#Alice Redini
Explore tagged Tumblr posts
newsintheshell · 1 year ago
Text
youtube
▶️ ZOMBIE 100 - CENTO COSA DA FARE PRIMA DI NON-MORIRE: LA PRIMA PUNTATA DELL'ANIME VERRÀ TRSMESSA IL 9 LUGLIO!
La serie è tratta dal celebre manga firmato da Haro Aso (Alice in Borderland) e Kotaro Takata (I Am Sherlock), che qua in Italia possiamo leggere grazie J-POP Manga.
Questo è il primo progetto dello studio BUG FILMS e alle redini troviamo Kazuki Kawagoe (Komi Can’t Communicate), assistito alla regia da Hanako Ueda.
VIz Media, che ha co-prodotto l'adattamento, ha annunciato che l'attesa horror action comedy sbarcherà in simulcast sia su Hulu, che su Netflix, ma per il momento la distribuzione è confermata solamente per gli Stati Uniti. Si parla, però, del debutto anche su altre piattaforme di streaming, tuttora da definire.
0 notes
marcogiovenale · 3 years ago
Text
oggi, 10 maggio, ore 14, su radio onda rossa, per 'tutta scena teatro': "viva l'italia. le morti di fausto e iaio"
oggi, 10 maggio, ore 14, su radio onda rossa, per ‘tutta scena teatro’: “viva l’italia. le morti di fausto e iaio”
oggi, martedì 10 maggio 2022, alle ore 14:00 Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm VIVA L’ITALIA le morti di Fausto e Iaio di Roberto Scarpetti regia César Brie con Andrea Bettaglio, Massimiliano Donato, Federico Manfredi, Alice Redini, Umberto Terruso «Il testo di Roberto Scarpetti non è un documento. È una finzione basata su fatti reali, accaduti non troppo tempo fa. L’autore, nel…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
persinsala · 6 years ago
Text
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Ne Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte all’Elfo Puccini di Milano l’ottima performance di Daniele Fedeli non compensa la caduta di ritmo nel secondo tempo. (more…)
View On WordPress
0 notes
cinicamente-romantica · 6 years ago
Text
Tumblr media
Mi metteva l’ansia quando ero piccola!
Sapevo già che la testa di Alice sarebbe rimasta al suo posto,
ma quella sua prepotenza mi dava i nervi,
quel suo modo di risolvere tutto con la soluzione definitiva
“TAGLIATELE LA TESTAAAAA”
Oggi rivedo in lei il genere adulto che si arrabbia di continuo,
capace di rabbia futile che a nulla porta se non a far solo gran confusione.
In fondo è colei che governa il Paese delle Meraviglie,
che lo gestisce e ne tiene le redini,
così come un genitore verso i propri figli
Nonostante non mi ci rispecchi neanche un po’,
credo sia oggi uno dei miei personaggi preferiti
2 notes · View notes
giancarlonicoli · 4 years ago
Link
20 lug 2020 15:11
CRESPI SÌ - STELLA IN LODE DI GIULIA MARIA, TRA ARTE (FAI) E AMBIENTE (AGRICOLTURA BIODINAMICA) - LA ZARINA DEL CORRIERE SILURO' IL LIBERALE SPADOLINI ("OSSEQUIOSO DEL POTERE") E PRESE PIERO OTTONE CHE VIRO' IL GIORNALE VERSO I SALOTTI RADICAL-CHIC MILANESI E MONTANELLI S'INCAZZO' - LA TRAUMATICA CACCIATA DI INDRO LA SPINSE A CEDERE NEL 1974 IL GIORNALE AD AGNELLI E POI A RIZZOLI - L’''AMANTE'' DI MARIO CAPANNA...
-
Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
«A te non è mai mancata la coda?», chiese un giorno a bruciapelo Giulia Maria Crespi a Marco Magnifico che sarebbe diventato uno dei suoi primi collaboratori e amici. E quello, scoppiando a ridere: «Perché? A te manca?» «Certe volte sì. Ogni tanto vorrei poter scodinzolare per mostrare che sono contenta».
Raramente, si capisce. Perché nei suoi novantasette anni di vita intensissima finiti la scorsa notte tra le lacrime dei sette nipoti, la fondatrice del Fai tutto ha fatto meno che scodinzolare. Tanto più davanti agli uomini di potere.
Nata a Merate, a sud di Lecco, nella primavera del 1923, destinata ad esser l'unica erede di una ricchissima famiglia di cotonieri proprietaria del Corriere della Sera , fu tirata su dal padre Aldo come una regina d'altri tempi. Solo tate, maestri, precettori privati. Di francese, tedesco, inglese. «Non andavo a scuola, agli inizi dovevo soltanto andarci a fine anno per gli esami e dopo le elementari non più...», avrebbe raccontato nel libro «Il mio filo rosso: Il "Corriere" e altre storie della mia vita», edito nel 2015 da Einaudi.
La prima volta entrò col batticuore nella scuola di via Spiga «con un vestitino di seta rosa in netto contrasto con tutta la classe dal rituale grembiulino bianco! Ero morta di vergogna e venivo guardata come una bestia rara».
Legatissima alla storica dell'arte Fernanda Wittgens («bionda, possente e bella come una Brunilde wagneriana») scelta come istitutrice dai genitori e destinata a diventare la prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, appassionata lettrice e frequentatrice di musei, weekend indimenticabili nella tenuta sul Ticino della Zelata che via via negli anni farà diventare tra le prime aziende agricole biodinamiche d'Europa, estati a Forte dei Marmi e inverni sciistici sulle piste del Sestriere in compagnia dei rampolli di casa Agnelli, quella che dai nemici (parecchi) sarà soprannominata la Zarina del Corriere, ricorderà gli anni del fascismo e della rimozione di Luigi Albertini solo attraverso i racconti del padre:
«A un certo punto ci arrivò un ultimatum di Farinacci che ci ingiungeva di allontanare Albertini dalla direzione del giornale entro otto giorni. Se ciò non fosse avvenuto Farinacci minacciava di intervenire con le sue milizie per lanciare due bombe su via Solferino e distruggere il Corriere».
Impugnate le redini del quotidiano come accomandataria a metà degli anni Sessanta dopo la morte degli zii Mario e Vittorio e la malattia del padre, Giulia Maria aveva allora una quarantina di anni, era stata segnata dal dolore della morte in un incidente del primo marito Marco Paravicini dal quale ancora non sapeva di attendere due gemelli, Luca e Aldo (il quale morirà in un altro incidente stradale a metà maggio del 2020) e probabilmente non aveva l'esperienza necessaria per reggere un ruolo così difficile.
Sostituito nel '68 Alfio Russo con Giovanni Spadolini («Colto, facondo, pieno di vita, svolazzava, malgrado il peso, come una libellula tra i pensieri e le cose», dirà ad Antonio Gnoli) cambiò presto opinione: «Scoprii improvvisamente il suo lato vanitoso, prolisso, ossequioso al potere».
E fu così che nel 1972 decise di affidare la direzione a Pietro Ottone dando al Corriere, tra mille polemiche che avrebbe pagato carissime, una svolta culturale e politica che Indro Montanelli liquiderà come un episodio «autoritario, prepotente e guatemalteco».
L'episodio scatenante fu un'intervista del Gran Toscano a Cesare Lanza: «Non esiste un contrasto personale fra Piero Ottone e me e siamo anzi in ottimi rapporti. C'è piuttosto un'impostazione del Corriere del tutto diversa da quella che è la tradizione del giornale...Non discuto la linea politica del Corriere attuale (anche perché non capisco di che linea si tratti: nella stessa pagina c'è tutto e il contrario di tutto). Non discuto la fattura, il giornale è tecnicamente buono, più sveglio di prima. Quello che discuto è lo stile. Disordinato, tumultuoso, terribilmente demagogico...»
Seguiva una sorta di preavviso: avrebbe fondato un suo giornale. Troppo. Giulia Maria era allora in vacanza nel suo stupendo e poverissimo stazzo in Sardegna dove per scelta di vita (e per spirito d'adattamento del secondo marito, l'architetto Guglielmo Mozzoni) non aveva elettricità, caloriferi, telefono: «Una mattina dal centro telefonico di Palau venni avvertita di telefonare con estrema urgenza a Piero Ottone. Con estrema velocità mi recai al telefono pubblico di Palau. Ottone mi comunicò la sua decisione di licenziare Montanelli dopo aver letto quelle frasi secondo lui ingiustificabili. Io presi subito la nave e tornai a Milano. Personalmente ero dubitosa su questo provvedimento».
Anni dopo avrebbe confidato che certo, era stato un peccato perdere uno come Montanelli. Quando diceva «nella mia vita ho commesso un sacco di sbagli» si riferiva anche a questo. Continuava tuttavia a ripetere di non aver mai capito bene perché fosse andata così. Certo i rapporti non si ricucirono mai più. Lo stesso Montanelli però, due mesi prima di morire, nel maggio 2001, ribadendo nella sua Stanza le accuse alla Crespi di aver voluto gestire la linea del giornale di persona orientandola «secondo i suoi gusti politici, che non erano precisamente quelli tradizionali, cioè d'ispirazione liberale.
Essa s' ispirava invece al "nuovo corso" della contestazione sessantottina che incontrava larghe simpatie nei salotti della borghesia radical-chic milanese di cui ella stessa era esponente, anzi una bandiera», spiegava però a una lettrice, Alice Zanuso: «Questa, ti ripeto, è la vicenda vista dalla mia angolatura, di cui hai non il diritto, ma il dovere di diffidare»
Certo è che quella rottura fu fatta pesare su Giulia Maria Crespi fino in fondo. Al punto di spingerla nel 1974 a cedere il Corriere («il "mio" Corriere ») prima a Gianni Agnelli e Angelo Moratti, poi ad Andrea e Angelo Rizzoli.
Una vicenda vissuta come un tradimento del vecchio amico di Forte dei Marmi e del Sestriere: «In nome di questi ricordi gli chiedo di scrivermi una lettera autografa in cui mi promette di rimanere al Corriere , lui personalmente, per cinque anni e di versare subito i cinque miliardi di lire come nell'accordo pattuito. Vedo ancora Gianni sedersi senza battere ciglio a quella mia scrivania stile Luigi XVI, prendere un foglio e scrivere questa lettera: «Cara Giulia Maria ti do la mia parola di uomo d'onore...»
Eppure, quell'uscita per lei così traumatica da un mondo che amava («La verità è che mi consideravano una pazza, una irresponsabile, una comunista. Misero in giro la falsa voce che fossi diventata l'amante di Mario Capanna!») fu per lei l'occasione di dare il meglio di sé stessa.
Fondando nel 1975 con Renato Bazzoni quel Fondo Ambiente Italiano nel quale avrebbe riversato per oltre quarant' anni tutto l'entusiasmo e la forza di volontà dedicati alla salvaguardia del paesaggio, dell'ambiente, del patrimonio culturale dell'Italia.
Un amore totale. Appreso «in particolare da Antonio Cederna». E portato avanti, scrive oggi il presidente Andrea Carandini, con «una creatività inesauribile, una riluttanza per i compromessi, una passione per il dialogo, una singolare unità di ideali e concretezza». «Per lei niente era impossibile», ricorda Magnifico, «Quando si metteva in testa una cosa non c'era ostacolo capace di intimidirla».
Tra gli innumerevoli aneddoti che ha lasciato (divertente l'incontro nel salotto di casa col leader sessantottino Mario Capanna che sbottò: «Oooh! Finalmente conosco la più celebre delle mie amanti!») almeno un paio resteranno indimenticabili. Come quando, non riuscendo a trovare uno spunto per la sua annuale commediola natalizia coi nipotini in costume, chiese un'idea a Pier Paolo Pasolini.
E quello le rispose che era occupatissimo perché sommerso da mille impegni e che doveva partire per l'Africa e fare questo e quest' altro ma via via che si scansava buttò lì il canovaccio di una bellissima favola natalizia coi re Magi
Per non dire di quando, ospitati nel suo stazzo sardo di Cala di Trana una quarantina di ragazzi spartanamente ammucchiati su letti a castello, fece togliere i rubinetti ai due lavandini piazzando un cartello: «I limoni hanno bisogno di acqua più di voi. Se volete lavarvi lavatevi in mare».
0 notes
aletheiaonline · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Firenze, Si nota all’imbrunire in scena al teatro La Pergola Silvio Orlando di e regia Lucia Calamaro e con (in ordine alfabetico) Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini…
0 notes
francolaratta · 8 years ago
Text
L'infedele (Incipit dedicato ai miei amici...infedeli (quasi tutti! Non è vero! 😂). ........ Quella sera al pub. La serata sembrava promettere bene, quasi tutti i tavoli erano stati prenotati per il concerto del gruppo rock locale di cui Karim faceva parte e che, quella sera, si sarebbe esibito davanti ad amici, parenti e qualche cliente occasionale in cerca di una buona pizza da mangiare. Karim si passò le mani tra i lunghi e lisci capelli neri ma non era un gesto vanitoso bensì l’esigenza di scostarsi la chioma fluente dal volto sudato per l’eccessivo caldo di luglio. Era il cantante del gruppo, colui su cui tutti gli occhi sarebbero stati puntati per la durata dello spettacolo. Lo sapeva e gli piaceva, cantare era la sua passione fin da quando era un bambino ma non aveva potuto frequentare nessuna scuola di canto che gli insegnasse la tecnica, non ne aveva avuto la possibilità a causa di una madre troppo distratta dai suoi bisogni e concentrata a vivere i numerosi flirt. Il padre, sempre ubriaco era talmente insoddisfatto e disincantato dalla vita per riuscire a coltivare speranze o sogni verso quella del figlio. Karim crescendo, aveva assimilato i maggiori difetti dei genitori. Tuttavia si era arrangiato da solo, passando le serate a strimpellare con gli amici nei scantinati dei palazzi di periferia. L’unica che lo aveva aiutato era stata la natura: la sua voce era talmente bella, intonata, calda e profonda da incantare la gente anche quando parlava. Perfino lo sguardo era ammaliatore e tutti non facevano che ricordargli quanto il taglio dei suoi occhi somigliasse a quello di Richard Gere. Un difetto lo aveva, era basso di statura e su quello c’era ben poco da fare, non avrebbe mai potuto lavorarci sopra per migliorare. Stava sistemando la strumentazione sul palco insieme al resto della band, mancava solo il bassista. “Qualcuno ha sentito Dario al telefono? Quando cazzo arriva?” sbuffò infastidito mentre portava alla bocca la bottiglietta dell’acqua che aveva a portata di mano. “Eccolo, è con Fulvia…” rispose Fabio “da quando si frequenta con quella si è rincoglionito!” Karim, che era di spalle ai tavolini, rise per l’esclamazione sarcastica dell’amico poi si voltò verso i nuovi arrivati e incrociò lo sguardo di Fulvia. Gli occhi grandi e neri, marcati dal pesante mascara lo ammirarono compiaciuti, poi la vide sedersi in prima fila, al tavolino più vicino al palco, accavallare le gambe sinuose e sporgersi in avanti per cercare qualcosa nella borsetta, lasciando intravedere il seno dalla camicetta bianca e un po’ sbottonata. Una gran gnocca davvero! Cominciarono a provare il primo brano, Angie dei Rolling stone e mentre Karim cantava “Oh Angie, Oh Angie, when will those dark clouds disappear? Angie, Angie, where will it lead us from here?” non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalle labbra carnose e rosso fuoco di lei. Per fortuna Dario, che suonava la batteria ed era dietro di lui, non poteva vederlo. Dopo che ebbero provato a sufficienza i brani in scaletta, Karim decise di andare nella toilette del pub per rinfrescarsi il viso. Raccolse l’acqua nelle mani, godendo della frescura sulla pelle, quando si voltò al rumore della porta che si apriva. Fulvia si appoggiò alla porta che aveva chiuso a chiave e lo guardò con una tale passione che gli fece accapponare la pelle. Lei rimase lì, immobile ma era chiaro che lo stava invitando ad avvicinarsi. Karim le fu davanti in un attimo e Fulvia senza mai abbassare lo sguardo, come se con gli occhi lo tenesse in pugno, cominciò a sbottonare la camicetta dalla quale uscirono, prorompenti, i seni scuri come la sua carnagione. Non si fece pregare Karim e cominciò a prenderli tra le mani, a stringerli con foga per poi baciarli tra i mugolii della ragazza che, senza imbarazzo, gli stava già sbottonando i pantaloni. “Dobbiamo fare in fretta tesoro, prima che ci vengano a cercare.” Karim era spinto dal solo desiderio, già in precedenza si era costruito un film nella mente su quella ragazza seducente e più volte si era domandato, spinto dalla curiosità, come sarebbe stata a letto e le sue fantasie, quella sera, trovarono conferma. Quand’ebbero finito, si rivestirono e si diedero un’ultima occhiata complice, infine, come se nulla fosse, uscirono, prima l’una poi l’altro per non destare sospetti. Lo spettacolo stava per iniziare e i tavolini erano già occupati. Karim salì sul palco e diede una pacca sulla spalla a Dario. “Cominciamo e merda per tutti!”. L’amico, ignaro del tradimento appena consumato, gli sorrise speranzoso. *** “Ragazze, il cameriere dice che è rimasto libero un solo tavolo ed è quello più lontano dal palco.” disse Cecilia un po’ dispiaciuta. Alice scrollò le spalle indifferente. “Meglio così, siamo uscite per stare insieme e con tutto questo fracasso non riusciremo neanche a scambiare due parole.” By theincipit.com (THe iNCIPIT è la prima piattaforma italiana di racconti interattivi online, dove a tenere le redini della trama sono i lettori, a metà tra gioco e narrativa. Leggi gli episodi, vota, commenta e cambia la storia insieme agli autori!)
Da Facebook
1 note · View note
davincialba · 5 years ago
Text
Articolo 21 Periodico d’informazione del Liceo Da Vinci - N.5 A.S. 2019/20
                                                            La “grammatica” dei sapori
       E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
       “I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
        e i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
        la loro fragranza sarà il mio respiro,
        e insieme gioiremo in tutte le stagioni”.
                                                                              KAHLIL GIBRAN
Tumblr media
Esercizio tratto da “Il buon uso dell’italiano” vol. A – DEA SCUOLA
                                        GUSTO E DINTORNI
Marino Niola, antropologo e docente presso l’Università degli studi di Napoli Suor Orsola Benincasa, autore di svariati testi sul tema del rapporto tra uomo e cibo ha, di recente, pubblicato “Homo dieteticus, viaggio nelle tribù alimentari”.
In un’intervista, ha affermato: “l’alimentazione umana non è solo nutrizione ed è quello che non sempre i nutrizionisti riescono a capire. Per loro, è tutta una questione di nutrienti, di equilibrio calorico e di salute. Ma l’alimentazione umana non è solo nutrizione. È piacere, desiderio, voglia, entusiasmo, conoscenza, convivialità, scambio”.
Da questa asserzione vogliamo far partire questo numero del giornalino.
Troppo spesso il rapporto con ciò che mangiamo è deteriorato da una maniacale ricerca della perfezione fisica e la tavola si trasforma in banco di prova piuttosto che ristoro.
Mentre, oggi più che mai, riteniamo sia importante recuperare anche la dimensione gratificante, appagante, consolatoria e liberatoria del piatto che abbiamo davanti,
certamente con riguardo verso l'aspetto della salute e del benessere, ma senza fare di questi aspetti
un’ossessione.
Il periodo che stiamo vivendo ha messo buona parte del mondo di fronte a nuove minacce, talvolta talmente piccole e subdole da farci nutrire sospetto e paura perfino  verso  gesti, fino a ieri, abituali e quotidiani: un caffè al bar o una stretta di mano.
Con la dovuta prudenza, dobbiamo trovare un modo per reagire, così come ha fatto, recentemente, un gelataio di Cremona, che risponde con  creatività, ironia e  forza di volontà. Desidera caparbiamente  portare avanti la propria attività, in un momento estremamente critico per l'Italia, soprattutto per la Lombardia.
Tumblr media Tumblr media
L’esercizio del proprio gusto personale, nella nostra epoca globalizzata, sta entrando in crisi. Non deve, quindi, stupire la decisione di approfondire un argomento come quello relativo ai sapori e alla cucina, nonostante ci si trovi in un contesto liceale. In realtà, ciò non è così fuori luogo, dato che il nostro Istituto ospita diversi indirizzi di studio e coniuga l’interesse per l’arte, la letteratura e le scienze umane. Vi meraviglierebbe conoscere il numero ingente di opere pittoriche e letterarie che presentano connessioni con le abitudini alimentari.
Gordon Shepherd, neuroscienziato americano, autore del libro “All’origine del gusto”, spiega come il cervello “modellizzi e mappi” gli odori e come, con l’aiuto di altri sensi, esso dia vita alla percezione del gusto.
Shepherd ha coniato una nuova disciplina: la neurogastronomia, che aiuta a capire non solo come un piatto possa diventare indimenticabile per le sue caratteristiche, ma facilita anche la comprensione di alcuni D.C.A.
Quando abbiamo chiesto allo chef Paolo Rigamonti se quella culinaria fosse un’arte, ha risposto che esiste un lungo dibattito in merito. Non è possibile dare una risposta definitiva, ma, a suo parere, la cucina è sicuramente un veicolo culturale.
Si tratta di posizioni che meritano un ulteriore approfondimento.
Buona lettura!
                                   INVITO ALLA LETTURA
                          “Il piccolo libro degli istanti perfetti”
                                      di Philippe Delerm
                                            Frassinelli ed.                               
Tumblr media
“Il viaggio dentro di sé comincia quando ci si ferma. Ha il sapore intenso, leggero di una manciata di ciliegie nere”.
Una lettura che sappia trasmettere in modo accattivante come ogni istante della nostra vita sia scandito da gustose pause e sapori familiari e rassicuranti o esotici e avventurosi è “Il piccolo libro degli istanti perfetti”. Il libro ha una narrazione semplice e di immediata comprensione che ci propone piccoli bozzetti di vita quotidiana: una colazione che si traduce in una pausa pranzo al tavolino di un bar di Parigi, una gita a Torino o un banchetto di nozze. Si tratta di pagine da cui traspare un atteggiamento di sano ottimismo, un invito a cercare tutto ciò che c’è di gradevole nella nostra esistenza.  Il cibo è un filo conduttore che richiama proustianamente tanti ricordi: dal dolce che ci riporta all’infanzia  alla bevanda calda sorseggiata con gli amici in montagna, fino alle ciliegie nere gustate sotto l’albero, nella tenuta di campagna della nonna. La vita è condensata nelle nostre sensazioni, ed essa si rivela, a volte, squisita, altre, troppo amara.
“Il piccolo libro degli istanti perfetti” dà la possibilità di riflettere sul senso della nostra esistenza: in un momento un po’ difficile, come quello che stiamo vivendo in questi giorni, ci esorta alla ricerca della “bontà” delle cose che si danno, abitualmente, come scontate.
Questa lettura ci è piaciuta molto e ci ha aiutate a riflettere sulla necessità di avere un atteggiamento solare, per quanto possibile, anche nei periodi meno sereni.
Marta Caffa e Yasmine Hijji
                                         INVITO AL CINEMA
                                      Ratatouille – Disney Pixar
Tumblr media
                                    CHIUNQUE PUÒ CUCINARE?
Questo film racconta la storia di un topolino, REMY, che è da sempre appassionato di cucina. Il piccolo roditore vive nelle fogne con la sua famiglia e sogna da  sempre di diventare uno chef stellato come Gusteau. Il suo desiderio sembra avverarsi nel momento in cui, camminando sulla vetrata della cucina di un ristorante, scorge un ragazzo incapace alle prese con i fornelli. Non può evitare di dare un'occhiata alla zuppa che sta preparando Linguini (questo il nome del giovane) e si accorge che egli continua a sbagliare ingredienti; così, infastidito dal solo odore di quel piatto, decide di dargli una mano e, da quel giorno, tutte le sere, REMY prende le redini della cucina al posto di Linguini, preparando piatti strepitosi che fanno letteralmente impazzire i clienti; inoltre, al successo riscosso dal giovane cuoco, si affianca l'amicizia che nasce tra i due.
Di conseguenza, tutto il merito viene attribuito al giovane, che rifiuta di svelare il proprio segreto, ma, poiché inseguito ad un litigio con REMY, Linguini deve sottoporsi al giudizio di un critico molto pignolo, egli decide di presentare il vero chef.
Il critico è stupefatto dalla bravura del topolino, al quale rivolge tantissimi complimenti, e REMY può, finalmente, dire di aver realizzato il suo sogno.
Anche se destinato ad un pubblico di giovanissimi, questa pellicola tratta temi molto importanti, quali la realizzazione dei propri sogni,  l’amicizia, anche attraverso le piccole difficoltà e peripezie che capitano ai due protagonisti.
REMY, che sognava da sempre di fare lo chef, impegnandosi duramente e anche rischiando di non essere accettato nell'ambiente culinario,  raggiunge il proprio obiettivo, aiutato dallo stesso Gusteau, che nel film assume il ruolo della sua “coscienza”.
Per quanto riguarda invece l’amicizia tra Linguini e REMY, è molto bizzarro pensare che un topolino e un uomo diventino amici, eppure è così che avviene nel lungometraggio animato.
Dopo un’iniziale diffidenza reciproca, poiché il ragazzo era spaventato dall’idea che il topolino potesse portare tutta la sua famiglia di roditori a cibarsi nelle dispense della cucina e  REMY non era sicuro di potersi fidare degli esseri umani, essendo cresciuto con l’idea che tutti gli umani fossero crudeli, i due scopriranno di non poter fare a meno l’uno dell’altro.
Il loro legame diventerà sempre più forte di qualunque litigio.
Al di là della finzione cinematografica, questo avviene anche nella realtà: il valore dell’amicizia consiste nell'andare oltre ogni insicurezza, ogni incomprensione e risolve tutto con un sincero abbraccio.
In tempi in cui abbracciarsi è per molti un nuovo divieto, se si può, facciamolo, perché può essere veramente terapeutico.
Chiara Calissano e Alice Silvestro
                                   LA PAROLA AGLI ESPERTI
Tumblr media Tumblr media
                                Disegno di Chiara Montanaro
Lui si è definito con l’umiltà e l’ironia, che è tipica delle persone di talento, “bruciapadelle”, ma noi, che ci siamo informati ed abbiamo avuto l’onore di intervistarlo, eravamo consci di incontrare un rinomato professionista, noto a personaggi dello star system, della politica e dell'imprenditoria italiana, nonché chef di riferimento della rete televisiva ALICE.
Paolo Rigamonti, classe ‘72, ha lavorato in diverse città italiane: ad Arezzo, Firenze, Siena, Sanremo, Imperia, Roma, Perugia, Forte dei Marmi, la Spezia, le Cinque Terre, in Lunigiana, nell’ Appennino Casentinese ed in quello Tosco Emiliano, e altre ancora..
Negli ultimi anni è diventato chef del Parco Nazionale delle Cinque Terre, e collaboratore del  Parco Tosco Emiliano, durante la sua permanenza in Lunigiana.
Nonostante il suddetto curriculum ed un' agenda fitta di impegni, martedì 10 febbraio ci ha dedicato un’ora del suo tempo, condividendo con noi ricordi e segreti.
Chef Rigamonti, ci può dire quali siano i piatti che la riportano all'infanzia?
Sì, intanto inizio col dire che il lavoro del cuoco consiste proprio nel recuperare queste tracce del nostro passato e inserirle in un piatto che si fisserà, a sua volta, nella memoria, diventando un nuovo ricordo che affiorerà al primo boccone, come si trattasse delle madeleines di Proust.
Comunque sia, io ho tre preparazioni associate al mio personale vissuto : la torta di mele della mia mamma, con un  ingrediente segreto e speciale sulla superficie che le conferiva croccantezza; la mangiavo quando ero piccino ed era un sogno; le pannocchie che andavo a raccogliere con i miei amici, quando ero adolescente. Le facevo arrostire sempre insieme ai miei compagni di scorribande. Infine un brodo, preparato da delle suore, gustato, una volta, con mio padre, in occasione di una visita ad un monastero. Fu il brodo più buono che avessi mai assaggiato!
Aggiungo che è molto importante anche l'atmosfera in cui si gusta una determinata pietanza...
Anche gli aromi e i profumi concorrono a crearla. Ad esempio, io nella sala da pranzo, prima che si riempia, stempero in acqua delle  erbe aromatiche come il rosmarino o la maggiorana, in modo che coloro che arrivano si sentano “avvolti” da questa fragranza rassicurante. Il cibo è, poi, anche associabile ad una memoria collettiva, non solo personale. Tanto per fare un esempio: il pane azzimo. Gli ebrei ora lo consumano abitualmente, ma, se ci si chiede perché, non tutti sanno rispondere. Bisogna ripercorrere la memoria di quel popolo, andare a leggere la Bibbia. Quando il popolo, guidato da Mosè fuggì dall’Egitto, non ebbe il tempo materiale di attendere la lievitazione del pane: lo prese, lo fece cuocere e lo portò via per consumarlo, così com’era, vale a dire non lievitato.
C’è un ingrediente che rende caratteristiche le sue preparazioni?
In realtà, l’ingrediente caratterizzante non è mai lo stesso, ma è frutto di una ricerca.
Una sera, in occasione di un evento speciale, avevo, tra gli ospiti in sala, anche il famoso designer Giugiaro.
Volevo preparare qualcosa che unisse tre regioni: Piemonte, Toscana e Liguria.
Ho creato un plin ripieno di formaggio d’alta Langa (Piemonte), l’ho adagiato su un letto di pappa al pomodoro (Toscana) e l’ho condito con olio extravergine di oliva a crudo (Liguria)...
L’ho assaggiato e mi sono accorto che mancava un elemento: la croccantezza.
Così, dopo aver a lungo pensato e ripensato (la cucina è studio), ho deciso di tostare la farina di mais che si usa per fare la polenta, l’ho fatta quasi bruciacchiare conferendo quel sapore che, di solito, hanno le patate o le lasagne al forno che restano attaccate in fondo alla teglia, ho miscelato questa farina di mais con del pecorino e ho servito.
Avevo trovato l’ingrediente che poteva rendere unico quel piatto.
Quanto conta l'aspetto esteriore in un piatto?
Ok, allora, voglio farti una controdomanda: tu con quale senso assaggi, in primis?
Se ci pensi, utilizzi prima l’olfatto e la vista e poi il gusto. Certamente, in alcuni casi, la ricerca estetica è un’esaperazione che può addirittura  snaturare un piatto tradizionale, ma dipende tutto dal contesto. Ovviamente, se si paga “profumatamente” bisogna anche trovare soddisfazione a tutti i sensi, compresa la vista. Per questo insisto nel sostenere che la CUCINA sia CHIMICA in cui convergono e si legano insieme più elementi.
A proposito di chimica, nella nostra scuola, grazie al professor Galluccio, docente di scienze, da diversi anni esiste un percorso di cucina molecolare a cui gli alunni del triennio possono partecipare, nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro e che ci dà accesso al Festival della Scienza di Settimo Torinese.
Lei cosa pensa della cucina molecolare?
Inizio dicendo che non è parte della nostra tradizione culinaria italiana, noi l’abbiamo appresa, ma non è una nostra idea e questa premessa è importante.
Detto ciò, aggiungo che certe cose sono geniali, come le palline di aceto balsamico che pian piano si sciolgono in bocca, gustando un’insalata, ma occorre sempre equilibrio.
Io sono dell'idea che di ogni forma di cucina vada presa la sua parte migliore per inserirla nelle nostre preparazioni.
Quando ha scoperto di avere l’inclinazione per la cucina?
Ho scoperto che mi piaceva la cucina a quattordici anni, ma non avevo mai cucinato ancora, sapevo solo che mi interessava. Il resto lo ha fatto lo studio, perché una cosa posso affermare: se ci interessa qualcosa dobbiamo coltivare le nostre passioni, ma anche apprendere ed imparare le tecniche per poterne fare una professione. Il fatto che io ami la musica e conosca qualche nota non fa di me un musicista e il fatto che io sappia tenere un pennello in mano non fa di me un pittore.
Ci vuole l’inclinazione, la motivazione e anche lo studio e l'esperienza, cose senza le quali, difficilmente, si può raggiungere un determinato traguardo. Questo posso dirvi: unite sempre il vostro talento all’impegno.
Intervista condotta da Alice Silvestro, Martina Borgogno, Marta Caffa, Yasmine Hijji, Chiara Calissano, Miriam Sacco, Chiara Montanaro e Matilde Ruffa.
                                      LA FUCINA DELLE IDEE
                                 La cucina, una passione ancestrale
Nella preistoria, durante il Paleolitico, l’uomo si cibava di ciò che la natura offriva spontaneamente. Solo in seguito, forse per casuali circostanze, apprese tecniche di coltivazione e allevamento che determinarono una vera e propria rivoluzione nel suo stile di vita: da nomade divenne sedentario.
Compreso come accendere e, successivamente, conservare una fiamma viva, si rese conto che il cibo, soprattutto la carne cotta, era più gustosa e digeribile. L’importante, comunque, era trovare alimenti che fossero commestibili. Ovviamente, durante la nostra storia il culto del cucinare si è evoluto.
Popoli come i Romani amavano diversi alimenti che ancora oggi rientrano nella dieta mediterranea, ma non disdegnavano pietanze che oggi farebbero storcere il naso, come la carne di ghiro o il garum, quest’ultimo nientemeno che una salsina ricavata da pesce fermentato!
Il popolo degli Unni, proveniente dalle steppe della Mongolia, faceva “frollare” la carne posizionandola sotto le cosce dei cavalieri (quel che si dice “prendere due piccioni con una fava”).
Centinaia di tradizioni alimentari ci sono state tramandate dai nostri antenati, altre sono state dimenticate, altre ancora totalmente rivisitate.
La storia della cucina è fatta di profumi, sapori, storie e contributi totalmente diversi in ogni paese . Il famosissimo sushi, che oggi va di moda in Occidente, ha radici antichissime. Il riso e il pesce erano gli alimenti più accessibili in passato a chiunque vivesse in Asia. Difatti, l’economia della maggior parte dei paesi asiatici è retta anche dalla pesca e dalla coltivazione del riso. Piatti salutari, non fritti che possiedono pochi grassi saturi. Amati quindi anche da chi è più attento al peso- forma.  Il sushi è amato da milioni di adolescenti in tutto il mondo. Per le vie delle grandi metropoli europee sapori gustosi e differenti si mischiano sotto un unico cielo, fra la musica e l’arte dei piccoli dettagli. Amatissimo dai giovani, che ironicamente non prediligono il sushi, è il kebab. Un piatto con una forma simile al tacos ma differente per storia e gusto. Il kebab ha origine nel Medio Oriente. Esistono diverse varianti del kebab in base alla zona di provenienza e ognuno può personalizzarlo come gli pare e piace. Esso può prevedere tra gli ingredienti carne, insalata, pomodori, salse e patatine e rappresenta una delizia dei fast-food.
Ma la più diffusa e amata di tutte queste pietanze è, con tutta probabilità, la nostra insostituibile e inimitabile PIZZA.
Il paese che più consuma PIZZA, annualmente, sono gli Stati Uniti, seguiti da francesi e italiani. Cucinare per molti è un passatempo, per altri è un dovere. C'è chi dedica la propria vita alla cucina, studiando anni interi e viaggiando per accrescere la propria cultura culinaria. Non tutti sono in grado di cucinare bene. In molti ristoranti francesi raffinati viene chiesto ai candidati di preparare una omelette. Strano no? Una semplice omelette? Beh sì, perché dal mio punto di vista, la cucina è anche genio creativo e perciò sono i dettagli a fare la differenza.
Stefan Huru
1 note · View note
italianaradio · 5 years ago
Text
The Suicide Squad: James Gunn aveva altri due film “di riserva”
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/the-suicide-squad-james-gunn-aveva-altri-due-film-di-riserva/
The Suicide Squad: James Gunn aveva altri due film “di riserva”
The Suicide Squad: James Gunn aveva altri due film “di riserva”
The Suicide Squad: James Gunn aveva altri due film “di riserva”
Quando venne annunciato che James Gunn avrebbe diretto The Suicide Squad, i fan erano sorpresi ma allo stesso tempo eccitati all’idea che il regista di Guardiani della Galassia avrebbe preso le redini di un progetto targato DC. Adesso, è emerso che l’atteso reboot dedicato alla Task Force X non era l’unica idea per un film DC che Gunn aveva in mente.
Nella giornata di ieri, infatti, il regista ha rivelato attraverso le storie di Instagram che aveva delle idee per altri due film qualora non fosse riuscito a realizzare The Suicide Squad. 
Il regista è stato protagonista di un piccolo Q&A attraverso il suo profilo ufficiale Instagram. Quando un fan gli ha chiesto quale altro cinecomic DC gli sarebbe piaciuto dirigere, Gunn ha spiegato che in realtà erano ben due i film che aveva in mente, ma chiaramente non ha rivelato di quali si trattasse.
“Ne avevo due in mente”, ha scritto Gunn. “Forse un giorno scoprirete di quali si trattava (ma non oggi).”
Un altro fan ha voluto sapere se i due film che aveva in mente erano progetti che adesso sono stati affidati ad altri registi o se si tratta di progetti non ancora annunciati: Gunn ha risposto che – almeno all’epoca – erano progetti che sarebbero stati realizzati soltanto se lui fosse stato coinvolto:
“Entrambi sono progetti che non sarebbero stati realizzati a meno che io non li avessi realizzati, almeno non in quel momento”, ha spiegato il regista.
(Photo: Instagram / @jamesgunn)
(Photo: Instagram / @jamesgunn)
LEGGI ANCHE – The Suicide Squad: video dal set con Margot Robbie e Idris Elba
Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico antigravità.
Altri nomi circolati nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e Flula Borg quelli di Javelin; Pete Davidson potrebbe interpretare Blackguard, mentre Michael Rooker Savant.
Fonte: ComicBook
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
The Suicide Squad: James Gunn aveva altri due film “di riserva”
Quando venne annunciato che James Gunn avrebbe diretto The Suicide Squad, i fan erano sorpresi ma allo stesso tempo eccitati all’idea che il regista di Guardiani della Galassia avrebbe preso le redini di un progetto targato DC. Adesso, è emerso che l’atteso reboot dedicato alla Task Force X non era l’unica idea per un film […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Stefano Terracina
0 notes
tmnotizie · 5 years ago
Link
di Stefania Mezzina
SAN BENEDETTO – Con Silvio Orlando in “Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato)” scritto e diretto dalla pluripremiata drammaturga Lucia Calamaro, sabato 26 ottobre si alzerà il sipario sulla stagione 2019/20 del Teatro Concordia, realizzata da Comune e AMAT con il contributo di MiBAC e Regione Marche e con il sostegno del BIM, Con replica domenica 27 ottobre, nell’allestimento Lucia Calamaro che affronta il tema della solitudine sociale.
La trama: I figli Alice, Vincenzo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all’inizio del villaggio spopolato, dove vive da solo da tre anni. Nella solitudine Silvio ha acquisito un buon numero di manie, la più grave di tutte è quella di non voler più camminare. Non si vuole alzare: vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo. Per i figli, che finora non se ne erano preoccupati troppo, si tratta ora di decidere che cosa fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione, che è una metafora del suo stato mentale; quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà.
Nel cast di “Si nota all’imbrunire”, in scena a San Benedetto dopo le date di Urbino, dove ha debuttato la ripresa della tournée, e di Macerata, ci sono gli attori Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini e Maria Laura Rondanini. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Ornella e Marina Campanale, le luci di Umile Vainieri per la produzione di Cardellino con Napoli Teatro Festival Italia e Teatro Stabile dell’Umbria.
“Questo spettacolo – afferma Lucia Calamaro – che ha trovato nella figura del padre un interprete per me al tempo insperato e meraviglioso: Silvio Orlando, ha le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo che io, personalmente, ho conosciuto anche troppo. La socio-psicologia le ha dato un nome: “solitudine sociale”. Essere isolati dalla società è un male oscuro e insidioso.
Tutti noi infatti, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri, un bisogno che ci permette di sopravvivere. Silvio Orlando è, secondo me, un attore unico. Capace di scatenare per la sua resa assoluta al palco, le empatie di ogni spettatore, e con le sue corde squisitamente tragicomiche, di suscitare emozioni e azioni nel suo pubblico.
E insieme ci piace pensare che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia”.
L’inizio di tutti gli spettacoli sarà alle ore 20.45
Biglietti e informazioni: Teatro Concordia (largo Mazzini, 1 tel. 0735/588246) nei due giorni precedenti la rappresentazione e il giorno di spettacolo (17.30-19.30) a 20 euro per la Platea, 15 euro per la Galleria e 10 euro per lo Speciale Giovani riservato ai giovani fino a 25 anni e ai soci Touring Club, possessori Marche Cultura Card, possessori Carta Regionale dello Studente, valido in platea [dalla fila O alla fila Q] e in galleria.
Biglietti anche presso AMAT e biglietterie del circuito, tel. 071/2072439, on line al sito www.vivaticket.it, al Call center dello spettacolo delle Marche 071/2133600 e Ufficio Cultura del Comune di San Benedetto, tel. 0735/794588 e 0735/794460, www.comunesbt.it
In vista dell’inizio della stagione teatrale 2019/2020, l’Amministrazione Comunale di San Benedetto, in collaborazione con l’Azienda Multi Servizi, ha predisposto un’agevolazione per il parcheggio a pagamento coperto in Piazza Nardone.
I possessori dell’abbonamento potranno acquistare, al costo di € 6, una tessera che consentirà di parcheggiare tutte le sere degli spettacoli in programma. La tessera è acquistabile presso l’ufficio dell’Azienda Multi Servizi, che si trova nel parcheggio della stazione ferroviaria.
L’ufficio è aperto dal lunedì al sabato dalle ore 8.30 alle 12.30 e il martedì e il giovedì anche dalle 15.30 alle 18. Telefono 0735 – 658899.
0 notes
il-lato-nerd-della-forza · 5 years ago
Text
La lotta di Batwoman contro il crimine sembra già piuttosto piena in vista della premiere di domenica 6 ottobre del nuovo show dell’Arrowverse.
Oltre ad Alice, la Big Bad della stagione interpretata da Rachel Skarsten, grazie a TVLine possiamo confermarvi l’arrivo e il casting di due super-cattivi DC che la protagonista Ruby Rose dovrà affrontare come la nuova vigilante di Gotham City.
A quanto pare, stando alla foto che potete trovare qui sotto, la star di Revenge, Gabriel Mann, sarà la guest star dell’episodio 3 nel ruolo di Thomas Elliot, un amico d’infanzia del cugino di Kate, Bruce Wayne, che è cresciuto fino a diventare un magnate immobiliare che vanta un certo fascino e un sorriso amichevole.
Eppure Tommy – che nella tradizione della DC Comics adotta l’alias di Hush – ha un micidiale chip sulla spalla, che metterà a rischio l’identità segreta di Kate.
Inoltre, Rachel Matthews sarà la guest star dell’episodio 4 nei panni di Magpie, una ladra estremamente intelligente e abile che, come suggerisce il suo nome in codice, è attratta da cose luccicanti e quindi ha un debole nel borseggiare i ricchi. Anche se ha piani più grandi per coloro che danno la loro ricchezza per scontata.
Nell’anticipare il tipo di cattivi che saranno una spina nel fianco per Batwoman – e se fossero pittoreschi nel tipico stile di Batman – lo showrunner Caroline Dries ha detto durante il tour stampa TCA estivo: “Quando ti segni per uno show che si svolge in Gotham, fa parte del divertimento. E nel nostro Big Bad di quest’anno, Alice, c’è un po’ di quella tipica quella mentalità alla Joker, come anche la sua follia“.
Qui sotto potete vedere le immagini:
#gallery-0-4 { margin: auto; } #gallery-0-4 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-0-4 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-4 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Batwoman: Kate Kane (Ruby Rose) non ha mai pianificato di essere la nuova vigilante di Gotham. Tre anni dopo che Batman è misteriosamente scomparso, Gotham è una città in preda alla disperazione. Senza il Crociato Incappucciato, il dipartimento di polizia di Gotham City è stato sommerso dall’impegno di combattere una miriade di gang criminali.
Jacob Kane (Dougray Scott) e il suo Crows Private Security di stampo militare, protegge la città con onnipresente potenza di fuoco e milizia. Anni prima, la prima moglie e figlia di Jacob furono uccise nel fuoco incrociato del crimine di Gotham. Ha quindi mandato la sua unica figlia sopravvissuta, Kate Kane, lontano da Gotham per la sua sicurezza. Dopo un congedo con disonore dalla scuola militare e anni di brutale addestramento di sopravvivenza, Kate torna a casa contemporaneamente alla banda di Alice nel paese delle meraviglie che prende di mira suo padre e la sua compagnia di sicurezza, rapendo il suo miglior ufficiale, Sophie Moore (Meagan Tandy).
Sebbene si sia risposato con la ricca e mondana Catherine Hamilton-Kane (Elizabeth Anweis), che finanzia i Crows, Jacob sta ancora lottando con il ricordo della famiglia che ha perso, pur mantenendo a distanza Kate – la figlia che ha ancora. Ma Kate è una donna che ha smesso per chiedere il permesso. Per aiutare la sua famiglia e la sua città, dovrà diventare l’unica cosa che suo padre detesta: un nuovo Cavaliere Oscuro, un vigilante. Con l’aiuto della sua compassionevole sorellastra, Mary (Nicole Kang) e l’astuto Luke Fox (Camrus Johnson), il figlio del guru tecnologico della Wayne Enterprises Lucius Fox, Kate Kane prende le redini dell’eredità del suo cugino scomparso, Bruce Wayne, nei panni di Batwoman. Con ancora il fuoco dentro di se per la sua ex ragazza, Sophie, Kate usa tutto ciò che è in suo potere per combattere le macchinazioni oscure della psicotica Alice (Rachel Skarsten), che si aggira per Gotham scivolando fra lucidità e follia. Armata della passione per la giustizia sociale e un talento per parlare alla sua mente, Kate vola attraverso le strade oscure di Gotham come Batwoman. Ma non è bene chiamarla ancora un eroina. In una città alla disperata ricerca di un salvatore, deve superare i propri demoni prima di abbracciare il richiamo al simbolo di speranza di Gotham.
Basato sui personaggi della DC Comics, Batwoman è della Berlanti Productions in associazione con la Warner Bros. Television. Fra i produttori esecutivi figurano Greg Berlanti (Arrow, The Flash, Supergirl), Caroline Dries (The Vampire Diaries, Smallville), Geoff Johns (Arrow, The Flash, Titans) e Sarah Schechter (Arrow, The Flash, Supergirl). David Nutter (Il Trono di Spade, Flash, Arrow) e Marcos Siega (The Vampire Diaries, You) produttore esecutivo del pilota.
Batwoman: nuove immagini rivelano due super-cattivi guest star della prima stagione La lotta di Batwoman contro il crimine sembra già piuttosto piena in vista della premiere di domenica 6 ottobre del nuovo show dell'Arrowverse.
0 notes
persinsala · 8 years ago
Text
Girotondo.com
Nella divertente macchina teatrale di Girotondo.com, i rapporti di coppia, come nell’originale di Schnitzler si rivelano, alla fine solo faticosi duelli tra ipocriti. (more…)
View On WordPress
0 notes
senzalinea-blog · 6 years ago
Text
Si nota all'imbrunire (Solitudine da paese spopolato)
Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato)
di Lucia Calamaro
con Silvio Orlando e con Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
scene Roberto Crea  costumi Ornella e Marina Campanale  luci Umile Vainieri
regia Lucia Calamaro
coproduzione Cardellino srl, Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
Dopo il successo di Lacci, Silvio Orlando…
View On WordPress
0 notes
tmnotizie · 5 years ago
Link
MACERATA – Si apre il sipario giovedì 24 e venerdì 25 ottobre sulla nuova stagione del Teatro Lauro Rossi di Macerata promossa dal Comune con l’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiBACT. Un’importante stagione di spettacolo, un disegno culturale di ampio respiro, in cui il cartellone da ottobre ad aprile intreccia in 17 appuntamenti per 8 titoli, di cui uno fuori abbonamento, grandi compagnie, nuova drammaturgia e classici, maestri indiscussi della scena e spettacoli di danza.
“Una stagione di prosa al Teatro Lauro Rossi veramente bella e di qualità. Gli abbonamenti sono cresciuti del 7% e ci sono già spettacoli sold out. È il segno che la nostra comunità con il teatro cresce in cultura e partecipazione, anche quella dei giovani e delle scuole” afferma con soddisfazione Stefania Monteverde assessora alla Cultura.
L’avvio è con un intenso Silvio Orlando in “Si nota all’imbrunire” scritto e diretto da Lucia Calamaro, drammaturga, regista e attrice di grande talento, vincitrice di tre premi UBU, che affronta in questo spettacolo un tema di grande attualità, la “solitudine sociale”, un male oscuro e insidioso, «un’epidemia di solitudine» diffusa non solo tra gli anziani, ma ormai anche tra i più giovani.
Con la stagione teatrale torna anche Gente di teatro, serie di interessanti e seguiti appuntamenti per tutti coloro che amano il teatro e vogliono superare quella che Garboli definiva la “gioia effimera di una sera” per approfondire la conoscenza dialogando con le stesse compagnie in scena al Lauro Rossi. In questa occasione l’incontro si svolgerà venerdì 25 ottobre alle ore 18 presso la Civica Enoteca Maceratese.
I figli Alice, Vincenzo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile.
E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale: che è quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà.
“Questo spettacolo – afferma Lucia Calamaro autrice del testo e della regia – , che ha trovato nella figura del padre un interprete per me al tempo insperato e meraviglioso: Silvio Orlando, trova le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo che io, personalmente, ho conosciuto anche troppo. La socio-psicologia le ha dato un nome: “solitudine sociale”. […]
Essere isolati dalla società è un male oscuro e insidioso. Tutti noi infatti, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri, un bisogno che ci permette di sopravvivere. […] Silvio Orlando è, secondo me, un attore unico. Capace di scatenare per la sua resa assoluta al palco, le empatie di ogni spettatore, e con le sue corde squisitamente tragicomiche, di suscitare emozioni e azioni nel suo pubblico.
E insieme ci piace pensare che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia”.
  Completano il cast dello spettacolo Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Ornella e Marina Campanale, le luci di Umile Vainieri. Lo spettacolo è una produzione Cardellino, Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile dell’Umbria.
  Per informazioni: biglietteria dei Teatri 0733 230735 www.comune.macerata.it . Inizio spettacolo ore 21.
0 notes
persinsala · 8 years ago
Text
Tamam Shud | Terni Festival 2016
Tamam Shud | Terni Festival 2016
Alex Cecchetti giunge nella sua città natìa per l’edizione 2016 del TerniFestival con il suo Tamam Shud, allestimento annunciato denso di emozioni e scoperto, purtroppo, privo di alcuna capacità empatica. (more…)
View On WordPress
0 notes
persinsala · 10 years ago
Text
Notturno. La ragione al sonno
Notturno. La ragione al sonno
Fino al 18 gennaio al Teatro dei Filodrammatici va in scena Notturno. La ragione al sonno: spettacolo ispirato non senza vigore al best seller di Jonathan Coe, seppur quasi mai all’altezza. (more…)
View On WordPress
0 notes