#vanessa roghi
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Da giorni combatto con la seducente nullità del vuoto. Non scrivo, non sto scrivendo. Ho consegnato intorno al 20 dicembre le seconde bozze di un libro corretto ricorretto leccato e smaltato come nevrosi vuole. Ho scritto un po’ per riviste e giornali. Un bel trattatello sul sesso fra vecchi (Lucy), un accorato rimpianto a vent’anni dalla morte di Susan Sontag ( La Stampa) una sentita recensione per il bel saggio femminista di Vanessa Roghi ( Elle) Una presentazione ricordo di Vincenzo Cerami a dieci anni dalla morte ( Spazio7) e via intrattenendo il mio super-io. Vorace, nutrito di malinconia, repressivo come una vecchia zia malevola. Da giorni cerco di buttare nel secchio i regolamenti occulti che costituiscono la spina dorsale della mia vita da quando ho memoria…sessant’anni? Sessantacinque?quando ho smesso di essere bambina? Un esempio: non si leggono libri inutili ( solo capolavori o saggi illuminanti), i libri inutili se proprio vuoi, li puoi leggere la sera prima di addormantarti. Magari in lingua originale, così fai esercizio , limitatamente al francese e all’inglese, che altre lingue, colpa tua, non ne sai. Altro esempio: non si guardano film o serie nel corso della giornata. La giornata è fatta per lavorare. La mattina devi inserire nel tuo programma di lavoro mentale anche un’ora di lavoro fisico: diecimila passi veloci o 6 kilometri di corsa lenta ( ma non troppo), d’estate una nuotata, d’inverno un po’ di pesi. Dopo pranzo puoi dormire, ma non più di 20 minuti. Dopo pranzo puoi dormire soltanto se la mattina hai corso.
La pigrizia è il cancro dell’anima, l’unica terapia è lo sforzo produttivo.
Da giorni cerco di smettere di sentirmi una parassita soltanto perchè la mia vita è , ed è sempre stata, meno faticosa di quella di un minatore o di una operaia metalmeccanica. Ho fatto sempre, da quando, a 20 anni, ho incominciato a mantenermi da sola, quello che volevo fare: scrivere, raccontare, evocare. Da giorni cerco di assolvermi per il piacere che ho provato scrivendo, come se fosse un lusso da bambina viziata e non il mio lavoro. Anche difficile, in fondo. Una forma di artigianato rischioso.Ti affacci su un baratro che contiene anche te, non soltanto i tuoi personaggi: la condizione umana. Se ti consegni alla scrittura con onestà, puoi scoprire verità difficili da gestire. Resta il fatto che non sto scrivendo e il super io, che non sono riuscita a depotenziare, mi impone risvegli complicati. Accendo radio3 e il GR , invece di aprirmi una finestra sul mondo mi riversa addosso una quota intollerabile d’angoscia. Il conto vertiginoso delle vittime dei conflitti in corso, le farneticazioni di un vecchio manigoldo che non ha orror di se stesso, il costante censimento dei bambini morti, per colpa di un altro vecchio pazzo che autorizza un genocidio per vendetta …tutti e due condannati dalla legge…tutti e due inamovibili, ben insediati nei posti di comando…
Di che cosa posso scrivere al cospetto di tanta strage, di tanta dolorosa personale impotenza? Il mio prossimo romanzo forse sarà composto di 200 pagine bianche. Morirò pigra, dopo aver vissuto sotto sforzo
Lidia Ravera
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Ho seguito alcuni panel e alcune relazioni della tre giorni che Fuori luogo CNCA Forumdroghe e CGIL hanno dedicato alla relazione scuola e sostanze tema della loro Summer school di quest'anno. Ho imparato moltissimo e riflettuto moltissimo. Alcune cose rivolte a chi fra i miei contatti insegna: 1) si deve parlare di droghe a scuola 2) se non lo si sa fare si deve chiedere aiuto a qualcuno che sa farlo 3) si devono coinvolgere le famiglie 4) non si devono far entrare i cani a scuola, mai in nessuna circostanza. Lo spaccio si combatte fuori dalla scuola anche se c'è pure a scuola. Ma lì si fa altro. 5) Farsi le canne non è IL MALE ASSOLUTO, più importante capire dove e in che modo e se pur facendosele le persone continuano ad avere interessi, amici, fare sport. 6) punire un ragazzo o una ragazza trovati con una canna togliendo loro lo sport, il calcio, il computer, il telefono QUESTO è il male. 7) quando si parla con i ragazzi di sostanze la si deve smettere di far coincidere uso con abuso, abuso con dipendenza. 8) impedire a Recalcati di scrivere sui giornali di droghe 9) impedire alla TV di parlarne se non invitano persone che ne sanno parlare 10) I ragazzi giocano da sempre intorno al burrone per esplorare i loro confini le loro possibilità. Noi adulti come ha detto Edoardo Polidori abbiamo due possibilità. Mettere il filo spinato e impedire di avvicinarsi al burrone (modello Marlyn papà di Nemo) oppure stare lì sul bordo, attenti, pronti a dare loro una mano e a prenderli. Vanessa Roghi, Facebook
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Roghi Vanessa, Lezioni di Fantastica. Storia di Gianni Rodari, Oggi, Corriere della Sera, 2024
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A Siliqua Vanessa Roghi presenta il libro su Gianni Rodari
Siliqua. La scrittrice Vanessa Roghi è la nuova protagonista delle Anteprime della X edizione del Festival Premio Emilio Lussu con “Un libro d’oro e d’argento. Intorno alla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari”, che presenterà venerdì 12 luglio alle 19 in piazza Martiri a Siliqua. L’autrice illustrerà la sua ultima fatica letteraria, edita da Sellerio nel 2024, dialogando con la giornalista…
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Un libro ricorda la Grammatica della fantasia di Rodari
VANESSA ROGHI, UN LIBRO D’ORO E D’ARGENTO (SELLERIO, PP. 183, EURO 13) Genio della letteratura per ragazzi, Gianni Rodari è stato scrittore, poeta, pedagogista, giornalista. Tutti ricordano il suo ragionier Bianchi, protagonista delle Favole al telefono, che racconta strabilianti storie della buonanotte alla figlioletta. Ma tra le opere di Rodari, non meno celebre è Grammatica della fantasia,…
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Illustrazione di copertina e grafica per “Eroina” di Vanessa Roghi, Strade Blu Mondadori, 2022.
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È allora un Rodari inedito, quello che emerge dalle Lezioni di Fantastica; o meglio, un Rodari ben più complesso di quello che siamo abituati a frequentare sui banchi di scuola; un intellettuale determinato a raccogliere l’ideale comunista rifiutandone tuttavia le posizioni rigide o poco lungimiranti (famosa la difesa a favore del fumetto scritta poco prima della morte, figlia di una precedente apologia della televisione e dei suoi linguaggi). In questo senso, Rodari è stato un cane sciolto, un infaticabile promotore dell’anticonformismo; un anticonformismo strumento del bambino come soggetto politico e sociale.
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Vanessa Roghi e il suo grande amore per la storia
https://www.unadonnalgiorno.it/vanessa-roghi-scrittrice-e-storica/
Vanessa Roghi è una storica del tempo presente e ricercatrice indipendente.
Storica della cultura, autrice televisiva di programmi storici, autrice di Un Blog di Storie e Storia, collabora con riviste culturali come l’Internazionale e Domani.
Ha fatto parte del Comitato per le celebrazioni di Gianni Rodari come delegata dal Salone del Libro di Torino per l’edizione 2020.
Vanessa Roghi fa ricerca sulla storia della cultura, ha scritto di donne e preti, di Manzoni e Le Monnier, di diritto d’autore e della fatica di guadagnarsi da vivere con la scrittura. Le piace pensare che l’immaginario storico possa avere un posto nel dibattito storiografico e fa di tutto per portarcelo. Ma il suo amore più grande è la storia della scuola.
Nata a Orbetello, in provincia di Grosseto il 4 ottobre 1972, è laureata in Storia, ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia Contemporanea all’Università di Cagliari e una borsa di studio biennale all’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli con uno stage presso la Fondazione Archivio Gramsci dove ha riordinato e catalogato il fondo Aldo Cotronei sulla storia della TV pubblica italiana.
Ha insegnato Storia Contemporanea all’Università Roma Tre e Storia e TV alla Facoltà di Lettere della Sapienza di Roma.
Realizza documentari di storia per Rai Tre. Fa parte di SIM Storie in movimento, SIS Società italiana delle storiche, Iamhist International Association for Media and History.
Tra le sue pubblicazioni compaiono: La lettera sovversiva, Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole (2017) e Piccola città. Una storia comune di eroina (2018) Lezioni di fantastica. Storia di Gianni Rodari (2020) è coautrice di La scuola è politica. Abbecedario laico, popolare e democratico del 2019 e di Immagini di piombo: cinema, storia e terrorismi in Europa (2014).
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Oggi, sistemando i miei libri, mi è passato per le mani “Lettera a una professoressa” e mi voglio salvare queste riflessioni per quando avrò tempo di rileggerlo. In questo periodo in cui emergono con forza gli effetti della diffidenza verso la scienza e verso le istituzioni, mi chiedo spesso come si potrebbe recuperare e colmare i vuoti e come si potrebbe cambiare il corso di questa tendenza. Questo forse potrebbe essere un tassello del mosaico, uno di quelli su cui si è costruito, nel bene e nel male.
Tornare a don Milani, a Lettera a una professoressa e ai ragazzi di Barbiana ha un senso niente affatto nostalgico. Ben poco di affascinante c’è nella figura di un prete, burbero e autoritario, borghese e anti intellettuale, profondamente critico nei confronti della scuola pubblica. Ma non si tratta di questo. Nessuno oggi vuole fare l’errore di chi salì a Barbiana nel 1967 con la Lettera ai giudici in una mano e Herbert Marcuse nell’altra, sperando di trovare un guru, inventandosi di averlo trovato. Scoprendo in Lettera a una professoressa il viatico per la rivoluzione.
Bisogna rileggere Lettera a una professoressa a partire dalle proprie domande e dalle proprie esperienze, inserendola però all’interno di un contesto troppo spesso messo in ombra, da una lettura miope della figura di don Milani, essendo la sua eredità assolutamente non mediata dalla sua voce, ma solo da quella dei suoi eredi. Don Milani è morto infatti a 44 anni nel giugno del 1967, un mese dopo l’uscita del volume, alla fine di una lunga e dolorosissima malattia.
Si tratta, come suggerisce don Luis Corzo, di riprendere in mano Lettera a una professoressa e collocarla nel tempo, e poi rileggerla partendo dalla propria esperienza personale: “Far ricorso alla propria esperienza leggendo la sua, avvicinarsi a essa con le risposte e le domande che già ci incombono dentro, decisi a confrontare con lui le nostre ragioni più autentiche e profonde, quelle che cerchiamo in lui. Tali ragioni non sono né idee né consegne intransigenti, ma crivelli, filtri per l’azione, punti di vista e, in definitiva, libere opzioni”.
Crivelli, filtri per l’azione, punti di vista e, in definitiva, libere opzioni. Come ha scritto Gianni Rodari: “Tutti gli usi della parola a tutti. Mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
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Delusione. La RAI ha tirato giù dai suoi archivi il documentario su Elsa Morante, scritto da Vanessa Roghi. Un lavoro impagabile perché riporta alla luce una delle battute che ritengo tra le più importanti della storia della letteratura italiana e delle grandi amicizie, ricordata da Goffredo Fofi.
Pier Paolo Pasolini è tutto emozionato perché un segretario di Agnelli gli ha fatto avere un invito a pranzo, allora telefona all'amica per raccontarglielo, ma Morante ci rimane malissimo: - "Pier Pa', tu pensi ancora che i ricchi cacano diverso da te? Guarda che i ricchi cacano come te!"
È tutto lì: la seduzione del potere, le trappole della cultura della celebrità, la durezza necessaria nell'amicizia, quando mossa da amore, e la solitudine in cui si finisce a tenere stretti questi fili.
La testimonianza è molto più ampia, piena di documenti inediti, e faceva parte de La Grande Storia, uno strumento enorme di conoscenza perché facilmente accessibile. Come mai non c'è più sulla piattaforma? Ho letto dalla bacheca di Vanessa Roghi che qualcuno ha scritto alla RAI per contestare la scelta. Mi sembra il minimo!
Giusi Palomba, Facebook
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Vanessa Roghi, storica e scrittrice. libri sulla storia culturale dell'eroina in Italia: Piccola città. Una storia comune di eroina, Laterza, 2018; Eroina. Dieci storie di ieri e di oggi, Mondadori, 2022
Piccola città. Una storia comune di eroina, Laterza, 2018: https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858133347 Eroina. Dieci storie di ieri e di oggi, Mondadori, 2022 https://www.mondadoristore.it/Eroina-Dieci-storie-ieri-oggi-Vanessa-Roghi/eai978880474993/?srsltid=AfmBOoqT4lZKDjc2pV5YpZ8BfCnpXDcw6G1xIgfZs73oGJZKHaDoiCba
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“Ma infine lei cosa vuole, che siano tutti promossi? (…)
Si può fare una scuola con tutti promossi: si può fare benissimo. Metta che la scuola, qualsiasi scuola, cominci la mattina alle nove e finisca la sera alle cinque. Con dentro, si capisce, non solo ore di matematica e di latino, ma anche la colazione, anche la ricreazione, anche lo studio individuale per chi ne ha bisogno, anche le ‘ripetizioni’. E i compiti. A scuola, anche quelli. In gruppo: i più bravi aiutano i meno bravi. E la biblioteca: a scuola anche quella, così che tutti possano consultare l’enciclopedia e non solo quelli che hanno i soldi per comprarsela e una stanza per tenercela”.
Così Gianni Rodari parlava della scuola, di come la sognava, di come doveva essere. Una scuola democratica, che mette tutti sullo stesso piano, dà a tutti le stesse possibilità, attuando veramente l’articolo 34 della nostra costituzione. Una scuola che non lascia indietro nessuno.
Non so cosa direbbe oggi Rodari sentendo parlare di “merito”. Ma so cosa pensava di certi adulti:
“Ci vuole molta generosità per non invidiare i ragazzi, per non approfittare del potere di cui disponiamo nei loro confronti, per aiutarli con il disinteresse indispensabile perché l’aiuto sia efficace”.
Ma in realtà non sembra che ci sia molta voglia di aiutare le giovani generazioni…
Oggi sarebbe il compleanno di Gianni Rodari. Mai come oggi le sue parole sono drammaticamente attuali!
🦋La farfalla della gentilezza 🦋
(Le citazioni sono tratte dal libro di Vanessa Roghi, Lezioni di Fantastica, Laterza, 2020)
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Tutti noi lo conosciamo come un grande scrittore, alcuni lo definiscono “solo” scrittore per l’infanzia (come se fosse facile, scrivere libri per i lettori più esigenti di tutti, cioè i bambini!), altri giustamente gli riconoscono il ruolo di uno dei più importanti intellettuali del ventesimo secolo. Gianni Rodari è stato tante cose: poeta, scrittore, saggista, giornalista, maestro. Anche maestro “clandestino”: nel 1937 insegnò italiano ad alcuni bambini ebrei, tedeschi, che si erano rifugiati in Italia sperando di salvarsi dalle persecuzioni razziali. Ed era antifascista. Per aver rifiutato un incarico proposto dal partito fascista, nel 1943 fu valutato “insufficiente” come insegnante. Ed è stato anche un partigiano. Dopo l’8 settembre, si unì alla Resistenza. Entrò nella 121a brigata Garibaldi in azione nella provincia di Varese. Era addetto al controllo dei lasciapassare, nel momento in cui molti fascisti cercavano di scappare con documenti falsi. Il 25 aprile del 1945 Rodari si trovava nella brigata partigiana che fermò un signore con un cane in fuga da Milano. Era un uomo “ambiguo, tutto grigio, con quel cane e un sorriso disperato”. Quando esaminò la sua carta d’identità, il partigiano Rodari chiese: “Sironi Mario, il pittore delle periferie, dei gasometri, delle fabbriche nel deserto, dei grigi sotto un cielo marrone, o viceversa?” Sì, il signore grigio e ambiguo era proprio Mario Sironi che stava cercando di scappare. Rodari lo conosceva di fama come celebre pittore, ma anche come uomo di regime. I partigiani lo avrebbero probabilmente fucilato, e lo stesso Rodari era combattuto, sapendo di avere davanti un fascista che aveva aderito alla Repubblica di Salò. Ma alla fine: "gli firmai il lasciapassare, in nome dell'arte". Perché il futuro scrittore Rodari vide in Sironi un artista, non un nemico. Il nemico per Rodari era invece la mancanza di libertà, la bugia, la disonestà e tutto quello che poteva far piangere un bambino. Quando nel 1970 vinse il premio Andersen, una sorta di Nobel per la letteratura dell’infanzia, nel suo discorso di ringraziamento disse: “Non c’è niente al mondo di più bello della risata di un bambino. E se un giorno tutti i bambini del mondo potranno ridere insieme, tutti, nessuno escluso, sarà un gran giorno”. (La farfalla della gentilezza) (L’episodio dell’incontro con Sironi è raccontato nel libro di Vanessa Roghi, "Lezioni di Fantastica: Storia di Gianni Rodari", Laterza, 2020)
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