#80 anni guerra
Explore tagged Tumblr posts
pietroalviti · 1 year ago
Text
Ceccano, cantavo la filastrocca... mi ritrovarono ore dopo, sotto le macerie della casa bombardata
Così Agostina Pizzuti ha raccontato la sua esperienza ai bambini e ai ragazzi delle scuole di Ceccano che hanno affollato Piazza S. Pietro, nell’ottantesimo anniversario del bombardamento che distrusse intere famiglie quel tragico 3 novembre 1943: avevo 5 anni, la mia casa era lì dove oggi c’è il parcheggio, stavo giocando con le mie compagne, recitavamo la filastrocca, è l’ultima cosa che…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
gregor-samsung · 4 months ago
Text
“ Io vorrei dinanzi ai parlamentari europei, e quindi a tutta l'Europa, parlare ancora una volta delle nostre semplici e chiare posizioni sui problemi del disarmo. Esse sono il risultato della nuova mentalità e sono state sancite a nome di tutto il nostro popolo nella delibera del Congresso dei deputati del popolo dell'Urss: siamo per un mondo denuclearizzato, per la liquidazione di ogni tipo di armi nucleari entro l'inizio del prossimo secolo; siamo per la completa eliminazione degli armamenti chimici in tempi brevi e per la distruzione, una volta per sempre, della base produttiva di questo tipo di armi; siamo per la radicale riduzione degli armamenti convenzionali e delle forze armate fino a un livello di ragionevole sufficienza difensiva, che escluda l'impiego della forza militare contro altri Stati a fini offensivi; siamo per il completo ritiro di tutte le truppe straniere dal territorio degli altri paesi; siamo categoricamente contrari alla creazione di qualsiasi tipo di arma spaziale; siamo per lo scioglimento dei blocchi militari e per l'immediata instaurazione a tal fine di un dialogo politico tra di essi, per la creazione di un clima di fiducia, che escluda qualsiasi sorpresa; siamo per un controllo approfondito, conseguente ed efficace su tutti i trattati e gli accordi che possono essere conclusi sui problemi del disarmo. Sono fermamente convinto che gli europei avrebbero dovuto da tempo rendere conformi la propria politica e il proprio comportamento al nuovo buon senso: non prepararsi alla guerra, non minacciarsi reciprocamente, non competere nel perfezionare le armi e tanto meno nel tentare di «compensare» le riduzioni avviate, ma imparare a costruire insieme la pace, gettare per essa delle solide fondamenta. “
---------
Brano tratto dal discorso dell’ultimo segretario del Pcus all’assemblea del Consiglio d’Europa riunita a Strasburgo il 6 luglio 1989. Il testo, intitolato Appello all’Europa: dall’Atlantico agli Urali, è in:
Mikhail Gorbaciov, La casa comune europea, A. Mondadori (collana Frecce; traduzione in italiano a cura dell’editore sovietico), 1989¹; pp. 218-219.
[Prima edizione originale presso l'editore Агентство печати «Новости» (АПН), Mosca, 1989]
9 notes · View notes
rossamalupina · 3 months ago
Text
Bei tempi (Roberto Vecchioni)
L’album di Bei tempi di Roberto Vecchioni e il 14 album in studio, con la collaborazione di di Michelangelo Romano. La title track bei tempi racconta un episodio tra sogno e realtà. Racconta la sua giovinezza  soprattutto durante il periodo degli esami. Parla degli amici che si fidanzano e parlano del loro primo amore. Mentre il cantante idealizza un amore con una ragazza immaginaria che si…
1 note · View note
moltoberlino · 2 years ago
Link
40 anni fa "99 Luftballons" dei Nena raggiunse il 1° posto nelle classifiche tedesche, iniziando la sua inesorabile scalata a quelle di tutto il mondo, Regno Unito e Stati Uniti inclusi. L'idea del brano, ancora oggi uno dei più grandi successi tedeschi di tutti i tempi, nacque durante un concerto dei Rolling Stones a Berlino. Raccontava, esorcizzandola in chiave pop-rock, la paura della guerra in un momento in cui le tensioni della guerra fredda erano al loro .
Sotto, la storia di uno degli anthem degli anni '80.
0 notes
t-annhauser · 2 months ago
Text
Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei
Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei: Zelens'kyj sempre in maglioncino militare, perché è in guerra. Non può mettersi in abiti civili, in giacca e cravatta come un ministro italiano qualsiasi, no, il suo armocromista ha detto verde kaki, perché è in guerra. Diversamente Putin è sempre in abito formale perché deve dare l'idea che la sua sia a tutti gli effetti una democrazia come quella occidentale, per cui si veste all'occidentale, non in cherkeska come Taras Bul'ba. Anche il più nostalgico dei fratelli d'Italia si veste come un ministro democristiano e non in camicia nera, perché deve rassicurare tutti che è un moderno democratico. Io per esempio mi vesto come un ragazzino degli anni '80, in pantaloncini corti e maglietta con scritta americana, e non già perché sono filoamericano, ma perché ho l'aspetto di un ragazzino e se mi metto la giacca faccio l'effetto di un bambino alla prima comunione. Il mio armocromista ha detto che devo indossare colori scuri perché ho la pelle molto chiara, il kaki solo per i safari nella savana.
22 notes · View notes
ballata · 2 months ago
Text
Tumblr media
La guerra mediorientale tra il piccolo, nanetto, lillupuziano stato d'Israele e il magalodonte mondo del terrorismo islamico radicalizzato, nascosto e sparso nell'immenso mare magnum arabo mi ricorda tanto un micro mondo dii bulli e coatti palestrati che abitava l underground Romano a fine anni 80, quello dove ti davano una spallata dentro la discoteca di turno solo per attaccar briga. Se ti menavano, dopo averti deliberatamente provocato andava tutto bene, poiché erano più grossi e cattivi di te, ma se invece, nonostante tu fossi più piccolo, eri comunque feroce e determinato e magari usavi il vecchio bloster quello per legare il motorino, o un qualsiasi altro oggetto e gli facevi perdere tutti i denti per difenderti, allora il grosso burinotto borgataro ti denunciava urlando di essere stato aggredito....
In maniera iperbolica e quello che succede tra Israele e Libano. #liberopensiero
12 notes · View notes
fridagentileschi · 9 months ago
Text
Tumblr media
LE FOIBE E PERTINI
Pertini e' ritenuto da molti, troppi, il miglior presidente d'Italia e sapete perche'? Perche' ai mondiali di calcio del 1982 alzo' la coppa vinta dall'Italia in quell'occasione!!!
Nella realta' questo essere non si e' mai ritenuto italiano e per l'Italia non fece mai nulla. Au contraire! Fece un discorso il 31 dicembre alla nazione con un bambino arabo di Gaza....tanto per abituarci alla futura invasione progettata dai comunisti come lui...
Ma raccontare gli orrori di Pertini -come raccomandare lo stupro delle italiane durante la seconda guerra mondiale e stupratore lui stesso...e' davvero lungo...qui ve lo voglio raccontare in relazione alla tragedia delle Foibe e di Porzûs che agli inizi degli anni '80 erano solo appena sussurrate negli ambienti della destra extraparlamentare e completamente ignorate dalla storiografia ufficiale, comunista-partigiana. Parlare di queste tragedie che imbrattavano l'ideologia della Resistenza si rischiava di essere bollati fascisti e revisionisti. Esattamente come oggi.
Ebbene, Tito, il dittatore jugoslavo comunista, morì nel 1980. L'allora presidente Sandro Pertini — il presidente più amato dagli italiani... e credo dagli ex jugoslavi — anziché restarsene al Quirinale, andò a rendergli omaggio, ignorando (si fa per dire) del tutto quel che accadde nell'Istria tra il '43 e il '45. Ignorando la tragedia delle Foibe e quanto i comunisti, sotto gli ordini diretti di Tito, combinarono a danno degli italiani, colpevoli solo di essere italiani. Nessun capo di Stato che avesse avuto un minimo di senso nazionale avrebbe mai reso omaggio al macellaio del suo popolo. Ma Sandro Pertini lo fece. E non si limitò a rendergli omaggio con la sua presenza, ma baciò persino il suo feretro e la bandiera nel quale era avvolto.
Questo fece Sandro Pertini, nonostante le urla di sangue e dolore degli infoibati e degli esuli che fuggirono dall'Istria e Dalmazia. E questo fu solo un episodio (forse il più eclatante). Da bravo socialista partigiano, appartenente alla vecchia scuola (quella di Nenni e Matteotti), Pertini concesse persino la Grazia a Mario Toffanin, altrimenti noto come il 'Giacca'. Un partigiano che durante la guerra aveva compiuto (con la complicità di altri partigiani comunisti) la strage di Porzûs per la quale, nel 1954, la Corte d'Assise di Lucca lo aveva condannato all'ergastolo. Pena a cui erano stati sommati altri trent'anni di reclusione per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Mario Toffanin, tuttavia, non sconterà mai queste pene, perché riuscirà a riparare in Jugoslavia, godendo persino della pensione italiana che la Grazia di Pertini gli aveva permesso di percepire dall'estero (l'ex partigiano infatti non rientrerà mai più in Italia).
Che differenza c'e' tra lui e Napolitano? Tra lui e i nazisti?
Che vergogna la memoria corta degli italiani...
Che questa giornata della memoria possa re-insegnare la storia agli italiani, e mettere finalmente Pertini la' dove merita, nell'elenco dei criminali!
36 notes · View notes
viendiletto · 9 months ago
Text
Ho vissuto 17 anni a Pola ed è stata una vita da favola: è quella la mia terra e mi manca tanto. Siamo andati via nel 1946 perché c’erano già state le prime foibe, in Istria si sapeva, a Pola meno. Venivano di notte, chiamavano la persona e dicevano “Vieni, ti devo parlare”, e quella spariva. Poi ci accorgemmo che, dopo tempo, a Pola, sui tabelloni di un cinema erano esposti cadaveri; così la gente andava alle foibe per cercare lembi di indumenti dei familiari scomparsi. Fummo sfollati a Orsera (in croato Vrsar) nel 1944-’45, quando avevo 14 anni, perché gli alleati bombardavano e c’erano i tedeschi. Ricordo un presidio di giovani soldati, 18 o 19 anni, che furono convinti dalla popolazione pro-Tito a lasciare il presidio e andare in bosco coi titini. Questi presero le armi dei nostri soldati e si vestirono con le loro divise: i giovani che andarono in bosco non tornarono più. Le mamme andavano a chiedere a don Francesco Dapiran, poi parroco di Fertilia, dove fossero i loro figli, e lui andò a cercarli paese per paese, chiedendo alla popolazione dove fossero stati portati: erano tutti morti gettati nelle foibe. Tornammo a Pola e riprendemmo la vita di tutti i giorni. Vivevamo in mezzo a gente slava, ma non lo sapevamo, eravamo tutti una comunità. Furono alimentati rancori e odi, ma in realtà non c’era questo fra noi, eravamo gente buona. Mio padre, originario di Buggerru, e mia madre ripresero a lavorare, io proseguii gli studi. Poi anche da noi iniziarono le uccisioni e facemmo domanda per espatriare. La nostra partenza fu fissata il 10 febbraio 1947, ma l’uccisione del generale De Winton la rinviò. Essendo una ragazza di 17 anni, vivevo quell’esperienza non come un disagio, ma come un’avventura. Partimmo col successivo imbarco, il pomeriggio di sabato 15 febbraio. La domenica, a bordo, il parroco celebrò la messa, quindi, nel pomeriggio, arrivammo ad Ancona. Mi aspettavo una festa d’accoglienza, con le bandiere, invece ci vennero incontro delle barche con a bordo uomini che, col pugno chiuso, ci insultavano gridando: “Tornate a casa vostra, fascisti!”. Se non ci fossero stati i carabinieri quelli ci avrebbero buttati in mare: li ringrazierò per sempre per quello che hanno fatto per noi. In treno raggiungemmo Civitavecchia da dove c’imbarcammo per la Sardegna. Il giorno dopo sbarcammo ad Olbia, quindi ci trasferimmo a Sassari e da lì prendemmo il treno per Cagliari. Il paesaggio che si presentò ai miei occhi era desolante, mi sembrava di attraversare la steppa; ricordo delle cavallette enormi ma anche un bel sole, che ci accolse con tutto il suo calore. Il primo impatto con Cagliari fu positivo: il municipio e il bel giardino antistante mi diedero subito l’impressione di una bella città, nonostante i danni subiti dalla guerra appena terminata. Ci condussero nel campo profughi, situato tra le vie Logudoro e San Lucifero, e lì l’accoglienza fu buona. La città mi piaceva e mi piace, ma mi sono inserita con difficoltà, la mia mentalità era diversa da quella che ho trovato e non riuscivo a capire le persone che si esprimevano solo in sardo. Sono arrivata a 80 anni e ringrazio Dio e ringrazio la Sardegna perché mi trovo bene, la vita è tranquilla, una pensione l’ho avuta, ho pochi amici ma buoni e tengo collegata tutta la ‘mia’ gente, sparsa in tutto il mondo.
Nerina Milia, esule da Pola
Tumblr media
26 notes · View notes
curiositasmundi · 24 days ago
Text
[...]
Lo scettro della colonizzazione ed il fardello dell’esportazione della democrazia sono stati ereditati nel secolo scorso dagli Stati Uniti che hanno appoggiato i golpe militari in Sud America, hanno invaso e devastato il Vietnam e, nel 2003 hanno occupato l’Iraq facendo quasi un milione di vittime tra militari e civili.
Contro gli Stati Uniti invasori nessun Paese occidentale ha invocato sanzioni o ha inviato armi a lungo, medio e corto raggio agli iraqeni per aiutarli a respingere l’invasore.
Oggi assistiamo inermi al massacro che l’esercito israeliano sta compiendo a Gaza e si accinge a compiere anche in Libano, bombardando case, scuole, ospedali con la scusa di scovare i terroristi che userebbero i civili come scudi umani.
L’ultimo orrore in ordine di tempo è stata la manomissione di migliaia di cerca-persone e di altri dispositivi , opera probabilmente dei servizi segreti israeliani, e la loro esplosione che ha causato la morte e la mutilazione di centinaia di persone in Libano ed anche in Siria.
Sconcerta leggere gli articoli anche su alcuni giornali italiani coi quali ci si compiace quasi dell’impresa, manifestando ammirazione per l’efficienza, la preparazione tecnologica e l’astuzia con la quale sono stati beffati gli uomini di Hezbollah!
D’altronde, negli ultimi anni assistiamo ad un proliferare di articoli ed editoriali che esaltano la tecnologia di guerra, ascoltiamo giornalisti e politici che parlano di missili, aerei, razzi sempre più sofisticati e costosi con un senso di ammirazione e compiacimento per i progressi della tecnica bellica.
Che le esplosioni dei cerca-persone o i bombardamenti indiscriminati causino morte e distruzione, sembra un problema secondario ed irrilevante rispetto alla superiorità di Israele e dell’Occidente.
Quest’atteggiamento è la manifestazione di una sorta di perversa idolatria della tecnica che spinge l’uomo a godere della propria capacità di produrre strumenti di morte sempre più precisi, assolutamente indifferente alle sofferenze dei suoi simili.
A ciò si accompagna l’assenza di capacità di reazione di noi cittadini comuni che ci aggiriamo come imbambolati nei centri commerciali, nei locali, sulle spiagge, insensibili al massacro che si consuma a poca distanza da noi.
Le uniche mobilitazioni di dissenso sono state quelle degli studenti, prontamente manganellati, come a Pisa, o addirittura denunciati come negli Stati Uniti, patria della libertà e della democrazia.
Esemplari a tal proposito sono 2 episodi recenti: il primo a febbraio durante il festival di Sanremo, allorquando si è scatenato un putiferio contro Ghali che ha avuto il coraggio di pronunciare la parola “genocidio” sul palco senza nemmeno citare Israele e qualche giorno fa a Berlino dove un ragazzino di 11 anni è stato fermato dalla polizia perché aveva una bandiera della Palestina.
In Germania in particolare si è instaurato un clima di caccia alle streghe contro chiunque osi criticare Israele, forse per placare il senso di colpa che ancora tormenta molti tedeschi per ciò che ha fatto Hitler 80 anni fa.
Purtroppo ci sono periodi nella storia durante i quali l’eccitazione per la guerra e la voglia dello scontro prevalgono sulla ricerca della soluzione diplomatica delle controversie internazionali.
Questo che stiamo vivendo è sfortunatamente uno di quelli, come quando alla vigilia della Prima Guerra Mondiale si esaltava la guerra come “igiene del mondo”.
4 notes · View notes
pietroalviti · 1 year ago
Text
Da Angelo Sisti, ucciso l'8 settembre 1943 a Cefalonia alle violenze sulle donne, 80 anni fa a Ceccano i giorni dell'ira
La popolazione di Ceccano viveva, 80 anni fa, i momenti più duri della sua storia. Bombardati dal cielo, occupati dalle truppe germaniche, deportati al lavoro coatto, prigionieri in guerra, avversati da fame e malattie ed infine colpiti  dalla tragedia delle violenze sui civili negli ultimi giorni di maggio e l’inizio di giugno del 1944, i ceccanesi vissero i mesi più terribili. Si tratta di un…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
gregor-samsung · 24 days ago
Text
" Penso di aver già visto prima quel tipo da qualche parte. Sono proprio sicuro di aver già incontrato da qualche parte quel soldato. Oh Dio, e dove mai l’ho incontrato prima, quel soldato? Quel tipo alto con la bocca piena di denti. E dove l’ho già visto? Chiesi a Pallottola se lui lo avesse mai visto prima. Mi rispose che non l’aveva mai incontrato, dai tempi di Adamo a tutt’oggi. Così gli chiesi perché mai era venuto da noi. E perché poi ci ha portato da bere? Ed è forse proprio vero che quel tipo è quello che chiamano il nemico? «Oh, sì. Quel tipo lì è il nemico», replicò Pallottola. «Senti bene, Sozaboy, noi siamo sul fronte di guerra, okay. E sul fronte di guerra ci trovi tutti i tipi di persone. Ubriaconi, ladri, idioti, saggi e pazzi. C’è soltanto una cosa che li unisce tutti. La morte. E ogni giorno in più che riescono a vivere, si stanno prendendo gioco della morte. Quell’uomo è venuto qui per festeggiare questo fatto.» «Pallottola», dissi, «ti prego, non usare tutti questi paroloni con me. Ti prego. Cerca di dirmi una cosa che posso capire. E non perder le staffe perché ti chiedo questa piccolezza.» «No, non perdo mica le staffe», replicò Pallottola dopo un po’. «Non mi arrabbio per niente. Quello che sto dicendo è che tutti noi possiamo morire da un momento all’altro. In qualsiasi momento. Così, finché siamo vivi dobbiamo farci una bevuta. Perché, come già sai, l’uomo deve vivere.» Questo Pallottola è proprio uno sveglio. L’uomo deve vivere. Mi piace ’sta storia. L’uomo deve vivere. "
Ken Saro-Wiwa, Sozaboy. Il bambino soldato, traduzione di Roberto Piangatelli, a cura di Itala Vivan, Baldini Castoldi Dalai editore, 2009²; pp. 142-143.
[Edizione originale: Sozaboy: A Novel in Rotten English, Saros International Publishers, 1985]
4 notes · View notes
diceriadelluntore · 6 months ago
Text
Addii
Due personalità completamente diverse, ma che mi hanno cresciuto:
Giovanna Marini, morta a 87 anni, che per quasi tutta la vita ha tramandato la musica popolare, quella contadina o quella di guerra o di lotta. Il suo lavoro, unico e irripetibile, continuerà nella scuola da lei fondata a Testaccio.
Steve Albini è morto molto più giovane, a 61 anni, dopo aver rivoluzionato la produzione musicale degli anni '80 e '90. Figlio di genitori di origine torinese, fu prima chitarrista e poi produttore geniale: tra i lavori da lui curati, Nirvana – In Utero, Pixies – Surfer Rosa, P J Harvey – Rid of Me, il primo album degli Slit e le produzioni per piccoli grandiosi gruppi italiani come gli Zu e gli Uzeda.
10 notes · View notes
ilpianistasultetto · 1 year ago
Text
Siccome non m'e' mai piaciuto seguire i pifferi dei "fregnacciari di potere" ma preferisco seguire la mia testa ( che reputo fortemente intelligente), provo a lasciarvi uno specchietto sulle guerre nel mondo (almeno le piu' importanti) dopo la seconda guerra mondiale:
- anni '60 - Usa contro il Vietnam (comunista) e USA contro Cuba (comunista)
- anni 70 - Gli USA organizzano il colpo di stato in Cile contro Allende (comunista) sostituendolo con il macellaio fascista Pinochet. Sempre gli Usa organizzano il colpo di stato in Argentina contro Isabel Peron (comunista) sostituendola con il generale fascista Videla.
- anni '80. Gli Usa invadono Grenada e Panama per paura di una loro saldatura con la Cuba Comunista.
- anni '90 - gli USA e la Nato mettono i loro scaponi sul suolo ex slavo per evitare che la Serbia (comunista) facesse boccone degli altri Stati dell'ex repubblica socialista.
Poi e' stata la volta degli Usa in Iran, Afganistan e in Libia perche' Saddam Hussein, Bin Laden e Gheddafi non erano graditi agli yankiee. (Ve la ricordate quella famosa truffa sulle armi di distruzione di massa iraniane?)
Migliaia e migliaia di morti, migliaia di desaparacidos e centinaia di migliaia di esuli, in 70anni di guerre USA..
E ora i cattivoni sono Putin e Russi?
Per come la vedo io, un gran vaffa a Putin e 10 vaffa a tutti i Presidenti USA degli ultimi 70 anni.. @ilpianistasultetto
28 notes · View notes
francescosatanassi · 1 month ago
Text
NOME DI BATTAGLIA FALCO
Tumblr media
Tra le storie "dimenticate" della Resistenza locale c'è quella di Alberto Bardi, il comandante Falco che fu vice di Libero nella Brigata Romagnola, poi comandante della 1° brigata nel periodo in cui la formazione si divise in tre e di nuovo comandante in pianura della 28° Brigata. Lui e i suoi uomini furono al centro di un dibattito nato dal tragico eccidio di Fragheto, quando si scontrarono con i tedeschi sul crinale oltre il borgo. Una volta abbandonata la zona, la rappresaglia nazifascista si scatenò tra le famiglie contadine in una strage che fece molto discutere. I sopravvissuti maturarono un forte risentimento verso i partigiani, “colpevoli” di aver provocato il massacro a causa del loro passaggio. Negli stessi giorni la zona venne attraversata dal grande rastrellamento di aprile che scompaginò l’intera brigata. Per scongiurare uno scontro impari, Falco portò i suoi uomini sul versante toscano lasciandoli liberi di restare inquadrati o consegnare le armi e passare le linee. Per questo fu criticato duramente dal nuovo comando, passato da Libero a Pietro in un contesto complesso che un giorno racconterò meglio. Falco proseguì la lotta in pianura, a capo della 28° Garibaldi con la quale entrò vittorioso a Ravenna, anche se spesso la memoria collettiva associa l’operazione al comandante Bulow, che sostituì Falco soltanto dopo la liberazione della città. Dopo la guerra militò in diverse sezioni del PCI ma senza ruoli dirigenziali come i suoi vecchi compagni. Alcuni di questi maturarono su di lui un giudizio critico mai veramente chiarito, da comprendere forse dentro al contrasto tra la gestione di Libero e quella di Pietro, più che dalle sue azioni militari, che la storia ha riconosciuto come successi. Uscì un po' dalle scene e si dedicò alla pittura, parlando poco della sua militanza partigiana. Resta la testimonianza di quando negli anni ’80 tornò a Fragheto, per spiegare ai parenti delle vittime le dinamiche di quel maledetto giorno: “Gli autori della strage furono i tedeschi e i fascisti - disse - la nostra colpa fu quella di aver tardato a tornare qui per spiegarvi cosa accadde, ma noi eravamo quassù per uno scopo: combattere per voi.”
[nella foto: Falco al centro dopo la liberazione di Ravenna]
2 notes · View notes
alephsblog · 5 months ago
Text
Un ripasso indispensabile di storia per quelli che credono ancora alla favoletta del pacifismo, con le tirannie totalitarie non funziona, bisogna avere il coraggio di ringraziare quelli che hanno sacrificato la vita per liberarci dalla dittatura e dalle atrocità nazifasciste.
3 notes · View notes
anothermessagetoyou · 3 months ago
Text
“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso. Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco. Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso. All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti. Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno. Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane. Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo. Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto. Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile. Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile. A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto. Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.” - La storia raccontata al Corriere di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita di una delle peggiori stragi della Seconda guerra mondiale, quella di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta 80 anni fa: il 12 agosto 1944. 560 civili uccisi, di cui solo 393 identificati.
Tumblr media
3 notes · View notes