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Festa del Ringraziamento a Mirabello Monferrato: una giornata tra tradizione, agricoltura e divertimento
Domenica 17 novembre 2024: mercatini, mostre e intrattenimento per tutta la famiglia
Domenica 17 novembre 2024: mercatini, mostre e intrattenimento per tutta la famiglia. Il Comune di Mirabello Monferrato celebra la Festa del Ringraziamento domenica 17 novembre 2024, un evento dedicato alla tradizione agricola e alla comunità locale. Piazza della Libertà e Piazza San Michele si trasformeranno in un centro di attività per grandi e piccoli, con esposizioni, mercatini e momenti di…
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C'era una volta una casetta di mattoni. Era molto graziosa, con i suoi mattoncini rossi in mezzo alla campagna, si godeva il silenzio e il paesaggio e riparava con amore i suoi proprietari. Poi un giorno venne la strada, la via Appia nuova, perché la nobile via Appia Antica non bastava più per gestire traffico e merci e poi, dopo tutti quegli anni, era stanca e aveva bisogno di un po' d' aiuto dalla nuova generazione. Così la casetta di mattoni si trovò d'improvviso ad avere compagnia: calessi, carri, cavalli, viaggiatori... Tutto quel viavai la rallegrava anche se a volte le dava un po' di capogiro. Con la Via Appia Nuova arrivarono anche le case nuove... E che case! Con stucchi eleganti, portoni grandi e scuri come la bocca d'un orco, si davano tutte arie da gran signore. Ma la casetta di mattoni rossi restava umile e gentile, serena e bella nella sua semplicità. Passarono gli anni e della campagna e del silenzio che una volta avvolgevano la piccola casetta non rimase più traccia: arrivò l' asfalto e con lui macchine e camion che sostituirono il profumo dei fiori con odore di smog e il cinguettio dei passerotti con il rombo dei motori. Arrivarono anche i palazzi, quelli sì che facevano girare la testa alla casetta! Non se ne vedeva mai la fine e con tutti quegli occhi che la guardavano la mettevano in imbarazzo. Finché un giorno venne anche il pittore e da rossa che era la casetta divenne bianca e grigia. Le dissero che quei colori le stavano meglio, la rendevano moderna e signorile. All' inizio la casetta si vergognava un po', ma pian piano fece l' abitudine al suo nuovo vestito. Gli anni passavano e la vita scorreva, finché una mattina la casetta sentì un gran trambusto: camion, betoniere, operai... Un viavai da diventare matti. Grandi travi di ferro vennero posate alle sue spalle e pian piano l'avvolsero quasi del tutto. Era arrivato fin lì il grande Centro Commerciale. Quante luci, quanti colori! E che festa l'inaugurazione! Vetrine scintillanti, buste e pacchetti, signore affaccendate, ragazze innamorate, bambini capricciosi... La casetta all' inizio si sentì un po' sconcertata: sembrava un po' fuori luogo in quella struttura così moderna. Ma giorno dopo giorno si lasciò avvolgere dall' abbraccio del Grande Centro, dai suoi suoni e colori e si sentiva bellissima ogni volta che i passanti guardandola esclamavano: "Ma che bella casetta, sembra una bomboniera!"
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"I cavalli...
...chiedono un amore delicato. E' sempre sul filo del ferire, quell'amore. E' un amore che si spaventa facilmente. Che cerca rassicurazione. Che infine si ritrae e si piega a prezzo del proprio stesso essere. Che si rassegna. In questo amore noi siamo abituati a chiedere e loro a dare. Noi a comandare. Loro a ubbidire. Eppure, quell'amore diventa Amore solo quando noi smettiamo di chiedere e di pretendere al di là del possibile. Quando accettiamo il no e ci fermiamo a guardare. Quando vediamo che davanti a noi c'è un essere di cristallo, tanto meraviglioso quanto fragile che, pur di venirci incontro e di amarci, si spezza. I cavalli spezzati dalle nostre pretese hanno un cuore grande e gli occhi spenti. I cavalli amati delicatamente - e liberati dalla nostra avidità di volere sempre di più- hanno il cuore intatto e occhi di brace. Hanno due tizzoni ardenti di vita e curiosità. E hanno quella scintilla di libertà che li fa essere se stessi e non burattini a comando per i bambini mai cresciuti che talvolta siamo".
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ALESSIA GIOVANNINI - IL potere segreto dei cavalli
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Così, trovandomi in viaggio in Giappone, non ho potuto fare a meno di recarmi al Memoriale della Pace di Hiroshima. E’ un parco pubblico, molto essenziale nell’architettura, come a voler dare il senso dello spazio che si apre, a superare e trascendere quel trauma. Ma al contempo, in modalità perfettamente giapponese, dà estrema cura ai particolari, dalle aiuole ai simboli di pace, agli origami delle gru per Sadoku, piccole teche trasparenti dove si possono lasciare origami, ma anche messaggi. Io uno l’ho scritto e l’ho lasciato lì: MAI PIU’ BOMBE NUCLEARI, DISARMO E PACE, in italiano e in sardo. Forse un piccolo atto dal sapore rituale, ma sentivo di farlo. Sadoku è la bambina simbolo di Hiroshima che per salvarsi aveva giurato di fare gli origami di mille gru, per la pace nel mondo. Morì prima di completare la sua opera, ma tutte le persone possono ancora, stringendosi accanto al monumento per i bambini, esprimere un pensiero, o solo meditare in silenzio. Visitando il Museo del Memoriale della Pace di Hiroshima, si torna indietro nel tempo e ci si ritrova immersi in quell’immane tragedia. L’esplosione dell’atomica trasformò in pochi istanti la città in un vero e proprio inferno. Un inferno descritto dalle poche fotografie esistenti, dai disegni e dai dipinti dei testimoni oculari, dai racconti dei sopravvissuti. La temperatura al suolo divenne così alta da incendiare non solo gli alberi, le case e le strutture in legno e in cemento, ma da staccare la pelle delle persone, scioglier loro gli occhi, squagliare gli organi interni. I cavalli, che guidavano le carrozze nei viali, impazzirono e si tuffarono nei fiumi, per annegar lì. Anche molte persone si gettavano nel fiume, per spegnere le fiamme che le avevano avvolte, o cercare di trovare ristoro all’enorme calore. Chi non era morto sul colpo si trascinava ferito ed ustionato, con la pelle a brandelli, con le carni che bruciavano dentro, alla ricerca d’acqua per spegnere quel fuoco. Quell’acqua stessa, che ne avrebbe solo accelerato la morte. Così come la pioggia che cadde nei giorni successivi, descritta dai testimoni come “la pioggia nera”, altamente radioattiva.
Ricordare Hiroshima per prevenire la catastrofe
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Fiat 500: Un Viaggio nella Storia dell'Auto Italiana
Scopri come la Fiat 500 è diventata un'auto simbolo in Italia. Leggi la sua storia completa, dal primo modello alle versioni moderne.
Molti la conoscono ma tanti altri hanno la curiosità di sapere qual'è la storia della Cinquecento. Questa piccola autovettura ha segnato la vita di tantissimi italiani (credo nessuno, con più di trent'anni, non sia mai stato su una Fiat 500) e ancora oggi, al suo passaggio, le persone e i bambini si voltano divertiti. La simpatia del "cinquino" ha fatto si che oggi, a fronte dei cinque milioni di esemplari prodotti, ve ne siano ancora 600.000 circolanti. (da qui l'idea della nostra mappa) Vi racconteremo quindi la storia della cinquecento, dalle sue origini nel Luglio 1957, all'ultima Cinquecento prodotta il 1 Agosto 1975, ultimo telaio: 5231518. Introduzione La Fiat 500 è un'automobile prodotta dalla casa automobilistica italiana Fiat dal 1957 al 1975. La 500 fu concepita come un'utilitaria economica, destinata a motorizzare l'Italia del dopoguerra. Il design originale era opera di Dante Giacosa, uno dei più celebri progettisti automobilistici italiani. Le Origini della Fiat 500 La Fiat 500 fu presentata il 4 luglio 1957 e subito si distinse per le sue dimensioni compatte, il motore posteriore raffreddato ad aria e il prezzo accessibile. Il modello iniziale, noto come Fiat 500 N, aveva un motore da 479 cc che sviluppava 13 cavalli e una velocità massima di circa 85 km/h. Questa versione, sebbene molto basica, riuscì a conquistare il cuore degli italiani grazie alla sua semplicità e funzionalità (Wikipedia, l'enciclopedia libera) (Classic.com). Evoluzione e Modelli
Fiat 500 N (1957-1960): La prima versione della 500, conosciuta anche come "Nuova 500", presentava caratteristiche molto spartane, come portiere incernierate posteriormente, tetto in tela e sedili rudimentali. Nonostante le critiche iniziali per la sua essenzialità, la Fiat apportò rapidamente miglioramenti, aggiungendo vetri discendenti e sedili più confortevoli (Wikipedia, l'enciclopedia libera) (Classic.com) (Engineerine).
Fiat 500 D (1960-1965): Introdotta nel 1960, la 500 D presentava un motore potenziato da 499 cc e 17,5 cavalli, con una velocità massima di 95 km/h. Questa versione includeva una capote più grande che copriva anche il cofano posteriore e una panchetta posteriore più comoda, omologando l'auto per quattro persone (Wikipedia, l'enciclopedia libera) (Classic.com) (Engineerine).
Fiat 500 F (1965-1972): La versione più popolare della 500, la 500 F, è riconoscibile per le portiere incernierate anteriormente, che sostituirono quelle "a vento" della versione N. Questo modello aveva anche un parabrezza più grande e miglioramenti strutturali che ne aumentarono la stabilità e la sicurezza (Wikipedia, l'enciclopedia libera) (Classic.com) (Engineerine). Maggiori informazioni qui
Fiat 500 L (1968-1972): La versione "Lusso" della 500, introdotta nel 1968, offriva interni più eleganti con un nuovo cruscotto, sedili più confortevoli e dettagli cromati. Questo modello era destinato a chi desiderava un'auto più raffinata senza rinunciare alla compattezza e all'economicità della 500 (Wikipedia, l'enciclopedia libera) (Classic.com). Maggiori informazioni qui
Fiat 500 R (1972-1975): L'ultima evoluzione della 500 classica, la 500 R (Rinnovata), aveva un motore da 594 cc che sviluppava 18 cavalli, con un cambio sincronizzato e miglioramenti meccanici per una maggiore affidabilità. Questa versione segnò la fine della produzione della Fiat 500 originale nel 1975 (Wikipedia, l'enciclopedia libera) (Classic.com) (Engineerine). Per ulteriori dettagli sulla storia e le specifiche tecniche di ciascun modello, potete visitare le seguenti fonti: - Wikipedia - Fiat Nuova 500 (Wikipedia, l'enciclopedia libera) - Classic Cars - Fiat Nuova 500 (Engineerine) - Classic.com - Fiat Nuova 500 (Classic.com) Conclusione La Fiat 500 non è solo un'automobile, ma un simbolo di rinascita e innovazione. Dal primo modello del 1957 all'ultima Cinquecento prodotta il 1 agosto 1975, con telaio numero 5231518, la 500 ha segnato un'epoca e continua a essere amata in tutto il mondo grazie anche al suo rilancio moderno. Qual è il tuo modello preferito della Fiat 500? Hai qualche ricordo speciale legato a questa vettura? Condividi la tua storia nei commenti!
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In nome dei followers Manuel avrà 5 anni per sempre.
Non ho mai espresso giudizi su fatti e persone, ma stavolta no.
Non se ne può più.
Questa tragedia ha come colpevoli tante persone, in realtà tutti.
La famiglia in primis.
I Genitori classe 1970.
Quaranta e cinquantenni che non han saputo nemmeno inculcare nella testa di questi giovani scollati dalla realtà il senso del pericolo, l’etica, la morale.
Genitori giunti sul posto della tragedia hanno esclamato “tutto si aggiusta basta che non vi siate fatti nulla”.
Poi c’è la società, quella finta democratica perbenista.
Quelli che han permesso che vivere la vita e vivere nel meta verso fosse la
stessa cosa.
D’altronde cosa vuoi che sia tenere incollati bambini a schermi per 5/8 ore al giorno, altrimenti “non posso far niente” no?.
Altrimenti al ristorante non puoi mangiare in pace no?
Una società che a furia di inutili lassismi ideologici ha abdicato figure e ruoli come educatore - genitore, insegnante, prete al nulla di influencer, YouTuber, tiktoker…
L’unico Dio, soldi e potere.
Uno degli assassini ha dichiarato “gli daremo un pacco di soldi ai genitori e tutto torna a posto”.
Il merito della mia generazione è quello di ritrovarsi figli che vivono in una bolla di dissociazione cognitiva dove tutto è possibile.
Dove guidare un mostro da 650 cavalli per 50 ore drogati fa parte delle sfide della vita.
Com era la storia “legalizziamola?”..ecco qui la prova, si muore anche con le canne.
Avete mai guidato un auto che raggiunge i 100 orari in 3 secondi?
Mocciosi che passano dalle auto 50 a mostri solo per il gusto di poterlo fare, di poterselo permettere, diventano roulette russe solo perché possono.
Tutto è concesso in nome di followers, questo è il nostro fallimento, questo abbiamo permesso.
Tutto è acquistabile, tutto, vita inclusa è parametrabile ai soldi.
Hai la Smart? Sei un poveraccio…
Lavori? Studi? Sei uno sfigato…
Ammazziamo un bambino? Si continua a filmare, vuoi perderti la disperazione di una vittima?
“Tutto si aggiusta”.
Beh certo, in questo paese che corre ai ripari solo quando ci sono i morti, che tutela carnefici, che promuove l’ignoranza sacrificando la meritocrazia, in questo paese videogame, tutto si aggiusta.
Basta mettere il gettone giusto come in una sala giochi e tutto ritorna come prima.
Spero con tutto il cuore che non vedano più la luce del sole questi miserabili e tutti quelli che han permesso che questa tragedia accadesse, compreso i followers.
Svegliatevi e recuperate l’educazione dei vostri figli, ne va del vostro e del loro futuro.
Se questi elementi per i bambini diventano esempi da seguire il problema è molto molto serio.
Svegliatevi prima che sia troppo tardi.
Pensate non vi riguardi?
Facciamo un esperimento:
Prendete il telefono dei vostri figli, andate in IMPOSTAZIONI E POI TEMPO DI UTILIZZO e li vi renderete conto di quanto vostro figlio sia lontano dalla vita reale.
Luigi Leonardi
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Ho dormito con 3 gocce di xanax, alle 6 mi sono alzata, poi ho bevuto il bicchiere d'acqua, fatto stretching, la doccia, preso il caffè e sono andata a lavoro. Il pullman non è passato, ho respirato e aspettato quello dopo, non è passato nemmeno quello, quindi ho corso e fatto un percorso diverso, poi un mio collega è venuto a prendermi così non sono arrivata in ritardo. È stato molto gentile. Mi sono impegnata, ho pulito ovunque, messo il fieno, la paglia e l'acqua, dato l'antiparassitario per bocca alla capretta che sta male, ho sistemato il pollaio nuovo per le galline, ho preso la temperatura a tutte le pecore che purtroppo non stanno bene per colpa dell'epidemia di blue tongue e stiamo facendo il possibile per arginare il virus e ridurre i danni al minimo... Ho riso e chiaccherato con tutti, incoraggiato e aiutato chi aveva bisogno, a fine turno abbiamo organizzato una mini festa improvvisata con gelato vegano e discorsi nonsense, abbiamo anche messo dei nuovi blocchi di sale per le mucche, gli asini e cavalli e per le capre. Al ritorno ho perso il bus di nuovo, poi il tram si è dovuto fermare prima per un incidente, quindi mi sono fatta l'ultimo pezzo di strada a piedi. Ho pranzato e mi sono sdraiata un po' per riposarmi, poi ho sistemato completamente la casa perché domani torna mia sorella, ho impiegato parecchio tempo ma ho ascoltato la musica nel mentre ed è stato piacevole. Poi sono uscita al fiume a suonare l'handpan, dei bambini si sono fermati intorno a me a ballare... bellissimo! Sono tornata a casa e ho cenato, adesso faccio un po' di meditazione e poi vado a dormire. Sorrido.
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Nel terrazzo a qualche metro dal mio c'è un un altro terrazzo, parte di un appartamento che viene usato come bed and breakfast, ed è sempre fonte di grandi risate e studi sociali.
Oggi, ad esempio, abbiamo una famiglia entuasias di vedere le galline. Non tanto i bambini che sì, le hanno salutate da lontano, ma il padre che dopo averle salutate per ben due volte, una chiamando pure i figli a salutarle dal balcone, è andato al cancello del giardino dove vivono suddette galline, per salutarle di nuovo prima di andare via a piedi con la famiglia.
Chiaramente, sono abitanti di città che, non avendo mai messo piede in zone con dei campi, non hanno mai visto una gallina viva e non si spiega l'entusiasmo per delle galline. Chissà come reagiranno a vedere i cavalli o se scoprissero che quando ero piccola una gallina mi ha inseguita per l'aria con sguardo omicida.
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Ciao Extraterrestre,
ti dò subito due dritte: la Terra non è terra ma è fatta principalmente di acqua, questo già ti dà la misura della presunzione dell’uomo che è essere terricolo. L’uomo purtroppo non sempre è umano, eccetto i suoi cuccioli, che come tutti i cuccioli del mondo amano giocare, quindi non ti fidare degli umani adulti e dai ascolto ai bambini e agli animali che sono puri. I gatti in particolare hanno un sacco di dritte, ma anche gli uccelli, i cavalli, i cani, le rane e tutti gli altri possono esserti di grande aiuto, insetti compresi. Le piante ne sanno tantissimo, se riesci a stabilire un contatto con loro ti apriranno confini che lo spazio interstellare lèvati, i funghi ancor di più. Altra cosa, se venendo qui vi trovate un’autovettura che gravita attorno al nostro bellissimo pianeta blù, abbattetela, e poi andate ad abbattere quello che l’ha messa lì. Se poi oltre a fare del turismo vorreste fare anche un po’ di volontariato ci sarebbe da fare un sacco di pulizia perché gli umani sono degli zozzoni e lasciano sporcizia ovunque, non solo fisica.
Il posto comunque merita, si mangia bene, ma prevalentemente attorno al Mediterraneo. Lasciate la recensione con quante stelle o costellazioni ritenete che meritiamo.
Buon soggiorno e benvenuti.
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"Zitto tu. Te lo ricordi com'è che sei arrivato qui dal treno? L'Ucraina era messa come te, nel 1930. L'ortica mangiavamo, la terra....Ci portavano via il grano, tutto quanto fino all'ultimo chicco. Ci ho perso mio marito, io, sono stata male come un cane. Gonfia gonfia, senza voce, non camminavo manco." Semënov si stupì che la vecchia Christja avesse patito la fame quanto lui. Fame ed epidemie gli sembravano inermi di fronte alla padrona di quell'izba accogliente. "Ma eravate kulaki?" le chiese. "Ma che kulaki! Sono morti tutti, qui, peggio che in guerra". "Sei nato in campagna tu?" gli chiese il vecchio. "No" rispose Semënov. "Sono di Mosca. E anche mio padre è nato a Mosca". "Ah, ecco" si vantò allora l'altro. "Tu che sei di città, se capitavi qui durante la collettivizzazione ci lasciavi la pelle, morivi subito. Sai perché sono ancora vivo, io? Perché capisco la natura. Ghiande, foglie di tiglio, ortica, bietolone, hai presente? Spariti in un attimo. Io, invece, conosco cinquantasei piante commestibili. E sono ancora qui. Era appena arrivata la primavera, non c'era neanche una fogliolina, ma io cavavo le radici. Conosco tutto, io, mio caro: radici, cortecce, fiori, ogni filo d'erba. Mucche, pecore, cavalli, chi pare a te, morivano tutti di fame, ma io no: sono un erbivoro migliore di loro". "Sei di Mosca?" chiese lentamente Christja. "Non lo sapevo". Il vicino uscì, Semënov andò a dormire e Christja restò seduta a fissare la finestra nera della notte. Quell'anno il raccolto era stato buono. Il grano era un muro compatto, alto, al suo Vasilij gli arrivava alle spalle e anche più su della testa. Sul villaggio incombeva un lungo gemito sommesso; scheletri ambulanti, i bambini strisciavano per terra, piagnucolando appena; gli uomini, con le gambe gonfie d'acqua, vagavano per le aie, sfiniti e senza fiato per la fame. Le donne andavano in cerca di qualcosa da bollire per il pranzo. Ortiche, ghiande, foglie di tiglio, zoccoli, ossa, corna, pezzi di vello non lavorato: avevano già cotto e mangiato tutto...E intanto i ragazzi venuti dalla città passavano per le aie, accanto a morti e morenti, aprivano le cantine, scavavano nelle stalle e infilzavano sbarre di ferro nella terra per scovare e portare via il grano dei kulaki. Vasilij Čunjak si spense, smise di respirare nell'afa di un giorno d'estate. In quello stesso momento in casa sua entrarono i ragazzi venuti dalla città, e uno con gli occhi azzurri che parlava proprio come Semënov si avvicinò al defunto e disse: "Ostinati, i kulaki! Piuttosto crepano!". Christja sospirò, si fece il segno della croce e andò a dormire.
Vasilij Grossman -Vita e destino
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a volte l'odio si capisce.
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Passo del Tonale m. 1884 🇮🇹 Nel 1510 venne a Edolo il vescovo Paolo Zane, accompagnato dai frati inquisitori domenicani per interrogare e mandare al rogo una sessantina di streghe, alcune processate a Cemmo, Bienno e Pisogne. Nel 1517 vi furono altri settanta roghi e l’anno successivo vi fu una nuova ondata di esecuzioni. Le accuse erano sempre le stesse: adorazione di Satana, amplessi col demonio, bambini uccisi e mangiati, cadaveri profanati. Era al passo del Tonale che le streghe si davano convegno coi bastoni volanti e i cavalli stregati.Secondo la leggenda, infatti, durante il mese di giugno venivano tenuti incontri tra streghe per praticare il "sabba” proprio sulle cime del Monte Tonale. Le giovani donne disegnavano croci a terra e vi sputavano sopra mentre urlavano improperi. Questo rito serviva ad evocare il Demonio che, in cambio del loro abbandono del cristianesimo, avrebbe a loro donato bellezza e giovinezza eterna.Durante i processi del 1518, una donna chiamata Onesta confessò di aver visitato il Tonale diverse volte cavalcando una capra. Lì, avrebbe imparato a scatenare tempeste e, dopo aver reso omaggio al Diavolo seduto su un trono, avrebbe ricevuto una polvere magica per uccidere le persone.Nel 1510 venne a Edolo il vescovo Paolo Zane, accompagnato dai frati inquisitori domenicani per interrogare e mandare al rogo una sessantina di streghe, alcune processate a Cemmo, Bienno e Pisogne. Nel 1517 vi furono altri settanta roghi e l’anno successivo vi fu una nuova ondata di esecuzioni. Le accuse erano sempre le stesse: adorazione di Satana, amplessi col demonio, bambini uccisi e mangiati, cadaveri profanati. Era al passo del Tonale che le streghe si davano convegno coi bastoni volanti e i cavalli stregati.Secondo la leggenda, infatti, durante il mese di giugno venivano tenuti incontri tra streghe per praticare il "sabba” proprio sulle cime del Monte Tonale. Le giovani donne disegnavano croci a terra e vi sputavano sopra mentre urlavano improperi. Questo rito serviva ad evocare il Demonio che, in cambio del loro abbandono del cristianesimo, avrebbe a loro donato bellezza e giovinezza eterna.Durante i processi del 1518, una donna chiamata Onesta confessò di aver visitato il Tonale diverse volte cavalcando una capra. Lì, avrebbe imparato a scatenare tempeste e, dopo aver reso omaggio al Diavolo seduto su un trono, avrebbe ricevuto una polvere magica per uccidere le persone. 🇬🇧 In 1510, Bishop Paolo Zane came to Edolo accompanied by Dominican inquisitor friars to interrogate and send to the stake about sixty witches, some of whom had been prosecuted in Cemmo, Bienno, and Pisogne. In 1517, there were seventy more executions by burning, and the following year saw a new wave of executions. The accusations were always the same: worship of Satan, sexual intercourse with the devil, children killed and eaten, and corpses desecrated. It was at the Tonale Pass where the witches would meet with flying sticks and bewitched horses.According to legend, during the month of June, meetings were held between witches to practice the "sabbath" on the summit of Monte Tonale. The young women drew crosses on the ground and spat on them while screaming insults. This ritual served to evoke the Devil, who in exchange for their abandonment of Christianity, would grant them eternal beauty and youth.During the trials of 1518, a woman named Onesta confessed to having visited the Tonale several times riding a goat. There, she learned to unleash storms and, after paying homage to the Devil sitting on a throne, received a magical powder to kill people.
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Il carosello degli inganni, Dino Cassone, Les Flaneurs Edizioni. A cura di Barbara Anderson
Ricordate il famoso carosello? Quello che quando eravamo bambini (cerchiamo di non rivelare la vostra età paleontologica) alla tv faceva da stacco tra la fascia oraria dell’informazione e quella degli spettacoli di svago, più leggeri? O forse ricordate ancora il carosello delle giostre del luna park, dove la giostra coi cavalli e i cavalieri correva una corsa sfrenata girando su sé stessa e…
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Verona, Fieracavalli: grande festa di pubblico per le finali del circuito Masaf Grande successo la mattina del 9 novembre per le gare di salto in libertà del circuito MASAF al Fieracavalli, un evento che ha attirato un vasto pubblico, segnando un momento importante per la promozione del settore ippico anche tra famiglie e bambini. "Le finali del circuito allevatoriale MASAF sono il coronamento di un anno di competizioni che hanno visto in gara i migliori cavalli italiani.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Fra tutte le epidemie, i sismi, i tifoni, gli sbarchi di cavallette, le iracondie delle acque, le scarmigliate incursioni delle comete, ciabattanti comari dei cieli; fra tutti i deliqui del pianeta, le epilessie della clorofilla, le depressioni delle catene montane, solo certo e prevedibile resta il ferragosto: tanto prevedibile, che il profeta dell’Apocalisse, intento a cogliere i ritmati zoccoli dei cavalli finali, nemmeno ne parlò, se non forse con i suoi amici osti, bancari e professori. Sebbene sia ormai allenato da tanti mai ferragosti, ogni anno questa bizzarra festa mi sopraggiunge, mi coglie e oltrepassa come un trauma.
Nessuna vacanza è così stranamente gremita di questa che spopola le città, più chiassosa di questa che rende silenzioso il Tritone a mezzogiorno. Non è una festa, è un incantesimo, una malìa, una fattura. Irretisce le folle, ispira programmi insensati, o immerge in una torva e diffidente sonnolenza. Settimane prima di quel giorno inevitabile, io mi faccio prudente; quando si entra nel rettifilo ferragostano, mi faccio via via cauto, diffidente, mi defilo, mi appiattisco, lavoro di freni e zavorra, inghiotto i documenti personali, comincio a parlare con accento irriconoscibile, sottopongo la mia minuscola anima ad una rapida plastica estetica, e infine mi precipito nel taciturno e pigro vortice del ferragosto: ma in quel momento io sono irriconoscibile, ed ho ogni motivo per dubitare della mia esistenza. La mia sensazione più profonda è che il ferragosto sia la festa del Nulla: e a questa convinzione io mi adeguo.
Dove vanno le spensierate folle di gitanti che, tutte nel medesimo istante, vengono colte dal raptus dell’emigrazione verso la Gioia? Sono persuaso che esse vengano stivate in uno dei tanti armadi del Nulla, e lì provvisoriamente trattenute e distratte con effimeri giocarelli fatti, letteralmente, di niente. Durante le non molte, ma fatali ore del ferragosto, trionfa una colossale eclissi dell’esistenza. Nulla viene prodotto, eccetto l’ectoplasma.
Per questo, io divento ogni anno più guardingo. Aggiorno e perfeziono le astuzie, i travestimenti, le strategie intese a farmi guadare il Mare dell’Assenza. Man mano che divento più furbo, le regole si fanno più minute e rigide. Durante il ferragosto molti camminano; pericoloso; meglio strisciare, allumacarsi per i pavimenti. Anche quest’anno mi sono rifiutato di partorire; ho eluso con un educato sorriso una possibile proposta di incoronazione; roteando la mano, come a intender «più tardi ne parliamo», ho rifiutato il pontificato; dopo qualche esitazione – non poteva essere il travestimento perfetto? – mi sono rifiutato di morire.
Mi sono pettinato sommessamente, adagio. Conscio del carattere di assedio di questa festa totalitaria, sono andato acquistando nei giorni precedenti cibi di varia natura e dimensioni: formaggi teneri, un enorme pane a ruota che non ho osato tagliare, budini da spalmarci un lussuoso appartamento, in alleanza con la maionese e la senape; acque oligominerali, birre deschiumate, vini stappati: silenzio finché s’apra. Non solo cibi: matite temperate, guide di paesi senza ferragosto – Terra di Baffin, Sikkim – edizioni sottovoce di Stendhal; medicine: antiacidi, digestivi, sonniferi completi di silenziatori da sogno. Stampe fiamminghe, casti disegni di desolate brughiere. Bandiere bianche di varia foggia, atte ai più diversi tipi di resa. Dopobarba nobili e volatili simulano giardini e visir. Lentamente, stiro la mia ombra: estremamente rilassante.
Altrove, in luoghi seviziati dal Nulla, famiglie intensamente italiane formano una pasta di nonne, genitori, bambini: tutte le parti sono scambiabili. Sono rumorosi e felici. Sono tutti. Per quel che mi riguarda, ho espresso educatamente il mio dissenso agitando gli indici in segno negativo: ma con cautela, fingendo distrazione.
Giorgio Manganelli - Improvvisi per macchina da scrivere
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"Philia" Campo autunnale in Natura, all'Alpe della Luna dal 31 ottobre al 3 novembre 2024
I campi di quest'estate ci hanno mostrato quanto sia prezioso il tempo che dedichiamo ai ragazzi, quanto sia nutriente e ricco di stimoli. E' grazie a loro che prendiamo consapevolezza, campo dopo campo, del valore degli strumenti che portiamo per instaurare relazioni più orizzontali e gentili, per gestire e sciogliere i conflitti, per esprimere emozioni e bisogni in modo chiaro, trasparente e consapevole. Abbiamo portato i nostri strumenti attraverso spazi di condivisione dedicati, momenti di gioco e di divertimento, certi che è proprio giocando e divertendoci che possiamo crescere e conoscerci realmente, un po' come quando eravamo bambini: è proprio giocando che abbiamo imparato a stare in piedi, a camminare, a correre e a fare tante altre azioni complesse e fondamentali. I ragazzi ci motivano a continuare con i nostri campi ed è quello che vogliamo fare. Dunque salutiamo l'estate appena trascorsa e volgiamo lo sguardo al prossimo campo, questa volta in autunno e in montagna.
Quando? Usciti da scuola, partiremo subito nel primo pomeriggio di giovedì 31 ottobre per restare fino al primo pomeriggio di domenica 3 novembre, in occasione del ponte di Ognissanti. Quattro giorni e tre notti per stare insieme ancora una volta e celebrare l'amicizia, la grade protagonista dei nostri campi.
Dove? Saremo ospiti del Rifugio "La Spinella" nel Comune di Sansepolcro, nella provincia di Arezzo. Un luogo completamente immerso nella natura incontaminata della Riserva Naturale dell'Alpe della Luna. Lì staremo a contatto con gli animali della fattoria (Asini, cavalli e capre) e avremo la possibilità di camminare lungo i sentieri del CAI per scoprire la natura che domina attorno a noi. Il Rifugio "La Spinella" sarà interamente autogestito da noi organizzatori per tutta la durata del campo.
Cosa faremo? I nostri campi si sono affermati non solo come una "vacanza" ma come vere e proprie esperienze di crescita umana. Dunque continueremo a conoscerci e a tessere relazioni autentiche attraverso:
Cerchi di condivisione e tematici, in cui ognuno potrà esprimere il proprio sentito e condividerlo con gli altri;
Giochi comunitari, giochi di società e attività volte a favorire l’introspezione e imparare a relazionarsi all’interno di un gruppo in maniera non violenta
Giochi di ruolo con storie costruite interamente da noi al fine di imparare a "mettersi nei panni degli altri";
Laboratori di cucina al fine di imparare a dare valore al cibo che prepariamo e a celebrarlo, ricordandoci che è tutt'altro che scontato;
Trekking ed esplorazioni per immergerci nella natura incontaminata e riscoprire il beneficio del camminare; Per tutta la durata del campo saremo comunità e l'autogestione del Rifugio "La Spinella" sarà un importante stimolo al riguardo. Oltre alle attività previste impareremo dunque a stare insieme nella nostra quotidianità in maniera rispettosa dei bisogni e del sentito altrui. Crediamo che la prima forma di cura parta proprio dal vivere la quotidianità in modo equilibrato.
Costi Per questo campo di novembre abbiamo pensato ad una quota "elastica" in modo da dare a più famiglie la possibilità di partecipare. Non stabiliamo una quota fissa ma una forbice di prezzo in modo che sia la singola famiglia a scegliere l'ammontare del proprio contributo. La forbice va da un minimo di 240 euro ad un massimo di 290 euro: ogni famiglia sceglierà da sé il valore da dare a questa esperienza all'interno della fascia di prezzo proposta, in modo che ognuno possa sentirsi a proprio agio nel contributo. In questa quota è compreso tutto: vitto, alloggio, escursioni e attività.
Trasporti: Abbiamo pensato di proporre anche per questo campo un trasporto collettivo in partenza da MO e BO, viene richiesto un contributo di euro 30 a ragazzo (totale per and/rit) Per chi volesse arrivare in treno prevediamo un trasporto dalla stazione più comoda e vicina di Arezzo, dettagli e orari verranno comunicati prossimamente.
Sconti : sconto di euro 40 per i fratelli/sorelle
Omaggio: se porti un amico ti porti a casa un piccolo tesoro Per ogni nuovo amico iscritto al campo (alla sua prima esperienza con i nostri campi) verrà offerto un omaggio di euro 30 ad entrambi i ragazzi amici, da scontare subito o da utilizzare in futuro per un prossimo campo.
Contatti: gianluigi 348 2208114 mail: [email protected]
I CAMPI ESTIVI E’ UN PROGETTO EDUCATIVO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE LOFT350 (MODENA) PER OGNI RAGAZZO E’ PREVISTA UNA COPERTURA ASSICURATIVA RC/RCT unipol/sai
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