#Dove mangiare a Helsinki
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🌍 Un viaggio tra i sapori del mondo: 6 piatti che devi assolutamente provare! 🍽️✨ Se c’è una cosa che rende un viaggio ancora più speciale, è senza dubbio il cibo! Ogni destinazione ha i suoi piatti tipici, quei sapori unici che raccontano la storia e le tradizioni di un popolo. Durante i miei viaggi ho assaggiato di tutto, ma ci sono alcune specialità che mi hanno conquistato il cuore (e il palato!) 🥰 Ho raccolto 6 piatti del mondo che mi sono piaciuti un casino e siamo sicuri che faranno venire l’acquolina in bocca anche a te! 😋 Ecco qualche assaggio di quello che troverai nell’articolo completo sul blog: 🔹 Squeaky Cheese – Finlandia🧀 🔹 Bitterballen – Olanda🍺 🔹 Sfoglia con feta e miele – Grecia 🍯 🔹 Pastrami – New York🗽 🔹 Sfoglie con spinaci – Malta 🇲🇹 🔹 Jambon – Irlanda 🇮🇪 Questi sono solo alcuni dei piatti che ci hanno fatto innamorare durante i nostri viaggi! ❤️ Se vuoi scoprire tutti i dettagli, dove trovarli e perché dovresti assolutamente assaggiarli, leggi l’articolo completo sul blog👉 E tu? Qual è il piatto più buono che hai assaggiato in viaggio? Raccontacelo nei commenti! ⬇️ 😍
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Yenni ha gli occhi di ghiaccio e vuole fare il bagno al mare mentre il termometro dice 2 gradi. La grammatica finlandese non ammette il futuro, Babbo Natale è un barbone, in molti divorziano, ma a Turku il koala ha sposato la renna
Yenni ha gli occhi di ghiaccio, un corpo solido – “avrei dovuto fare il bagno in mare, questa sera, ma la sauna è chiusa”, mi fa, poco dopo, mentre fuori l’aria oscilla tra 1 e 2 gradi – e mi spiega, “noi non abbiamo il futuro”. La lingua finlandese non ha il tempo verbale del futuro, non ha futuro, penso. In effetti, nel passato, questa terra che sembra il femore di un arcangelo disossato dopo una lotta cosmica, è stata stritolata tra il biondo regno svedese e l’inquietudine russa, mi dico. “Noi non abbiamo il futuro perché le cose, se le facciamo, le facciamo ora”. Per dire una cosa che accadrà tra una settimana, tra un mese o tra un anno, il finlandese ammette il presente. Pronto, plumbeo, metallico. * Poi c’è il ritmo. Il finlandese non dona un tono alla frase, non la intride di musica. Esempio. Tra “Vai a casa?” o “Vai a casa!”, due concetti opposti, noi dobbiamo pizzicare le parole come una lira, come uno strumento. Occorre far sentire il punto interrogativo. “In finlandese non serve, perché la struttura della frase, di per sé, fa capire all’interlocutore se poni una domanda o fai una affermazione”, mi fa Yenni. Il finlandese non suona, non ha ritmo, non ha Puccini nel midollo spinale, è una lingua grigia – i finlandesi sembrano un popolo contratto, oppresso. Chissà cosa si nasconde dietro la siderurgia della loro grammatica. * Di Helsinki beviamo un distillato pietroburghese. Eletta capitale nel 1812, sotto dominio russo, è stata addobbata di palazzi, nel centro, che imitano il fasto zarista – gli architetti, d’altronde, furono spediti lì dalla Neva e dalla Moscova. Un gemello storpio della Madre Russia. In una piccola libreria, Kirjoja, vedo un libro di Georges Bataille e uno di Albert Camus – il finlandese, alle mie orecchie in esilio, suona come un dialetto nipponico, ma qui tutti sanno l’inglese, normalmente si divorzia almeno una volta nella vita, magari non ci si sposa neppure, “il cibo non si condivide quasi mai insieme: uno fa da mangiare e poi il coniuge o i figli prendono e scaldano, a seconda dei loro impegni”. Vite parallele. Siamo in un paese protestante – l’individuo è tutto, il resto è un’occasione, la vita è un’ostia che si consuma in privato. * Yenni ha abitato quattro anni a Bologna, ha lavorato in un albergo a Milano Marittima, ora sta a Helsinki, lavora nell’amministrazione dell’Università, ma ci viene a prendere alla stazione di Turku, antica capitale finlandese, devastata da un grave incendio due secoli fa, che è la città della sua infanzia. “L’Italia è bellissima, ma non ci vivrei…”, mi fa. E cosa fai al freddo e al gelo in una città così monotona?, la predo. “A Bologna ho capito che anche lavorando non mi sarei mai potuta permettere una casa: in Finlandia costa caro andare al ristorante, ma le case hanno prezzi accessibili, il welfare copre molte cose, l’Università costa molto poco, la vita è ordinata”. Ordinaria, mi viene da dire. I locali hanno una eleganza impeccabile – gli edifici possiedono un rigore da rigor mortis – come enormi coccodrilli imbambolati in vetro e cemento. Eppure, Yenni ha una ispirata vitalità – il ghiaccio di solito cristallizza la fiamma. * Turku è segata dal fiume Aurajoki, le chiatte fungono da ristoranti sulle acque – in primavera, immagino, tracima la vita mentre oggi, di sera, i viali sembrano corridoi ospedalieri. Ci sono molti teatri, ma nessuno sa dirmi il nome di un poeta nazionale. La cattedrale di Turku è spoglia, come usa nelle chiese protestanti, ma l’organo è imponente, come la dentatura dell’angelo tremendo, quello che non estorce le confessioni ma morde alla gola. La musica, dunque, è più importante della raffigurazione pittorica – la musica dipinge, mica suona. Un veliero è appeso a mezz’aria, in una navata laterale della chiesa. Poco prima Yenni mi ha detto che a Turku ci sono grossi cantieri navali, che accolgono anche maestranze italiane. “Si costruiscono grosse navi da crociera, anche con commissioni dall’Australia”. La vita ti schianta: in un fiorire di frasi imbarchiamo Lutero, un borgo finnico sul mare, la terra dei canguri. Uno sposalizio tra renne e koala – Yenni, in contrasto con il grigiore grammaticale nordico, ride spesso. * Antonio Sciacovelli, cinquant’anni appena compiuti, detiene la cattedra di cultura italiana all’Università di Turku. Cosa ci fa un prof nel pallido Nord? Scopro che il prof ha insegnato per un paio di decenni in Ungheria, che ha moglie e figli a Tampere: parliamo, sommariamente, di Imre Kertész e di Sándor Márai, è a Turku da tre anni. “C’è poca burocrazia, si vive bene, lentamente, e si può fare ricerca”. Sembrano tutti felici di abitare in questa dimensione conchiusa, come in una sfera, dove ogni cosa s’incapsula nell’altra. * Ho visto, alla fermata di un autobus, un uomo adornato dalla barba bianca e vestito di cappotti laceri. Muoveva le dita della mano sinistra bruscamente, le unghie da fiera, rosso di alcolici. Una specie di Babbo Natale decaduto a barbone: ha donato tutto a tutti, nessuno, ora, lo ricorda e fa qualcosa per lui. Al mercato coperto di Turku, in un locale che simula un vagone ferroviario, giocano dei bambini – la madre è bionda, glaciale, inflessibile. Gli uomini, spesso, sono dei laghi: cosa c’è sotto la superficie? Una profondità buona e verde, o un eccidio di lucci, una creatura preistorica che esplode quando ha fame? * Cecilia viene da Ancona, ha conosciuto “il mio compagno”, finlandese, a Nicosia, l’ha seguito a Turku. Ha due figli piccoli, lavora tutto il giorno, come segretaria in un cantiere navale e come insegnante di italiano per bambini. Ora, 34 anni, bellezza decisamente italiana, consapevole, è fiera: qui ha quello che cerca. Il freddo calcifica il suo amore, la sua decisione.
*
A Turku sembra di camminare dentro la corazza di un eroe epico di cui si è scordata l’epopea: l’armatura non ha eco.
* “Tal era quivi la quarta famiglia/ de l’alto Padre, che sempre la sazia,/ mostrando come spira e come figlia”. In Finlandia porto il X del Paradiso, che è come una scheggia di ghiaccio. Dante chiude il canto precedente sul ciglio di una parola terribile, “avoltero”, adulterio, riferita alla Chiesa. Nel canto successivo cambia registro, s’immerge nell’amare (“Guardando nel suo Figlio con l’Amore…”). In quella terzina, siamo a latitudine 49-51, non certo in un brano tra i più famosi, Dante spiega il moto di Dio. Dio “spira” e figlia”, il suo respiro è una filiazione perpetua – la trinità si riverbera nel linguaggio: “Padre”, “spira” e “figlia” sono Padre, Spirito Santo e Figlio. Nel respiro di Dio, tra i beati, si svolge continuamente il ciclo del creare. * Bassi esercizi linguistici. In uno dei tanti caffè finnici – gradevoli, raffinati, cari (2,80 euro un espresso; 3,40 euro un croissant vuoto). Sulla porta a vetri la parola “Vedä” per intendere ‘spingi’. I Veda sono i canti sacri agli induisti, gli inni liturgici scaturiti da ugola indù quattro millenni fa. Così, mentre spingo la porta di un caffè finlandese, mi trovo in India. * La pizza e il sushi hanno colonizzato anche le zone più infime del Nord. * Sul treno da Helsinki a Turku fioriscono boschi di betulle, bianchi, come una salutare esposizione di spettri. Ogni tanto, una villa, nordica, dal tetto spiovente, come una barca nella natura, oceanica. Desiderare una solitudine astrale è cosa molto poetica – ma la volontà partorita incrociando qualche poesia con i finestrini del treno non è valida, è patetica. (Davide Brullo)
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Participio passato del verbo “elidere”, però femmina
Quanto mi piace la grammatica, maronn. E quanto mi piacciono i verbi irregolari, maronn 2.0. Seguo l’esempio di Ania e introduco la mia persona a tutti voi, gentili lettori e lettrici: sono Elisa, ho un nome facile e breve che solitamente viene abbreviato in “Eli” (che in finlandese significa “oppure”, ma anche “ovvero, cioè, alias”, e la cosa mi ha creato non poca confusione i primi tempi perché mi sembrava di sentirmi chiamare ovunque), è bellissimo conoscervi. Vengo da Terracina, ridente cittadina di mare sulla costa laziale a circa 100 km da Roma e 120 da Napoli; un posto carino, con più di 2000 anni di storia (i finlandesi si esaltano già se gli dici “400″, figuratevi 2000, ma esisteva veramente qualcosa 2000 anni fa?), con ottime gelaterie e un fracco di turisti durante la stagione estiva che ti fanno venire voglia di chiuderti in casa a mangiare patatine e guardare tutte le serie televisive che non hai mai avuto il tempo di recuperare.
Anche io vengo da una preparazione da liceo scientifico, sono stata per un po’ indecisa se scegliere o meno il classico ma ho pensato che avrei avuto troppa paura del greco e quindi ho preferito lanciarmi giustamente sulla matematica (COMPLIMENTI), in cui ero piuttosto brava alle medie e piuttosto un disastro al liceo, probabilmente a causa dello shock di quel famoso primo compito in classe in cui prendemmo tutti 3, ma andiamo avanti. Alle elementari mi sono innamorata della lingua inglese e ho deciso che l’avrei studiata a tutti i costi; alle medie questo immenso amore si è consolidato e nemmeno la mia professoressa del liceo, a cui credo di non essere mai stata molto simpatica, è riuscita a scalfirlo. Sono andata all’università tutta contenta e non vedevo l’ora di concentrarmi a tempo (più o meno) pieno sull’anglo-idioma, quando SBAM. Niente, praticamente scoprii che il corso di laurea che avevo scelto mi imponeva di studiare non una, ma DUE lingue principali. Panico. Non avevo mai pensato a una lingua due. Mi portai a casa la brochure del corso (adesso si fa tutto online, eh? COMM’) e me la studiai un po’, e l’occhio mi cadde su “lingua finlandese”. LINGUA FINLANDESE. MA CHE DAVERO. MA STEM PAZZIANN’? Da brava bimbina metallina ero fissata con i paesi nordici, specialmente la Finlandia, di cui avevo visto foto a manetta e che ha sempre sfornato gruppi che, volente o nolente, sono finita ad ascoltare prima ancora di sapere da dove venissero. Non sapevo assolutamente nulla della lingua, l’avevo ascoltata per la prima volta guardando i contenuti speciali di un DVD live dei Children Of Bodom e ricordo di aver pensato semplicemente “Ma che figata”. Date queste premesse, non dovrebbe sorprendervi che ci abbia messo più o meno un quarto di secondo ad alzarmi dalla sedia, scendere le scale ed annunciare trionfante “HO DECISO, STUDIO FINLANDESE” alla mia famiglia, che reagì urlando e gridand- no, disse semplicemente “Va bene”. Questo succedeva nel 2008. Mi trasferii a Napoli per l’università, conobbi Ania, Margherita e Chiara, mi accorsi che il finlandese soddisfaceva pienamente la mia voglia di grammatica più o meno sensata, imparai il napoletano (dovete sapere che non conosco affatto il dialetto di Terracina perché a casa mia non si è mai parlato, quindi ora il mio vernacolo è una specie di cosa ibrida in cui mischio termini e cadenze del basso/centro Lazio a napoletanismi che fanno ridere più o meno tutti), venni in Finlandia per la prima volta nel 2010 per un corso estivo, ci tornai in vacanza ogni anno fino all’erasmus Helsinki2014 (sempre con noi), finii la magistrale con una tesi su Väinämöinen (se ascoltate un minimo di Amorphis o vecchi Ensiferum questo nome non vi sarà nuovo), venni a vivere in Finlandia come ragazza alla pari nel 2015 e adesso vivo a Helsinki da ufficialmente un anno e 4 mesi, con un lavoro ancora non stabile ma che mi piace molto. Guardo al futuro con ottimismo No, non è vero, riformulo Vivo giorno per giorno cercando di accumulare esperienze e momenti bei e meno bei, però adesso mi fermo qui perché ho parlato pure troppo, manco gli eteläkarjalesi parlano così tanto.
Il mio hashtag personale è #vittuniemi perché sono una persona estVemamente volgaVe; il resto lo saprete nei prossimi post. SISU SUOMI JEPPIA

Somewhere a Ruoholahti.
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Helsinki Fashion Week. Absolutely Green
L’edizione 2018 della Helsinki Fashion Week si è svolta all’Eco Village, alle porte di questa bellissima capitale nordica. Questa settimana della moda – una meraviglia sognata, concepita e realizzata grazie al genio e allo spirito tenace della sua fondatrice e direttrice artistica Evelyn Mora – è la prima settimana al 100% completamente sostenibile al mondo e rappresenta una vera rivoluzione. Alimentato con l’elettricità generata dai pannelli solari di SolarVolma, l’Eco Village ha permesso ai visitatori di immergersi in uno stile di vita completamente ecologico. La stampa di tutto il mondo è volata ad Helsinki per partecipare all’evento e sperimentare. Era possibile bere acqua marina purificata attraverso il sistema Blue Water, così come fare la doccia con lo stesso tipo di acqua, secondo un processo circolare. I visitatori potevano anche godersi una sauna eco-compatibile Narvi, fare una gita in barca su una barca elettrica Ocean Volt e visitare una casa Koda, che abbina la mobilità a un design completamente ecologico e innovativo. Il nucleo dell’Eco Village era il Silo, dove si svolgevano tutte le sfilate – aventi come denominatore comune la sostenibilità.
PHOTO by Espen Harward
“I miei obiettivi principali erano quelli di dimostrare che è possibile vivere in modo sostenibile e che le soluzioni sono già disponibili ora”, ci dice Evelyn Mora. “Desideravo che questa settimana della moda fosse tutt’altro che classica e permettesse alla gente di nuotare, fare yoga, mangiare letteralmente rifiuti, dimostrando cosa sia vivere in modo sostenibile.” Ma chi è davvero Evelyn Mora? “Un’ottimista, una sognatrice, che cerca di realizzare una visione precisa, circondandosi di persone la cui intelligenza e mentalità la ispirano e rendono felice. Non posso mentire a me stessa, se qualcosa non funziona la affronto, non ho abbastanza talento da poter fingere: le persone non capiscono quanto impegno, problemi e difficoltà ci siano nel portare avanti una settimana della moda come questa. Vorrei che la gente potesse essere più clemente in generale e giudicare meno”. “Cosa mi rende orgogliosa? Abbiamo generato un buzz enorme, tutti stanno parlando di noi e sorprendentemente ci voleva Helsinki a farlo, perché le pietre miliari per questo tipo di processo erano già da tempo in giro. L’anno prossimo vorrei espandere la fashion week ulteriormente a livello internazionale e confrontarmi con le grandi quattro settimane della moda, pur continuando a ispirare la gente a porsi domande e diventare consapevole di come viviamo e possiamo farlo meglio.”
Ospite d’eccezione di questa edizione è stato il designer italiano Tiziano Guardini, vincitore del Green Carpet Award 2017 (e selezionato per The Next Green Talents 2018). Tiziano è l’anima più bella che si possa incontrare che ti tocca profondamente con le sue parole. Un talento incredibile, un designer unico nel suo genere. “L’ispirazione principale per la collezione “La Terra ha bisogno di cuore” è stata la fiaba del colibrì e del leone. Quando un enorme incendio esplode nella foresta, l’uccellino inizia a volare avanti e indietro portando ogni volta una goccia d’acqua nel becco. Quando il leone gli chiede cosa gli faccia pensare che possa funzionare, il colibrì gli dice che potrebbe non essere tanto, ma almeno ha contribuito in qualche modo e fatto qualcosa di buono. Questo è ciò che fa la differenza “. “La collezione è stata realizzata utilizzando tessuti come la seta non violenta Ahimsa, chiamata anche seta della pace. A differenza della tradizionale lavorazione della seta in cui il bozzolo viene bollito con l’insetto all’interno, con questo processo si aspetta che il bozzolo si trasformi in una farfalla e solo allora viene raccolto. Lo fanno solo in India perché, grazie a Gandhi, possiedono la cultura del rispetto per la vita che è fondamentale per me. Non giudicare mai la vita di nessuno, che si tratti di un animale o di un essere vivente.” “Dovremmo tutti avere coscienza di ciò che indossiamo, senza mai dare per scontate le mani che hanno lavorato sui nostri vestiti e il valore delle dita che li hanno tessuti. Abbiamo il diritto di scegliere e dobbiamo scegliere meglio, per un futuro migliore. Per questa collezione, ho lavorato in una formula di partnership con la Isko, che è l’unica azienda di Denim a possedere due certificazioni di sostenibilità, supportando perfettamente il mio processo creativo.” “Il mio sogno? Continuare a lavorare su progetti sostenibili e farli crescere con forza, dimostrando a tutti che è possibile vestirsi in modo completamente cosciente contribuendo a un film o a un balletto in cui tutti gli abiti siano sostenibili”. La collezione sublime di Tiziano è stata il momento più atteso e sorprendente di questa settimana della moda ed emozionato tutti.
UNRAVELAU è il marchio olandese creato l’anno scorso da Laura Meijering, una ragazza di grande talento che ha fatto colpo quando ha iniziato a lavorare e creare in modo sostenibile. Laura ha presentato una collezione apprezzata da tutti ad Helsinki, in collaborazione con Adelaide Carta, che ha fornito le borse. “Il mio desiderio era quello di creare una collezione sostenibile ispirata alla cultura del denim – che è la prova migliore di quanto tempo si possano indossare vestiti, ripararli e non regalarli mai fino a quando i fili non sono consumati. Il denim può anche essere riutilizzato, proprio come i rifiuti, ma rimane sempre bello. Le cose sono andate velocemente da quando ho dato vita alla mia brand l’anno scorso e poi partecipato al The Next Green Talents 2018, il progetto scouting di Vogue Italia e Yoox a Palazzo Morando. Vorrei continuare a crescere e conquistare presenza sul mercato in Italia – che è il mio sogno – ma anche in Germania, dove la sostenibilità è molto avanti. Il mio obiettivo è quello di far pensare le persone che acquistano moda senza criteri consapevoli e far capire loro come le cose possano essere fatte in modo diverso e l’impatto che questo cambiamento può avere sulla vita di ognuno di noi”.
Katia Szegedi – il marchio fondato a Budapest dai designer ungheresi Katia Szegedi e Daniel Benus – è tornato a Helsinki per la seconda stagione consecutiva e ha portato sulla passerella uno spettacolo unisex davvero cool e audace, secondo uno stile che non è ancora molto diffuso in Finlandia . “Siamo sempre stati affascinati dal paradosso femminile/maschile – e volevamo rappresentarlo visualmente sulla passerella, con tutti agli estremi del caso. Abbiamo usato tessuti vintage e silhouettes ispirate da sculture e arte contemporanea, assicurandoci di non generare altri sprechi. “
Tra tutte le sfilare presentate, ci sono piaciute le collezioni minimaliste e gender fluid di Elin Brännström e MEM by Paula Malleus, la collezione coloratissima e piacevolmente bombastica di Hoh Pabissi, i tagli denim per uomo di Carl Jan Cruz, i vestiti pastello delicati di Chain selezionato per The Next Green Talents 2018, l’accattivante collezione di Aubergin e i tessuti innovativi del The New Normal.
Evelyn mora ha mantenuto la promessa fatta l’anno scorso e ci ha stupito di nuovo con questa edizione. Siamo pronti per il futuro.
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Le capitali baltiche stanno da qualche anno conquistando sempre più appassionati di viaggi mordi e fuggi,che volano in queste città per passarci il fine settimana, consapevoli di trovare da queste parti tutto il necessario per una vacanza perfetta. Tallinn è la capitale del piccolo stato dell’Estonia, affacciata sul Mar Baltico, Tallinn rappresenta uno dei porti marittimi più attivi di tutto il nord Europa. Per molto tempo sotto l’egemonia russa Tallinn, in poco tempo è rinata, forte e piena di progetti per il futuro, con il desiderio di diventare pian piano una capitale in grado di fare tendenza e attrarre sempre più giovani. Le compagnie aeree per raggiungere Tallin offrono collegamenti a partire da 70 euro a persona, se si scelgono vettori come Easyjet o Ryanair si vola direttamente a Tallinn in circa 3 ore, altrimenti si può decidere di fare base nella vicina Riga, capitale lettone, distante da Tallin qualche ora di bus.Le cose da fare o vedere a Tallinn non sono tante e basterà anche una giornata per cogliere i tratti salienti della città

La vista della città di Tallinn non può che partire dalla cattedrale Aleksandr Nevskij,chiesa ortodossa che con le sue caratteristiche cupole a cipolla domina la collina di Toompea, parte antica di Tallinn.
Andate senza remore ad ammirare il bellissimo panorama che si apre al di sotto della collina fortificata di Toompea,raggiungete la balconata di Kohtuosa viewing platform, così da avere un sguardo completo sulla città bassa che si contrappone alla parte alta e antica della città, con i suoi edifici moderni.
Camminando tra l’ordinatissima e pulitissima città vecchia si arriverà nella piazza principale di questo piccolo e aggrovigliato dedalo di vicoli antichi, ovvero Raekoja plats, una graziosissima piazza medioevale che durante il periodo natalizio dà il meglio di se con l’allestimento dei mercatini di Natale, eletti nel 2009 tra i 20 mercatini più belli di tutta Europa.Tra gli edifici affacciati su questa bella piazza spicca proprio il Palazzo del Municipio un chiaro esempio di gotico baltico , sulla facciata troneggiano due statue raffiguranti un drago.
A Tallinn non mancano i locali dove bere e mangiare ma per rivivere un pranzo o una cena andando indietro nel tempo, il nome giusto è III Draakon, situato proprio nella piazza del Municipio.Questa tradizionale taverna è arredata in maniera ineccepibile, tutto, dall’arredamento alle divise del personale,rimandano al medioevo. Non ci sono posate per mangiare si utilizzano caraffe e recipienti simili a quelli utilizzati nel Medioevo, si possono gustare zuppe a base di carne o verdure,torte salate e salsicce, il tutto accompagnato da ottima birra. I prezzi per mangiare qui non sono eccessivi ma essendo un locale molto famoso tra i turisti è molto facile fare un pò di fila prima di potersi sedere.
Lasciando le mura del centro storico ci si ritrova in una città molto ricca di centri commerciali e negozi alla moda,prendendo il bus 34a ci si sposta fuori dal centro di Tallinn e scendendo nel distretto di Pirita, svetta con i suoi 314 metri d’altezza la Torre della Televisione, la parte alta della struttura ospita una bella terrazza panoramica dove si può accedere con un biglietto d’ingresso al costo di 10 euro. La vista dall’alto della Torre è notevole sopratutto quando le giornate sono nitide e regalano uno scorcio su tutta la baia e sulla città di Helsinki, capitale della Finlandia, distante da Tallinn solo 80 chilometri.
Le 5 cose da fare a Tallinn Le capitali baltiche stanno da qualche anno conquistando sempre più appassionati di viaggi mordi e fuggi,che volano in queste città per passarci il fine settimana, consapevoli di trovare da queste parti tutto il necessario per una vacanza perfetta.
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CERVEZAS DEL MUNDO: 30 POSTS QUE AYUDAN PARA VIAJAR [1]
El Primer Glop (Girona).
Cervecerías artesanales en Puerto Madryn | Blog de Viajes
Visitando la fábrica de cerveza de Asahi beer en Kanagawa | Japabanchel
Visita a la fábrica Carlsberg de Copenhague. ¡Una auténtica exbeerience! | La gran escapada
Ruta de la cerveza por Lovaina, donde beber es un arte | chavetas.es
Las mejores cervezas de Mongolia | viajefilos.com
Mejores Cervecerías de Praga. Disfrutando una de las mejores cervezas del mundo | Mil Viatges
Las 7 mejores cervecerías de Múnich. Biergarten y cervecerías de Múnich | La Guía Viajera
Las mejores catas de vino y cerveza de Cataluña | Turismo Cuatro
4 Delicious Craft Breweries in Helsinki, Finland | David's Been Here
Los 5 mejores países para hacer un viaje cervecero | Viajes e ideas
Beer and Wine Around the World | Living The Q Life
Beer Spa Czech Republic - a walk-through of my experience | Travel Dave
Dove mangiare e bere ottima birra ad Amsterdam | La Simo in viaggio
Los mejores destinos para tomar cerveza | Travel Report
15 of the Best Belgian Beer Brands to Try When Visiting Belgium | Living the dream
Leuven Innovation Beer Festival, la evolución de la cerveza artesana | El Giroscopo Viajero
Cervejas Artesanais no Porto | The City Tailors Porto
Lovaina, paradigma de la cerveza belga | El Giroscopo Viajero
Las mejores cervecerías de Bruselas | Se hace camino al andar
Tour de cerveza en Erdinger: 'weissbier' a lo grande | Muniqueando
3 sitios chulos con cerveza artesana en Viena | Buscando sitios chulos
Ruta de la cerveza por las Ardenas francesas y belgas | Barcelona Travel Bloggers (#bcnTB)
Dove mangiare e bere ottima birra ad Amsterdam | La Simo in viaggio
Cerveza de Bamberg ¿la mejor cerveza de Alemania? | Kris por el mundo
Las 3 mejores cervecerías de Bruselas | La Guía Viajera
The Best Beer Capitals in the World • The Blonde Abroad
La cerveza en Escocia | Quicoto Blog - Fotografía
La ruta de las mejores cervecerías artesanales de España | CERODOSBE
Ruta de la cerveza: Guía de las mejores cervecerías en Valdivia | Bichito viajero
Las mejores cervezas de 2019 | Travelling la vida loca
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Lasciamo Helsinki di notte. Il treno lascia la stazione alle 23, ci aspettano 10 ore di viaggio ma al nostro risveglio ci saremmo trovati in Lapponia! ❤
Per questo viaggio ci affidiamo alla compagnia di treni regionali della Finlandia VR.
Il treno è su due piani e, a differenza di come viene presentato nel sito ufficiale, non è poi così confortevole! 😛
I vagoni sono molto stretti e ci sono gradini ovunque…non è facile muoversi con le valigie pesanti…

Questa qui sopra è stata la nostra cena 😀
Non ci sono zone ristoro, ma solo un piccolo angolo bar …
Le cabine, anche se piccolissime, non sono male! Sopra il letto troviamo un kit personale con asciugamani, bustine di sapone e una bottiglietta d’acqua.
I letti all’interno del treno sono a castello e puoi scegliere se avere il bagno privato o in comune con circa altre 20-25 cabine.

Insomma, se vuoi l’avventura devi rinunciare al comfort! 😉 E anche se la luce del cielo ci inganna, è molto tardi…
Il treno sfreccia e tutto fuori dai finestrini scompare… estremamente malinconico… non c’è poi molto da fare…

Lascio vagare la mia mente e mi ritrovo, così, dentro un quadro di Boccioni e la sua opera “Quelli che vanno, 1911, prima versione”.

Osservo linee oblique e saette colorate, il paesaggio scompare e siamo già nel futuro… !?
Ok, forse è arrivata l’ora di andare a dormire! 😀

Io sul letto superiore 😉 Come vedete la cabina è molto piccola
Ci svegliamo prestissimo e un po’ nauseati, i vagoni hanno ballato tutta la notte! 😀
Apro la tendina della finestra…abbiamo ancora un’oretta prima di giungere alla stazione di Rovaniemi, la nostra prossima tappa!
Il cielo è nuvoloso ma il paesaggio non smette un attimo di emozionarci! Boschi, laghi e fiumi…che meraviglia! ❤
ROVANIEMI
Con un po’ di ansia, per paura di perdere la nostra fermata, ci affrettiamo a scendere dal treno….metto piede in terra Lappone! 😀
Rovaniemi si trova nel punto in cui si incontrano i due grandi fiumi, Kemijoki e Ounasjoki, e ha una una lunga storia. La città venne colonizzata già dal 1100.
Tutto l’entusiasmo che nutrivo da giorni però in un momento scompare…
Eravamo soli, nel bel mezzo del nulla!
La stazione era costituita da una casetta, non vi erano indicazioni…
Il centro della città era impossibile da raggiungere a piedi e con le valigie pesanti… avevamo appena perso la navetta e la prossima sarebbe passata tra un’ora…!
Per fortuna, dopo un po’ di confusione, riusciamo a prendere un taxi che in 10 minuti ci lascia davanti al nostro alloggio: Hotel Santa Claus!
E poi, da qui, raggiungiamo…
IL VILLAGGIO DI BABBO NATALE

Rovaniemi viene considerata la città dove dimora Babbo Natale, in realtà il suo vero nascondiglio, secondo la leggenda, si trova a Korvatunturi, una montagna al confine con la Russia. Comunque sia è qui che Babbo Natale permette ai visitatori di tutto il mondo, di venirlo a trovare! 😀

Mettiamo piede all’interno del famosissimo Circolo Polare Artico e notiamo che sopra la nostra testa si è formata una speciale calotta di nuvole…davvero magico!

Cominciamo perlustrando il parco… tutto è silenzioso…ci sentiamo dentro una favola di natale…con la neve sarebbe stato davvero un posto incantato…


Incontriamo le RENNE! ❤ Ma allora esistono davvero!! 😀

Abbiamo un po’ paura ad avvicinarci ma una ragazza del villaggio ci dice di prendere dei rametti e provare a dar loro da mangiare….così ci armiamo di coraggio…e foglie! 😉


Ci sono anche dei cuccioli di renna!! Che carini!! ❤ Non hanno ancora le lunghe e pelose corna… la dolcezza ! 😀


Davvero emozionante!! Dopo un po’ le renne, forse infastidite dalla nostra presenza, si allontanano…e così noi proseguiamo con l’esplorazione!

Torniamo verso l’edificio centrale del parco…che poi è anche sede della posta centrale dove Babbo Natale riceve tutte le letterine del mondo!

Siamo lì per incontrare Babbo Natale…e ci siamo. Da lì si va verso il suo laboratorio… io sono felice di trovarmi in un posto così speciale ma la ragione mi dice che è solo un posto per turisti e bambini… comunque entriamo!
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:-O del ghiaccio si spacca sotto di noi…entriamo in un vortice di ingranaggi mentre della musica natalizia nell’aria ci accompagna attraverso stretti e bui corridoi…
Si apre una porta, se ne chiude un’altra…tutto diventa estraniante! Passiamo davanti a scaffali con progetti e regali illuminati da flebili luci…


Una lunga scala…saliamo…e ci siamo!! Un elfo ci saluta e ci accoglie…ci guida verso il suo studio… Il cuore batte forte, è tutto davvero ben fatto ma la ragione è ancora lì con me… poi entriamo, lo guardo… Babbo Natale! ❤
Mi sorride e ci parla in italiano! “Buonasera! Come state? Che piacere incontrarvi!”
Non è possibile… torno di colpo bambina, ci spogliamo dei cappotti e ci fiondiamo a sederci accanto a lui! E lui è come se ci conoscesse da sempre! Prosegue parlandoci in inglese e ci chiede del nostro matrimonio, del nostro viaggio di nozze, ci dice tante cose bellissime e poi come a suggellare la nostra unione anche lì in Lapponia, ci fa unire la mani a forma di cuore, lui le sostiene…
Immortaliamo il nostro incontro, due minuti che sono sembrati un’ora… ci abbraccia e ci augura di tornare presto a trovarlo…

Usciamo da lì un po’ confusi, non può essere successo davvero!? :-O
Siamo felicissimi, emozionatissimi… non ci aspettavamo di vivere una giornata così ! 😀
Ma le emozioni non erano ancora finite perché era ora di pranzo e per caso ci fermiamo davanti una piccola tenda stile Sami nel bosco…


Si tratta del Ristorante Santa’s Salmon Place !
Unico piatto servito e cucinato dentro la tenda è del salmone, accompagnato da pane caldo, patate e tanti biscotti che profumano di cannella e zenzero! ❤


Che dire…un trancio di salmone semplice…nulla di elaborato eppure è stato il più buono che io abbia mai mangiato! ❤
Ci hanno pure regalato i vassoi in legno sui quali avevamo mangiato e tantissimi altri biscotti, che vi assicuro, erano la fine del mondo! ❤

Diamo un ultimo sguardo al Villaggio di Babbo Natale. E’ possibile osservare l’ingresso h24 per tutto l’anno con una telecamera in diretta a QUESTO LINK. Per ora c’è la neve!! ❤
Ahhh come vorrei essere lì! 😀
Torniamo verso l’hotel passando sul fiume…

Il centro di Rovaniemi era silenzioso esattamente come lo avevamo lasciato…
Abbiamo passato il resto del pomeriggio a riposare, la mattina seguente avremmo proseguito verso Capo Nord, l’estremo Nord d’Europa in Norvegia! Ci attendevano 12 ore di pullman…
–
Al prossimo Mercoledì…L’estremo Nord e il Sole di Mezzanotte ci attendono! ❤
MAGIA ARTICA pt. 6 Lapponia: viaggio in treno notturno – Magiche emozioni al Santa Claus Village Lasciamo Helsinki di notte. Il treno lascia la stazione alle 23, ci aspettano 10 ore di viaggio ma al nostro risveglio…
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