#Comunità in lutto
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Tragico incidente a Iglesias: due minorenni perdono la vita in uno scontro tra auto e scooter
Nella serata di domenica 24 novembre 2024, Iglesias è stata teatro di un drammatico incidente stradale che ha coinvolto un'automobile e uno scooter, causando la morte di due giovani minorenni.
Nella serata di domenica 24 novembre 2024, Iglesias è stata teatro di un drammatico incidente stradale che ha coinvolto un’automobile e uno scooter, causando la morte di due giovani minorenni. L’evento si è verificato lungo la Strada Statale 126, in un tratto già noto per precedenti sinistri. Dinamica dell’incidente Secondo le prime ricostruzioni, lo scooter su cui viaggiavano i due ragazzi si…
#responsabilità#accertamenti medici#Alessandria today#Auto#Campagne di Sensibilizzazione#cause dell’incidente#Comunità in lutto#comunità locale#Cordoglio#Cultura della sicurezza#dispositivi di protezione#Educazione stradale#famiglie delle vittime#Forze dell&039;ordine#Furgone#Giovani#Google News#Iglesias#Incidente stradale#Indagini in corso#Infrastrutture#Interventi strutturali#istituzioni locali#italianewsmedia.com#limiti di velocità#Lutto cittadino#messaggi di solidarietà#Minorenni#Motociclista#Norme di sicurezza
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questo è peggio di quando sempre mio padre due mesi fa mi ha fatto spedire un pacco con 5 maglie di calcio ai nipoti di un suo amico morto anche lui nel terremoto. Almeno quelli erano bambini piccoli il peggio che ho dovuto fare è stato comprare una maglia di leao. bigliettino saluti dolcetti maglietta di ziyech e okay. Ma questa è una signora che ha perso tutto ma che devo dire io
#è che c'è sto senso del rispetto nella comunità se tu non chiami qualcuno in lutto come minimo vai all'inferno e cose così#mamma mia mi viene da vomitare
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"Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto (https://www.governo.it/it/articolo/bandiere-mezzasta-sugli-edifici-pubblici-e-lutto-nazionale-la-scomparsa-del-presidente) le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto,
il Rettore
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Tomaso Montanari
Professore ordinario di Storia dell'arte moderna
Rettore dell'Università per Stranieri di Siena
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Stralcio del discorso di Robert Kennedy Jr, sulla guerra in Ucraina tenuto 3 giorni fa.
Voglio dire una parola sulla guerra in Ucraina. Il complesso militare-industriale ci ha fornito quella nota giustificazione da fumetto come ha fatto per ogni guerra: che questo è un nobile sforzo per fermare un super criminale, Vladimir Putin, che ha invaso l’Ucraina e per contrastare la sua marcia, simile a quella di Hitler, in tutta Europa.
In effetti, la piccola Ucraina è la delegata di una lotta geopolitica avviata dalle ambizioni dei neoconservatori statunitensi per l’egemonia globale americana. Non sto scusando Putin per aver invaso l’Ucraina. Aveva altre opzioni, ma la guerra era una risposta prevedibile della Russia. Lo spericolato progetto neocon di estendere la NATO per circondare la Russia è un atto ostile. I media creduloni raramente spiegano agli americani che ci siamo allontanati unilateralmente da due trattati intermedi sulle armi nucleari con la Russia e poi abbiamo messo sistemi missilistici nucleari in Romania e Polonia.
Questo è un atto ostile e ostile, e la Casa Bianca di Biden ha ripetutamente respinto l’offerta della Russia di risolvere pacificamente questa guerra. La guerra in Ucraina è iniziata nel 2014, quando le agenzie statunitensi hanno rovesciato il governo democraticamente eletto dell’Ucraina e hanno installato un governo filo-occidentale scelto da loro. Hanno lanciato una guerra civile mortale contro i russi etnici in Ucraina. Nel 2019, l’America si è allontanata da un trattato di pace, l’accordo di Minsk, negoziato tra la Russia e l’Ucraina dalle nazioni europee. E poi, nell’aprile del 2022, volevano la guerra. Nell’aprile 2022, il presidente Biden ha inviato Boris Johnson in Ucraina per costringere il presidente Zelensky a strappare un accordo di pace che lui e i russi avevano già firmato. I russi stavano ritirando le truppe da Kiev, Donbass e Luhansk. E quell’accordo di pace avrebbe portato la pace nella regione e avrebbe permesso a Donbass e Luhansk di rimanere parte dell’Ucraina.
Il presidente Biden ha dichiarato quel mese che il suo obiettivo nella guerra era il cambio di regime in Russia. Il suo segretario alla difesa, Lloyd Austin, spiegò contemporaneamente che lo scopo dell’America nella guerra era quello di esaurire l’esercito russo e di degradare la sua capacità di combattere in qualsiasi altra parte del mondo. Questi obiettivi, naturalmente, non avevano nulla a che fare con ciò che dicevano agli americani sulla protezione della sovranità dell’Ucraina.
L’Ucraina è una vittima in questa guerra, ed è vittima dell’Occidente… sia della Russia che dell’Occidente. Da allora, abbiamo costretto Zelenskyy a strappare l’accordo, abbiamo sperperato il fiore della gioventù ucraina. Sono morti ben 600.000 bambini ucraini e oltre 100.000 bambini russi, per i quali tutti noi dovremmo essere in lutto. E le infrastrutture dell’Ucraina sono distrutte.
La guerra è stata un disastro anche per il nostro paese. Abbiamo già perso quasi 200 miliardi di dollari. E questi sono dollari di cui c’è un disperato bisogno, con le nostre comunità che soffrono in tutto il nostro paese. Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream e le sanzioni hanno distrutto la base industriale europea, che costituisce il baluardo della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una Germania forte con un’industria forte è un deterrente molto, molto più forte per la Russia di una Germania che è deindustrializzata e trasformata in una semplice estensione di una base militare statunitense.
Abbiamo spinto la Russia in una disastrosa alleanza con Cina e Iran. Siamo più vicini all’orlo della guerra nucleare che in qualsiasi altro momento dal 1962. E i neoconservatori della Casa Bianca non sembrano preoccuparsi affatto. La nostra autorità morale e la nostra economia sono nel tremare, e la guerra ha dato origine all’emergere dei BRICS, che ora minaccia di sostituire il dollaro come valuta di riserva globale.
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se c’è una cosa che ormai da un po’ di tempo mi è diventata molto chiara, è che per saper vivere bisogna imparare in qualche modo a vivere il lutto e a sentirlo. e quello che ho capito oggi è che venirlo a sapere quando sei da solo, o sentirti dare la notizia quando sei in una stanza insieme a delle persone con cui condividi un percorso fa molta differenza. che a raccontartelo sia una persona amica, reagire assieme allə tuə compagnə, fare assieme le domande che sorgono in quei momenti, pensare a come muoversi a livello logistico ed emotivo da lì in poi - ognunə con la propria emotività e con reazioni diverse - fa tanto. stringersi in un abbraccio collettivo, metaforico e fisico, come punto di partenza per l’immancabile lavoro individuale che una morte richiede è stato diverso dagli altri modi in cui finora sono venuto a sapere di notizie del genere. allora, nel dolore, che fortuna avere una comunità.
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Sharon, bimba di 18 mesi muore in ospedale dopo il ricovero: «Un angelo è volato in cielo» Dramma assurdo in provincia di Caserta. La comunità di Santa Maria a Vico è sotto choc per la morte della piccola Sharon L., bambina di diciotto mesi di Santa Maria a Vico deceduta nel reparto di Pediatria dell’ospedale Civile di Caserta. La bimba era arrivata venerdì mattina al pronto soccorso pediatrico casertano, accompagnata dai genitori, disidratata e con vomiti. I medici di turno avevano disposto il ricovero nel reparto di Pediatra. Sharon aveva i parametri normali come si evince dalla cartella clinica; ma la mattina di domenica sono sopraggiunti nuove difficoltà respiratorie. Il medico rianimatore e il cardiologo di turno sono intervenuti cercando di capire cosa stesse realmente accadendo. Ma, nel giro di qualche minuto, nonostante le manovre rianimatorie, il cuoricino della bambina ha smesso di battere. Poco prima, i medici di Caserta avevano chiesto il trasferimento all’ospedale Monaldi di Napoli essendo la situazione apparsa molto critica. Il lutto ha colpito due comunità: Santa Maria a Vico e Arienzo «Una notizia triste per due comunità, unite dal dolore per la scomparsa improvvisa di un piccolo angelo volato in cielo - commenta il sindaco di Arienzo Giuseppe Guida - A nome mio e di tutta l'Amministrazione Comunale, le più sentite condoglianze ai genitori e alla famiglia». Anche la protezione civile arienzana "si associa al dolore che ha colpito la famiglia Lettieri", si legge in un post sui social. Anche l'istituto Galilei di Arienzo, dove il nonno lavora come collaboratore scolastico, "partecipa al lutto che ha colpito la famiglia per la prematura perdita".
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Grande Corriere: titolo acchiappaclick per dare la notizia che c'era un'intera comunità in lutto. Solo gran classe in via Solferino.
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Non puoi togliere Trapani da un trapanese.
Misteri compresi. Per alcuni processione ormai retrograda per altri intoccabile. Perfetto esempio di commistione tra sacro e profano, tra devozione personale e tradizione di comunità.
Il portone che si apre e tutto inizia, chi già in centro e chi ancora a casa preparandosi per scendere (in centro non si va, si scende) con la tv rigorosamente su Telesud volume 80.
Per quelle 24 ore tutti ci fermiamo, tutto è organizzato in funzione della processione.
“Ma a che ora scendiamo? Io scendo a piedi”, “attenta alla cera”, “ma che giro fanno?”.
I drappi bordeaux che scendono dai balconi, mia nonna che utilizza i merletti migliori per la chiesetta di famiglia che oggi va aperta e con i fiori freschi.
Le marce funebri che ti rimbombano nel petto, le stesse che ti accompagnano dalla nascita e ti cullano quasi fossero ninne nanne. E qualcuno che mangia “caccavetta e simenza”.
- “Ma a che gruppo siamo?
- 10, fornai
- grazie”
I sorrisi accennati da chi è in processione che valgono come saluto, la cera per terra e sotto le scarpe, le donne a piedi scalzi con il capo coperto dal lutto.
Il tramonto che si avvicina, ritrovarsi a cena in quaranta e “ricordatevi che oggi non si mangia carne”.
“A cira squagghia e a processione un camina”
Arriva la notte e i misteri si fermano a piazza Vittorio, la gente si ferma nei bar dove siamo tutti amici, qualcuno dorme un’oretta per ripartire alle 3 dove si sente un leggero rumore di gente e poi solo i tamburi. Camminiamo tutti insieme verso un’unica direzione, con la testa un po’ bassa, “hai una sciarpa?/ mi porti una felpa/ bevi questo che ti riscaldi”, tappa da Oddo per la pizzetta.
Arrivando a Via Corallai il fuoco dei ceri proietta le ombre delle statue sui palazzi, la gente è affacciata dai balconi in silenzio alle 5 del mattino, segno della croce.
I portatori di notte sono i volontari, sotto le aste troviamo uomini e donne che portano pesi ben superiori a quello fisico della vara.
Alba sulle mura, veloce colazione alle Barracche e ricompaiono le bande, si tolgono le sciarpe e ci si riappropria del contegno dovuto. La mattina passa, i gruppi cominciano lentamente ad entrare, qualche amico ti apre casa sul corso per offrirti la "seconda" colazione e i misteri si riguardano dal balcone. Di nuovo, con minuzia e stupore per la loro bellezza.
“Mamma guarda questa decorazione floreale che bella, riconosco la mano... è sicuramente Peppe”.
Alla fine, sempre dopo le 14, la Madonna entra, con il suo manto nero che sembra coprire e reggere le sofferenze di un intero popolo, anche se solo per 24 ore.
Ora è il momento, inizia già la malinconia e il conto alla rovescia, l’annacata continua come una madre che non vuol lasciare andar via il proprio figlio.
Le lacrime, le mani che stringono, il cuore pieno.
Rumore di ciaccola, applausi...
- testo e foto web
Venerdì Santo, a Trapani il giorno dei Sacri gruppi dei Mister, la processione lunga un giorno
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Nassiriya, 20 anni fa la strage: i messaggi di Mattarella e Meloni
Nassiriya, 20 anni fa la strage: i messaggi di Mattarella e Meloni. È il 12 novembre 2003 quando, a Nassiriya, in Iraq, un camion carico di 400 chili di tritolo e liquido infiammabile viene lanciato contro l’ingresso della base “Maestrale”, dove i Carabinieri e l’Esercito italiano hanno stabilito il proprio quartier generale. Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all'entrata, abbatte uno dei due terroristi, ma il mezzo prosegue la sua folle corsa. Poi l'esplosione che, con un effetto domino, fa saltare in aria il deposito munizioni. I sassi di ghiaia con cui erano stati riempiti i bastioni partono come proiettili in tutte le direzioni. Scene apocalittiche, inclusa la rottura dei vetri delle finestre delle case nel raggio di quasi un chilometro. Perdono la vita 28 persone, tra cui 19 italiani. "La Giornata del ricordo dedicata ai Caduti, militari e civili, nelle missioni internazionali per la pace, ricorre nel ventesimo anniversario della strage di Nassiriya, ove, a causa di un vile attentato, morirono 19 italiani tra soldati, carabinieri e civili. Il sentimento del lutto ci accompagna in questo giorno in cui la Repubblica rivolge il suo pensiero ai tanti feriti e caduti nelle missioni che l’Italia ha sviluppato in questi anni a servizio della comunità internazionale e dei diritti dei popoli, insieme all’espressione della solidarietà e vicinanza alle famiglie colpite". A dichiararlo è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Ministro della Difesa, Guido Crosetto. "La partecipazione a queste importanti operazioni in tante travagliate regioni del mondo, è il segno - sottolinea il Capo dello Stato - dell’impegno e del contributo del nostro Paese allo sforzo concreto della comunità internazionale per combattere gli orrori e le atrocità delle guerre e del terrorismo”. "Venti anni ci separano dalla terribile strage di Nassiriya. Venti anni da quel vile e brutale attentato in cui morirono 19 italiani. In questa Giornata, dedicata al ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, l'Italia onora e ricorda tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la pace e la sicurezza della nostra Nazione e del mondo. A loro, e a quanti ogni giorno sono impegnati nelle aree più travagliate, va la nostra profonda riconoscenza". A scriverlo sui social è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Il popolo italiano - sottolinea Meloni - non dimenticherà mai ciò che vent'anni fa è successo a Nassiriya, il più grave attentato terroristico subito dall'Italia nelle missioni internazionali di pace nelle aree di crisi. Sono ancora vivide nelle nostre menti le immagini di quella drammatica giornata e la profonda commozione che l'attentato suscitò in tutta la Nazione, che non mancò di tributare agli eroi di Nassiriya un fortissimo sentimento di affetto e riconoscenza”. A 20 anni dalla strage, i familiari delle vittime chiedono ancora la concessione delle medaglie d'oro al valor militare, per onorare la memoria e il sacrificio dei loro cari. Dei 19 italiani morti nell'attentato di Nassiriya, 5 erano militari dell'esercito e 12 carabinieri. Ecco i loro nomi, con relativi ruoli e gradi. I carabinieri morti a Nassiriya Massimiliano Bruno - maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte Giovanni Cavallaro - sottotenente Giuseppe Coletta - brigadiere Andrea Filippa - appuntato Enzo Fregosi - maresciallo luogotenente Daniele Ghione maresciallo capo Horacio Majorana - appuntato Ivan Ghitti - brigadiere Domenico Intravaia - vice brigadiere Filippo Merlino - sottotenente Alfio Ragazzi - maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte Alfonso Trincone - maresciallo I militari morti a Nassiriya Massimo Ficuciello - capitano Silvio Olla - maresciallo capo Alessandro Carrisi - primo caporal maggiore Emanuele Ferraro - caporal maggiore capo scelto Pietro Petrucci - caporal maggiore Nell'attentato morirono anche due civili: Marco Beci, cooperatore internazionale, e il regista Stefano Rolla, impegnato con la sua troupe nelle riprese di uno sceneggiato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto, il Rettore
Tomaso Montanari
Professore ordinario di Storia dell'arte moderna
provo personalmente immensa stima per quest'uomo delle istituzioni
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Processi mediatici
Ci vogliono solo un paio di minuti. Prendiamoceli e facciamoci un esame di coscienza (il "noi" include ovviamente anche me stesso)
Di seguito la lettera aperta della sindaca di Riccione Daniela Angelini a seguito della richiesta di archiviazione da parte della Procura della Repubblica di Rimini sulla tragedia della stazione di Riccione costata la vita ad Alessia e Giulia Pisano.
"Mi è capitato anche l'altra sera, durante un incontro in biblioteca, di dovere chiedere a un signore il favore di portare rispetto a Giulia, Alessia e ai parenti delle vittime della tragedia accaduta lo scorso luglio in stazione a Riccione. Rispetto sarebbe dovuto significare silenzio, soprattutto nei momenti successivi all'incidente ferroviario che ha strappato la vita a due ragazzine. E sarebbe dovuto significare anche evitare illazioni, ricostruzioni fantasiose su un presunto tentato suicidio, sul presunto stato di alterazione delle due vittime e anche evitare la colpevolizzazione dei genitori. Sarebbero state rispettate queste ragazze se i testimoni indiretti e mediatici di questo dramma che ha colpito tutti al cuore si fossero limitati a stringersi in maniera composta attorno ai loro cari. Invece no, a migliaia sono voluti salire sulla cattedra dei social network, volendo impartire lezioni di morale, su come si fa i genitori, su come si educano e puniscono i figli, dando credito al verosimile senza curarsi se corrispondesse o meno al vero.
Siamo stati costretti, in quei giorni di lutto, a bloccare i commenti sulla pagina Facebook Città di Riccione, violentata da parole vergognose, irresponsabili e false. E abbiamo persino dovuto assistere, nelle ore successive, a un fenomeno che forse meriterebbe di essere indagato da degli psicoterapeuti: migliaia di persone stavano commentando i post in cui veniva riportata la notizia che il Comune di Riccione aveva deciso di bloccare i commenti. Un delirio collettivo che aveva assunto le sembianze mediatiche di un inarrestabile fiume in piena.
Conforta non poco constatare che la Riccione reale, quella vera e che frequento, composta da persone in carne e ossa, al contrario, ha saputo abbracciare la famiglia Pisano e rispettarne un dolore che, pur essendo madre, non riesco neppure a immaginare.
Conforta inoltre tantissimo la verità giudiziaria, le conclusioni a cui è giunta la Procura della Repubblica dopo avere esaminato attentamente le circostanze ambientali e raccolto tutte le testimonianze possibili: Giulia e Alessia non erano drogate né ubriache, né tantomeno avevano intenzione di uccidersi. Non sarebbe cambiato nulla, il vuoto lasciato dalla loro perdita sarebbe stato comunque incolmabile, però credo che questa verità fosse dovuta alla famiglia, innanzitutto.
Conoscono a sufficienza il funzionamento dei meccanismi dell'informazione per sapere che purtroppo, dopo mesi di processi nel tribunale di Facebook - che ha facoltà di emettere sentenze immediate e totalmente scollegate dalla realtà degli accadimenti -, la memoria di Alessia e Giulia continuerà a essere macchiata dai dubbi e dalle supposizioni. Si chiama "post verità" e non mi illudo che possa essere superata, nel 2023, dalla verità autentica. Posso solo inchinarmi di fronte alle parole di Vittorio Pisano, il padre di Giulia e Alessia: "Vorrei che da questa disgrazia, da questa immensa perdita, si potessero trarre nuove energie per plasmarla in amore puro. Affinché da questo vuoto, da questa banalizzazione del male, dal cinismo della disperazione, possa nascere e crescere rigoglioso l'amore verso il prossimo; uno spirito nuovo che possa infondere nella comunità speranza e fiducia. Perché le bimbe, le mie bimbe, le nostre bimbe, i nostri angeli, non siano arrivati in cielo invano".
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Lutto all’Ospedale Infantile di Alessandria: Cordoglio per la Triste Scomparsa di un Neonato
La Direzione e lo Staff si Stringono al Dolore della Famiglia
La Direzione e lo Staff si Stringono al Dolore della Famiglia Con profonda tristezza, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria ha comunicato la scomparsa di un neonato ricoverato presso la Terapia Intensiva Neonatale (TIN) dell’Ospedale Infantile. Il piccolo, affetto da gravi problemi respiratori fin dalla nascita, era in attesa di un intervento chirurgico programmato. Un dramma che…
#Alessandria notizie#Alessandria today#assistenza ospedaliera#cordoglio Alessandria#cordoglio comunità#cordoglio istituzionale#cordoglio ospedale#cura neonatale#cure intensive neonatali#cure pediatriche#direzione ospedale#dolore comunitario#emergenze pediatriche#empatia ospedaliera#Google News#gravi problemi respiratori#intervento chirurgico neonatale#italianewsmedia.com#lutto Alessandria#lutto ospedale#lutto sanitario.#neonati Alessandria#neonato deceduto#Ospedale Alessandria#Ospedale Infantile Alessandria#Ospedale pediatrico#ospedale universitario Alessandria#Pier Carlo Lava#professionisti sanità#redazione Alessandria Today
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Senso di abbandono. Presto o tardi si fa esperienza di questo. Per tale motivo al nido l'ambientamento è un periodo delicato in cui il bambino sperimenta per la prima volta un distacco significativo dalle figure di riferimento per entrare in una nuova comunità e quindi relazione con l'altro. Il bambino sperimenta la possibilità di poter creare relazioni significative ed appaganti non solo con i pari ma anche con gli adulti che si prenderanno cura di lui pur memore di una relazione con la madre ed il padre che non viene messa da parte.
Il contatto intimo primario ed essenziale è il pelle contro pelle perché abbiamo messo il sesso come massima intimità? La scimmia degli esperimenti ci dimostra che in caso di paura o stress si rifugia nel morbido. Perché i partner non possono accompagnarsi in una esplorazione vicendevole di altre relazioni significative mantenendo quel concetto dell'ambientamento in cui vincono il terrore dell'abbandono tramite una rassicurazione continua che di esserci costantemente come madre/bambino? Ahi la famosa reverie.
Forse il grande tabù ed il grande rimosso non è altro che questa paura dell'abbandono che in linea di massima si tende ad evitare sino a rottura o lutto.
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sciustenfeste.
Sono canzoni che danno spazio all’anima della festa, ai trambusti, agli abbracci, alle lacrime, alle redenzioni, alle rivoluzioni, alle ribellioni, ai trabocchi e agli sgambetti della stagione in cui si sospende il tempo dell’utile. Il tempo del lutto, il tempo della morte e della rabbia, per recuperare sotto la tenda di Achille, mentre fuori infuria la battaglia, quel senso di comunità, di gioco…
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“Schiacciato dal camion dei rifiuti”. Tragedia sulla strada, Cosimo muore a 28 anni
[[{“value”:” La comunità di Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, è in lutto per la tragica scomparsa di Cosimo Bello,… L’articolo “Schiacciato dal camion dei rifiuti”. Tragedia sulla strada, Cosimo muore a 28 anni proviene da Notizie 24 ore. “}]] Read More [[{“value”:”La comunità di Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, è in lutto per la tragica scomparsa di Cosimo Bello,… L’articolo…
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Lidia Thorpe
“Ridateci ciò che ci avete rubato: le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, il nostro popolo”
Lidia Thorpe è la senatrice aborigena australiana salita alla cronaca mondiale il 21 ottobre 2024, quando ha interrotto il discorso di Re Carlo d’Inghilterra durante la sua visita al Parlamento, accusandolo di genocidio contro i popoli delle Prime Nazioni, che popolavano il paese prima della colonizzazione.
È stata la prima aborigena eletta al Parlamento nel 2017 ed è senatrice dal 2020. È stata vice leader dei Verdi al Senato da giugno a ottobre 2022. Nel febbraio 2023 ha lasciato il partito ed è diventata indipendente.
Nel suo impegno politico si è distinta per aver reclamato i diritti delle persone aborigene e per essersi imposta su temi relativi alla tutela dell’ambiente, della terra e sulla riforma del sistema giudiziario.
È nata il 18 agosto 1973 a Carlton, Victoria, in una famiglia povera e militante, composta da orgogliose attiviste e organizzatrici della classe operaia con diverse origini.
Sua nonna, Alma Thorpe, è stata una delle fondatrici del Victorian Aboriginal Health Service e ha partecipato all’Aboriginal Tent Embassy, la più lunga protesta permanente per i diritti del paese. Sua madre, Marjorie Thorpe, ha lavorato all’inchiesta Stolen Generations che ha prodotto il rapporto Bringing Them Home negli anni ’90.
È cresciuta in una casa popolare al nord di Melbourne e ben presto ha imparato a difendersi da molestie e attacchi razzisti a scuola e in strada.
Si è laureata nel 2007 alla Swinburne University of Technology in Sviluppo della Comunità.
L’anno seguente, ha ricevuto il Fellowship for Indigenous Leadership Award per il suo impegno nelle comunità native.
Ha lavorato in diverse organizzazioni per la tutela dei diritti e fatto parte di importanti comitati e osservatori nazionali.
La sua università, nel 2021, l’ha insignita col Social Impact Award.
È entrata nel Parlamento australiano dopo le elezioni suppletive il 28 novembre 2017 col partito Australian Greens Victoria con le deleghe alla giustizia aborigena, tutela dei consumatori, formazione e competenze, sport e salute mentale.
Ha finito il suo mandato in dicembre 2018 e due anni dopo è rientrata per ricoprire una carica vacante, diventando la prima aborigena a rappresentare lo stato di Victoria al Senato e la prima parlamentare federale aborigena dei Verdi.
Rieletta alle elezioni federali del maggio 2022, è diventata vice capo al Senato nel partito dei Verdi dove si è distinta per la sua grinta e l’orgoglio contro il sistema coloniale, utilizzando spesso toni forti, auspicando la sovranità aborigena e il riconoscimento dei clan indigeni.
Ha dovuto anche ripetere il giuramento di fedeltà al paese, perché aveva aggiunto la parola ‘colonizzatrice’ davanti alla regina Elisabetta II.
Senza peli sulla lingua, per il suo atteggiamento di sfida e denuncia di comportamenti molesti, è riuscita a inimicarsi deputati di ogni fazione. Dopo che è stata resa pubblica la sua relazione sentimentale con un motociclista con precedenti penali, si è dimessa dal suo incarico di vice leader dei Verdi e affrontato una mozione di censura.
Non ha mai avuto timore di esporsi dentro e fuori le sedi istituzionali. Ha indossato la kefiah palestinese in Senato, è scesa in piazza per i diritti delle donne e delle persone lgbtq, ha criticato ferocemente un movimento anti transgender e ha manifestato contro la violenza della polizia.
Ha sostenuto la campagna Pay the Rent, che invita le persone australiane non aborigene a pagare una riparazione dell’occupazione dei suoli ai nativi e organizzato una giornata di lutto in occasione dell’Australian Day. Il 6 febbraio 2023 si è dimessa dal Green Party per diventare senatrice indipendente a causa dei disaccordi riguardanti la proposta del referendum Indigenous Voice to Parliament di cui è diventata una figura chiave nella campagna del “No progressista“.Il 21 ottobre 2024, durante la visita ufficiale di re Carlo III, lo ha interrotto gridandogli “Questa non è la tua terra, tu non sei il mio re“.È stata portata via mentre continuava a inveire contro il reale e a invocare il trattato che consentirebbe all’Australia di diventare una repubblica, indipendente dal Regno Unito, con il popolo aborigeno come parte di essa.Attualmente, l’Australia è l’unico paese del Commonwealth che non ha mai stipulato un trattato con il suo popolo indigeno.Con la sua azione dimostrativa, i cui video hanno fatto il giro del mondo, si è inimicata tutto il Parlamento ed è stata censurata per azioni irrispettose e dirompenti.
Inarrestabile, ha annunciato ancora battaglia perché ha ancora tre anni e mezzo per portare avanti le sue istanze al governo.Lidia Thorpe, forte e determinata, va avanti spedita senza alcuna intenzione di mollare la presa sull’impegno per i diritti fondamentali di ogni persona, di qualsiasi etnia, cultura e orientamento sessuale.
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