#9 settembre 1940
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italianiinguerra · 1 year ago
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9 settembre 1940, la Regia Aeronautica bombarda Tel Aviv
Tel Aviv letteralmente “collina della primavera” è una città dalla storia molto recente, venne infatti fondata nel 1909 da un gruppo di 69 famiglie residenti della vicina città di Giaffa, guidati dal futuro sindaco Meir Dizengoff. Il nome della città fa riferimento a un passo della Bibbia,nel Libro di Ezechiele, infatti la “collina della primavera” è proprio il luogo dove nella visione del…
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marcel-lo-zingaro · 1 year ago
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Il 13 settembre 1940 le truppe italiane guidate dal generale Rodolfo Graziani entrarono in Egitto e conquistarono immediatamente el sollum e sidi al barrani, la spedizione italiana numericamente era di gran lunga inferiore alle truppe inglesi, per cui Graziani si rifiutò di proseguire verso Marsa matru'h sino a che Badoglio non gli avesse inviato i giusti rinforzi.
Il Duce promise 30.000 camion blindati e una nutrita schiera di uomini, ma poi li mando' in Grecia e nell'inutile Jugoslavia, nel frattempo gli inglesi si erano rinforzati di nuovi arrivi dal regno di Albione che il 9 dicembre scatenarono la controffensiva polverizzando in tre giorni 5 guarnigioni italiane, a quel punto Graziani mandò un telegramma al comando polemizzando "continuerò le manovre quando la patria mi metterà in condizioni di agire" e ripiegò in quel di Tripoli.
Quello stesso anno, precisamente il 24 maggio a Dunkerque, dopo aver circondato l'esercito alleato Anglo Francese, Hitler ordinò la ritirata invece di dare l'assalto finale e vincere così la seconda guerra mondiale definitivamente, per poi suicidarsi con il successivo attacco alla Russia di Stalin il 22 giugno dell'anno successivo.
Ora mi porrei una domanda; è mai possibile che due statisti che sino allora hanno dimostrato tanta lungimiranza nelle politiche interne, risollevando l'economia di Italia e Germania e azzerando in toto la disoccupazione possano essersi bevuti il cervello con due distinti suicidi militari? I modi trionfalistici con i quali questi si sono fatti conoscere e rispettare dai rispettivi popoli, sembrano escludere il tradimento e far ricondurre il tutto a dei semplici errori di valutazione bellica, ma possibile che dei capi di stato circondati da generali esperti possano commettere simili errori? A volte la verità sta' innanzi agli occhi e ci si rifiuta di guardarla, per cui nel 2016 è passata quasi del tutto inosservata la notizia della desecretazione di parte degli archivi inglesi.
La notizia però non è sfuggita al bravissimo saggista Giovanni Fasanella, il quale unitamente a Mario José Cereghino si è precipitato a spulciare nei succitati archivi scoprendo come i servizi segreti inglesi abbiano creato, finanziato e guidato il fascismo e il fascista Mussolini, i risultati delle loro ricerche unitamente a copie delle documentazioni consultate hanno dato vita al libro edito da chiarelettere "nero di Londra" tuttora acquistabile. Ma in effetti qualche dubbio doveva sorgere sin dalla ridicola marcia su Roma, fatta in treno, senza sparare un petardo, annunciata in gran fanfara da tutti i giornali dell'epoca e culminata col Re prono ad accogliere al portone di palazzo Venezia, la delegazione di sovversivi e affidargli solo tre giorni dopo il governo dell'Italia. Facciamo un attimo di chiarezza, non molti anni (6/9 maggio 1898) prima un certo Bava Beccaris plurimedagliato dava ordine di sparare sulla folla lasciando a terra 81 morti e 450 feriti, due anni dopo i reali vennero uccisi in quel di Monza alimentando uno stato di allerta per l'incolumità dei sovrani, tale, che a rigor di logica, l'esercito avrebbe dovuto fare tabula rasa dei fascisti sin dalla stazione di Faenza, invece gli si è lasciata spalancata la porta; errore anche in questo caso o ordini superiori? A tal proposito rimando a chi mi segue la questione anglo Savoia, con la creazione del giornale Serbo "pijemont" (Piemonte ) grazie al quale vennero reclutati tutti i personaggi - era il periodo degli anarchici - che dapprima cambiarono la posizione geopolitica della Serbia, poi diedero il là alla prima guerra mondiale con l'uccisione dell'arciduca Ferdinando in quel di Sarajevo, una cosa talmente ben studiata che gli attentatori e gli attentati progettati furono 7 distinti nello stesso giorno; poche ore prima che Gavilo Princip sparasse all'arciduca, una molotov sbaglio mira colpendo l'auto della scorta, l'attentatore fu' linciato dalla folla.
Tornando per un attimo agli archivi inglesi, nel 2017 il Daily mail ha dato notizia della vendita all'asta del primo documento firmato da Chamberlain nel quale la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania: ebbene, è datato 25 agosto 1939, ovverosia una settimana prima che i tedeschi entrassero in Polonia, però attenzione, non dimentichiamo che Hitler posticipò la data di invasione, appunto di una settimana, cioè sembra quasi che tutte le parti in gioco sapessero.
In Germania qualcuno aveva capito il tradimento di Hitler, difatti organizzarono il famoso attentato fallito che costò la vita tra gli altri alla mitica volpe del deserto, il generale Ervin Rommel, e se qualcuno si stia chiedendo per quale oscura ragione Rudolf Hess fece il mitico volo su Londra nel maggio 1941, beh collegate tale data con quella dell'attacco alla Russia di Stalin. A proposito di quest'ultimo, sapete come reagì alla notizia dell'attacco tedesco? Si chiuse per 10 giorni nella sua Dacia a riflettere, ovverosia non se lo aspettava minimamente.
A questo punto la domanda è "cui prodest?"
Chissà perché, chissà percome, da ogni manovra i primi a trarne vantaggio sono sempre gli inglesi.
Facendo notare che se un esperimento funziona lo si replicherà ogni qualvolta lo si ritiene opportuno e vantaggioso, mi sposterei ai giorni nostri. Da circa un ventennio nel vecchio continente, a est, regna incontrastato un grande statista lungimirante che ha risollevato le sorti della sua nazione, quintuplicando stipendi e pensioni, quasi azzerando la disoccupazione, questo statista qualche anno fa' è entrato in guerra contro una piccola nazione e facendo esattamente il contrario di quanto sta' scritto in un manuale di tattica militare, è riuscito sinora nell'improbabile impresa di dilatare all'infinito un conflitto che avrebbe potuto vincere in pochi giorni: si è dimenticato di avere un aviazione, non distrugge le strade di accesso dei rifornimenti del nemico, ha mandato in prima linea gli istruttori distruggendo così il proprio stesso esercito, non salvaguarda le proprie postazioni strategiche, ha lasciato in bella mostra facendola distruggere la nave ammiraglia della sua marina, ha lasciato venissero distrutte le sue strutture logistiche, ha creato divisioni tra le sue stesse truppe creando presupposti per degli ammutinamenti, ma niente, non è bastato per far si che - al pari degli altri due statisti citati- la fiducia del proprio popolo venisse meno e qualcuno cominciasse a pensare che tali "errori" bellici siano in realtà un tradimento.
Veniamo al Mali, quarto produttore di uranio al mondo e unico fornitore per le centrali nucleari francesi; se la Francia dovesse perdere tali forniture dovrebbe ripiegare su altre fonti, amplificando l'attuale crisi energetica europea. La Francia - per chi avesse la memoria corta- è quella nazione che non ci ha pensato due volte a radere al suolo la Libia per impossessarsi del petrolio altrimenti destinato all'italia, ma in questo caso sembra che non abbia intenzione alcuna di muoversi.
Al tempo stesso la Russia ha allargato le sue manovre in Africa disperdendo ulteriormente le proprie forze belliche.
Avete ancora dei dubbi? Temete possa esserci una catastrofe nucleare? Tranquillizzatevi, nessun ordigno nucleare verrà mai utilizzato ( a meno che non si voglia provocare la Corea) e tra parentesi, la Russia amicissima dell'Iran mai si è sognata di fornire loro arsenale nucleare, sarà forse perché non sono allineati al sistema? Stesso discorso per la Siria, eppure Putin e Assad sono amiconi per la pelle.
In tutto questo ho una sola domanda; qual è il vero nome di Putin?
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alessandro54-plus · 2 years ago
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È morto il cantautore Peppino Gagliardi, aveva 83 anni
articolo: https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2023/08/09/news/morto_peppino_gagliardi_aveva_83_anni-410592670/?ref=drla-2 Tra i suoi brani più famosi “Settembre” del 1970 Peppino Gagliardi (Napoli, 25 maggio 1940 – Napoli, 9 agosto 2023) è stato un cantante, autore e musicista italiano E’ morto all’età di 83 anni il cantante, autore e musicista napoletano Peppino Gagliardi. Ne ha dato…
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personal-reporter · 2 years ago
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2 appuntamenti legati alla montagna e alla devozione alla Madonna di Oropa
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L’associazione Cammino della Luce di Pray, il Comune e la Pro Loco di Rassa Valsesia propongono due appuntamenti legati alla montagna e alla devozione alla Madonna di Oropa. La prima iniziativa è in programma per venerdì 18 agosto, alla Bocchetta del Croso, in territorio di Rassa, nell’area che è lo spartiacque naturale tra la Valsesia e il Biellese, dove sarà proposta la Festa della Madonna di Oropa, ad un anno esatto dalla posa della statua, raffigurante la Vergine Nera, che il Cammino della Luce ha collocato in una cappella appositamente costruita, al termine di un pellegrinaggio che ha toccato più di 120 parrocchie. Questo il programma della giornata: alle 7,30 partenza dalla chiesa parrocchiale di Rassa in processione attraverso la Val Sorba fino al colle del Croso. Alle 11,30 sarà celebrata la Santa Messa, al termine piccolo incanto. A seguire, il pranzo al sacco. Nel pomeriggio il rientro a Rassa. Il percorso ha un tempo di percorrenza di circa 4 ore, grado di difficoltà BC, l’altitudine di partenza è di 917 metri, quella di arrivo di 1940 metri. C’è la possibilità di raggiungere il Croso in elicottero: i voli saranno effettuati dalle 9 in avanti, il costo del volo è di 55 euro. Ritorno a tutte le ore fino alle ore 16, stessa tariffa dell’andata. Per prenotazione voli contattare Daniela Magliocco 3476613223. I voli potranno essere effettuati anche dalla vallata biellese, partendo da Piedicavallo: il costo è sempre di 55 euro, in questo caso contattare Rosella Mosca 336811161. In caso di maltempo, la festa verrà rinviata alla prima giornata di tempo favorevole. Nel fine settimana del 9 e 10 settembre tornerà invece un appuntamento molto sentito dalle genti della Valsesia: il pellegrinaggio da Rassa al Santuario di Oropa. La manifestazione avrà inizio sabato 9 settembre, con la messa alle ore 20,30 nella chiesa parrocchiale di Rassa, al termine della quale partirà il pellegrinaggio devozionale a piedi, che per tradizione si svolge di notte. Sono previste soste alla Bocchetta del Croso, dinnanzi alla cappella della Madonna, a Montesinaro e al Santuario di San Giovanni di Andorno. L’arrivo ad Oropa è previsto attorno alle 11 del mattino di domenica 10 settembre. Alle 12,30 il pranzo presso il Ristorante Le Fornace, su prenotazione al costo di 25 euro. Nel pomeriggio, alle 16,15, la processione dai cancelli di Oropa fino alla basilica antica, dove, alle 16,30, si parteciperà alla Santa Messa. Il rientro è previsto alle 18, con partenza da Oropa in pullman GT per il rientro a Rassa, anche questo su prenotazione al costo di 15 euro. Il percorso è consigliato a camminatori molto esperti. La quota di iscrizione al pellegrinaggio è di 10 euro, in santuario ci sarà la possibilità di usufruire di uno spazio comune con doccia, a 10 euro su prenotazione. Iscrizione obbligatoria entro e non oltre il 27 agosto compilando i moduli disponibili presso il Comune di Rassa, sul sito Internet comunale, alla Locanda delle Alpi di Rassa, o contattando il Cammino della Luce al 3476613223. Per i pellegrini non camminatori, ma che desiderano raggiungere il santuario per partecipare alla giornata di domenica 10 settembre, c’è la possibilità di usufruire del pullman: per informazioni contattare il Comune di Rassa 016377287 o Sara Sisti 3295379739 Read the full article
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paneliquido · 4 years ago
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Per quelli che deridono quest’uomo, questa è la sua vita prima che conoscesse la futura regina Elisabetta (da Wikipedia)
Filippo era nato il 10 giugno 1921 presso Villa Mon Repos, sull'isola di Corfù; unico figlio maschio e quinto nato del principe Andrea di Grecia e della principessa Alice di Battenberg,[7] fu battezzato con rito ortodosso nella chiesa di San Giorgio presso la cappella del Palaio Frourio (l'antica fortezza di Haddokkos) alcuni giorni dopo la sua nascita. Suoi padrini furono la nonna paterna Olga Konstantinovna di Russia, lo zio paterno Nicola di Grecia e la comunità di Corfù, rappresentata dal sindaco Alexander Kokotos e dal presidente del consiglio comunale cittadino Stylianos Maniarizis. Alla nascita era membro della casata di Glücksburg, la famiglia regnante in Danimarca, ed era principe di Grecia e Danimarca in virtù della sua discendenza diretta da Giorgio I di Grecia e Cristiano IX di Danimarca, nonché titolato a succedere ad entrambi i troni.
Pochi mesi dopo la nascita di Filippo, morì a Londra suo nonno materno Luigi di Battenberg. Luigi era stato naturalizzato cittadino britannico e, dopo un onorevole e lungo servizio nella Royal Navy, aveva rinunciato ai suoi titoli di origine tedesca e aveva adottato il cognome "Mountbatten", più inglese rispetto al tedesco "Battenberg". Dopo i funerali tenutisi a Londra, Filippo e sua madre ritornarono in Grecia, dove il padre rimase al comando di una divisione dell'esercito che fu coinvolta nella guerra greco-turca (1919-1922).[8]
La guerra non fu favorevole alla Grecia e i turchi vinsero, creando la moderna Repubblica di Turchia. Il 22 settembre 1922 lo zio di Filippo, il re Costantino I di Grecia, fu costretto ad abdicare e il principe Andrea, assieme ad altri, fu arrestato dal governo militare insediatosi. Il comandante dell'esercito reale (il generale Georgios Hatzianestis) e cinque politici furono passati per le armi e si temette per la stessa incolumità del principe. Nel dicembre di quell'anno, però, il tribunale rivoluzionario decise di bandirlo per sempre dal suolo greco.[9] L'incrociatore britannico HMS Calypso permise quindi alla famiglia di lasciare la Grecia (Filippo fu trasportato in una cassa di arance). La famiglia si trasferì in Francia e si stabilì a Saint-Cloud, sobborgo di Parigi.[10]
Filippo crebbe quindi in Francia ma, nel 1928, sotto la guida di suo zio Louis Mountbatten, fu inviato nel Regno Unito per frequentare la Cheam School, vivendo con la nonna Vittoria Alberta d'Assia a Kensington Palace e con lo zio Giorgio Mountbatten a Lynden Manor.[11] Nei successivi tre anni, tutte le sue sorelle sposarono nobili tedeschi e sua madre fu ricoverata in una casa di cura dopo che le era stata diagnosticata la schizofrenia, il che le impedì quasi del tutto di avere contatti col figlio.[12] Suo padre si spostò in un piccolo appartamento a Monte Carlo.[13] Nel 1933 Filippo fu inviato alla Schule Schloss Salem in Germania, diretta da uno dei suoi cognati, il margravio Bertoldo di Baden.[14] Con la salita al potere del nazismo, il fondatore della scuola Kurt Hahn, che era ebreo, fu costretto ad aprire una nuova scuola a Gordonstoun, in Scozia, a causa delle persecuzioni razziali, e quindi anche Filippo si trasferì in Scozia.[15] Nel 1937 sua sorella Cecilia, suo cognato Giorgio Donato d'Assia e due suoi nipotini perirono nell'incidente aereo di Ostenda; Filippo, appena sedicenne, partecipò ai funerali che si tennero a Darmstadt. L'anno seguente lo zio e tutore Giorgio Mountbatten morì di cancro alle ossa.
Dopo aver lasciato Gordonstoun nel 1939, Filippo entrò nella Royal Navy, diplomandosi l'anno successivo al Britannia Royal Naval College di Dartmouth come miglior cadetto del suo corso.[16] Nel 1940 fu assegnato al servizio attivo e trascorse quattro mesi sulla nave da guerra HMS Ramillies con il compito di proteggere i convogli dell'Australian Expeditionary Force nell'oceano Indiano. Dopo un imbarco di due mesi sulla HMS Kent, sulla HMS Shropshire e in Ceylon (oggi Sri Lanka), fu trasferito dall'oceano Indiano alla nave da battaglia HMS Valiant nel Mediterraneo. Tra gli altri incarichi fu coinvolto nella battaglia di Creta e ottenne delle note di merito per il suo servizio durante la battaglia di Capo Matapan, ottenendo la croce di guerra greca al valore.[16]
Filippo fu promosso da guardiamarina a sottotenente dopo una serie di corsi a Portsmouth.[17] Nel giugno del 1942 fu assegnato sulla HMS Wallace, che fu coinvolta nelle operazioni dello sbarco alleato in Sicilia per la liberazione della penisola italiana.[18] Promosso tenente il 16 luglio 1942 alla età di soli 21 anni, nell'ottobre dello stesso anno divenne primo tenente della HMS Wallace e uno dei più giovani ufficiali della marina britannica. Nel 1944 si imbarcò su un nuovo cacciatorpediniere, il HMS Whelp dove prestò servizio nel Pacifico, nella 27ª flottiglia britannica.[19][20] Era presente nella baia di Tokyo quando fu firmata la resa del Giappone. Nel gennaio del 1946, Filippo fece ritorno nel Regno Unito sulla HMS Whelp e fu nominato istruttore presso la HMS Royal Arthur, il campo d'addestramento della marina a Corsham.[21]
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claudiodangelo59 · 3 years ago
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OGGI 20 DICEMBRE, ITALIANO RICORDA…
1940
SECONDA GUERRA MONDIALE
A SPINETTA DI CUNEO
I RAGAZZI DELLA CLASSE 1922
FESTEGGIANO LA LORO PARTENZA
PER IL SERVIZIO MILITARE.
LA MAGGIOR PARTE SARÀ ARRUOLATA
NELLA DIVISIONE ALPINA “CUNEENSE”
E RESTERANNO PER SEMPRE
NELLA GELIDA STEPPA RUSSA
Il 20 dicembre 1940 nella frazione di SPINETTA nei pressi di CUNEO quei giovanotti si riunirono per un pranzo e fare un po’ di musica per festeggiare la loro partenza per la chiamata al servizio militare.
La spensieratezza e l’ingenuità di quell’età non gli faceva certo presagire le drammatiche vicende che la vita avrebbe riservato loro negli anni immediatamente successivi.
La seconda guerra mondiale era già iniziata da pochi mesi e la maggior parte di quei coscritti finì per entrare nei ranghi dei reparti Alpini.
Uno di quei ragazzi era mio padre Meinero Mario nato il 9 febbraio 1922 a TETTO CONTINO – una tipica fattoria piemontese a ridosso della strada che da BORGO SAN GIUSEPPE porta a BOVES – nella territorio della FRAZIONE di SPINETTA (CUNEO).
Lui si arruolò nell’Arma dei Carabinieri e, pur con alterne vicende tra le quali i lunghi mesi di prigionia trascorsi in GERMANIA dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 rimanendo fedele al giuramento al Re e rifiutando di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, riuscì a sopravvivere al conflitto e continuò la carriera di Sottufficiale della Benemerita fino al 1982 meritando la promozione a Tenente dei Carabinieri.
Invece, alla maggior parte di quei ragazzi toccò un tragico destino.
Si trovarono a combattere sui monti fra l’ALBANIA e la GRECIA, poi in JUGOSLAVIA e, infine, inquadrati nella Divisione Alpina “Cuneense”, parteciparono alla campagna sul FRONTE RUSSO.
Nel gennaio 1943 i sopravvissuti ai combattimenti sul FIUME DON vennero circondati e presi prigionieri dai sovietici.
Dai campi di prigionia in SIBERIA ben pochi tornarono in ITALIA al termine del conflitto.
Nel secondo dopoguerra, e fino a quando gli acciacchi dell’età e le progressive “…Andate avanti” lo hanno consentito, i reduci della leva del 1922 di SPINETTA si ritrovavano periodicamente per un pranzo conviviale.
Mi ricordo allora che mio padre, per l’occasione, prendeva qualche giorno di licenza, lasciava l’uniforme da Maresciallo dei Carabinieri per indossare il suo vestito migliore e partiva in treno da CESENA per raggiungere CUNEO allo scopo di incontrare quei “ragazzi del ‘22”.
Erano viaggi in treno lunghi e con almeno tre o quattro cambi, perché raggiungere il capoluogo della Provincia Grande non è mai stato agevole.
Oggi credo proprio che di quel baldo gruppo di 22 giovani reclute del ’22 non sia rimasto più nessuno….
ognuno di loro, e il mio babbo per primo, resta però vivo nei miei ricordi…
W la LEVA del 1922 di SPINETTA di CUNEO
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claudio82clod · 5 years ago
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Messerschmitt Bf 109 G6R3 ANR 2Gr 3Sqn White 9 Ennio Bramato Italy Feb-1945-01 Il Bf 109 servì anche nelle file della Regia Aeronautica e nell'Aeronautica Nazionale Repubblicana. Dopo le prime interessanti esperienze come l'avioraduno di Zurigo del '37 e la guerra in Spagna, il Bf 109 venne valutato molto seriamente dalla Regia Aeronautica quando nel 1940, durante una serie di prove al centro sperimentale di Guidonia, un Emil dimostrò di poter raggiungere l'allora ragguardevole velocità massima di 565 km/h. L'entusiasmo suscitato che portò alla raccomandazione di un acquisto o di una produzione su licenza in Italia portò però ad un nulla di fatto. Dopo l'8 settembre, la Repubblica Sociale Italiana si ritrovò con una piccola forza aerea, l'Aeronautica Nazionale Repubblicana, che necessitava di caccia. Dopo la distruzione di gran parte delle attrezzature per la produzione di aeroplani nazionali a causa dei bombardamenti, i piloti italiani dovettero passare ai Bf 109 G-6/10/12/14 e a qualche K-4. La prima a riceverli, fu la 4ª squadriglia del 2º Gruppo caccia "Gigi tre Osei". I passaggi vennero effettuati assai rapidamente all'aeroporto di Aviano, verso la metà del giugno 1944. In un mese e mezzo, sino alla sospensione dei voli in agosto, i Me 109G parteciparono attivamente alle vittorie del 2º gruppo (dotato anche di Fiat G.55): 15 bombardieri e 17 caccia anglo-americani abbattuti. Dopo la crisi dell'agosto, il 2º gruppo tornò a combattere e l'intero reparto passò sui Bf 109G. A metà dicembre, il 2º Gruppo ricevette un primo esemplare di Bf 109K[36]. Alcuni piloti gradirono maggiormente questi velivoli, dato che si trattava delle versioni più recenti, molti viceversa considerarono migliori le macchine italiane. Ma ormai le possibilità di scelta erano esaurite. #storie #storieefoto #regiamarina #regiaaeronautica #aeronautica #airforce #italia #anr #bf109 #messerschmitt #history #ww2 #worldwar #worldwar2 #warthunder #fligh #flightsimulator #hunter https://www.instagram.com/p/B4njW7qH6kz/?igshid=dwdewhiaqcjz
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perfettamentechic · 5 years ago
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9 settembre … ricordiamo …
9 settembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2006: Herbert Rudley, attore statunitense. Per il cinema conseguì dal 1940 al 1981 più di 20 partecipazioni mentre per gli schermi televisivi diede vita a numerosi personaggi in oltre 80 produzioni dal 1950 al 1982. Fu accreditato anche con i nomi Herb Rudlet e Herb Rudley.  (n. 1910)
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2006: Luisella Beghi, attrice italiana, ancora prima di compiere 15 anni diventa una delle prime allieve del…
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decima-flottiglia-mas · 8 years ago
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. Xª FLOTTIGLIA MAS 29 settembre del 1943 il Battaglione, chiamato "Valanga", come la gloriosa 9° Compagnia del cap. Morelli, che già aveva indossato il cappello con la piuma essendo un reparto alpino a tutti gli effetti, era inquadrato su comando di battaglione e tre compagnie. Successivamente venne aggregata una 4° compagnia, chiamata "Sereneissima", proveniente dal Battaglione N.P. e quindi reparto di Marina. Nell'aprile del 1944 entrò a far parte della Decima MAS assumendo il nome di "Luca Tarigo", una unità della classe "esploratori" affondata nel Mediterraneo nel 1941, come tradizione per i reparti della X MAS e cambiando il copricapo dal cappello alpino al basco con il giro di bitta della Marina. Queste varianti durarono però pochissimo e, probabilmente, non furono mai adottate dalla maggioranza dei Guastatori. Un'episodio accelerò infatti l'abolizione di queste varianti: una compagnia al comando del Cap. Satta venne inviata ad espugnare il rifugio alpino "Gastaldi", situato a 3200 metri d'altezza sul ghiacciao della Ciamarella in Piemonte, nel quale erano asseragliati 200 partigiani. Sebbene questi fossero molti di più dei Guastatori, meglio armati ed in una posizione più favorevole, i Guastatori alpini ebbero velocemente la meglio. Borghese si volle complimentare con Morelli e, giunto al reparto, lo trovò schierato senza alcun copricapo. Meravigliato chiese conto a Morelli di questo fatto e, il Comandante del Valanga, falsamente sorpreso (aveva organizzato tutto), disse ai Guastatori di andarsi a mettere il cappello. Tutti tornarono con il cappello alpino! Borghese capì ed in perfetto dialetto romano disse: "Va bè, Morelli ho capito, fai come ti pare!" E così il Valanga rimase Valanga e portò il cappello alpino! Solo la compagnia "Serenissima" continuò ad indossare il basco che già portava. Durante il periodo della R.S.I. il reparto operò dal fronte occidentale a quello orientale, soprattutto contro le infiltrazioni degli slavi del IX e X Corpus titino. E' anche grazie al "Valanga" che a Selva di Tarnova vennero salvati i 150 Bersaglieri del "Fulmine" sopravvissuti a tre giorni di combattimenti. Questi accerchiati da oltre 2500 slavi, furono liberati dai Guastatori che riuscirono ad avere la meglio sebbene in netta inferiorità numerica. Verso la fine del 1944 il "Valanga" raggiunse Jesolo dove si acquartierò nella colonia estiva "Dux", in riva al mare. Venne subito iniziato l'addestramento nella vicina Asiago al termine del quale fu conseguito il brevetto di specialità da tutti gli effettivi. A Jesolo i guastatori provvidero al minamento della spiaggai ed ebbero la responsabilità della difesa costiera. Alla fine di luglio il comando della divisione "Decima" decise di scardinare lo schieramento partigiano nelle Alte Valli piemontesi e il battaglione fu trasferito ad Ivrea da dove iniziò la marcia di avvicinamento che portò, tra le altre azioni, alla presa del rifugio Gastaldi. Nella prima decade di ottobre il battaglione lasciò il Piemonte e si trasferì a Vittorio Veneto, accantonandosi nelle scuole "Francesco Crispi". Quando in dicembre la divisione iniziò le operazioni contro il IX Corpus jugoslavo, al battaglione "Valanga" venne assegnato il compito di fermare il nemico nel settore settentrionale dello schieramento. Dopo un violento scontro a fuoco il battaglione, guidato dal Cap. Morelli, occupò stabilmente Tramonti di Sotto dove vennero rinvenute ingenti quantità di materiali, importanti documenti e catturati numerosi prigionieri, tra cui un maggiore britannico in uniforme. Sulla base dei documenti rinvenuti si decise di annientare il comando partigiano situato in una baita di Palcoda e il compito venne affidato a un plotone mitraglieri della 3° compagnia e a venti uomini della 2° compagnia "Uragano", della quale facevano parte i sergenti Grillo e Janiello. L'attacco si concluse con la cattura di circa cinquanta partigiani che vennero interrogati singolarmente il giorno dopo per giungere alle precise responsabilità dei singoli sulle efferate uccisioni avvenute nella zona. I colpevoli, in numero di dieci, vennero fucilati sul posto mentre gli altri furono avviati al comando della "Decima". Debellato il comando del X Corpus e liberata la val Meduna il battaglione "Valanga" rientrò a Vittorio Veneto per celebrare il Natale del 1944 ma il 26 dicembre vennero uccisi due guastatori in un agguato teso in città da alcuni guerriglieri della banda "Castelli". Dopo l'assassinio dei due guastatori, il battaglione riprese le azioni contro la banda "Castelli" nell'intento di catturarne il capo. Durante una di queste azioni cadde eroicamente il Sergente Maggiore Renato Grillo, il proprietario del distintivo. Il sottufficiale, indossato sull'uniforme un impermeabile inglese di quelli in uso presso le bande, si era introdotto da solo in una casa dove aveva luogo una riunione di partigiani, intimando loro la resa. Ma una raffica, sparatagli alle spalle lo uccise prima che tutta la pattuglia potesse intervenire. In questa occasione il suo amico e commilitone Janiello deve aver recuperato il distintivo che poi ha donato a Paolo Caccia Dominioni dopo la fine della guerra. Dopo la battaglia della Selva di Tarnova, le due compagnie rimaste a vittorio Veneto riuscirono a debellare la banda "Castelli", catturandone il capo. Il Castelli, che risultò responsabile anche del tragico agguato del 26 dicembre, venne fucilato. Nella prima decade di marzo il "Valanga si trasferì a Bassano del Grappa; in aprile riprese l'addestramento sulle falde del Monte Grappa. Il giorno 26 aprile rientrò dal campo ed al suo passaggio per le vie di Bassano la popolazione si radunò applaudendo i guastatori. Il giorno dopo giunse al battaglione l'ordine di abbandonare Bassano e raggiungere Thiene. Alle 19 il "Valanga" si mosse verso Thiene ma restò bloccato a Marostica perchè le colonne germaniche in ripiegamento occupavano la strada. Il 28 aprile il CLN di Marostica iniziò le trattative con il Capiano Morelli e venne convenuto che il battaglione avrebbe raggiunto nuovamente Bassano per sciogliersi: gli uomini sarebbero stati muniti di un lasciapassare e messi in libertà. Il 30 aprile il battaglione "Valanga" venne dichiarato disciolto. Agli ufficiali vennero lasciate le armi e a tutti i guastatori venne distribuito il brevetto in bronzo della specialità. La 2° compagnia che non si era ancora arresa raggiunse Trento, con un convoglio di Brigate Nere e, dopo accordi presi con il Vescovado si presentò ai carabinieri che, ricevute le armi, lasciarono liberi gli uomini. Era il 2 maggio 1945. A Morelli, che era stato decorato con due argenti al V.M. uno preso nel giugno 1940, in Francia (fu una delle prime decorazioni conferite) ed uno il 17 gennaio 1943 a Rossosch, furono revocate entrambe le medaglie insieme al grado, perché condannato, grazie ad una falsa testimonianza, per il periodo quando aveva comandato il Valanga. Non potendolo giudicare per un fucilazione di partigiani, eseguita secondo le regole del Diritto Penale Militare, si inventarono che aveva fatto la borsa nera! Benché ci fosse statal'amnistia, si rifiutò, sempre, di richiederla. Ma ebbe la sua rivincita. Senza aiuti, dimenticato dall'Esercito, degradato a geniere (soldato semplice), divenne uno dei più famosi direttori di produzione del cinema. Tra l'altro fu il direttore di produzione del film "La dolce vita". ( Notizie storiche tratte dal volume "Gli Ultimi in Grigioverde" di Giorgio Pisanò, dall'articolo di Sergio Coccia pubblicato sul numero 22 della Rivista "Uniformi & Armi" del febbraio 1991, dagli articoli pubblicati sui numeri 85 e 106 della stessa rivista e sul numero 16 del mensile "Militaria" del dicembre 1994 )
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pangeanews · 5 years ago
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1950: il fatidico viaggio di Eugenio Montale per ritirare un milione di lire a San Marino
A modo suo, un unicum. In senso letterale e letterario: una sola edizione. Esattamente 70 anni fa, nel 1950. Poi, l’abisso verticale, la terra brulla, qualche ombra surrealista. Come una seppia che riposa sulla spiaggia di Port Lligat.
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Montale, che di nome fa Eugenio, proprio nel 1950 si recò sul Monte Titano in quanto vincitore del Premio Letterario San Marino, il concorso che vide la partecipazione dei più illustri intellettuali, poeti, scrittori e traduttori del tempo. Le proposte furono giudicate da importanti critici della letteratura. Il Premio Nobel per la Letteratura del 1975, nato a “Zena” (Genova) nel 1896, vi partecipò con un dattiloscritto dal titolo 47 Poesie 1940-1950, ovvero con la produzione poetica degli anni in oggetto e che confluì successivamente nella raccolta La bufera e altro, data alle stampe nel 1956. Un premio speciale fu assegnato anche a Leone Traverso per le sue traduzioni da Eschilo, Gongora, Yeats e George. La consegna avvenne il 30 settembre 1950, in pieno blocco militare, presso il Palazzo del Kursaal: il confine tra Italia e San Marino difatti era controllato da postazioni di blocco e polizia in quanto San Marino aveva appena aperto un casinò nonostante la contrarietà dell’Italia. Per ritirare il premio assai corposo di un milione di lire, il grande poeta però fu costretto ad attraversare la frontiera in modo rocambolesco, a piedi, quasi come un clandestino.
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Interessante è il carteggio che porta alla produzione del volume. Recentemente è stato ritrovato presso il Fondo Falqui della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma un documento sulle 47 poesie (1940-1950) con una nota di Montale. “Questo dattiloscritto è provvisorio. Avrà un altro titolo e tutte le parti ne avranno uno; la quinta parte sarà accresciuta ed altre liriche saranno aggiunte alla serie finale che per ora non ha trovato titolo. La prima parte – Finisterre – è già uscita in pochi esemplari nel 1943 e nel 1944, e pertanto non dev’essere considerata ai fini del premio San Marino. Nel manoscritto definitivo figureranno forse alcune note”.
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Montale non mancò mai di confrontarsi con amici e colleghi. Il 21 aprile 1943 scrive a Gianfranco Contini: “Caro Trabucco, oggi o domani ti mando a parte il fascicoletto di 15 poesie, col titolo di Finisterre. Ma non tutte le liriche sono di argomento apocalittico e così dovrai dirmi subito (dopo aver letto) se il libruccio può reggere un simile titolo. In caso negativo proporrei Poesie del 1940-42, cioè l’attuale sottotitolo un po’ modificato (poesie anziché versi)”. A distanza di 9 giorni, Contini risponde: “Finisterre mi pare che vada benissimo per l’intera raccolta, à la fois per l’allusione millenaristica e per quella geografica. Voglio dire che a Finisterre comincia l’Oceano, comincia il mare-dei-morti (punta del Mesco) ecc., di lì si dice addio alla proprietaria dei primi e alla Proprietaria degli ultimi versi: l’allusione geografica, insomma, è a sua volta doppia”.
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Non meno preziosa è la nota finale della seconda edizione di Finisterre, ovviamente scritta da Montale: “Non offro questo come un nuovo volume di versi, ma semplicemente come un’appendice alle Occasioni per gli amici che non vorrebbero fermarsi e far punto a quel libro. Se un giorno Finisterre dovesse risultare il primo nucleo di una mia terza raccolta, poco male per me (o male solo per il lettore): oggi non posso far previsioni. Le 15 liriche intitolate propriamente Finisterre (versi del 1940-42) non sono che la ristampa senza varianti del volumetto da me pubblicato, sotto questo titolo, nella Collana di Lugano (n. 6 della collezione diretta da Pino Bernasconi), il giorno di San Giovanni del 1943. Ne furono tirate solo 150 copie. Aggiungo in appendice due prose e quattro poesie che non disdicono molto al carattere del libretto; a eccezione forse della lirica del 1926, anch’essa nata, però, dal paesaggio delle due prose”.
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È invece del 1949 la lettera che scrisse a Giovanni Macchia: “Ti mando l’indice provvisorio del mio terzo e ultimo libro di poesie che vorrei uscisse entro il 1950. Ho segnato con punti sospensivi le serie tuttora aperte (la 4a e la 5a) che dovranno arricchirsi; ma è possibile che anche le altre serie si riaprano per comprendere qualcos’altro. Tu dovresti dirmi quali poesie ti mancano, e te le manderò (tenendo presente che le quattro segnate in fondo, non però l’ultimissima, escono ora su Botteghe Oscure). Sul titolo (Romanzo) ti prego di mantenere la più assoluta discrezione, altrimenti sarà rubato da qualche giovane di belle speranze…”.
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Torniamo alle 47 poesie. Ouverture (o capitolo introduttivo, o prima parte) del de La bufera e altro, Finisterre racchiude 15 liriche: La bufera, Lungomare, Serenata indiana, Il giglio rosso, Nel sonno, Su una lettera non scritta, Gli orecchini, Il ventaglio, La frangia dei capelli…, Finestra fiesolana, Giorno e notte, L’arca, Personae separatae, Il tuo volo, A mia madre.
*
La bufera che sgronda sulle foglie / dure della magnolia i lunghi tuoni / marzolini e la grandine, / (i suoni di cristallo nel tuo nido / notturno ti sorprendono, dell’oro /che s’è spento sui mogani, sul taglio / dei libri rilegati, brucia ancora / una grana di zucchero nel guscio / delle tue palpebre) /il lampo che candisce / alberi e muro e li sorprende in quella / eternità d’istante – marmo manna / e distruzione – ch’entro te scolpita /porti per tua condanna e che ti lega / più che l’amore a me, strana sorella, / e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere / dei tamburelli sulla fossa fuia, / lo scalpicciare del fandango, e sopra / qualche gesto che annaspa… / Come quando / ti rivolgesti e con la mano, sgombra / la fronte dalla nube dei capelli, / mi salutasti – per entrar nel buio.
*
In merito a La bufera, scrive ottimamente Marica Romolini: “La posizione privilegiata d’apertura scelta per questa lirica, a cui viene pertanto implicitamente affidata la funzione proemiale dell’intero libro, sancisce fin dal principio il fulcro attorno al quale si sviluppa l’opera: la bufera della guerra, indagata nella pienezza dei suoi risvolti privati, esistenziali, storici, metafisici e persino poetologici. Nella lettera a Silvio Guarnieri del 29 novembre 1965 Montale puntualizza la complessità della simbologia che regge il componimento, divaricandola tra la precisa referenzialità di ‘quella guerra dopo quella dittatura’ e l’allegoria della ‘guerra cosmica, di sempre e di tutti’, ontologicamente fondata nella disarmonia costitutiva della realtà. La centralità del tema bellico e della costellazione metaforico-lessicale correlata ha dunque indotto l’alterazione dell’ordine compositivo (che a rigore collocherebbe La bufera dopo Gli orecchini a favore di una studiata struttura narrativa che mira a esplicitare immediatamente lo stravolgimento, folle e apocalittico, in procinto di funestare il mondo, nonché l’estrema necessità della trasfigurazione di Clizia in creatura angelicata, anche a costo del sacrificio della donna e della rinuncia a lei da parte del poeta”.
*
Sembra complicato, ma non lo è. La poesia è la poesia. E ogni persona ci legge, ci vede, ci fantastica quello che gli va.
Alessandro Carli
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wikitopx · 5 years ago
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Ferrara is a great tourist destination located in the Emilia Romagna region of Northern Italy.
With excellent links to Bologna, Venice, and Ravenna, plus just 50km from the coast, Ferrara is a great base to explore this part of Italy. As the capital of the Province of Ferrara, the city has a population of 133,000 and has a strong industrial sector that contributes a great deal to the region's economy. Ferrara has played an important role in the history of the country and it has a strong association with the House of Este who had a major influence in Italy during the 1400s onwards. Records of a settlement in Ferrara date back to 753 AD, and in recent history, the city became part of the unified Kingdom of Italy.
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1. Castle Estense
Also known as the Castle of Saint Michael, this beautiful structure has stood since medieval times and is truly picture perfect. Located in the center of the historic old town, Castle Estense is surrounded entirely by a moat and sits on its own island.
The architecture of this complex is remarkable and the four guard towers sit perfectly in the water. Built-in the 14th century, this castle has stood as a symbol of power for Ferrara for hundreds of years.
Today you can admire the beautiful exterior and walk around the moat, but it is also possible to enter inside the castle. Within the impressive walls of the castle, you can find a series of richly decorated rooms such as the Chamber of Dawn, the Ducal Chapel, and the Dungeons.
2. Cathedral of Saint George
More commonly known as Ferrara Cathedral, this stunning structure is renowned for its beautiful architecture and interior design. You can find this admirable building in the heart of the UNESCO designated historic center of Ferrara and the square that it resides in contains several interesting buildings.
The front facade of the Cathedral has a combination of Romanesque and Renaissance styles and features a series of ornate arches and decorations. Inside the church, the decoration is simply magnificent and it rivals some of the more well-known religious buildings in Italy.
The ceiling, walls, and domes are covered with opulent artwork, religious reliefs, and frescos by various Renaissance artists.
3. Museo Della Cattedrale
Although connected to the Cathedral of Saint George, the Cathedral Museum is a fantastic attraction in its own right and should definitely be given a visit.
This insightful museum provides a fascinating look at the history of both the Cathedral and the other religious buildings in Ferrara, plus a look at how this city prospered during the Renaissance.
Here you can find a range of beautiful religious artwork, artifacts, and relics including organ pieces, service books, and altar crucifixes. In the center of the museum is a gorgeous courtyard that features a series of ornate arches and an old well.
4. Museo Archeologico Nazionale
Located within the confines of an old palace, the National Archaeological Museum is a wondrous building that features a beautifully landscaped garden at its rear. You can find this interesting place in the southern part of the historic town center on Via XX Settembre.
The first notable feature of this museum is its range of amazing frescos and the architecture contained within the building – it retains a lot of its original fixtures and design and is a fantastic structure in its own right.
Aside from this, the museum also contains a myriad of archaeological finds, mainly from the close bye ancient site of Spina. Items included vases, pottery, gold and silver ornaments, and even two old sailing boats.
5. Palazzo dei Diamanti Art Gallery
  You will not see an exterior of a building quite like this – hundreds and thousands of faceted marble blocks line the front facade of the Palazzo dei Diamanti creating a truly impressive sight.
You can find this remarkable structure next to Parco Massari and it is advisable to combine a visit to these two places together. Inside the building, there is a wonderful art gallery that contains works from between the 13th and 17th centuries mainly from notable artists local to the region.
6. Ferrara City Walls
Ferrara was once surrounded by impressive brick and stone walls the encircled the whole city – like many Renaissance defensive walls, this structure had a star configuration with several pointed intersections.
Today much of the ancient city walls still stand and this defensive network is considered to be one of the best-preserved in Europe. Notable parts of the city wall include the south side of the city along Via Quartieri and the western part of the city along Via Gramicia.
A well-maintained footpath travels practically all the way around the city walls and if you wish, you could walk its whole length stretching for some 8-10km.
7. Museo del Risorgimento e della Resistenza
Throughout WW2 (and indeed throughout history) resistance movements have been created to oppose regimes and their governments. During WW2 in Italy, there were numerous resistance groups created to oppose the Fascist regime of Mussolini.
The Museo del Risorgimento e della Resistenza pays homage to the local resistance group in Ferrara and their exploits, plus the actions of the regime during this troubled period. Within the museum, you can find a range of exhibits and displays detailing the history of the resistance, plus many artifacts and finds from this era.
For anyone who is interested in WW2 and 1940’s Italy, this is a fascinating place to visit.
8. Parco Massari
Ferrara has a great historic town center, but it also has a section of stunning public parks and natural landscapes to explore. Parco Masari can be found in the northern part of the town in close proximity to the Chiesa di San Cristoforo alla Certosa.
This is the place that locals often come to relax or bring their children on a sunny day, but it is also a great place for tourists too. Within the grounds of this park are a number of footpaths that are shaded by large and old trees, but also a water fountain and a children’s playground.
Furthermore, the Palazzo Massari sits at the bottom end of the park, and the Chiesa di San Christoforo is within walking distance.
9. Ferrara Botanical Gardens
Many universities operate and maintain a Botanical Garden for both research and study, and for tourism, and the Ferrara Botanical Garden is one such place. Located opposite the Palazzo dei Diamanti and the Parco Massari, the gardens are beautifully maintained by the university employees and are a great place to explore.
Within the grounds of the gardens are housed over 1300 greenhouses species, and 700 outdoor species of various plants, trees, and flora. Split into different sections, you can explore areas dedicated to exotic plants, medicinal plants, and themed areas such as a Japanese Garden and a rock garden.
10. Take a day trip to Bologna
If you head 30 minutes to the south of Ferrara you will eventually find the impressive city of Bologna. Regular trains travel between the two cities, and the A13 route offers quick and reliable transportation between these two major cities in the Emilia-Romagna region.
Bologna has a long and celebrated history and is known for its set of impressive Medieval towers and its long sweeping arched arcades.
Notable sites within this fascinating city include the Due Torri (two iconic towers that have stood for hundreds of years), the Piazza Santo Stefano and the fascinating Anatomical theatre. If you've fully explored Ferrara then why not visit Bologna?
More ideals for you: Top 10 things to do in Fano
From : https://wikitopx.com/travel/top-10-things-to-do-in-ferrara-708486.html
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italianiinguerra · 3 years ago
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I bollettini di guerra del 10 settembre 1940-41-42
I bollettini di guerra del 10 settembre 1940-41-42
Il Bollettino del Quartier Generale delle Forze armate venne diramato in Italia a partire dall’ 11 giugno 1940, giorno in cui venne emesso il n° 1, fino al tragico 8 settembre 1943, per un totale di 1.201 comunicati. Esso, come venne indicato nelle disposizioni ufficiali, a partire dal 15 giugno 1940, sarà diramato alle ore 13 e conterrà tutto quanto concernente lo svolgimento delle operazioni…
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lillyslifestyle · 6 years ago
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Solo ora mi accorgo di non avervi mai scritto dell’Algarve, la regione più al sud del Portogallo. In passato ho già visitato praticamente quasi tutta la costa sud ma non ho mai messo nulla nero su bianco. Oggi voglio rimediare e parlarvi di una cittadina che non conoscevo, una cittadina ferma nel tempo dove le tracce degli arabi sono ancora visibili. Vi presento SIlves, la capitale delle arance.
la capitale delle arance
Prima di presentavi la città dal punto di vista storico e culturale voglio darvi alcune informazioni sulla sua “elezione” a capitale delle arance. Nel 1863 l’Algarve era campione di produzione di agrumi del Paese e Silves già nel 1705 coltivava arance sul margine del fiume Arade, essendo conosciuta come la settima maggior produttrice di arance della regione.
Grazie alla costruzione della diga, che ha consentito un nuovo sistema di irrigazione, Silves riesce a scalare la classifica e diventa la maggior produttrice del dolce frutto del Portogallo, salendo al primo posto in classifica.
un po´di storia
Gli archeologi ci raccontano sempre molto sui luoghi e pare, a detta loro, che Silves sia stata abitata sin dalla Preistoria. Numerosi sono i monumenti megalitici che si possono ammirare sul Monte Roma e i menhir di Vilarinha. Inoltre, le miniere sul margine del fiume Arade hanno portato alla luce tracce di una comunità dell’età del bronzo che costruì la necropoli di Alfarrobeira.
Anche i resti della conquista romana sono ben visibili nel nucleo urbano della città così come il precendente periodo musulmano (VIII a XIII secolo) che segnò profondamente la storia e l’urbanistica di Silves.
Prima della conquista romana, Silves era abitata dagli arabi del mediterraneo orientale che, amanti delle arti e della scienza, permisero lo sviluppo di un importante polo culturale e politico del al-Gharb al-Andaluz, (IX – XII secolo). Si ricorda ancora oggi la Medina Xelb conosciuta come la città di filosofi e poeti come Ibn Caci, Ibn Ammar e il re Al-Mutamide.
Torniamo alla conquista romana del 1189 per opera delle truppe di D. Sancho I aiutate dai crociati in transito verso la Terra Santa. Bisogna aspettare però la metà del XIII secolo con D. Afonso III per eleggere Silves capitale dell’Algarve. Si, Silves fu prima di Faro il capoluogo della regione più a sud del Portogallo. Non lo sapevate?
Diventa in seguito un importante centro industriale che creò numerosi posti di lavoro. fino all’arrivo dello “Stato Nuovo”, periodo di dittatura, che pose fine alla produzione del sughero. Comincia un periodo buio per la città fino alla costruzione della diga.
Lo stato decadente dell’agricoltura cambia radicalmente con l’introduzione della coltivazione di agrumi, grazie anche alla costruzione della diga (Barragem do Arade), al punto tale da far eleggere SIlves la capitale delle arance con una produzione del 70% di agrumi del Paese.
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cosa visitare
Scusate l’introduzione storica forse un po’ troppo lunga. Arriviamo alle informazioni che forse possono esservi più utili per l’organizzazione della visita di SIlves. Prima di cominciare però vi consiglio di scaricare la mappa ufficiale della città.
Dirvi di perdervi per le stradine del centro storico credo sia abbastanza ovvio e quindi evito. Se doveste però chiedermi una sorta di intinerario da fare a piedi per visitare i maggiori punti d’interesse della città, allora, direi:
ponte romano
Appena arriverete a Silves, la prima cosa che noterete sarà il bianco ponte romano (pare sia romano in realtà non si hanno documenti ufficiali). La sua storia è abbastanza occulta e raccontata attraverso informazioni contrastanti.
Si sostiene che il primo documento su cui fu referenziato il ponte fu trovato nella corte di Lisbona nel 1439. Anche se la sua origine pare sia sconosciuta possiamo affermare con certezza che è un ponte pedonale a cinque archi (lungo 76 metri e largo 5,5) che sovrasta le calme acque del sul fiume Arade dove cicogne e gabbiani si rinfrescano, per non parlare di anatre, papere ed oche.
castello
Il castello di Silves è forse uno dei meglio conservati del sud del Portogallo. Un’opera di archietettura militare eretto dagli arabi sul punto più alto della città. Dall’insolita forma di poligono irregolare, occupa un’area totale di circa 12.000 m2.
Purtroppo i numerosi terremoti lo danneggiaro e fu restaurato nel 1940 assumendo l’aspetto che ancora oggi possiamo ammirare. Quando arriverete all’entrata, prima di entrare in biglietteria, troverete la statua in bronzo del re D. Sancho I, monarca che nel 1189 conquista la città agli arabi.
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La visita del castello è a pagamento ma credo che ne valga la pena per la vista della Aljibe, la grande cisterna di pianta rettangolare che forniva gran parte dell’acqua per l’intera città. Di interesse anche la Cisterna dos Cães, un pozzo di oltre 40 metri di profondità nel quale gli archeologi ritirarono numerosi frammenti di oggetti in ceramica islamica del periodo medievale.
Nella prossimità del pozzo si trovano anche numerosi silos sotterranei per la conservazione dei cereali. Nella zona nascente invece, sono state trovate abitazioni datate 1121 – 1269, pare siano state case di due piani con giardino interno e bagni. Probabilmente questo congiunto di spazi faceva parte di un unico palazzo che fu abbandonato dopo la conquista romana in quanto incompatibile con lo stile di vita cristiano.
Visita del castello Aperto tutti i giorni (tranne il 25 dicembre e l’1 gennaio) dalle 9 alle 17:30 (2 gennaio – 31 maggio), dalle 9 alle 22 (dal 1 giugno al 31 agosto), dalla 9 alle 20 (1 settembre – 15 ottobre) e dalle 9 alle 17:30 (16 ottobre – 31 dicembre). L’entrata ha un prezzo di 3€ (i prezzi possono variare nel tempo). Esistono numerosi sconti per età e gruppi. Consultate il sito web ufficiale.
Sé de Silves – la cattedrale
L’ex-cattedrale di Silves fu costruita nel 1268 durante il regno di D. Afonso III. Oggi il titolo di cattedrale è passato alla Sé di Faro quando nel XVI secolo la diocesi fu trasferita nell’attuale capitale dell’Algarve.
Consiglio sicuramente la visita del tempio di stile gotico influenzato dal’estetica del Monastero di Batalha. Magnifico il portale dell’entrata in stile roccocò costruito alla fine del XVIII secolo, chiamato Porta do Sol (la porta del sole).
Foto: vortexmag
Mercado Municipal
Sapete ormai benissimo che amo i mercati e non me li faccio scappare quando viaggio. L’attuale edificio che ospitale il Mercado Municipal di Silves è un esempio classico di architettura del periodo fascista conosciuta come “Português Suave”. Sul tetto dell’edificio impossibile non vedere la famosa sfera armillare insieme alle armi della città e lo stemma evocativo delle torri municipali di epoca medievale.
Non solo per la sua architettura consiglio una visita ma anche per la possibilità di scoprire prodotti locali, e non mi riferisco appena alle arance, scambiare due chiacchiere con i venditori e perché no, comprare prodotti da trasformare in un improvvisato picnic in uno dei giardini di Silves.
MUSEo delle tradizioni
Se avete ancora qualche ora a disposizione per la visita della città, consiglio la visita del Museu do Traje e das Tradições. Lo troverete proprio all’entrata della città in una tipica casa di stile “algarvio” recuperata dall’architetta Carla Alfarrobinha.
Un progetto museale progettato dall’attuale direttrice del Museu de Artes Decorativas Portuguesas – Fundação Ricardo Espírito Santo Silva e dalla precendete direttrice del Museu Municipal de Arqueologia de Silves. Un museo ricco, grazie alla collezione del Rancho de São Bartolomeu de Messines, che espone numerosi oggetti legati alle tradizioni popolari della città della fine del XIX secolo e inizio del XX.
Interessanti le sale dedicate ai lavori agricoli e commerciali di vendita dei prodotti della terra così come gli attrezzi di produzione dell’olio. e della pastorizia. Il museo organizza periodicamente anche numerose attività educative.
Visita del museo:  Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17 (periodo invernale) e dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 (periodo estivo giugno settembre).
Museo Municipale di Archeologia
Inaugurato nel 1990, il Museu Municipal de Arqueologia è stato costruito intorno al Poço-Cisterna Almóada del XII-XIII secolo scoperto grazie agli scavi arheologici degli anni 80 ed oggi considerato monumento nazionale. Il museo integra anche parte delle antiche mura della città ed oltre all’importanza della sua collezione lo stesso edificio che lo ospita è un’opera inestimabile del patrimonio islamico del Portogallo.
Ma non solo l’epoca islamica testimonia il museo, numerosi sono anche gli oggetti trovati del Paleolitico e Neolitico, per non parlare dell’età del bronzo, del ferro e la conquista romana.
La collezione, divisa in otto nuclei tematici e in ordine cronologico, riunisce oggetti che dimostrano l’importante influenza commerciale della città e le rotte che la portavano a stringere rapporti commerciali e culturali con diverse regioni del mondo.
Inoltre, dal 2005 il museo collabora in stretto contatto con l’organizzazione Museum With no Frontiers nella sezione Discover Islamic Art. Dal 2008 è anche membro della rete dei musei dell’Algarve.
Visita museo Tutti i giorni dalle 10 alle 18, ultima entrata alle 17:30. Chiude il 25 dicembre e il 1 gennaio. L’entrata costa 2,10€ (i prezzi possono variare nel tempo). esistono diversi sconti per età e gruppi, consiglio di consultare il sito web ufficiale del museo.
Casa da Cultura Islâmica e Mediterrânica
La casa della cultura islamica è un edificio costruito in origine per essere il Matadouro Municipal (datato 1914) recuperato dall’architetto José Alberto Alegria.
Oggi la Casa da Cultura Islâmica e Mediterrânica ha lo scopo di promuovere la cultura islamica e del mediterraneo strettamente legate alla città di SIlves. Al suo interno si promuovono iniziative culturali e didattiche come: conferenze, esposizioni e dibattiti, allo scopo di far conoscere ai visitatori e curiosi parte della storia della città e della regione. Nel video in basso potete farvi una prima idea della bellezza dell’edificio.
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galleria fotografica
FUORI CITTÀ
Alcantarilha – la cappella di ossa
Dopo avervi consigliato la visita della cappella delle ossa ad Évora in Alentejo, oggi voglio consigliarvi l’imperdibile Capela dos Ossos di Alcantarilha facente parte della chiesa parrocchiale Nossa Senhora da Conceição. Una chiesa del XVI secolo nel centro storico di Alcantarilha ed una cappella del XVI secolo.
L’interno della cappella è completamente rivestito di ossa, per la precisione oltre 1500 ossa umane, fatta eccezione della scultura del Cristo datato XVI secolo. Si suppone siano ossa dei gesuiti che occupavano la regione ma non ci sono documenti o prove storiche che confermino questa teoria.
Per maggiori informazioni sui luoghi d’interesse da visitare consiglio di accedere al sito web ufficiale del comune di Silves http://www.cm-silves.pt.
le cicogne
No, non è il nome di una località da visitare mi riferisco proprio ai bianchi uccelli dalle lunghe zampe legati simbolicamente alla nascita dei bambini.
Nel periodo invernale prima dell’arrivo della primavera in questa zona è possibile incontrare numerosissimi nidi che ospitano una coppia di cicogne pronte per riprodursi. Camminando tra le stradine di Sines si èspesso interrotti dai loro curiosi suoni per l’accoppiamento.
COME ARRIVARE
AUTO
In auto da Lisbona è facile: prendere la A2/Algarve (l’autostrada è a pagamento circa 23€ i prezzi possono variare nel tempo). Seguire poi la N124 / Silves / Messines.
Da Faro seguire la EN 125 direzione Lisboa / A22 – Portimão – Albufeira, seguire poi la N 124-1 direzione Silves / Lagoa.
autobus
Prendere la rete Expressos che parte da numerose località del Portogallo. Consultate qui.
TRENO
La stazione di treni più vicina è quela di Tunes che dista circa 30 Km dalla città. Arrivati a Tunes si può prendere una coincidenza per la stazione di Silves che dista 3 km dal centro. Per informazioni sui treni cliccare qui.
[Tutte le immagini non firmate sono di proprietà di cm-silves.pt.]
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letiziapalmisano · 7 years ago
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29 marzo 1872: nasce Giorgio Dal Piaz, il geologo del Vajont Immaginate di avere svolto nel corso della vostra vita una brillante carriera. Immaginate, però, di dover essere ricordati per il vostro peggiore e più tragico errore. Giorgio Dal Piaz, nato a Feltre il 29 marzo del 1872, è il protagonista di una storia di questo tipo. Laureato in scienze naturali a 25 anni diventa docente cinque anni dopo e nel 1908 succede a Giovanni Omboni nella cattedra di Geologia a Catania. Nel 1914 e nel 1920 è presidente della Società geografica italiana, dopo aver aderito all’Accademia dei Lincei e all’Accademia nazionale delle scienze. Antifascista al punto da aderire all’appello che Benedetto Croce fece girare nel ’25, Giorgio Dal Piaz si accredita anche come paleontologo. Una di quelle menti brillanti e dalle conoscenze trasversali che ogni trascinano con sé il mondo della scienza. Nel 1948, però, incappa nell’errore di firmare un relazione che indica come di roccia compatta l’area dove dovrà sorgere un giorno la diga del Vajont. Eccesso di fiducia, svista o chissà cos’altro, Dal Piaz ha appena firmato una relazione vecchia di quasi dieci anni e non se ne è accorto. Quando Carlo Semenza, ingegnere della SADE, autore del progetto della diga del Vajont, propone di alzare di altri sessanta metri il muro della diga stessa, ci si serve di una nuova perizia di Dal Piaz. Siamo nel 1957, Dal Piaz ha 85 anni ormai, ma la relazione è una copia di quella del 1948 che era una copia di quella originale del 1940. Ciò nonostante il vecchio geologo, però, sembra avere dei dubbi sull’opera. Fa notare a Semenza che forse servirebbero nuovi studi, più approfonditi. Ma la protesta è tanto, troppo debole. Al punto che per scrivere la relazione che andrà a Roma per le autorizzazioni di rito, Dal Piaz lascia che sia lo stesso Semenza a rimetterci le mani. La diga viene inaugurata nel settembre del 1960 e quasi un anno dopo, al ritorno dal quinto e ultimo sopralluogo della Commissione di collaudo, il 17 ottobre 1961, Dal Piaz rimane coinvolto in un brutto incidente automobilistico, dal quale non si riebbe più. Morì il 2 aprile del 1962 per le conseguenze dell’incidente. La frana che provocò il disastro del Vajont, invece, venne giù il 9 ottobre del 1963. Foto da: Fondo fotografico Vajont 50 anni fa (http://biblioteca.comune.belluno.it/…/vajont-50-anni-fa-2-2/ ) #UnGiornoallaVolta #accaddeoggi https://ift.tt/2pOUlRh
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marcogisottiblog · 7 years ago
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29 marzo 1872: nasce Giorgio Dal Piaz, il geologo del Vajont Immaginate di avere svolto nel corso della vostra vita una brillante carriera. Immaginate, però, di dover essere ricordati per il vostro peggiore e più tragico errore. Giorgio Dal Piaz, nato a Feltre il 29 marzo del 1872, è il protagonista di una storia di questo tipo. Laureato in scienze naturali a 25 anni diventa docente cinque anni dopo e nel 1908 succede a Giovanni Omboni nella cattedra di Geologia a Catania. Nel 1914 e nel 1920 è presidente della Società geografica italiana, dopo aver aderito all’Accademia dei Lincei e all’Accademia nazionale delle scienze. Antifascista al punto da aderire all’appello che Benedetto Croce fece girare nel ’25, Giorgio Dal Piaz si accredita anche come paleontologo. Una di quelle menti brillanti e dalle conoscenze trasversali che ogni trascinano con sé il mondo della scienza. Nel 1948, però, incappa nell’errore di firmare un relazione che indica come di roccia compatta l’area dove dovrà sorgere un giorno la diga del Vajont. Eccesso di fiducia, svista o chissà cos’altro, Dal Piaz ha appena firmato una relazione vecchia di quasi dieci anni e non se ne è accorto. Quando Carlo Semenza, ingegnere della SADE, autore del progetto della diga del Vajont, propone di alzare di altri sessanta metri il muro della diga stessa, ci si serve di una nuova perizia di Dal Piaz. Siamo nel 1957, Dal Piaz ha 85 anni ormai, ma la relazione è una copia di quella del 1948 che era una copia di quella originale del 1940. Ciò nonostante il vecchio geologo, però, sembra avere dei dubbi sull’opera. Fa notare a Semenza che forse servirebbero nuovi studi, più approfonditi. Ma la protesta è tanto, troppo debole. Al punto che per scrivere la relazione che andrà a Roma per le autorizzazioni di rito, Dal Piaz lascia che sia lo stesso Semenza a rimetterci le mani. La diga viene inaugurata nel settembre del 1960 e quasi un anno dopo, al ritorno dal quinto e ultimo sopralluogo della Commissione di collaudo, il 17 ottobre 1961, Dal Piaz rimane coinvolto in un brutto incidente automobilistico, dal quale non si riebbe più. Morì il 2 aprile del 1962 per le conseguenze dell’incidente. La frana che provocò il disastro del Vajont, invece, venne giù il 9 ottobre del 1963. Foto da: Fondo fotografico Vajont 50 anni fa (https://ift.tt/2uusRF1 ) #UnGiornoallaVolta #accaddeoggi https://ift.tt/2IdVXLd
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pacotvideo · 7 years ago
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Hay's Galleria #Londra #London #HaysGalleria Passeggiando lungo la sponda sud del Tamigi, tra il London Bridge e il Millenium Bridge, si incontra uno dei ritrovi più interessanti di Londra: l'Hay's Galleria. E' una galleria al coperto, molto luminosa, con copertura realizzata in ferro e plexiglass. Come si evince dalla foto nel mezzo della galleria è posizionata una bella vasca piena d'acqua (e di monetine) sormontata da una grande scultura. Quest'opera d'arte, che rappresenta i velieri che attraccavano al molo Hay Wharf, è nominata "The Navigators" ed è stata realizzata nel 1987 da #DavidKemp. Ai due lati dell'Hay's Galleria fanno bella mostra di se dei carrettini con souvenirs, bigiotteria o materiale da collezione In questo luogo, nei secoli scorsi, vi si trovava un magazzino con annesso molo (Hay Wharf) originariamente di proprietà di un facoltoso mercante, Alexander Hay, collegato con il porto di Londra. Era talmente importante da essere denominato "la dispensa di Londra". Nel tempo ha subito diversi eventi. Nel giugno del 1861 fu distrutto dal grande incendio di Soutwark. Nel settembre del 1940, durante la seconda guerra mondiale, fu pesantemente bombardato. Nel dopoguerra il commercio diminuì drasticamente e la zona circostante divenne sempre più economicamente depressa. Nel 1980 è stato ristrutturato realizzando l'odierna galleria e trasformato in un luogo ad attrazione turistica. Nel lato sinistro vi sono negozi mentre nel lato destro vi sono due tipici locali londinesi: Starbucks Coffee, dove è possibile gustare i tipici cappuccini, caffè, the e dolcetti vari e il Cafè Rouge, che oltre che da caffetteria fa anche da ristorante. L'intera area è di proprietà del St Martin's Property Corporation, il braccio immobiliare dello Stato del Kuwait. . . Foto realizzata con #GoProHero5Black (#GoPro) durante il tour del 2017-08-04 (#AgostoLondraTour) per Londra (20km in 9 ore) iniziato a Liverpool Street e che, attraversando la #City, Embankment, Queen's Walk e altri luoghi si è concluso ad Hyde Park Corner Station. #GoProLondra #GoProLondon . . #Londra2017 #LondraNelCuore #IloveLondon #InstaLondon #MyLondon #London4All #LondonAttractions (presso PwC Hays Galleria - London)
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