#Federico Manfredi
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[La commedia all'italiana]
“ La commedia all'italiana, nella confusione dei generi, ha il grande merito di non aver allontanato del tutto il pubblico. Qui non si parla di capolavori, sappiamo bene che i capolavori sono mosche molto rare, e sappiamo anche chi li fa. Ma uno strano comportamento degli altri "capolavori" italiani è che si tratta quasi sempre di tragedie che col tempo si avviano a diventare comiche. Le eccezioni sono rare, e sappiamo tutti quali sono gli autori che resistono all'usura del tempo: Rossellini, Fellini, Antonioni, Rosi, un altro paio li lascio scegliere a voi. Gli altri preferirei tacerli, pensano già troppo loro stessi a farsi pubblicità, a spargere il terrorismo ideologico e artistico, e alla fine viene voglia di difendere "la commedia all'italiana", soprattutto se si pensa a quei "capolavori" che hanno i minuti contati e rendono pensoso il ceto medio, sempre sull'onda della moda. La commedia italiana ha rivelato una certa Italia che esiste, e che gli italiani avevano sotto gli occhi e non vedevano.
L'Italia dei soliti ignoti (bisognerà rifarsi a questo lontano film di Monicelli), quella dei "mostri", della legislazione arretrata, del boom e delle congiunture, l'Italia della televisione, della provincia ormai tentacolare, dei moralisti e degli imbroglioni. L'Italia, insomma, che esce dalla commedia dialettale e sentimentale per guardarsi com'è fatta. Si è scoperto un tipo di italiano eterno, che viene da Machiavelli, e che affronta la vita con tranquilla amoralità, comicamente e talvolta con una certa disperazione. I nostri comici bene o male rappresentano l'Italia. Sordi e Tognazzi, Gassman e Manfredi sono l'Italia. Ne siamo circondati. Oltre che parlare di registi (Risi, Scola, Salce e altri) qui bisogna parlare anche degli scrittori, e cito i quattro più rispettabili, Rodolfo Sonego, Age e Scarpelli, Ruggero Maccari. Bene, si ha l'impressione, leggendo le critiche dei giornali, che costoro debbono passare il tempo a difendersi dall'accusa di facilismo. Io ammiro in loro invece la grande fecondità inventiva, lo spirito di osservazione sempre aggiornato, l'agilità costruttiva delle loro storie, e l'umorismo oltre che la comicità. È un cinema che è una variazione attuale della commedia cinquecentesca, fatto con lo stesso spirito di spregiudicatezza dei tempi d'oro. Faccio qualche esempio: chi ha visto "Riusciranno i nostri eroi etc.", si è reso conto che finalmente l'italiano esiste, appunto perché trasportato fuori del suo habitat. Chi ha visto l'episodio delle due checche nel film "Vedo nudo" non ha potuto non ammirare la semplice grazia dello svolgimento e della recitazione. E chi ha visto Sordi nell'ultimo episodio della "Contestazione generale", sa che siamo davanti ad un piccolo capolavoro, piccolo ma resistente. Infine mi sembra che la commedia all'italiana, anche nei casi più clamorosi (Il medico della mutua) pur con tutte le sue facili risate indica problemi che sollevati dalla saggistica, dal giornalismo, dalla narrativa, chissà perché annoiano. “
Ennio Flaiano, Frasario Essenziale - per passare inosservati in società, introduzione di Giorgio Manganelli, Bompiani (collana Nuovo Portico, n° 41), 1986¹; pp. 78-79.
Nota: Il volume è una raccolta postuma di scritti inediti e varî (taccuini, appunti, fogli sparsi di diario o di viaggio).
#Ennio Flaiano#libri#letture#leggere#anni '60#recensioni#Frasario Essenziale#cinema italiano#Dino Risi#Ettore Scola#Vittorio Gassman#Alberto Sordi#Ugo Tognazzi#I soliti ignoti#Giorgio Manganelli#Francesco Rosi#citazioni#Nino Manfredi#Michelangelo Antonioni#italianità#anni sessanta#diaristica#Roberto Rossellini#celebrità#Federico Fellini#Italia del boom#Mario Monicelli#vizi#virtù#carattere nazionale
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TargaGo e via!
Sulla tangenziale si sperimenta TargaGo: stop soste al casello. Da ASPI u.n nuovo servizio gratuito per abbattere tempi e CO2 CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – è arrivata una nuova app: si chiama TargaGo ed è gratuita: grazie a un borsellino digitale ricaricabile, consente di passare al casello della Tangenziale cittadina senza fermarsi. L’innovativo servizio è stato sviluppato da Autostrade per…
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#app gratuita#ASPI#borsellino elettronico#Gaetano Manfredi#Napoli#TargaGo#Università degli Studi di Napoli Federico II
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Napoli - Francesco Laurana - Maschio Angioino - Arco trionfale - 1479
Fondata dai Greci di Cuma, i sovrani che nei secoli si sono susseguiti sul trono di Napoli sono stati:
i Normanni:
- Ruggero I d’Altavilla conquistò la Sicilia nel 1091;
- Ruggero II (1130 - 1154): fu il primo re di una Sicilia multietnica e multireligiosa avendo accorpato in un unico regno tutti i possedimenti normanni nell’Italia Meridionale conquistando Napoli nel 1137;
- Guglielmo I (1154 - 1166)
- Guglielmo II (1166 - 1189): eresse il Duomo di Monreale;
- Tancredi (1189 - 1194)
- Guglielmo III (1194)
- Costanza d’Altavilla (1194 - 1197)
gli Svevi:
- Federico II (1198 - 1250) Stupor Mundi: a Napoli istituì l’università nel 1224;
- Corrado (1250 - 1254): dovette confrontarsi con il potere del fratellastro Manfredi;
- Corradino (1254 - 1258): fu sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo e fatto imprigionare a Castel dell’Ovo e decapitare da Carlo d’Angiò nella piazza del mercato a Napoli, poi sepolto nella vicina Chiesa del Carmine. La dinastia degli Svevi scomparve con la morte di Manfredi nel 1266.
gli Angioini:
- Carlo I (1266 - 1285): fratello di Luigi IX il Re Santo, Conte d’Anjou, ricevette in vassallaggio la Sicilia e Napoli dal Papa che difese dagli Hohenstaufen. Edificò il Maschio Angioino, con uno stile che richiama il castello di Avignone, nel 1282;
- Carlo II (1285 - 1309): dovette rinunciare al trono di Sicilia dopo la rivolta dei Vespri Siciliani nel 1302;
- Roberto I (1309 - 1343): figlio di Maria d’Ungheria sepolta nella Chiesa di Donnaregina, fu apprezzato da Petrarca e amante della cultura e delle lettere;
- Giovanna I (1343 - 1382): fu fatta assassinare dal ramo di Durazzo degli angioini e le succedette
- Carlo (1382 - 1386)
- Ladislao (1386 - 1414)
- Giovanna II (1414 - 1435)
- Renato I (1435 - 1442)
gli Aragonesi:
- Alfonso I d’Aragona (1442 - 1458): sconfisse Renato d’Angiò e unì il tono di Napoli a quello di Sicilia e ai possedimenti della Sardegna e della Spagna occidentale. Combattè contro Milano e Genova e dotò il Maschio Angioino dell’attuale arco di trionfo;
- Ferdinando I detto Ferrante (1458 - 1494): all’inizio del suo regno dovette fronteggiare la rivolta angioina e successivamente sedò la rivolta dei baroni e si alleò con gli Sforza contro il re di Francia Carlo VIII d’Angiò. Del suo tempo la Chiesa del Gesù Nuovo;
- Alfonso II: sposò Ippolita Maria Sforza, ma dovette abdicare a causa della calata di Carlo VIII;
- Ferrandino (1494 - 1496)
- Federico I (1496 - 1503) durante il cui regno vi fu la conquista e poi la cacciata di Luigi XII re di Francia;
- Ferdinando III (1504 - 1516) dopo il quale il Regno di Napoli fu incluso in quello di Spagna prima sotto la casata degli Asburgo (con la breve parentesi della Repubblica di Masaniello fra il 1647 e il 1648) poi sotto quella dei Borbone (1700 - 1713) ed ancora sotto quella degli Asburgo d’Austria (1713 - 1734).
i Borboni:
- Carlo I (1734 - 1759): già Duca di Parma, conquistò e riunificò il Regno delle Due Sicilie anche grazie alla madre Elisabetta Farnese, seconda moglie del re di Spagna, che da Madrid influenzò la prima parte del suo regno. Riformò con Bernardo Tanucci l’amministrazione, promosse la musica (fondò il Teatro di San Carlo nella patria di Paisiello e Pergolesi), l’arte (promosse la ceramica di Capodimonte, fece costruire al Vanvitelli la reggia di Caserta del 1751 e quella che oggi è Piazza Dante oltre alla Reggia di Capodimonte dove installò la collezione Farnese) e sostenne gli scavi a Pompei ed Ercolano che iniziarono nel 1738);
- Ferdinando (1759 - 1799 e 1816 - 1825): sposò una figlia di Maria Teresa d’Austria, Maria Carolina che lo allontanò dall’influenza spagnola di Bernardo Tanucci, promosse la Marina Militare (nel 1787 fu fondata la Nunziatella), ma dovette subire una rivoluzione filo-francese (Eleonora Fonseca Pimentel, Mario Pagano, …) nel 1799 contrastata dal Cardinale Ruffo e da Fra Diavolo e la conquista napoleonica che insediò Giuseppe Bonaparte dal 1806 al 1808 e Gioacchino Murat dal 1808 al 1815 prima di diventare, con il Congresso di Vienna, Re delle Due Sicilie ed essere sepolto al Monastero di Santa Chiara;
- Francesco (1825 - 1830)
- Ferdinando II (1830 - 1859): fondò la prima ferrovia d’Italia (1839), ma fu reazionario e soprannominato il Re Bomba per come represse i moti rivoluzionari del 1848 a Messina;
- Francesco II (1859 - 1861): era figlio di Ferdinando II e di Maria Cristina di Savoia e sposò la sorella di Sissi, Maria Sofia di Baviera.
Con l’Unità, Napoli confluì nel Regno d’Italia: ecco perché la statua di Vittorio Emanuele II è presente a Palazzo Reale.
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⚜️ 𝟭𝟯 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟭𝟮𝟱𝟬:
⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀𝗔𝗗𝗗𝗜𝗢 𝗔 𝗙𝗘𝗗𝗘𝗥𝗜𝗖𝗢 𝗜𝗜
⠀⠀⠀⠀⠀⠀ 𝗦𝗧𝗨𝗣𝗢𝗥𝗘 𝗗𝗘𝗟 𝗠𝗢𝗡𝗗𝗢 ⚜️
Pochi avanzi di mura sul dorso di una collina invasa dalle sterpaglie. È quel che oggi resta di 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗲𝗹 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼, una rocca che nella prima metà del XIII secolo sorgeva nelle campagne della Capitanata, 9km a sud di Torremaggiore, a ovest di San Severo e Lucera.
Qui, nel giorno dell’anno con meno luce, il 𝟭𝟯 𝗗𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟮𝟱𝟬, festa di Santa Lucia, a soli 56 anni, morì 𝙁𝙚𝙙𝙚𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙄𝙄 𝙙𝙞 𝙎𝙫𝙚𝙫𝙞𝙖.
La mattina del 13 Dicembre (secondo una cronaca agiografica) l’Imperatore volle indossare l’umile tonaca grigia dei cistercensi del terzo ordine di cui faceva parte. Chiese di essere sepolto nella cattedrale di Palermo, accanto al padre e alla madre.
Ma l’annuncio della morte, forse per ordine dello stesso Federico, venne tenuto nascosto per un certo tempo. Fino al Gennaio del 1251 la cancelleria emanò dispacci e documenti come se l’imperatore fosse ancora vivo.
Il giovane Manfredi comunicò la scomparsa al fratellastro Corrado per lettera, con parole accorate:
“𝙏𝙧𝙖𝙢𝙤𝙣𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙚' 𝙞𝙡 𝙨𝙤𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙧𝙞𝙡𝙪𝙘𝙚𝙫𝙖 𝙞𝙣 𝙢𝙚𝙯𝙯𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙚 𝙜𝙚𝙣𝙩𝙞”
Il cadavere, con ogni probabilità, fu imbalsamato. Il 28 dicembre il corteo con il feretro dell’imperatore attraversò per l’ultima volta le città di Foggia, Canosa, Barletta e Trani e gli altri centri della costa. A Bitonto, Matteo di Giovinazzo notò “sei compagnie de cavalli armati” e “alcuni baroni vestiti nigri insembra (insieme) co’ li Sindaci de le Terre de lo Riame”. A Taranto la salma fu imbarcata per la Sicilia.
⠀⠀𝘾𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙖𝙞𝙖 𝙙𝙞 𝙫𝙖𝙨𝙘𝙚𝙡𝙡𝙞, 𝙥𝙞𝙘𝙘𝙤𝙡𝙞 𝙚 𝙜𝙧𝙖𝙣𝙙𝙞, 𝙨𝙖𝙡𝙪𝙩𝙖𝙧𝙤𝙣𝙤 𝙞𝙡 𝙛𝙚𝙧𝙚𝙩𝙧𝙤 𝙘𝙤𝙣 𝙙𝙧𝙖𝙥𝙥𝙞 𝙣𝙚𝙧𝙞.
Così Federico tornò a Palermo, la città dell’infanzia e della giovinezza, che 38 anni prima aveva lasciato per affrontare la straordinaria avventura che lo portò a diventare prima re di Germania e poi imperatore.
La salma dell’imperatore fu tumulata nel Duomo, accanto ai genitori e alla prima moglie Costanza, in un maestoso sarcofago di porfido color amaranto.
Carismatico e scomodo. Colto e spietato. Feroce eppure tollerante. Federico parlava sei lingue (latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo). Diventò adulto in una società multirazziale. Comprese e studiò il pensiero islamico. Si appassionò alla scienza e alla poesia. A Napoli fondò una grande università che porta ancora il suo nome. Fu curioso del mondo e degli uomini: alla sua corte trovarono alloggio intellettuali di ogni lingua e religione.
Con le “𝗖𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗠𝗲𝗹𝗳𝗶𝘁𝗮𝗻𝗲” (1231), raccolta di norme fondata sul diritto romano e normanno, Federico sognò di dare ordine, a scapito della Chiesa e dei nobili, a tutti gli aspetti dello Stato, dalla giustizia alla sanità, fino al diritto e all’economia.
Federico mise in discussione, dalle fondamenta, il potere temporale dei pontefici. Tornò vincitore da una crociata alla quale era stato obbligato, senza combattere nemmeno una battaglia.
L’Impero finì con la sua morte. In appena venti anni la dinastia degli Hohenstaufen si estinse
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Dalla bolla FB di Ivano Porpora
"Mi piacerebbe avere una piccola sezione dei 20, 25 libri più rappresentativi dei migliori autori in Italia; e credo che interessi anche i miei allievi, e chi mi segue.
Qui sotto la lista dei libri. Parte l'elezione de L'ALTRO LIVELLO. Potete votarne solo dieci. Se ne votate undici, cancello il vostro commento, perché state portando rumore. Il libro può anche non essere quello: ripeto, per me Nove ha raggiunto l'apice con La vita oscena.
Aldo Nove - Milano non è Milano, 2010
Alessandra Carnaroli - La furia, 2023
Alessandra Sarchi - L’amore normale, 2014
Alessandro Baricco - Mr Gwyn, 2011
Alessandro Piperno - Con le peggiori intenzioni, 2005
Alessio Forgione - Napoli mon amour, 2018
Alessio Mosca - Chiromantica Medica, 2022
Alfredo Palomba, Quando le belve arriveranno, 2022
Andrea Bajani - Un bene al mondo, 2016
Andrea Canobbio -
Andrea Donaera - Io sono la bestia, 2019
Andrea Pomella - L'uomo che trema, 2018
Andrea Tarabbia - La calligrafia come arte delle guerra, 2010
Andrej Longo - L'altra madre, 2016
Antonella Cilento, Lisario o il piacere infinito delle donne, 2014
Antonella Lattanzi - Questo giorno che incombe, 2021
Antonio Manzini - 7/72007, 2016
Antonio Moresco - La lucina, 2013
Aurelio Picca - Il più grande criminale di Roma è stato amico mio, 2020
Benedetta Palmieri - Emersione, 2021
Carola Susani - Eravamo bambini abbastanza, 2012
Claudia Durastanti - La straniera, 2019
Claudia Petrucci - L'esercizio, 2020
Claudio Morandini - Neve, cane, piede, 2015
Claudio Piersanti - Quel maledetto Vronskij, 2021
Daniela Ranieri - Stradario Aggiornato di tutti i miei baci, 2021
Daniele Del Giudice - Orizzonte mobile, 2009
Daniele Mencarelli - Tutto chiede salvezza, 2022
Daniele Petruccioli - La casa delle madri, 2020
Dario Voltolini - Le scimmie sono inavvertitamente uscite dalla gabbia, 2006
Davide Orecchio - Storia aperta, 2021
Demetrio Paolin - Conforme alla gloria, 2016
Domenico Starnone - Vita mortale e immortale della bambina di Milano, 2021
Donatella Di Pietrantonio - L’arminuta, 2017
Edgardo Franzosini - Questa vita tuttavia mi pesa molto, 2015
Edoardo Albinati - La scuola cattolica, 2016
Edoardo Zambelli - Storia di due donne e di uno specchio, 2018
Elena Ferrante -
Emanuela Canepa - Insegnami la tempesta, 2020
Emanuela Cocco - Tu che eri ogni ragazza, 2018
Emanuele Tonon - La luce prima, 2011
Emanuele Trevi - Due vite, 2020
Emidio Clementi - L’amante imperfetto, 2017
Emiliano Ereddia - Le mosche, 2021
Eraldo Baldini - L’uomo nero e la bicicletta blu, 2011
Ernesto Aloia - I compagni del fuoco, 2007
Ezio Sinigaglia - Eclissi, 2016
Fabio Bacà - Nova, 2021
Fabio Bartolomei - We are family, 2013
Fabio Geda - Nel mare ci sono i coccodrilli, 2010
Fabio Genovesi - Esche vive, 2011
Fabio Stassi - L'ultimo ballo di Charlot, 2012
Fabrizio Patriarca - Tokyo transit, 2016
Federico Platania - Il Dio che fa la mia vendetta, 2013
Filippo Nicosia - Come un animale, 2010
Filippo Tuena - Ultimo parallelo, 2007
Francesca Genti - Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza, 2018
Francesca Manfredi - L’impero della polvere, 2019
Francesca Marzia Esposito - Corpi di ballo, 2019
Francesca Mattei - Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa, 2019
Francesco Dimitri - Pan, 2008
Francesco Maino - Cartongesso, 2014
Francesco Pacifico - Class, 2014
Francesco Pecoraro - La vita in tempo di pace, 2014
Francesco Targhetta - Perciò veniamo bene nelle fotografie, 2012
Franco Stelzer - Il nostro primo solenne stranissimo Natale senza di lei, 2003
Fulvio Abbate - Roma vista controvento, 2015
Giacomo Sartori - Anatomia della battaglia, 2005
Gian Marco Griffi - Ferrovie del Messico, 2022
Gianluca Morozzi - Blackout, 2004
Gilda Policastro - La parte di Malvasia, 2020
Giordano Meacci - Il cinghiale che uccise Liberty Valance, 2016
Giordano Tedoldi - Tabù, 2017
Giorgia Tribuiani - Blu, 2018
Giorgio Falco - La gemella H, 2014
Giorgio Fontana - Il mago di Riga, 2022
Giorgio Vasta - Il tempo materiale, 2008
Giovanni Dozzini - Qui dovevo stare, 2021
Giulio Mozzi - Le ripetizioni, 2021
Giuseppe Genna - Dies irae, 2006
Greta Pavan - Quasi niente sbagliato, 2023
Helena Janeczek - La ragazza con la Leica, 2017
Ilaria Palomba - Vuoto, 2022
Laura Pariani -La valle delle donne lupo, 2011
Laura Pugno - Sirene, 2007
Letizia Muratori - Casa madre, 2008
Licia Giaquinto - La briganta e lo straniero, 2014
Lorenza Pieri - Il giardino dei mostri, 2019
Lorenzo Mercatanti - Il babbo avrebbe voluto dire ti amo ma lo zio ne faceva anche a meno, 2014
Luca Ricci - Gli autunnali, 2018
Luigi Romolo Carrino - Non è di maggio, 2021
Maddalena Fingerle - Lingua Madre, 2021
Marcello Fois - Nel tempo di mezzo, 2012
Marco Balzano - Resto qui, 2015
Marco Drago - Innamorato, 2023
Marco Mancassola - Last love parade, 2005
Marco Missiroli - Atti osceni in luogo privato, 2015
Marco Peano - L'invenzione della madre, 2015
María Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata, 2023
Maria Rosa Cutrufelli - Il giudice delle donne, 2016
Marino Magliani - Peninsulario, 2022
Mario Desiati - Spatriati, 2022
Marta Cai - Enti di ragione, 2019
Massimiliano Santarossa - Pane e Ferro, 2019
Matteo Cavezzali - Nero d'inferno, 2018
Matteo Galiazzo - Cargo, ne 2013
Matteo Melchiorre -Requiem per un albero, 2004
Mauro Covacich - La sposa, 2016
Michele Mari - Leggenda privata, 2017
Michele Orti Manara - Il vizio di smettere, 2018
Michele Vaccari - Un marito, 2018
Niccolò Ammaniti - Io non ho paura, 2001
Nicola Lagioia - La città dei vivi, 2020
Orso Tosco - Aspettando i naufraghi, 2018
Paola Barbato - Zoo, 2019
Paolo Cognetti - Sofia si veste sempre di nero, 2012
Paolo Colagrande - Salvarsi a vanvera, 2022
Paolo Giordano -
Paolo Nori - Vi avverto che vivo per l’ultima volta, 2023
Paolo Zanotti - Bambini bonsai, 2010
Paolo Zardi - Il giorno che diventammo umani, 2013
Piera Ventre - Gli spettri della sera, 2023
Piersandro Pallavicini - Atomico Dandy, 2005
Raul Montanari - Il buio divora la strada, 2002
Remo Rapino - Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, 2019
Romolo Bugaro - Non c'è stata nessuna battaglia, 2019
Rosa Matteucci - Costellazione familiare, 2016
Rosella Postorino - Le assaggiatrici, 2018
Rossana Campo - Dove troverete un altro padre come il mio, 2015
Sacha Naspini - I cariolanti, 2020
Sandro Campani - I passi nel bosco, 2020
Sandro Veronesi - Caos Calmo, 2005
Sara Gamberini - Maestoso è l’abbandono, 2018
Sebastiano Vassalli - Le due chiese, 2010
Sergio Claudio Perroni - Entro a volte nel tuo sonno, 2018
Silvia Ballestra - La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, 2022
Silvia Bottani - Il giorno mangia la notte, 2020
Simona Baldanzi - Figlia di una vestaglia blu, 2006
Simona Baldelli - Vicolo dell'Immaginario, 2018
Simona Vinci - La prima verità, 2016
Tiziano Scarpa - Cose fondamentali, 2010
Tommaso Pincio - Panorama, 2015
Tullio Avoledo -
Ugo Cornia - Quasi amore, 2001
Valentina Durante - Enne, 2020
Valentina Maini - La mischia, 2020
Valeria Corciolani - La regina dei colori, 2023
Valeria Parrella - Lo spazio bianco, 2008
Valerio Evangelisti - Noi saremo tutto, 2004
Vanni Santoni - Gli interessi in comune, 2008
Veronica Galletta - Nina sull’argine, 2021
Veronica Tomassini - L’altro addio, 2017
Vincenzo Pardini - Il valico dei briganti, 2023
Viola Di Grado - Fame blu, 2022
Vitaliano Trevisan - Works, 2016
Walter Pozzi - Carte scoperte, 2015
Walter Siti - Troppi paradisi, 2006
Wu Ming - 54, 2002"
Poi è partita una lotta nel fango di scrittori che gridano e si tirano i capelli e dicono meglio quello meglio quell' altro e poi io, ci devo essere io. Ed i miei amici x e y..."
E lui alla fine ha tolto il post.
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Storia delle badie fondate intorno a Firenze: 8° parte

Prima parte Seconda parte Terza parte Parte quarta Parte quinta Parte sesta Parte settima Parte ottava

Badia a Passignano di San Michele Arcangelo “Angelo Guerriero” – Barberino Tavarnelle - terza parte Negli anni successivi vi furono molte vicissitudini che coinvolsero il monastero. Dopo il Consiglio Lateranense del 1216, venne istituito l’Ufficio dei Visitatori, per controllare che i monaci osservassero la regola del loro Ordine. A Roma ci fu la creazione dell’Ufficio del Procuratore per tutelare i loro privilegi. Gregorio IX (Ugolino di Anagni) mosse guerra contro l’Imperatore Federico II Hohenzollern di Svevia, per sopperire alle ingenti spese militari, impose tasse gravose ai monasteri toscani. I monaci di Passignano dovettero impegnare il loro patrimonio, ma non potendolo riscattare, con un sentenza del tribunale la Badia finì nelle mani della famiglia Scolari di Firenze. Nel 1255 i monaci dopo aver subito varie angherie furono fatti prigionieri, venne distrutto il monastero e bruciata la chiesa. I monaci di Passignano si liberarono di Firenze passando sotto la protezione della Ghibellina Siena, da cui i Guelfi erano stati cacciati dopo la sconfitta dei fiorentini a Montaperti del 1260. Dopo le definitive sconfitte dei Ghibellini nelle battaglie di Benevento con la morte di Manfredi, quella di Tagliacozzo con a cattura e la morte di Corradino e la disfatta di Colle Valdelsa, tutto si rovesciò con il ritorno al potere della fazione guelfa vincitrice. Ruggero Buondelmonti, Guelfo, Abate del convento prima della sconfitta di Montaperti, con nomina avuta dalla Abate di Vallombrosa Plebano, al posto dell’Abate di Passignano Rodolfo, Ghibellino, poté finalmente prendere possesso del suo ufficio.

Papa Bonifacio VIII Nel XIII secolo Papa Bonifacio VIII (Benedetto Caetani) nel mese di dicembre 1297 nominò il Buondelmonti Priore Generale di Camaldoli al posto del priore Frediano. Lo stesso Papa nel 1298 lo nominò abate Generale di Vallombrosa, in sostituzione di Valentino. Per qualche tempo conservò anche la carica di Passignano. Sostenne la fazione dei Guelfi Neri di Corso Donati. Dopo il Calendimaggio del 1300 partecipò alla riunione tenuta nella chiesa fiorentina di Santa Trinita, nella quale fu deciso di chiamare Carlo di Valois con la conseguente cacciata della fazione dei Bianchi, a cui apparteneva il poeta Dante Alighieri. Le ricchezze del Monastero aumentarono enormemente tanto da attirare l’attenzione del Vicario degli Ordinamenti di Giustizia di Firenze. Fu emanata una delibera nella quale il convento veniva condannato a pagare una tassa ogni anno pari 320 moggia di grano. Papa Eugenio IV (Gabriele Condulmer) tolse ai Monasteri nel XV secolo il sistema della “Commenda” (nell’età medievale, costituiva l’uso di affidare ad un laico un beneficio ecclesiastico, da gestire tramite un Vicario) Papa Callisto III (Alfonso de Borja Y Cabanillas) volle mettere fine alla disputa fra i monaci Vallombrosani divisi sulla regola da seguire. Quella nuova era nata dalla riforma fatta dall’Abate dell’Abbazia di Santa Giustina in Padova. Ad esaminare l’accordo fra gli Abati su questa regola fu incaricato l’Arcivescovo di Firenze Antonino Pierozzi. L’intesa non fu esaminata per la morte del pontefice. I diretti interessati si rivolsero al nuovo Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) il quale incaricò della revisione l’Abate della Badia Fiorentina. La nuova regola pacificò i contendenti e trasformò l’ordine in “Congregatio”, sul modello di Santa Giustina. Alla morte del Generale della Congregazione Francesco Altoviti avvenuta nel 1479, nella famiglia dei Vallombrosani avvenne uno scisma ad opera dei monaci sansalvini del convento di San Salvi, con un colpo di mano, elessero Generale don Isidoro Abate di Passignano. I monaci di Vallombrosa risposero con la nomina a Generale don Bruno Milanesi, con l’approvazione del Papa.

Lo scisma in seno alla congregazione doveva essere ricucita. Don Milanesi e l’Abate di Passignano giunsero ad uno accordo, confermato da Papa Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo de Mari). Passarono i secoli e tante vicissitudini nelle quali fu coinvolto il monastero di Passignano. Verso la fine del XVI secolo la Abbazia divenne uno studentato. Per formare i nuovi giovani i monaci più istruiti della Congregazione, iniziarono a studiare il greco e l’ebraico per poter studiare le Sacre Scritture e per recitare in queste lingue l’Ufficio Divino. Per approfondire lo studio della matematica e delle scienze esatte, utili al loro insegnamento, fu chiamato nel 1588 Galileo Galilei, che in gioventù aveva avuto una esperienza monastica all’Abbazia di Vallombrosa. Nel diciannovesimo secolo al tempo dell’invasione napoleonica il monastero venne soppresso disperdendo tutto il patrimonio posseduto. Finita la dominazione francese tutto tornò come prima. Ai vallombrosani vennero resituiti il monastero di Vallombrosa, il Santuario di Montenero a Livorno e la chiesa di Santa Trinita a Firenze. In seguito venne riacquistato Passignano e la sua tenuta, ma a causa dei pochi monaci presenti, non fu eletto l’Abate. La nomina avvenne quando aumentò la comunità. Nel 1866 con la legge Siccardi, vennero soppressi tutti gli ordini religiosi, lo Stato italiano divenne proprietario di tutto. Passignano rimase ai pochi monaci allora presenti nella chiesa con funzioni di parrocchia per il paese. Il Conte Maurizio Dzieduszyecki acquistò all’asta la Badia, tutti i poderi e i boschi. Dal 1986 i Vallombrosani, ne sono rientrati in possessso. Alla cerimonia del nuovo insediamento furono presenti molti monaci arrivati da altri monasteri, l’Abate Generale della Congregazione, il Vescovo di Fiesole e gli abitanti del paese.

Alberto Chiarugi Read the full article
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Ieri conferenza stampa di Pisa Book Festival che ritorna dal 3 al 6 ottobre. Editoria indipendente, letteratura del mare, scritture al femminile, storia e fantasy sono i pilastri della ventiduesima edizione. Tra gli ospiti: Björn Larsson, Gabriella Genisi, Claudia Durastanti, Antonella Boralevi, Federico Maria Sardelli, Francesca Manfredi, Giuseppe Mendicino, Joseph Farrell, Vanni Santoni, Gianluca Miniaci, Silvia Pozzi, Andrea Butini, Edoardo Rialti, Sonia Aggio.

https://www.pisabookfestival.it
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Governance Poll 2024: i più amati tra i primi cittadini d'Italia
Governance Poll 2024: il sindaco di Parma Michele Guerra (63%) conquista il primo posto tra i sindaci italiani, seguito da Gaetano Manfredi (Napoli, 62%) e Michele De Pascale (Ravenna, 61%). Tra i presidenti di regione, invece, primeggia Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia, 68%), che precede Stefano Bonaccini (Emilia Romagna, 67%) e Luca Zaia (Veneto, 66%). Governance Poll 2024: cos'è? Questi i risultati principali del Governance Poll 2024, la prestigiosa rilevazione condotta da SWG per conto di Quotidiano Nazionale e Sky TG24. Un'analisi approfondita che fotografa il gradimento dei cittadini nei confronti dei loro amministratori locali, offrendo uno spaccato significativo sulla politica italiana a livello regionale e comunale. Guerra, già assessore con Federico Pizzarotti, si posiziona come sindaco più amato, raccogliendo consensi soprattutto per la sua attenzione al welfare e ai servizi ai cittadini. Manfredi, forte del suo background da ministro, ottiene un ottimo risultato a Napoli, apprezzato per l'impegno profuso nel contrasto alla criminalità e nel rilancio della città. De Pascale, invece, si conferma sindaco di grande popolarità a Ravenna, grazie alla sua capacità di gestione e alla sua vicinanza ai cittadini. I presidenti di regione Tra i presidenti di regione, Fedriga consolida il suo primato, confermandosi leader apprezzato per la sua concretezza e il suo pragmatismo. Bonaccini, nonostante il secondo posto, raccoglie un consenso importante in Emilia Romagna, attestandosi come punto di riferimento per il centrosinistra. Zaia, seppur scivolato al terzo posto, mantiene un gradimento elevato in Veneto, grazie alla sua decisa azione durante la pandemia. Altri dati interessanti: - Tra i sindaci, si distinguono Jamil Sadegholva di Rimini (+6,2%) e Luigi Brugnaro di Venezia (+5,9%), che ottengono i maggiori incrementi di gradimento. - Tra i governatori, Eugenio Giani (Toscana) registra una crescita significativa (+4,4%), mentre Roberto Occhiuto (Calabria) e Andrea Marsilio (Abruzzo) guadagnano rispettivamente il 3,9% e il 3,7%. - Le grandi città faticano: Beppe Sala a Milano passa dal primo al 19esimo posto, Stefano Lo Russo a Torino si ferma al 57esimo, mentre Roberto Gualtieri a Roma e Roberto Lagalla a Palermo finiscono penultimi. Governance Poll 2024: un'indagine preziosa per comprendere le opinioni dei cittadini e valutare l'operato degli amministratori locali. Un faro importante per la politica italiana, che offre spunti di riflessione e stimoli per il futuro. Immagine di copertina: DepositPhotos Read the full article
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È morta a Roma all’età di ottantanove anni la produttrice Marina Cicogna, produttrice di film quali C’era una volta il West di Sergio Leone, Il giorno della civetta di Damiano Damiani, Teorema e Medea di Pier Paolo Pasolini, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, e molti altri. Nata nel maggio 1934, a Palazzo Volpi di Misurata, dal conte Cesare Cicogna Mozzoni e dalla contessa Annamaria Volpi di Misurata, Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata consegue la maturità classica e frequenta il Sarah Lawrence College di New York - avendo come insegnante Marguerite Yourcenar -, prima di optare per una scuola di fotografia. Prima donna produttrice in Europa, nel ’67 diventa titolare, insieme al fratello Ascanio - detto “Bino” - della casa di produzione e distribuzione Euro International Films - portando in Italia importanti film stranieri come L’uomo del banco dei pegni (1965) di Sidney Lumet, con Rod Steiger e Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel, con Catherine Deneuve - e si afferma fin da subito con opere importanti e di successo, fra cui C’era una volta il West (1968) di Sergio Leone, con Claudia Cardinale, Charles Bronson, Henry Fonda e Jason Robards, Il giorno della civetta (1968) di Damiano Damiani, tratto dal libro omonimo di Leonardo Sciascia (fu il secondo libro di Sciascia ad esser portato al cinema dopo A ciascuno il suo di Elio Petri, uscito l’anno avanti) ed interpretato da Franco Nero, C. Cardinale, Lee J. Cobb, Nehemiah Persoff e Tano Cimarosa, Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini, Metti una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi, Medea (1969) di P. P. Pasolini, con Maria Callas, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri, con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, e che vince l’Oscar come Miglior Film Straniero, La classe operaia va in paradiso (1971) di E. Petri, con G. M. Volonté, Mariangela Melato, Salvo Randone, Luigi Diberti e Flavio Bucci, Lo chiameremo Andrea (1972) di Vittorio De Sica, con Mariangela Melato, Nino Manfredi ed un giovane Gigi Proietti, Fratello sole, sorella luna (1972) di Franco Zeffirelli, Un uomo da rispettare (1972) di Michele Lupo, con Giuliano Gemma e Kirk Douglas (in uno fra i suoi pochi film in Italia), Una breve vacanza (1973) di V. De Sica, Le orme (1974) di Luigi Bazzoni. Grande appassionata di fotografia, negli anni della cosiddetta “Dolce vita” immortala personalmente, perlopiù in contesti informali, Gianni Agnelli, Brigitte Bardot, Richard Burton, Yul Brynner, Claudia Cardinale, Charlie Chaplin, Federico Fellini, Henry Fonda, Greta Garbo, Ava Gardner, Maria Callas e Onassis, Audrey Hepburn, Herbert von Karajan, Louis Malle, Silvana Mangano, la principessa Margaret, Jeanne Moreau, Ezra Pound, Elizabeth Taylor, Luchino Visconti. La maggior parte fra tali istantanee è poi confluita nel libro Scritti e Scatti (Mondadori Electa, 2009), da cui fu tratta anche un’apprezzata mostra fotografica. Un secondo libro fotografico, La mia Libia (Edimond, 2012), raccoglie foto degli anni parzialmente vissuti a Tripoli - fra il ’57 e il ’67 - nella settecentesca villa di famiglia. Con Gucci realizzato il libro d’arte e fotografia Imitatio Vitae (Marsilio/Gucci, 2019), sui capitelli di Palazzo Ducale. Nel 2021 è protagonista del documentario che ripercorre le tappe della sua vita: Marina Cicogna - La vita e tutto il resto di Andrea Bettinetti. Nel 2023 è uscita la sua autobiografia, intitolata Ancora spero. Una storia di vita e di cinema (Marsilio) e scritta con Sara D’Ascenzo. Nello stesso anno riceve il David di Donatello alla Carriera.
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- E lo princep respos al almirall: -Ques aço que vos volets que yo hi faça? que si fer yo puch , -volenters ho fare.- Yo , dix lalmirall , quem façats ades venir la filla del rey Manfre, germana de madona la regina Darago, que vos tenits en vostra preso aci el castell del Hou , ab aquelles dones e donzelles qui soes bi sien ; e quem façats lo castell e la vila Discle retre . - E lo princep respos , queu faria volenters. E tantost trames un seu cavaller en terra ab un leny armat, e amena madona la infanta , germana de madona la regina , ab quatre donzelles e dues dones viudes. E lalmirall reebe les ab gran goig e ab gran alegre , e ajenollas, e besa la ma a madona la infanta.
Ramon Muntaner, CRÓNICA CATALANA, p. 221
Beatrice was born (probably) in Palermo around 1260. She was the first child and only daughter of Manfredi I of Sicily and his second wife, the Epirote princess Helena Angelina Doukaina (“[…] et idem helenam despoti regis emathie filiam sibi matrimonialiter coppulavit, ex quibus nata fuit Beatrix.”, Bartholomaeus de Neocastro, Historia Sicula, in Giuseppe Del Re, Cronisti e Scrittori sincroni Napoletani editi ed inediti, p. 419). It’s quite plausible the baby had been named after Manfredi’s first wife, Beatrice of Savoy (mother of Costanza, who will later become Queen consort of Aragon and co-regnant of Sicily). The little princess would soon be followed by three brothers: Enrico, Federico and Enzo (also called Anselmo or Azzolino). With three sons, Manfredi must have thought his succession was secured.
Beatrice’s father was one Federico II of Sicily’s many illegitimate children, although born from his most beloved mistress (and possibly fourth and last wife), Bianca Lancia. Since his father’s death in 1250, Manfredi had governed the Kingdom of Sicily on behalf firstly of his (legitimate) half-brother Corrado and, after his death in 1254, of Corrado’s son, Corradino. In 1258, two years prior Beatrice’s birth, Manfredi had been crowned King of Sicily in Palermo’s Cathedral, de facto usurping his half-nephew’s rights.
Like it had happened with Federico, Manfredi was soon opposed by the Papacy, which didn’t approve of the Hohenstaufen’s rule over Sicily (and Southern Italy with it) and the role of the King as the champion of the Ghibellines faction. In 1263, Urban VI managed to convince Charles of Anjou, younger brother of Louis IX the Saint, to present himself as a contender to the Sicilian throne. Three years later, on January 6th 1266, the French duke was crowned King of Sicily by the Pope in Rome, thus overthrowing Manfredi. On February 26th, in Benevento, the usurped King then tried to get back his kingdom by facing Charles in the open field, but failed and lost his life while fighting.
The now widowed Queen Helena had previously fled to Lucera (in Apulia) with her children (Beatrice was now six), her sister-in-law Costanza, and her step-daughter, the illegitimate Flordelis, where she thought they would be safer. When they got news of the disaster of Benevento and Manfredi’s death, they fled to Trani from where they planned to set off to Epirus. The unfortunate party was instead betrayed and handed off to the Angevin. On March 6th night, Helena and the children were taken hostage and later separated. The Queen was sent at first to Lagopesole (in Basilicata) and finally to Nocera Christianorum (now Nocera Inferiore), where she would die still in captivity in 1271.
Enrico, Federico and Enzo were taken to Castel del Monte. Following Corradino’s death in 1268, Manfredi’s young sons (the oldest, Enrico, was just four at the time of his capture) were, to all effects, the rightful heirs to the Sicilian throne. It’s undoubtful Charles must have wanted them gone, or at least forgotten. In 1300 they were moved to Naples, in Castel dell’Ovo (which, at that time, was called San Salvatore a mare), under the order of the new Angevin king, Charles II. According to some sources, Federico and Enzo died there within the short span of a year. As for Enrico, he died alone and miserable in October 1318, he was 56.
As for Beatrice, her fate was more merciful compared to that of her mother and brothers and, for that, she had to thank her sex, which made her harmless in Charles’ eyes (as long as she was left unmarried). After being separated from her family (she will never see them again), the six years old princess was, like her brothers, held captive (although not together) in Castel del Monte. In 1271, she was moved to Naples, in Castel dell’Ovo, under the guardianship of its keeper, a French nobleman called either Landolfo or Radolfo Ytolant. Manfredi’s daughter is mentioned in a rescript of Charles dated March 5th 1272, from which we learn she had been granted at least a maid (“V Marcii xv indictionis. Neapoli. Scriptum est Iustitiario et erario Terre laboris etc. Cum ex computo facto per magistrum rationalem Nicolaum Buccellum etc. cum Landulfo milite castellano castri nostri Salvatoris ad mare de Neapoli pro expensis filie quondam Manfridi Principis Tarentini et damicelle sue. ac filie quondam comitis Iordani et damicelle sue dicto castellano in unc. auri novem et taren. sex de pecunia presentis generalis subventionis residuorum quolibet vel qua canque alia etc. persolvatis. non obstante etc. Recepturus etc.”, Monumenti n. XLIV. in Domenico Forges Davanzati, Dissertazione sulla seconda moglie del re Manfredi e su’ loro figliuoli, p. XLIII-XLIV). Like it had happened with her mother, and unlike her brothers, it appears Beatrice was treated with courtesy and respect. In her misfortune, she could count on the company of a fellow prisoner and distant relative, the daughter of Giordano Lancia d’Agliano, who was her grandmother Bianca Lancia’s cousin and had been a loyal supporter of her father, Manfredi.
On Easter Day of 1282, an anti-Angevin rebellion sparkled in Palermo would soon transform itself into a war to get rid of the so much hated Frenchmen, the so-called War of the Sicilian Vespers. It’s dubious that, close in her prison, Beatrice came to know about it. She might have also been surprised to know that her half-sister, Costanza, had been asked by a delegation of fellow Sicilians to take possession of what was hers by right (the throne) as she was their “naturalis domina”. Her rights were shared with her husband, Pedro III of Aragon, who would personally take part in the war and be rewarded with a joint coronation in November 1282.
For Beatrice, everything changed in 1284. On June 4th, Italian Admiral Ruggero di Lauria, at the service of the Aragonese King (he was also Costanza’s milk brother), defeated the Angevin fleet just offshore from Naples and took Carlo II prisoner. Being in clear superiority, the Sicilians could now demand (among many requests) the release of Princess Beatrice. Carlo’s eldest son and heir, Carlo Martello Prince of Salerno, could nothing other than obliging them. (“Siciliani autem , & omnes faventes Petro Aragonum, incontinenti de ipsorum victoria plurimum exultantes, Nuncios, & Legatos ad quoddam Castrum ex parte Principis direxerunt , ubi quaedam filia quondam Domini Regis Manfredi sub custodia tenebatur , ut dicta filia fine ullo remedio laxaretur , quae statim fuit antedictis Legatis , & Nunciis restituta.”, Anonimo Regiense, Memoriale Potestatum Regiensium. Gestorumque iis Temporibus. Ab anno 1154 usque ad Annum 1290, in Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, vol. VIII, p. 1158).
Beatrice, finally free, left Castel dell’Ovo headed for Capri, where the Admiral was waiting for her. She had spent 18 long years in captivity and was now 24. From Capri she reached Sicily, where she was warmly welcomed and with a lot of enthusiasm, to meet her half-sister Costanza.
As the Queen’s closest free relative (both Pedro and Costanza had no interest in asking for Enrico’s release since, as a male, he had more rights than Costanza to inherit the throne), Beatrice had a great political value. At first, Ranieri Della Gherardesca’s name came up. He was the son of that Count Gherardo who had fought together with the unfortunate Corradino (the sisters’ royal cousin), and for that had been beheaded in Naples in 1268 alongside his liege. Finally the perfect candidate was found. Manfredo of Saluzzo was born in 1262 and was the son of Marquis Tommaso I and his wife Luigia of Ceva. Like Beatrice, Manfredo was strongly related to Costanza, specifically, he was her nephew since Tommaso and the Sicilian Queen were half-siblings (they were both Beatrice of Savoy’s children).
The marriage contract between the two is dated July 3rd 1286 and the contracting parties are on one side “la serenissima signora constanza regina dy aragon e dy sicilia e dil ducato de puglia principato di capua” and, on the other side “il marchexe thomas di sa lucio signore de conio una cum mạdona alexia soa moglie”. Tommaso declares that Manfredi will inherit his title, privileges and possession upon his death. If, after the marriage is celebrated, Manfredi were to die first, Beatrice would enjoy possession of the castle and some properties. The Marquise Luisa declares to agree with her husband’s decision (“[…] e a tuto questo la marchexa aloysia madre dy manfredo consenty”, Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 165-166). The union was formally celebrated the year after.
Beatrice bore Manfredi two children: Caterina and Federico, born presumably in 1287 (“Et da questa beatrix haue uno figlolo chiamato fredericho et una figlola chiamata Kterina” Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 185). In 1296 Tommaso died, so Manfredi inherited the marquisate and Beatrice became Marquise consort of Saluzzo. She will die eleven years later at 47, on November 19th 1307 (“Venne a morte nel dì 19 novembre di quest’anno Beatrice di Sicilia moglie del nostro marchese Manfredo, e noi ne accertiamo il segnato giorno col mezzo del rituale del monastero di Revello , nel quale leggesi annotato: 19 novembris anniversarium d. Beatricis filiae quondam d. Manfredi regis Ceciliae et uxoris d. Manfredi primogeniti d. Thomae marchionis Saluciarum, quae huic monasterio quingen- tas untias in suo testamento legavit.” Delfino Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, vol III, p. 76). Her husband would quickly remarry with Isabella Doria, daughter of Genoese patricians Bernabò Doria and Eleonora Fieschi. Isabella would give birth to five more children: Manfredi, Bonifacio, Teodoro, Violante and Eleonora.
As of Beatrice’s children, Caterina would marry Guglielmo Enganna, Lord of Barge (“Catherina figlola dy manfredo e de la prima moglie fu sorella dy padre e dy madre dy fede rico e fu moglie duno missere gulielmo ingana capo dy parte gebellina in questy cartiery dil pie monty verso bargie.”, Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 256). Federico’s fate would be more complicated. Like many mothers before and after her, Isabella Doria wished to see her own firstborn, Manfredi, succeeded his father rather than her step-son. The new Marchioness of Saluzzo successfully instigated her husband against his son to the point the Marquis. in a donatio mortis causa dated 1325, disinherited Federico in favour of the second son (Federico would have settled with just his late mother’s belongings), Manfredi (“Et questo faceua a instigatione de la moglie che lo infestaua a cossi fare.” Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, p. 224). Federico’s natural rights were later acknowledged by an arbitral award proclaimed in 1329 by his paternal uncles Giovanni and Giorgio of Saluzzo, and finally, an arbitration verdict dated 1334 and issued by Guglielmo Earl of Biandrate and Aimone of Savoy. As a condition of peace, the future Marquis should have granted his younger brother the castle and villa of Cardè as a fief. Stung by this defeat, Manfredi IV, his wife Isabella and beloved son Manfredi retired to Cortemilla. Federico died in 1336 and was succeeded by his son Tommaso, who would inherit his father’s rights and feud with the two Manfredi's. After being defeated by his half-uncle in 1341 (the older Manfredi, his grandfather, had died the year before), resulting in losing his titles, possessions and freedom, Tommaso would later regain what was of his right and rule as Marquis of Saluzzo.
Sources
-ANONIMO REGIENSE, Memoriale Potestatum Regiensium. Gestorumque iis Temporibus. Ab anno 1154 usque ad Annum 1290, in Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, vol. VIII
-BARTHOLOMAEUS DE NEOCASTRO, Historia Sicula, in Giuseppe Del Re, Cronisti e Scrittori sincroni Napoletani editi ed inediti
- DEL GIUDICE GIUSEPPE, La famiglia di Re Manfredi
- DELLA CHIESA, GIOFFREDO, Cronaca di Saluzzo
-FORGES DAVANZATI, DOMENICO, Dissertazione sulla seconda moglie del re Manfredi e su’ loro figliuoli
- LANCIA, MANFREDI, Il complicato matrimonio di Beatrice di Sicilia
-Monferrato. Saluzzo
-MULETTI, DELFINO, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, vol II-III
- MUNTANER, RAMON, Crónica catalana
- SABA MALASPINA, Rerum Sicularum
- SAVIO, CARLO FEDELE, Cardè. Cenni storici (1207-1922)
-Sicily/Naples: Counts & Kings
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Ascoli - Piazza del Popolo - XIII sec.
Gli acquedotti e le vie hanno rappresentato sia all’epoca dei Romani che a quella dei Papi le arterie che collegavano Roma ai suoi possedimenti. L’acqua, il sale e le merci, fra le quali il marmo travertino, affluivano per creare la Città Eterna.
Conquistata nel 289 a. C., Ascoli è posta sulla Via Salaria ed ha protettore un vescovo cristiano, Emidio, martirizzato da Diocleziano.
Fu conquistata dai Longobardi e dominata dai Franchi finché nel 1185 divenne Comune: le 100 torri gentilizie furono smantellate da Federico II e dal figlio Manfredi. Sotto la protezione della Santa Sede riacquistò poi autonomia e si governò grazie ai Capitani del Popolo.
Visitata da San Francesco, nel 1288 ebbe un suo concittadino eletto Papa, Niccolò IV anche se nel 1348 subì il dominio dei Malatesta e le lotte tra bande e potenti famiglie: per questo nel 1502 si assoggettò ai Papi da cui ricevette protezione e difesa.
Fra questi da Paolo III Farnese a cui è dedicata la statua del Palazzo dei Capitani del Popolo e dal marchigiano Sisto V eletto Papa nel 1585, il pontefice che fece erigere l’Aqua Felix, il primo acquedotto costruito dopo la caduta dell’Impero Romano.
Una cronologia essenziale del Papato di quel periodo è la seguente:
1492 - 1503 Rodrigo Borgia Papa Alessandro VI
1503 - 1503 Pio III
1503 - 1513 Giulio II Della Rovere. Guidò la Lega di Cambrai che sconfisse i Veneziani ad Agnadello (1509) ed affidò a Raffaello le Stanze Vaticane (1511) e a Michelangelo la volta della Cappella Sistina (1512).
1513 - 1521 Giovanni di Lorenzo de’ Medici Papa Leone X. Nel 1517 Lutero affisse le sue tesi a Wittenberg
1522 - 1523 Adriano VI
1523 - 1534 Giulio di Giuliano de’ Medici Papa Clemente VII. Dovette fronteggiare la Riforma luterana, contrastare Carlo V fino a subire il Sacco di Roma (1527) e a incoronarlo imperatore (1530) oltre allo Scisma anglicano (1534).
1534 - 1549 Paolo III Farnese, fratello dell’amante di Papa Borgia Giulia, già legato pontificio nelle Marche e vescovo a Parma. Commissionò a Michelangelo il Giudizio Universale (1534), scomunicò Enrico VIII (1538), autorizzò la fondazione dei Gesuiti (1540), sottomise Perugia dove edificò la Rocca Paolina (1543), iniziò il Concilio di Trento (1545) e creò per il figlio Pier Luigi il Ducato di Parma e Piacenza (1545).
1550 - 1555 Giulio III
1555 - 1559 Paolo IV Carafa. Osteggiò la Pace di Augusta di Carlo V (“cuius regio eius religio”) e nominò Michele Ghislieri Grande Inquisitore.
1559 - 1565 Pio IV
1566 - 1572 Michele Ghislieri Papa Pio V. Fondò il Collegio omonimo a Pavia, elevò Cosimo I Granduca di Toscana per la lotta contro gli ugonotti che quest’ultimo condusse in Francia (1569), scomunicò Elisabetta d’Inghilterra (1570), promosse la coalizione che sconfisse gli Ottomani a Lepanto (1571).
Successivamente la valle del Tronto è stata per secoli il confine fra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie fino all’Unità d’Italia.
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Maleducazione transiberiana Il visino dolce e innocente di una bambina apre Maleducazione transiberiana, frizzante e ironica pièce ideata da Davide Carnevali, in scena al Teatro Parenti.
#Davide Carnevali#Fabrizio Martorelli#Federico Manfredi#Recensione Maleducazione transiberiana#Silvia Giulia Mendola
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anyways take a shot every time I make a post about this but damn it I want a fucking period drama about the Altavilla-Hohenstaufen
#the first season is costanza#she wants to go into convent but is forced to marry ugly ass enrico vi#she poisons him in the end it's very dramatic#and the season ends with her entrusting federico to the pope before dying#(very poor choice costanza)#the second season is federico of course#do I need to expand further on this#season ends with his death and his sons picking up the war he'd put down#season 3 is all his sons alternately#I don't really care about them but anyways manfredi dies in s3#and ideally either that's how it ends or there's a fourth season set far in the future with the sicilian vespertine wars#and costanza d'aragona -- fede's granddaughter -- with her husband come to conquer sicily#I have a whole plan it's okay
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Chiusura dell'anno 2024 per lo Struscio Fiorentino: Convivio nell'Spedale del Bigallo


La Compagnia dello Struscio ha concluso le sue visite e passeggiate "lento pede" con un mangereccio saluto presso l'antico 'Spedale del Bigallo. Molti strusciaioli si sono riuniti al desco in cordialità e buonumore gustandosi piatti medioevali e vino speziato per l'ultima sortita del 2024.

In principio ci siamo visti lo 'Spedale, la corte, la piccola cappella, il giardino vista Firenze. Caratteristico il finto pozzo presente in corte, realizzato (e poi lasciato in sede) per girare alcune sequenze del film "Il peccato. Il furore di Michelangelo" dove lo 'spedale è stato usato per rappresentare la casa dei Buonarroti a Firenze. Nel giardino, dopo il saluto del Priore Franco Ciarleglio la strusciaiola Roberta Scarano ci ha illustrato la storia della Compagnia del Bigallo e la sua commistione con la Compagnia della Misericordia; a questo è seguita la fotografia di rito dell'allegra compagnia.

Fotografia di Gianni Degl’Innocenti Balsicci Ci siamo poi spostati nella sala e, una volta preso posto, sono cominciate le libagioni. Il buffet degli antipasti, servito nell'antica cucina dello 'spedale con possibilità di accedere alla terrazza con vista di Firenze, consisteva in rape armate, un binomio fatto da una fetta di barbabietola sormontata da una fetta di rapa bianca, la torta di Re Manfredi, chiamata cosi perché dedicata dal padre, l'imperatore Federico II di Svevia, al figlio. E poi il biscotto brisee agli aromi dell'orto e spezie servito con il salame. Il tutto accompagnato da vino bianco o rosso o da acqua aromatizzata. Poi il desinare si è spostato ai tavoli dell'enorme sala, cosi grande da farci sembrare pochi, e comodamente seduti abbiamo gustato una carabaccia, che come sappiamo era il piatto preferito di Leonardo da Vinci.

Gustata la prima pietanza è stata portata un'arista lardellata profumata con spezie come il cumino, il coriandolo e pepe. L'arista era accompagnata da torta bolognese. Questa torta, sconosciuta ai più, è tratta dal manoscritto "Libro de Arte Coquinariadi" del Maestro Martino. Come dolce abbiamo gustato una torta diriola, che sarebbe l'antenata del più famoso latteruolo, ricetta presente nel famoso libro dell'Artusi. Il tutto è stato annaffiato da vino rosso e per terminare con un brindisi, per la conclusione dell'anno strusciaiolo, è stato usato il vino ippocrasso, un vino aromatizzato, fermentato e poi addolcito con il miele.



Fotografie di Gianni Degl’Innocenti Balsicci Nell'occasione sono già state fatte 3 tessere per 3 nuovi strusciaioli pronti per l'anno 2025.

Lo Struscio Fiorentino Read the full article
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