#cibo e cultura
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Casale Monferrato: Diego Fusaro presenta "La dittatura del sapore"
Casale Monferrato – La Sala Giumelli di Palazzo Vittore ha ospitato ieri sera la presentazione del libro “La dittatura del sapore” di Diego Fusaro, un evento organizzato dall’Associazione La Galleria del Pensiero che ha riscosso una grande partecipazione di pubblico.
Casale Monferrato – La Sala Giumelli di Palazzo Vittore ha ospitato ieri sera la presentazione del libro “La dittatura del sapore” di Diego Fusaro, un evento organizzato dall’Associazione La Galleria del Pensiero che ha riscosso una grande partecipazione di pubblico. Il cibo come cultura e identità L’evento è stato introdotto da Marco Botta, rappresentante dell’associazione, che ha sottolineato…
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TRGTKLS - GOLD

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Di conseguenza, il sito https://trgtkls.org/ fa appello agli interessi degli utenti e mira ad aumentare il loro livello di conoscenza offrendo contenuti ricchi e diversificati su una vasta gamma di argomenti.
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Ah… ora ci divertiamo!
Il giovedì alle sette e mezzo, dopo una bella cenetta rapida, non esiste nulla di meglio che sentire la chiave che ti ho dato infilarsi nella toppa della porta del mio monolocale di divorziato e vedere te, bella come un’attrice, che vieni a farmi passare un'ora o due con la mia micia preferita.

Vieni qui: ora datti da fare come sai che mi piace e divertiti anche tu. Sei una donna molto raffinata nei gusti. So che adori vestirti di tutto punto, adornarti, profumarti ed essere ammirata, corteggiata. E succede puntualmente: al lavoro quando vai in un ufficio, a far la spesa o passeggiando con un'amica per fare compere.

Tutti gli uomini che incroci ti osservano e ti desiderano. Non potrebbero fare altrimenti. Non passi inosservata e se indossi una gonna corta, le tue gambe fanno quasi venire un infarto a chi non è preparato a tale visione. Non parliamo poi di quando ti gira e indossi un paio di leggins leggerissimi, semi-trasparenti con perizoma: il tuo culo diventa un’arma letale.

E so anche che ti piace iniziare a flirtare a tua volta: il pensiero che un uomo si ecciti pensando a te ti fa impazzire di piacere. Sei crudele. Ma generosa: regali un sorriso e dieci secondi di pura gioia. Ma quello che piace a me invece è sapere che mentre gli altri apprezzano la donna gentile, bella, educata, colta e discreta che sai essere, tu riservi al mio corpo la tua parte più porca, oscena, assolutamente disdicevole e lasciva.

Con me sei una persona assolutamente immorale! E ti adoro per questo. Arrivi qui. Togli il soprabito e mi guardi come se fossi venuta per divorarmi, sei una tigre dopo una settimana di astinenza dal cibo. Ti piace spogliarmi lentamente, vedere che mi eccito sempre più mentre lo fai, capire che il tuo profumo fa effetto sulla mia libidine e quindi ti metti a giocare con il mio uccello.

Ci passi i migliori minuti della nostra unione segreta. Adori mettertelo pian piano tutto in bocca e giocarci con la lingua, inumidirlo ben bene. Per poi stantuffare lungo l'asta con le labbra, accarezzarmi i coglioni e alte cose meravigliose. Concentratissima, inizi a succhiarmelo per darmi piacere e poi al momento giusto decidi e ti ci infili sopra.

Di culo o di fica, per me è uguale. Adoro sentirti godere, essere felice mentre scopi e amo chiamarti troia, puttana o succhiacazzi, mentre ti do sonore pacche sul culo. Perché la tua parte migliore non è il tuo quoziente intellettivo, il tuo impiego come dirigente o la tua grande cultura umanistica: il top della tua persona è il tuo sodo, tondo, stupendo culo da zoccola, tesoro che curi andando quattro volte a settimana in palestra.

Che poi in effetti sono tre, perché il giovedì ti serve solo da copertura per venire a fartelo infilare e prendere a sberle qui da me. Ti piace, lo so. Ami sentirti posseduta, presa con rudezza e maltrattata. Vuoi l'uomo forte, quello che ti usa e ti mette al tuo posto. Pretendi dalla vita il maschio che t'ha negato, facendoti sposare per convenienza di famiglia un “bravo ragazzo.”

Così ti sei trovata tuo malgrado legata a lui. A quel marito che hai scoperto essere progressivamente sempre più disinteressato al sesso e alle tue esigenze di femmina, al tuo bisogno di essere adorata ma anche domata, cavalcata, soddisfatta. Alla tua sana voglia di cazzo, legittima, abbastanza normale ed evidente in un matrimonio. Idiota e villano. Per fortuna che hai incontrato me.

Gli hai dato dei figli, poi tuttora lo curi, servi e coccoli a puntino. A letto te lo sbaciucchi cercando di eccitarlo, però anche per tenertelo tranquillo e non farlo sospettare. Magari gli fai fare una sveltina rapida. Lui s’accontenta. Purtroppo per lui, nulla lo risveglia dal suo torpore, dal suo mondo fatto di libri, articoli, studio e convegni. Non ti porta mai al cinema o a cena fuori.

Non ti gratifica mai con un complimento, non ti dice mai che sei bella, che lo fai arrapare. In compenso, ti lascia tutta la libertà di questo mondo. Non ti chiede mai dove sei stata o come spendi i soldi. Non fa caso a quando rientri tutta scomposta e ancora accaldata dopo essere stata riempita a dovere, usata e abusata dal sottoscritto. Il tuo culo rosso e rovente non lo incuriosisce né lo eccita.

Stupido: non ha idea di che perfetta macchina del piacere tu sia né di quanti orgasmi mi fai fare dentro di te. Non sa che hai bisogno di scopare regolarmente, che vai farcita a dovere di seme e soddisfatta almeno ogni settimana, che sei esigente e vuoi tanto cazzo, dentro di te. E non immagina che la frase che ti fa venire all'istante è: “pensa a cosa starà facendo ora quel gran cornuto di tuo marito adesso!”

Al solo sentirla, ti inarchi, ti allarghi perché ne vuoi di più e me lo dici. Subito inizi a godere come una troia gemendo. Poi ti muovi a ritmo più forte, pretendendo sempre più cazzo dentro di te. Al culmine urli forte e infine vieni, allagandomi il ventre con un temporale di tuo nettare. Quanto ti adoro, mia stupenda femmina. Quanto godo nello sborrare restandoti dentro a lungo.

"ok: è arrivato il momento che… basta così! Fatti una doccia, rivestiti e vattene, puttana. A giovedì prossimo. Puntuale, mi raccomando…"
"ti amo stronzo, lo sai? Dimmi che mi ami anche tu…" "si, si: ti amo anch'io. Però adesso vai fuori dalle palle e… ma che cazzo fai? Suuu… dai, ora smetti di succhiarmelo… oooooh… be’, magari un'ultimo scarico nella tua gola te lo sei comunque meritato… aaaah, adoro la tua lingua, maledetta puttana… siiii!"

RDA
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Uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva che fosse il primo segno di civiltà in una cultura.
Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito.
Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te.
Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.
Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo.

James Lucas
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......STUPENDA 🤗...
Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. "Che cibo ci sarà?" - si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi.
Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: - "C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!"
Il pollo alzò la testa e disse: "Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto." Il topolino andò dal maiale dicendogli, "C'è la trappola per topi in casa! C'è la trappola per topi in casa!
" Il maiale con empatia disse: -"mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c'è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere." Il topolino allora andò dalla mucca: -"C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!"
La mucca disse, "Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba." Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola.
Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola.
Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta.
Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l'ingrediente principale della zuppa.
La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino.
La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza.
La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio.
Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita.
Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda.
"Quando senti suonare la campana
non chiederti per chi suona.
Essa suona anche per te".
.......
(Ernest Hemingway)
foto del web
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Ogni tanto vorrei davvero farmi del male, cucirmi un nodo dello stomaco o nel cervello e cambiare forma
Sono tanto abituata a rispondere a tutto quello che mi succede in questo modo. È molto difficile smettere ma giuro prometto che ci provo. Prometto che ogni negatività scritta non è nient'altro che uno sfogo e non la verità.
Forse dovrei tenere traccia di quello che faccio in modo più schematico, tipo una productivity challenge, ma senza produttività e senza sfida perché non ci piacciono questi schemi e queste forzature perché siamo persone e non macchine. Quindi solo un diario. Giuro che ci provo ad essere brava a rimanere in contatto con tutt* a non ferire nessuno ma la vita normale è troppo per me, sono fatta male e mi sento come la vignetta di Paz in cui parla degli orecchini di ciliegia.
Io sono grata di tutto quello che ho: una casa bella in cui posso esprimermi, senza che ci siano litigi o silenzi e piatti rotti, persone offese e urla; un compagno di vita incredibile e dolcissimo, l'acqua corrente anche calda, l'elettricità, dei vestiti caldi. Ho la possibilità di studiare e non lavorare per ora. Vivo in una città in cui ho la cultura a portata di mano, accessibile negli spazi e nei prezzi, in cui posso sentirmi parte di qualcosa anche solo per uno scambio momentaneo per strada. La salute signora mia!! Il cibo ad orari giusti e sano e vario. Non ho sempre avuto tutto questo e ho fatto passi da gigante; da bambina la caldaia era sempre rotta, a volte si dimenticavano di lavarmi, a volte mancava l'acqua o mangiavamo tardissimo e per giorni la stessa cosa, mi ammalavo per mesi e a nessuno importava, passavo talmente tanto tempo in silenzio che mi si sigillavano le labbra e mentre tutti urlavano io consolavo il mio gatto da sola seduta per terra. E lui consolava me. Ora tutto questo non c'è più e non ci sarà mai più.
Ho una vita talmente bella e piena d'amore
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La storia delle frittelle al marsala offre uno squarcio significativo sulla presunta integrazione con cui si cerca di far credere che esiste un Islam ben distinto dall’Islam del terrorismo.
Un Islam mite, progredito, moderato, quindi pronto a capire la nostra cultura e a rispettare la nostra libertà.
Virgilio infatti ha una sorellina che va alle elementari e una nonna che fa le frittelle di riso come si usa in Toscana. Cioè con un cucchiaio di marsala dentro l’impasto.
Tempo addietro la sorellina se le portò a scuola, le offrì ai compagni di classe, e tra i compagni di classe c’è un bambino musulmano. Al bambino musulmano piacquero in modo particolare, così quel giorno tornò a casa strillando tutto contento: «Mamma, me le fai anche te le frittelle di riso al marsala? Le ho mangiate stamani a scuola e…».
Apriti cielo.
L’indomani il padre di detto bambino si presentò alla preside col Corano in pugno. Le disse che aver offerto le frittelle col liquore a suo figlio era stato un oltraggio ad Allah, e dopo aver preteso le scuse la diffidò dal lasciar portare quell’immondo cibo a scuola. Cosa per cui Virgilio mi rammenta che negli asili non si erige più il Presepe, che nelle aule si toglie dal muro il crocifisso, che nelle mense studentesche s’è abolito il maiale. Poi si pone il fatale interrogativo:
«Ma chi deve integrarsi, noi o loro?».
Oriana Fallaci
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L’integrazione é impossibile. Aveva ragione.
Fonte Corriere Del Giorno
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Povertà o Sobrietà? Frugalità o Moderazione ? Misurazione ? Su tutte vince Controllo.
Povertà è una ideologia politica ed economica. Controllo è godere di beni necessari, cibo non superfluo, vestiario necessario, casa calda. Povertà è una necessità statale per mezzi pubblici, necessario è il Controllo della salute per andare a piedi quando si può, superflua è l’automobile da 300 km e limiti a 70. Controllo vuol dire rendersi conto di ciò che si compra, del rapporto qualità prezzo:, saper scegliere perché necessario, conoscere la materia di cui sono fatti gli oggetti. Controlo vuol dire rifiutarsi di comprare robaccia che non dura per aumentarne la produzione. Moderazione è assaporare cibo: pane, l’olio, pomodoro, pasta, vino, imparando a conoscerli si impara anche a distinguere gli imbrogli,lo chef stellato da 350€ che pubblicizza patatine alla porchetta dell autogrill e rifiutarlo. Controllo è educazione elementare delle cose utili alla vita. Molti non distinguono la lana dal nylon, il lino dal cotone, il vitello dal manzo, un cretino da un intelligente, un simpatico da un antipatico perché la sola cultura è l’uniformità del linguaggio del reel. L'italia che fu agricola e artigiana non ha più educazione delle cose perché non ha più povertà, ma solo falsi studenti, falsi laureati in kefiah ( come gli asini creati nel 68) che protestano su arcobaleni, pronomi, musulmani, fluidi, ecc.
Ci crediamo stocazzo per un passato glorioso ma ci affidiamo a influenzer nietzschiani da Gintoneria che vivono nel loro universo di coca, dompero e puttane spacciandosi per guru. Le Ferrari a noleggio, i cerchioni lavati con champagne e i "povery", che poi siamo io e quakcuno di voi che non caccia mille euro per un bottiglione con fumogeno cafonal portato a spalla. Eì con un passato di Cesari siamo in mano a coglioni cocainomani. Non ci fidiamo dei nostri occhi, cervello palato, mani, ma abbiamo bisogno che ce lo indichino! E' solo un gran bazar dove, "poveri veri" si fingono ricchi sui social, comprano cose a rate e postano anche la loro merda nel cesso.
#ragionamento
#robertonicolettiballatibonaffini
#social
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Capisco di stare invecchiando perché con sempre più frequenza penso in termini generazionali facendo paragoni assolutamente parziali spolverati da malinconia e infestati da stereotipi (consiglio a tal proposito un ottimo episodio di South Park: 'memberries). Per quanto mi riguarda rispetto alle generazioni precedenti ho alcune incrollabili certezze: videogiochi, internet, viaggi low cost. Poi potete vernirmi a dire quel che volete in termini di natura, inquinamento, socialità, musica, cibo sano (sorvolando volontariamente su fumo, terrorismo, piogge acide, amianto, eroina, meno diritti etc..) del passato recente ma su una cosa mi sento di poter ragionevolmente vantare una certa superiorità (?): quel breve ma intenso periodo dei primi anni duemila dove c'era ancora parte di quanto elencato poc'anzi UNITO a un esponenziale avanzamento tecnologico. Per me i primi anni duemila hanno significato uscire dalla realtà del paesino di provincia attraverso una connessione internet con scambio di gusti musicali, cinematografici, culturali e poi i forum online, i raduni tra videogiocatori, ospitare ed essere ospitati da perfetti conosciuti col couchsurfing, la maggiore inclusione sociale, lo sdoganamento della cultura nerd, la fine del fumo nei locali pubblici, la libertà di accedere a contenuti altrimenti sconosciuti o difficilmente fruibili (anche grazie alla pirateria 🏴☠️ ) questo prima della enshittification e dei broligarchs con l'involuzione e la disinformazione di massa anche e sopratutto a mezzo social. Non so se ci saranno in futuro anni con lo stesso (brio? potenziale? spinta?) carattere. Personalmente sono felice di averli vissuto e mi spiace non avere i mezzi per poterli trasmettere appieno.
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Alessandria: Alberto Grandi svela "La cucina italiana non esiste" - Martedì 4 febbraio 2025.
Un incontro imperdibile sulla storia del cibo e i falsi miti della tradizione italiana.
Un incontro imperdibile sulla storia del cibo e i falsi miti della tradizione italiana. Il prossimo martedì 4 febbraio 2025, alle ore 17:00, presso il Laboratorio Civico “Carla Nespolo” di Alessandria, in Via Faà di Bruno 39, si terrà un incontro con il Professor Alberto Grandi, noto scrittore e docente di Storia del cibo all’Università di Parma. Durante l’evento, il Professore sarà intervistato…
#Alberto Grandi#Alessandria eventi#Alessandria today#Alimentazione#cibo come cultura#cibo e cultura#cibo e economia#cibo e società#conferenze Alessandria#cucina del mondo#cucina e tradizione#cucina internazionale#cucina italiana#cucina povera#Dieta Mediterranea#eventi culturali Alessandria#Fabrizio Laddago#falsi miti culinari#futuro della cucina.#gastronomia storica#globalizzazione culinaria#Google News#Identità Culturale#Innovazione in cucina#italianewsmedia.com#La cucina italiana non esiste#Laboratorio Civico Carla Nespolo#libri gastronomia#libri sul cibo#patrimonio culinario
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Povertà è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria e non superflua. Povertà e necessità nazionale sono i mezzi pubblici di locomozione, necessaria è la salute delle proprie gambe per andare a piedi, superflua è l’automobile, le motociclette, le famose e cretinissime «barche». Povertà vuol dire, soprattutto, rendersi esattamente conto (anche in senso economico) di ciò che si compra, del rapporto tra la qualità e il prezzo: cioè saper scegliere bene e minuziosamente ciò che si compra perché necessario, conoscere la qualità, la materia di cui sono fatti gli oggetti necessari. Povertà vuol dire rifiutarsi di comprare robaccia, imbrogli, roba che non dura niente e non deve durare niente in omaggio alla sciocca legge della moda e del ricambio dei consumi per mantenere o aumentare la produzione. Povertà è assaporare (non semplicemente ingurgitare in modo nevroticamente obbediente) un cibo: il pane, l’olio, il pomodoro, la pasta, il vino, […]; imparando a conoscere questi prodotti si impara anche a distinguere gli imbrogli e a protestare, a rifiutare. Povertà significa, insomma, educazione elementare delle cose che ci sono utili e anche dilettevoli alla vita. Moltissime persone non sanno più distinguere la lana dal nylon, il lino dal cotone, il vitello dal manzo, un cretino da un intelligente, un simpatico da un antipatico perché la nostra sola cultura è l’uniformità piatta e fantomatica dei volti e delle voci e del linguaggio televisivi. Tutto il nostro paese, che fu agricolo e artigiano (cioè colto), non sa più distinguere nulla, non ha educazione elementare delle cose perché non ha più povertà. Il nostro paese compra e basta. Si fida in modo idiota di Carosello (vedi Carosello e poi vai a letto, è la nostra preghiera serale) e non dei propri occhi, della propria mente, del proprio palato, delle proprie mani e del proprio denaro. Il nostro paese è un solo grande mercato di nevrotici tutti uguali, poveri e ricchi, che comprano, comprano, senza conoscere nulla, e poi buttano via e poi ricomprano.
Goffredo Parise, Dobbiamo disobbedire, Adelphi, 2013
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Siamo orfani della nostra civiltà contadina, quella era un’altra cultura. Era la cultura contadina, montanara, di gente che aveva la 5 elementare ma che conservava conoscenza. Ho trovato una lettera di una mia zia che aveva la terza elementare: una sintassi impeccabile. Gente che oggi sembra non esistere più. Perché? Colpa della bestia nera, della televisione, di questa tv vuota che guida le coscienze. Io invece ricordo una classe popolare aveva una propria cultura, una cultura contadina che si è frantumata, sostituita da contenuti televisivi spesso vuoti. Chi aveva anche solo la terza elementare una volta però possedeva la sua cultura, la cultura parallela, la cultura contadina. Ne parlava lo stesso Gramsci che indicava due culture: quella egemone, accademica, e la cultura contadina dei poveri, che era una grande cultura […]».
Riportiamo questa bella intervista di Francesco Guccini, perché anche lui, come noi e come Carlo Petrini, riconosce nella cultura contadina e nei saperi tradizionali valori che dovrebbero guidare le nostre scelte e invece siamo perdendo, tanto che dobbiamo organizzare una giornata nazionale, anzi, mondiale per la prevenzione dello spreco alimentare, quando quella civiltà ci ha insegnato che il cibo è sacro e non si può sprecare.
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TESTIMONI
Salvi per caso
LILIANA SEGRE, La memoria rende liberi
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?", rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo
Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare.
HANNAH ARENDT, La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme
Adolf Eichmann andò alla forca con gran dignità. Aveva chiesto una bottiglia di vino rosso e ne aveva bevuto metà. […] Era completamente padrone di sé, anzi qualcosa di più: era completamente se stesso. Nulla lo dimostra meglio della grottesca insulsaggine delle sue ultime parole. […] Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.
Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici, questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come già fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male.
ELIE WIESEL, La notte
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i mei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ormai non mi interessavo ad altro che alla mia scodella quotidiana di zuppa, al mio pezzo di pane raffermo. Il pane, la zuppa: tutta la mia vita. Ero un corpo. Forse ancora meno: uno stomaco affamato. Soltanto lo stomaco sentiva il tempo passare.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere
La nostra esperienza nei campi di concentramento non ci ha insegnato che la vita non ha senso, che il mondo dei vivi è un grande bordello, che bisognerebbe vivere secondo le primordiali esigenze del corpo, ignorando le creazioni della cultura. La nostra esperienza ci ha insegnato che per disgraziato che sia il mondo in cui viviamo, la differenza che esiste tra di esso e il mondo dei campi di concentramento è grande come quella tra la notte e il giorno, tra l'inferno e il paradiso, tra la morte e la vita.
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati
Definirlo "nevrosi" [quello stato di perenne disagio del prigioniero] è riduttivo e ridicolo. Forse sarebbe più giusto riconoscervi un'angoscia atavica, quella di cui si sente l'eco nel secondo versetto della Genesi: l'angoscia inscritta in ognuno del "tòhu vavòhu", dell'universo deserto e vuoto, schiacciato sotto lo spirito di Dio, ma da cui lo spirito dell'uomo è assente: non ancora nato o già spento".
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IL TOPOLINO
Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. “Che cibo ci sarà?” – si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi. Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: – “C’è una trappola per topi in casa! C’è una trappola per topi in casa!” Il pollo alzò la testa e disse: “Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto.” Il topolino andò dal maiale dicendogli, “C’è la trappola per topi in casa! C’è la trappola per topi in casa!” Il maiale con empatia disse: -“Mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c’è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere.” Il topolino allora andò dalla mucca: -“C’è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!" La mucca disse, "Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba". Quindi, il topolino tornò a casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola. Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello d'una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino s'alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola. Nel buio non vide che era un serpente bloccato nella trappola per la coda. Il serpente morse la moglie del contadino che dovette portare d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta. Come molti sanno nella cultura contadina la febbre si cura co una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino uscì col suo coltellone nel pollaio... La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino. La casa era piena e per nutrire tutti il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con molta tristezza. La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita. Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda. "Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te"."
-Ernest Hemingway
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Di Annalisa Valente Sabato 12 luglio torna l’Italian Summer Market a Nottingham, evento benefico organizzato dalla Scuola Italiana di Nottingham. Un pomeriggio tra artigianato, cibo italiano e musica dal vivo, con i fondi destinati al Nottingham Hospitals Charity. Confermati espositori d’eccezione e il sostegno delle istituzioni locali. L’Italian Summer Market 2025 di Nottingham: eccellenze italiane per un evento solidale L’Italian Summer Market di sabato 12 Luglio a Nottingham inizia a prendere forma. L’appuntamento benefico organizzato dalla Scuola Italiana di Nottingham (Italian School of Nottingham) di Alessia Beneventi registra i primi espositori che confermano la loro presenza. Importante esserci, per regalare alla comunità locale un pomeriggio ricco di suoni, colori, buon cibo (rigorosamente italiano) insieme alla possibilità di mettere in mostra manufatti e prodotti unici da ammirare e regalare. Ma non solo. Ad oggi presenza confermata per: - Franco Specialty Coffee - caffè e assaggi di diverse tipologie di caffè, per intenditori e per chi è semplicemente curioso; - Mr Delis - prodotti italiani confezionati, la cultura del buon cibo arriva ovunque; - Little Big Sicily - Sicilian street food, la tradizione culinaria incontra la modernità; - Dolly and Pops Uk - orecchini e gioielli fatti a mano, colorati, sfiziosi, per ogni occasione; - Rosa’s Jewels - gioielli fatti a mano, easy ed eleganti, da sfoggiare ogni giorno; - The Marriott Gluten Free - dolci senza glutine, per chi ne ha bisogno e per chi ne ha semplicemente voglia; - Martina’s craft - gioielli fatti a mano, come da tradizione artigiana, per tutti i gusti; - Write Good Words - scritte personalizzate e gioielli fatti a mano, la fantasia al potere; - Da Vinci Dough - Pizze italiane, immancabili nella tradizione culinaria made in Italy; - Toads Adorbs - articoli fatti con l’uncinetto crochet, l’originalità che va a braccetto con la fantasia. E come lo scorso anno, anche in questa edizione 2025, la musica dal vivo promette ritmi coinvolgenti e molto estivi (visto anche il periodo): ci saranno i Mas y Mas, gruppo musicale con un travolgente repertorio latino-americano. Anche l’Italian Summer Market 2025 ha uno scopo benefico, i fondi ricavati dall’iniziativa andranno quest’anno al Nottingham Hospitals Charity (https://www.nottinghamhospitalscharity.org.uk/) punto di riferimento della città per l’aiuto alle persone fragili, ai bambini, ai pazienti terminali. E’ l’obiettivo che ci si pone quando si ha un cuore grande e si lavora a beneficio dei meno fortunati, di chi ha più bisogno di cure, di vicinanza reale, di aiuti concreti. E l’Italian Summer Market di Alessia Beneventi è tutto questo. Anche le istituzioni locali iniziano a dare supporto tramite la propria adesione all’iniziativa, a voler sottolinearne la rilevanza degli obiettivi: il Councillor Hari Om di Ruschliffe Council ha già confermato la propria presenza. E altri, come è sempre stato in passato, presto si aggiungeranno. A questo punto, l’Italian Summer Market non aspetta altro che continuare a riempirsi di espositori, di venditori desiderosi di esserci, di mettere in mostra la loro produzione, di non mancare a un appuntamento così importante. Londra Notizie 24 c’è già, quest’anno il nostro magazine è media partner dell’Italian Summer Market of Nottingham, perché essere parte dell’evento è importante, un’occasione da non perdere. Quando: Sabato 12 Luglio A che ora: dalle 1 pm alle 4 pm Dove: Rushcliffe School, West Bridgford, Nottingham, NG2 7BW Per info: https://www.italianschoolnottingham.co.uk/ [email protected]. #ItalianSummerMarket #Nottingham #CiboItaliano #MadeInItaly #Solidarietà #EventoBenefico #Artigianato ... Continua a leggere su
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Pagine Golose
In polipo: pipere, liquamine, lasere inferes - Apicio, De Re Coquinaria, 9.5.1
Traduzione: Per il polpo: pepe, liquamen, laser e servi
De Re Coquinaria di Apicio è il primo grande libro sul cibo della nostra cultura occidentale: è solo in parte riassumibile in un ricettario perchè assomiglia più ad un indiretto atlante del gusto dell'Impero Romano (il libro, su cui ci sono le consuete dispute filologiche, risale al I secolo D.C., al culmine della potenza Imperiale romana). Nella ricetta del polpo, Apicio consiglia quindi di condirlo con il pepe (spezia le cui quantità di commerci nel corso della Storia fanno venire le vertigini), il liquamen, che è una variante del famoso garum, e il laser: non era una diavoleria di una primitiva cucina molecolare, ma un ingrediente ottenuto dalla resina estratta dalla radice del silfio, una pianta che cresceva esclusivamente sulle coste prossime alla città di Cirene in Libia. In età romana, tanto era richiesto il laser che la continua e non regolata raccolta del silfio ne provocò l’estinzione. Plinio ci dice che l’ultima pianta venne regalata all’imperatore Nerone e si dovette ripiegare su una sostanza analoga, anche se non identica all’originale, ricavabile da una pianta simile al silfio: l’asafoetida o assa fetida. Il nome, diremmo, non promette nulla di buono e infatti la presenza di zolfo rende il prodotto particolarmente maleodorante, almeno prima della cottura. Il laser originario, come il succedaneo da assa fetida, avevano notevoli proprietà medicinali riconosciute da sempre.
Piccola curiosità leggendaria: i semi hanno una forma particolare, che assomiglia al geroglifico egizio utilizzato per indicare il concetto del cuore (ỉb):
da cui alcuni speculano si sia arrivato all'immagine del cuoricino.
Questa storia l'ho ritrovata in un foglietto in un altro libro stupendo che parla di cibo, Buono da Mangiare di Marvin Harris, dove il famoso antropologo si chiede e cerca di spiegare, per esempio, perchè in certe zone si mangia la carne di maiale e in altre no. E c'è una lista di libri legati al cibo (alcuni non li posseggo nemmeno, probabilmente era anche una lista di desideri) che lascio qui, divisi nelle sue sezioni con annessa piccola spiegazione:
Claude Levi-Strauss, Il Crudo e il Cotto; Marvin Harris Buono Da Mangiare e Cannibali e Re; Massimo Montanari, Il Cibo come Cultura
Il cibo dei giallisti: Manuel Vázquez Montalb��n, Ricette Immorali. Camilleri scelse Montalbano come cognome del suo indimenticabile commissario proprio in onore del suo amico scrittore catalano, ed entrambi condividono la passione, critica e viscerale, per il cibo, tra le ricette della tradizione siciliana o quella catalana di Pepe Carvalho. Ma la passione del cibo è presenta in tutta la giallistica europea, dalle colazioni che la signora Hudson fa a Sherlock Holmes e al Dottor Watson, oppure ai pranzetti dei bistrot del Commissario Maigret annaffiati di Calvados. Al contrario, raramente i personaggi degli hard boiled americani hanno un buon rapporto con il cibo, se non con l'alcool con cui si accompagnano, spesso, sin dalle prime ore del mattino.
Antony Bourdain, Kitchen Confidential
José Manuel Fajardo, Il Sapore Perfetto
Redcliffe N. Salaman, Storia Sociale Della Patata
Nel 1903 Salaman fu nominato direttore dell'Istituto patologico del London Hospital, ma nel 1904 si ammalò di tubercolosi e dovette smettere di esercitare la professione medica e trascorrere sei mesi in un sanatorio svizzero. Gli ci vollero più di due anni per riprendersi completamente dalla malattia. Acquistò una casa a Barley, nell'Hertfordshire e, poiché non poteva tornare a praticare la medicina, iniziò a sperimentare una nuova scienza emergente, la genetica sotto la guida del suo amico William Bateson. Dopo diversi esperimenti falliti con una serie di animali e dopo aver chiesto consiglio al suo giardiniere, Salaman iniziò a sperimentare con le patate. Iniziando per caso, notò dapprima le caratteristiche recessive e dominanti delle varietà che incrociava (come aveva notato Mendel con i piselli), poi attraverso vari incroci fu il primo a creare ibridi di patate, che notò essere resistenti a numerose malattie, tra cui la peronospora della patata, che fu la causa principale della grande carestia che colpì l'Irlanda tra il 1845 e il 1849, decimandone la popolazione. Lo studio di Salaman, che spazia dall’antropologia all’archeologia alla storia agraria, incrocia molteplici campi dell’esperienza storica: ricostruisce i caratteri originari dei sistemi agrari dei vari paesi, riporta in luce la profonda commistione degli interessi agrari con quelli politici, restituisce scorci della vita materiale dei ceti più poveri; riconduce infine l’analisi dei comportamenti alimentari alle forme dell’immaginario collettivo."Un monumento insuperato di erudizione e di simpatia umana” (Eric Hobsbawm).
Se vi va, si potrebbe allungare la lista con tutti i contributi sul rapporto cibo\libri che vi vengono in mente, così da creare una piccola biblioteca al riguardo! Aspetto le segnalazioni!
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