#Carabinieri e sicurezza
Explore tagged Tumblr posts
Text
Campagna informativa contro le truffe: i Carabinieri incontrano la cittadinanza per offrire consigli utili su come prevenirle.
Momperone – La parrocchia dei Santi Pietro e Vittore ha ospitato un incontro informativo sul tema delle truffe tenuto dai Carabinieri alla cittadinanza. Il Comandante della Stazione di San Sebastiano Curone, Maresciallo Ordinario Lorenzo La Manna, al termine della funzione religiosa, ha offerto consigli pratici su come difendersi da eventuali tentativi di truffa, in cui sempre più spesso sono le persone anziane a essere prese di mira dai malviventi.
Momperone – La parrocchia dei Santi Pietro e Vittore ha ospitato un incontro informativo sul tema delle truffe tenuto dai Carabinieri alla cittadinanza. Il Comandante della Stazione di San Sebastiano Curone, Maresciallo Ordinario Lorenzo La Manna, al termine della funzione religiosa, ha offerto consigli pratici su come difendersi da eventuali tentativi di truffa, in cui sempre più spesso sono le…
#Alessandria today#allarme truffe#autodifesa informativa#Campagne di Sensibilizzazione#Carabinieri e sicurezza#Carabinieri Momperone#come evitare una truffa#Comunità Sicura#consigli anti-truffa#criminalità informatica#Difesa dai truffatori#Difesa personale#Educazione alla Legalità#Educazione civica#fiducia nelle istituzioni#Forze dell’ordine#Google News#INCONTRI INFORMATIVI#iniziative locali#italianewsmedia.com#lotta ai criminali#Maresciallo Lorenzo La Manna#Momperone eventi#numeri di emergenza#parrocchia Santi Pietro e Vittore#Pier Carlo Lava#prevenzione frodi#Prevenzione truffe#Protezione anziani#protezione dei cittadini
0 notes
Text
L'insegnamento - nella scuola dell'infanzia e primaria, quanto meno - è una delle professioni più sottovalutate che conosca.
Il percorso formativo impone diploma di maturità, laurea magistrale quinquennale a ciclo unico con abilitazione professionale, concorso di idoneità e nuova abilitazione (e magari bastasse superarne uno solo). Durante gli anni di formazione si devono sostenere e superare 30-40 esami che spaziano da fondamenti e didattica delle discipline a psicologia, pedagogia, neuropsichiatria. Si frequentano e si superano con valutazione 4 anni di tirocinio non retribuito. Si certifica la conoscenza della lingua inglese ad un livello non inferiore a C1. A questo, ogni anno si aggiunge la formazione obbligatoria con corsi e laboratori serali, per non parlare delle iniziative private con cui la persona dell'insegnante si documenta costantemente per accogliere i bisigni della classe.
Eppure sembra che nessuno si renda davvero conto delle competenze che si sviluppano per fare degnamente questo mestiere.
Mi è capitato di parlare con adulti dell'età dei miei genitori a cui abbiamo accennato il desiderio di andare all'estero e i loro comenti sono stati "e lei cosa può fare? andiamo là a insegnare italiano?". A poco è servito spiegare che l'abilitazione professionale e le competenze necessarie non cambiano se si cambia la lingua in cui si divulgano i contenuti. Ancor meno spiegare che l'insegnamento in lingua straniera (all'interno UE) fa parte della nostra formazione, che in Erasmus all'estero ho svolto la mia professione nella lingua del paese ospitante, che il livello di inglese che ci è richiesto è altissimo.
L'aspetto che mi delude di più è quando questi commenti arrivano da altri professionisti che gravitano intorno alla scuola e che con la scuola hanno a che fare di continuo. Quando una NPI mette in dubbio il mio lavoro con la classe e con il team perché il bambino non ha fatto i progressi che avrebbe voluto lei in SOLI tre mesi di scuola primaria, classe prima; quando mi chiede se uso strategie per prevenire le crisi e non quali, per coordinare i nostri sforzi - come se io provassi piacere a tornare a casa ogni giorno con morsi lividi graffi e il viso gonfio di schiaffi a cui su sua indicazione non reagisco per evitare un rinforzo del comportamento.
Abbiamo a che fare con famiglie che sono interdette alla scuola. Con genitori che ci minacciano, carabinieri che blindano le uscite "per sicurezza" e il consiglio di non allontanarci da sole o dare a parlare a familiari nei dintorni.
La scuola in cui lavoro promuove corsi di educazione all'affettività, corsi di genitorialità e spazi di ascolto. Eppure ci sono giorni in cui mi sento veramente demotivata e stanca di lottare contro i mulini a vento per una scuola che non può cambiare se la società non vuole che cambi.





32 notes
·
View notes
Text
Un governo di ordine, sicurezza e barzellette
Ma vi sono entrati in casa? Vi hanno preso qualcosa?
Sonno e serenità. Sono scappati. Ma vedere quella foto col tizio incappucciato e un tubo/mazza in mano sapendo che eravamo dentro col futuro erede ci ha scossi. La prima notte abbiamo dormito in città.
Cazzo..
Mettiamoci pure i carabinieri che dicono che: 1. non gli vanno appresso per i campi di notte. 2. È quasi impossibile che li prendano. 3. Alla domanda di mia moglie "Ma torneranno? Io non mi sento più sicura!" rispondono "No signò di solito non tornano. Potrebbe venire un altro, uno nuovo però. Quelli tanti ne sono tutti diversi."
Sipario.
(Fino all'altra notte vivevamo nella convinzione che "Ah ma se siete in casa non ci provano neppure."
Sì, sì, il cazzo proprio.)
7 notes
·
View notes
Text
[...]
Luana è morta il 3 maggio del 2021 finendo nell’ingranaggio di un orditoio della fabbrica in cui lavorava, a Montemurlo, in provincia di Prato. Lavorava lì da circa due anni, aveva fatto quella scelta per avere una paga sicura anche per dare stabilità al suo bambino. Si era alzata come ogni mattina alle cinque per andare a svolgere il suo lavoro di apprendista. «Quel giorno lei sarebbe dovuta rientrare a pranzo: era il mio compleanno – ricorda la madre Emma – alle 13.40, mentre l’acqua della pasta stava per bollire, sono arrivati due carabinieri a darmi la notizia: mia figlia si trovava all’obitorio».
La signora Marrazzo si batte per il tema della sicurezza sul lavoro, porta avanti le sue istanze, partecipa ai processi, interviene nelle scuole. «Senza la sicurezza, non si torna a casa. Voglio dirlo ai giovani perché le Istituzioni sono assenti e, mentre i responsabili patteggiano o si salvano, in un modo o nell’altro, con attenuanti e con sospensioni della pena, il nostro, di noi famigliari, è un ergastolo a vita. Ci vogliono pene gravi o gravissime».
«Non si può immaginare il dolore di una mamma che perde un figlio. Non passa, aumenta. Mi aggrappo a mio nipote, non ricordo più com’ero prima di quel giorno. Luana riempiva la casa di gioia, mi manca in tutto. Quella porta non si apre più e così la ritrovo nei ricordi e nel suo cellulare, dove riascolto i suoi audio. Mi manca andare in giro con lei, condividere. Quando riscuoteva lo stipendio era felice e mi portava subito fuori. Aveva tempo per tutti, anche dopo il lavoro. Con suo figlio, con me, con le amiche, con il suo compagno: trovava il tempo per amarci tutti. Non è giusto andare a lavorare per produrre quel poco di più per l’azienda e perdere la vita, lasciare un figlio orfano. I sindacati devono unirsi tutti. Non ho mai ricevuto una lettera da parte dell’azienda e il giorno del funerale hanno lasciato aperta la fabbrica. Non voglio vendetta, ma dare un segnale chiaro».
Sono passati diversi anni, ma di lavoro si continua a morire, come ha scritto Raffaele Bortoliero nel libro “Non si può morire di lavoro – Storia di giovani vite spezzate”. L’autore è impegnato a promuovere la sicurezza sui luoghi di lavoro raccontando le storie di giovani, alcuni studenti lavoratori, che hanno perso la vita lavorando e che nessun Paese civile dovrebbe dimenticare. Così come non si dovrebbero dimenticare le loro famiglie, abbandonate al loro dolore e alla rassegnazione.
23 notes
·
View notes
Text
L’idea che le foibe siano state una “reazione” al fascismo ovvero che non siano state una pulizia etnica è un’ipotesi tanto radicata in certi ambienti politici quanto erronea. La verità è che gli invasori jugoslavi si accanirono contro chiunque potesse ostacolare la loro volontà d’annessione della Venezia Giulia, colpendo indistintamente gli italiani, fossero fascisti, anti-fascisti, (persino comunisti), politici impegnati e funzionari o militari ecc. Non è stata una persecuzione su base ideologica od una vendetta per atti di guerra, ma l’esecuzione di un piano di pulizia etnica contro gli italiani.
Molte sono le prove di questo, come la lunga durata della guerra slava agli italiani iniziata già nella metà del secolo XIX e proseguita ininterrottamente sino alla prima guerra mondiale, alla cacciata di moltissimi italiani dalla Dalmazia nel periodo fra le due guerre ed al terrorismo slavo in Venezia Giulia, conclusasi infine con le foibe. Altra prova è il fatto che i fascisti furono soltanto una piccola minoranza fra coloro che vennero assassinati dagli invasori e che molte fra le vittime erano anzi apertamente antifasciste.
Un intellettuale antifascista di Grado, Biagio Marin, rappresentante del Partito Liberale nel C.L.N., affermò quanto segue sul comportamento degli invasori slavi:
«I fascisti più noti non vennero molestati e se arrestati furono rilasciati mentre invece tutti i possibili poli di aggregazione antifascista ma di sentimenti italiani o autonomisti (come a Fiume) furono decapitati in modo così rapido e capillare da escludere ogni possibile casualità»
Il professor Elio Apih, nella sua opera “Trieste. La storia politica e sociale’’, riporta un brano proveniente dal documento FO 371/48953, r. 1085. Si tratta di un documento ufficiale inglese, che fu raccolto dal Servizio Segreto inglese nell’immediato dopoguerra, e poi trasmesso al Ministero degli Esteri. Questo documento fu coperto da segreto di Stato per oltre 40 anni, prima di essere reso pubblico. Fra le altre informazioni, esso recita quanto segue:
«È stato stabilito, al di là ogni dubbio, che durante l’occupazione jugoslava di Trieste e del territorio, molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali. A Trieste tutti i membri della Questura, della Pubblica Sicurezza, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, della Guardia Civica e combattenti patrioti del CLN che sono stati presi dagli jugoslavi, sono stati arrestati e gettati nelle foibe.»
Questi massacri di cui furono vittime i membri del CLN triestino, oltre al personale di militari italiani, sono oltretutto confermati da altri documenti ufficiali, questa volta provenienti dall’Archivio di Stato della Slovenia.
Oltre che a Trieste, uccisioni di numerosi militari italiani, Carabinieri e Guardie di Finanza, avvennero anche in altre località invase dagli slavi.
I titini talora colpirono con maggior determinazione gli antifascisti italiani, piuttosto che noti esponenti fascisti, poiché questi slavi intendevano spacciare l’idea del carattere “fascista” di tutti gli italiani, per precise finalità politiche legate alle conferenze di pace: gli antifascisti della Venezia Giulia andavano quindi fisicamente distrutti.
Le avanguardie jugoslave, giunte a Trieste dopo che i tedeschi erano già stato costretti a chiudersi in pochi capisaldi, ed in cui rimasero sino all’arrivo dei neozelandesi, si preoccuparono non di “combattere i nazi-fascisti”, bensì di disarmare i membri del CLN italiano, ed anzi di arrestarne un buon numero. Furono arrestate migliaia di persone dai membri della “Difesa popolare” o “Guardia del popolo”, attraverso liste di proscrizione preparate in precedenza. Altre ancora furono arrestate perché avevano affermato l’italianità di Trieste e della Venezia Giulia, laddove i titini ne sostenevano quella slava (“Trst je nas”, come dicono ancora oggi i nazionalisti sloveni).
Gli arresti compiuti dagli jugoslavi, ed i massacri, colpirono infatti tutti coloro che erano ritenuti potersi opporre in qualche modo alla pretese annessionistiche dei titini, sovente anti-fascisti, essendo i fascisti, se non morti, comunque ormai del tutto privi di potere. Già nel settembre del 1944 la Federazione triestina del Partito Comunista Italiano era stata falcidiata da una purga interna, con l’eliminazione (la “scomparsa”), fra gli altri, di Luigi Frausin e Vincenzo Gigante, che avevano sempre sostenuto la loro totale opposizione alle pretese jugoslave di annessione della regione. Tale purga interna al PCI stesso si inquadra nell’ostilità delle sezioni del PCI della Venezia Giulia all’idea di incorporazione della regione alla Jugoslavia, di cui si è scritto in precedenza, e fu decisa, in modo diretto od indiretto, dal PCJ, al fine di eliminare chi si opponeva ai suoi progetti.
Gli arresti e le uccisioni di membri del CLN di Trieste e del PCI triestino stesso, che si affiancano alla strage di Porzus dei partigiani bianchi della “Osoppo”, dimostrano a sufficienza come i presunti “liberatori” jugoslavi agissero nei confronti degli anti-fascisti stessi, persino quando comunisti, se ritenuti possibili ostacoli alla slavizzazione della Venezia Giulia.
Fra gli infoibati vi fu anche Angelo Adam, che era un ebreo antifascista. Italiano di Fiume, essendo di religione ebraica era stato deportato a Dachau il 2 dicembre 1943. Il suo numero di matricola era il 59001. Alla fine della guerra era ritornato alla città natale, trovandola però occupata dai partigiani di Tito e con la comunità ebraica praticamente scomparsa. Adam aveva tentato di mettersi in contatto con il CLN dell’Alta Italia e con i partigiani locali, senza ottenere nulla. I titini lo sequestrarono assieme alla moglie, Ernesta Stefancich: sparirono per sempre. Quando la figlia Zulema, minorenne, cercò di avere notizie sulla sorte dei genitori, fu fatta sparire anche lei.
Il carattere ideologico e falsificante della teoria di una “liberazione” della Venezia Giulia dai “nazi-fascisti”, mostrando come in realtà gli jugoslavo:
1) fossero invisi alla grande maggioranza della popolazione, inclusa una parte quella slava, e persino ad alcuni comunisti della Venezia Giulia
2) oltre ai notori massacri delle foibe ed alla cacciata di centinaia di migliaia di italiani, i titini si erano dedicati con particolare accanimento ad uccidere gli stessi anti-fascisti italiani del CLN, e persino a praticare purghe contro i comunisti del PCI
L’ostilità dei titini nei confronti degli stessi anti-fascisti locali era parte del loro programma di conquista della regione, volto a presentare all’estero un’immagine artefatta della popolazione italiana, costituita interamente da “fascisti” e quindi immeritevole di considerazione nelle sue richieste.
Successivamente la falsa ipotesi della “ritorsione antifascista” è stata sostenuta e propagandata proprio per negare il carattere evidente di pulizia etnica genocida delle foibe e dell’esodo ed al tempo stesso per tentare di darvi una qualche giustificazione, sebbene di natura ideologica.
In realtà l'obiettivo di cancellare le comunità italiane nell'Adriatico orientale era stato pubblicamente enunciato sin dalla metà del secolo XIX da parte dei nazionalisti slavi.
4 notes
·
View notes
Text
LO SPIRIT DE MILAN
PA', tu lo sai quanto ho sempre parlato bene del sindaco Sala ma non lo voto piu'. Milano e' diventata una citta' pericolosa e insicura".
- "Giu' , ma la sicurezza non e' tutta priorita' del Sindaco. Deve muoversi il Prefetto e il Ministero degli Interni. Sono loro che gestiscono polizia e carabinieri. Sono questi che devono assicurare la sicurezza"
- Ma si, Pa', io non sto criticando il sindaco sulla sicurezza ma sono incazzata perche' il sindaco la nega questa emergenza. Lui dice che non c'e' alcuna emergenza, che non si deve fare allarmismo. Beh, quando sono venuta a Milano, la notte alle 2, alle3, prendevo tranquillamente la bici, tornavo a casa e mi sentivo sicura. Adesso no. Ai parcheggi trovi sempre qualcuno che vuole qualche euro per aiutarti a prendere la bici. Non e' un gran problema ma potresti incappare con gente che ti chiede altro, come e' successo a tanta altre gente: le scarpe, il telefonino, la borsa, l'orologio. No, no, l'insicurezza la tocchi con mano e Lui non fa nulla, anzi, nega. Invece dovrebbe mettersi con la tenda sotto la prefettura o sotto il ministero e non andar via fin quando non risolve il problema.
Questa cosa mi ha chiarito ancor piu' quello che penso da tanto. La sx e' ormai cosi salottiera e incapace di sostenere la gente laboriosa e onesta da non aver piu' futuro. Una forza politica che giustifica tutto dando la colpa alla poverta' non e' tollerabile. La poverta' non puo' giustificare le occupazioni abusive di case, i furti, gli scippi, l'anarchia sociale altrimenti ci ritroveremo sindaci come il candidato alle presidenziali Argentine (che rischia anche di vincere) : il fascista con la motosega. Tornare dietro di 100anni e vivere un nuovo ventennio non mi pare una gran cosa. @ilpianistasultetto
youtube
24 notes
·
View notes
Text

#umiltà #verità #realtà #nosceteipsum
#dicoquelchepenso
Con tutto il rispetto per il Ministro Corsetto ma con più Rispetto per i nostri Militari..non credo che ahimè siamo stati scelti dai Palestinesi perché sono i migliori...certo alcuni reparti sono incredibilmente professionali e ne sono fiero come Italiano, ma addirittura i migliori del mondo per i Palestinesi purtroppo mi "suona male" ...suggerirei un po' di umiltà agli Italiani, Nessun credito ai questi palestinesi....ricordando il #lodomoro
Crosetto:
L' eventuale invio dei carabinieri in Palestina, come addestratori della polizia palestinese, deve essere accordato da tutte le parti in causa, anche Israele.
Precisa il ministro della Difesa Crosetto "Non si muove un carabiniere o un soldato italiano se noi non abbiamo esperito tutte le condizioni possibili per garantirne la sicurezza. Per costruire uno Stato palestinese e portare la pace servono le forze di polizia.
"Hanno Scelto quelle Italiane perchè sono le Migliori per addestrare" noi siamo disposti a fare questo grande sacrificio ma i nostri devono essere totalmente sicuri".
5 notes
·
View notes
Link
Rimini, 5 marzo 2024 – Sono state ore di tensione. Di apprensione. Di protesta. Ad alta quota, dall'alto dei 25 metri di altezza del braccio meccanico di una gru nel cantiere di via Dario Campana 42 a Rimini, dove intorno all'ora di pranzo, alle 13.30 circa, tre operai più il titolare di una ditta del Milanese che si occupa di costruzioni in cartongesso si sono arrampicati con la volontà ferrea di non scendere finché "non ci sarà pagato quanto ci spetta".
7 notes
·
View notes
Text
2 notes
·
View notes
Text

Sono 15 in totale i morti, 23 fiumi esondati, 280 frane, circa 13mila persone allontanate dalle loro case per sicurezza. In Emilia Romagna si contano le tragiche conseguenze delle inondazioni dopo l’intensa pioggia che si è abbattuta sulla regione. Nelle ultime ore altre sei persone vittime del maltempo nel ravennate portano a 15 il tragico bilancio totale dei morti in Emilia Romagna. Si tratta di una coppia di coniugi trovata senza vita stamane nel loro appartamento a Russi (Ravenna) e altre quattro persone, sempre nel Ravennate. I carabinieri stanno facendo accertamenti sulla dinamica dei decessi.
21 notes
·
View notes
Text
Tutti a prendere in giro i Carabinieri, e invece...
2 notes
·
View notes
Text
Tentato omicidio a Tortona: uomo accoltella moglie e figlio in un condominio
Tortona, 3 marzo 2025 – Sono ancora in corso le indagini dei Carabinieri sull’aggressione avvenuta nel pomeriggio di ieri in un condominio di Tortona. Un uomo di 45 anni ha accoltellato la moglie 51enne e il figlio 23enne al culmine di una violenta lite familiare.
Tortona, 3 marzo 2025 – Sono ancora in corso le indagini dei Carabinieri sull’aggressione avvenuta nel pomeriggio di ieri in un condominio di Tortona. Un uomo di 45 anni ha accoltellato la moglie 51enne e il figlio 23enne al culmine di una violenta lite familiare. La dinamica dell’aggressione. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe impugnato un coltello da cucina e colpito la moglie e…
#aggressione con coltello#Aggressione domestica#Alessandria today#arresto in flagranza.#arresto per tentato omicidio#Carabinieri Tortona#Codice rosso#comunità in allarme#condominio luogo del crimine#contrasto alla violenza domestica#cronaca nera Tortona#cronaca Tortona#denuncia maltrattamenti#Emergenza sanitaria#emergenza sicurezza#feriti in ospedale#Forze dell’ordine#giustizia e sicurezza#Google News#indagini Carabinieri#investigazioni Carabinieri#italianewsmedia.com#lite familiare#ordine pubblico#Pier Carlo Lava#polizia giudiziaria#prevenzione crimini#Prevenzione violenza domestica#Pronto soccorso#protezione delle famiglie
0 notes
Text
0 notes
Text

Un bambino di quattro anni è stato ricoverato in ospedale con un braccio e una gamba fratturati, segni di presunti maltrattamenti subiti all’interno delle mura domestiche. Il piccolo è giunto al pronto soccorso dell’ospedale di Modica lo scorso 4 febbraio e, inizialmente, la madre ha cercato di giustificare le gravi lesioni affermando che il figlio era caduto dal letto. Tuttavia, le indagini condotte dai carabinieri hanno portato a una diversa e più inquietante ricostruzione dei fatti, culminata con l’arresto del compagno della donna a Scicli, in provincia di Ragusa. L’uomo, che sarebbe il padre biologico del bambino ma che non lo ha mai riconosciuto legalmente, conviveva con la madre del piccolo, originaria della provincia di Caltanissetta. Gli investigatori, mantenendo il massimo riserbo sul caso, hanno lavorato per venti giorni per ricostruire l’accaduto, giungendo infine all'arresto del sospettato. Sin dal primo momento, i medici hanno riscontrato che le fratture riportate dal bambino non erano compatibili con una semplice caduta, motivo per cui è stata immediatamente avviata la segnalazione alle autorità. I sanitari del 118 hanno allertato i carabinieri della compagnia di Modica, i quali hanno raccolto elementi determinanti per l’arresto dell’uomo. Il provvedimento è stato eseguito non appena sono emersi indizi concreti sulla responsabilità del compagno della madre, ponendo fine a una situazione di presunta violenza domestica che si sarebbe protratta nel tempo. L’uomo è ora accusato di maltrattamenti aggravati e lesioni personali nei confronti del minore. Nel frattempo, il bambino, sottoposto a un intervento nel reparto di Ortopedia, è stato spostato in osservazione presso la pediatria dell’ospedale di Modica. Le sue condizioni sono apparse stabili, mentre le autorità competenti stanno valutando le misure più adeguate per garantirgli protezione e sicurezza. Read the full article
0 notes
Text
Bombe artigianali che potevano uccidere. Piazzate con motivazioni di natura xenofoba. È con l'accusa «di tentato omicidio plurimo con dolo diretto alternativo rispetto ad eventi letali o gravemente lesivi per gli abitanti della palazzina concorrente con esplosione di ordigno esplosivo al fine di incutere timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica», oltre che di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo, che sono stati arrestati e posti ai domiciliari tre giovani, italiani, S.N. 23 anni, residente a Porto Viro, M.T. 21 anni, residente a Taglio di Po, e T.C. 22 anni, residente a Loreo. Due gli attacchi son esplosivi delle quali sono ritenuti, in ipotesi accusatoria, i responsabili: quello con la bomba carta piazzata a fatta esplodere verso le 22 del 31 marzo scorso, davanti alla porta d’ingresso di un edificio in via Dogana, a Borgo Fiorito, nella frazione adriese di Cavanella Po, dove sono ospitati dei richiedenti asilo, e quella multipla, con tre diversi ordigni, lanciati in prossimità degli appartamenti del villaggio Tizè di Rosolina Mare. Due episodi che avevano inevitabilmente sollevato profonda preoccupazione e sulla quale hanno indagato a fondo i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Adria, individuando i tre giovani come presunti responsabili ed altri due giovani, per i quali non sono state emesse misure cautelari, ma che sono ritenuti dagli inquirenti autori di reati collegati. Nei confronti dei tre arrestati la richiesta di una misura cautelare al giudice per le indagini preliminari è stata formulata essendo emersi con le indagini, spiega la Procura, «moventi e modalità di condotta che secondo l’ipotesi accusatoria dimostravano indole violenta, xenofoba e intenzioni di spedizioni punitive, nonché modalità di commissione dei fatti particolarmente accorte». In particolare, l'aver coperto la targa dell'auto con la quale erano arrivati a Borgo Fiorito, l’uso di passamontagna e la scelta di percorsi non coperti da telecamere pubbliche, oltre alla capacità e facilità di procurarsi esplosivi. Senza contare, poi, i tentativi di inquinamento delle prove con la costruzione di versioni di comodo e alibi, ma anche contattando un carabiniere per avere notizie sulle indagini, con il militare a sua volta indagato per l'ipotesi di rivelazione di segreto d'ufficio. Un quadro che ha portato il giudice a disporre la misura degli arresti domiciliari concordando con la gravità, in particolare dell'attacco a Borgo Fiorito, ad un palazzo abitato, con conseguente pericolo per l’incolumità dei condomini, la maggior parte dei quali stranieri, considerata la tipologia di miscela utilizzata come esplosivo e la potenza dell'esplosione, tale non solo da mandare in frantumi i vetri della porta d’ingresso e quelli delle finestre del piano ammezzato, ma anche da distruggere completamente l’androne e tutto quello che si trovava all'interno, arrivando ad abbattere le porte di tre dei sei appartamenti posti al primo e al secondo piano, visto poi l'orario serale ed il numero di persone che abitano il condominio, tra cui anche alcuni bambini, essendo del tutto plausibile che qualcuno potesse percorre il tratto maggiormente colpito dall’esplosione o anche solo potesse essere a ridosso delle porte delle abitazioni che sono state divelte. L'interrogatorio di garanzia per i tre arrestati è previsto per lunedì 30 ottobre.
2 notes
·
View notes
Text

I Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli stanno dando esecuzione a numerose ordinanze cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lecce su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di un gruppo di imprenditori responsabili di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, provenienti prevalentemente dalla regione Campania. Read the full article
0 notes