come attrice.

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Storia, curiosità e ricetta: Il Pandoro
Il Pandoro è uno dei dolci natalizi più amati in Italia, una delizia soffice e profumata che fa parte della tradizione culinaria delle festività. Con il suo caratteristico impasto lievitato e la superficie ricoperta di zucchero a velo, il Pandoro ha conquistato i cuori di molti durante il periodo natalizio. In questo articolo, esploreremo la storia del Pandoro, alcune curiosità interessanti e, infine, condivideremo una ricetta tradizionale per prepararlo in casa.
Storia del Pandoro
Il Pandoro ha origini antiche e affonda le radici nella città di Verona, nel Nord Italia. La sua storia inizia nel lontano Medioevo, quando il dolce era noto con il nome di "pane de oro" o "pane di lusso", a causa degli ingredienti pregiati utilizzati nella sua preparazione. Tuttavia, il Pandoro come lo conosciamo oggi ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli. La versione moderna del Pandoro è stata creata nel XIX secolo dal pasticcere veronese Domenico Melegatti. L'inventore aggiunse burro, uova, zucchero e vaniglia all'impasto originale, trasformando così il dolce in una prelibatezza soffice e aromatica. Il Pandoro divenne rapidamente popolare durante il periodo natalizio e ottenne il riconoscimento internazionale.
Curiosità sul Pandoro
- La Stella di Natale: Il Pandoro è spesso servito su un piatto a forma di stella, che simboleggia la Stella di Natale. Questo tocco decorativo aggiunge un elemento festivo alla presentazione del dolce durante le celebrazioni natalizie. - Il Re delle Feste: In molte famiglie italiane, il Pandoro è considerato il "Re delle Feste". La sua forma alta e slanciata, ricoperta di zucchero a velo, contribuisce a creare un'atmosfera regale sulla tavola delle festività. - Tradizione Veronese: Il Pandoro è strettamente legato alla città di Verona, tanto che il Consorzio Verona Tutela Pandoro è stato creato per preservarne la tradizione e garantirne la qualità. Solo i prodotti che rispettano rigorosi standard possono ottenere il marchio di autenticità. - Il Pandoro nel Mondo: Oltre ai confini italiani, il Pandoro ha conquistato il palato di molte persone in tutto il mondo. È diventato un simbolo delle festività natalizie e un elemento caratteristico dei menu durante le celebrazioni di fine anno.
Ricetta Tradizionale del Pandoro
Ecco una ricetta tradizionale per preparare il Pandoro in casa. Gli ingredienti sono semplici, ma la pazienza è la chiave per ottenere un risultato perfetto. Ingredienti: - 500 g di farina - 150 g di burro - 150 g di zucchero - 3 uova - 200 ml di latte - 1 bustina di lievito di birra - Scorza grattugiata di un'arancia - Vaniglia (in polvere o estratto) Procedimento: - In una ciotola, sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido e lasciare riposare per circa 10 minuti. - In una ciotola più grande, setacciare la farina e aggiungere lo zucchero, il burro fuso, le uova, la scorza d'arancia e la vaniglia. - Aggiungere il lievito attivato al composto e mescolare bene fino a ottenere un impasto omogeneo. - Coprire l'impasto con un canovaccio umido e lasciar lievitare in un luogo caldo per almeno 2 ore, o fino a quando raddoppia di volume. - Imburrare e infarinare uno stampo per Pandoro e versarvi l'impasto. - Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 30-40 minuti, o fino a quando il Pandoro è dorato e cotto all'interno. - Una volta raffreddato, spolverare il Pandoro con abbondante zucchero a velo prima di servirlo. Preparare il Pandoro in casa può essere una gratificante tradizione natalizia che unisce la famiglia nella gioia della cucina e del gusto. Con la sua storia affascinante, le curiosità divertenti e il suo irresistibile sapore, il Pandoro continua a essere un simbolo di festa e condivisione durante le festività. Read the full article
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Quelle che vogliono l’ergastolo anche per chi fa catcalling definiscono “resistenza” le violenze di Hamas e negano le violenze sessuali sulle ragazze ebree
Non ho vinto il Pulitzer. Il Pulitzer non lo ha vinto nemmeno Mondoweiss, Jezebel, c’è stata però nei giorni scorsi una menzione speciale per gli studenti di giornalismo della Columbia che raccontano l’Instafada. Il Pulitzer lo hanno vinto anche i giornalisti che coprono la guerra a Gaza, ma non si capisce se vale anche per quelli che fanno inchieste dalla zona giorno con cucina a vista.
Non lo ha vinto, purtroppo, il sondaggio di TikTok su chi le donne preferirebbero incontrare di notte in un bosco, se un uomo o un orso. Partirei da questo. L’anno scorso in Francia c’è stata una storia per cui Le Monde non ha vinto il Pulitzer.
Un elettricista di cinquantaquattro anni per dieci anni ha sistematicamente drogato la moglie e l’ha fatta stuprare da sconosciuti. L’elettricista ha filmato e catalogato ogni stupro. Nessuno degli uomini che si è presentato a casa sua si è mai rifiutato di violentare la donna. Quando l’hanno visitata aveva quattro differenti malattie veneree. Lei non si è mai accorta di niente. E questo è il motivo per cui le donne rispondono l’orso: gli orsi non stuprano.
Probabilmente, tuttavia, se chiedessimo alle donne che manifestano per i terroristi se preferiscono l’uomo o l’orso, risponderebbero l’orso, a meno che quell’uomo non sia uno di Hamas. Questo perché Hamas ha proprio tirato una riga: ok bruciare vivi i bambini, ok tagliare a pezzi la gente, ok sputare sul corpo di una ragazza portata in parata, ok fare sondaggi su internet su quale degli ostaggi deve morire, ma per carità di Dio lo stupro no.
E insomma è successo che quelle che vogliono l’ergastolo ostativo per gli uomini che ti fischiano per strada per il grave reato di catcalling, quelle che non hanno mai avuto bisogno né di una prova né di un processo perché «ti credo, sorella», quelle che considerano come una micro aggressione l’acqua troppo calda dal parrucchiere, insomma quelle lì, hanno deciso che a un certo punto tutto l’impianto di giustizia sociale non valeva più.
La motivazione è che non puoi accettare di manifestare per qualcuno che stupra; quindi, devi dire che quello stupro non è mai successo. Se fai dell’attivismo un lavoro, se grazie a quello ci costruisci una specie di prestigio sociale, se grazie a quello vai in tv e scrivi libri, non puoi rischiare di perdere tutto: se ti piace la tua vita dovrai fare in modo di manipolare la realtà in modo che le corrisponda.
Questo succede a tutto il branco che vuole sentirsi parte di una comunità, un branco che decide che una storia è falsa solo perché non gli piace. Quando su X l’account del Pulitzer ha annunciato la vittoria del New York Times per la copertura internazionale dell’attacco di Hamas contro Israele, leggendo i commenti ho pensato che nessun editoriale potesse valere più di quello. Metà ha pensato che il Pulitzer fosse per il pezzo “Screams without words” che era l’inchiesta sugli stupri, l’altra metà si è accorta che quel pezzo non era tra i premiati e ha così convalidato la tesi che fossero tutte puttanate. Tutto questo sempre gratuitamente dalla propria zona di interesse, soggiorno con cucina a vista.
Perché la questione degli stupri è la linea da cui non si torna indietro? Per lo stesso principio dell’orso e dell’uomo. Perché i campioni che chiamano Hamas “resistenza” non possono ammettere di stare dalla parte di quelli che stuprano, nessuno lo può ammettere senza poi volersi buttare giù dalla finestra.
La psicologia delle folle ci dice che quello che si fa nella folla il singolo non lo farebbe mai. Nella massa un individuo non ha responsabilità, e quindi se tutto l’internet ti dice che quegli stupri non ci sono stati anche se hai davanti alla faccia una donna che ti dice che è stata stuprata, anche se hai davanti alla faccia lo stupratore che ammette di averlo fatto, tu continuerai a dire che quello stupro non esiste. Mai come ora spero che alla domanda «ma se un amico ti chiede di buttarti giù da un burrone, tu lo fai?» la gente risponda sì, ma giusto per dignità.
Ho guardato il film documentario “Screams before silence”. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti al 7 ottobre, ci sono quelle degli ex ostaggi, ci sono quelle dei soccorritori, ci sono i filmati degli interrogatori dei terroristi. Ci sono persone che non si conoscono e che raccontano tutte la stessa storia. C’è una ragazza che era al Nova Festival che racconta delle urla di una donna che continuava a gridare a qualcuno di fermarsi.
L’intervistatrice le chiede come facesse a sapere che la stavano stuprando. «I know what it sounds», risponde lei. Lei sa cos’è perché ogni donna sa cos’è, sa com’è, sa come suona. A questa ragazza viene poi chiesto perché avesse deciso di parlare, e lei risponde che aveva sentito persone che dicevano che non era vero niente e lei non poteva permetterlo. C’è l’interrogatorio a uno dei terroristi a cui viene chiesto cosa avesse fatto a una ragazza. Descrive come l’ha spogliata e ricorda perfettamente di che colore aveva la biancheria intima. I poliziotti gli chiedono cosa le abbia fatto, e lui risponde: «Ho dormito con lei». Poi confessa.
Se proprio non vogliamo credere alle vittime, possiamo sempre credere agli stupratori. TikTok non ha vinto il Pulitzer perché ha posto la domanda sbagliata: preferisti incontrare un orso o uno di X che commenta i Pulitzer?
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Musicultura
Mia madre mi trovò un posto a Musicultura. Si riferiva a questo festival musicale come una grande possibilità che “ Faceva curriculum”, ma spoiler, a nessuno o quasi interessa se hai fatto il volontario nella logistica di un festival musicale. A meno che non sei un facchino o non ti occupi di logistica nei festival musicali, ma queste cose in provincia non si sanno.
Lo feci per dimostrare qualcosa a mio padre. Mio padre ha raccontato storie, io lo sono stato ad ascoltare per vent’anni. La storia che mi aveva spinto a partecipare era quella di un ragazzo che era stato chiamato in un bar per dare una mano. E questo ragazzo quando c’era da scaricare l’acqua non la scaricava a meno che non lo si pregasse. E stava tutto il tempo a guardare il suo telefono, per cui dopo due settimane lo era stato licenziato.
Sottinteso nel discorso di mio padre che io fossi come lui, perché non ero andato a lavorare a tredici anni come aveva fatto mio padre. Mio padre a tredici anni ci era stato portato in cantiere con mio nonno, dove mio nonno lavorava come muratore, per dare una mano in casa, con i soldi. E mio padre imbiancava le case e le balaustre, le balaustre del quartiere dove poi avremmo vissuto. E mi ricordo che mi raccontava di come si respirasse le vernici mentre dava lo sarai. Poi in quel quartiere ci siamo andati a vivere anni dopo.
E mio padre li capi una lezione importante, che poi passò a me. C’era un muro da dipingere, e mio zio che stava li gli disse “ Non devi solo fare il lavoro bene, ma devi anche farlo in fretta”. E io questo ho pensato tutta la vita, che non solo bisogna lavorare bene ma bisogna anche lavorare nei tempi previsti.
Musicultura è un evento di musica, dove artisti di fama nazionale e internazionale vengono ad esibirsi. è un festival enorme. Un giorno ho conosciuto il fondatore, che quando era giovane l’aveva fondato nel mio paese. La sede della direzione era vicino alle poste, in paese. Poi si era spostato, a Macerata.
Mi ricordo di aver incontrato una volta il fondatore mentre scendevo dal treno con una valigia pesante e nell salire le scale per uscire dalla stazione mi aveva visto faticare e sudare. Credo che in quel periodo non riuscissi a muovere un braccio. Lui venne verso di me per aiutarmi a sollevare la valigia, ma la moglie lo fermo e lui si scuso dicendo che “ Una volta lo avrebbe fatto, ma adesso” e io senza fiato non risposi, troppo incazzato con il destino che mi aveva tolto un braccio, e a me un braccio serviva proprio. Pensai poi che fosse proprio una brava persona a buttarsi per prendere la valigia, anche se non poteva.
Il mio compito in questo grande Festival era quello di aiutare nella logistica degli eventi del pomeriggio, e avevo accesso a tutte le serate, persino all’after, cioè al party organizzato per gli artisti dopo il concerto. Grazie ad un amico avevo trovato un posto dove stare, lo chiamavano “La stalla” , anche se si chiama Vicolo Accorretti. Per terra in casa non c’era la moquette ma gattine di polvere pressate dai piedi, al primo piano c’era una cucina con piatti e fornelli incrostati da anni. Al secondo piano c’era una tripla e io dormivo nel terzo letto in fondo dove mi avevano garantito, qualcuno ci aveva scopato. Quanto doveva essere ubriaca una ragazza per entrare in un posto del genere, o quanta voglia di cazzo deve aver avuto? Io di sicuro ho usato l’internet della casa per farmi una sega sull’ultimo letto in fondo alla stanza, sotto la finestra, con il vecchio telefono che mia madre mi aveva regalato.
Il mio compito era seguire Paolo che era il capo della logistica e anche la seconda persona presente al mio colloquio. Non c’era una vera e propria routine. Il piano avrebbe voluto che ci fossero degli eventi nel pomeriggio, in cui di solito l’eta media era cinquant’anni perché i giovani o stavano a lavorare o uscivano più tardi.
In pratica ciò significava sistemare le sedie. E dio solo sa come non sapessi sistemare le sedie. Le sedie negli eventi vanno sistemate a semicerchio, a partire dal palco in modo da dare spazio a tutti di sedersi e dare la migliore visione possibile. Io la prima volta le sistemai a rettangolo rispetto al palco e dovettero rimetterle tutte a posto. E pensai “Non so nemmeno sistemare le sedie”. C’erano continuamente cose da fare che non erano in programma ma che avvertivamo sarebbero avvenute. Non ero solo, c’era un ragazzo arrivato coi barconi a Lampedusa, che era inserito in un programma di inserimento regionale e chiamava “ Zia” la signora che lo aveva adottato a 24 anni e fumava sigarette senza filtro. Per farle un regalo spese quei due spicci che aveva per comprare il CD di una band che si esibì un giorno. C’era un italiano emigrato in Francia un un francese di Grenoble che era venuto per farsi una vacanza in Italia, c’era una studentessa universitaria che cercava di alzare crediti per la laurea, c’era un ragazzo che voleva fare volontariato a trent’anni che veniva dalla Toscana e aveva i genitori ricchi.
La solita accozzaglia di gente senza casa o fissa dimora in cerca di avventure. E poi c’ero io che cercavo di dimostrare qualcosa a mio padre o forse a me stesso.
Il secondo giorno mi spedirono ad inviare inviti a dei negozi, e non sapevo dove fossero. Mi diedero una mappa approssimativa del centro. Il significato di “ approssimativo’ è del tutto relativo, dato che un luogo o è in un posto o non c’è e quindi bisognava giare a caso, e andare per tentativi fino a trovare il posto.
Gli inviti erano per partecipare gli eventi e facevano 40 gradi all’ombra. Sudavo. Sudavo sempre. Ma non mollai, manco per il cazzo. Col cazzo che mi sarei fatto dire dietro che ero come quello che non portava le bottiglie d’acqua. Avrei dovuto metterci due ore. Ce ne misi sei. Tornati talmente sudato che la mia maglietta sembrava piena di scritte che in realtà erano le macchie di sudore che si erano create sopra.
Ma c’erano anche dei lati positivi nel fare quel lavoro, ad esempio ebbi la possibilità di incontrare persone. Incontrai Paolo Villaggio, che quasi non camminava, e all’epoca era già mezzo rincoglionito, e inarrivabile con tutti che lo tormentavano con domande intellettualoidi, mentre lui credo, volesse solo il suo cachet e andarsene. Poi, il poeta americano Marc Stand. Gli parlai dopo un evento. In quel periodo non parlavo ancora inglese e quindi mi feci aiutare nella traduzione dalla ragazza che faceva d’università e chiesi
“Pperché la gente al mondo soffre tanto. Come la sente un poeta oggi tutta questa devastazione?”
E lui rispose “ Parli inglese?” evidentemente no, e poi disse “Al mondo esiste la bellezza. La bellezza batte le armi. Ma gli uomini con le armi hanno il potere e la possono distruggere”.
Il che significa che si, gli uomini col potere possono fare un sacco di cose tremende, ma sono un artista e me ne sbatto il cazzo e continuo a fare cose belle anche senza soldi e potere.
Avevamo i buoni pasto per mangiare nel bar del centro, la sera o rubavo qualche pizzetta ad un rinfresco o andavo dal kebabbaro. Per sdebitarmi nell’ospitalità nella Stalla decisi di pulirla tutta. Ogni sera tornato a casa lavavo e pulivo per una o due ore. Nel corso di un vero e proprio restauro dell’abitato, non solo riuscii a scrostare i fornelli, ma anche a ritrovare sette o otto libri sotto un cartello stradale e una pila di bottiglie di birra vuote in cantina, e pulii la vasca da bagno, il quale aveva la finestra su un cortile interno che qualche genio aveva lasciato aperta, per cui erano entrati i piccioni in bagno e avevano cagato su tutta la vasca, macchiando il finto marmo plasticato che la componeva.
Ci misi ore a ripulire la vasca e nonostante i miei sforzi rimasero gli aloni stampati delle cagate dei piccioni. Mi lavai in quella vasca il terzo e il quinto giorno, poi quasi tutti i giorni della settimana seguente.
Mi ricordo lo schifo e il disgusto della primo lavaggio, cercando di mettere il telefono della doccia sopra di me, con le imposte della finestra che davano sul cortile interno che non si chiudevano. Cercando di non guardare in basso e non pensare cosa avrebbe potuto tirare fuori la vasca una volta che l’acqua avesse toccato il tappo, avrebbe potuto buttare fuori chissà quale schifezza, come un rigurgito.
Feci l’errore di lamentarmi della mia condizioni esistenziale con il mio ex professore di matematica che era un pezzo grosso dell’evento, e fu cosi che conobbi Pino Daniele.
La mattina ero uno dei pochi operativi perché la sera la passavo a pulire casa invece di fare come gli altri che andavo ai concerti e poi si presentavano alle 10.00 o alle 15.00. Ero li per dimostrare quello che ero capace di fare: spoiler. Non ricevetti mai un certificato né mi padre cambiò idea su di me: ero un giovane sfaticato, che non aveva lavorato quanto lui. Lezione numero quaranta sette: le persone tendono in maggioranza a non cercare prove che mettano in discussione le proprie convinzioni.
Pino Daniele aveva diritto ad un cestino, e glielo andai a sistemare nell’hotel in cui alloggiava e in cui sembrava ci fosse solo lui. Per chi non lo sapesse, il cestino fa parte delle condizioni contrattuali e gli organizzatori dell’evento devono soddisfare le richieste dell’artista. Per fortuna Pino, o “Tony” per gli amici in quel periodo era già mezzo cieco per via del diabete quindi non poteva richiedere granché ( snacks e alcolici tipo) il suo cesto era fatto di frutta e basta. Scendendo le scale dell’hotel dove alloggiava passai di fronte ad un divano, sul divano c’era un tipo che era appoggiato con le gambe distese e a fianco aveva una chitarra. Inciampai sulle gambe finendo a terra e mi rialzai bestemmiando. Le gambe erano quelle di Pino Daniele che faceva finta di niente. Lo guardai e smisi di bestemmiare.
Dato che mi ero lamentato, un pomeriggio mi fecero chiamare allo Sferisterio, dove la sera si esibivano gli artisti importanti. Il tizio che aveva costruito lo Sferisterio era un artista e un pazzo aveva costruito il palco del teatro che era un a cosa strana che si apriva a meta ed era piena di botole.
Entrai nel retro dello Sferisterio per andare nel sottopalco e c’erano tre ragazze in vestiti estivi che stavano gonfiando i palloncini. Erano le nipoti del tipo che aveva costruito il palco dello Sferisterio. Mi sembrava di essere in paradiso a gonfiare palloncini al fresco sotto il palco circondato di belle ragazze.
Avrei voluto poter usare il fatto di non stare a casa per portarmi qualche ragazza nel posto dove dormivo ora che stava diventato una tana igienizzata. Ma sudavo letteralmente tre magliette in un giorno. Puzzavo perennemente e ringraziavo di trovarmi all’aperto cosi le persone non se ne accorgevano. Puzzavo di sudore e dei sigarilli che mi fumavo. Il che mi rendeva impossibile ogni rapporto ravvicinato con il gentil sesso, inoltre per motivi a me sconosciuti, le ragazze riuscivano sempre a profumare anche se andavano in giro sotto il sole a quaranta gradi, mentre io odoravo di aringa affumicata lasciata a marcire sotto al sole.
I palloncini andavano portati dal sotto palco a delle casse che si trovavano fuori e che sarebbero state aperte la sera. ma faceva caldo, e i palloncini messi dentro quelle casse giganti scoppiavano, facendo pensare a Tony che ci fosse ogni 30/40 minuti un tentativo di assasinarlo, dato che essendo mezzo cieco, tutto quello che capiva era che c’era un botto a pochi metri da dove stava provando.
Quella sera andai al suo concerto, lo vidi girare per lo Sferiserio con due guardie del corpo. Le ultime due sere mi godetti il concerto di De Gregori e di Ian Anderson che erano davvero bravi a suonare. Tutti quegli anni gli avevano insegnato qualcosa.
Mi ricordo che i miei compagni mi invitarono ad andare all’ultimo after che era il blu della festa, ma rifiutai. Ho sempre avuto un problema con le feste “ufficiali” o dove almeno all’inizio bisogna tenere un contegno. Non so fare una conversazione di circostanza, né avrei saputo rapportarmi alle ragazze più grandi. O almeno così mi dicevo, anni dopo avrei scoperto la verità/
L’ultima notte dormii nella Stalla perfettamente pulita, senza più gattine di polvere e con un cemento ( il vero pavimento della casa era semplice cemento non piastrellato), in bella vista.
Tornai a casa con il bus e lo zaino pieno di panni sporchi, e tornati ad essere considerato, da lì a poco il solito stronzo di sempre.
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Le Sfide del 2025: Risparmiare per il Giappone, Vivere in Modo Attivo e Sostenibile
🌟 Pronti a Trasformare il 2025? Il nuovo anno è iniziato, e con esso arrivano infinite possibilità per cambiare la nostra vita! ➡️ Nel nostro ultimo post sul blog, condivido le mie sfide personali per il 2025. 👉 Clicca qui per leggere il post completo
Il 2025 è appena iniziato. Seduta sul divano, con il mio gatto che dorme, penso a tutto ciò che vorrei realizzare nel nuovo anno. Intorno a me, le persone sembrano sempre immerse in mille attività, mentre io, spesso, mi sento lontana da quella frenesia. Non so se sia un bene o un male, ma una cosa è certa: voglio fare di più. Scrivere qui le mie sfide è il primo passo per dare concretezza ai miei…
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La cucina italiana non esiste: un dibattito con Alberto Grandi ad Alessandria
Sfatiamo miti e tradizioni: una riflessione critica sulla cucina italiana
Sfatiamo miti e tradizioni: una riflessione critica sulla cucina italiana Martedì 4 febbraio 2025, presso il Laboratorio Civico “C. Nespolo” di Alessandria (Via Faà di Bruno, 39), si terrà un incontro che promette di scuotere le convinzioni più radicate sulla gastronomia italiana. Alberto Grandi, scrittore e docente di Storia del cibo presso l’Università di Parma, presenterà il suo provocatorio…
#Alberto Grandi#Alessandria eventi#Alessandria today#alimentazione italiana.#alimentazione mediterranea#apertura culturale#CGIL#cibo e società#cucina e innovazione#cucina e storia#cucina e tradizione#cucina internazionale.#cucina italiana#cucina povera#cucina regionale#cultura gastronomica#Dieta Mediterranea#docenti universitari#eventi culturali Alessandria#evoluzione della cucina#Fabrizio Laddago#gastronomia e globalizzazione#gastronomia italiana#gastronomia storica#Google News#Identità Culturale#identità italiana#ingredienti globali#innovazione culinaria#italianewsmedia.com
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Dal successo di Cava Restaurant, nasce a Sharm Cava Bar

Dopo il successo di Cava Restaurant (che ha appena aperto una sua 'fililale' a Tulum, in Messico, presso VR Club Hotels & Resorts), il format di questa trattoria italiana ad alto tasso di stile cresce con un'altra proposta, Cava Bar.
«Abbiamo pensato Cava Bar, con una serie di proposte che ampliano il progetto», racconta l'imprenditore Manuel Dallori, che ha già portato al successo il format The Beach Luxury Club e molti altri progetti. «Il primo Cava Bar nascerà a Pasqua, a Sharm el Sheikh. Verrà tastato per 4 - 6 mesi, per poi essere replicato in tutte le altre destinazioni».
Come The Beach ed altre proposte di Manuel Dallori, anche Cava Bar è una proposta da vivere tutto il giorno, H24 o quasi: aperto al mattino per colazioni, propone e lunch a metà giornata, per restare probabilmente aperto anche anche più tardi, dall'aperitivo in poi, per dj set e live music. Molti dettagli sono ancora da definire, mentre è già chiaro che anche Cava Bar ha un'anima ed uno stile prima di tutto italiani. La caffetteria è 'all'italiana', si mangiano prodotti artigianali della nostra tradizione e non manca il gelato.
Cava Restaurant rielabora, ad alto tasso di qualità e stile, la classica trattoria italiana. Dopo il successo in Sicilia, presso Domina Zagarella, a Santa Flavia (Palermo e in Toscana, in Maremma, durante l'estate scorsa, ad inizio novembre 2024 Cava ha debuttato a Sharm El Sheikh, sul Mar Rosso, nel contesto d'eccellenza di Domina Coral Bay e da qualche tempo pure a Tulum, in Messico al VR Club Hotels & Resorts. Tulum è una meta esclusiva sulla Riviera Maya, famosa per le sue spiagge paradisiache e le antiche rovine poco lontane. Non stupisce la presenza di Cava, in una località in forte crescita come questa, molto amata soprattutto dai turisti statunitensi, che rappresentano il 60-70% dei visitatori. Nel mix di lusso eco-chic ed atmosfera boho che attira celebrità, influencer e nomadi digitali, una proposta come Cava può senz'altro farsi notare.
«Cava è prima di tutto una trattoria, ma è in costante evoluzione. Il menu cambia a seconda dei luoghi in cui prende vita, per preservare la freschezza degli ingredienti, ma l'anima di questa realtà non può che essere italiana… e internazionale», spiega Manuel Dallori, che è anche Corporate Entertainment Director del gruppo Domina. «Se The Beach è un luxury club dedicato al lusso accessibile, ovvero a chi vuol prendere solo un spritz con stile oppure a chi cerca il massimo. Dal mattino alla notte, Cava mette i suoi piatti al centro della proposta».
COS'E' CAVA
https://www.instagram.com/cavarestaurants_
Cava è una nuova catena di locali dedicati alla cucina italiana e al piacere di gustarla in locali ad alto tasso di stile, in Italia e nel mondo. Nasce da chi ha portato al successo The Beach Luxury Club, format che fin dal 2018 propone cucina fusion d'ispirazione mediterranea, da godere con dinner show internazionali e party. Cava è un'evoluzione della classica trattoria italiana e nasce nella primavera '24 in spazi in cui design, servizio, piatti e stile sono curati in ogni singolo dettaglio. Dove? In quattro location: a Sharm, in Egitto; a Tulum, in Messico; in Maremma e in Sicilia, a Santa Flavia (Palermo). A Pasqua 2025 nasce a Sharm anche Cava Bar, che amplia la proposta del format.
CHI E' MANUEL DALLORI
Instagram.com/manueldallori
Manuel Dallori, classe 1969, viareggino, è attivo da oltre 25 anni tra luxury, moda, entertainment, turismo e ristorazione. Tra le realtà con cui ha collaborato c'è un brand di moda d'eccellenza come Gianni Versace, mentre oggi è Corporate Entertainment Director del gruppo Domina. Non solo. Dopo aver creato brand di successo brand come Zelo's Montecarlo e Beach Club, oggi sta facendo crescere The Beach Luxury Club, un luogo da sogno dedicato al lusso accessibile, aperto dal mattino alla notte, perfetto per oziare col sole e poi scatenarsi con la luce della luna, dopo essersi goduti dinner show d'eccellenza. The Beach è in crescita e apre due nuovi spazi nella primavera '24 tra Toscana e Messico dopo il successo ottenuto a Sharm El Sheikh, in Egitto ed in Sicilia. Sarebbe già abbastanza ma c'è un'altra bella novità, CAVA, che apre ben quattro ristoranti nel 2024, tra Egitto, Sicilia, Toscana e Messico. "CAVA è un'evoluzione della classica trattoria italiana. Sono infatti spazi in cui design, servizio, piatti e stile sono curati in ogni singolo dettaglio. Ci si rilassa gustandosi i classici della cucina italiana. La tradizione c'è sempre, ma a volte viene ripensata con piglio moderno e inedito", spiega Manuel Dallori. Lo slogan che meglio racconta la sua personalità di questo imprenditore è probabilmente We're building a new story, in italiano stiamo costruendo una nuova storia. Perché Dallori è sempre in movimento e al lavoro. Semplicemente, non si ferma mai.
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Dal successo di Cava Restaurant, nasce a Sharm Cava Bar

Dopo il successo di Cava Restaurant (che ha appena aperto una sua 'fililale' a Tulum, in Messico, presso VR Club Hotels & Resorts), il format di questa trattoria italiana ad alto tasso di stile cresce con un'altra proposta, Cava Bar.
«Abbiamo pensato Cava Bar, con una serie di proposte che ampliano il progetto», racconta l'imprenditore Manuel Dallori, che ha già portato al successo il format The Beach Luxury Club e molti altri progetti. «Il primo Cava Bar nascerà a Pasqua, a Sharm el Sheikh. Verrà tastato per 4 - 6 mesi, per poi essere replicato in tutte le altre destinazioni».
Come The Beach ed altre proposte di Manuel Dallori, anche Cava Bar è una proposta da vivere tutto il giorno, H24 o quasi: aperto al mattino per colazioni, propone e lunch a metà giornata, per restare probabilmente aperto anche anche più tardi, dall'aperitivo in poi, per dj set e live music. Molti dettagli sono ancora da definire, mentre è già chiaro che anche Cava Bar ha un'anima ed uno stile prima di tutto italiani. La caffetteria è 'all'italiana', si mangiano prodotti artigianali della nostra tradizione e non manca il gelato.
Cava Restaurant rielabora, ad alto tasso di qualità e stile, la classica trattoria italiana. Dopo il successo in Sicilia, presso Domina Zagarella, a Santa Flavia (Palermo e in Toscana, in Maremma, durante l'estate scorsa, ad inizio novembre 2024 Cava ha debuttato a Sharm El Sheikh, sul Mar Rosso, nel contesto d'eccellenza di Domina Coral Bay e da qualche tempo pure a Tulum, in Messico al VR Club Hotels & Resorts. Tulum è una meta esclusiva sulla Riviera Maya, famosa per le sue spiagge paradisiache e le antiche rovine poco lontane. Non stupisce la presenza di Cava, in una località in forte crescita come questa, molto amata soprattutto dai turisti statunitensi, che rappresentano il 60-70% dei visitatori. Nel mix di lusso eco-chic ed atmosfera boho che attira celebrità, influencer e nomadi digitali, una proposta come Cava può senz'altro farsi notare.
«Cava è prima di tutto una trattoria, ma è in costante evoluzione. Il menu cambia a seconda dei luoghi in cui prende vita, per preservare la freschezza degli ingredienti, ma l'anima di questa realtà non può che essere italiana… e internazionale», spiega Manuel Dallori, che è anche Corporate Entertainment Director del gruppo Domina. «Se The Beach è un luxury club dedicato al lusso accessibile, ovvero a chi vuol prendere solo un spritz con stile oppure a chi cerca il massimo. Dal mattino alla notte, Cava mette i suoi piatti al centro della proposta».
COS'E' CAVA
https://www.instagram.com/cavarestaurants_
Cava è una nuova catena di locali dedicati alla cucina italiana e al piacere di gustarla in locali ad alto tasso di stile, in Italia e nel mondo. Nasce da chi ha portato al successo The Beach Luxury Club, format che fin dal 2018 propone cucina fusion d'ispirazione mediterranea, da godere con dinner show internazionali e party. Cava è un'evoluzione della classica trattoria italiana e nasce nella primavera '24 in spazi in cui design, servizio, piatti e stile sono curati in ogni singolo dettaglio. Dove? In quattro location: a Sharm, in Egitto; a Tulum, in Messico; in Maremma e in Sicilia, a Santa Flavia (Palermo). A Pasqua 2025 nasce a Sharm anche Cava Bar, che amplia la proposta del format.
CHI E' MANUEL DALLORI
Instagram.com/manueldallori
Manuel Dallori, classe 1969, viareggino, è attivo da oltre 25 anni tra luxury, moda, entertainment, turismo e ristorazione. Tra le realtà con cui ha collaborato c'è un brand di moda d'eccellenza come Gianni Versace, mentre oggi è Corporate Entertainment Director del gruppo Domina. Non solo. Dopo aver creato brand di successo brand come Zelo's Montecarlo e Beach Club, oggi sta facendo crescere The Beach Luxury Club, un luogo da sogno dedicato al lusso accessibile, aperto dal mattino alla notte, perfetto per oziare col sole e poi scatenarsi con la luce della luna, dopo essersi goduti dinner show d'eccellenza. The Beach è in crescita e apre due nuovi spazi nella primavera '24 tra Toscana e Messico dopo il successo ottenuto a Sharm El Sheikh, in Egitto ed in Sicilia. Sarebbe già abbastanza ma c'è un'altra bella novità, CAVA, che apre ben quattro ristoranti nel 2024, tra Egitto, Sicilia, Toscana e Messico. "CAVA è un'evoluzione della classica trattoria italiana. Sono infatti spazi in cui design, servizio, piatti e stile sono curati in ogni singolo dettaglio. Ci si rilassa gustandosi i classici della cucina italiana. La tradizione c'è sempre, ma a volte viene ripensata con piglio moderno e inedito", spiega Manuel Dallori. Lo slogan che meglio racconta la sua personalità di questo imprenditore è probabilmente We're building a new story, in italiano stiamo costruendo una nuova storia. Perché Dallori è sempre in movimento e al lavoro. Semplicemente, non si ferma mai.
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Dormire tra gli alberi: un'avventura al Treehotel in Lapponia

Chi non ha mai sognato da bambino di avere una casa sull'albero e di dormire tra gli alberi? Il Treehotel in Lapponia Svedese trasforma questo sogno in realtà, offrendo un'esperienza di soggiorno unica nel suo genere. Immagina di svegliarti circondato dalla natura, cullato dal canto degli uccelli e con una vista mozzafiato sulla foresta.
Dormire tra gli alberi? Camere sugli alberi: design e comfort
Ogni camera del Treehotel è un'opera d'arte a sé stante, progettata da architetti famosi e realizzata con materiali naturali. Troverai camere a forma di uovo, di nido d'uccello, di UFO e molte altre. Nonostante il design avveniristico, le camere sono dotate di ogni comfort: letti comodi, bagni privati e riscaldamento. Un'esperienza immersiva nella natura Il Treehotel è molto più di una semplice struttura ricettiva. È un'esperienza immersiva nella natura. Potrai fare lunghe passeggiate nella foresta, osservare la fauna selvatica, pescare nei laghi circostanti e, in inverno, ammirare le aurore boreali. Attività e servizi Oltre al soggiorno nelle camere sugli alberi, il Treehotel offre numerosi servizi e attività per rendere la tua esperienza indimenticabile: - Sauna: Rilassati nella sauna tradizionale svedese e ammira il panorama circostante. - Ristorante: Assapora la cucina locale a base di prodotti freschi e di stagione. - Noleggio attrezzatura: Noleggia biciclette, canoe o racchette da neve per esplorare i dintorni. - Guide naturalistiche: Partecipa a escursioni guidate per scoprire i segreti della foresta. Perché scegliere il Treehotel? - Un'esperienza unica: Dormire in una camera sugli alberi è un'esperienza indimenticabile che ti permetterà di entrare in contatto con la natura. - Design innovativo: Le camere sono vere e proprie opere d'arte, progettate da architetti di fama internazionale. - Comfort e servizi: Nonostante l'atmosfera avventurosa, il Treehotel offre tutti i comfort di un hotel di lusso. - Sostenibilità: La struttura è stata progettata nel rispetto dell'ambiente, utilizzando materiali naturali e tecnologie sostenibili.

Photo credit: sito web Treehotel Il Treehotel in Lapponia Svedese è la destinazione ideale per chi cerca un'esperienza di viaggio fuori dal comune. Se sogni di dormire in una casa sull'albero e di immergerti nella natura selvaggia, questo è il posto giusto per te. Post non sponsorizzato - Photo credit: utilizzabile gratis secondo la Licenza per i contenuti di Pixabay e Sito Web di Treehotel Read the full article
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