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Lutto all’Ospedale Infantile di Alessandria: Cordoglio per la Triste Scomparsa di un Neonato
La Direzione e lo Staff si Stringono al Dolore della Famiglia
La Direzione e lo Staff si Stringono al Dolore della Famiglia Con profonda tristezza, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria ha comunicato la scomparsa di un neonato ricoverato presso la Terapia Intensiva Neonatale (TIN) dell’Ospedale Infantile. Il piccolo, affetto da gravi problemi respiratori fin dalla nascita, era in attesa di un intervento chirurgico programmato. Un dramma che…
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Incendio in una casa del centro storico: morta bambina di 3 anni. Salvati altri 3 bimbi e una donna incinta. Fiamme partite da un microonde Una bambina di 3 anni (non 4 come sembrava inizialmente) è morta a seguito di un incendio sviluppatosi stamani in uno stabile in via Turi nel centro di Santa Croce sull'Arno (Pisa). La piccola, trovata priva di sensi dai vigili del fuoco che dopo averla portata fuori l'hanno consegnata ai sanitari, sarebbe poi morta al suo arrivo all'ospedale di Empoli (Firenze): da quanto appreso le sue condizioni sarebbe subito apparse molto gravi. I vigili del fuoco, intervenuti con più squadre, oltre alla bambina hanno portato fuori dall'abitazione altre cinque persone tra cui altri tre bimbi, una donna incinta e un altro adulto. La piccola aveva perso i sensi per l’inalazione del fumo, sprigionatosi a causa di un corto circuito, presumibilmente da un forno a microonde. Cosa è successo Aveva tre anni la piccola deceduta in seguito all'incendio sviluppatosi nella tarda mattinata di oggi in un appartamento al secondo piano di una palazzina dove viveva con la famiglia, di origine senegalese: i soccorritori hanno provato a rianimarla per oltre un'ora, poi la dichiarazione del decesso al suo arrivo all'ospedale empolese. La piccola avrebbe riportato anche ustioni ma sembra che la causa del decesso sia dipesa dall'asfissia. In totale, secondo quanto si apprende dal Comune, sono 12 le persone sopravvissute di cui 8 sono state portate in ospedale a Empoli e a Pontedera; tra loro anche minori. Nessuno sarebbe in condizioni preoccupanti. Delle sei persone portate fuori dai vigili del fuoco la bambina è stata l'ultima: al momento dell'arrivo della squadra l'incendio aveva già interessato alcune stanze di un appartamento. I vigili hanno evacuato tre bambini e due adulti, di cui una donna incinta, che erano impossibilitati ad uscire dalla propria abitazione attigua a quella interessata dalle fiamme. Nel contempo un'altra squadra, mentre estingueva l'incendio, trovato la bambina priva di sensi. L'appartamento dove è divampato l'incendio è stato posto sotto sequestro mentre quello attiguo, anch'esso interessato dalle fiamme, è stato dichiarato inagibile. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto le fiamme sarebbero partite da un forno a microonde. Sul posto, insieme ai soccorritori, stamani è arrivato anche il sindaco di Santa Croce sull'Arno Roberto Giannoni. «Quella di oggi - afferma in una nota - è una tragedia che nessuno avrebbe mai voluto dover vedere. Esprimo tutto il mio cordoglio ai familiari della bambina e a tutta la comunità senegalese: purtroppo non ci sono parole che possono colmare il dolore di questa famiglia, ma esprimo con la mia presenza la vicinanza di tutta la cittadinanza. Al momento stiamo lavorando per trovare una sistemazione per le 12 persone sopravvissute all'incendio, che vivevano in quegli appartamenti e che nell'immediato non potranno rientrare in casa».
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Scampia, i funerali delle vittime nel crollo nella vela Celeste
Celebrati in piazza Giovanni Paolo II a Scampia i funerali delle tre vittime del crollo di un ballatoio nella vela Celeste, avvenuto nella tarda serata del 22 luglio. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha proclamato il lutto cittadino, ha preso parte al rito funebre presieduto da monsignor Domenico Battaglia. Alla celebrazione sono intervenuti, tra gli altri, la sottosegretaria Pina Castiello in rappresentanza del Governo, il prefetto Michele di Bari, parlamentari nazionali ed europei, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, la vicesindaco Laura Lieto, gli assessori Antonio De Iesu, Vincenzo Santagada, Maura Striano e Luca Fella Trapanese, la presidente del Consiglio comunale Enza Amato, il vicepresidente Salvatore Guangi e i consiglieri Rosario Andreozzi, Sergio D'Angelo e Iris Savastano e la capo di Gabinetto del Sindaco Maria Grazia Falciatore. https://www.youtube.com/watch?v=iGrlRbCBDWE&embeds_referring_euri=httpswww.comune.napoli.it&source_ve_path=MjM4NTE Le parole del sindaco Manfredi “È una giornata di grande dolore, di cordoglio, di partecipazione di tutta la città per questa tragedia – ha affermato il sindaco Manfredi – Siamo vicini alle famiglie delle vittime e ai feriti che sono ancora in ospedale, ma oggi, insieme al cordoglio, c’è l’impegno rinnovato per risolvere definitivamente un problema che esiste da più di 40 anni e dare una prospettiva certa alle famiglie che vivono nelle vele e che, in base al piano che stiamo realizzando, avranno una sistemazione abitativa dignitosa e definitiva. I lavori per i nuovi alloggi stanno procedendo senza ritardi rispetto al cronoprogramma. C’è questa fase transitoria che dobbiamo gestire e cercheremo di dare alle famiglie rimaste senza casa delle soluzioni che siano dignitose, compatibili e sostenibili nel tempo. Abbiamo chiesto disponibilità alle strutture ricettive, sia in città che in provincia e alle strutture religiose. Inoltre, abbiamo deliberato un contributo per aiutare le persone a trovare autonomamente una sistemazione, anche presso familiari o amici. Abbiamo la necessità di percorrere tutte le strade per poter dare una prospettiva a queste famiglie. L’ospitalità nelle strutture alberghiere può essere sostenibile per un periodo limitato, poi è chiaro che occorre una sistemazione abitativa in una casa per garantire alle persone di avere una vita normale. Ovviamente, dobbiamo anche valutare se c’è la possibilità del rientro di alcune famiglie nella vela Celeste, ma è possibile che per alcuni non ci sia più questa possibilità. Le future azioni del Comune di Napoli per Scampia Il contributo economico che abbiamo deciso è coperto da uno stanziamento di un milione di euro per quest’anno. Se occorre, ci sarà una proroga con uno stanziamento successivo. Per quantificare il contributo alle singole famiglie seguiamo le regole della Protezione civile che vengono utilizzate in tutta Italia. Dipende dalla composizione del nucleo familiare: si va da 400 euro nel caso di un singolo a 900 euro. La situazione che si è creata all’Università va risolta il più presto possibile, ovviamente dando una prospettiva di serenità e di sistemazione dignitosa e decorosa a tutti. Mi auguro che nel giro di due settimane si possa risolvere il problema per tutti. Per quanto riguarda la vela Rossa stiamo facendo una valutazione molto dettagliata delle condizioni di sicurezza. Poi, in conseguenza del risultato che avremo, decideremo. Il futuro delle vele è quello previsto dal nostro progetto, cioè l’abbattimento di due vele, mentre è previsto che una venga conservata quella Celeste, ma senza funzioni abitative. Abbiamo una ricognizione dettagliata e ufficiale di chi abita nelle tre vele, fatta all’inizio del 2023 insieme a tutte le istituzioni interessate. Tutte le persone che oggi abitano nelle vele avranno una casa nei nuovi edifici che stiamo costruendo”. Fonte immagini: Comune di Napoli Read the full article
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Il subappalto sul tetto che scotta
Inizio questo post dando il mio cordoglio alle famiglie delle vittime di questa evitabilissima tragedia. Evitabilissima perché i materiali utilizzati non erano di alta qualità. Evitabilissima perché l'azienda appaltatrice non ha fatto i dovuti controlli. Evitabilissima perché il nostro sistema giuridico non prevede sanzioni per l'utilizzo fraudolento di una norma, sì approvata su direttive europee, ma che evidentemente lascia fin troppo spazio libero agli aggiramenti all'italiana.
La vita di cinque uomini è stata sacrificata, come quella di tanti prima di loro, a un lavoro di ammodernamento e riqualificazione di un vecchio edificio che doveva ospitare uno dei tanti supermercati Esselunga. Una trave cade sulle loro e su altre tre teste, risparmiando fortunatamente questi ultimi, che però si trovano in ospedale in gravi condizioni. L'amministratore delegato di Esselunga ha commentato la vicenda dicendo che l'appalto era affidato a una società terza e che, di conseguenza, il gruppo Esselunga non può essere accusato direttamente della tragedia.
Ma io mi permetto di accusarvi, sia voi che tutti gli attori di questa catena di subappalti. Era vostro dovere garantire condizioni di lavoro dignitose a questi operai. Il vostro andare a risparmio ha solo causato morti invane e sofferenze, e almeno abbiate l'accortezza di prendervi la responsabilità di questo.
Il nostro paese ha ancora molta strada da fare sulla questione della difesa dei lavoratori, e questa ne è solo l'ennesima prova.
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Il mondo dei fumetti e del giornalismo piange la scomparsa di Sergio Staino, lo storico vignettista noto per le sue straordinarie illustrazioni su L'Unità. Staino è deceduto all'età di 83 anni, lasciando un vuoto nell'ambiente culturale italiano. Era malato e si trovava in ospedale da alcuni giorni a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni. Nato e cresciuto a Piancastagnaio, in provincia di Siena, Sergio Staino aveva una laurea in Architettura e aveva insegnato educazione tecnica nei licei della Toscana prima di dedicarsi al mondo dei fumetti e del giornalismo. È stato il creatore del personaggio "Bobo", notoriamente ispirato a Umberto Eco. Staino fece il suo debutto su Linus nel 1979 e successivamente collaborò con Il Messaggero e L'Unità. Inoltre, curò "Emme", il supplemento settimanale del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Da L'Unità, Sergio Staino divenne anche uno degli ultimi direttori del giornale, inizialmente con Andrea Romano e successivamente in modo indipendente fino al 2017, quando il giornale interruppe le pubblicazioni. Nel corso degli anni, ha anche contribuito a pubblicazioni come La Stampa, Avvenire e il Riformista. Durante gli anni '80, fondò e diresse il settimanale satirico "Tango", che successivamente divenne un programma televisivo per la Rai chiamato "Teletango". Ha anche creato programmi satirici per la televisione con Claudio Bisio. Nel 2009, Sergio Staino si candidò alle elezioni europee con Sinistra e libertà di Nichi Vendola, nonostante fosse iscritto al Partito Democratico, rischiando per questo l'espulsione dal partito. Numerosi sono i messaggi di cordoglio che giungono dall'ambiente politico. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha dichiarato: "Sergio Staino è stato un intellettuale che con l'ironia, l'intelligenza e la matita ha segnato un pezzo importante dell'immaginario della sinistra. Ci mancherà moltissimo." Anche Matteo Renzi ha espresso il suo cordoglio, definendo Sergio Staino un "feroce critico e allo stesso tempo un affettuoso fratello maggiore." Carlo Calenda, leader di Azione, ha descritto Staino come "non solo un grande artista ma anche una persona buona e profonda." La scomparsa di Sergio Staino rappresenta una perdita significativa per il panorama culturale italiano, ma il suo contributo alle vignette e alla satira continuerà a influenzare e ispirare le future generazioni.
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Blinken chiama Abu Mazen, cordoglio per vittime ospedale
– AMMAN, 18 OTT – Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha chiamato il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen per porgere le sue condoglianze a seguito dell’attacco all’ospedale di Gaza. Lo riferisce il Dipartimento di Stato. Riproduzione riservata © Copyright ANSA source
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Matteo Brandi, l’operaio forestale morto mentre combatteva contri gli incendi: “Piccolo grande eroe”
DIRETTA TV 14 Agosto 2023 Tantissimi i messaggi di cordoglio e di ricordo per l’operaio forestale siciliano morto nelle scorse ore in ospedale dove era ricoverato a seguito delle terribili ferite riportate mentre combatteva contro gli incendi di Monreale, nel Palermitano. 1 CONDIVISIONI “Un piccolo grande eroe Forestale”, così colleghi e amici descrivono Matteo Brandi, l’operaio forestale…
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Rovereto, aggredita e picchiata mentre passeggia al parco: muore una 61enne. Il sindaco: «Forse si poteva evitare, l’aggressore era già noto»
Rovereto, aggredita e picchiata mentre passeggia al parco: muore una 61enne. Il sindaco: «Forse si poteva evitare, l’aggressore era già noto». Rovereto, provincia di Trento. Ore 22.30. Le urla disperate di una donna svegliano gli abitanti delle palazzine vicine al parco. Alcuni di loro si affacciano ai balconi e assistono ad una scena agghiacciante: lei per terra, con i pantaloni abbassati, e lui sopra di lei che la colpisce al volto con violenza inaudita. Iris Setti, 61 anni, è morta in ospedale a causa delle percosse ricevute dall’uomo, un 40enne straniero, nigeriano e senza fissa dimora. Dalle prime ricostruzioni, pare che la vittima stesse attraversando il parco per poi recarsi sul Lungo Leno, dove vive la madre, quando è stata improvvisamente aggredita dall’uomo che, nonostante il tentativo di fuga, è stato fermato dai carabinieri. Ora si trova in stato di arresto con l’accusa di omicidio. «Siamo provati per il dolore infinito che una tragedia come questa provoca, ma allo stesso tempo vogliamo capire cosa non ha funzionato», ha detto all’Ansa Francesco Valduga, sindaco di Rovereto. Il primo cittadino è arrivato sul luogo dell’aggressione pochi minuti dopo il fatto, avvisato durante le celebrazioni della patrona della città. «Io non voglio accusare nessuno, ma abbiamo bisogno di capire, di fare domande alle quali devono essere date risposte», ha aggiunto Valduga. Il 40enne arrestato per l’aggressione di Iris Setti era già noto alle forze dell’ordine. Si tratta della stessa persona che lo scorso anno ha aggredito passanti e carabinieri, sempre a Rovereto, e si era reso responsabile di danneggiamenti in una via della città, camminando sopra alcune automobili. «L’altra volta l’aggressore era stato immobilizzato in pieno giorno e si era riusciti a contenerne la furia – sottolinea il sindaco di Rovereto -. Quindi non possiamo immaginare che ci si limiti ad esprimere il dolore: c’era stato un precedente che dobbiamo capire se poteva evitarci quanto accaduto». «Il barbaro omicidio della donna a Rovereto è un fatto gravissimo. Ho richiesto al Capo della Polizia di disporre ogni necessario approfondimento e una dettagliata ricostruzione della vicenda, anche per capire se c’è stato qualcosa che non ha funzionato». Lo dichiara il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, esprimendo «il più profondo cordoglio». La Procura di Rovereto sta coordinando le indagini per ricostruire la dinamica dei fatti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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1. Inedia
In un buco nero istituzionalizzato di controllo e repressione
Può capitare che la rivendicazione di una giusta causa diventi un atto di sacrificio estremo, una bandiera innalzata a simbolo dei valori di riferimento di una persona a tal punto da spingerla alla sua stessa abnegazione, al di là di qualunque istinto di sopravvivenza.
Due giorni fa a Roma, i cartelli della manifestazione promossa dall'associazione nazionale dei Giuristi Democratici, a piazza Montecitorio, riportavano tutti lo stesso slogan "La propria vita per il diritto ad un giusto processo". A scaldare gli animi, in Italia come in altre nazioni, erano il cordoglio e lo sdegno per la recente scomparsa di Ebru Timtik, avvocata turca di origine curda e attivista per la tutela dei diritti umani incarcerata e morta il 27 agosto dopo 238 giorni di sciopero della fame in un penitenziario di Istanbul.
Reclusa da tre anni, Timtik era stata condannata insieme ad altri colleghi per "appartenenza ad un'organizzazione terroristica", il Fronte rivoluzionario della liberazione popolare, gruppo di estrema sinistra inserito nella lista europea delle entità coinvolte in atti sovversivi. Accusa che oramai è abituale per i sospettati oppositori del governo.
In particolare un tribunale le aveva inflitto, senza il possesso di prove, 13 anni e 6 mesi di carcerazione. A seguito del respingimento della richiesta di appello, presentata l'ottobre dello scorso anno, l'avvocata e il suo collega Aytaç Ünsal avevano iniziato uno sciopero della fame per l'ottenimento di un processo equo.
Questa vicenda è un vademecum di come la giustizia in Turchia, così come molti altri apparati statali, sia sotto il controllo delle autorità. È una battaglia politica personale nel nome dell'integrità di una professione che, dal fallito golpe del luglio 2016, è sempre più oggetto di una pericolosa oppressione sistematica.
"Ebru è il respiro delle persone che vogliono giustizia ovunque nel mondo"
-A. Ünsal
(scarcerato ad una settimana di distanza dalla morte della collega e ricoverato in gravi condizioni in un ospedale di Istanbul)
#controllo#repressione#turchia#persecuzioni#ebru timtik#denuncia#potere#turkish#justice#carcere#sciopero#resistenza#opposizione#digiuno#diritti umani#diritticivili
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https://www.regesta.com/2013/04/09/9-aprile-1969-la-rivolta-di-battipaglia/
9 aprile 1969, Sciopero Generale, in città c’è una sana e democratica volontà di protesta e l’adesione totale alla richiesta del fondamentale diritto dell’uomo al “Lavoro”
Battipaglia era diventata nel 1929 una “Città Nuova” del regime e nel 1969 godeva di una discreta presenza industriale, avendo vissuto un poderoso boom tra gli anni 50 e 60, tanto più rilevante se si pensa che a causa della sua posizione era stato uno dei principali campi di battaglia nel corso dell’operazione Avalanche, lo sbarco alleato del 9 settembre 1943, risultandone quasi interamente distrutta come si può osservare in questo Combat Film dell’Istituto Luce.
All’inizio del 1969 si paventa la chiusura di molte fabbriche e per il nove aprile i dirigenti politici erano attesi a Roma per un incontro. In loro sostegno la città è tutta in piazza ma quando un gruppo si dirige verso la stazione ferroviaria un commissario, con estrema rigidità, indossa la fascia tricolore e ordina lo squillo di tromba, segnale della carica. La polizia interviene pesantemente ma la gente comune non ci sta, è esasperata, si ribella e come qualche mese prima ad Avola, uomini dello stato sparano: due innocenti vengono per sempre tolti ai loro affetti.
Muoiono Carmine, 19 anni colpito alla testa e Teresa, giovane professoressa, raggiunta da una pallottola in dotazione alle forze dell’ordine, al terzo piano della propria abitazione. Le Forze dell’ordine vengono letteralmente cacciate via da Battipaglia e la città diventa, di fatto, indipendente per qualche ora.
In fondo all’articolo si può trovare un lungo saggio su quella giornata per cui non mi dilungherò nella descrizione di quei giorni su cui molto (ma forse non tutto!), è stato scritto, questo post è dedicato principalmente al loro ricordo e a cercare di ricostruire il contesto in cui quegli eventi maturarono, per capire quanto e se la loro scomparsa fu “solo” una tragica casualità.
C’è però ancora un ultimo sincero omaggio da fare anche a tutti coloro i quali scesero in piazza allora e ne subirono le conseguenze, più di un centinaio di feriti in una città che non aveva neppure un ospedale, tra essi il fotografo Elio Caroccia, che compare nel video che segue, picchiato dagli agenti perchè aveva ripreso scene di violenza troppo compromettenti per la Polizia. Rimarrà colpito per sempre, nel fisico e nello spirito, da quell’esperienza.
Il giornali più conservatori di allora bollarono la protesta come eversiva mentre l’ufficio propaganda del PCI produsse un documentario, ripreso e ampliato nel 70, per raccontare il disagio popolare. Quel documentario si chiamava proprio “Ritorno a Battipaglia” .
Oggi la ricchezza di fonti di informazione d’archivio è un fatto consolidato e a queste fonti abbiamo cercato accesso per dare dei fatti una lettura obiettiva. La “rivolta di Battipaglia” non può essere correttamente letta se non si ricostruisce il clima di quel tragico 1969 che proprio da Battipaglia vede partire una escalation di tensione che culminerà nella strage della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano.
L’anno comincia con un episodio tragico che anche in questo caso vede protagonista un ragazzo, un semplice cittadino che si sacrifica per la sua gente. In questo filmato dell”Archivio Luce si parla sia del suicidio di Jan Palach (19 gennaio 1962) e della primavera di Praga, così dilaniante per la sinistra italiana, sia dell’elezione del controverso Nixon alla Casa Bianca (unico presidente Usa dimessosi per uno scandalo, il Watergate).
“ti alzasti felice come non mai […] poi sempre più felice, mi hai salutato
Ciao sorellina, oggi si scende in piazza, oggi si protesta, ma tu ignoravi che quel tragico giorno sarebbe stato l’ultimo della tua vita. […] Liliana, vedrai, un giorno cambierà tutto, saremo liberi nel Socialismo ed in un mondo di eguali”. […] Invidiavi i giovani coraggiosi che morivano da eroi, ma di questo adesso non ne puoi dubitare perché anche tu sei morto come un vecchio partigiano nel fiore degli anni più belli.” (Liliana Citro)
Il suicidio di Jan si scolpì nel cuore di Carmine, come ricorda la sorella Liliana in quel filmato, e lo spinse con coraggio a essere in piazza con tutti, purtroppo ad andare incontro al suo tragico destino
Il 27 febbraio Roma è sconvolta dalle proteste per la visita di Nixon e studenti di destra irrompono nella facoltà di Magistero, nel tentativo di fuga muore uno ragazzo di 23 anni, Domenico Congedo , studente mentre il 31 marzo si insedia la Commissione Parlamentare che dovrà indagare sul piano Solo del 1964 e sulle schedature del famigerato SIFAR
E’ proprio nel 1969 che Almirante comincia a dirigere l’ MSI, in Grecia c’è una giunta militare, la terribile dittatura dei “colonnelli”, e l’Italia si trova a rappresentare la terra di confine tra i due blocchi USA e URSS, si succedono eventi che nascono dalla protesta giovanile o dal torbido rimestare di molti servizi segreti come la rete Gladio, attiva già dal 1964, ma riconosciuta, solo dopo molte reticenze, dall’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, nell’ottobre del 1990. La Commissione Stragi ipotizzò però ceh Gladio non fu l’unica struttura segreta e che ci furono strutture simili fin dal primo dopoguerra.
Il 9 aprile la violenza si abbatte sui cittadini di Battipaglia, qualche giorno dopo, alla Camera dei Deputati, Sandro Pertini, commosso presidente dell’Assemblea, ricorda i morti di Battipaglia
“Onorevoli colleghi, sono certo di interpretare il sentimento vostro, se rinnovo da questa tribuna i l profondo cordoglio per le vittime dei tragici fatti di Battipaglia, fatti che hanno scosso e turbato la coscienza dell ‘intera nazione.
Ma non basta manifestare la nostra pietà per le vittime e la nostra costernazione per quanto è accaduto. Dalla nostra qualità di rappresentanti del popolo ci deriva un preciso dovere : impedire che fatti simili possano ancora ripetersi […] Solo pensando ai vivi non sicuri del loro domani possiamo degnamente onorare i morti, povere vittime innocenti.”
Il ministro Restivo difende senza dubbi l’operato della polizia e i deputati conservatori evocano i fantasmi della rivoluzione e pretendendo un’inasprimento del cosiddetto “ordine”, ragion per cui il dibattito si trasforma in uno scontro tra le tesi del governo e la sinistra che chiede invece con molta forza che la polizia non usi più le armi nel corso di manifestazioni di piazza. Presidente del Consiglio è Mariano Rumor, coinvolto (e poi prosciolto) anni dopo nello scandalo Lockheed, intervengono nel dibattito, tra gli altri, su opposte posizioni Almirante, Andreotti, Avolio, Covelli, Ferri, Guarra, Malagodi, Pajetta, Scalfari, Donat Cattin e D’Alema.
Battipaglia è lontana dalle tensioni delle grandi città come Roma e Milano e ancora oggi le testimonianze raccontano di una rivolta popolare che allontanò spontaneamente politici, giornalisti e provocatori. Eppure una inchiesta indipendente condotta dopo la strage di Milano rivelò che il giorno prima l’agenzia OP di Pecorelli avrebbe previsto disordini molto seri a Battipaglia (come purtroppo accadde) e annunciato la presenza di numerosi attivisti di Avanguardia Nazionale di Stefano delle Chiaie.
Pecorelli era un giornalista scomodo, con molte informazioni di prima mano dei “servizi”, in genere non parlava a caso e la sua rivista era spesso un’arma di ricatto, ragion per cui era seguito e temuto negli ambienti politici. Pecorelli ritrattò successivamente e accusò dell’incauta pubblicazione Pacciardi ma la previsione, rivelatasi tristemente esatta, non fu mai riportata da alcun giornale nazionale. Pecorelli morì, ucciso, 10 anni dopo e il 20 marzo 1979 alla Corte di Assise di Perugia ci saranno condanne importanti per quell’assassinio, come quella del senatore Andreotti, annullata successivamente dalla Corte di Cassazione.
La nota di OP indice a pensare che un pezzo della strategia della tensione, che ha insanguinato l’Italia, sia passato anche per le strade e le piazze inconsapevoli di Battipaglia. Di contro abbiamo avuto la fortuna di realizzare un’intervista all’allora comandante dei Carabinieri della stazione di Battipaglia il maresciallo De Marco. Il maresciallo tende ad escludere una presenza determinate di “agitatori” in quanto, a causa della sua attività, conosceva la gran parte delle persone in piazza quel giorno. Il ruolo di mediazione dei carabinieri, riconosiuto da diverse fonti, gli valse un trattamento meno aggressivo da parte dei manifestanti ma il maresciallo De Marco è testimone dell’espasperazione della gente in quelle giornate.
Se nulla si è mai saputo con certezza di trame oscure è certo però che quei fatti diedero il via a una stagione continua di grandi manifestazioni, nelle quali forte fu la contrapposizione tra polizia e manifestanti, una stagionee di attentati come alla Fiera di Milano, alle stazioni ferroviarie e ai treni, con il tragico epilogo di due ragazzi di 22 anni morti il 27 ottobre e il 19 novembre.
A Pisa lo studente Cesare Pardini viene colpito al petto probabilmente da un candelotto lacrimogeno sparato ada altezza uomo, a Milano l’agente Antonio Annarumma perde la vita a bordo della sua jeep per un colpo inferto alla testa. Anche in questo caso la versione ufficiale che parlò di tubi innocenti lanciati dai dimostranti e gli fu si contrapposta una versione che faceva ricadere la causa della mort sull’urto accidentale della jeep. Non venne mai condannato alcun responsabile.
Quel terribile 1969 conosce il suo culmine poi con la bomba di piazza Fontana a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura ricordata di Gianni Bisiach in “un minuto di storia”.
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"Oggi sono Olga.
Uccisa a mani nude da colui che diceva di amarmi. Uccisa per il troppo amore. Dicono.
Perché per lui non doveva, non poteva finire.
Sono stata uccisa, ma il giudice ha stabilito che anche lui fosse stato vittima di una “tempesta emotiva” Che 30 anni fossero troppi per un raptus di gelosia...Perché se sei donna, devi fare i conti anche con questo. Perché un uomo può essere geloso, può non rassegnarsi ai tuoi "no".
Perché un uomo che uccide può essere giustificato un po’…
Oggi sono Alessandra.
Sono stata trascinata con la macchina dal mio ex fidanzato, morta in seguito ai traumi riportati.
Trascinata per 8 lunghi metri…
Ma per il giudice si è solo trattato di un incidente.
Poco importa se lui avesse accelerato.
Poco importa se io avessi urlato.
Oggi sono Sara.
Sono stata strangolata dal mio ex fidanzato che non riusciva a rassegnarsi alla fine della nostra storia.
Sono Sara che aveva paura, che aveva detto, che aveva chiesto aiuto.
Sono morta una notte di maggio, con le sue mani intorno al collo...i suoi occhi nei miei.
Una tanica di benzina in auto pronta a bruciare i miei capelli biondi e il mio futuro, mentre le auto continuavano a passare
Oggi sono Antonia
uccisa , insieme alle mie bambine da mio marito, un carabiniere.
Uccisa perché non lo amavo più.
Uccisa perché volevo scappare e proteggere le mie figlie da un uomo malato, violento, pericoloso e armato.
Uccisa perché nessuno ha voluto ascoltarmi.
Perché sembrava tanto una brava persona.
Perché non può essere.
Perché, "ma ti pare che vi possa fare del male?"
Oggi sono Francesca.
Sono stata sequestrata da mia madre e violentata da mio padre .
Perché sono lesbica.
Perché nel 2019 parlare di omosessualità è tabù.
Parlare di violenza domestica è un susseguirsi di giustificazioni e veli omertosi.
Oggi sono Francesca che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi genitori, una famiglia "tradizionale".
Oggi sono Valentina.
Morta di setticemia, in un ospedale laico italiano , dove il 100% del personale in ostetricia è composto da obiettori.
Ricoverata incinta di 17 settimane, con utero aperto, sono stata tenuta 15 giorni senza che nessuno mi proponesse l’aborto terapeutico come opzione per salvarmi la vita.
Perché un obiettore , nel 2018, può decidere che un feto di 17 settimane non può morire, ma una madre si.
Oggi sono Claudia.
Sono appena rientrata dalla maternità
E per questo sono colpevole.
Sono chiusa in una stanza, seduta ad una scrivania vuota , senza nulla da fare.
Nella stanza accanto il mio vecchio ufficio. Con un’altra impiegata, un’altra storia.
A casa un bambino di 3 mesi che chiama "mamma". Il latte tirato nei biberon. Il mio seno che scoppia. Le lacrime .Uno stipendio solo che non basta.
Perché se non sei madre non sei donna e se sei madre sei un peso.
Oggi sono Federica.
Ho 45 anni e una brillante carriera da manager.
E non ho figli. Non voglio figli.
E vivo tra sguardi di disapprovazione e commiserazione.
Perché una donna, nel 2019, deve ancora giustificare le proprie scelte, le proprie decisioni.
In un mondo che ci considera ancora genitrici e “regine della casa”.
Sono Emanuela,
e ogni mese la mia busta paga vale esattamente 100 euro meno del mio collega .
Perché in Italia, ancora, nel 2019, il lavoro delle donne vale, a parità di mansioni, esattamente il 23% in meno di quello dei colleghi maschi.
Oggi sono Samantha, ho 2 anni e mezzo e mi hanno appena detto che non posso giocare con i robot i razzi spaziali, mi hanno messo in mano una bambola e mi hanno consigliato di fare la mamma.
Ma loro non sanno che un giorno sarò la prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea.
Oggi sono Pamela, che ha preso il primo schiaffo da suo marito.
Mia madre mi ha detto che succede, che le colpe non sono mai di uno solo, che una donna a volte deve subire...
Che sono secoli che funziona così.
Sono Sara che è stata licenziata di rientro dalla maternità. Che ha intrapreso una lunga lotta legale.
Che non si è fatta intimorire.
Che non si rassegna.
Sono Pina che ha stretto al seno le sue gemelline e si è gettata nel Tevere, perché il male che avevo dentro non riusciva ad uscire, perché chi era intorno sembrava non capire, perché una mamma non può cadere, non deve cedere. E io invece mi sentivo soffocare...
Oggi sono una ragazzina di 15 anni.
Stuprata per 3 anni da quello che pensavo essere il mio grande amore e il suo branco di amici.
Oltraggiata, obbligata al silenzio, minacciata.
E poi condannata, in omelia, anche dal prete del paese.
Perché una ragazza certe cose se le va a cercare.
Perché il miglior deterrente allo stupro è stare in casa a fare la calza...
Oggi sono Luisa
che stamattina si è alzata alle 6 per sistemare la casa e preparare i bimbi,
che è tornata a casa dopo 8 ore di lavoro.
Che ha fatto la spesa
Che ha aiutato i bimbi a fare i compiti
Ha fatto loro il bagnetto
Ha preparato la cena
Ha riordinato
Ha messo a letto i bimbi
Fatto una lavatrice e stirato una cesta di vestiti.
Però lei è fortunata perché in tutto questo suo marito l’ha aiutata apparecchiando e sparecchiando.
Perché comunque è Lei che deve farlo.
Perché Lui non è tenuto a darle una mano.
Come se non fosse casa sua, come se non vivesse lì.
Oggi sono una donna.
Nata in Italia
Nell’occidente del mondo.
Sono una donna che lotta ogni giorno, tra pregiudizi e luoghi comuni.
Tra retaggi culturali e ignoranza.
Sono una donna che ogni giorno è costretta ad urlare più forte per essere ascoltata, che deve alzarsi in piedi per non risultare invisibile.
Che vorrebbe scrollarsi di dosso tante maschere, tanti cliché .
Che è stufa di veder strumentalizzare il suo ruolo solo a fini politici quando nessuno fa mai niente di concreto per eliminare gap legislativi e culturali.
Oggi sono Laura, Francesca, Chiara , Matilde, Romina, Lucia, Elisa , Jessica, Giulia, Maria Chiara, Sole, Barbara, Jasmine, Elide...oggi sono mille donne e mille storie che vale la pena raccontare e ricordare.
Oggi sono una donna che non ha voglia di festeggiare nulla
Perché l’8 marzo.
Non è un giorno di festa .
E’ solo un giorno.
Fatto di belle parole e cordoglio
In cui tutti sembrano ricordarsi di diritti e quote rose
Un’assoluzione programmata per lavarsi la coscienza.
Poi da domani ognuno potrà tornare a dare della "puttana" a quella della macchina davanti.
Non serve un giorno.
Tenetevelo.
Non lo vogliamo.
Dateci i diritti, le leggi che ci tutelino, gli aiuti che ci servono.
Dateci la possibilità di scegliere, di denunciare, di salvarci.
Per essere rispettate sempre."
Laura Dogani
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Auto contro un palo, ragazzo di 26 anni muore al Civico dopo tre giorni di agonia
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Numerosi i post di cordoglio sui social L’articolo Auto contro un palo, ragazzo di 26 anni muore al Civico dopo tre giorni di agonia proviene da PalermoLive.Dal resto della Sicilia, Primo piano, INCIDENTE, incidente mortale, Misiliscemi, ospedale civico Si è spento all’ospedale Civico di Palermo Manuel Acabo, il ragazzo di 26 anni di Misiliscemi, nel Trapanese, rimasto vittima di un incidente…
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Incendio in una casa del centro storico: morta bambina di 3 anni. Salvati altri 3 bimbi e una donna incinta. Fiamme partite da un microonde Una bambina di 3 anni (non 4 come sembrava inizialmente) è morta a seguito di un incendio sviluppatosi stamani in uno stabile in via Turi nel centro di Santa Croce sull'Arno (Pisa). La piccola, trovata priva di sensi dai vigili del fuoco che dopo averla portata fuori l'hanno consegnata ai sanitari, sarebbe poi morta al suo arrivo all'ospedale di Empoli (Firenze): da quanto appreso le sue condizioni sarebbe subito apparse molto gravi. I vigili del fuoco, intervenuti con più squadre, oltre alla bambina hanno portato fuori dall'abitazione altre cinque persone tra cui altri tre bimbi, una donna incinta e un altro adulto. La piccola aveva perso i sensi per l’inalazione del fumo, sprigionatosi a causa di un corto circuito, presumibilmente da un forno a microonde. Cosa è successo Aveva tre anni la piccola deceduta in seguito all'incendio sviluppatosi nella tarda mattinata di oggi in un appartamento al secondo piano di una palazzina dove viveva con la famiglia, di origine senegalese: i soccorritori hanno provato a rianimarla per oltre un'ora, poi la dichiarazione del decesso al suo arrivo all'ospedale empolese. La piccola avrebbe riportato anche ustioni ma sembra che la causa del decesso sia dipesa dall'asfissia. In totale, secondo quanto si apprende dal Comune, sono 12 le persone sopravvissute di cui 8 sono state portate in ospedale a Empoli e a Pontedera; tra loro anche minori. Nessuno sarebbe in condizioni preoccupanti. Delle sei persone portate fuori dai vigili del fuoco la bambina è stata l'ultima: al momento dell'arrivo della squadra l'incendio aveva già interessato alcune stanze di un appartamento. I vigili hanno evacuato tre bambini e due adulti, di cui una donna incinta, che erano impossibilitati ad uscire dalla propria abitazione attigua a quella interessata dalle fiamme. Nel contempo un'altra squadra, mentre estingueva l'incendio, trovato la bambina priva di sensi. L'appartamento dove è divampato l'incendio è stato posto sotto sequestro mentre quello attiguo, anch'esso interessato dalle fiamme, è stato dichiarato inagibile. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto le fiamme sarebbero partite da un forno a microonde. Sul posto, insieme ai soccorritori, stamani è arrivato anche il sindaco di Santa Croce sull'Arno Roberto Giannoni. «Quella di oggi - afferma in una nota - è una tragedia che nessuno avrebbe mai voluto dover vedere. Esprimo tutto il mio cordoglio ai familiari della bambina e a tutta la comunità senegalese: purtroppo non ci sono parole che possono colmare il dolore di questa famiglia, ma esprimo con la mia presenza la vicinanza di tutta la cittadinanza. Al momento stiamo lavorando per trovare una sistemazione per le 12 persone sopravvissute all'incendio, che vivevano in quegli appartamenti e che nell'immediato non potranno rientrare in casa».
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32 anni anni, deceduta, era igienista dentale e atleta. Ho letto ogni articolo disponibile e nemmeno si diceva di cosa è morta. Solo che è morta in ospedale. Poi, ho cercato nelle foto della madre, la quale era ottimista per la campagna vaccinale. https://www.targatocn.it/2021/09/01/leggi-notizia/argomenti/cronaca-1/articolo/addio-a-beatrice-beltrando-cordoglio-nel-mondo-dellatletica-cuneese-e-piemontese.html?fbclid=IwAR1gPkgbYm7Qx5_8p3YSnhMWklZhN3n0m9qrBdWFew-QIQqjqcC08ykP5uw https://www.instagram.com/p/CTSNhYjMZfUYrNlOZIG4JYT_CHbvL1uhHa8fzQ0/?utm_medium=tumblr
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Deceduta suor Gianna a Latina: il cordoglio della città
Il Goretti di Latina La città di Latina piange la scomparsa di una religiosa che è stata un caposaldo per le scienze infermieristiche del comprensosio: Suor Giannetta Paradisi. Suor Gianna, come tutti la ricordano, è stata direttrice della Scuola per Infermieri professionali e generici presso l’ospedale Santa Maria Goretti dal 1972 al 1990 Cordoglio è stato espresso, anche a nome di tutta l’Amministrazione comunale, dal sindaco del capoluogo pontino Damiano Coletta: “La ricordano tutti con grande affetto per la sua umanità e professionalità, sotto la sua direzione si sono formate tantissime figure sanitarie professionali. Ha dato un grandissimo contributo alla sanità di Latina, non possiamo che dirle grazie”. A ricordare la figura indelebile di Suor Gianna, con una nota congiunta, sono stati anche l’Ordine dei Medici e l’Ordine delle professioni infermieristiche di Latina: “Non ci sono diari a raccontare le storie o anche solo degli appunti. Ma i cosiddetti ‘anziani’ del personale ospedaliero del Goretti ricordano bene, Suor Gianna. La riconoscenza è tale che spesso ne hanno sentito parlare anche i più giovani come esempio didattico ed educativo. Il suo ricordo non solo non è appassito, ma negli anni a sentire i racconti, si è trasformato in qualcosa di più. Suor Gianna per l'ospedale Santa Maria Goretti ha rappresentato e rappresenta una immagine indelebile, nonostante siano passati 23 anni da quel 25 ottobre 1998 quando le Suore lasciarono ospedale di Latina. Read the full article
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Covid-19 a Città di Castello: Bacchetta: “all’asp Muzi Betti scomparsi quattro ospiti che erano ricoverati in ospedale, siamo tristi e addolorati”. “Giovedì in commissione saranno ascoltati i responsabili della struttura”
Covid-19 a Città di Castello: Bacchetta: “all’asp Muzi Betti scomparsi quattro ospiti che erano ricoverati in ospedale, siamo tristi e addolorati”. “Giovedì in commissione saranno ascoltati i responsabili della struttura”
“Nella giornata di ieri i numeri sono stati impercettibili, un nuovo positivo e nessun guarito, ma per quanto riguarda l’Asp Muzi Betti c’è purtroppo da dire che sono scomparse quattro persone, tre signore e un signore, che erano ricoverate in ospedale”. E’ quanto ha comunicato stamattina il sindaco Luciano Bacchetta, nell’esprimere profondo cordoglio alle famiglie degli anziani deceduti. “La…
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