#Battesimo della sella
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Bagna Caval: L'equitazione incontra la tradizione nel Bagna Cauda Day 2024
Passeggiate a cavallo e sapori del Piemonte si uniscono in un'esperienza unica tra le colline del Monferrato
Passeggiate a cavallo e sapori del Piemonte si uniscono in un’esperienza unica tra le colline del Monferrato Dal 22 al 24 novembre 2024, il Bagna Cauda Day accoglie una novità straordinaria: il Bagna Caval, un’iniziativa di Turismo Verde Cia Alessandria che unisce l’amore per la natura, l’equitazione e la convivialità. Questo evento offre un’immersione unica tra passeggiate a cavallo e…
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The conversation had left him with the unsettling image of his former stepmother, just as he had last seen her—disheveled and en déshabillé, yet as vibrant and radiant as ever. She probably wasn’t his stepmother anymore, but he had liked her. Later, it occurred to him that Claire-now-Fraser was still his stepmother… it was his father who had changed. Damn it. He clenched his teeth as he rummaged through the saddlebag for his canteen. That Scottish bastard had come back from his grave at the bottom of the ocean, throwing everyone and everything into utter chaos… Why hadn’t he just drowned, never to return? Never again.
“At baptism, you’re given a special papist name, and James is yours. And mine, too.”
He froze as if shot in the back. He hadn’t forgotten those words. The stables at Helwater, the warm scent of horses and animal feed, the straw tickling up his stockings. The cold stone floors. He had been crying… Why? All he remembered was a vast sense of desolation, absolute powerlessness. The end of the world. Mac leaving.
He inhaled slowly and pressed his lips together. Mac. The name didn’t bring any face to mind; he couldn’t remember what Mac had looked like. He was a big man, that much he knew. Bigger than Grandfather, bigger than all the footmen and the other grooms. Safety. A sense of constant happiness, like a soft, well-worn blanket.
“Shit,” he whispered, closing his eyes. And even that happiness had been a lie? Back then, he’d been too young to understand the difference between a groom’s deference to his young master and true kindness. And yet…
“‘Filthy papist,’” he murmured, breath catching as though he’d sobbed. “‘And your baptismal name is James.’”
“The only name I had the right to give you.”
He realized he was pressing his knuckles against his chest, against the gorget… but it wasn’t that kind of reassurance he was looking for. No, he wanted the small bumps of the simple wooden rosary he had worn around his neck for years, hidden beneath his shirt where no one could see it. The rosary Mac had given him… along with his name.
Suddenly, he felt his eyes grow wet. He was shocked. You left. You left me alone!
“Shit!” he shouted and struck the saddlebag with his fist, so hard the horse snorted and shied, while a searing pain shot up his arm, blotting out everything else.
La conversazione l’aveva lasciato con l’immagine inquietante della sua ex matrigna, così come l’aveva vista l’ultima volta, scarmigliata e en déshabillé, ma vitale e radiosa come mai. Probabilmente non era più la sua matrigna, ma gli era piaciuta. Dopo, gli venne in mente che Claire ora-Fraser era ancora la sua matrigna... era il padre a essere cambiato. Maledizione. Digrign�� i denti, mentre frugava nella borsa da sella alla ricerca della borraccia. Quel bastardo di uno scozzese era tornato dalla sua tomba in fondo all’oceano, gettando tutti e tutto nello scompiglio più assoluto... Perché non era annegato per non tornare mai più? Mai più. «Al momento del battesimo ti viene dato uno speciale nome papista, e James è il tuo. E anche il mio.» Rimase pietrificato, come se gli avessero sparato alla schiena. Non aveva dimenticato quelle parole. Le stalle di Helwater, l’odore caldo di cavalli e del pastone per animali, la paglia che gli saliva lungo le calze facendogli il solletico. I freddi pavimenti di pietra. Lui piangeva... Perché? Tutto quello che ricordava era un enorme senso di desolazione, l’assoluta impotenza. La fine del mondo. Mac che se ne andava. Inspirò, lentamente, e serrò le labbra. Mac. Il nome non gli riportò nessun volto; non ricordava le sembianze di Mac. Era un omone grande e grosso, questo solo ricordava. Più grosso del Nonno, di tutti i camerieri e degli altri staffieri. Sicurezza. Un senso di felicità costante, come una coperta morbida e consumata. «Merda», sussurrò, chiudendo gli occhi. E anche quella felicità era stata una bugia? Allora era troppo giovane per comprendere la differenza tra la deferenza di uno staffiere verso il suo giovane signore, e la vera gentilezza. Eppure... «‘Schifoso papista’», mormorò, e gli mancò il fiato come se avesse singhiozzato. «‘E il tuo nome di battesimo è James.’» «L’unico nome che avessi il diritto di darti.» Si rese conto che stava premendo le nocche contro il petto, contro la gorgiera... ma non era una rassicurazione di quel genere che stava cercando. No, voleva quella delle piccole protuberanze del semplice rosario di legno che aveva portato al collo per anni, nascosto sotto la camicia, dove nessuno poteva vederlo. Il rosario che gli aveva dato Mac... insieme con il suo nome. All’improvviso sentì gli occhi umidi. Rimase scioccato. Te ne andasti. Mi lasciasti solo! «Merda!» esclamò, e mollò un pugno alla borsa da sella, con tanta forza che il cavallo sbuffò e fece uno scarto, mentre una fitta lacerante gli saliva lungo il braccio, cancellando tutto il resto.
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Natale 2023 a Grazzano Visconti
Anche quest’anno, dall’11 novembre al 7 gennaio 2024, il borgo di Grazzano Visconti, in provincia di Piacenza, ospiterà il tradizionale villaggio natalizio, che ormai è diventato un appuntamento imperdibile per chi ama immergersi nella magica atmosfera del Natale con i Mercatini nel Borgo, dove artisti e artigiani propongono oggetti originali e realizzati a mano, ma anche diversi banchi enogastronomici pronti a soddisfare anche i più esigenti. Oltre a poter visitare il Polo Nord��e la Casa di Babbo Natale, si potrà salire sulla magica giostra cavalli e visitare la Casa degli Elfi, dove i piccoli aiutanti di Babbo Natale si esibiranno nello spettacolo Il Sogno degli Elfi, un grande show di 15 minuti che si ripeterà più volte nell’arco della giornata. Anche la ruota panoramica, grazie alla magia del Natale, è più grande sarà alta ben 32 metri e senza barriere architettoniche, con una cabina dedicata all’accesso in carrozzina. Non mancheranno poi lo scivolo gigante, il jumping e la meravigliosa pista di ghiaccio, per essere immersi in un’atmosfera magica e senza tempo. Ogni giorno ci saranno tante attività diverse per accontentare tutti dove passeggiando per le vie del Borgo si potrà assistere a cori gospel, sfilate natalizie, spettacoli di magia, di balloon art, show e musiche natalizie, Battesimo della Sella, il caricaturista e tanto altro. Inoltre ci sarà anche Everest, il dolcissimo yeti mascotte del Natale e sabato 6 gennaio un altro importantissimo ospite verrà a fare visita al Borgo di Grazzano Visconti:, la Befana, che sta già preparando i dolcetti per tutti i bimbi che verranno a salutarla. Per tutte le giornate ci sarà anche un’ampia offerta di street food con specialità sia dolci che salate, una selezione delle migliori birre artigianali locali e un’area ristoro dove poter mangiare. L’evento si svolgerà nelle giornate dell’11, 12, 18, 19, 25 e 26 novembre. Proseguirà poi il 2, 3, 7, 8, 9, 10, 16, 17, 22, 23, 26, 27, 28, 29 e 30 dicembre e si concluderà a gennaio 2024 dall’1 fino al 7. In tutte le giornate l’orario sarà dalle 10.00 alle 19.00 e l’ingresso sarà sempre gratuito e senza bisogno di prenotazione. Read the full article
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Nuovo format con spettacoli a cavallo e Pet-education
Da sempre siamo impegnati alla ricerca ed ideazione di format innovativi per eventi per famiglie, location, associazioni, enti turistici...
Molti nostri format sono ormai diventati dei classici di grande successo, ospitati in molte località italiane, e rispondono anche all’evoluzione della sensibilità e dei gusti del pubblico.
Fare edutainment oggi significa non solamente garantire una proposta di qualità e di successo ma contribuire anche alla salute e al benessere, oltre che al divertimento, del pubblico.
Abbiamo quindi deciso di sperimentare “Favole a cavallo” un format che unisce cavalli, principesse Disney, natura, bambini e genitori.
Durante la giornata il pubblico potrà sperimentare la sintonia uomo-natura-animale, accarezzando il cavallo e imparando a relazionarsi con esso, partecipare ad attività equestri (battesimo della sella e volteggio), vivere le storie delle Principesse Disney e dei loro destrieri (sperimentando il superamento delle proprie paure, la ricerca dell’autonomia e del coraggio, la capacità di accudire se stessi e gli altri), con un nuovo spettacolo recitato e cantato che coinvolgerà il pubblico, assistere ad uno spettacolo equestre ispirato a “La Bella e la Bestia” e alle esibizioni di volteggio a cavallo.
Un nuovo format che piace anche al noto psicoterapeuta Raffaele Morelli, perchè oggi più che mai per educare e far felici i bambini abbiamo bisogno di fantasia, natura, cavalli da accarezzare...storie da ascoltare e da vivere. Il 29 maggio con Grotta di Babbo Natale a Villasanta, a due passi dal Parco e dalla Reggia di Monza.
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Nel momento presente, di grande confusione e sbandamento morale, è quanto mai necessario il ricorso a San Michele, l’Arcangelo guerriero, il vincitore di Lucifero. Ma non solo. Oggi più che mai il cristiano deve essere mite e armato, come San Giuseppe, e pronto, come San Giorgio. Ave Maria.
SAN GIORGIO e il DRAGO Il #23aprile si fa memoria di San Giorgio martire. Il suo culto è tanto diffuso quanto antico. Secondo alcune fonti risalirebbe almeno al IV secolo.
Le principali informazioni sulla vita di San Giorgio ci provengono dalla Passio Sancti Georgii, che però sembrerebbe essere un’opera apocrifa. Secondo questa fonte, San Giorgio sarebbe stato originario della Cappadocia (regione dell’odierna Turchia).
Figlio di Geronzio – persiano – e Policromia – cappadoce – San Giorgio sarebbe nato verso l’anno 280. I genitori lo avrebbero educato alla religione cristiana. Quindi, trasferitosi in Palestina, sarebbe divenuto un membro dell’esercito dell’imperatore Diocleziano, arrivando a essere UN ufficiale della guardia personale dello stesso imperatore.
Il martirio sarebbe avvenuto sotto lo stesso Diocleziano (alcune fonti riportano sotto Daciano, imperatore dei Persiani), il quale avrebbe convocato 72 re per decidere quali misure prendere contro i cristiani al fine di poterli sterminare.
Davanti alla corte che lo avrebbe dovuto giudicare, San Giorgio si professò cristiano. All’invito dell’imperatore di offrire sacrifici agli dei, si sarebbe rifiutato decisamente. E pertanto sarebbe stato sospeso, lacerato e gettato in carcere dove avrebbe ricevuto da Dio una visione secondo la quale avrebbe subito altri sei anni di tormenti, sarebbe morto tre volte e tre volte risuscitato.
Infatti, secondo la tradizione San Giorgio sarebbe stato tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade per poi risuscitare, operando – così – la conversione del magister militum Anatolio insieme a tutti i suoi soldati, a loro volta martirizzati a fil di spada. Si narra – anche – che, entrato in un tempio pagano, San Giorgio abbatté con un soffio gli idoli di pietra, come pure che convertì l’imperatrice Alessandra, a sua volta martirizzata. A richiesta del re Tranquillino, Giorgio fece risuscitare due persone morte da quattrocentosessant’anni, che poi battezzò e fece sparire.
L’imperatore Diocleziano, stante la situazione, si vide costretto a condannarlo nuovamente a morte. E il Santo, prima di essere decapitato, implorò da Dio che l’imperatore e i settantadue re venissero inceneriti. Esaudita la sua preghiera, Giorgio si lasciò decapitare promettendo protezione a chi avesse onorato le sue reliquie, oggi conservate in una cripta sotto una chiesa cristiana (di rito greco-ortodosso) a Lydda, l’odierna Lod, in Israele.
LA LEGENDA AUREA Si narra che in una città chiamata Silena, in Libia, vi fosse un grande stagno, tale da poter nascondere un drago che, avvicinandosi alla città, uccideva col suo fiato tutte le persone che incontrava.
Gli abitanti per poterlo placare erano costretti a offrirgli due pecore al giorno. Ma quando queste cominciarono a scarseggiare, cominciarono a offrirgli una pecora e un giovane scelto a sorte.
Un giorno la sorte ricadde sulla giovane figlia del re. E il re, terrorizzato, offrì il suo patrimonio e metà del suo regno perché le venisse risparmiata la vita. Ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli…
Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso il lago per essere offerta al drago. In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio il quale, saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa promettendole il suo intervento per evitarle la morte brutale.
Per affrontare il drago, Giorgio salì a cavallo proteggendosi con la Croce e raccomandandosi al Signore. Quindi ferì il drago con la sua lancia, scaraventandolo a terra. Poi disse alla ragazza di avvolgere la sua cintura al collo del drago, il quale incredibilmente prese a seguirla docilmente verso la città.
Gli abitanti della città, nel vedere il drago avvicinarsi, rimasero atterriti. Ma Giorgio li tranquillizzò, dicendo loro di non avere timore, poiché Iddio lo aveva mandato a loro per liberarli dal drago: “Se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro!”.
Il re e la popolazione si convertirono a Cristo e San Giorgio uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
Questa leggenda – sorta al tempo delle Crociate – viene spesso ripresa nell’iconografia del Santo.
LA CORONA DEL ROSARIO AI TRE SANTI ARMATI C’è una corona del rosario, tra quelle da realizzate dalla MANENTE Rosari, che tra gli altri vuole rendere onore proprio a San Giorgio martire.
Questa corona – che abbiamo chiamato Rosario da Combattimento® -, è anche stata rinominata come la “Corona dei Tre Santi Armati”, poiché nella simbologia che la connota sono riportate tre figure di Santi fortemente legate al tema del combattimento: San Michele Arcangelo, che sconfigge il dragone infernale, San Giorgio, che in sella al suo cavallo infilza il drago con la lancia, e San Giuseppe che impugna un’ascia, un utensile che certamente doveva servirgli nella quotidianità del suo lavoro di falegname, ma che all’occorrenza poteva anche rappresentare un valido strumento di difesa.
Nel momento presente, di grande confusione e sbandamento morale, è quanto mai necessario il ricorso a San Michele, l’Arcangelo guerriero, il vincitore di Lucifero. Ma non solo. Oggi più che mai il cristiano deve essere mite e armato, come San Giuseppe, e pronto, come San Giorgio. Ave Maria.
⇒ https://www.manenterosari.com/san-giorgio-corona-rosario-tre-santi-armati/
#SanGiorgio #SanGiorgioMartire #RosarioAiTreSantiArmati #RosarioDaCombattimento #ManenteRosari #VenditaRosari
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Grappoli di reminiscenze, senza tempo né confini
Fra compaesani, su una panchina in piazza
Grappoli di reminiscenze, senza tempo né confini
di Rocco Boccadamo
In una recente e differente narrazione, traendo spunto dal casuale incontro con due turisti/ospiti provenienti da S. Francisco, USA, mi soffermavo diffusamente su Marittima e più esattamente sul Rione dell’Ariacorte dove sono nato e , fra l’altro, annotavo: ”Attualmente, con il mio paesello, e specialmente con i residenti, non intrattengo più i rapporti di intimità e consuetudine viscerale a trecentosessanta gradi, che hanno, invece, caratterizzato le stagioni della mia fanciullezza, adolescenza e prima giovinezza”.
Non v’è, invero, contraddizione fra l’anzidetta puntualizzazione e quanto sto per raccontare qui. Semmai, la cronaca freschissima che segue, può considerarsi un’eccezione rispetto al ricordato e consolidato stato di interazione, in termini complessivi, fra me e la località natia.
° ° °
Qualche giorno fa, transitando per la piazza del paese in sella al mio scooter color sabbia, ho visto, seduto su una panchina pubblica provvidenzialmente ombreggiata ed esposta a un benefico venticello, un “vecchio” marittimese, Costantino C., il quale vanta e si porta appresso, con disinvoltura, ben novantatré primavere già valicate, per di più guidando ancora, quando occorre, o un’autovettura o un motofurgone “Ape”.
Conosco la citata persona, è proprio il caso di dirlo, da quando sono nato e, lui, ragazzino, abitava, insieme con la sorella Maria, presso la nonna Costantina – i loro genitori erano mancati prematuramente – nell’Ariacorte, a cinquanta metri di distanza da casa mia.
Insomma, a Costantino C., mi lega un’intensa familiarità, sono edotto di tutte le vicende della sua esistenza, da alcuni lustri, in particolare, ho modo di incontrarlo sovente, giacché possiede un giardino, con annesso fabbricato (da poco, lo ha donato ad alcuni nipoti che vi stanno eseguendo importanti opere di ristrutturazione), situato proprio dirimpetto alla mia villetta della “Pasturizza”.
Arrestata d’istinto la marcia del ciclomotore, mi sono avvicinato e seduto accanto, chiedendogli, come approccio, notizie circa lo stato dei lavori edili.
Pochi minuti dopo, si è accostato a noi un altro compaesano, Santo C., appena più giovane di Costantino, e i due, all’unisono, come del resto mi aspettavo, sono immediatamente passati a rievocare un episodio assai lontano, sia come datazione che come luogo di svolgimento, evidentemente, però, rimasto indicativo e impresso nella mente, fatto in cui, insieme con loro, io stesso mi ero, in certo qual modo, trovato coinvolto.
Sarà stato il 1963 o il 1964 e lavoravo in banca, a Taranto, da tre anni circa, espletando le mansioni di segretario, oggi si dice assistente, di un vicedirettore settorista, il quale, per chiarire, gestiva un determinato portafoglio di clienti.
Insieme con il citato funzionario, compivo spesso visite agli utenti, sia per mera cortesia, sia e soprattutto per ricognizioni dirette sulle loro aziende e le loro attività.
Un giorno ci eravamo portati a domicilio di un operatore agricolo (grosso proprietario di terreni e produttore di vino e olio) di Francavilla Fontana, da tempo cliente affidato, vuoi con linee di credito a carattere ordinario e continuative, vuoi sottoforma di anticipazioni su giacenze di vino e olio, nelle more della loro vendita.
Guarda caso, io non ne ero minimamente a conoscenza, nell’azienda dell’operatore in discorso, da moltissimi anni, prestavano attività, sia pure a carattere stagionale, Costantino e Santo, unitamente ad altri due marittimesi, Peppino e Vitale.
Tutti i già menzionati, quindi, persone di massima fiducia dell’imprenditore francavillese, di casa, alla stregua di famigliari.
Orbene, il mio superiore si era determinato a recarsi nell’azienda di tale cliente, diciamo così, per accertarsi che esistessero effettivamente le giacenze di prodotto su cui era stato da poco concesso un finanziamento e, quindi, si era premurato di dare anche una sommaria occhiata alle apposite cisterne.
Ma giusto lì, come ebbero a confidarmi successivamente i miei concittadini, aggiungendo qualche abbozzo d’ilarità, si nascondeva un trucchetto, alquanto rudimentale e, tuttavia, valido a far apparire qualcosa che, in realtà, non esisteva.
E, però, anche io, dall’altra parte, cioè dall’interno della banca, avevo avuto modo di accorgermi che gli amici marittimesi, o, meglio, le loro firme, erano talora “utilizzati” dal datore di lavoro, per agevolare alcune sue operazioni di finanziamento da parte della banca.
Certo, stagioni non solo antiche ma, specialmente, dai contenuti totalmente diversi, allora la fiducia e la parola erano una cosa seria, nel lecito e anche ai limiti della norma o borderline per stare al linguaggio presente: così abbiamo, l’altro giorno, commentato concordemente, sulla panchina della piazza di Marittima, Costantino, Santo e io.
° ° °
Di lì a poco, è arrivato ad aggregarsi alla comitiva un ennesimo “ariacortese”, Costantino N. e, quasi contemporaneamente, Uccio N., geometra in pensione e, indubbiamente, compaesano d.o.c., non essendosi mai allontanato, durante i suoi settantasette anni, dalla natia Marittima. A questo punto, a beneficio di quanti non ne fossero a conoscenza, mi soffermo su un breve inciso: fra i nomi maggiormente diffusi nella località, ricorrono quelli di Vitale e Costantino o Costantina, a motivo che, collegando i comuni mortali ai santi, S. Vitale, cavaliere nell’esercito romano ai tempi di Nerone, nato a Milano e martirizzato a Ravenna, è il protettore di Marittima, mentre, a compatrona, è stata da vecchia data proclamata la Vergine Maria Santissima di Costantinopoli o Madonna Odegitria.
Costantino, come ho avuto modo di accennare anche in precedenza, faceva parte, penultimo nato, di una famiglia numerosa, ma soprattutto antesignana e allargata, per vicende naturali, in senso laterale o di discendenza.
Difatti, la padrona di casa, ovvero sua madre, Rosaria, proveniente da Andrano, reduce dal primo matrimonio nel corso del quale le erano nati due figli, Andrea e Giuseppa (Pippina), rimasta vedova ancora giovane, aveva sposato in seconde nozze il marittimese Ciseppe (Giuseppe), reduce, anche lui, da una pregressa unione, già padre di tre figli e, parimenti, rimasto vedovo anzitempo.
Rosaria e Giuseppe, novella coppia, procrearono ulteriori quattro figli, Pompilio, Vitale, Costantino e Concetta.
Sì che, a un certo momento, venne a formarsi un nucleo o focolare di undici persone, fra i due coniugi e i nove discendenti arrivati dall’accoppiata di letti.
Molti i ricordi e le annotazioni snocciolati, approfittando della presenza di Costantino, riguardo ai componenti della famiglia di Rosaria e Giuseppe ‘u fusu.
Alla fine degli anni Trenta o agli inizi del decennio successivo, la scomparsa di Giuseppe, a causa di una rovinosa caduta mentre era intento a fissare, a un gancio del soffitto, un chiuppu (una sorta di grosso casco, facendo riferimento alle banane) di tabacco già essiccato.
Nel 1945, il matrimonio di Pippina nel canonico abito bianco, di cui, chi scrive, serba perfettamente il ricordo.
Nel 1947, esattamente il 22 gennaio, le nozze di Andrea (con Valeria), in un giorno in cui, Marittima, registrò il particolarissimo fenomeno di un’abbondante nevicata.
Nel 1951, una improvvisa e brutta traversia, fortunatamente finita bene, in capo a Vitale, sotto forma di un’infezione da tetano a un piede (precisa, adesso, Costantino, che, all’epoca, lui era assente da Marittima per il servizio militare in Marina, imbarcato su un dragamine di stanza alla Spezia).
Successivamente, infine, seri problemi agli occhi per l’altro figlio, Pompilio, invero mai risolti.
A un dato momento, Costantino, seduto nel gruppo e rivolgendo lo sguardo a Uccio N. che gli stava accanto, ha ritenuto di richiamare i legami di parentela fra lo stesso Uccio e me (le rispettive mamme, Nina e Immacolata, erano cugine di primo grado, figlie di due sorelle, Cristina e Lucia. Aggiungendo, inoltre, che lui medesimo, a seguito del matrimonio, si era apparentato con l’ex geometra, posto che il suocero Giuseppe P. (in vita, operatore ecologico, attacchino e necroforo del Comune di Diso), era, a sua volta, primo cugino del padre di Uccio, Pippi ‘u scanteddra o mesciu Pippi ‘u barbieri, la cui madre, Pasqualina M. detta Nina, era sorella della genitrice di Giuseppe P., Maria Donata M.
I conti degli accostamenti fra parentele o famigliarità quadrano perfettamente, a prova di dati anagrafici e/o di battesimo.
Uccio N., il quale, al momento di aggregarsi, aveva domandato, sorridendo, se, in quella circostanza, fossi io a tenere banco nel gruppo, non ha successivamente rinunciato a intervenire, dicendo la sua a proposito di una sfaccettatura straordinaria insita nel desco domestico del suo nonno paterno, Vitale N. ‘u fiore.
Intorno a quel tavolo da pranzo (parolone esagerate), prendevano posto, ha raccontato Uccio suo nonno e sua nonna, insieme con un paio di ascendenti e i loro se figli (cinque maschi e una femmina) e, già così, si arrivava a dieci persone. Inoltre, quasi tutti i giorni, specialmente la sera, si aggiungevano anche sette nipoti di Pasqualina M., detta Nina, figli di due sue sorelle passate prematuramente a miglior vita e, quindi, rimasti orfani.
Dunque, diciassette “avventori”, alla fine, a intingere il cucchiaio nell’unico piatto posto al centro del tavolo, che doveva servire per l’insieme di commensali, con conseguenti difficoltà, per ciascuno, a far arrivare il cucchiaio alla minestra.
Dire che, l’appetito era tanto e non esistevano altre cose da mangiare, tranne, al caso, un tozzo di frisella o una piccola manciata di fichi secchi.
Eppure, sembra assolutamente inverosimile, si sopravviveva e, mette conto di sottolineare, negli stati d’animo della gente, albergava ben più serenità di adesso.
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CANTIANO – Ricco programma per “Cantiano Fiera Cavalli 2019” (43° Mostra Mercato del Cavallo e 36° Rassegna del Cavallo del Catria), che si svolgerà a Chiaserna in tre giornate: sabato 12 ottobre per allevatori e operatori equini, domenica 13 e domenica 20 ottobre apertura al grande pubblico. L’inaugurazione, domenica 13 alle 11 al Centro ippico “La Badia”, vedrà la presenza della nota artista equestre Chiara Cutugno, che proporrà uno dei suoi più famosi “horse show”, esibendosi anche durante la giornata con i propri cavalli.
“Cantiano Fiera Cavalli – ha spiegato il sindaco Alessandro Piccini nella conferenza stampa in Provincia – è una fiera di settore ormai seconda solo a Verona. Il cavallo del Catria è l’unica razza autoctona delle Marche e la manifestazione, oltre ad essere la più importante dell’anno per Cantiano, unisce le tante eccellenze ambientali, enogastronomiche e la vivibilità di questo borgo, che è ‘Bandiera arancione’ e ‘Comune virtuoso’.
Per l’occasione verrà allestito il “Salone delle tipicità e gastronomie locali”, con stand gastronomici e 35 espositori agroalimentari che proporranno pane di Chiaserna, farina di grano duro di Cantiano, amarena di Cantiano, birra agricola del Catria, carni da allevamenti allo stato brado, salumi di produzione locale, cereali, tartufo, insieme alla famosa polenta alla carbonara di Chiaserna.
“Se Isola del Piano è il paese dove nel 1974 nacque il biologico – ha ricordato il presidente della Provincia e sindaco di Isola del Piano Giuseppe Paolini -, Cantiano è quello che all’inizio degli anni ’80 organizzò la prima Fiera con i produttori del biologico, nel chiostro di Sant’Agostino, dando poi continuità con “La Piazza del Gusto” e tante altre iniziative di successo”.
Tanti gli eventi di “Cantiano Fiera Cavalli 2019”, ricordati dal vicesindaco e assessore al Turismo Natalia Grilli: la 3° tappa del “Campionato regionale Mountain Trail” domenica 13 al Centro ippico “La Badia” (punto di riferimento di questa disciplina a livello nazionale), il III Memorial “Normanno Gaeta” con gli special event di “Addestramento classico” (domenica 13) e “Monta da lavoro veloce” (domenica 20), la “Sfida tra boscaioli” (domenica 13), dimostrazioni utilizzo dei muli da lavoro (domenica 20), “Spettacolo di Butteri” dell’associazione “Cavalieri e allevatori del Cavallo Tolfetano di Cottanello” (domenica 13), “Giri in carrozza navetta per tutti” (domenica 13) a cura del “Gruppo attacchi Umbria”, che proporrà anche “Dimostrazioni di abilità attacchi carrozze nelle varie andature” (domenica 20).
E poi uno spazio dedicato a bambini e ragazzi (villaggio gonfiabili, toro meccanico e “battesimo della sella”) ed uno spazio musicale con “The west river band” (13 ottobre) e “The heartbreak hotel live” (20 ottobre).
Il programma
Sabato 12 ottobre (Giornata per allevatori e operatori equini) – Alle 9.30 arrivo dei cavalli del Catria al Centro ippico “La Badia” ed inizio 36° Rassegna Cavallo del Catria.
Domenica 13 ottobre – (1° giornata aperta al grande pubblico) – Passeggiata guidata sul Monte Tenetra a cura di “Camminando Monti e Valle” (info Fb Cantiano Fiera Cavalli); apertura “Salone tipicità del territorio e stand gastronomici”. Dalle 9, area Centro Ippico “La Badia”, 3° tappa Campionato regionale disciplina “Mountain Trail”. Dalle 10, area fieristica, spazio ragazzi con gonfiabili, toro meccanico per piccoli e grandi. Alle 11, Centro Ippico “La Badia”, inaugurazione 36° Rassegna Cavallo del Catria e 43° Mostra Mercato Regionale del Cavallo, con l’artista equestre Chiara Cutugno e lo horse show “Fantasia”.
Alle 11.30 premiazione della Rassegna. Nella giornata, sempre nell’area centro ippico, spettacolo “Butteri” (dimostrazione di lavoro con una razzetta di 12 puledri bradi insieme a 12 cavalieri, a cura dell’associazione Cavalieri e Allevatori del cavallo Tolfetano di Cottanello). Dalle 13, “Country rock” area fieristica con “West River Band” live, seguita alle 14 da “Il re del bosco”, sfida tra boscaioli con prove di abilità nel taglio legna. Per tutto il pomeriggio, nell’area Centro ippico, 3° “Memorial Normanno Gaeta” (special event di “Addestramento classico”), “Chiara Cutugno horse show” (arte equestre, passione per i cavalli, talento, pura emozione), “Giri in carrozza navetta per tutti” a cura del “Gruppo Attacchi Umbria”, caroselli e spettacoli equestri e “battesimo della sella” per bambini.
Domenica 20 ottobre – (2° domenica del cavallo, la domenica delle famiglie) – Apertura “Salone tipicità del territorio e stand gastronomici”. Al Centro ippico “La Badia” 3° “Memorial Normanno Gaeta” (special event di “Monta da lavoro veloce”); dimostrazione di abilità attacchi carrozze nelle varie andature; giri in carrozza “navetta” per tutti a cura del “Gruppo attacchi Umbria”; storia ed evoluzione del cavallo del Catria con dimostrazioni e attività; caroselli e spettacoli equestri, battesimo della sella per bambini. Dalle 10 “Spazio ragazzi” con villaggio gonfiabili (area fieristica).
Alle 14, “Dimostrazione e sfide nell’utilizzo dei muli da lavoro” in collaborazione con l’Università delle XII Famiglie originarie di Chiaserna e l’Università Agraria della Popolazione di Chiaserna. Alla stessa ora, concerto “Heartbreak Hotel live”.
Info: Cantiano Fiera Cavalli, tel. 0721.789911 – 789936, Fb Cantiano Turismo, Fb Cantiano fiera Cavalli.
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Una grande fattoria a cielo aperto con mucche, galline, api e tanti altri animali da conoscere e di cui prendersi cura, il mercato a Km zero con ortaggi biologici frutto delle coltivazioni locali e molte attività contadine per tutte le età. I laboratori per imparare a fare il pane, la pasta fresca o il formaggio, la mungitura a mano e il “battesimo della sella” sul pony per i più piccoli. E poi, ancora, musica dal vivo, degustazioni e caccia al tesoro.
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Sarà questo e molto altro l’Antica Fiera dell’Antella, in programma con la sua nuova edizione da sabato 5 a lunedì 7 ottobre ai giardini della Resistenza. Tante le novità e le iniziative, molte a scopo benefico. Tra queste il concorso di bellezza a quattro zampe, che quest’anno sosterrà il progetto di pet teraphy all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, aperitivi solidali per l’acquisto di un’ambulanza, prove di fuoristrada su circuito per i più temerari il cui ricavato sosterrà la Onlus “Un Petalo per Margherita”, il mercatino del Calcit. La manifestazione si apre il sabato pomeriggio alle 15 e si chiude il lunedì con il fierone. In tutti e tre i giorni di festa, giostre per i bambini in piazza Peruzzi.
“Sarà una bella festa a misura di bimbi e famiglie – spiega l’assessora allo sviluppo economico Francesca Cellini -. I bambini potranno diventare ‘contadini per un giorno’ con tante attività pensate per loro, nel rispetto degli animali e dell’ambiente. Un ringraziamento a tutte le associazioni, agli esercizi commerciali, ai produttori e alle realtà di volontariato che anche quest’anno daranno un contributo per realizzare una grande manifestazione di comunità”.
“La Fiera – dice il sindaco Francesco Casini – anche stavolta riscopre il cuore contadino del nostro territorio con una tre giorni all’insegna della natura e della sostenibilità. Non solo un omaggio alla nostra tradizione agricola ma anche l’occasione per valorizzare il mondo dei produttori e degli allevatori locali, che continuano ad essere eccellenza e motore dell’economia locale”.
Di seguito il programma integrale.
Sabato 5 ottobre:
• Ore 15.00 Inaugurazione dell’Antica Fiera Antella in presenza delle autorità comunali.
• Esposizione animali della fattoria in collaborazione con ARAT (Associazione Regionale Allevatori della Toscana) e apertura stand:
– Dalle Api al Miele, smielatura e assaggi;
– Laboratorio “pasta fresca” Uova a km 0 e farina di grani antichi;
– Dal Latte Mukki Mugello al formaggio;
– Battesimo della sella a cura del centro Ippico “Il Rospetto”
– Badabimbum, la Banda molleggiata – Street band;
• Ore 16.00 prove su fuoristrada su circuito a cura dell’ASD Valdisieve.
• Ore 17.00 Caccia al tesoro per le vie del paese a cura della Misericordia Antella.
• Ore 19.30 Aperitivo al Bangerang con raccolta fondi per l’acquisto di nuova ambulanza a cura della Misericordia Antella.
Domenica 6 ottobre:
• Ore 8.00/19.00 Tradizionale Mercatino del Calcit su via dell’Antella.
• Ore 9.00 Esposizione animali della fattoria in collaborazione con ARAT e i laboratori per bambini con degustazione Latte e Yogurt Mukki Mugello e Podere Centrale.
• Ore 10.00 battesimo della sella a cura del Centro Ippico “Il Rospetto”.
• Ore 10.00 prove su fuoristrada su circuito a cura dell’ASD Valdisieve.
• Ore 14.00, fino alle ore 18.15 Open day Scuola Musica Luigi Cherubini al chiosco I’Lanternino.
• Ore 16.00 3° Trofeo Maramiao Expo Amatoriale – Giardini della Resistenza.
Lunedì 7 ottobre:
• Ore 8.00-20.00 Tradizionale Fiera Merci per le vie del paese.
• Ore 8.00-20.00 Mercato contadino in collaborazione con le associazioni di categoria Cia, Coldiretti e Upa (via Brigate Partigiane).
• Ore 10.00-18.00 Esposizione animali della Fattoria in collaborazione con ARAT:
– Degustazione Latte e yogurt Mukki Mugello e Podere Centrale Bio, laboratori per bambini;
– Pasta fresca uova a Km 0 e farine di grani antichi;
– Dalle Api al Miele smielatura e assaggi;
– Dal Latte Mukki Mugello al formaggio.
La manifestazione è organizzata dal Comune di Bagno a Ripoli in collaborazione con: Arat – Calcit Onlus – Comitato Vivere all’Antella – Venerabile Misericordia di Antella – Cna – Coldiretti – Cia – Confesercenti – Upa – Mukkilatte – Maramiao – Ambulatorio Veterinaria Antella – A.S.D. Valdisieve – I’Lanternino.
Di seguito le modifiche alla viabilità in vigore in occasione della Fiera.
Centro abitato di Antella:
– via dell’Antella nel tratto compreso tra via Peruzzi e piazza Peruzzi – via Degli Antelli – piazza Peruzzi – via Pulicciano nel tratto compreso tra piazza Peruzzi e via Togliatti – via Brigate Partigiane tratto antistante al parco della Resistenza
chiuse dalle ore 05.00 di lunedì 7 ottobre alle ore 03.00 di martedì 8 ottobre.
Il tratto di via dell’Antella compreso tra l’intersezione con via Peruzzi e l’intersezione con via Degli Antelli è chiusa alla circolazione anche dalle ore 07.00 di sabato 5 ottobre alle ore 03.00 di martedì 8 ottobre.
Viabilità alternativa: direttrice San Donato – Firenze, nelle due direzioni di marcia, da via Peruzzi, via dell’Antella (entrambe istituite a doppio senso di circolazione); per centro abitato di Balatro da via Belmonte
Da sabato 5 a lunedì 7 ottobre tante iniziative per tutte le età ai giardini della Resistenza: dai laboratori per fare il pane al battesimo della sella per i più piccoli, caccia al tesoro e prove su fuoristrada all’ultimo brivido. LEGGI IL PROGRAMMA QUI 👇👇👇 Una grande fattoria a cielo aperto con mucche, galline, api e tanti altri animali da conoscere e di cui prendersi cura, il mercato a Km zero con ortaggi biologici frutto delle coltivazioni locali e molte attività contadine per tutte le età.
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Oltremare (RN) è un parco tematico naturalistico della Riviera Romagnola, specializzato nella tutela di specifiche famiglie di animali, in particolare il Tursiope: il famoso delfino dal naso a bottiglia che per effetto della forte influenza dei media (si pensi ad esempio al telefilm “Flipper”) è diventato nell’immaginario comune il delfino per antonomasia.
Il Tursiope è una delle poche specie di delfini che sopportano la cattività, per questo motivo è il più studiato e il più comune nei delfinari. E’ un delfino diffuso in tutti i mari del mondo, ad eccezione delle zone artiche ed antartiche, e ne esistono due popolazioni distinte, una costiera ed una di mare aperto.
Il parco è nato nel 2004 dalla collaborazione tra “Aquafan di Riccione” (altro noto parco a tema della riviera) e il “Delphinarium di Riccione” (riserva marina). Oltremare è stata riconosciuta come la laguna artificiale dei delfini più bella d’Europa, punto di riferimento per tutti gli appassionati, fedele ricostruzione di un’insenatura rocciosa del Mare Adriatico che contiene nove milioni di litri d’acqua salata.
Lo spettacolo offerto dai bellissimi delfini è veramente emozionante e per fortuna vale da solo il prezzo del biglietto.
Si, perché (e qui siamo alle note dolenti) se escludiamo la laguna dei delfini il resto del parco non è poi così eccezionale e, tra tutte, le pecche maggiori riguardano la stato di manutenzione (non proprio eccellente) ed alcune attrazioni all’interno del parco che vanno pagare nonostante il biglietto, già di per se abbastanza caro (ad es. per il “Battesimo della sella”, che non è altro che un giretto circolare di 5min. su di un pony, devi pagare altri 4€).
Comunque, nel complesso, le ambientazioni come la “Foresta di Darwin” e “L’isola di Ulisse” nonché i vari spettacoli (come ad es. il volo dei pappagalli e dei rapaci) garantiscono il divertimento dei vostri bimbi, rendendo in ogni caso la giornata trascorsa nel parco davvero piacevole.
Per maggiori info, orari e prezzi: www.oltremare.org
La laguna dei delfini a Oltremare Oltremare (RN) è un parco tematico naturalistico della Riviera Romagnola, specializzato nella tutela di specifiche famiglie di animali, in particolare il…
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Un Paradiso... Il 18 novembre la Staccionata ci apre le porte! Affrettatevi a prenotare il pranzo e il battesimo della sella. Per info scrivete a info@unsognoneltrolley o visitate la pagina Facebook . . . #natura#ilovenatura#cavalli#horseriding#ilovehorses#pranzo#fattoria#autunno2018#fvgphoto#fvgshotz#fvglovers#fvglovers#fvgtaste#fvglife#fvg_photogroup#igerfvg#volgofvg#fvglivexperience#unsognoneltrolley#firstpostof2018 (presso Società Agricola "La Staccionata s.s.") https://www.instagram.com/p/Bp_dhZTAXv0/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=ov62uhm65iou
#natura#ilovenatura#cavalli#horseriding#ilovehorses#pranzo#fattoria#autunno2018#fvgphoto#fvgshotz#fvglovers#fvgtaste#fvglife#fvg_photogroup#igerfvg#volgofvg#fvglivexperience#unsognoneltrolley#firstpostof2018
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Festa del Ringraziamento a Mirabello Monferrato: una giornata tra tradizione, agricoltura e divertimento
Domenica 17 novembre 2024: mercatini, mostre e intrattenimento per tutta la famiglia
Domenica 17 novembre 2024: mercatini, mostre e intrattenimento per tutta la famiglia. Il Comune di Mirabello Monferrato celebra la Festa del Ringraziamento domenica 17 novembre 2024, un evento dedicato alla tradizione agricola e alla comunità locale. Piazza della Libertà e Piazza San Michele si trasformeranno in un centro di attività per grandi e piccoli, con esposizioni, mercatini e momenti di…
#Agricoltura#agricoltura Monferrato#agricoltura tradizionale#Alessandria#Alessandria today#Angelo Sarni#bambini e cavalli#Battesimo della sella#cultura agricola#cultura e tradizioni#Cultura piemontese#enogastronomia#eventi autunnali#Eventi comunitari#Eventi Monferrato#eventi novembre 2024#eventi per famiglie#Festa del ringraziamento#festa tradizionale#fiere di paese#fiere Monferrato#fotografia agricola#Google News#italianewsmedia.com#manifestazioni agricole#manifestazioni famiglie#mercati locali#Mercatini Alessandria#mercatini di paese#mercatino agroalimentare
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Sere d’estate da trascorrere all’aperto e in compagnia: a Dogliani è tutto pronto per la “Festa di mezza estate” a cura della Pro loco di Borgo.
Durante l’intera giornata mercatino dell’antiquariato, dell’artigianato e dei prodotti tipici per le vie del centro storico fino a Piazza Martiri della libertà.
Saranno aperti i negozi.
Programma
Ore 08:00
“Eno run” Corri con noi – partenza alle ore 09:30 Cammina con noi – partenza alle ore 09:40 Il ricavato della manifestazione sarà devoluto per il mantenimento della chiesa Madonna delle Grazie in Borgata Gombe.
Ore 12:30
Pranzo sotto l’ala, costo 10€.
Ore 15:00
Piazza Battuti Sergione e la sua motosega, realizzazione sculture in legno con la motosega.
Ore 16:00
Piazza Martiri della Libertà Battesimo della Sella, passeggiate gratuite a cavallo per le vie del paese.
Ore 17:00
Piazza martiri della Libertà, Danzandeor presenta La bella addormentata nel bosco, spettacolo di danza classica e moderna.
Ore 20:00
Per tutta la sera cena a base di tagliata, sarà comunque possibile cenare con il menù alla carta: antipasti, primi, grigliate e dolci.
Ore 21:00
Serata animata con la band: Show Must Go On Queen Tribute.
https://ift.tt/eA8V8J
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Festa Country 2023 a Premenugo
Sabato 8 e domenica 9 luglio ci sarà il debutto della Festa Country di Premenugo, una frazione di Settala, in provincia di Milano, per vivere due giorni di festa alla insegna del divertimento. La Festa Country di Premenugo prevede un mercatino in via Genova con bancarelle di artigianato creativo, hobbistico, vintage, settore casa e commercio, automobili e servizi alla persona, mentre nel parco adiacente vengono allestiti il punto ristoro del Bar Il Chiosco e alcuni food truck con menù tipici regionali. Ad arricchire la festa ci saranno tanti eventi collaterali dedicati ai bambini e agli appassionati di ballo e musica, come l'esperienza del battesimo della sella con i cavalli dell'Associazione Loi Park Onlus, mentre dal pomeriggio di domenica 9 sono in programma animazioni e lezioni di balli country line dance a cura di Samantha Marani. Infine, ci sono le serate musicali con sabato 8 luglio alle 21.30 Arial Music Live (Fausta e Gabriele), mentre alla stessa ora domenica 9 luglio è la volta di Anchise Bolchi, uno dei più noti e richiesti artisti country in Italia. Le origini di Premenugo si fanno risalire all’epoca romana, dopo che vennero ritrovati resti di una strada costruita ai tempi dell’Imperatore Tiberio (e perché su di una medaglia dell’imperatore si legge il nome del duumviro Giulio Settala. Nel Medioevo il paese fu feudo di una della Famiglie più celebri della storia milanese, i Conti Settala, da cui il borgo ha ereditato il nome. A questo nobile casato appartennero personaggi illustri come Sant’ Senatore, vescovo di Milano nel V secolo, Enrico, che ricoprì la stessa carica nel VII secolo e Ludovico, il protofisico che nel 1576 curò la peste nel capoluogo lombardo. Nella chiesa milanese di San Marco si può ammirare la tomba di famiglia dei Settala con il loro emblema araldico, divenuto poi lo stemma del Comune. A Premenugo non mancarono gli alti e bassi determinati dalle vicende che caratterizzarono tutto il Milanese, infatti il paese fu danneggiato dalla guerra che nel 1036 Corrado il Salico combatté contro l’Arcivescovo Ariberto d’Intimiano, fu poi così distrutto da Federico Barbarossa che rimase completamente disabitato per oltre mezzo secolo. Nel 1249 i Conti Settala decisero di riedificarlo ed affidarono la ricostruzione al canonico Ugone. Terminato il dominio dei Settala, il feudo passò nelle mani dei Trivulzio, che si estinsero nel 1679 e nel 1725 il possesso feudale passò al Marchese Brusati di Torino, i cui discendenti sono tuttora viventi. Da vedere sono la torre merlata di un palazzetto del XII secolo a Cascina Castello, con un portico e finestre ad arco, e la chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio, fatta erigere dai Conti Settala nel 1108 e nella quale sono custoditi pregevoli quadri di scuola lombarda. Read the full article
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Un format per il turismo delle famiglie in montagna
Sono ormai molte le località di montagna (e non solo) che puntano al turismo delle famiglie: un “prodotto” ormai consolidato che definire nicchia sarebbe riduttivo, considerati i numeri che è in grado di muovere.
Molte sono anche le strutture ricettive - per lo più di buon livello - specializzate nel settore family, come dimostrano i numerosi family hotel sparsi sulle Alpi.
Sono ovviamente numerosi i fattori che possono determinare il successo di una “destinazione family” a partire naturalmente dalle strutture e dai servizi offerti.
Spesso però l’offerta - a livello di eventi - è piuttosto limitata o si riduce a qualche “laboratorio” o a sporadiche attività di animazione.
Per questo abbiamo ideato dei nuovi format, studiati appositamente per questo target.
Nel caso specifico potete guardare il programma e le attività di Baita dei Bimbi ( https://www.baitadeibimbi.it/index.html ) la cui seconda edizione è in programma da Alagna (Monte Rosa) il 6 e 7 luglio prossimi.
Gli “ingredienti” sono i seguenti:
- un’importante agevolazione a livello di utilizzo degli impianti di risalita (nel caso specifico la Telecabina) rivolto alle famiglie partecipanti all’evento
- un incontro particolare, con personaggi cari ai bambini, sia del mondo animale (il cane san Bernardo nell’edizione 2019 - nel 2018 c’era stato il cane protagonista del film Belle e Sebastien) che dello spettacolo. L’edizione 2019 offrirà infatti la possibilità di incontrare Heidi e Peter, con un piccolo spettacolo in quota (a 2000 metri) con giochi ed animazioni. Lo spettacolo è ripetuto più volte durante la giornata per consentire a tutti di partecipare.
- una formula week end con Hotel convenzionati ed un’apericena in quota con prodotti tipici e fiaccolata - perchè gli eventi “per bambini” devono piacere ed offrire occasioni di svago e vacanza anche e soprattutto ai genitori.
- esperienze particolari per vivere la cultura della montagna: nella fattispecie verrà organizzato un laboratorio di falegnameria per bambini, con torchio a pedali, mentre genitori e bambini potranno visitare (compreso nel biglietto) la casa museo Walser (un’abitazione del Seicento perfettamente conservata) ed assistere a lavorazioni particolari (le scarpe in lana di una volta, i cestai, il puncetto valsesiano)
- esperienze sportive come l’arrampicata indoor con le guide alpine ed escursioni in quota per chi soggiorna durante il week end (con biglietto giornaliero per la Telecabina).
Completano l’offerta una serie di agevolazioni per altre attività e servizi, dalla salita in funivia fino a Passo Salati, al battesimo della sella, o alle discese in tubing.. fino alla ristorazione. Come sempre il format è accompagnato da un’ampia azione promozionale soprattutto sul web.
Se anche la tua località vuole promuoversi ad un pubblico di famiglie contattaci all’email: [email protected]
#turismo#turismo per famiglie#organizzazione eventi#spettacoli per famiglie#family hotel#destination management
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Natura ed equitazione per la quarta tappa del “Piccolo Cammino”
Natura ed equitazione per la quarta tappa del “Piccolo Cammino” ------------------------------- Si terrà domenica 24 giugno, al santuario di Fonte Colombo, la quarta tappa de “Il Piccolo Cammino…il Cammino di Francesco per i piccoli”, all’interno della quale è attesa una entusiasmante novità.
Al programma tradizionale, che prevede un percorso botanico-naturalistico lungo un breve tratto del Cammino, visita del santuario, attività ludico-educative e pranzo al sacco come momento di condivisione, si aggiungerà il cosiddetto “battesimo della sella”, al termine del quale verrà rilasciato un attestato e un piccolo presente. Grazie alla “Scuderia il Colle” i bambini potranno così avvicinarsi…
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La memoria è una tematica importante nel mondo del tifo, che sia fatta di ricordi felici come quando c’è da celebrare una vittoria sportiva o per ricordare un evento più difficile come un lutto. Per il popolo juventino il 29 maggio coincide contemporaneamente con questi due sentimenti contrapposti. Quel maledetto giorno del 1985 si disputò infatti l’infame partita tra la Juventus e il Liverpool. Una partita importantissima per diverse ragioni, prima di tutto perché fino a quell’anno le squadre inglesi dominavano il continente a livello calcistico, come testimonia la finale dell’anno prima in cui il Liverpool s’impose allo stadio Olimpico contro la Roma.
Per tanti italiani in Belgio, che in larga parte tifavano Juve, quella partita rappresentava un sogno. Quello di vedere da vicino la loro squadra e i tanti talenti che essa annovera, come Michel Platini, figlio di immigrati italiani proprio come loro. Mercoledì 29 maggio questi tifosi bianconeri convogliarono a Bruxelles, a qualche decina di chilometri delle diverse città minerarie della Vallonia dove i loro padri erano arrivati a vendere la propria forza lavoro, da Liegi ma anche Marcinelle, Charleroi o La Louvière. Immigrati provenienti da tutto lo Stivale, meridionali e settentrionali venuti a lavorare in condizioni difficilissime, in questo Paese.
Questo mercoledì soleggiato del 1985 sembrava davvero diverso, le temperature erano calde nella capitale belga e per un giorno non esistevano “maledetti immigrati”, come venivano considerati da una parte della popolazione locale. Non esistevano calabresi, siciliani, friulani, pugliesi o toscani ma un unico popolo, quello bianconero, orgoglioso di riabbracciare i propri connazionali venuti apposta dall’Italia e tutt’insieme celebrare l’eventuale agognato trionfo della loro squadra in campo.
Mario era uno di questi, nello specifico uno dei tanti tifosi della Juve riusciti nell’impresa di trovare biglietti inizialmente destinati al pubblico neutrale belga. Biglietti dunque non della curva destinata al cuore pulsante del tifo organizzato bianconero, ma in un settore distante, di fronte al grosso degli juventini, accanto alla curva riservata ai britannici. Poche ore separano questa gente dall’ingresso nella storia. Non per il loro tifo caloroso, per il loro entusiasmo ma semplicemente perché si ritroveranno nel settore sbagliato. Il loro dramma si consumerà in mondovisione, l’unica colpa è quella che per caduta subiscono per le disastrose lacune degli organizzatori e per gli assalti degli hooligan inglesi. Nemmeno capiranno quanto andrà succedendo nel settore adiacente e di sicuro quello che vedono non c’entra niente con l’idea che avevano di vivere lo stadio e partecipare a questa partita. Mentre alcuni giovani tifosi inglesi cercheranno di aggredirli, li divide da loro solo una rete di pollaio; gli agenti che dovrebbero garantire la loro incolumità non ci sono, le poche uniformi presenti non servono a niente.
La memoria del popolo dei Reds è diversa. L’anno prima erano stati vittime di aggressioni e agguati a Roma. Non si aspettavano questa accoglienza ostile nella Capitale italiana. Ma, sul campo sono stati loro a vincere e alzare la Coppa dei Campioni. I più pensano che adesso, a questi “maledetti italiani”, toccherà ricordare quel giorno, è venuto il tempo della vendetta per loro. Il famoso “Taking the End” (prendi la Curva, avversaria ovviamente), da una decina d’anni lo sport preferito degli hooligan in un vetusto stadio come l’Heysel trova sicuramente campo aperto d’attuazione. Joey ed i suoi amici arrivati senza biglietti, capiscono subito quanto facilmente siano aggirabili i controlli e in pochi minuti si ritrovano tutti insieme dentro la curva rossa.
La giornata per la banda di Joey era già perfetta, a chiudere il cerchio mancavano solo due cose: una sciarpa bianconera da portare come vessillo agli amici rimasti a Liverpool, una vittoria simbolica ovviamente, alla quale far poi seguire quella sul campo sportivo.
Sulla Grand-Place alcuni ragazzi italiani, con uno stile particolare e striscioni offensivi si erano già fatti avanti per lo scontro, ma la polizia belga presente in centro aveva subito convinto tutti a rimandare il confronto a quando la situazione lo avrebbe permesso. Quello che la banda di Joey ancora non sa è che il settore accanto a loro, pieno di italiani e non di spettatori belgi, come era previsto dagli organizzatori, non c’entra niente con i ragazzi visti in mattinata, pronti allo scontro e che per ironia della sorte, come nome di battesimo hanno l’inglesissimo “Fighters”.
Quando Joey e i suoi amici decidono di caricare, l’eccitazione collettiva motiva tanto quanto la memoria dell’anno prima. L’accoglienza ostile di Roma, le aggressioni sulla strada dello Stadio Olimpico, la bandiera del Liverpool rubata e buttata nel Tevere, gli accoltellati, tutte immagini ancora vive per loro. E così come tanti, come troppi, spingono la rete e appena questa cade si precipitano a picchiare il primo tifoso che trovano di fronte, senza chiedersi perché nessuno di loro risponda alle provocazioni.
In pochi minuti il panico si diffonde nel Settore Z. Sotto l’occhio delle telecamere, questa porzione di stadio diventa famosa nel mondo intero. Questo pezzo di cemento vecchio e cascante, già pieno di sciarpe e di bandiere bianconere lasciate cadere a terra. Questi tifosi juventini che cercano disperati una via di fuga. La polizia belga prova ad impedire ai tifosi italiani in fuga di entrare sul campo: gli ordini sono ordini, così in sella ai loro cavalli, manganelli alla mano, prova a respingerli.
Mario, ventidue anni è uno di questi tifosi. Originario di Turi aveva lasciato la sua città, la sua famiglia e gli amici per cercare un avvenire migliore. Seguendo un cugino venuto alcuni anni fa a Charleroi che l’estate, quando torna al Paese con il suo macchinone, fa sempre una certa impressione. Al di là delle suggestioni, Mario non aveva tanta scelta, l’immigrazione è l’unica via per un’esistenza degna. Poi, con i soldi che guadagna nella pizzeria del cugino può aiutare la sua famiglia rimasta in Italia.
I primi mesi in Belgio sono stati difficilissimi. La popolazione non è molto accogliente con questi “Macaroni”, come vengono soprannominati gli italiani. La regione di Charleroi non c’entra niente con i bei paesaggi della Puglia. Per non parlare del clima. Tutto sembra grigio e il calore della sua terra, della sua gente manca ancora di più. Ad attutire fortunatamente la nostalgia ci pensa il bar, il circolo dove la domenica, fra connazionali, si segue il calcio italiano e soprattutto quella Juve per la quale Mario ha una grande passione. Questa stagione in cui la squadra bianconera è arrivata fino in finale di Coppa Campioni, rende più sopportabili le umiliazioni e le difficoltà della vita quotidiana in Belgio. Quest’anno poi, Mario potrà vedere la sua amata Juve dal vivo ed è un incentivo in più a tenere duro.
La finale della Coppa dei Campioni si disputa infatti a Bruxelles, a sessanta chilometri della sua città di adozione. Mario si è organizzato con gli amici dello “Juventus Club Belgio”, ha preso un giorno di ferie per godersi una giornata storica. I biglietti non sono stati un problema, procurati da un collega di lavoro sul mercato nero: i bagarini ci sono anche qua e non sono mica tutti italiani…
Biglietti in tasca e sciarpa al collo, in questo caldo 29 maggio, Mario si sente diverso. Non più un “terrone”, un “Macaroni”, ma un tifoso della Vecchia Signora come tutti. Stasera il popolo bianconero vuole dimenticare l’umiliazione di due anni prima ad Atene e riprendersi quella coppa perduta con l’Amburgo. La Juventus deve vincere per salvare la sua stagione. In campionato non è mai riuscita ad inserirsi nella lotta per lo scudetto. Mario ricorda il cammino europeo seguito passo passo sul televisore del circolo. La semifinale col Bordeaux è stata più difficile dal previsto, ma alla fine ce l’hanno fatta. Ce l’abbiamo fatta, come usano dire i tifosi sentendosi parte in causa nel tutto. Sarà in finale, un anno dopo avere vinto la Coppa delle Coppe. Poi di fronte c’è il Liverpool che la Juve ha già incrociato quattro mesi prima, nella finale di Supercoppa Europea. Il 16 gennaio i bianconeri si imposero 2-0 contro i Reds, grazie a due goal di Zbigniew Boniek, divenendo così la prima squadra italiana a vincere questo trofeo.
Con tanti sogni nella testa, Mario approda a Bruxelles, tra migliaia di connazionali, alcuni in Belgio da decenni, altri venuti apposta dall’Italia, ma anche dalla Germania, dalla Francia, dal Lussemburgo e dall’Olanda. Riesce a riconoscere persino gli accenti della sua provincia. Anche i tifosi del Liverpool sono tanti. Si fanno notare subito, quasi tutti a torso nudo, arrossati sotto il sole di maggio. Le bottiglie vuote si contano a centinaia per le vie della capitale belga e tante cominciano a volare per aria. La giornata appare subito più tesa del previsto così Mario, col suo biglietto in tasca, decide di avviarsi verso lo stadio Heysel, quattro ore prima della partita. Con suo cugino decidono di entrare al più presto nel Settore Z di cui possiedono il biglietto, anche perché vogliono guadagnarsi un posto con la visuale migliore sul campo. Per la partita si aspettano 60.000 spettatori. Quando Mario entra nella curva, resta sbalordito di fronte alla struttura: è vero che non frequenta da tanto gli spalti, ma questo stadio sembra davvero molto vecchio.
Accanto a loro ci sono i tifosi dei Reds. Fuori li avevano già incrociati e Mario ha preferito nascondere la sua sciarpa bianconera dovendo passare in mezzo a loro che aspettavano di fronte ai Settori X e Y, ritenendo la provocazione inutile e quando raggiunge la porta d’ingresso del settore Z è piuttosto contento. Dentro è un tripudio di bandiere bianconere e tante sono quelle rosse alla sua sinistra. Dopo qualche minuto le memorie e le storie personali di Mario e di Joey andranno ad incrociarsi. Ognuno avrà ovviamente una versione posteriore molto diversa, ma una cosa è sicura: questa serata rimarrà dentro di loro per tutta la durata delle loro vite.
Facciamo ora un poderoso salto in avanti, dal 29 maggio 1985 al 29 maggio 2018. Sono passati esattamente 33 anni da questa storia che ho tentato di ricostruire in maniera verosimile, intrecciando con la fantasia due destini ipoteticamente contrapposti. Mi ritrovo così alle ore 19.00 all’entrata di quello stesso stadio, presso la tribuna, invitato da un ragazzo attivo all’interno della sezione Belgio del gruppo “Tradizione”, ho dunque la possibilità di vedere da vicino la commemorazione di quella tragedia.
Come tutti i nati negli anni ’70 ricordo quella serata. La memoria mi porta indietro a quando ero un bambino di sette anni e vedevo scorrere le immagini degli incidenti di quella partita. Non capivo niente di quello che stava succedendo a Bruxelles. Oggi invece sappiamo tutto di quanto avvenuto in quei momenti. E devo dire la verità: è un po’ strano essere lì. Ho sempre problemi con le commemorazioni, perché dentro ognuno di noi la memoria non funziona mai allo stesso modo. Si può dire tutto quello che vogliamo, ma dietro il senso di colpa latente e indefinito che ci obbliga a rimanere in silenzio per un minuto o più, cos’è davvero la memoria?
Siamo in pochi, una trentina di persone. A dire il vero, non mi ero minimamente posto il problema del numero dei presenti. Ci sono soprattutto ragazzi del Belgio, juventini, ultras e tifosi, ma anche due ragazzi venuti apposta dall’Italia e qualche ragazzo dei “Green Boys”, ultras de La Louvière, una squadra che milita nel 4° livello del calcio belga. Ci viene permesso accesso al luogo della cerimonia per meno di mezz’ora. Sembra quasi un favore che ci fanno e fa riflettere che nel 2018 la sicurezza sia diventata una ragione di Stato. Ma soprattutto serva come pretesto a tanti per non farti entrare in un luogo dove non è previsto nessun evento di rilievo e questa fretta indotta puzza un po’ di censura e non meno di cinismo.
La sezione Belgio di “Tradizione” ha fatto confezionare una corona di rose. Si passa il portone e entriamo. Del vecchio stadio dell’Heysel, edificato nel 1930 per il centenario del regno del Belgio, non rimane quasi più niente, tranne un pezzo della sua facciata d’origine. All’inizio degli anni ’90, il governo locale decise di ricostruire totalmente l’impianto che venne pure ribattezzato “Roi Beaudoin”, alla morte del re del Belgio nel 1993.
Arriviamo alla lapide sulla tribuna con i nomi delle 39 vittime, inaugurata nel 2005 per il ventennale della catastrofe. C’è pure il nome del sindaco che l’ha fatta affiggere, una cosa che sicuramente si potevano risparmiare. Non ho mai visto su nessun monumento il nome del sindaco che l’ha inaugurato. Cosa deve ricordare davvero la storia? I suoi attori principali o chi tenta di usarla per proprio tornaconto? Ma lascio perdere queste domande retoriche e mi fisso a guardare i nomi delle vittime. Li leggo uno a uno e penso che queste 39 persone non si sono più svegliate la mattina del 30 maggio 1985, che 39 famiglie sono state ferite per sempre, che 39 esseri umani hanno visto interrompersi il loro destino e tutto questo per il solo fatto di essere andati allo stadio. Ci fermiamo lì e dopo qualche minuto ci spostiamo in un altro luogo, presso il famigerato Settore Z.
I ragazzi tirano fuori i loro striscioni e li mettono attorno alla seconda targa. Ci sono i drappi della sezione Belgio di “Tradizione”, lo striscione dell’ex gruppo “Bruxelles Bianconera”, quello dei “NCS” (Noi Ci Siamo), uno stendardo con i colori gialloverdi dei gemellati del Den Haag e una sciarpa di un ragazzo del “Nucleo”. Poi, vicino la targa fissata sul luogo dove una volta c’era il famoso muro del Settore Zeta, un ragazzo di “Bruxelles Bianconera” fa un piccolo discorso. Le sue parole ricordano la lotta del “Comitato per le vittime dell’Heysel” affinché fosse commemorato degnamente quell’evento drammatico. Perché nei mesi e negli anni che si sono succeduti, tanti avrebbero preferito dimenticare quanto accaduto. Senza l’ostinazione di quella gente che ha reso simbolicamente ma eterno il ricordo, racchiudendolo in una lapide, in una targa quelle morti sarebbero state pian piano metabolizzate e poi dimenticate. Come dice giustamente questo ragazzo: «Dobbiamo essere qua per non fare dimenticare al Belgio, allo Stato, anche alla Juve e ai tifosi la nostra storia, da dove veniamo e quello che il nostro popolo ha vissuto».
Ecco, la maledetta memoria, quella che permette che non cadano nel nulla questi 39 nomi, queste 39 vite. E dunque oggi forse ci saranno “solo” trenta persone di fronte alla targa sul muro del Settore Zeta a Bruxelles, ma questa gente ha di sicuro la fortuna e il pregio di sapere cosa voglia dire, trentatré anni dopo, la memoria. Poi, dopo un minuto di silenzio che sembra durare molto di più, torniamo alla lapide dove la cerimonia sta per finire. I due ragazzi juventini, venuti apposta dall’Italia, vengono invitati a farsi avanti e leggere uno per uno i nomi delle vittime. Sono due voci che nessuno, tranne un trentina di persone, può sentire, ma non importa se siano in pochi a sentire pronunciare questi nomi, l’importante è che queste persone in un modo o nell’altro ci siano ancora.
Sébastien Louis
Heysel, 33 anni dopo: ma cos’è davvero la memoria? La memoria è una tematica importante nel mondo del tifo, che sia fatta di ricordi felici come quando c'è da celebrare una vittoria sportiva o per ricordare un evento più difficile come un lutto.
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