#veliero antico
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mylarryuniverse · 1 year ago
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Eclectic Entry Ideas for a mid-sized, eclectic entryway renovation with a white wall background and a glass front door
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vecchiorovere-blog · 3 years ago
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“E tu sei sempre lì, come un antico veliero sospeso tra cielo e mare .. io ti guardo, senza mai stancarmi .. e sono di nuovo fra le braccia del tuo panorama azzurro senza confini .. La mia Isola di Capo Passero”
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solo-barbara · 6 years ago
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Sullo specchio d’un lago d’acque calme,
taglia silente l’onda il cigno, e avanza
con le sue larghe palme. Bianca e lieve
è la pelurie al fianco, come neve
al sole che la scioglie nell’aprile.
Con l’ala ferma e opaca; al vento trepida,
naviga e va come un veliero antico:
erge il bel collo candido, l’affonda
voluttuoso in acqua, lo protende
disteso a fior dell’onde, o il nero becco
nel bianco petto immacolato immerge.
(Sully Prudhomme)
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foxpapa · 6 years ago
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Auguri Amerigo Vespucci !
La nave scuola della Marina Militare Italiana, più bella del mondo, ha compiuto 88 anni
Il veliero è tornato a Castellammare dove fu costruito 
L'Amerigo Vespucci ha festeggiato una ricorrenza speciale, che ne consacra ulteriormente la valenza storica e culturale esportata dai cantieri stabiesi in giro per il mondo. Il vascello, nave scuola della Marina Militare italiana, fu impostato nel 1930 nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia e fu varato il 22 febbraio 1931. Il Vespucci è tornato cinque volte nella sua città natale a partire dagli anni '90: dal 26 al 29 aprile 1991 per festeggiare i 60 anni di vita, dal 23 al 25 giugno 2006 per il 75° anniversario, il 13 e 14 settembre per gli 80 anni, il 5 e 6 ottobre 2017 e, di recente, il 20 e 21 ottobre 2018, in occasione della consegna del premio "Stabiesi Illustri" del Rotary Club al capitano di vascello Stefano Costantino. "Auguri, Amerigo Vespucci! - scrive Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare di Stabia - Il veliero più bello del mondo rappresenta l'onore e il vanto della nostra città e dà lustro a tutti gli stabiesi. Insieme al capitano ho avuto modo di visitare le stanze e di ammirare le foto storiche del veliero, un simbolo dell'identità stabiese che esprime appieno la straordinaria rilevanza del cantiere più antico d'Italia, uno stabilimento storico e strategico nel Mediterraneo".
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gatto19 · 5 years ago
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Li dimora da Secoli un essere antico e potente: The Arkiteckt ... Sente che a bordo c’è chi porta Il Sigillo su di se, l’ha cercato per tutta la sua esistenza e ora attira il veliero verso gli scogli e lo fa schiantare su di essi. 
poi abbassa di nuovo la mano e il mare torna a essere tranquillo, portando i corpi dei naufraghi verso la spiaggia. 
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gm-digiemotion · 5 years ago
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L'Amerigo Vespucci, il veliero più antico della Marina Militare italiana fu progettato nel 1930 dall'ingegnere Francesco Rotundi. I progetti ricopiati, custoditi a Castellammare di Stabia, insieme alle tecnologie necessarie alla costruzione di questa tipologia di imbarcazione, erano dell'ingegnere navale napoletano Sabatelli. Il prototipo fu costruito interamente dal modellista navale ufficiale dei Cantieri Navali Stabiesi Michele Filosa (anche maestro orafo). The Amerigo Vespucci, the oldest sailing ship of the Italian Navy, was designed in 1930 by the engineer Francesco Rotundi. The copied projects, kept in Castellammare di Stabia, along with the technologies necessary for the construction of this type of boat, were by the Neapolitan naval engineer Sabatelli. The prototype was built entirely by the Cantieri Navali shipyard's official shipbuilder Michele Filosa (also a goldsmith). #World #Italy #GM #digiemotion #GMdigiemotion #digital #motion #emotion #idee #immagine #art #experience #blue #brand #beyourself https://www.instagram.com/p/B33FrPjoAiw/?igshid=1v0ebefykmnl2
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alfhard1 · 5 years ago
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Amerigo Vespucci 2019 #vespucci #ancona #conero #porto #portoantico #amerigovespucci #nave #navescuola #navevespucci #navescuolaamerigovespucci #marinamilitare #ship #beautifulship #navigation #sailing #veliero #ilveliero (presso Porto Antico - Ancona) https://www.instagram.com/p/B3UV7Tko-YE/?igshid=19cy0wbgo5pb0
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lucatadiotto · 6 years ago
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Sullo specchio d’un lago d’acque calme, taglia silente l’onda il cigno, e avanza con le sue larghe palme. Bianca e lieve è la pelurie al fianco, come neve al sole che la scioglie nell’aprile. Con l’ala ferma e opaca; al vento trepida, naviga e va come un veliero antico: erge il bel collo candido, l’affonda voluttuoso in acqua, lo protende disteso a fior dell’onde, o il nero becco nel bianco petto immacolato immerge. (Sully Prudhomme) #foto #cigno #lago #como #bellagio #citazione #aforisma #poesia https://www.instagram.com/p/BvcYlbSABer/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=11jne6z8y6j9l
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cmplus-me · 6 years ago
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Il rubino d'oriente
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Il rubino d'oriente
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Un anziano lupo di mare ha deciso di ritirarsi in pensione, ed ha scelto come abitazione, tanto per rimanere in carattere, un antico ed elegante veliero placidamente ancorato in un tranquillo porticciolo. Ma pare che qualcuno abbia giurato di disturbare il meritato riposo del vecchio capitano, e non si perita di salire a bordo nel cuore della notte per dedicarsi alla ricerca di qualcosa che solo lui conosce. Va, viene, fruga come gli pare: e sembra anche che possieda il dono dell’ubiquità, perché malgrado gli appostamenti e le ricerche non solo nessuno riesce a sorprenderlo, ma nemmeno arriva a scorgerlo da vicino. Che si tratta di un fantasma? E se non lo è cosa mai può attirare un comune delinquente a bordo di un vecchio veliero? Ancora una volta sarà Nancy Drew a rispondere a queste domande, nel corso di un’emozionante avventura che la vedrà impegnata con le amiche a rintracciare una vecchia e tarlata polena che custodisce da tempi lontani un gioiello di favolosa bellezza.
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yachtmastercharter · 6 years ago
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Palmarola: l’isola da esplorare in barca a vela
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Ciao Viaggiatori,  Da quando ho iniziato a programmare le mie vacanze in barca a vela, ho scoperto tantissimi posti che non conoscevo, perfetti per una circumnavigazione di qualche giorno. Spesso organizziamo viaggi lunghi in posti remoti e anche molto costosi. Si tende a credere che per viaggiare bisogna andare chissà quanto lontani e spendere chissà quanti soldi. In realtà nel mediterraneo ci sono tantissimi posti da scoprire ed esplorare, capaci di lasciarci a bocca aperta. Da quando viaggio in barca ho capito che è il miglior mezzo per conoscere il mondo e farti sentire completamente libero. Una delle isole che ho esplorato ultimamente è quella di Palmarola,  che si è rivelata una vera sorpresa ed un luogo magnifico. Nei prossimi paragrafi vi spiegherò perché l’isola di Parlmarola è perfetta per essere esplorata in barca, magari con una a noleggio di yachtmaster.it. Vi racconterò di tutto ciò che ho visto io nel mio viaggio e vi darò alcuni consigli utili su come raggiungere Palmarola, da quali porti partire e quali imbarcazioni scegliere. 
Cosa vedere in un viaggio a Palmarola
Per chi non lo sapesse Palmarola è un’isola che si trova a 10 km daPonza, e fa parte dell’arcipelago delle Isole Ponziane. L’isola è così piccola che si esplora facilmente in un giorno. Si tratta di un luogo immerso nella natura incontaminata, perfetto per gli amanti dell’avventura e per chi ama scoprire sempre posti nuovi, Ci sono due modi di raggiungere l’isola: o partendo da Ponza con delle crociere giornaliere organizzate, oppure noleggiando una barca privata. Personalmente io scelsi la seconda opzione, in quanto io e i miei amici affittammo una barca per una settimana circa, e cogliemmo l’occasione di non visitare soltanto Palmarola, ma anche tutte le altre isole dell’arcipelago, compresa Ventotene.
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Palmarola: l’isola da esplorare in barca a vela Devo dire che, anche se non nutrivo troppe speranze su Palmarola, questo piccolo paradiso fu una vera e propria scoperta. Una delle cose più caratteristiche è che ci sono alcune piccole case scavate nella roccia, come fossero quasi delle grotte. Inoltre c’è un ristorante a Cala del Porto, che si chiama ‘O Francese’, dove è impossibile non fare tappa per una cena romantica con una vista spettacolare. O Francese ha anche dei posti letto nel caso in cui intendiate riposare una notte fuori dalla vostra barca, e ripartire la mattina seguente. Inoltre sull’isola sorge la famosa villa delle sorelle Fendi, l’unica di tutta Plamarola. Per il resto l’isola è completamente circondata da mare limpidissimo e natura rigogliosa. All’arrivo al porto di Palmarola, la prima cosa che vedrete sarà Il Faraglione di Mezzogiorno, imponente e unico nel suo genere. A destra potrete vedere invece Punta Vardella con Cala Brigantina, famosa per essere stata un tempo un antico porto dei pirati. Un’altro spettacolo da non perdere è la Cattedrale di Palmarola. Nonostante il nome possa trarre in inganno, non stiamo parando di una chiese, bensì di una parte di costa dell’isola. In questa zona, il mare si è divertito a creare delle insenature che hanno formato di conseguenza delle volte e dei pilastri in pietra. Il tutto ricorda l’ingresso di una splendida cattedrale sull’acqua. 
Raggiungere Palmarola: porti e imbarcazioni
Per raggiungere l’sola ed organizzare qualche giorno di vacanza su una barca a noleggio di yachtmaster.it booking charter, è possibile partire da tutti i porti italiani, ma in particolare quelli più vicini sono: il porto di Ponza, il porto di Gaeta, il porto di Nettuno, quello di Formia, di Sperlonga, il porto di Terracina, e il porto di di San Felice Circeo. Nel caso in cui vogliate partire da Ponza, attualmente è disponibile un Veliero di 24 metri. Si tratta di un vero e proprio albergo galleggiante. Oltre ad essere una delle imbarcazioni più comode e spaziose della sua categoria mantiene il fascino di un veliero d’altri tempi e si distingue per eleganza ed esclusività. Dispone di 5 cabine, 6 bagni e può ospitare al suo interno un massimo di 15 persone.
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Palmarola: l’isola da esplorare in barca a vela Partendo dal porto di Gaeta sono 3 le imbarcazioni tra le quali poter scegliere al momento: Bwa America 510, Gommorizzo 570 e Selva 500. Potete esplorare l’isola di Palmarola anche partendo dal porto di Nettuno a bordo di Jeanneau Sun Odyssey 449, del catamarano Ctc Ctc 44 e con Beneteau Oceanis 54. Quest’ultima è una delle imbarcazioni più confortevoli e rifinite presenti sul mercato del charter. Lussuosa e dotata di ogni comodità garantisce ai suoi passeggeri elevate prestazioni e grande stabilità sia in navigazione che all’ormeggio, consentendo sempre una perfetta vivibilità degli spazi interni ed esterni. Le generose dimensioni dello scafo, la grande autonomia, gli ampi spazi comuni e le accoglienti cabine con annesso bagno fanno dell’Oceanis 54 la barca ideale, sia per gli appassionati delle lunghe navigazioni che per gli amanti della rada.  Infine, il team di Yachtmaster.it ha organizzato una mini crociera con partenza il 14 giugno 2019 e ritorno previsto per il 16 giugno. Si partirà dal porto di Formia a bordo dell’imbarcazione Nelson 49. Il viaggio avrà una durata di 3 giorni e avrà come mete le isole di Ponza e Palmarola. Il costo attualmente è di 480 euro per la cabina con 2 letti gemelli, e ugualmente di 480 euro per l’altra cabina doppia con 2 letti a castello. Sarà un modo per esplorare 2 luoghi in un’unico viaggio e per conoscere posti molto vicini a voi, ma estremamente affascinati. Personalmente credo che sia un’occasione da non perdere e il mio consiglio è quello di non mancare per nessuna ragione al mondo.  Read the full article
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LP: Un'anima errante, in sosta a Casablanca!
Articolo di Khouloud Kebali, 11 aprile 2017.
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foto: @sife_photography
Jazzablanca 2017
Si tratta di una di quelle artiste che consegnano la loro anima attraverso le canzoni, che poi restano nelle menti! Lei era a Casablanca al Festival Jazzablanca. E Dio! Se c’è piaciuta l'esperienza di questo incontro! LP,  Laura Pergolizzi, newyorkese, con il suo animo antico, ci piace molto. Lei che ha scritto canzoni per Rihanna o, ancora, per Christina Aguiliera, ci ha concesso un'intervista fuori dal tempo. E se non conoscete ancora LP, autrice, compositrice, interprete...che raccoglie i nostri sentimenti, e li fa suoi creando canzoni in cui mette parte della sua anima per conquistare le nostre...è ora di recuperare! Ma a parte tutto, LP per Made in Casablanca!
Ci siamo incontrati con lei per un incontro molto speciale che sembrava più un "passare del tempo tra amici" perché noi, abbiamo chiacchierato senza tabù, senza vincoli di lingua o cultura, con una piccola donna che porta un intero mondo dentro di se! 
Questo incontro non era previsto, ma dopo averle due domande durante la conferenza stampa, ci siamo resi conto che non era sufficiente...avevamo bisogno di più, molto di più…è quindi naturale aver richiesto un'intervista a tu per tu, nella splendida Intissar Nechnech, organizzazione che poi ci ha presentato il manager di LP….il giovane non ha pensato molto prima di dire "Sì, perché no?"(Grazie Tissy!).
Un tatuaggio, un veliero sul petto, gli occhi teneri nascosti dai capelli arricciati e un sorriso destabilizzante, ci stava aspettando nella hall dell'hotel Mogador. Lp ci accoglie con un grande sorriso.
La conversazione inizia e si incentra su un "anello" che porta la nostra giornalista, uno scambio di  stili, di pietre e poi di quegli accessori che non indossiamo ma che sono parte del nostro corpo, del nostro essere...siamo partiti bene!
Made in Casablanca: C’è una parola o più, che tornano a mente ogni volta che ci si cala nello scrivere una canzone? Una sorta di ossessione?
LP: Oh Dio, no! Ed è questo l’insieme che mi piace! Quando scrivo, non so mai cosa verrà fuori dalla mia bocca, davvero non lo so mai. Colleziono cose diverse, momenti nel mio ambiente, registro tutto sul mio telefono per ricordare le circostanze. Un esempio, ero nel retro di un furgone ed ascoltavo Paolo Nutini (in tour al momento) quando la frase "Lost in You" mi ha colpito la mente! Ricordo molto chiaramente di averci pensato a questa frase, dicendo che era molto bella...Vedete cosa voglio dire! A volte scrivo una frase e trascorro giorni, mesi, a "girarci intorno"! Per "Lost on You," ho messo in guardia i miei produttori e autori con cui lavoro; avevo l 'idea per una canzone, ma non ero pronta a scriverla davvero. Questa canzone nasce da un grande dolore, da una separazione e ho dovuto aspettare più di dieci mesi, quando non ero più in sofferenza, ero con una nuova fidanzata e lo stato d'animo non era lo stesso. Ero felice, ma le parole del testo di questa canzone sono  semplicemente “uscite", perché dovevano venire fuori da un momento a l'altro! Lo stesso vale per la canzone "Into The Wild”. Ero in studio, componendo melodie nella mia testa, quando le parole sono arrivate mentre io non conoscevo nè il libro nè il film che porta quel nome.
MIC: Parlami di "No Witness”. A cosa pensavi durante la scrittura di questa canzone?
LP: Ti piace quella canzone?
MIC: Sì, e fa parte delle mie preferite...e, io non so perché, mi rende felice!
LP: Super!  Ah sono molto felice. È una canzone che ho scritto, non sapendo se avrei finito con il cantarla, perché era destinata ad un programma televisivo. Il tema era la gente "per bene" che alla fine finisce per danneggiare o fare del male, o comunque fare cattiverie. Ho dovuto attraversare un periodo buio con la mia ex ragazza, che era (ed è) e una persona molto buona, ma ho attraversato un sacco di me*da ...Dopo aver parlato due ore con l'uomo che mi aveva richiesto la canzone, dopo aver ascoltato una nota, il "humhumhum", sono saltata dalla sedia, restando bloccata per 45 minuti e la canzone è nata. (ride)
MIC: Ho la sensazione che i video delle tue canzoni ti rispecchino? Scegli tu il tema?
LP: Sì! Con Chuck D. Willis (regista di tutti i suoi video a partire da "Lost On You", ndt), ci completiamo….É come scrivere i testi assieme. E abbiamo una meravigliosa chimica! 
MIC: Scrivi, espone e consegni parte del tuo essere agli altri...E sembri essere una persona molto tranquilla a riguardo, è così? 
LP: La verità. Non ho mai pensato di potermi aprire di più sulla mia vita, sai cosa voglio dire, io sono una piuttosto cordiale, ma su un palcoscenico mondiale non credo che potrei esserlo più di cosi, dando più sentimento. Penso anche che tutto ciò che ci riguarda, in quanto esseri umani, tutto ciò che ci rende vulnerabili, è artisticamente bello..."Lost on You" parla di rottura, di mancanza di fiducia, di un'anima lacerata, e vedere il successo che ha in tutto il mondo...è quasi ironico...quando ho fatto ascoltare questa canzone, più altre due, alla mia ex etichetta, il giorno in cui ho presentato questi brani a una sorta di "giuria", il cui intento era determinare se mi avrebbero tenuto o no...la mia etichetta mi lasciò! Ma questo è un male che molti definiscono un bene, perché dovevo loro un milione e mezzo di dollari...Per me fu una delusione, ma loro lasciarono perdere. (ride) Questo rappresenta oggi una grande lezione per me, perché è proprio questa "l’arte"! Tu proponi una canzone che ad alcuni non piace e la consideri un tesoro, ma gli altri lo vedono come "immondizia"…Continui sulla tua strada, a credere in te, soprattutto in questa canzone e poi "Boom!" Il brano porta un successo che supera di gran lunga le tue aspettative. Questa è una lezione che non ho dimenticato!
MIC: Vedo che  "Lost On You" ti ha segnato molto...Ma hai pensato che sarebbe diventata una sorta di canzone "cura" (letter. Song Therapy) per il tuo pubblico? 
L.P: No, assolutamente no! Ho scritto questa canzone per una donna con cui ho condiviso la mia vita e che era una brava persona, ma che mi ha fatto molto male. A quel tempo, ero in una sorta di pausa da scrittura e avevo deciso di fare una cover, in omaggio a Paul Simon. Ho ascoltato, cantato "Sliding Away" e ho voluto interpretare "Still Crazy All These Years", l’ho considerata una canzone adulta, matura...si sta  parlando di quel tipo di rapporti che durano una vita, in cui si stanno facendo dei “piani”, due bambini, casa e auto ...Poi mi sono resa conto che anche in un “uragano” d’amore, l'odio può essere molto presente, e avere il potere di essere tutt'uno con l'amore. Un esempio che ho vissuto con il matrimonio dei miei genitori...La crudeltà che si deposita anche nelle più belle storie. Scrivere una canzone che permette di esorcizzare i propri demoni, ma dove tutti sono finalmente identificati. Tutto questo per dire che..."Lost On You" è stato un buon inizio, sicuramente.
MIC: Per ultimo, hai detto in un'intervista che si sentivi più a tuo ”agio" con il nome "LP" che con "Laura Pergolizzi"! Perché?
L.P: Wow….É vero! Ne ho anche parlato con il mio terapista, che mi ha detto che quando ha pronunciato il mio nome completo, ha pensato ad fiume tranquillo, ma quando ha pronunciato LP, ha pensato all’immagine di un vulcano in eruzione. (ride)
Traduzione a cura di Claudia Mari e Marianna Fornaro 
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mademoisellesabi · 4 years ago
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In questo articolo scopriremo quali sono i 10 luoghi da vedere in Normandia. La Normandia è vertiginose scogliere, graziosi villaggi fioriti, spiagge ricche di storia ma anche di poesia e molto altro ancora.
Prima di cominciare vi lascio queste righe tratte dal mio romando L’amore a Colpi di Champagne per trasmettervi le mie sensazioni sulla meravigliosa Normandia
“La culla dell’impressionismo, con affaccio sulla Manica, è un luogo bellissimo già al primo approccio. La Normandia, sconosciuta a molti, in realtà è un luogo per tutti! Per gli intellettuali e amanti dell’arte in quanto patria e buen retiro di un numero indefinito di pittori impressionisti e di scrittori, mi vengono in mente Proust, Guy de Moupassant, Gustave Flaubert, Dumas. Per i buongustai è terra di perdizione tra calvados, ostriche e strepitosi formaggi. Per gli appassionati di storia è il luogo dello sbarco più famoso della storia ma è anche la terra che ha portato al rogo Giovanna d’Arco. Per i romantici è il posto ideale grazie al meraviglioso paesaggio tra mare, natura e borghi caratteristici, con una costa ricca di località balneari e paesaggi bucolici che ti resteranno nello sguardo molto a lungo.”
Eccoli qui di seguito i dieci luoghi da non perdere in  Normandia.
1. Étretat, Costa d’Alabastro
Immancabile tappa nella Costa d’Alabasto è la celeberrima e magnifica Étretat, ora luogo turistico a tutti gli effetti sempre molto suggestivo, un tempo meraviglioso villaggio di pescatori, incastonato fra le due falesie più note della costa, alle quali deve la propria fama: la Falaise d’Aval e la Falaise d’Amont.
Étretat è uno straordinario esempio di architettura naturale a cielo aperto. Vi affascinerà come ha affascinato Claude Monet. La particolarità delle falesie di Étretat è che sono costituite da un particolare tipo di gesso, il Turoniano, che ha la capacità di resistere in modo notevole ai fenomeni di erosione che altrove sono molto più evidenti. L’ideale sarebbe trascorrere almeno un giorno e una notte ad Étretat, in modo da riuscire a visitare le falesie, sul posto scoprirete che non sempre è possibile visitare la base delle falesie, lo decide la marea, consultando l’apposita tabella capirete se la marea è favorevole, da quanto si è ritirata e tra quante ore dovrebbe risalire.
Incamminatevi lungo il sentiero escursionistico che conduce alla Falesia d’Aval. Da questo punto è possibile ammirare l’Arco della Manneporte. La gigantesca volta naturale creatasi da una propaggine della scogliera che fa restare a bocca aperta. Guy de Maupassant la descrisse come un elefante che beve nel mare e Monet l’ha ritratta in un suo celebre dipinto, trascorrendo un intero inverno a immortalarla in ogni condizione atmosferica.
Per visitare la Falaise d’Amont bisogna prendere una scalinata che parte dalla battigia. Duecentocinquanta scalini più tardi, raggiungiamo la cima della Falaise d’Amont e da alcune sporgenze rocciose riusciamo ad ammirare il panorama dall’alto e, a parte la sensazione di vertigine, la vista è mozzafiato!
Tra gli altri personaggi che furono ospiti di Étretat: gli scrittori Hugo e Flaubert, il compositore Offenbach e i pittori Coubert e Boudin. Anche Maurice Leblanc, l’inventore del famoso ladro gentiluomo Arsène (Arsenio) Lupin, giornalista normanno, nato a Rouen, fece soggiornare il protagonista dei suoi romanzi qui, a Étretat. La nipote dello scrittore ha allestito nella casa di famiglia: le Clos Arsène Lupin, dedicato all’universo enigmatico del nonno.
Se siete a Étretat dovete fare visita Les Jardins d’Étretat che si affacciano sulla Falaise d’Aval, voluti da Madame Thébault, attrice degli inizi del XX secolo, amica di Monet e, appunto, iniziatrice del giardino. Il giardino è stato disegnato da Alexandre Grivko che vanta un primato da record per la progettazione di oltre 500 giardini e lo sviluppo di 100 progetti pubblici e privati su larga scala.
Scopri qui gli altri villaggi della Costa d’Alabastro da non perdere!
Étretat
2. Côte Fleurie: Honfleur, Deauville, Trouvile sur Mer e Cabourg
Da Honfleur a Cabourg la Costa fiorita regala magia ai viaggiatori sin dal diciottesimo  secolo. All’epoca infatti era la meta di ricchi vacanzieri provenienti dall’intera Francia e dal sud dell’Inghilterra, che si concedevano rilassanti vacanze nelle bellissime ville fronte mare che potete ammirare in particolare a Trouville a Deauville.
Ma vediamoli uno per uno questi villaggi bellissimi: la marinara Honfleur, l’affascinate Trouville, la snob Deauville e la romantica Cabourg.
Honfleur
Un antico borgo marinaro dal fascino unico, dall’atmosfera d’antan e rarefatta, che vive attorno al porto, dove passare un paio di notti romantiche a bordo di un veliero ormeggiato. E concedervi una cena a lume di candela in uno dei tanti ristoranti affacciati sull’estuario della Senna, a sperimentare la cucina tipica nei ristoranti di pesce che servono specialità come  gamberi, sogliole, capesante, sgombri e le celebri moules frites (cozze servite con patatine fritte).
La zona centrale è da percorrere a piedi, tra le stradine puntellate di porfido dei pittoreschi vicoletti con le tipiche case a graticcio, le caratteristiche botteghe e tanti bistro. Baudelaire era molto legato a questo luogo dall’aria antica e autentica e basta attraversare la piazza lastricata e raggiungere il vecchio porto per capirne le ragioni.
Pochi sono i luoghi che, come questo, hanno fatto da sfondo a tanti personaggi dell’arte, alcuni vi sono nati e altri ancora hanno trovato in queste terre un rifugio sicuro. Ogni angolo trasuda di fascino e arte.
La cittadina è stata immortalata dai più grandi pittori e, ancora oggi, esercita un incredibile fascino, su artisti che continuano a venire a Honfleur per dipingere i paesaggi e i luoghi del suo prestigioso passato storico e marittimo. Le luci cangianti della notte che riflettono sull’estuario della Senna hanno ispirato Courbet, Monet, Boudin e molti altri e ancora oggi sono numerose le gallerie che espongono opere di pittori del passato e contemporanei.
Honfleur
Trouville-sur-Mer
Per raggiungere Trouville da Honfleur è d’obbligo scegliere la Route de la Corniche, la strada panoramica che costeggia la collina e si affaccia sul mare, nel primo tratto la strada è costeggiata dalla vegetazione e oltre le siepi di recinzione lo sguardo sarà attirato dalle famose tipiche abitazioni con la chioma, le chaumerie, un tempo modeste dimore di contadini, oggi abitazioni ricercate. Ce ne sono di stupende, con giardini fioriti, tante ortensie a recintare le proprietà e in molti casi cavalli allo stato brado.
Arrivati a Trouville dall’alto della strada vedrete il mare e le bellissime ed eleganti ville di che vi si affacciano. Trouville-sur-Mer infatti conquista tutti per il suo fascino glamour e l’elegante architettura delle sue ville affacciate sul litorale dalla sabbia finissima.
L’elegante e raffinata Trouville è stata amata da scrittori come Dumas, Flaubert e Proust e se il litorale è noto per le ville dall’elegante architettura il suo centro  storico è puntellato di case colorate di pescatori e da incantevoli punti panoramici, come quelli che regala l’escalier du serpent, una vertiginosa scalinata con 100 gradini.
Nella zona del porto si trova il caratteristico mercato del pesce al coperto e moltissimi locali e ristoranti dove è d’obbligo fermarsi a pranzo o a cena.
Trouville sur Mer Spiaggia
Trouville sur Mer
Deauville
Deauville è certamente più pretenziosa e snob rispetto a Trouville, due località gemelle, divise da un ponte, ma con caratteri diversi. Deauville ha boutique esclusive, un casinò frequentato da personaggi in vista, della moda e dello spettacolo. Ci ha vissuto, tra gli altri, anche Wiston Churchill. Deauville è la celeberrima località di villeggiatura, meta preferita dai parigini e per questo definita il 21 Arrondisement nonché città dove visse e operò la Mademoiselle per antonomasia: Gabrielle Bonheur Chanel.
Il lungomare si presenta ordinato ed elegante, la spiaggia con ombrelloni colorati dove non ci sarà mai la folla e l’atmosfera è incredibile, sembra di essere in un film. Les Planches è una famosa passeggiata della spiaggia di Deauville.
Altro luogo da visitare è la splendida Villa Strassburger, in stile alsaziano con dettagli normanni, fu dimora di Gustave Flaubert; una passeggiata nel suo parco infonde pace e serenità; nelle vicinanze della villa ci sono molti hotel dove soggiornare.
Altro edificio caratteristico è il Municipio, una bellissima costruzione al centro del paese con caratteristiche tipiche alsaziane e anglo-normanne, come tutte le case della piccola cittadina francese. Qui i cavalli sono un’istituzione e non è raro vedere cavallerizzi in groppa cavalcare in riva al mare all’alba come al tramonto, per gli appassionati di corse di cavalli consiglio l’Hippodrome Deauville La Tou-ques; un impianto moderno e molto curato nei dettagli.
Il giro turistico di Deauville e dei suoi dintorni si può fare anche con le Petit Train de Deauville che arriva fino in spiaggia. Acquisto il biglietto!
La spiaggia di Deauville
Cabourg
Diciotto chilometri separano Cabourg da Deauville che è situata sull’estuario della Dives. Consiglio come itinerario la strada che costeggia il mare passando per Benerville-sur-Mer, Blonville-sur-Mer, Villers-sur-Mer, Auberville, Houlgate e Dives-sur-Mer.
Cabourg è una tappa da non perdere, in quanto località balneare famosa per l’atmosfera belle epoque e ne sono tangibile dimostrazione le ville dell’alta borghesia e dell’aristocrazia parigina di inizio novecento disposte attorno al Casinò e al Grand Hotel.
Dalla spiaggia, oltre una fila ordinata di pittoreschi ombrelloni con tendine paravento a righe bianche e beige, ammirerete il maestoso Grand Hotel, che ospitò in molte occasioni lo scrittore Marcel Proust. A separare l’hotel dalla spiaggia infatti la Promenade che prende il nome dallo scrittore e che regala una passeggiata di un paio di chilometri immersi in un’atmosfera leggera a raffinata e dove ammirare il mare e il cielo si fondono in un’unica sfumatura di colore.
3. Bayeux
La carinissima Bayeux, vanta un ricco e importante passato e possiede un cospicuo patrimonio culturale e artistico, molto ben conservato, in quanto miracolosamente risparmiata dalla distruzione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Questo fa sì che conservi intatto tutto il suo fascino medievale, ne sono dimostrazione le sue caratteristiche stradine, i suoi canali con i mulini, le chiese, la totale assenza di modernità, nonché la mancanza di industrie nell’imminente periferia.
Bayeux deve la sua fama internazionale al famosissimo arazzo medievale, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. 68 metri di tela di lino dipinta, scampata miracolosamente alle razzie naziste in quanto nascosta in uno scantinato del Louvre.
La Tapisserie de Bayeux è, senza dubbio, una delle più importanti testimonianze del Medioevo: narra i principali episodi che hanno permesso al duca di Normandia, Guglielmo detto il Bastardo (in quanto figlio naturale del duca Roberto e della figlia di un conciatore di pelli) di conquistare il trono d’Inghilterra e di diventare Guglielmo il Conquistatore.
Racconta gli eventi dal 1064 al 1066, anno della decisiva battaglia di Hastings, e per farlo mette in scena 623 persone, 505 animali di specie differenti, 202 tra cavalli e bestie da soma, 55 cani, 41 imbarcazioni e 49 alberi è composto da otto elementi cuciti tra loro, con fili di lana di otto colori diversi, fino a formare una specie di fumetto del Medioevo, scritto nella stoffa, anziché su carta.
L’arazzo, che dovrebbe essere stato prodotto a Canterbury, fu tessuto tra il 1070 e il 1077 per volere del vescovo Odone, il fratellastro di Guglielmo il Conquistatore. Fu esposto, a partire dal 1476, nella cattedrale di Bayeux. Dal 1724 che l’arazzo iniziò a interessare gli studiosi e che venne prima compresa la sua importanza.
Cattedrale di Bayeux
4. Arromanches-les-Bains e le spiagge dello sbarco
Qui sbarcarono 2 milioni e mezzo di soldati, 4 milioni di tonnellate di equipaggiamento e 500.000 veicoli. Stazione balneare, incastonata tra le falesie è una delle spiagge più importanti per la liberazione dell’Europa dalla gogna nazista. Musei, cimiteri, musei e vedute panoramiche sono stati creati per far capire al visitatore che cosa ha rappresentato lo Sbarco in Normandia. La visita al Musée du Débarquement fa conoscere tutti i dettagli dell’operazione. Presso Arromanches 360, in una sala circolare viene proiettato il filmato The Price of Freedom, un’emozionante resoconto della battaglia. Nei mesi estivi c’è da fare la coda.
Omaha Beach 
Lungo questi 7 chilometri di costa si è combattuta la battaglia più drammatica e cruenta dell’operazione. Il momento dello sbarco, fu un vero massacro di americani che tentavano di raggiungere la spiaggia mentre i tedeschi, dall’alto delle dune di sabbia, sparavano senza sosta.
Juno Beach 
Presso la spiaggia di Berniéres-sur-mer sbarcarono le forze militari canadesi. Presso Juno Beach Centre è possibile capire quale ruolo ha avuto il Canada nell’offensiva militare in cui persero la vita oltre 45.000 canadesi.
Utah Beach 
Su questa spiaggia, all’alba del 6 giugno 1944, toccarono per primi il suolo francese i soldati dell’ottavo reggimento di fanteria americani portati vicino alla riva da 20 chiatte da sbarco. In parecchi persero la vita sia a causa del fuoco nemico ma anche per annegamento a causa dell’eccessivo peso dell’equipaggiamento e delle armi in dotazione. Al Musée du Débarquement potrete conoscere tutti i dettagli di quella giornata storica attraverso fotografie e reperti autentici.
Ci sono altri luoghi da visitare dedicati allo sbarco, questi sono i più importanti.
Arromanches-les-Bains
5. La Penisola de La Hague
La Penisola de La Hague, una zona aspra e incontaminata, dove la natura è assoluta protagonista. Il paesaggio è aspro, selvaggio, con scogliere vertiginose, muretti a secco, case in pietra, i tanti animali al pascolo, perlopiù mucche e cavalli – in Normandia se ne trovano in abbondanza – che puntellano i prati verde smeraldo che ricordano appunto l’Irlanda.
La costa è spazzata dai venti e le sue fredde acque cristalline rendono le spiagge dei veri paradisi per surfisti, non è una zona battuta dal turismo di massa e questo è solo un vantaggio. Il mood è perdersi per qualche ora imboccando stradine che non si sa dove portino, salvo scoprire che regalano paesaggi e scorci stupendi e che infine conducono a spiagge, scogliere e fari lungo la costa.
Infatti incontrerete tutta una serie di splendidi borghi dove abitazioni in pietra circondate da giardini perfetti contornati da ortensie di tutti i colori sono un must, non c’è casa che non abbia straripanti siepi di ortensie.
Eccoli alcuni di questi villaggi:
Omonville-la-Petite
Qui è sepolto Jacques Prévert, in questo minuscolo comune di 128 abitanti nel dipartimento della Manica, il famoso poeta ha passato gli ultimi momenti della sua vita. Qui c’è la sua casa-museo, ma anche se non siete appassionati di letteratura – peggio per voi – i meravigliosi scorci, il paesaggio bucolico che sembra uscito da un dipinto sono motivo sufficiente per una visita, purché siate animi romantici. 
Omonville-la-Petite
Saint-Germain-des-Vaux, PORT RACINE
Questo è il porto di ancoraggio più piccolo di Francia, situato nella punta Ovest più estrema del Cotentin deve il nome al corsaro Françoise Médard Racine, vassallo di Napoleone che lo costruì nel 1813, la sua idea era trovare, in questo magnifico angolo di mondo, rifugio ma anche attaccare con la sua goletta “Embuscade” le navi che passavano per questa striscia di costa. Distrutto fu poi ricostruito, tra il 1870 e il 1886, dai pescatori del posto. Un autentico angolo di paradiso, riparato dalla collina che lo avvolge che, in questa stagione, è carica di ortensie. Da Port Racine è possibile fare una passeggiata sul sentiero del Litorale gr 223.
Il piccolo Port Racine
Goury
Piccola ma molto affascinante. Il faro circondato da un arenile fatto dei tipici ciottoli (galet), venne costruito nel 1837 per segnalare la costa alle navi di passaggio che troppo spesso naufragavano a causa delle fortissime correnti marine. Nell’area circostante mucche al pascolo, cavalli allo stato brado e stormi di gabbiani che si librano in cielo.
Goury, vissta sul faro off shore
La Baie d’Écalgrain  
Già percorrendo la strada tra le colline verdi si nota la baia alla base della scogliera, un’insenatura naturale che non ha visto la mano dell’uomo trasformarla. Fermatevi, anche lungo la strada senza scendere, se non avete tempo, almeno qualche minuto ad ammirare e ad assaporare dall’alto la bellezza selvaggia del paesaggio. La spiaggia, incastonata tra le falesie ricoperte da un manto erboso verde brillante, accoglie il mare in un continuo susseguirsi di onde che si infrangono sulla battigia. Con la bassa marea affiorano piacevoli cordoli rocciosi. Meraviglioso! Attraverso una passerella si può arrivare alla spiaggia.
La Baie d’Écalgrain
Jobourg – Le Nez de Jobourg
A Nez de Jobourg, le scogliere più alte dell’Europa continentale, vi troverete a osservare dall’alto dei suoi 128 metri, falesie vertiginose e sotto un mare che s’infrange fragoroso sulla costa, il vento che vi massaggia il viso, il cielo terso e il paesaggio incontaminato sono uno spettacolo autentico. Davanti a voi potete scorgere le Isole del Canale. Sul posto c’è un ristorante e si mangia pure bene. Ricordatevi per visitare la zona, anche in piena estate, è meglio essere muniti di giubbotto, io avevo il trench ma era freddino, meglio il piumino.
Vista sulla baia da Le Nez de Jobourg
6. Granville e l’arcipelago Chausey
La particolarità di Granville è sicuramente la città alta (Haute-Ville), circondata da mura a strapiombo sul mare, fu fortificata dagli Inglesi nel XV secolo e conserva ancora oggi le tracce del suo passato militare e religioso sono molto tangibili. Un tempo era patria di corsari, bucanieri e pirati fedelissimi ai re francesi.
A passeggio lungo le strade di ciottoli si respirano antiche atmosfere e si gode di un panorama fantastico sul mare e su incantevoli spiagge. La cittadella è disseminata di locali e ristoranti e le sue case di granito e i caratteristici palazzi che affacciano sugli stretti e pittoreschi vicoli la rendono davvero peculiare. Concedetevi un pranzetto o una cena in una delle tante Crêperie, magari consumando la prelibatezze locali come le crepes ma anche le galette bretonne, qui siamo molto vicini alla Bretagna, e questo è il motivo per cui ci ristoranti che propongono le tipiche pietanze bretoni.
La parte bassa della città ruota attorno al porto. In questa zona, ricca di locali e ristoranti, mentre consumate un aperitivo o una cena vi capiterà di assistere allo spettacolo che regala la marea; vedrete le imbarcazioni ormeggiate che da posante su un fianco adagiate alla sabbia  perché la marea si è completamente ritirata, nel giro di dieci minuti, tornano a galleggiare perché, si sa, la marea sale alla velocità di un cavallo al galoppo.
Il porto di Granville è l’attracco delle compagnie che collegano le isole Chausey e le isole anglo-normanne di Jersey, Guernesey e Sercq e dato che vi trovate a Granville, con un breve viaggio in traghetto, vale la pena visitare le isole Chausey dove patria di foche, delfini e uccelli.
A Granville c’è la casa natale di Christian Dior, oggi diventata museo www.musee-dior-granville.com ci ha vissuto i primi anni della sua infanzia, fino al 1911, anno in cui la famiglia si trasferì a Parigi. Lo stilista è sempre rimasto molto legato alla sua casa sulla scogliera con vista mozzafiato sul mare del Nord, tanto che nella sua autobiografia Christian Dior et moi, dichiarò “la casa della mia infanzia… ne conservo un ricordo tenero e meravigliato. Che dire? La mia vita, il mio stile, devono quasi tutto alla sua posizione, alla sua architettura”.
Granville, vista dal mare. Il Casinò e la città murata
7. Le-Mont-Saint-Michel
Da qualsiasi punto di vista la baia di Mont Saint-Michel è meravigliosa. La sabbia e i pascoli erbosi, il mare e il cielo che si dividono l’orizzonte, i giochi di luce in un paesaggio che si evolve in continuazione e che rendo Le-Mont-Saint-Michel uno dei luoghi più magici della terra.
Il fascino del borgo medievale con l’imponente Abbazia che lo domina e la baia circostante con lo spettacolo straordinario e suggestivo che offrono le sue maree resteranno impressi nella mente per molto tempo, dall’alto del borgo è incredibile la vista che si gode sulla baia.
Se volete saperne di più su Le Mont Saint Michel le trovate in questo articolo.
Le Mont Saint Michel
8. Rouen
Una città che appare quasi un museo tanto da meritarsi l’appellativo di Ville Musée, un gioiello architettonico dove arte, storia e cultura si fondono magistralmente. Viene soprannominata la città dei 100 campanili e basta farci un giro per capirne la ragione, va girata assolutamente a piedi. Solo così è possibile ammirare i suoi tanti scorci differenti, restare stupiti dalle sue case a graticcio di una varietà incredibile di colori, solo così è possibile ammirare le stradine lastricate e le chiese gotiche.
Non perdetevi Place Saint-Marc e uno dei suoi mercati, dato che la Normandia è famosa per i suoi formaggi, questo è il posto migliore di Rouen dove acquistarli, anche Rue Armand Carrel è una via dove fare acquisti gastronomici, tantissime le botteghe, molte sono gastronomie tipiche francesi. Dalla piazza si arriva in Rue Martanville dove si trovano bellissime case a graticcio colorate, la via termina proprio nei pressi della Chiesa di Saint Maclau, in stile gotico domina una piazzetta dove affacciano altre bellissime case a graticcio. La chiesa merita un’occhiata è un vero e proprio gioiello.
Da vedere anche la Cattedrale di Notre Dame, la più importante dalla città, la sua guglia raggiunge i 151 metri ed è la più alta di tutta Francia. La cattedrale è stata il soggetto di più tele del pittore impressionista Monet. Impossibile non percorrere Rue du Gros Horologe, dove ovviamente oltre alle ricorrenti case a graticcio delle quali è disseminata la città troviamo la volta del Gros Horologe, l’arcata in stile gotico e rinascimentale con il celeberrimo orologio astronomico decorato a soggetti allegorici, in cima al quadrante, un oculo, ospita una sfera che indica le fasi lunari.
Se ci capitate d’estate potrete godere dello spettacolo delle luci e immagini animate che, da luglio a settembre, vengono proiettate sulla facciata della Cattedrale di Notre-Dame, uno spettacolo con musiche e colori coinvolgenti, assolutamente da vedere! A noi era capitato a Reims (Champagne) di vedere uno spettacolo simile.
Rouen
La volta del Gros Horologe
Se vi trovate in zona e siete appassionati di letteratura non perdete occasione per visitare i luoghi di Madame Bovary: Yonville-l’Abbaye nel romanzo, Ry nella realtà. Piccola e ridente cittadina a mezz’ora da Rouen di nemmeno 1000 anime, dove si sono svolte le vicende della famiglia Delamare. Il villaggio offre tante testimonianze dei suoi legami col romanzo come la Galerie Bovary Musée d’Automates che ricostruisce scene tratte dal libro o l’église Saint-Sulpice con il suo meraviglioso portico in legno e le tombe della famiglia Delamare, oltre alle diverse targhe intitolare a Gustave Flaubert disseminate per tutta la città e le insegne dei vari locali e negozi che fanno menzione di Madame Bovary.
Ry
9. Les Andelys
Sul percorso da Rouen verso Giverny, tenendo la Senna alla destra, si raggiunge Les Andelyes, un paesino che si affaccia sul fiume dove i margini sono ancora verdi e boscosi. Il villaggio è famoso per il castello, Chateau Gaillard, arrampicato a 90 metri sopra il centro abitato.
La storia racconta che la zona del Castello grazie alla sua posizione strategica, domina i meandri della Senna, attirò gli interessi di Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghilterra e Duca di Normandia che, desideroso di aprirsi un varco verso il mare, tra il 1196 e il 1198, fece edificare su una falesia proprio il Castello, in modo da proteggere il ducato e la sua capitale: Rouen. Il castello fu ritenuto un capolavoro d’avanguardia dell’architettura militare dell’epoca, oggi è completamente in rovina, consumato dalle battaglie, dal tempo e dall’incuria, il suo stato comunque conferisce un fascino malinconico e molto suggestivo a Les Andelys.
Dal Castello, si gode una splendida vista sul villaggio che non sembra niente male. Il villaggio appare subito pittoresco, grazie anche alla sua posizione, adagiato sulle rive della Senna, contornato da colline boscose e bianche scogliere.
Les-Andelys visto dal Castello
10. Giverny e la casa di Monet
A Giverny si va per visitare la dimora di Monet e soprattutto i suoi giardini. Giverny è un paesino di 500 anime lungo la Senna dove tutto ruota attorno a Monet, alla fondazione Monet con la casa ed i giardini del grande pittore impressionista. Sono in molti ad inserire questa tappa nel viaggio in Normandia ed è subito chiaro dalla coda che c’è… Nell’attesa potete concedervi un sandwich (carissimo) in uno dei localini della zona organizzati per sfamare i turisti.
La casa è accogliente, al piano terra un grande salotto e una bella cucina, il resto sono spazi piccoli ma curati, pieni di mobili, soprammobili e quadri. Gli interni sono color pastello. Ma sono i giardini a stupire, un‘oasi di pace nonostante i tanti visitatori, pieni di fiori e rivoli d’acqua, è facile comprendere la ragione per cui questi ambienti stimolassero la creatività di Monet.
Il termine “ninfee” è praticamente sinonimo di Claude Monet e l’artista trovò l’ispirazione per questi dipinti nel giardino della sua casa a Giverny che ora è considerato uno dei punti di riferimento del movimento artistico impressionista. La casa e i giardini di Monet sono stati conservati così come erano durante la vita del pittore. Mentre sei in città, approfittane per visitare il Museo dell’Impressionismo di Giverny.
La facciata della casa
Il laghetto del giardino
i lati del vialetto che conducono alla casa sono ricoperti di fiori
Altro scorcio del laghetto
Decidere di selezionare 10 posti non è stato facile perché molti altri villaggi e luoghi meritano la visita in Normandia, ho scelto alcuni dei luoghi più belli che lungo il tragitto vi permettono comunque di fare delle soste. Potreste vedere anche: Le Havre e alcuni villaggi della Costa d’Alabastro, Pont l’Eveque, Barfleur, Saint Ceneri le Gerei, Vernon,  Beuvron en Auge, sulla Strada del Sidro.
Leggi anche: Bretagna dove finisce la terra e comincia l’Oceano. Diario di viaggio
10 luoghi da vedere in Normandia In questo articolo scopriremo quali sono i 10 luoghi da vedere in Normandia. La Normandia è vertiginose scogliere, graziosi villaggi fioriti, spiagge ricche di storia ma anche di poesia e molto altro ancora.
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tmnotizie · 5 years ago
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ANCONA – In occasione degli 800 anni dalla partenza di San Francesco dal porto di Ancona per la Terra Santa,  da venerdì 4 ottobre a lunedì 7 ottobre sarà presente nel porto di Ancona la nave scuola della Marina Militare Amerigo Vespucci,.  Il celebre veliero sarà ormeggiato presso la banchina san Francesco e potrà essere visitato dai cittadini nei pomeriggi di venerdì 4 e sabato 5 ottobre e, inoltre, domenica 6 ottobre per tutto l’arco della giornata.  Sabato mattina le visite sono invece riservate alle scuole.
Per favorire la sosta e la mobilità dei tanti visitatori attesi, il  parcheggio degli Archi,  bus di collegamento con il  porto incluso, e il parcheggio Traiano saranno aperti oltre che venerdì e sabato secondo i normali orari (dalle ore 5,30  il primo e dalle  7 il secondo, fino alle ore 21, anche domenica 6 ottobre dalle 9 alle 21).  Si ricorda che nel parking si può entrare con l’auto  fino alle 21 ma si può uscire in qualsiasi orario.
Di seguito gli orari dei bus navetta da piazza Ugo Bassi e dal cimitero di Tavernelle:
Bus navetta P.zza U. Bassi – Porto Antico
Percorso: Capolinea P.zza Ugo Bassi – Via Marconi – P.zza Repubblica – Varco Vittorio Emanuele (entrata area portuale) – Porto Antico (rotatoria Arco Clementino) e viceversa
Venerdì 4 ottobre 2019 – Partenze da P.zza U. Bassi
15.00  15.15  15.30  15.45  16.00  16.15  16.30 16.45 17.00  17.15  17.30  17.45  18.00  18.15  18.30 18.45   19.00  19.15  19.30  19.45  20.00  20.15  20.30 20.45  21.00
Sabato 5 e Domenica 6 ottobre 2019 – Partenze da P.zza U. Bassi
10.00  10.15  10.30  10.45  11.00  11.15   11.30  11.45  12.00  12.15  12.30  12.45  13.00  13.15  13.30  13.45  14.00  14.15  14.30  14.45  15.00  15.15  15.30  15.45  16.00  16.15 16.30  16.45  17.00  17.15  17.30  17.45   18.00  18.15  18.30 18.45  19.00  19.15  19.30  19.45  20.00  20.15  20.30  20.45  21.00
Il transito del bus presso la fermata del Porto Antico (Arco Clementino) avviene dopo circa 11 minuti dall’orario di partenza da P.zza Ugo Bassi.
Il servizio bus-navetta è gratuito per l’utenza.
  Bus navetta Parcheggio Via San Giacomo della Marca (Cimitero Tavernelle) – Porto Antico
Percorso: Capolinea fermata Parcheggio via San Giacomo della Marca (Cimitero Tavernelle) – Asse Nord/Sud – via Martiri della Resistenza – via De Gasperi – Parcheggio Degli Archi (fermata) – via XXIX Settembre – varco della Repubblica (fermata) – Arco Clementino (fermata) e viceversa
  Venerdì 4 ottobre 2019 – Partenze da Parcheggio via San Giacomo della Marca (Cimitero Tavernelle)
  15.00 15.50 16.40 17.30 18.20 19.10  20.00 20.50
  Sabato 5 e Domenica 6 ottobre 2019 – Partenze da Parcheggio via San Giacomo della Marca (Cimitero Tavernelle)
  10.00 10.50 11.40 12.30 13.20 14.10  15.00 15.50 16.40 17.30 18.20 19.10 20.00 20.50
  Il servizio bus-navetta è gratuito per l’utenza.
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pangeanews · 6 years ago
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Su Paul Valéry, ovvero: discorso contro il monoteismo della ragione e l’estetica da geometra
All’apice della “crisi dello spirito”, dopo la Seconda Guerra mondiale, cosa fa il grande Valéry, questo amico fraterno di Pitagora e Cartesio? Per salvare le sorti della civiltà o della cultura, dell’arte e della letteratura, fa appello a una massiccia iniezione di pensiero, spirito e alle creazioni delle mente. Vagheggia un tempo libero ideale. Un’interiorità anti-mondana, affine alla disposizione di Proust. Un training intellettuale quotidiano fatto di rinunce, igiene. Un’oasi salutare. Un porto sicuro che mettesse fine, qua giù e ora, al periplo della caotica esistenza mondana: “il solo modo di preservare integra la libertà dello spirito… quella vacanza interiore, quieta, in cui lo spirito, sciolto dagli obblighi sociali e spogliato della propria personalità, è libero di occuparsi unicamente di se stesso”, in cui si “può produrre delle formazioni pure come cristalli”.
Figlio di una duplice matrice – il paganesimo del razionalismo greco e l’armonizzazione utilitaristica delle passioni invocata dai philosophes francesi del Settecento, e questo benché egli li detestasse – Valéry fu indubbiamente attratto dall’Odissea e i suoi eroi della ragione, della mente. Dal poema dell’interiorità e dello spirito. E non certo dall’Iliade, il poema della forza, dei sensi.
Fu dunque solo un angelo stregato dal sensibile. Il suo “piacere delle apparenze” era viziato da una disposizione platonica. La scuola mediterranea a cielo aperto, da cui ha sempre preteso di aver imparato ad abbracciare la vita in tutta la sua ambigua complessità, a non disdegnare persino la visione dell’orrido, in realtà è una pura niaiserie, poiché: “se da un lato disgusta l’animo, dall’altro appaga l’occhio e l’intelletto”.
Il sordido, il disgustoso, viene esaurito ed espresso in una gamma che va dal negativo al positivo, a una superiore conciliazione. La parte negativa è inglobata in un mondo ordinato, positivo, un’armonia attraverso violente disarmonie. Un punto d’osservazione più elevato in cui le disarmonie sono percepite come contributi a una più ampia armonia. Ma questo è puro Goethe, o Spinoza. L’appagamento dell’occhio, anche nella visione dell’orrido, e nel piacere delle apparenze, in Valéry sono puramente oculari, platonici, intellettuali.
*
Fu un adoratore dei sensi, ma en philosophe, solo da lontano. L’orizzonte della sua percezione non concederà mai nulla al primato sensibile del tatto e del corpo. Solo alla vista, all’ideale e al mentale, concederà tutto. A quegli occhi che, direttamente collegati al cervello, alla mente, sono la sua unica parte esposta, all’aria aperta, esteriore, visibile. E rappresentano il vedere, il “conoscere ogni cosa” dei greci, la loro “mente superiore”. Quel sapere che permette di costruire una nuova realtà che non esiste in natura.
Avendo proclamata sovrana l’intelligenza, bandita l’ingenuità, i sentimenti e le passioni, l’orizzonte intellettuale di Valéry non poteva che sigillare la regione apollinea, un politeismo raggiante, diurno, che potesse sottomettere: “la macchina corporale al controllo della mente”. Al pari del suo Monsieur Teste, egli opponeva all’esteriorità una rigorosa ipostasi intellettiva, una mente artificiale padrona di sé, impermeabile alle passioni e a ogni impura regressione animalesca. Una tendenza austeramente puritana alla rinuncia e alla mortificazione. Un rifiuto ostinato dei piaceri mondani. Un ascetismo intellettuale che vede nell’uomo concreto un vaso impuro, un ammasso di peccato e corruzione. Se tutti gli uomini sono dannati, è necessario estirpare da sé ogni desiderio naturale!
Questa è la concezione, e la gabbia, cui Valéry sottopose sempre la propria intuizione poetica. A una disposizione ascendente del pensiero. Al punto che nelle sue opere troviamo continuamente perle come queste: “il reale avrebbe contenuto le idee, mentre lo spirituale avrebbe, forse, nobilitato le azioni”. E benché una riduzione completa si rivelava improponibile, ed egli ammettesse a malincuore l’impossibilità di vivere costantemente come M. Teste, questi sarà nondimeno un ideale cui almeno tendere.
Fattosi insularità interiore, ritiro intellettuale, dubbio corrosivo al servizio di un impietoso rigore scientifico, egli amerà gli inni al digiuno, per cui farà suo quello di Prudenzio: “E quando avrà sconfitto il desiderio e la bramosia, allora lo spirito trionferà da dominatore”. Degno rappresentante delle gelide dissezioni anatomiche dei critici francesi del Settecento, egli consigliava, prima di maneggiare tutto ciò che è impuro, una profilassi da chirurgo. E cosa aspettarsi da chi, come lui, riusciva a estrarre da sé, indifferentemente e a comando, a orari prefissati, dalle 5 alle 8 del mattino, il meglio dei suoi pensieri, come solo potrebbe un anatomista, a freddo? Con un esercizio intellettuale che si volgeva in semplice macchina conoscitiva, fatta di chiarezza, rigore e classificazione pura.
Perfino il mare, da lui così adorato e usato come metafora, è quel fenomeno che amerà da semplice spettatore, al riparo di una terrazza o di un balcone: “per me non vi è spettacolo che valga quello che si può scorgere da una terrazza o da un balcone ben disposto sopra un porto”. Il mare, terrae incognitae, muta in spettacolo per un flâneur. Al riparo di un luogo, la rada del porto, da cui assistere con l’insaziabilità del suo occhio intellettuale: “al maestoso arrivo delle navi e al brulicante traffico di merci che anima la vita portuale… per spaziare liberamente tra l’umano e l’inumano, e vedere l’opera razionale dell’architettura che si oppone all’azione brutale, incessante della natura.”
Da splendido veliero che non prenderà mai il mare, quale è, Valéry non vedrà mai il mare aperto o le onde furiose del reale. Tutti noi, infatti, abbiamo amato e conosciuto il mare nella nostra adolescenza, al pari di Valéry, ma questo non fa di noi degli adoratori dei sensi, creature capaci di avventurarsi, spesso nostro malgrado, anche nell’ignoto o di sostenere lo sguardo di una sapienza notturna. Il mare, per Valéry, fu solo un teatro naturale soggetto al suo stupore intellettuale. L’ignoto guardato dalla terra ferma. Una reminiscenza infantile, illibata, sfrondata da ogni ambiguità. Se mai ebbe qualche avventura, fu solo quella dell’erudito. L’avventura umana di un delicato.
*
Le sue incontestabili divinità pagane, il mare, il cielo, il sole, furono tutte ammirate con il cannocchiale del raisonneur che disconosce i chiaro scuri atmosferici. Gli elementi che colmarono il suo sguardo furono sempre la luce, la limpidezza del cielo, la nitidezza delle forme e dei colori, che destano altrettanto immancabilmente l’impulso apollineo alla conoscenza e alla costruzione di un pensiero fatto di idee chiare e distinte. Filtrati da un’ottica raggiante, attica, geometrica, antisettica, la geologia e i fenomeni atmosferici, in lui, non trasuderanno mai la physis. Un’eco atavica. La bellezza inquietante e indiscreta dello sguardo animale. L’assordante silenzio minerale delle ere geologiche. Perfino il suo pessimismo subirà tale sorte. Questo genere di scettici sono credenti che si inginocchiano di fronte alla ragione. Il monoteismo della ragione e il politeismo dell’arte al servizio di tale monoteismo. È questo, e nient’altro che questo, il suo paganesimo. Siamo alla natura vista attraverso il filtro dello charme parigino, del Gusto. Dove l’ignoranza primitiva è solo una bambinata indegna dello Spirito. È solo questa la scuola mediterranea di Valéry, il suo universo ordinato. Una venerabile tradizione estetica che vede nell’arte l’anti-natura. Il tenter de vivre che si riduce a una retraite spirituale. A un’immaginazione secolare, presa dalla morsa razionalistica e intellettuale, incapace di fare esperienza del reale, poiché irreparabilmente viziata da una rigidità permanente. L’estetica di un geometra. D’altronde, da buon francese cartesiano, Valéry fu essenzialmente “inadatto o restio alla profondità”.
Siamo da sempre vittime di questa estetica. Dell’ideale di un io puro, la vigilanza critica, l’orrore delle contingenze. Della creazione intelligente. Il culto e feticismo della suffisance esthétique. Il sogno di tutto coloro che vogliono ridurre le contingenze a un’esperienza formale, all’intelligibile. A una disposizione formalista, e al verbo. Al lato estetizzante, alla raffinata promozione delle più delicate ricerche formali, al culto dell’intelligenza critica. Alla scientifica dissimulazione della realtà dell’abisso. È la fuga dalle contraddizioni assolute. Il dilagare di un antico e freddo pregiudizio per la matematica, autentico monumento al non-io, unito a un odio gnostico per la materia, e un amore quasi mistico per la forma. Il demone della lucidità nel genio dell’analisi. Pura ingegneria filosofica, scientifica o letteraria, al servizio di un fondo classico: “il sistema del classicismo, comunque orientato, è l’antitesi e l’esclusione dell’individualità; in questo sistema rigorosamente oggettivistico, l’io e il soggetto non possono vantare alcun diritto reale”.
*
Evocare e valorizzare, alla stregua di un mito laico, la geometria, la matematica, Pitagora, le scienze esatte, lo spirito, la mente, il pensiero, l’intelligenza, l’armonia, ossia tutti i sinonimi della ragione, fu un sogno. E una temibile illusione. Un territorio cognitivo in cui l’interesse principale venne rivolto alla conoscenza in sé, al progresso della scienza e a quello di accrescere il sapere teorico, analitico, e un’attività critica che giustificava la conoscenza intellettuale, e dunque la vittoria di una visione Illuminista della realtà.
Valéry, abbagliato dalla gabbia lucente della chiarezza autocosciente, dalla perfetta cognizione di ciò che si sta facendo, da un prodotto elegante, simmetrico, ma fatalmente morto, fu sempre sedotto da questo genere di autonomia. Faceva parte di quella famiglia di pensatori per cui ogni “spontaneità è disordine, ogni libertà capriccio, ogni natura un atto di provocazione nei confronti dell’intelligenza”. Il solo postulato di una legge del discontinuo, infatti, lo turbava. Fu l’uomo invaghito dalla purezza formale, irritato dalla discontinuità della vita reale e, benché le apparenze non gli dispiacessero, niente in lui prese mai un aspetto profondo, al punto che vegeterà una vita intera in una “fascinazione esente da vertigine”. La sua lucidità diurna detestava il soffio dello spirito che non conosceva direzioni prestabilite, lo spiritus flat ubi vult che influenzava gli sciocchi, a suo dire. In questo non molto dissimile da Kant, che disprezzava ogni specie di stravaganza, di fantasticheria, quella che chiamava Schwärmerei, qualunque forma di esagerazione, misticismo, vaghezza, confusione.
Non a caso, ai giorni nostri Ceronetti scrive: “Spinoza non osa la confusione, dunque fallirà”.
Luca Orlandini
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pasqualilo · 7 years ago
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"Antico veliero "acquerello 35x50 di Lorenza Pasquali Paintings www.lorenzapasquali.it Copyright © Lorenza Pasquali-
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navigamus-blog-a-vela · 7 years ago
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SAIL 2015 - "Il Mare Ci Unisce"- 2015 - tra Camogli e Recco il V Festival della Marineria - 2015
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08/06/2015 - Il festival della Marineria “Il Mare Ci Unisce” è una manifestazione dedicata alla tradizione marinara ligure e alla valorizzazione delle bellezze della costa ligure. La quinta edizione, il cui tema è “La Liguria Unisce i Mari”, si terrà dal 10 al 14 giugno 2015 presso le località di Camogli e Recco, in provincia di Genova. L’evento è patrocinato dalla Regione Liguria, Comune Di Recco, Comune Di Camogli, Consolato Di Tunisia, Unicef Italia, Lega Navale Italiana. Il quinto Festival della Marineria “Il Mare Ci Unisce” presenta il Golfo Paradiso come approdo ideale della marineria tradizionale internazionale e non solo come abbraccio spettacolare delle città di Camogli e Recco.
Ascoltare, vedere e toccare la Marineria
“La Liguria Unisce i Mari “è il tema di questa edizione, che guiderà protagonisti e pubblico attraverso una varietà di eventi spettacolari, capaci di trasmettere valori universali, mettendo al centro il Mediterraneo. L’arrivo degli Antichi velieri riporterà il Golfo Paradiso e il suo autentico paesaggio all’antico splendore. La storia, lo sport, la musica, il folklore, il paesaggio, la gastronomia, in uno straordinario palcoscenico sul mare, coniugheranno l’ospitalità con lo spettacolo. La tradizione marinara ligure si confronta allora con gli altri Paesi, si attualizza, si proietta nel futuro con il messaggio per centrale di Unicef “Il vento soffia dalla parte dei bambini”. Finalmente le nuove generazioni in primo piano, protagoniste del loro destino. La marineria tradizionale testimone dei valori universali di Unicef. Per la prima volta in compagnia dei Paesi ospiti, Tunisia e Turchia, il Festival sarà un’offerta ai cinque sensi del pubblico che potrà ascoltare, vedere, gustare, odorare e toccare con mano tutti gli aspetti legati alle tradizioni navali, alla festa e al contatto diretto col mare.
Il programma ufficiale 2015
Iniziano i preparativi. Il giorno 5 aprile alle ore 11.00, presso la spiaggia di Sestri Levante, l’associazione “Il Leudo” inizia a riarmare il grande leudo “Nuovo Aiuto Di Dio”riallestendo il suo albero appena restaurato, per essere poi varato e prendere il mare i primi di giugno sulla rotta del Festival della Marineria - “Il Mare Ci Unisce”.Mercoledì 10 giugnoOre 21.00 - Sala Consigliare Comune di ReccoInaugurazione del V Festival Della Marineria con il Convegno a tema “La Liguria Unisce I Mari”. Il convegno si svolgerà alla presenza di Sua Eccellenza il Console di Tunisia, Zied Bouzouita. La Dott.ssa Marcella Rossi modererà l’incontro, al quale parteciperanno alcuni relatori d’eccezione:
Ammiraglio Federico Biroli, delegato regionale della Lega Navale Italiana.
Arch. Alessandro Casareto su “Gli insediamenti costieri dei Liguri nel Mondo”.
Pier Luigi Gardella su “Storie di mare nel Golfo Paradiso”.
Giovanni Caputo su “Tramandare l’antica arte marinaresca”.
Giovedì 11 GiugnoAlle ore 21.00, presso la Sala Polivalente Franco Lavoratori di Recco, verrà inaugurata la Mostra Fotografica: “Porticciolo Duca degli Abruzzi - Architettura e Nautica”. A cura degli architetti Roberta Ruggia e Massimo Sotteri e dell’Associazione Ardiciocca.Venerdì 12 GiugnoOre 17.00 - Recco, presso il “Lungomare Bettolo”UNICEF E LO SPORT - “Il Vento Soffia Dalla Parte Dei Bambini” - Esibizioni e dimostrazioni delle Federazioni e Società Sportive di vario genere accompagnate da musica e danze dal vivo di giovani artistiOre 17.30 – Recco “Lungomare Bettolo”Campionato italiano di Savate, l’antico sport da contatto dei marinai (combattimenti di gala su ring).Ore 21.00 - Recco Lungomare BettoloConcerto della Banda Gioacchino RossiniOre 22.30 - Presso le rive della spiaggia di ReccoSpettacolo “Note Al Chiar Di Luna”. Il pubblico sarà il protagonista della serata con laposa in mare di 10.000 lumini dalla spiaggia di Recco, distribuiti presso lo stand della Proloco allestito sul lungomare Bettolo. Con la partecipazione della Filarmonica Gioacchino Rossini, della cantante soprana Chiara Bisso e del glorioso Dragun che condurrà, con il piccolo brigantino Quinto Remo di Cadimare e la partecipazione delle barche recchesi e camogliesi, una magnifica fiaccolata notturna.Sabato 13 GiugnoOre 11.00 - Porto di CamogliEntrata in porto degli antichi velieri, dei leudi, e delle vele latine. Camogli riconquista il suo antico splendore. Tra le navi e le imbarcazioni protagoniste la Goletta a GabbioleJacob Meindert, la nave scuola Pandora, il veliero Capitan Lipari, la bellissima imbarcazione Ilda, gli antichi Leudi, il Nuovo Aiuto Di Dio, lo Zigoela, il Leonidas, il glorioso e folcloristico Dragun, il piccolo brigantino dei bambini Quinto Remo.Ore 11.30 – Camogli, Piazza Colombo“La Liguria Unisce i Mari”Spettacolo teatrale a cura della Soc. Attori & Associati con la partecipazione di giovani cantanti e musicisti. Esibizione di gruppi folcloristici locali e dei paesi Ospiti.Ore 14.00 – Camogli, Piazza Colombo“Festa dei Pirati“E’ il momento dedicato ai più piccini che potranno incontrare il temibile Pirata Barbarossa, visitare i velieri più grandi che rimarranno in porto per i bambini, partecipare alla caccia del grande tesoro, navigare sul glorioso Dragun e sul fantastico brigantino Quinto Remo, che li porterà in mare per l’attacco al castello. Sul veliero suoneranno i temibili filibustieri della Brigada Pirata, gruppo musicale pirate folk (www.brigadapirata.com). Scorribande, assalti dei pirati, bombardamenti a colpi di cannone caricati a coriandoli, alla conquista del Castello Della Dragonara.Ore 14.30 - Golfo ParadisoPartenza Regata Costiera. Riservata alle vele latine e alle derive d’epoca e derive olimpiche e monotipi moderni di ogni classe e tipo. Lo spettacolo delle vele nel golfo ci riporterà indietro nel tempo.Ore 19.30 - Camogli Fronte Mare“La Notte Azzurra”. Camogli si veste d’Azzurro riservando al suo pubblico un momento gastronomico d’eccellenza. I ristoratori locali allestiscono i coperti per la cena negli angoli più caratteristici dell’antico borgo marinaro. Musica, luci, proiezioni e spettacoli accompagneranno i commensali in un momento gastronomico unico (a cura di ASCOT Camogli – prezzo convenzionato per il pubblico).Ore 21.00 - Camogli, Lungomare / Spiaggia (Banchina Giorgio)“La Notte Del Drago”. Concerto di Antonella Ruggiero, accompagnata dal pianista Andrea Bacchetti. Performance musicale con chitarra classica del giovane musicista Bacci del Buono. Esibizione di danza moderna dell’artista “Rebecca”, coreografia a cura della Scuola del Balletto di Toscana. Sfilata marina scenografica della gloriosa imbarcazione U Dragun, del Quinto Remo e dalle altre barche storiche che, illuminate con fiaccole speciali, completeranno la scena artistica trasformando la baia di Camogli in un grande teatro naturale coinvolgendo il pubblico in un emozionante momento serale.Ore 22.30 - Camogli, Porto Piazza ColomboSpettacolo Teatrale “La Liguria Unisce i Mari”. Esibizioni artistiche, canto e danze acrobatiche concludono la serata.Ore 24.00 - Camogli, Spiaggia“Silent Disco” di Matteo Diamante. Unica nel suo genere, la discoteca silenziosa approda a Camogli con un bastimento carico di 1000 cuffie audio con cui il pubblico potrà scatenarsi e ballare la disco music senza disturbare la calma e il silenzio notturno dell’antico borgo.Domenica 14 GiugnoOre 11.00 - Camogli PortoSaluto e uscita dei velieri dal Porto di CamogliOre 12.00 - Golfo ParadisoPartenza Regata CostieraOre 17.30 – Recco, presso il Largo Gitto PendolaPremiazioni Sportive
(da www.barchedepocaeclassiche.it)
FROM http://www.navigamus.info/2015/06/il-mare-ci-unisce-tra-camogli-e-recco.html
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