#Cesare Arrigo
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pier-carlo-universe · 13 days ago
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I tifosi dell’Alessandria portano il Natale all’Ospedale Infantile "Cesare Arrigo". Un gesto di solidarietà e generosità che regala sorrisi ai piccoli pazienti
Un Natale speciale grazie agli Ultras Grigi 1974. Martedì 10 dicembre, l’Ospedale Infantile "Cesare Arrigo" di Alessandria si è riempito di allegria e dolcezza grazie alla visita di una rappresentanza degli Ultras Grigi 1974, il gruppo di tifosi dell’Ales
Un Natale speciale grazie agli Ultras Grigi 1974.Martedì 10 dicembre, l’Ospedale Infantile “Cesare Arrigo” di Alessandria si è riempito di allegria e dolcezza grazie alla visita di una rappresentanza degli Ultras Grigi 1974, il gruppo di tifosi dell’Alessandria. In occasione delle festività natalizie, i tifosi hanno donato giocattoli, peluche e dolci ai giovani pazienti, portando un momento di…
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fuzzysparrow · 4 months ago
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Eleonora Duse
Almost forgotten about today, Eleonora Giulia Amalia Duse (1858-1924), known as Duse, was one of the most talented Italian actresses of her time. Born in Vigevano, Lombardy, Duse spent her first three years living in the Austrian Empire until the Kingdom of Sardinia captured the area, after which it formed part of the Kingdom of Italy. Duse’s father, Alessandro Vincenzo Duse (1820-92), and his…
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Roma capitale commemora l'80° anniversario del rastrellamento del Quadraro
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Roma capitale commemora l'80° anniversario del rastrellamento del Quadraro Roma Capitale ricorda l'80° anniversario del rastrellamento del Quadraro e lo fa, in aggiunta alle consuete cerimonie commemorative, con l'intitolazione di una strada ai Deportati del Quadraro e con un momento solenne di ricordo e raccoglimento in Aula Giulio Cesare, durante il quale è stato lanciato un appello per la condivisione e la ricostruzione della memoria di quello che è stato uno dei momenti più cupi della storia di Roma durante l'occupazione nazista. Era il 17 aprile del 1944 quando, con l'operazione dal nome in codice "Balena", il Quadraro fu circondato dalle truppe tedesche e sistematicamente rastrellato con l'intento di spezzare la resistenza di un quartiere che i nazisti avevano soprannominato "Nido di vespe" e che era considerato un covo di oppositori politici, partigiani, militari renitenti e sabotatori. Furono diverse centinaia le persone, tutti uomini, deportate in Germania a seguito del rastrellamento; molte di loro non fecero più ritorno. Per ricordare quei fatti e per onorare la memoria di coloro che furono vittime di quell'evento, oggi il Sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, e l'Assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor, dopo aver deposto due corone d'alloro alla targa commemorativa del rastrellamento del Quadraro al largo dei Quintili e successivamente al monumento in memoria dei Deportati del Quadraro nel vicino Parco 17 aprile 1944, si sono recati nel quartiere Don Bosco per l'inaugurazione della targa toponomastica di "via Deportati del Quadraro – rastrellati dai nazifascisti il 17 aprile 1944". Si tratta di un cambiamento di nome in quanto la strada, compresa tra via Giuseppe Salvioli e piazza dei Decemviri, era finora intitolata ad Arrigo Solmi, giurista, ministro di Grazia e Giustizia dal 1935 al 1939 e in quanto tale firmatario delle Leggi Razziali del 1938. "L'ottantesimo anniversario del Rastrellamento del Quadraro è l'occasione ideale per correggere una 'stortura toponomastica' arrivata incredibilmente fino ai giorni nostri, quella di avere una via della nostra città intitolata ad Arrigo Solmi, firmatario delle Leggi Razziali del 1938 che dettero il via alla persecuzione degli ebrei anche in Italia." Così l'Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor. "L'intitolazione oggi di quella via ai Deportati del Quadraro vuole essere un segno dell'impegno di questa amministrazione per una memoria fondata su un giudizio storico limpido e senza ambiguità circa gli avvenimenti di quegli anni lontani: un'intitolazione che sia degna di Roma, città antifascista medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza". A seguire, il Rastrellamento del Quadraro è stato ricordato con una cerimonia che si è svolta in Campidoglio, nell'Aula Giulio Cesare, alla presenza del sindaco, Roberto Gualtieri, della presidente dell'Assemblea Capitolina, Svetlana Celli, dell'assessore alla Cultura, Miguel Gotor, dei presidenti dei Municipi V, Mauro Caliste, e VII, Francesco Laddaga, e della viceambasciatrice tedesca, Maria Adebhar. Nel corso della cerimonia sono state consegnate le medaglie del Natale di Roma ai parenti di 18 rastrellati, in rappresentanza delle circa 100 famiglie rintracciate e contattate grazie al lavoro di documentazione e ricerca portato avanti dal prof. Pierluigi Amen per l'ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari), con la collaborazione degli uffici dell'anagrafe capitolina. Una ricerca minuziosa, che prosegue, con il duplice obiettivo di riuscire a dare un nome e un volto a tutti i circa 750 rastrellati del Quadraro e di entrare in contatto con i familiari di tutti loro. A tale scopo, nel corso della cerimonia il sindaco Gualtieri ha annunciato la creazione, da parte di Roma Capitale, di un apposito indirizzo di posta elettronica al quale, a partire da oggi, potranno scrivere i parenti delle persone rastrellate non ancora rintracciate, così come chiunque altro possa aiutare a riannodare i fili delle storie di chi 80 anni fa è rimasto coinvolto nella feroce azione nazista. Questo l'indirizzo mail: [email protected] "Il rastrellamento del Quadraro è uno degli episodi più cupi della Roma occupata dai nazifascisti. Un crimine compiuto con cinica determinazione e ferocia per dimostrare di poter entrare anche lì, in quel quartiere dove vivevano i combattenti più coraggiosi". Così il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. "Un tassello della battaglia tra la tirannia e la libertà che ha attraversato la città in quegli anni e che ha avuto altri momenti tragici, tra cui il rastrellamento del Ghetto e l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Una tragedia che ha svuotato un intero quartiere, la cui dimensione è tutt'oggi oggetto di ricerca, verso cui c'è stata fin qui una insufficiente attenzione da parte della memoria pubblica; per questo sentiamo di aver compiuto oggi un atto di giustizia, con l'intitolazione di una strada ai 'Deportati del Quadraro' e con la collaborazione che come Roma Capitale vogliamo offrire alla ricerca e alla ricostruzione delle storie di tutte le persone deportate, per restituire loro finalmente dignità e gratitudine e per continuare senza sosta a coltivare la memoria".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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concorsando · 1 year ago
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Ad Alessandria nuovo ospedale hub al quartiere Galimberti
Cirio, moderno ed efficiente, in area sicura (ANSA) – ALESSANDRIA, 13 MAR – Il nuovo ospedale di Alessandria sarà realizzato al quartiere Galimberti, a 1,4 chilometri dall’area inizialmente pensata agli Orti (attualmente vi insiste l’aeroporto), comunque sempre vicino a Università, Infantile ‘Cesare Arrigo’ e in posizione organica con la città.    Lo ha annunciato Alberto Cirio, presidente…
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desertosullaterra · 2 years ago
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Mefistofele is underrated
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claudinei-de-jesus · 3 years ago
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Cesare Battisti (ativista)
Escritor e ativista italiano
 Nota: Se procura o geógrafo italiano, veja Cesare Battisti.
Cesare Battisti (Cisterna di Latina, 18 de dezembro de 1954) é um escritor italiano e ex-ativista do Proletários Armados pelo Comunismo, um grupo militante e terrorista de extrema-esquerda que cometeu atos ilegais na Itália durante o período conhecido como Anos de Chumbo. Foi condenado à prisão perpétua na Itália por quatro homicídios (dois policiais, um joalheiro e um açougueiro). Para sair de sua terra natal, ele fugiu para a França e depois para o México antes de se estabelecer no Brasil. Ele se tornou um autor de ficção, tendo escrito 15 livros.
Factos rápidos
Battisti foi inicialmente condenado a doze anos sob a responsabilidade de participar de um grupo armado e pelo assassinato de duas pessoas, sendo acusado de outros dois homicídios. Na França, recebeu proteção sob a Doutrina Mitterrand. Mais tarde, ele foi julgado à revelia com base em depoimento no julgamento de Pietro Mutti, implicando-o em quatro assassinatos, o que elevou o total de acusações contra ele para 36. Ele recebeu uma sentença de prisão perpétua, com restrição de luz solar. Após a revogação de facto da Doutrina Mitterrand em 2002, Battisti entrou no Brasil com documentos falsos para evitar uma possível extradição.
Foi preso no Rio de Janeiro em 18 de março de 2007 por policiais brasileiros e franceses. Posteriormente, o ministro da Justiça, Tarso Genro, concedeu a ele o status de refugiado político, em uma decisão polêmica que foi muito criticada na Itália, enquanto a imprensa brasileira e internacional ficou mais dividida. Em 5 de fevereiro de 2009, o Parlamento Europeu adotou uma resolução em apoio ao governo italiano e realizou um minuto de silêncio em memória às vítimas de Battisti. Em 18 de novembro de 2009, o Supremo Tribunal Federal (STF) considerou ilegal o status de refugiado e permitiu a extradição, mas também declarou que a Constituição Brasileira confere ao presidente poderes pessoais para negar a extradição se ele assim decidir. Em 31 de dezembro de 2010, no último dia efetivo de Luiz Inácio Lula da Silva como presidente, a decisão de não permitir a extradição foi oficialmente anunciada.
Battisti foi libertado em 9 de junho de 2011 da prisão depois que o STF negou o pedido da Itália para extraditá-lo. A Itália planejava então recorrer ao Tribunal Internacional de Justiça em Haia, nos Países Baixos. Em março de 2015, um juiz federal decidiu anular a decisão de conceder-lhe um visto de permanência, uma vez que isto entraria em conflito com a lei brasileira, ordenando sua deportação. Em 14 de setembro, a sexta seção do Tribunal Regional Federal da Primeira Região (com sede em Brasília) declarou a deportação de Battisti ilegal. Em 13 de dezembro de 2018, teve ordem de prisão expedida pelo ministro Luiz Fux do Supremo Tribunal Federal, tendo sido assinado no dia seguinte pelo presidente Michel Temer, o decreto de extradição de Battisti. Capturado em 13 de janeiro, na Bolívia, Cesare Battisti foi extraditado diretamente para a Itália, e enviado para uma prisão de segurança máxima na Sardenha.
Biografia
Entre 1968 e 1971, frequentou o liceu clássico e acompanhou as atividades de militância do irmão maior, Giorgio, no Partido Comunista Italiano e em sindicatos. Participou, ainda muito novo, da juventude do PCI e das agitações estudantis de 1968. Abandonou os estudos em 1971, afastando-se do PCI pouco tempo depois, para aderir, ainda durante a adolescência, à Lotta Continua (LC), movimento da esquerda extraparlamentar italiana, ativo entre 1973 e 1979. Após sair da LC e participar de alguns squats, aderiu à Autonomia Operária. Foi preso pela primeira vez em 1972, por furto, em Frascati. Em 1974 foi novamente preso e condenado a seis anos de prisão, por assalto a mão armada. Libertado em 1976, em 1977 foi preso novamente. Na prisão de Udine, conheceu Arrigo Cavallina, ideólogo dos Proletários Armados pelo Comunismo (PAC), grupo armado de extrema-esquerda, que o introduz na organização.
Battisti passou à clandestinidade, estabelecendo-se em Milão, onde começou a militar nos PAC. Fundado naquele ano, o grupo deixaria de existir em 1979. Tratava-se de uma pequena organização regional, com cerca de sessenta membros, a maior parte deles de origem operária. De orientação marxista e autonomista, diferenciava-se das Brigadas Vermelhas, não só por ser bem menor mas também por sua estrutura menos rígida e muito mais descentralizada. Os PAC nunca tiveram a expressão das Brigadas Vermelhas, que sequestraram e mataram Aldo Moro, líder democrata-cristão. Enquanto as Brigadas se estruturavam militarmente, os PAC eram um grupo fluido, sem hierarquia, que assaltava mais para garantir o sustento de seus militantes do que para incentivar a expropriação de capitalistas. PAC era mais um dos cerca de 600 grupos que, entre 1969 e 1989, reivindicaram ações subversivas na Itália. Só em 1979, quando os PAC fizeram três vítimas fatais, mais de duzentos grupos de extrema-esquerda praticaram atentados na Itália.
Quatro assassinatos foram perpetrados pelo seu grupo: o de Antonio Santoro, um agente penitenciário, morto em Údine, a 6 de junho de 1978, sob a alegação de maltratar prisioneiros; o de Pierluigi Torregiani, morto em Milão, em 16 de fevereiro de 1979; o de Lino Sabadin, morto em Veneza, no mesmo no dia, sob a alegação de ser simpatizante do fascismo; e, finalmente, o de Andrea Campagna, agente policial que havia participado das primeiras prisões no caso Torregiani, morto em Milão (19 de abril de 1979). Torregiani e Sabbadin foram mortos quando reagiram a assaltos de que foram vítimas. O filho de Torregiani, à época com treze anos, também foi ferido no episódio e ficou paraplégico. O filho de Torregiani considera que Battisti é o principal responsável pelo incidente e que deve cumprir a pena a que foi sentenciado. Em declaração à agência ANSA, disse "Não se trata de nada pessoal com respeito a Cesare Battisti, mas sim de que todos entendam que os criminosos devem, mais cedo ou mais tarde, pagar por crimes tão graves".
Posteriormente, em seu livro Minha Fuga Sem Fim, Cesare Battisti declarou que abandonou os meios violentos de luta política desde o sequestro e posterior assassinato do ex-primeiro-ministro Aldo Moro, ocorrido em maio de 1978, pelas Brigadas Vermelhas. Relata que, desde então, as organizações de esquerda se apavoraram diante da violenta repressão que se seguiu à morte do expoente da democrata-cristão, e mergulharam na discussão sobre a continuidade da luta armada. Também os PAC refluíram, mas, sendo uma organização excessivamente descentralizada, um dos núcleos do grupo reivindicou o assassinato do comandante da prisão, no verão de 1978. Foi quando Battisti rompeu com a organização. "Juntamente com parte dos militantes de primeira hora, naquele momento decidi virar a página e renunciar definitivamente à luta armada", diz, no livro. Assim, segundo afirma, quando ocorreram os outros três assassinatos pelos quais foi condenado, ele nem sequer seria militante dos PAC.
Primeiro julgamento e fuga
De todo modo, Cesare Battisti acabou sendo preso na Itália, em junho de 1979. Neste primeiro processo, não lhe foi atribuída qualquer relação com a morte do comandante da prisão. Foi sentenciado a doze anos de prisão, sob acusação de participação em grupo armado, assalto e receptação de armas.
Foi dessa época também a lei de delação premiada, que fez proliferar os pentiti (arrependidos).
Battisti conseguiu fugir da prisão de Frosinone, em 4 de outubro de 1981, com a ajuda de Pietro Mutti, o futuro "arrependido", que lhe imputaria participação central nos crimes e delitos atribuídos aos PAC.
Foi para a França e, durante cerca de um ano, viveu clandestinamente, em Paris, onde conheceu sua futura esposa. Mudou-se para o México, instalando-se em Puerto Escondido. No México nasceu sua primeira filha. Ali também escreveu o seu primeiro livro, atuou na área cultural, fundando a revista ViaLibre, que ainda existe em versão eletrônica, e dedicou-se a atividades literárias. Participou do Festival do Livro, em Manágua, e organizou a primeira Bienal de Artes Gráficas do México. Ali começou a escrever, estimulado pelo romancista Paco Ignacio Taibo II, e colaborou com vários jornais.
Retorno para a França
O presidente francês François Mitterrand indicou, em 21 de abril de 1985, no 65º Congresso da Ligue des Droits de l'Homme, que "pessoas envolvidas em atividades terroristas na Itália até 1981 e que tivessem abandonado a violência" poderiam optar pela não extradição para a Itália, caso não praticassem mais crimes.
Acreditando nesta declaração, Battisti retornou para a França em 1990, onde já estavam a esposa e a filha, mas acabaria sendo preso, em razão de um pedido de extradição da justiça italiana, em 1991. Permaneceu na prisão de Fresnes por quatro meses, antes de ter sua extradição negada, em abril de 1991, pela Câmara de Acusação de Paris (Chambre d'accusation de Paris) que o declara, por duas vezes, não extraditável.
Libertado, continua a viver em Paris, com a esposa e, agora, duas filhas, trabalhando como escritor e tradutor, amparado pela chamada "Doutrina Mitterrand" (do então presidente socialista François Mitterrand), segundo a qual nenhum acusado que abdicasse da violência seria extraditado, caso não houvesse, no país de origem, garantia de amplo direito de defesa.
Já no governo Chirac, com a mudança de orientação política, também a justiça francesa modifica sua posição e, depois de quase vinte anos, em outubro de 2004, a França concede a extradição de Battisti - já então um escritor conhecido. A mudança de atitude do governo francês provoca reações da opinião pública do país e o surgimento de um movimento de apoio ao escritor. Na iminência de ser extraditado, Cesare Battisti foge novamente - segundo ele, com a ajuda de membros do serviço secreto francês, que lhe teriam sugerido o Brasil como destino, além de lhe fornecerem um passaporte italiano, com sua foto e dados pessoais. Battisti conta que saiu da França de carro para a Espanha e, de lá, para Portugal, onde embarcou para a Ilha da Madeira e, em seguida, para as Ilhas Canárias e, finalmente, para Fortaleza, via Cabo Verde.
Segundo julgamento
Depois de quase dez anos do trânsito em julgado, o processo contra Battisti é reaberto na Itália, sendo o mais forte elemento da acusação o depoimento do preso "arrependido" - Pietro Mutti.
Com a morte do carcereiro Santoro, à época da primeira fuga de Cesare Battisti, Pietro Mutti - também ex-integrante dos PAC - opta pela delação premiada e atribui os quatro assassinatos a Battisti, que, foragido, foi julgado à revelia e condenado à prisão perpétua pelos crimes de homicídio e roubo. De acordo com a Justiça italiana e alguns analistas, mesmo julgado como revel, Battisti teve amplo direito de defesa e a sentença foi baseada no testemunho de diversas pessoas.
Em 1987, ainda enquanto estava no México, foi novamente julgado na Itália, à revelia, por estar foragido. É então considerado culpado pela autoria direta ou indireta dos assassinatos de Antonio Santoro, Lino Sabbadin, Andrea Campagna e Pierluigi Torregiani, e condenado à prisão perpétua. De acordo com a justiça italiana, foi dado a Battisti amplo direito de defesa e a sentença foi baseada no testemunho de diversas pessoas. No entanto, seus advogados, inclusive os franceses, alegam que o julgamento teria sido viciado, com manipulação da delação premiada e falsificação da procuração passada ao advogado que o defendeu (nomeado após a prisão dos advogados que inicialmente cuidavam do caso). Os advogados também consideram que houve falhas na produção de provas técnicas. Nos anos posteriores, as Cortes italianas negariam um novo julgamento ao condenado.
Nesse segundo julgamento, as delações premiadas dos ex-militantes do PAC Pietro Mutti e Sante Fatone foram decisivas para a condenação à prisão perpétua aplicada a Battisti. Conforme a própria sentença do Tribunal do Júri de Milão de 1988, "as declarações dadas por Pietro Mutti a partir de 5 de fevereiro de 1982 determinam uma reviravolta radical nas investigações e levam à incriminação dos atuais imputados [Battisti e outros membros do PAC]".
Dois dos quatro assassinatos ocorreram em 16 de fevereiro de 1979 - sendo um em Milão, às 15 horas, e o outro em Mestre, a quinhentos quilômetros de Milão, às 16h50. Battisti foi condenado pela participação direta em um dos homicídios e como mandante intelectual do outro.
A sentença proferida em seu julgamento, e também pelo Primeiro Tribunal do Júri de Apelação de Milão em 1988, qualificam todos os tipos penais em que teria incorrido Battisti como integrantes de "um só projeto criminoso, instigado publicamente para a prática dos crimes de associação subversiva constituída em quadrilha armada, de insurreição armada contra os poderes do Estado, de guerra civil e de qualquer maneira, por terem feito propaganda no território nacional para a subversão violenta do sistema econômico e social do próprio País".
Battisti declarou numa entrevista que Mutti teria sido coagido a dar seu testemunho através de torturas, que segundo ele faziam parte do cotidiano da Itália naquela época. Cesare Battisti foi condenado, em 1987, com base em uma legislação de emergência, reservada aos processos contra militantes da extrema esquerda. Essas chamadas leis especiais de 1974-1982 suspendiam alguns direitos. Durante a instrução do processo do homicídio Torreggiani, por exemplo, treze indiciados denunciaram ter sofrido torturas e muitas confissões foram retratadas posteriormente. A propósito da legislação de exceção vigente nos anos 1970, o jurista italiano Italo Mereu escreve, no prefácio da segunda edição do seu livro Storia dell'intolleranza in Europa: "Queria documentar o quanto era equívoco fingir salvar o Estado de Direito, transformando-o em Estado policial".
Setores da extrema esquerda, especialmente na França e no Brasil, questionam a neutralidade do julgamento e a extradição concedida pelo governo francês, lembrando que o condenado já havia comparecido a uma jurisdição francesa, a Chambre d'accusation de Paris, em 1991. Naquela ocasião, a Corte, por duas vezes, se manifestara contra a extradição de Battisti. Ao julgar pela segunda vez o mesmo caso, atendendo às pressões do governo italiano, a justiça francesa teria violado um princípio do direito, segundo o qual não se pode julgar mais de uma vez a mesma pessoa pelo mesmo fato.
Os advogados de Battisti no Brasil afirmam também que não houve provas materiais, além do depoimento de uma testemunha que supostamente se aproveitava dos benefícios da delação premiada. Alegam ainda que Battisti foi condenado à prisão perpétua na Itália, com isolamento solar - pena que não existe no Brasil - e que o advogado que o defendeu, quando o caso foi reinaugurado, utilizou-se de procuração falsa. Acrescentam também que os delitos imputados a Battisti no pedido de extradição, são frutos de ação política, e que a Constituição Brasileira, bem como a jurisprudência e o tratado de extradição entre Brasil e Itália, impedem a extradição por crimes políticos.
Para o governo francês, a condenação à prisão perpétua em contumácia, sem possibilidade de um novo julgamento - o que contraria a legislação francesa - foi motivo para negar por mais de uma vez a extradição de Battisti, assim como a de vários outros italianos acusados de crimes políticos.
Refúgio no Brasil
Em 18 de março de 2007, foi detido no Rio de Janeiro, durante uma operação conjunta que envolveu a Interpol e as polícias brasileira, italiana e francesa. Em 28 de novembro de 2008 o Comitê Nacional para os Refugiados (CONARE), órgão responsável por julgar casos de asilo em primeira instância, rejeitou, por três votos a dois, seu pedido de refúgio no Brasil.
Em dezembro de 2008, a defesa de Cesare Battisti recorreu ao Ministro da Justiça, Tarso Genro, conforme orienta o artigo 29 da Lei 9 474/97.
A resposta ao recurso foi publicada em janeiro de 2009, num arrazoado de treze laudas, sendo favorável à concessão do status de refugiado político ao ex-terrorista. A decisão gerou controvérsia, que ocupou os meios de comunicação internacionais, particularmente dos três países diretamente envolvidos no caso - Brasil, França e Itália.
A decisão do ministro baseou-se na tese de "fundado temor de perseguição por suas ideias políticas", argumento indispensável para reconhecer a condição de refugiado político, como prevê o artigo 1º da mesma lei.
Concessão do refúgio
Em seu despacho, Tarso Genro citou obras de teoria política segundo as quais é normal e previsível que, em momentos de extrema tensão social e política, haja uma reação legítima por parte do Estado democrático para garantir sua autopreservação; e que também é normal e previsível que comecem a funcionar aparatos semiclandestinos ou paralelos ao Estado, com a colaboração ou conivência dos órgãos de serviço secreto, que se autoinvestem da função de legítimos justiceiros, sendo estes, em última análise, tão perigosos para o Estado Democrático quando os que tentam subvertê-lo por meio da violência. Segundo Tarso, nesses casos, a judicialização da política, paradoxalmente, atinge as garantias democráticas sem que o regime democrático seja colocado em dúvida.
Segundo o despacho, no caso da Itália, as possibilidades para que os abusos ocorressem estavam dadas pelo próprio ordenamento jurídico forjado nos anos de chumbo, conforme análise de Mucchielli, sobre o artigo 41-bis. Segundo o autor, "a magistratura italiana foi então dotada de todo um arsenal de poderes de polícia e de leis de exceção: a invenção de novos delitos como a associação criminal terrorista e de subversão da ordem constitucional veio se somar e redobrar as numerosas infrações já existentes – associação subversiva, quadrilha armada, insurreição armada contra os poderes do Estado etc." E que conclui dizendo que "esta dilatação da qualificação penal dos fatos garantia toda uma estratégia de arrastão judiciário a permitir o encarceramento com base em simples hipóteses, e isto para detenções preventivas, permitidas pelo decreto-lei de 15 de setembro de 1979, por uma duração máxima de 10 anos e 8 meses."
A respeito da definição de crime político, baseou-se no entendimento de Francisco Rezek: "no domínio da criminalidade comum … os estados se ajudam mutuamente, e a extradição é um dos instrumentos desse esforço cooperativo. Tal regra não vale no caso da criminalidade política, onde o objetivo da afronta não é um bem jurídico universalmente reconhecido, mas uma forma de autoridade assentada sobre ideologia ou metodologia capaz de suscitar confronto além dos limites da oposição regular num Estado democrático" e sobre a juridicidade da concessão de refúgio, no entendimento do mesmo jurista: "A qualificação de tais indivíduos como refugiados, isto é, pessoas que não são criminosos comuns, é ato soberano do Estado que concede o asilo. Cabe somente a ele a qualificação. É com ela que terá início ou não o asilo".
O ministro da Justiça ressaltou também o fato de que Battisti foi condenado pelo testemunho de um ex-companheiro dos PAC, Pietro Mutti, premiado pela delação. Tais alegações de Genro foram peremptoriamente negadas por autoridades italianas. Por último, mencionou que Battisti viveu mais de uma década na França como zelador de um prédio, tendo recebido da França o que chamou de "asilo informal"; que tal asilo teria sido dado por motivos políticos e revogado também por motivos políticos e que, portanto, a seu ver, haveria suficientes fatores objetivos e subjetivos para concluir que havia fundado temor de perseguição.
O então ministro dos Negócios Estrangeiros da Itália, Franco Frattini, disse que a decisão Genro foi emitida "por um ministro da Justiça que tem uma visão ideológica e política muito evidente, de aberto apoio às ideias de guerrilha". Tarso, que nunca participou de luta armada, disse que seu passado de oposição à ditadura não influenciou sua decisão: "se pesasse o meu passado político eu não daria o refúgio. Meu passado político não está vinculado a nenhum tipo de aceitação de ações da natureza das ações que são imputadas ao senhor Battisti. Se pesasse, ele determinaria a não concessão do refúgio". Lembrou que o Brasil asilou o ex-ditador paraguaio Alfredo Stroessner, e completou: "a decisão do Ministério da Justiça não está fazendo nada de mais do que já houve em relação a esse cidadão durante onze anos na França. O Brasil não está fazendo nada de novo ao reconhecê-lo como refugiado".
Reação da Itália
Com sua argumentação em favor do refúgio político, o ministro brasileiro causou a irritação das autoridades italianas, segundo as quais Tarso Genro coloca em dúvida a democracia italiana e a lisura de seus mecanismos judiciais.
As ameaças italianas foram das mais variadas - desde o cancelamento de uma partida de futebol amistosa entre Brasil e Itália, até o "boicote turístico" ao Brasil, proposto pelo senador Sergio Divina, da Liga Norte, entremeadas por alusões feitas por um deputado, também da Liga Norte, acerca da fama dos juristas do Brasil, comparada à das "dançarinas" (sic) brasileiras. Embora os italianos sejam um dos mais numerosos grupos de turistas que visitam o Brasil, notadamente a região Nordeste, a ameaça de boicote turístico não provocou reações significativas por parte de empresários do setor. Também não foram registradas manifestações, seja por parte das dançarinas, seja por parte dos juristas brasileiros.
A Associação Italiana das Vítimas do Terrorismo (AIVITER) condenou o refúgio concedido a Battisti. Realizaram-se protestos diante da embaixada brasileira. A Itália pediu explicações ao embaixador brasileiro, Adhemar Bahadian, e chamou seu embaixador em Brasília, Michele Valensise, para consultas, fatos que ilustram uma possível tensão diplomática gerada pelo episódio.
A Câmara dos Deputados da Itália aprovou em 26 de fevereiro, por unanimidade dos 413 votos, uma moção que cobrava a intervenção do governo italiano para obter do Brasil a revogação do refúgio. O Partido Democrático, principal partido de centro-esquerda italiano, favorável à extradição, condenou o refúgio.
No governo brasileiro, o Ministério das Relações Exteriores apoiou a decisão de Tarso Genro e reiterou a manifestação de confiança de Lula na carta enviada ao presidente italiano.
Corte Internacional de Haia
O ministro italiano das Relações Exteriores, Franco Frattini, informou que se encerraria no dia 15 de setembro de 2011 o prazo para a formação da Comissão de Conciliação sobre o caso do italiano Cesare Battisti. Frattini explicou que se o Brasil não indicasse o seu representante, a Itália levaria o caso à Corte de Haia.
Repercussão na imprensa
A grande imprensa da Itália se manifestou em peso contra a decisão do governo brasileiro.
No Brasil, os vários órgãos da grande imprensa se manifestaram contra a decisão do governo. A Folha de S.Paulo, entretanto, em matéria assinada por Eliane Cantanhede e Simone Iglesias, informou que o veto do Conare à concessão de asilo fora influenciado pela representante do Itamaraty, a qual "considerou a pressão da Itália pela extradição".
A revista Veja, na edição de 21 de janeiro de 2009, na seção "Carta ao Leitor", levantou a hipótese de Tarso Genro estar certo, mas, já na edição seguinte, publicou "O que ainda não se sabia sobre ele" e concluiu dizendo que a decisão ministerial fora um erro e um desrespeito às instituições democráticas italianas.
Mino Carta, editor da revista Carta Capital, criticou duramente a decisão do Ministério da Justiça.
A edição brasileira do Le Monde diplomatique, tradicional periódico de origem francesa, apoiou o refúgio a Cesare Battisti e criticou duramente o ítalo-brasileiro Mino Carta, dizendo que o artigo fere a tradição da revista que o publica e que, como texto jornalístico, é desinformado e omisso.
O influente semanário britânico The Economist, igualmente se manifestou contra a decisão do ministro Tarso Genro, recordando o caso de Ronald Biggs, notório assaltante britânico que obteve asilo no Brasil por ter tido um filho brasileiro. O jornal acusa o ministro brasileiro e outros membros do governo, de serem solidários a Battisti por também serem ex-militantes da extrema esquerda.
Já no jornal brasileiro Valor Econômico, matéria assinada por Maria Inês Nassif sustentava que "Tarso certamente não cometeu nenhuma heresia ao conceder a Battisti o status de refugiado político" e que as múltiplas contradições e inconsistências existentes no processo que levou à condenação de Battisti, podem "expor a falta de legitimidade de ações policiais e judiciais desse período difícil da Itália" - gli anni di piombo. Segundo ela, ele foi o único dos PAC a ser condenado à prisão perpétua. O jornalista Reinaldo Azevedo, por sua vez, criticou a articulista por ter usado a autobiografia de Cesare Battisti como uma das fontes da matéria e por conceder o epíteto de cavaleiro errante a um condenado por quatro assassinatos.
Já o semanário francês Le Journal du Dimanche, em matéria denominada "Brasil, terra de asilo", comenta que "Tarso Genro aparentemente foi sensível aos argumentos do ex-ativista italiano", que havia declarado, durante entrevista a um semanário brasileiro, que temia por sua vida, caso voltasse à Itália. De resto, o jornal francês publicou uma pequena retrospectiva do caso, desde o pedido de extradição da Itália para a França, o apoio dado a Battisti por intelectuais e políticos franceses, a fuga do italiano em agosto de 2004, quando sua extradição era dada como certa, e finalmente a prisão no Brasil, em março de 2007, "onde em breve deverá, finalmente, ser capaz de viver em liberdade".
O Le Monde, por sua vez, deu espaço aos diferentes pontos de vista sobre o caso. Logo após o governo brasileiro ter negado a extradição, o jornal publicou as manifestações de desagrado, em seus vários tons, registradas na Itália - desde o bombástico L'Italia non si arrende, de Silvio Berlusconi, em seguida de declarações do seu ministro da Defesa, que ameaçou boicotar o Brasil, até as críticas de parlamentares italianos de todas as tendências, incluindo alguns desaforos dirigidos ao então presidente Lula, pessoalmente, e os protestos das famílias das vítimas e da Associação Nacional dos Funcionários da Polícia. O jornal também registrou as reações de aprovação à decisão do presidente Lula, sendo observadas na França, por parte de integrantes do movimento que apoiavam Battisti. Segundo enquete do Estado de São Paulo, 74% dos brasileiros apoiaram a permanência dele no Brasil.
Argumentos a favor da extradição
Setores favoráveis à extradição acreditavam que Battisti seria culpado dos crimes que lhe eram imputados, e que a democracia italiana tenha sido capaz de julgá-lo com a conveniente neutralidade, conforme reconheceram o governo da França, o Tribunal Europeu dos Direitos Humanos e o CONARE.
Em carta entregue à agência ANSA, dois ex-companheiros de Battisti, Sebastiano Masala, Giuseppe Memeo e a viúva de um terceiro, Gabriele Grimaldi, todos condenados pelos mesmos quatro homicídios que valeram a Battisti a condenação à prisão perpétua - classificam como "infames" as acusações de serem "arrependidos". "Fomos condenados e pagamos pelos acontecimentos dramáticos nos quais estivemos envolvidos há trinta anos. Não negociamos nossa liberdade em detrimento dos outros. Consideramos abjeto o fato de Battisti nos tratar de 'arrependidos'", declararam os dois ex-integrantes do Proletários Armados para o Comunismo. Um quarto homem, um "arrependido" - que foi beneficiado com uma redução da pena em troca da colaboração com a justiça - não assinou a carta.
Especula-se também que, em sua recente visita ao Brasil, o presidente francês Nicolas Sarkozy tenha solicitado ao presidente Lula a concessão de refúgio a Battisti, aventando-se [quem?] a possibilidade de que a posição do governo francês quanto ao caso tenha sido modificada por influência da primeira-dama, Carla Bruni, italiana de nascimento. Esta, porém, desmente tudo, dizendo-se "surpresa" pelo crescimento de tal boato.
O Tribunal Europeu dos Direitos Humanos declarou, por unanimidade, em uma decisão de 12 de dezembro de 2006, que as decisões na Itália sobre Battisti foram feitas em estrita conformidade com os princípios do devido processo.
Em 5 de fevereiro de 2009, o Parlamento Europeu aprovou resolução de apoio à Itália e realizou um minuto de silêncio, por sugestão da deputada Roberta Angelilli, do Partido Popular Europeu (Democratas-Cristãos), pelas vítimas dos assassinatos.
Em 20 de Janeiro de 2011 o Parlamento Europeu aprovou uma nova resolução (com um voto contra) para solicitar a intervenção da União Europeia para apoiar o pedido de extradição na Itália de Cesare Battisti
Argumentos a favor do refúgio político
Julgamento sobre o caso Battisti no Supremo Tribunal Federal.
Já os defensores da decisão do governo argumentavam que - à diferença da legislação francesa, por exemplo - na Itália, Battisti não teria direito a novo julgamento, mesmo tendo sido condenado à prisão perpétua, à revelia, com a ajuda da delação premiada, e apesar das alegadas falhas técnicas no processo. Afirmavam haver uso político do caso, por setores interessados na manutenção de uma legislação excessivamente dura, concebida no auge da ação de grupos armados, que ameaçavam a ordem social e política na Itália - isto é, havia mais de vinte anos. Destacavam também que o governo italiano julgou crimes claramente políticos como crimes comuns, numa suposta manobra para dar base jurídica a pedidos de extradição. Esta tese foi atestada pelo próprio ministro do Interior italiano daquela época, Francesco Cossiga, em carta datada de fevereiro de 2008. Na carta, Cossiga declara que havia, na ocasião, um acordo para "fazer passar os subversivos de esquerda e os subversivos de direita como simples terroristas, ou absolutamente como criminosos comuns". Finalmente, sustentavam, com base na conduta de Battisti nos países onde viveu desde que deixou a Itália, que o escritor não seria um perigo para a sociedade.
A decisão do Ministério da Justiça foi defendida pelo jurista Dalmo Dallari, professor emérito da Universidade de São Paulo. Eduardo Carvalho Tess Filho, presidente da Comissão de Direito Internacional da Ordem dos Advogados do Brasil e Durval de Noronha Goyos Júnior, especialista em Direito Internacional, afirmaram, sem entrar no mérito do caso de Cesare Battisti, que o governo brasileiro tem a prerrogativa de oferecer refúgio em casos análogos.[carece de fontes?]
Da mesma forma, isto é, sem entrar no mérito do caso, o constitucionalista brasileiro José Afonso da Silva, em parecer datado de 3 de abril de 2009, aprovado pela Comissão de Estudos Constitucionais do Conselho Federal da Ordem dos Advogados do Brasil, concluiu que a decisão do ministro da Justiça, Tarso Genro, de conceder a condição de refugiado a Cesare Battisti foi constitucionalmente legítima, sendo "um ato da soberania do Estado brasileiro" . Segundo o jurista, "nos termos do art. 33 da lei 9 474, de 1997, fica obstada a concessão da extradição, o que implica, de um lado, impedir que o Supremo Tribunal Federal defira o pedido em tramitação perante ele, assim como a entrega do extraditando ao Estado requerente, mesmo que o Supremo Tribunal Federal, apesar da vedação legal, entenda deferir o pedido".
O deputado federal Pompeo de Mattos (PDT-RS), presidente da Comissão de Direitos Humanos da Câmara dos Deputados, afirmou que "ao conceder refúgio político a Cesare Battisti no Brasil, o Estado brasileiro age em inequívoca consonância com nossa Carta Magna, que veda a extradição motivada por crimes políticos e estatui que, neste país não haverá penas de morte ou de caráter perpétuo".
O então senador Eduardo Suplicy, um dos defensores de Cesare Battisti, entregou pessoalmente ao STF uma carta do italiano, na qual o ex-militante reconhece ter participado de movimentos armados subversivos na década de 1970 e admite, inclusive, a participação regular em roubos de bancos; nega, contudo, qualquer participação ativa nos homicídios pelos quais foi condenado.
O Ministério da Justiça recebeu um documento com 89 assinaturas de professores universitários, escritores, representantes de organizações não governamentais de defesa dos direitos humanos, manifestando apoio à sua decisão.
Na França, o movimento de solidariedade a Battisti existia desde 2004, quando foi feito o segundo pedido de extradição - atendido - às autoridades francesas. A iniciativa contou com a adesão de vários intelectuais e personalidades do mundo das artes e da política do país, dentre os quais, Bernard-Henri Lévy (autor do prefácio ao último livro de Battisti, Ma Cavale) e os escritores Serge Quadruppani e Daniel Pennac. Cesare Battisti recebeu o apoio, inclusive econômico, da escritora francesa Fred Vargas, autora do livro La Vérité sur Cesare Battisti ("A verdade sobre Cesare Battisti"). No dia em que ele foi preso no Rio de Janeiro, seu telefonema para a casa de Vargas, em Paris, teria sido rastreado pela polícia brasileira.
A publicação Amnistia.net afirmou também que as enormes pressões exercidas pela Itália no caso Battisti não se verificavam quando se tratava de procurar ex-militantes [necessário esclarecer] da extrema-direita italiana - intimamente ligada às agências do estado, segundo a publicação.
O caso de Cesare Battisti também foi motivo de preocupação nas Nações Unidas. O Alto Comissariado das Nações Unidas para Refugiados (ACNUR) enviou documento ao Supremo Tribunal Federal, alertando que caso Battisti poderia incentivar reabertura de antigos processos de extradição em outros países, caso o Brasil descumpra a regra prevista na Convenção da ONU de 1951, que impede a extradição de refugiados. Temia-se que a instituição do refúgio fosse debilitada. "O ACNUR previu que a decisão que viesse a ser tomada neste caso pudesse influenciar a maneira pela qual as autoridades de outros países aplicarem a definição de "refugiado" e lidassem com casos de extradição envolvendo refugiados reconhecidos formalmente," disse o representante do órgão no Brasil, Javier López-Cifuentes, em documento encaminhado aos ministros do STF.
O alerta partiu inicialmente do Comitê Nacional para os Refugiados (Conare), órgão do Ministério da Justiça. Em documento encaminhado aos ministros do Supremo, o Conare diz que uma decisão do Supremo poderia estimular outros países a recorrer ao Poder Judiciário para pedir a extradição de outros refugiados. O Conselho avaliou que o STF não tinha competência para julgar se esses refugiados sofreriam perseguição política ou motivada por fatores raciais, étnicos ou religiosos, em seus países. Caberia aos ministros do Supremo analisar apenas as questões técnicas legais - não os fatos que levaram à concessão do refúgio. Os países não apelam às Cortes Supremas porque a lei impede a entrega de refugiados e determina que processos de extradição sejam arquivados quando existe a concessão do refúgio pelo Poder Executivo. Também Segundo um ex primeiro ministro italiano, um juiz italiano e um ex-chefe da espionagem italiana admitiram que a OTAN com apoio da CIA e do Pentágono faziam atentados na Itália contra civis para culpar os comunistas.
O artigo 41 bis
O Comitê Europeu para a Prevenção da Tortura (CPT), em relatório acerca dos regimes de detenção especiais vigentes na União Europeia, assinalou a extrema dureza do regime especial vigente na República Italiana, referindo-se especificamente ao chamado artigo 41-bis O CPT levantou problemas de conformidade com os Direitos do Homem, lembrando que o Tribunal Europeu dos Direitos do Homem já havia condenado o regime de detenção especial da Itália, por violação do artigo 6 da Convenção Europeia dos Direitos Humanos. A legislação italiana não contempla a possibilidade de recurso para obter a revisão da condenação sob um tal regime. Sobre medidas especiais de detenção vigentes na Itália, a rede de peritos independentes da União Europeia para questões de Direitos do Homem também já se havia manifestado em seu relatório de 2002. Segundo o documento, "dado que o regime excepcional compreende [...] medidas que não apresentam qualquer relação com o objetivo da segurança, é lícito questionar-se a sua compatibilidade com a abordagem preconizada pelo Comitê para a Prevenção da Tortura."
Segundo Patrizio Gonella, presidente da organização Antigone, atuante na defesa de direitos e garantias no âmbito do sistema penal europeu, a Itália ficou famosa no exterior por sua legislação de emergência, imposta desde os anni di piombo (período compreendido entre o pós-1968 e o início da década de 1980). Segundo ele, "as penas durante os anos de chumbo eram desproporcionais. A Itália tinha e tem uma legislação de emergência que a tornou tristemente célebre no exterior. Uma pena aplicada 30 anos depois do fato torna-se vingança." Segundo Gonella, até mesmo a juíza federal norte-americana D.D. Sitgraves, tida como linha dura, considerava que o regime de cárcere duro - instituído pelo artigo 41 bis e aplicado aos acusados de terrorismo - estivesse "no limite da tortura". A juíza Sitgraves, que atuou no julgamento de casos de deportação, notabilizou-se por ser, estatisticamente, bem mais severa do que seus pares, no julgamento de casos de imigração ilegal - mesmo considerando-se o baixo padrão geral de tolerância vigente durante a administração Bush, pós-11 de Setembro.
Tentativa de extradição
Ficheiro:Battisti Nov 2009 4.jpgBattisti na penitenciária da Papuda, em Brasília, durante visita de um grupo de parlamentares das comissões de Direitos Humanos do Senado e da Câmara dos Deputados.
O parecer do Ministério Público Federal sobre o caso chegou ao Supremo em janeiro. Nele, o então procurador-geral da República, Antonio Fernando Souza, opinou pelo arquivamento do pedido de extradição, sem julgamento de mérito, em razão do artigo 33 da Lei 9 474/97.
Em maio, Antonio Fernando de Sousa já havia encaminhado parecer ao STF reiterando a recomendação de que fosse extinto o processo de extradição contra Cesare Battisti, sem julgamento de mérito, e que o preso fosse libertado. De acordo com o procurador-geral, a concessão do status de refugiado a Battisti impediria o prosseguimento da extradição, conforme decisões anteriores do próprio STF. Ademais, Sousa esperava que o STF julgasse improcedente o mandado de segurança apresentado pelo governo italiano contra a decisão de Tarso Genro, já que apenas pessoas físicas ou pessoas jurídicas de direito privado podem impetrar mandados de segurança. O governo italiano é pessoa jurídica de direito público internacional. Não poderia, portanto, mover esse tipo de ação. No início de junho de 2009, o presidente da OAB divulgou nota solicitando presteza no julgamento pelo STF do pedido de extradição de Cesare Battisti - que, apesar de ter status de refugiado desde dezembro de 2008, continuava preso desde março de 2007.
Em janeiro de 2009, em meio à repercussão do caso nos meios de comunicação, o presidente do STF, Gilmar Mendes, anunciou que o pedido de extradição seria julgado em março e enquanto isso, o réu seria mantido preso. De março, a previsão foi para maio; de maio, foi para junho. Depois, o ministro Gilmar Mendes informou que o processo deveria ser julgado em agosto. O Supremo deveria analisar se a concessão do refúgio a Battisti anularia ou não o processo de extradição, solicitada pela Itália. Caberia ao relator do caso, ministro Cezar Peluso, levar o caso ao plenário. A colocação de processos em pauta é atribuição exclusiva do presidente do STF, Gilmar Mendes.
Julgamento
Após sucessivos adiamentos, o julgamento do pedido de extradição foi marcado para o dia 9 de setembro de 2009, pelo Supremo Tribunal Federal. Quanto ao mandado de segurança impetrado pelo governo italiano, contestando a decisão do ministro da Justiça de conceder status de refugiado político a Cesare Battisti, os ministros do Supremo Tribunal Federal decidiram não julgá-lo. A sessão, transmitida ao vivo pela TV Justiça, durou cerca de onze horas. O relator do caso, ministro Cezar Peluso, e mais os ministros Ellen Gracie, Carlos Ayres Britto e Enrique Ricardo Lewandowski votaram pela anulação da concessão do refúgio ao ex-militante, por entenderem tratar-se de crimes comuns. Os ministros Joaquim Barbosa, Cármen Lúcia, Eros Grau e Marco Aurélio Mello manifestaram-se pela legalidade da decisão do ministro Tarso Genro, de conceder refúgio a Battisti, o que automaticamente suspenderia o julgamento do processo de extradição pelo STF. A expectativa era de que o ministro Marco Aurélio também votasse pela suspensão do processo de extradição, mas, antes de votar, o ministro pediu vistas aos autos do processo, de modo que, mais uma vez, a decisão sobre o caso foi adiada. Caso, ao final do julgamento, houvesse empate de votos, poderia caber ao ministro Gilmar Mendes, presidente da Corte, dar o voto de desempate. Mendes era favorável à anulação da concessão do refúgio.
Ao final da sessão, o então advogado de defesa de Battisti, Luís Roberto Barroso acrescentou que, se o caso fosse considerado como matéria criminal, seria análogo ao habeas corpus - quando o empate beneficia o réu. Em 22 de setembro, o senador Eduardo Suplicy enviou ofício ao STF, encaminhando "13 Perguntas ao Ministro Relator Cezar Peluso. Equívocos e Imprecisões que podem levar um homem à Prisão Perpétua", texto elaborado pela ativista francesa Fred Vargas.
A continuação do julgamento do processo de extradição pelo Supremo Tribunal Federal ficou marcada para dia 12 de novembro de 2009. A pouco menos de dois dias para o julgamento de Battisti, o Ministro da Justiça Tarso Genro declarou que a pressão feita pela Itália para a condenação do réu era "um desaforo ao Estado brasileiro e um desaforo à democracia no país". Deu-se continuidade ao julgamento da extradição de Battisti em 12 de novembro. O julgamento começou novamente com protestos contra a extradição do ex-ativista logo após que o ministro Gilmar Mendes anunciou o início do julgamento. Apesar de serem retirados do tribunal, ainda era possível ouvir os manifestantes quando o ministro Marco Aurélio de Mello iniciou a leitura de seu voto-vista.
Marco Aurélio votou contra a extradição de Battisti, indo contra o voto do relator Antonio Cezar Peluso, empatando o julgamento em 4x4. Em 18 de novembro, o ministro-presidente Gilmar Mendes proferiu voto de desempate a favor da extradição. No mesmo dia o STF em votação posterior, também por 5 votos a 4, entendeu ser da competência do Supremo Tribunal Federal autorizar a extradição, cabendo no entanto ao executivo, na pessoa do Presidente da República a decisão sobre a execução do ato. O voto final coube ao ministro Carlos Ayres Britto que em seu pronunciamento declarou "Na medida em que o Supremo declara a viabilidade da extradição não pode impor ao presidente da República a entrega do extraditando ao país requerente".
O acórdão composto de 686 páginas, contendo os votos dos magistrados e o resultado do julgamento, só foi publicado em 16 de abril de 2010 - quase cinco meses depois de o STF ter delegado ao presidente da república a decisão sobre a extradição. Nesse ínterim, no dia 5 de março de 2010, Battisti havia sido condenado a dois anos de prisão, em regime aberto, por ter entrado no país com passaporte falso. Segundo despacho do juiz Rodolfo Kronemberg Hartmann, o tempo já servido na prisão de Brasília pelo ex-ativista não contaria para a justiça brasileira. O réu ainda pode recorrer da sentença, mas, se mantida a condenação, Battisti poderia ter que cumprir a pena no Brasil.
Desfecho e libertação
Em 31 de dezembro de 2010, o presidente Lula decidiu não conceder a extradição de Cesare Battisti, com base em parecer da Advocacia Geral da União. No documento, a AGU salientava que a extradição poderia ser negada com base em "razões ponderáveis para supor que a pessoa reclamada será submetida a atos de perseguição e discriminação por motivo de raça, religião, sexo, nacionalidade, língua, opinião política, condição social ou pessoal; ou que sua situação possa ser agravada por um dos elementos antes mencionados". Os advogados da União juntaram ao relatório notícias veiculadas pela imprensa italiana, incluindo declarações de integrantes do governo, sobre o tratamento que seria dado a Battisti caso fosse extraditado para a Itália.
Segundo a nota lida pelo então ministro das Relações Exteriores, Celso Amorim, o parecer considerou as cláusulas do Tratado de Extradição entre o Brasil e Itália, particularmente o seu artigo 3, item 1, alínea “f”, que cita, entre as motivações para a não extradição, a condição pessoal do extraditando. Na mesma nota, governo brasileiro manifestou também sua "estranheza em relação aos termos da nota da Presidência do Conselho dos Ministros da Itália, de 30 de dezembro de 2010, em particular com a impertinente referência pessoal ao Presidente da República." No dia 30 de dezembro, o gabinete de Berlusconi havia emitido comunicado declarando que uma possível preocupação com a deterioração do bem-estar de Battisti no caso de ser extraditado para a Itália poderia ter afetado a decisão de Lula, acrescentando que "o presidente brasileiro terá que explicar esta decisão, não apenas ao governo italiano, mas também a todos os italianos e, em particular às famílias das vítimas". No mesmo dia 30, o ministro italiano da Defesa, Ignazio La Russa, havia se declarado favorável a um boicote contra o Brasil, caso fosse negada a extradição: "Que ninguém pense que o 'não' à extradição seja sem consequências", ameaçou. Acrescentou que uma negativa de Lula seria "um ato de grande falta de coragem" .
Três dias depois da decisão do então presidente Lula, a defesa de Battisti entrou com um pedido de soltura no STF. No pedido, os advogados argumentavam que a competência do STF, no caso, já se esgotara, já que a palavra final do ex-presidente da República encerrara o assunto. Entretanto o governo italiano pediu ao STF o indeferimento da petição, alegando "absoluta falta de apoio legal". Em 4 de fevereiro de 2011, a República Italiana ajuizou reclamação contra a decisão do presidente da República, alegando que a decisão sobre a revogação da prisão do extraditando seria da competência exclusiva do plenário do Supremo Tribunal Federal. Na ocasião, o Tribunal se encontrava em recesso, e o presidente da Corte, ministro Cezar Peluso, negou a soltura imediata do preso, determinando que os autos fossem encaminhados ao relator do caso, ministro Gilmar Mendes, para apreciação, após o fim das férias coletivas.
Afinal, em 8 de junho de 2011, o STF decidiu pela libertação imediata de Cesare Battisti, preso desde março de 2007. Votaram pela libertação os ministros Luiz Fux, Carmen Lúcia, Ricardo Lewandowski, Joaquim Barbosa e Carlos Ayres Britto. O relator Gilmar Mendes e a ministra Ellen Gracie votaram pela extradição de Battisti. O presidente do STF, Cezar Peluso, também votou contra a maioria. Os ministros José Antônio Toffoli e Celso de Mello não participaram do julgamento por se julgarem impedidos. Em maio de 2014, o ministro Nefi Cordeiro, do Superior Tribunal de Justiça, decidiu extinguir a punição de Battisti por ter usado carimbos oficiais falsos do serviço de imigração brasileiro no passaporte quando ele entrou no Brasil.
Desdobramentos
Pedidos de deportação
O Ministério Público Federal, através de Ação Civil Pública, questionou a situação de Cesare Battisti no Brasil. Por se tratar de estrangeiro em situação irregular, não fazia jus à obtenção de visto e nem mesmo de permanência no país. Assim, a juíza federal Adverci Rates Mendes de Abreu, titular da 20ª Vara do Distrito Federal, no final de fevereiro de 2015, decidiu pela sua deportação, pois entendeu que sua situação era irregular, já que ele havia sido condenado no país de origem por crime comum doloso (quatro assassinatos). A magistrada declarou a nulidade do ato que concedeu a permanência de Cesare Battisti no Brasil e decidiu pela sua deportação, pois entendeu que a concessão do visto permanente foi ilegal. A defesa de Battisti, por sua vez, disse que recorreria da decisão da juíza, pois, no seu entender, tratava-se de tentativa de "modificar uma decisão do Supremo Tribunal Federal e do Presidente da República". Em consequência, no dia 12 de março, o ex-ativista foi detido em sua residência, na cidade paulista de Embu das Artes. Horas depois, foi solto.
Em novembro de 2018, o presidente eleito do Brasil Jair Bolsonaro manifestou o interesse em decidir a situação de Battisti, reunindo-se como o embaixador italiano no Brasil, Antonio Bernardini. Desde a campanha eleitoral, Bolsonaro já expressava que pretendia autorizar a deportação do ex-terrorista, caso fosse eleito, opinião compartilhada pelo embaixador Bernardini e também pelo vice-primeiro-ministro da Itália Matteo Salvini.
Decreto de extradição
Em 13 de dezembro de 2018, o ministro Luiz Fux, do Supremo Tribunal Federal, revogou a liminar concedida por ele mesmo em outubro de 2017, que impedia a extradição de Battisti, e ordenou sua prisão pela Interpol ou pela Polícia Federal, argumentando que, uma vez que o STF entendeu pela possibilidade de extradição, não caberia à Justiça, mas ao Poder Executivo, o juízo político de sua conveniência. No dia seguinte o presidente Michel Temer assinou o decreto de extradição. Com a expedição do decreto de prisão pelo STF, Battisti foi procurado pela Polícia Federal em diversos endereços obtidos por denúncias anônimas, onde o ex-terrorista poderia estar escondido. No entanto ele não foi localizado, sendo considerado foragido da justiça, e procurado também pela Interpol.
Fuga do Brasil, prisão na Bolívia e retorno à Itália
Após um mês de fuga realizada diante da expedição do decreto de prisão e de mais de 30 operações da Polícia Federal para localizar o italiano, em 12 de janeiro de 2019 Battisti foi preso sem oferecer resistência em Santa Cruz de la Sierra, na Bolívia (onde residia ilegalmente), pela Polícia Boliviana - que atuou em conjunto com a Polícia Federal brasileira e a italiana. Chegou a ser cogitada uma passagem do italiano no Brasil antes de ser enviado à Itália, contudo, considerando que o governo de Evo Morales aplicou a Lei 370 de Migração, que dispõe sobre a saída obrigatória do país por sua condição ilegal, o governo italiano decidiu buscar Battisti diretamente da Bolívia. Nessa ocasião, o embaixador italiano em La Paz, Placido Vigo, explicou que foi uma decisão estratégica: "a ida direta da Bolívia para Itália, sem passar pelo Brasil, permitiu que o governo italiano não ficasse restrito à pena de 30 anos de prisão que Brasília tinha solicitado no acordo de extradição”. Dessa forma, Battisti foi enviado de avião diretamente à Itália por investigadores italianos da Interpol a fim de cumprir prisão perpétua no presídio de segurança máxima de Oristano, na ilha de Sardenha. Em 25 de março de 2019 foi anunciado que Battisti finalmente havia admitido em depoimento ter participado de quatro homicídios na Itália "Percebo o mal que causei e peço desculpas às famílias das vítimas", afirmou. Após a admissão de Battisti, o ex-presidente brasileiro Lula pediu desculpas por ter dado asilo ao italiano.
Obras de Cesare Battisti
Les habits d'ombre. Série Noire, Gallimard, 1992.
L'ombre rouge. Série Noire, Gallimard, 1994.
Nouvel an nouvelle vie. Mille et une nuits, 1994.
L'air de rien. Autrement, 1995.
Buena onda. Série Noire, Gallimard, 1996.
J'aurais ta Pau. Baleine, 1977.
Copier coller. Père Castor-Flammarion, 1997.
Dernières cartouches. Joëlle Losfeld, 1998.
Terres Brulées, Rivages thriller, 2000.
Jamais plus sans fusil, éditions du Masque, 2000.
Avenida Revoluciòn, Rivages thriller, 2001
Le Cargo Sentimental, Joëlle Losfeld, 2003
Vittoria, Eden Production. Ilustrações de Alain Korkos 2003
L'eau du diamant, éditions du Masque, 2006.
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elcinelateleymickyandonie · 4 years ago
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Rossano Brazzi.
Filmografía
Actor
- Fatal Frames (1996)
- Russicum - I giorni del diavolo (1988) .... Marini
- La collina del diavolo (1988) .... Mr. Panama
- Final Justice (1985) .... Don Lamanna
7, Hyden Park: la casa maledetta (1985) .... Dr. Sernich
- Ciudad del crimen (1984) .... Carmine
- Pabellones lejanos .... El Rana de Bhithor (3 episodios, 1984)
- Primera parte: Return to India
- Segunda parte: The Journey to Bhithor
- Tercera parte: Wally and Anjuli
- La voce (1982)
- Il paramedico (1982)
- Anche i ladri hanno un santo (1981)
- Omen III: The Final Conflict (El final de Damien, 1981) .... DeCarlo
- Champagne... e fagioli (1980) (no acreditado) .... Narrador
- Io e Caterina (1980) .... Arthur
- Mr. Too Little (1978) .... Zabo The Great
Caribia (1978)
- Il tempo degli assassini (1975) .... Padre Eugenio
- Gli angeli dalle mani bendate (1975)
Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza (1975) .... Dr. Paluzzi
- Giro girotondo... con il sesso è bello il mondo (1975)
- Detrás de esa puerta (1975) .... Embajador Lara
- Terror! Il castello delle donne maledette (1974) .... Conde Frankenstein
- Mister Kingstreet's War (1973)
- El gran vals (1972) .... Alemán
- Racconti proibiti... di niente vestiti (1972) .... Lorenzo del Cambio
- Il giorno del giudizio (1971) .... Comisario
- Morir por amar (1971)
- Vivi ragazza vivi! (1971)
- Trittico (1971) .... Andrea, el cirujano
- Intimità proibite di una giovane sposa (1970) .... Adolfo Rogano
- Los libertinos (1970) .... Barón de Coyne
- Vita segreta di una diciottenne (1969)
- Un trabajo en Italia (1969) .... Beckerman
- Al este de Java (1969) .... Giovanni
- Salvare la faccia (1969) .... Brigoli
- El gran robo (1968) .... Ross Simpson
- El rey de África (1968) .... Dr. Hamilton
- Il diario segreto di una minorenne (1968)
- The Bobo (1967) .... Carlos Matabosch
- Siete veces mujer (1967) .... Giorgio - episodio Amateur Night
- Per amore... per magia... (1967) .... El narrador.
- Gli altri, gli altri e noi (1967)
- Il Natale che quasi non fu (1966) .... Phineas T. Prune
- La ragazza del bersagliere (1966) .... Fernando
- Un amore (1965) .... Antonio Dorigo
- Escándalo en Villa Fiorita (1965) .... Lorenzo
La ragazza in prestito (1964) .... Mario
- La intriga (1964) .... Conde Paolo Barbarelli
- Pão de Açúcar (1964)
- Las cuatro verdades (1962) .... Leo
Die Rote (1962) .... Fabio
- Rome Adventure (1962) .... Roberto Orlandi
- Luz en la ciudad (1962) .... Signor Naccarelli
- Austerlitz (1960) .... Lucien Bonaparte
- La batalla de Siracusa (1960) .... Archimede
- Count Your Blessings (1959) .... Charles Edouard de Valhubert
- A Certain Smile (1958) .... Luc Ferrand
- South Pacific (1958) .... Emile De Becque
- Arenas de muerte (1957) .... Paul Bonnard
- Interludio de amor (1957) .... Tonio Fischer
- The Story of Esther Costello (1957) .... Carlo Landi
- No se case en Montecarlo (1956) .... Bertrand
- Summertime (1955) .... Renato de Rossi
- Gli ultimi cinque minuti (1955) .... Dino Moriani
- Faccia da mascalzone (1955)
- Il conte Aquila (1955)
- Angela (1954) .... Nino
- La condesa descalza (1954) .... Conde Vincenzo Torlato-Favrini
- La contessa di Castiglione (1954) .... Conde de Cavour
- La chair et le diable (1954) .... Giuseppe Guardini
- Creemos en el amor (1954) .... Georgio Bianchi
- La barriera della legge (1954) .... Teniente Mario Grandi
- Carne de horca (1953) .... Juan Pablo de Osuna
- La prigioniera della torre di fuoco (1953) .... Cesare Borgia
- C'era una volta Angelo Musco (1953) .... El relator
- L'ingiusta condanna (1952) .... Carlo Rocchi
- Il boia di Lilla (1952) .... Athos
- La donna che inventò l'amore (1952) .... Conte Grilli
- La leggenda di Genoveffa (1952) .... Sigfrido
- El hijo de Lagardere (1952) .... Philippe de Lagardere
- Eran trecento (1952)
- Hechizo trágico (1951) .... Pietro
- La corona negra (1951) .... Andrés
- La venganza de Águila Negra (1951) .... Vladimir Dubrovskij
- Romanzo d'amore (1950) .... Enrico Toselli
- Gli inesorabili (1950) .... Saro Costa
- Vulcano (1950) .... Donato
- Mujercitas (1949) .... Profesor Bhaer
- I contrabbandieri del mare (1948)
- El diablo blanco (1947) .... Príncipe Mdwani
- Il corriere del re (1947) .... Julien Sorel
- Il passatore (1947) .... Stefano Pelloni
- Furia (1947) .... Antonio
- La monaca di Monza (1947)
- Eleonora Duse (1947) .... Arrigo Boito.
Águila negra (1946) .... Vladimir Dubrowskij
- Malìa (1946) .... Cola
- Paese senza pace (1946) .... Tita Nane
- La grande aurora (1946) .... Renzo Gamba
- La casa senza tempo (1945) .... Capitán Paolo Sivera
- La resa di Titì (1945)
- I dieci comandamenti (1945) .... (segmento "Non commettere atti impuri")
- Silenzio, si gira! (1943) .... Andrea Corsi
- Il treno crociato (1943) .... El teniente Alberto Lauri
- El hogar perdido (1943) .... Pablo
- Maria Malibran (1943) .... Carlo de Beriot
- I due Foscari (1942) .... Jacopo Foscari
- La gorgona (1942) .... Lamberto Finquinaldo
- Los que vivimos (1942) .... Leo Kovalenski
- ¡Adiós, Kira! (1942) .... Leo Kovalenski
- Una signora dell'ovest (1942) .... William/Manuel
- Piazza San Sepolcro (1942)
- È caduta una donna (1941) .... Roberto Frassi
- El rey se divierte (1941) .... El rey Francesco I
- Il Bravo di Venezia (1941) .... Guido Fuser, su hijo
- Tosca (1941) .... Mario Cavaradossi
- La fuerza bruta (1941) .... Fred
- Ritorno (1940) .... Michele Donato, alias Mac Dynar
- Kean (1940) .... Edmund Kean
- El puente de cristal (1940) .... El comandante Mario Marchi
- Processo e morte di Socrate (1939) .... Simmia
- Piccolo hotel (1939)
- Il destino in tasca (1938)
Actor (televisión)
- Mort d'un zombie (1993) (TV)
- Ruth Rendell Mysteries (1 episodio, 1990)
- * Put on by Cunning (1990) Episodio de TV .... Sir Manuel Carmargue
- A Fine Romance (1 episodio, 1989)
Pilot (1989) Episodio de TV .... Castello
- Le tiroir secret (1986) Miniserie
- We the Living (1986) .... Leo Kovalenski
- La vallée des peupliers (1986) Series de TV .... Umberto de Lorenzi
- Cristóbal Colón (1985) TV mini-series .... - Diego Ortiz De Vilhegas
- L'elemento D (1984) (TV)
- Hart y Hart .... Inspector Pastori (1 episodio, 1983)
- Straight Through the Hart (1983) Episodio de TV
- Vacaciones en el mar (2 episodios, 1982)
- Primera parte: Venetian Love Song/The Arrangement/Arrividerci, Gopher/The Gigolo (1982) Episodio de TV
- Segunda parte: Venetian Love Song/The - Arrangement/Arrividerci, Gopher/The Gigolo (1982)
- La isla de la fantasía .... Anton Jagger (1 episodio.
HONDURASQUEDATEENCASA
#ELCINELATELEYMICKYANDONIE
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paoloxl · 6 years ago
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La “squadra speciale” UCIGOS diretta da Umberto Improta e Gaspare De Francisci (e composta da Salvatore Genova, Oscar Fioriolli e Luciano Di Gregorio) fa irruzione nella casa della militante di sinistra Elisabetta Arcangeli,il cui nome era stato fatto da Paolo Galati fermato e portato in Questura in quanto fratello di Michele Galati in carcere con la accusa di avere partecipato al sequestro Taliercio, e che l’aveva indicata come compagna di quel Nazareno Mantovani arrestato il 23 gennaio e “inutilmente” sottoposto a tortura dalla squadretta del Dottor De Tormentis alias Nicola Ciocia.
In casa della Arcangeli i militari trovano l’attuale compagno, Ruggero Volinia che viene brutalmente torturato per due giorni insieme alla compagna, finchè la notte del 27 crolla e ammette di fare parte delle BR con il nome di Federico e di avere guidato il furgone che il 17 dicembre 1981 aveva trasportato il sequestrato Dozier a Padova e conduce la squadra dei NOCS alla base di Via Pindemonte dove al mattino del 28 verrà liberato il generale americano. (ricostruzione tratta da “Colpo al cuore” di Nicola Rao ed. Sperling&Kupfer).
I militanti che hanno dichiarato all’epoca di essere stati torturati al momento dell’arresto dalle forze dell’ordine sono Alberto Buonoconto, Enrico Triaca, Luciano Farina, Nazareno Mantovani, Francesco Giordano, Maurizio Iannelli, Michele Galati, Elisabetta Arcangeli, Ruggero Volinia, Fernando Cesaroni, Gianfranco Fornoni, Armando Lanza, Ennio Di Rocco, Stefano Petrella, Anna Maria Sudati, Cesare Di Lenardo, Emanuela Frascella, Antonio Savasta, Emilia Libera, Giovanni Ciucci, Alberta Biliato, Roberto Vezzà, Paola Maturi, Giovanni Di Biase, Annarita Marino, Lino Vai, Sandro Padula, Giustino Cortiana, Daniele Pifano, Arrigo Cavallina, Luciano Nieri, Giorgio Benfenati, Aldo Gnommi, Federico Ceccantini, Adriano Roccazzella, Sisinnio Bitti, Umberto Lucarelli, Roberto Villa, Gioacchino Vitrani, Annamaria e Michele Fatone.
Il 16 ottobre 2013 la Corte di Appello di Perugia, accogliendo la richiesta di revisione della condanna per calunnia di Triaca, ha stabilito che in occasione del suo arresto a Roma del 1978 lo stesso fu sottoposto a reiterata tortura con il metodo del water-boarding dalla squadretta di Nicola Ciocia che in seguito, dimessosi dalla Polizia, farà fino al 2013 l’apprezzato  avvocato a Napoli.
Alle ripetute interpellanze dei radicali, ed in particolare dell’On. Sciascia, all’epoca il Ministro Rognoni aveva risposto “sdegnato” che “lo Stato usava solo metodi democratici” e che il solo metterlo in dubbio significava “fiancheggiare il terrorismo”. Per questi fatti nessun polizotto è mai stato condannato, la denuncia di Alberto Buonoconto (in seguito morto suicida) fu archiviata dall’allora PM Lucio Di Pietro che in seguito si renderà protagonista del caso Tortora, quella di Di Lenardo vide la immunità a Salvatore Genovadivenuto onorevole grazie al PSDI (della “fermezza” ai tempi d Moro) e la prescrizione degli altri, Cesare Di Lenardo si trova tuttora in carcere dal 1982 senza mai avere usufruito di un giorno di permesso. Oscar Fioriolli, che ebbe a torturare anche nelle parti intime Elisabetta Arcangeli per diretta testimonianza del presente Genova, verrà nominato dal Questore Manganelli direttore della nuova scuola di addestramento della polizia in risposta alle mattanze di Genova Diaz e Bolzaneto
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giancarlonicoli · 4 years ago
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31 mar 2021 16:40
“MA SE CONTANO SOLO I GIOCATORI, PERCHÉ CERTI ALLENATORI GUADAGNANO TANTO?” - ARRIGO SACCHI COMPIE 75 ANNI E SI SCAGLIA CONTRO I RISULTATISTI ALLEGRI E CAPELLO - "SIAMO RIMASTI AGLI ANNI 60-70. VALE QUELLO CHE MI DISSE PELÉ A EURO 2000: 'AVETE BRAVI GIOCATORI, MA VI RIFIUTATE DI GIOCARE'”. IL RAMMARICO PER USA ’94, L’ELIMINAZIONE A EURO ’96 (“COLPA MIA. NON ERO SUL PEZZO COME UNA VOLTA”) – "BERLUSCONI MI VOLEVA A MONZA, CON VILLA E MAGGIORDOMO" – MINA, VAN BASTEN, I TUNNEL DI CAPELLO, I CONSIGLI A GUARDIOLA - VIDEO
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Luigi Garlando per "la Gazzetta dello Sport"
Tra i bagolari, i lecci e le querce secolari del suo giardino, Arrigo Sacchi si sente un ragazzo. Domani l'allenatore italiano, che più ha inciso nella storia del calcio, compie 75 anni.
Com' era il primo Arrigo?
«Magrolino, figlio della paura. Durante la guerra mio padre pilotava gli aerei siluranti a pelo d'acqua. Gli sparavano le navi dal basso e i caccia dall'alto. Se n'è salvato uno su cento. Mia madre era la Reginetta di Maiano Monti, perché non si voleva spostare dalla frazione dov' era nata. Abitavamo davanti alla casa natale di Vincenzo Monti. Mi sgridava perché da bambino tifavo per l'Ungheria di Puskas: "Arrigo, sono tutti comunisti!" Ma giocano bene, mamma».
Bambino interista, giusto?
«A 14 anni ero all'Appiani per Padova-Inter, novembre '60. Uno spettatore da dietro mi tirò giù il berretto sugli occhi. Primo anno del Mago. Era partito fortissimo: 5 gol all'Atalanta e al Vicenza, 6 all'Udinese... Attaccava sempre, come in Spagna. Attaccò anche a Padova dopo essere passato in vantaggio. Il Padova di Rocco passò la metà campo 5 volte, segnò 2 gol e prese un palo. Il giorno dopo Brera e colleghi gli tolsero la pelle: sprovveduto, minus habens tattico... "Ah sì? Questo volete? E io ve lo do". In quello stesso mese si fece comprare Balleri dal Toro, lo mise dietro e sterzò verso il calcio all'italiana».
Che giovane calciatore era?
«Gli amici mi chiamavano Angelillo, mi piaceva. Gli ho visto fare un gol assurdo a Bologna, dalla linea di fondo. Ho cominciato in attacco, poi una poco gloriosa ritirata: ala destra, mediano, terzino... Quando Pivatelli, pochi mesi dopo aver vinto la Coppa Campioni col Milan a Wembley, mi mise in panchina, ho smesso. Al Baracca Lugo, da numero 4, marcai Capello, 10 della Spal».
Come andò?
«Nel primo tempo mi fece due tunnel a chiamata. Annunciava: "tunnel!" e me la faceva passare tra le gambe. Nell'intervallo giurai: se lo rifà, picchio...»
L'inizio di un amore... Ora le fa i tunnel in tv con Allegri.
«Guardi, con 27 anni di stress mi sono pagato la serenità assoluta oggi. Loro sono bravissimi, io non provo nessun fastidio. Ho solo un paio di dubbi. Dicono che mettono al centro il giocatore. Ma se lo mettono in campo così com' è, non gli vogliono poi tanto bene. Io cercavo di migliorare il giocatore attraverso il gioco. Forse gli volevo più bene io».
Il secondo dubbio?
«Ma se contano solo i giocatori, perché certi allenatori guadagnano così tanto?».
Beatles o Rolling Stones?
«Preferivo gli italiani: Modugno, Mina che venne a cantare nel cinema di Fusignano, dove è cresciuta Lara Saint Paul. Suo padre era del mio paese. Ricordo i ragazzi in piazza attorno alla Jaguar E-Type di Little Tony, quella di Diabolik».
Ha fatto la Contestazione?
«L'ho subita. A 19-20 anni ho sostituito mio padre che aveva grossi problemi al fegato e ha passato 9 mesi in ospedale a Bologna. Era il socio di maggioranza di una fabbrica di scarpe. Allora le condizioni di lavoro erano davvero dure. Le operaie addette alle vulcanizzate lavoravano mezze nude a 70-80 gradi di temperatura».
L'amore?
«A Cesenatico, nel locale di Giorgio Ghezzi, "Il peccato veniale". La Giovanna era bellissima, l'ho vista, ho fatto il cretino e pochi mesi dopo ci siamo sposati. Aveva 22 anni».
Nel '76, a 30 anni, prima panchina fuori Fusignano
«Ad Alfonsine avevano picchiato quasi tutti gli allenatori precedenti. Io partii male, poi bene, poi male, poi bene... Comunque non mi picchiarono. Avevo preso il patentino a Ravenna da un maestro mica male: Silvio Piola. Mi dissi: se non faccio il salto a fine stagione, smetto. Arrivò l'offerta del Bellaria, in quarta serie».
Nell'86, a 40 anni, da allenatore del Parma, ha fatto innamorare Berlusconi. Lo sente? «Ogni tanto. Una delle ultime volte mi ha detto: "Arrigo, venga a fare il direttore tecnico al Monza. Le do una villa e un maggiordomo..." No, grazie, presidente: è tardi. Sono contento che stia meglio».
Anche Galliani.
«Adriano mi ha fatto spaventare. Mi ha detto che era asintomatico. Qualche giorno dopo mi ha scritto che aveva sempre la febbre, poi ha smesso di rispondermi. Finalmente, una mattina, mi sono arrivate tre faccine gialle con il cuore, tre bacini. Un grande dirigente».
Scelga un momento solo di Milan che la lega a Galliani.
«Per me quattro anni sono stati un momento solo».
Si aspetta gli auguri di compleanno da Van Basten?
«A Natale me li ha fatti. Ricordo Rijkaard seduto sugli scalini del Bernabeu che portavano al campo. Era immerso nel fumo della sua sigaretta, preoccupatissimo, pochi minuti prima del Clasico . Lui allenatore del Barcellona, io direttore tecnico del Real Madrid. Lo calmai: "Tranquillo, Frank. Vincete facile, non siamo competitivi". Florentino Perez ascoltò e mi chiese: "Ma lei sta con noi o con loro?". Il Barça vinse 3-0».
Nel '96, a 50 anni, con l'eliminazione dall'Europeo, finiva la sua Italia
«Colpa mia, contro la Repubblica Ceca ci misi un quarto d'ora a fare la sostituzione dopo l'espulsione di Apolloni. E loro segnarono il 2-1. Non ero sul pezzo come una volta. Non ero già più quello di prima».
In quei giorni ci fu un sollevamento popolare a favore di Cesare Maldini. Tirava un'aria che in parte tira anche oggi: nostalgia di un calcio più semplice e più italiano.
«Siamo rimasti agli Anni 60-70. Vale quello che mi disse Pelé a Euro 2000: "Avete bravi giocatori, ma vi rifiutate di giocare". Un anno fa rigiocammo la finale del '94. Franco Baresi si sfogò: "Mister, nessuno ricorda più la nostra Nazionale. Eppure perdemmo in finale ai rigori, in un torneo massacrante.
Mai una squadra europea era arrivata così vicina a un Mondiale fuori dall'Europa". Ha ragione. La sofferenza di quei ragazzi fu un'impresa etica. Meritavano un riconoscimento di Stato come altri: una nomina a cavaliere, commendatore... A Pasadena c'erano un sacco di politici. Avessimo vinto, sarebbero tornati in aereo e noi a nuoto. Resta il mio più grande rammarico».
Quale?
«Non essere riuscito a far capire quanto vale il merito. Vincere non basta, devi meritarlo».
Un errore tornare al Milan nella stagione '96-97?
«Pensavano di curare un malato grave con l'aspirina. Mancava il gruppo, lo spirito di squadra e perciò mancava tutto. Sbagliai anch' io. Avrei dovuto fare come a Parma nel 2001».
Cioè?
«Ritrovare gli uomini prima dei giocatori. Al primo giorno dissi: "Oggi niente allenamento. Sedetevi sul prato e ognuno mi spieghi perché tanti bravi giocatori faticano a vincere". Parlarono tutti. Thuram, Cannavaro, Buffon... Pareggio a San Siro con l'Inter, pareggio con Lecce su errore di Buffon che venne a chiedermi scusa. Alla terza, vittoria a Verona. Ma lì mi spaventai: non provai la minima gioia. Come bere un bicchiere d'acqua. Ero vuoto. Ero arrivato. Telefonai a mia moglie: "Torno a casa. Smetto"».
Chi guarda per divertirsi?
«Il Bayern gioca bene, anche il Manchester City da quando ha ripreso a pressare. Guardiola mi chiamò a novembre, nel momento più critico. Glielo dissi: "Non pressi più". Pep migliora i campionati in cui gioca, perché trasmette conoscenze e coraggio. Come faceva il mio Milan. Infatti in quegli anni vincevano in Europa anche le altre italiane. Negli ultimi 10 anni non ha vinto nessuno.
Atalanta e Milan sono le squadre che giocano meglio. Ammiravo già Pioli, ma non aveva mai trasmesso un'identità così forte a una sua squadra. Lo Spezia, con l'Atalanta, fa il pressing più sistematico. Nessuno ha 11 uomini sempre attivi come Gasperini. Conte è sulla strada giusta, si vede che si sforza e lotta contro qualche vecchia abitudine».
Sacchi, teme la morte?
«Non è un pensiero che mi pressa. Neppure la malattia, neppure il Covid. Faccio quel che devo per evitarlo, a giorni mi vaccino. Curo l'alimentazione e la buona forma. Ogni giorno mountain-bike o passeggiata o cyclette se fa freddo. Tre volte a settimana palestra per addominali e qualche peso. Non sono più in grado di sfidare Davids a chi si tira su più volte alla sbarra con un braccio solo, ma a volte esagero ancora... Un giorno gliel'ho spiegato a Berlusconi: "Presidente, io sono del partito del melius abundare quam deficere".
Lui rispose: "Anch' io, Arrigo. Io e lei siamo uguali". È vero, mi ordinò di conquistare il mondo con un Milan quinto in Italia. Gli altri ridevano, a me stava bene. Avevo la sua visione. Ho la salute, il tempo per fare tante cose, due nipotine dolcissime e un nipote che a 3 anni corre più di Forrest Gump. Ha i capelli rossi. Un mediano. Gliel'ho detto: con 27 anni di stress mi sono guadagnato una bella serenità».
E Dio?
«Lo prego ogni sera, vado in chiesa. So di avere qualcosa da farmi perdonare. E non è il gioco. Vorrei solo avere più fede. Non riesco a credere che possa esserci qualcosa dopo la vita. Ma mi auguro di sbagliarmi». Dicono che badi al merito. «Speriamo. Almeno lui». Buon compleanno, Arrigo.
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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Pediatria di Alessandria: I Clown Marameo donano uno spirometro per i piccoli pazienti
Un nuovo gesto di solidarietà dall'Associazione Clown Marameo ODV, attiva da oltre 20 anni nelle corsie dell’Ospedale Infantile.
Un nuovo gesto di solidarietà dall’Associazione Clown Marameo ODV, attiva da oltre 20 anni nelle corsie dell’Ospedale Infantile. Un dono per migliorare la qualità delle cure pediatriche Il reparto di Pediatria dell’Ospedale Infantile di Alessandria, diretto dal Dr. Enrico Felici, ha ricevuto un prezioso dono dall’Associazione Clown Marameo ODV: uno spirometro, destinato all’Ambulatorio di…
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sportspressnews · 4 years ago
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Sacchi 'didn't want to be the richest man in the cemetery'
Sacchi ‘didn’t want to be the richest man in the cemetery’
Arrigo Sacchi backs Cesare Prandelli and describes his mental breakdown when he coached Parma: ‘I didn’t want to be the richest man in the cemetery.’
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”.
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Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”. Nell’attuale edizione dell’“Atlante dei cimiteri Italiani” presentato alla fiera di settore “TANEXPO” che si è svolta a Bologna dal 4 al 6 aprile, è stato inserito il cimitero monumentale di Alessandria; la pubblicazione è uno degli obiettivi stabiliti nel Protocollo d'Intesa siglato nel 2016 tra Utilitalia-SEFIT (Servizi Funerari pubblici Italiani) e Ministero della Cultura (al tempo era denominato Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), finalizzato all'individuazione di azioni condivise di promozione turistica e valorizzazione culturale dei cimiteri monumentali e dei luoghi della memoria. Per ogni cimitero è presente una scheda in cui sono comprese informazioni su orari, posizione geografica, curiosità, indirizzi utili, una breve descrizione del sito, una selezione di monumenti e tombe di particolare rilevanza storico-artistica, indicate anche in mappa, e una selezione di monumenti e luoghi della città che presentano legami con quelli individuati all'interno del cimitero. Questo inserimento è un buon risultato corsi conseguito grazie alle iniziative di valorizzazione culturale condotte sul sito cimiteriale cittadino secondo il Patto di Collaborazione sottoscritto tra il Comune di Alessandria e la Sezione di Alessandria di Italia Nostra APS, a cui aderisce la società “Gestioni Cimiteriali s.r.l.” che gestisce i servizi cimiteriali comunali. Sono otto i luoghi del Cimitero Monumentale di Alessandria pubblicati e si riferiscono alle tombe di note famiglie e personaggi cittadini: il compositore e musicista Pietro Abbà Cornaglia in connessione a Palazzo Cuttica di Cassine, sede del Conservatorio “Antonio Vivaldi”; la famiglia Borsalino in relazione al “Borsalino Museum”; l’artista Rodolfo Gambini, la cui tomba era ornata da una statua dello scultore Attilio Strada autore del monumento eretto in memoria del pilota automobilista svizzero Carlo Pedrazzini ubicato in via Pistoia; l’industriale Angelo Verzetti il cui ritratto si trova presso la Pinacoteca dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo”, struttura di cui è stato benefattore; il patriota risorgimentale Andrea Vochieri in connessione alla Cittadella dove si trova la cella della sua detenzione; la famiglia Guerci in relazione all’omonima galleria situata tra via San Giacomo della Vittoria e via San Lorenzo; la famiglia Civaglieri Inviziati Sappa, in ricordo di Carlo Inviziati primo mecenate del noto scultore alessandrino Carlo Caniggia, autore del bassorilievo raffigurante “Alessandria che premia le Belle Arti” ubicato nella Sala Giunta del Palazzo Comunale; infine la famiglia Valizone in relazione al Duomo cittadino. Sull’argomento è degna di segnalazione l’intervento svolto in occasione della conferenza d’apertura dott.ssa Renata Santoro, coordinatrice TTL Nazionale di Valorizzazione cimiteri italiani Utilitalia-Sefit e Responsabile Promozione e Valorizzazione cimiteri Torino che proprio per la presentazione della pubblicazione ha trattato il tema: “L'arte e la storia dei cimiteri quale potenziale utile per tutte le realtà”; in quest’ambito sviluppato l’argomento “patrimonio cimiteriale italiano portato alla luce” toccando aspetti sociologici, antropologici, artistici, economici e normativi con l’intento di porre nuove prospettive in merito alle relazioni fra comunità e cimiteri, essendo questi ultimi un vero e proprio “patrimonio” di riferimento; una tematica che coincide con gli obiettivi promossi per la citata opera di valorizzazione del cimitero monumentale di Alessandria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ALESSANDRIA. DISASTRO SANITAIRO IN PIEMONTE, ORA LA LEGA CHIEDE AIUTO ALLE ONG.
ALESSANDRIA. DISASTRO SANITAIRO IN PIEMONTE, ORA LA LEGA CHIEDE AIUTO ALLE ONG.
I posti letto all’Ospedale di Alessandria si stanno rapidamente saturando, sta ospitando 178 pazienti positivi al covid, ma se i ricoveri si manterranno su questi livelli entro fine settimana non ci saranno più posti disponibili.  
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Foto emblematica di Clotilde(facebook)che racconta il Covid in tutta la sua drammaticità.
L’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo in una…
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cinquecolonnemagazine · 4 years ago
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Prandelli e la lettera d'addio alla Fiorentina, quando il calcio fa rima con stress
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Dovrebbe essere il gioco più bello del mondo eppure per alcuni diventa un vero incubo che unisce stress e pressioni. Questo è stato il caso di Cesare Prandelli che con una lettera d'addio alla Fiorentina ha voluto far conoscere le motivazione dietro le sue dimissioni da tecnico viola. Cesare Prandelli, un ritorno amaro Quello del tecnico di Orzinuovi a Firenze poteva sembrare come il classico scenario da "ritorno del figliol prodigo" ed invece si è trasformato in qualcosa di molto più amaro. Prandelli era arrivato per sostituire Iachini che stava stendando con la viola facendola volare in zone non sicure come quella della retrocessione. Purtroppo il "Prandelli II" non sortisce l'effetto sperato e sono poche le soddisfazioni che il tecnico si prende tra cui la vittoria contro la Juventus per 3 a 0 in quel Torino nel dicembre scorso. Cosa è mancato, quindi, a Prandelli che dopo la sconfitta contro il Milan ha dato a sorpresa le dimissioni? Prandelli e la lettera d'addio alla Fiorentina "È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione". Così inizia la lettera di Prandelli dove dice addio per la seconda volta a Firenze ed alla viola. Parole molto toccanti quelle del tecnico che fanno trasparire come la decisione sia stata sofferta per lui in primis. Quali sono state le motivazioni dietro l'addio? "In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono". Disagio, questo è il termine usato da Prandelli per "giustificare" le sue dimissioni. Nella lettera specifica come il suo disagio non può e non deve andare ad intaccare il valore dei giocatori ma soprattutto le prestazioni. Insomma, Prandelli sta vivendo un periodo non facile. Il calcio "moderno" gli ha dato molti, troppi, stress. Pressioni che il tecnico non è riuscito a gestire e per il bene della squadra che ama ha deciso di fare un passo indietro. Gli altri allenatori Quello di Cesare Prandelli non è il primo caso di "troppo calcio" o comunque di troppo pressioni. Anche mister più blasonati hanno dovuto e voluto prendersi dei momenti di pausa per riprendere le forze. E' stato il caso di Pep Guardiola che dopo i grandi successi di Barcellona ha voluto prendersi un anno sabatico lontano dal mondo del calcio. Se, invece, vogliamo vedere in "casa nostra" l'esempio più grande l'abbiamo con Arrigo Sacchi. L'artefice e "creatore" del Milan degli olandesi nonché ex commissario tecnico della nazionale diede le dimissioni dopo una vittoria per 2 a 0 contro il Verone perché "lo stress" era troppo. «La colpa è della cultura della vittoria ad ogni costo, sbagliatissima. Il concetto del “se non vinci sei un fallito” è il peggior insegnamento che si possa dare a un ragazzo. L’errore, la sconfitta, fanno parte della vita. Perdi solo se non dai il massimo. E se non impari».Arrigo Sacchi in una intervista realizzata da Carlos Passerini, Corriere della Sera Read the full article
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vegiamilan · 6 years ago
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Palazzo Sormani è uno storico palazzo della città di Milano, sito in corso di Porta Vittoria 6, oggi sede della Biblioteca centrale della città.
Edificio alla base della costruzione è un fabbricato già esistente nel XVI secolo, seppur avente dimensioni di molto più ridotte, a cui testimonianza è stata lasciata una lapide voluta da uno dei successivi proprietari, ancora oggi presente nell'atrio d'ingresso. La lapide riporta le armi del Marchese Giambattista Castaldo, generale imperiale che partecipò alla battaglia di Pavia e al sacco di Roma del 1527, primo illustre proprietario del palazzo. La vera fortuna del palazzo iniziò nel XVII secolo quando esso venne acquistato dal cardinale milanese Cesare Monti, il quale era proprietario di una ricca e importante collezione d'arte che venne ospitata in questa sua nuova residenza. Il cardinale diede incarico all'architetto egemone nella Milano del tempo, Francesco Maria Richini. All'intervento richiniano sono dovuti il cortile centrale del Palazzo, con il porticato a cinque arcate, e lo scalone d'onore che conduceva al nuovo piano nobile. Il progetto, volto a creare un'imponente scenografia che accoglieva i visitatori del palazzo, è svolto secondo i canoni del classicismo cinquecentesco romano diffuso all'epoca. Alla sua morte, il cardinale lasciò il palazzo a un suo nipote, Cesare Monti-Stampa, il quale volle ampliarlo ulteriormente dotando la costruzione di una nuova grande facciata prospiciente la piazza di Porta Tosa, chiamando a compiere tale progetto un architetto di fama per l'epoca: Francesco Croce, esponente di punta del nuovo gusto barocchetto. All'architetto milanese si deve l'aggiunta del nuovo corpo di fabbrica della facciata su Largo Augusto, costituita da un corpo centrale sporgente raccordato alle facciate laterali da due angoli curvi, sui quali insistono due terrazze che si raccordano alla balconata centrale. La parte centrale della facciata è scandita da paraste corinzie in pietra che si elevano fino al timpano ricurvo, un tempo contenente le insegne della famiglia. Le finestre sono ornate da timpani curvilinei, di forma alternata triangolare e curva al piano nobile, mentre al pian terreno sono aperti da oculi. La fantasiosa decorazione ne faceva uno dei prospetti più movimentati nel panorama milanese del tempo, insieme con Palazzo Litta in Corso Magenta, all'epoca Contrada di Porta Vercellina. La seconda facciata del palazzo è invece quella che dà verso il parco della villa e venne realizzata a metà Settecento dall'architetto piemontese Benedetto Alfieri (zio del poeta Vittorio Alfieri). Nel 1783 la proprietà venne venduta agli Andreani, nella persona del conte Giovanni Pietro Paolo Andreani, il quale era imparentato con la famiglia Sormani attraverso la moglie Cecilia, da cui il nome del palazzo di Sormani-Andreani. Dai Sormani il palazzo passò ai Verri nel 1831. Dal palazzo della famiglia Verri in via Montenapoleone, proviene il celebre ciclo di ventitré tele raffiguranti il Mito di Orfeo per lungo tempo attribuite al pittore genovese Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, e in seguito assegnate a un anonimo artista di estrazione nordica, chiamato "Pittore di Palazzo Lonati-Verri", da cui sembra che i quadri provengano in acquisto nel 1880. All'interno dell'eccezionale ciclo pittorico sono raffigurate una grandissima quantità di specie animali provenienti da tutti i continenti allora conosciuti. Sono rappresentati con eccezionale realismo comuni animali da cortile accanto a specie esotiche e figurazioni mitologiche quali fauni e unicorni, secondo il caratteristico gusto barocco. La tela con Orfeo, che dà il nome a tutto il ciclo, si trova oggi nell'angolo della sala. Il suo posizionamento decentrato risale probabilmente all'adattamento della decorazione alla sala, mentre nella collocazione originaria a palazzo Lonati doveva avere maggiore importanza. In un'altra sala, detta "Sala dei Putti" (dal nome delle decorazioni della volta che riprendono questi motivi), si trova un grande dipinto del Nuvolone, realizzato in occasione del passaggio a Milano di Maria Anna d'Austria nel 1649, durante il viaggio compiuto per sposarsi in Spagna col re Filippo IV suo zio. Il parco venne invece progettato più tardi rispetto al palazzo ed è opera tardosettecentesca di Leopold Pollack, e ha poi subìto alcune modifiche come l'aggiunta di un gruppo scultoreo di Agenore Fabbri raffigurante la Caccia al cinghiale, realizzato in terracotta, posto qui dall'amministrazione comunale nel 1955. Nel 1930, infine, il palazzo venne acquistato dal comune di Milano, che decise di collocarvi alcune opere del museo cittadino, dovendo però trasferirle a Palazzo Morando in seguito alle distruzioni avvenute durante la seconda guerra mondiale, che causarono la perdita della sala da ballo e di molte delle decorazioni pittoriche interne. Dal 1956 la ricostruzione parziale del palazzo verrà affidata all'architetto Arrigo Arrighetti, che erige su via della Guastalla un facciata dal rigido impianto razionalista, che esalta nel contrasto la storica parte barocca. La facciata sul giardino, coperta da schermi parasole, si presenta come un volume dalle pagine sfogliate. Nell'edificio fu quindi ospitata la nuova biblioteca civica comunale che vi si trova tuttora. Fonte Vikipedia.https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Sormani Fonte Vikipedia.https://en.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Sormani
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