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#uffici stampa
spettriedemoni · 1 year
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Gabbiani
I gabbiani sono degli animali cattivi e stronzi oltre a stare sempre in mezzo alla spazzatura.
Però hanno un ottimo ufficio stampa, perciò la gente legge il Gabbiano Jonathan Livingstone e La Gabbianella e il Gatto ed è convinta siano animali dolcissimi.
Ma andate a cacare.
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fridagentileschi · 1 year
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RINO GAETANO: UCCISO DAI POTERI FORTI
Era amico della figlia del medico personale di Licio Gelli: era lei la fonte di tante rivelazioni che poi sarebbero finite nelle sue canzoni, in un gioco tanto pericoloso da costargli la vita?
Sono gli interrogativi che l’avvocato salernitano Bruno Mautone solleva, nel suo secondo libro sulla strana morte di Rino Gaetano, fino a chiedere alla magistratura romana di riaprire le indagini sulla scomparsa del cantante, morto nella capitale il 2 giugno 1981, a soli trent’anni di età, dopo esser stato investito da un camion. Impressionante l’elenco delle “stranezze” che Mautone riassume nel pamphlet, “Chi ha ucciso Rino Gaetano?”, edito da Revoluzione nel 2016. Davvero moltissimi i riferimenti, nelle canzoni di Gaetano, a episodi imbarazzanti della politica italiana. Desta scalpore, inoltre, l’infelice sorte di un grande amico del cantautore crotonese, altra possibile fonte di informazioni riservate: una morte-fotocopia (incidente stradale) altrettanto prematura. Il giovane, che lavorava presso consolati stranieri, fu sepolto al Verano accanto all’artista, ma poi disseppellito e trasferito in un altro cimitero. Curiosità: l’autore dello spostamento dei resti mortali, scrive il blog “Scomparsi”, ha una identità «che coincide con un personaggio storico dello spionaggio italiano, collegato addirittura al “Noto Servizio”». Si tratta di apparato riservato dello Stato «che compiva atti di intelligence in modo autonomo rispetto ai servizi istituzionali», prima il Sid e poi il Sismi e il Sisde, «spesso sfociando in atti illegali e gravissimi». Specialità inquietante del “Noto Servizio” «risultò essere, con atti sequestrati e acquisiti dalla magistratura, l’uccisione di persone ritenute “scomode” con incidenti stradali». Nel libro, Mautone ricostruisce le vistose anomalie dell’incidente che causò la morte di Gaetano, travolto da un camion e poi morto dissanguato, nella notte, a bordo di un’ambulanza militare, dopo che il ricovero fu rifiutato dal pronto soccorso di diversi ospedali. Una vicenda su cui inutilmente chiesero di fare luce, subito dopo, due senatori del Msi, Araldo di Crollalanza e Tommaso Mitrotti. Dal governo Forlani, un muro di silenzi e omissioni: il liberale Renato Altissimo, autore della risposta, non precisò l’ora dell’incidente sulla Nomentana, non disse chi allertò i soccorsi e come, né perché intervenne un’unica ambulanza nonostante fosse ferito anche il camionista coinvolto nell’incidente, esanime sull’asfalto, accanto all’artista intrappolato nella sua Volvo. Nella risposta di Altissimo, inoltre, «non si precisa perché l’unica ambulanza intervenuta fosse un mezzo poco attrezzato dei vigili del fuoco e perché Rino, una volta prelevato con una gravissima ferita cranica, venne condotto fatalmente in un ospedale privo del reparto di traumatologia cranica».
Non si fanno neppure i nomi dei medici che avrebbero curato o cercato di curare il ferito in quelle condizioni, né si fa cenno ai presunti motivi che spinsero altri ospedali, pur allertati, a non approntare nessuna forma di soccorso. Non si dice nemmeno chi convocò il medico traumatologo, fatto accorrere al Policlinico, né il nome dello specialista e degli altri sanitari coinvolti. Tanta evidente vaghezza finisce per moltiplicare i sospetti: «Sin dai primi momenti, la morte prematura dell’artista calabrese suscitò interrogativi e dubbi». Oltre alla storia dell’amico impegnato in uffici diplomatici, che di lì a poco avrebbe seguito Rino Gaetano nel cimitero maggiore della capitale (per poi esservi rimosso), Mautone rimarca una clamorosa dichiarazione rilasciata da Rino dopo i trionfi sanremesi al giornalista Manuel Insolera: il festival della canzone viene paragonato in modo esplicito ad «un ordine massonico». In un articolo della “Stampa” di Torino, pubblicato il 3 giugno 1981 all’indomani della morte del cantante, si rileva come i testi di diverse canzoni facessero riferimento alle scabrose cronache della P2. A Mautone non sfugge che Rino Gatano è statoesplicitamente citato da Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, nel suo discorso ufficiale di insediamento, il 6 aprile 2014, utilizzando un verso del cantante per sottolineare la necessità di concordia: «Vi ricordo che cosa cantava Rino Gaetano: “Chi nuota da solo affoga per tre”».
«Una notizia di grande interesse – aggiunge il blog “Scomparsi” – è rappresentata da una stretta frequentazione di Rino: nel cerchio delle sue più care amiche si annovera la giornalista Elisabetta Ponti, figlia di un medico, Lionello Ponti, che risultò inserito nella lista della P2 ed era il sanitario di fiducia di Licio Gelli». Il libro di Mautone, poi, mette a fuoco i costanti, fittissimi riferimenti (cifrati) con cui Rino Gaetano alludeva, nelle sue canzoni. Nella canzone “La zappa, il tridente, il rastrello” compare direttamente “una mansarda in via Condotti”, che – si scoprirà poi – ospitava il vertice della P2. Decisamente inquietante, poi, il brano “La ballata di Renzo”, inciso nel 1970 ma uscito soltanto nel 2009, postumo. Sembra l’anticipazione, profetica al millimetro, della fine che attendeva l’artista – una sorta di contrappasso dantesco. “Quando Renzo morì, io ero al bar”, cantava Rino. L’incidente, poi l’odissea in ambulanza: “S’andò al san Camillo, e lì non lo vollero per l’orario”. Altro ospedale: “S’andò al san Giovanni, e lì non lo accettarono per lo sciopero”. E quindi l’epilogo, con persino il sinistro riferimento cimiteriale: “Con l’alba, le prime luci, s’andò al Policlinico, ma lo respinsero perché mancava il vice capo. In alto c’era il sole, si disse che Renzo era morto. Ma neanche al cimitero c’era posto”
Rino Gaetano piaceva molto ai giovani. Li faceva riflettere sulla società che li circondava: era scomodo. La sua morte è stata utile al sistema per addormentare i giovani...poco dopo la sua morte infatti il sistema aiuterà l'affermarsi di un tossico ubriacone che insegnerà ai giovani a spegnersi come massimo della ribellione tra una dose di eroina e due litri di alcol come un non plus ultra della vita spericolata e a diffidare di chi cerca di andare oltre le cose...i giovani lo hanno eretto idolo in varie generazioni dagli anni 80 a oggi...alle droghe e all'alcol ha aggiunto il siero come massimo del servilismo edonista a un sistema che si può fregare solo annullandosi come esseri pensanti... embè eh già..
Guardate Maurizio Costanzo (membro della ex-loggia massonica P2) come e' irritato della presenza del cantante...
https://www.youtube.com/watch?v=0Y7eE3gNepI
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zadigo · 6 months
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Il crocifisso negli uffici pubblici non può essere imposto: il Consiglio di Stato sul caso del Comune di Mandas - A ragion veduta
Meglio tardi che mai, e senza notizie alcune sulla stampa.
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abr · 9 months
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(...) Il merito principale del presidente argentino Javier Milei non è tanto quello di aver vinto le elezioni, quanto l’aver creato un movimento, una figura e soprattutto un messaggio capace di dare il via a un cambiamento culturale (...). Già le sue manovre iniziali hanno provocato un vero e proprio sconquasso (...) e pure la paura di molti leader populisti che l’esempio argentino, in caso di successo, possa provocare un effetto domino di prospettive per ora non quantificabili (...), sensazione che si percepisce (...) anche in alcuni Paesi europei e specialmente in Italia (...).
È curioso notare come la stampa mainstream nostrana lo ha perseguitato nel corso dell’intera campagna elettorale e anche dopo, attribuendogli politiche di estrema destra e addirittura ipotizzando una dittatura (...). Ma anche se Milei si è tolto il vestito da Beppe Grillo (...), continua la persecuzione a suon di interpretazioni fasulle di certe sue decisioni iniziali e attuali.
(I) ben 340 decreti presidenziali emessi già la prima settimana di lavoro , mettono in moto un cambiamento radicale di un universo politico, economico e sociale che ha permesso a quella che, fino al 1947, era la terza potenza del mondo anche a livello di riserve auree nelle casse dello Stato, già nel 1953 di non avere in pratica nulla (...), proseguito fino ad arrivare a portare la nazione (a) default continui, ma anche di tracolli sempre più grandi come l’ultimo (:) la povertà è salita al 50% con un’indigenza infantile che ha raggiunto il 67%. Bei risultati, non c’è che dire.
La stampa italiana rispondente al Pensiero Unico Radical-Chic ZTL ha immediatamente parlato (...) di tutta una serie di “scioperi generali” dichiarati nei prossimi mesi dai sindacati legati al peronismo (...), ma anche sbandierando il licenziamento di ben 7.000 dipendenti pubblici, privatizzazioni “selvagge” delle aziende statali e cessioni di terre ai grandi investitori stranieri.
A parte che quest’ultima affermazione è una gigantesca bufala (o fake se preferite), pure le altre sono frutto di una interpretazione totalmente (deviata). È da giorni che chi scrive riceve telefonate da persone che lavorano presso i Ministeri, dove pare che (...) risulti impossibile trovare sedie nei vari uffici (...), scrivanie e strutture utili al lavoro.
No, non c’è stato un furto di massa di suppellettili, bensì una presenza totale del personale (:) da un giorno all’altro si sono presentati al lavoro migliaia di persone che negli ultimi 4 anni non si erano fatte vedere, ma si è pure scoperto che circa 159.919 di loro percepivano stipendio (e) ricevevano pure sussidi che spendevano in viaggi all’estero con aerei, navi, auto. Una truffa resa possibile da un sistema che elargiva benefit a persone vicine a partiti o organizzazioni sindacali in cambio di (...) “militancia”. (...) Tra questi si registrano pure coloro i quali (i famosi 7.000), per decreto, sono stati (assunti) dall’ex presidente nell’anno elettorale (...).
Altro particolare non di poco conto, inserito nel decreto definito “omnibus” (...) è quello che prevede che i Parlamentari e tutte le cariche dello Stato provvedano al pagamento dei propri viaggi privati di tasca propria (...). Milei ha firmato la settimana scorsa un decreto dove ha sottoscritto di non ricevere alcun compenso da parte dello Stato, cosa già da lui attuata da deputato. (...)
Il citato Decreto Omnibus (...) prevede tutta una serie di decisioni che configurano cambi epocali nella gestione non solo dello Stato ma anche dei suoi doveri nei riguardi della cittadinanza. Saranno privatizzate 41 aziende pubbliche (quasi tutte con deficit colossali o attivi “pompati”), riformata la legge sulla concorrenza, creata l’Agenzia per i mercati, liberalizzate le tariffe delle compagnie assicurative (...). Si introduce la sentenza diretta per reati inferiori ai 5 anni, la legge sulla legittima difesa (dove se chi commette un reato muore non ha diritto a nessun risarcimento), la possibilità di divorzio senza intervento giudiziario.
Per quanto concerne l’istruzione, le Università potranno tariffare la presenza di studenti stranieri non residenti e i professionisti non insegnanti potranno partecipare al processo educativo. È altresì vietato l’ingresso nelle scuole superiori di alunni che non abbiano completato con un diploma la scuola secondaria.
L’Argentina inoltre ha comunicato la sua uscita dal gruppo Brics, la sua adesione agli accordi di Parigi sul clima e alla Convenzione internazionale sulla protezione delle nuove varietà vegetali, stabilita nel 1991.
Come si vede si tratta di un vero giro a 180 gradi di una nazione che vuole uscire al più presto dalla gigantesca crisi nella quale il populismo peronista e kirchnerista l’ha inserita da decenni, in un processo nazional-popolare che ha aumentato la ricchezza della casta politica e i suoi privilegi e portato la povertà a livelli inaccettabili (...).
Ed è anche chiaro che questa serie di riforme (che al contrario di quanto annunciato anche dai media italiani ha provocato manifestazioni ben poco “spontanee” e partecipate) se potrà essere attuata, lo ripetiamo, provocherà un effetto domino che potrebbe investire anche il nostro Paese.
via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-la-cura-anti-crisi-di-milei-che-non-piace-alla-nostra-stampa-mainstream/2639760/
SPERIAMO.
Applausi a scena aperta per Milei, un Grillo che ce l'ha fatta (perché non é gretto come Grillo, si basa non sui mal di pancia ma su un (anzi IL) sistema di riferimento positivo socioeconomico scientifico solido a supporto, non la boita Casaleggio&Associati).
Il 2024 si presenta come anno di crescenti pianti mainstream e forge di fake per i medioman su Milei: un anno tutto da godere.
Mica solo sul piano economico sociale, anche su quello della politica estera: supporto a Israele in primis, fanculo Cina e ciaone al satrapo retrò Putin, en attendant dello sciacquone pulisci Biden a fine anno che tutto quanto sopra risolverà (le sue lavanderine ucraine seguiranno automaticamente).
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b0ringasfuck · 13 days
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Quando vieni dalle fogne e sei anche a capo del governo il deep state sei tu.
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raffaeleitlodeo · 1 year
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Personalmente ho raggiunto l'età in cui non interromperei più nessuno, avendo ormai ascoltato in vita ogni possibile corbelleria. Faccio tuttavia notare quanto sia ridicolo, nei rapporti di forza del sistema mediatico, parlare di “censura” verso un ministro che ha mille modi per farsi sentire, talk show, uffici stampa, dichiarazioni alle agenzie immediatamente pubblicate, testate amiche prone a ogni suo tweet o richiesta di intervista. E dall'altra parte gente che per strappare un colonnino sui giornali deve appendersi ai piloni della tangenziale. Chi è più “censurato” dei due fronti, a me non pare difficile da vedere.
Alessandro Gilioli, Facebook
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francyfan-bukowsky · 9 months
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JOHN MARTIN , l’editore che scopri e lancio Buk🖤wski……
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Cento dollari al mese per il resto della vita, per mollare il lavoro alle Poste e fare lo scrittore a tempo pieno. Nessuna noia, bega e seccatura con uffici stampa, reading e conferenze, o quasi. Alla distribuzione avrebbe pensato lui, la moglie Barbara avrebbe disegnato le copertine. Non ci volle molto a convincere Charles Bukowski, nel 1969, a partecipare all'impresa semifamiliare di John Martin: un atto temerario, un salto nel buio per entrambi. John si stava giocando un quarto delle sue entrate per mantenerlo e tentare una sfida dal cui esito sarebbe dipeso il loro futuro, ormai in condivisione. Per Charles non sarebbe stato facile rimettersi a bussare a 50 anni alle porte di magazzini, macelli e ditte di facchinaggio. Si dice che dietro ogni uomo di successo ci sia una grande donna (e viceversa). E questo è senz'altro vero per Bukowski, che s'accasò la sua Linda Lee dopo una lunga raccolta di Donne riassunte nel '78. Ma se oggi le frasi con cui lo scrittore americano semplicemente inframmezzava i dialoghi sono diventate aforismi stracondivisi in Rete, e se le case editrici continuano a raschiare il fondo dei cassetti delle stamberghe in cui ha soggiornato per pubblicare l'impubblicato, bisogna ringraziare un mite, sobrio, discreto ingegnere - perfino un po' bacchettone - che la sera, tornato a casa da lavoro, dopo aver cenato con moglie e figlia, si rilassava sul divano leggendo su riviste underground racconti border line che non riuscivano a vedere la luce della rilegatura. «Questo tizio è troppo bravo, non può continuare a uscire su questi giornalini amatoriali» pensava John. Finché una sera, 50 anni fa, la decisione: lasciare tutto e fondare la Black Sparrow Edition, solo per pubblicarlo. A consentirgli di realizzare il sogno, il ricavato del business messo in piedi a Los Angeles nel settore degli uffici e una maxi raccolta di prime edizioni di D.H. Lawrence, vendute alla UC Santa Barbara per 50mila dollari (era un appassionato collezionista di libri originali fin da quando aveva 20 anni). Prima di tutto però, toccava contattare il postino poeta.
«Non l'ho mai visto ubriaco» è il titolo choc di un’intervista di Jonathan Smith, l'unica mai tradotta in italiano, pubblicata online da Vice nel 2014. Per forza: i due si sono incontrati di persona una manciata di volte in tutta la loro carriera, sentendosi principalmente al telefono o scrivendosi. E in quelle occasioni, in cui bisognava parlare d'affari, Bukowski si faceva trovare evidentemente meno sbronzo del solito. L'amico ideale per il misantropo Charles, secondo cui il miglior dono che potesse fargli un fan era quello della sua assenza. Niente di più semplice, per cominciare, che prendere un po' di scritti sparsi e riordinarli in un diario. «Mi mandava il manoscritto man mano che lo scriveva, e dopo aver letto ogni capitolo dovevo sedermi, ricompormi e sperare che non fosse tutto vero - racconta in quell’intervista -. Credevo in lui quanto credevo in me stesso: una fede quasi religiosa, una cosa a cui non si può smettere di credere». Nacque così Taccuino di un vecchio porco (o sporcaccione, secondo le traduzioni), il primo vero libro di Bukowski. Fu preceduto da un piccolo opuscolo nel 66, True Story, pubblicato in appena 30 copie: una sorta di prova generale per amici e parenti. Convinto che avrebbe attirato più dei racconti, Martin si fece scrivere anche un romanzo da tenere di scorta: Post Office, in realtà un "concept" di disperate istantanee biografiche sul mortificante mestiere appena abbandonato. Potrà pubblicarlo con comodo due anni dopo: il successo del Taccuino sarà folgorante, almeno per le aspettative da cui erano partiti. Sarà sempre la moglie di Martin a escogitare anche l'originale impaginazione: il formato da 10x24 cm, più grande delle misure standard e adatto allo scaffale, divenne una nota distintiva della casa. Anche questo contribuì alla vittoria, immediata, della scommessa: quasi da subito il personaggio di Henry "Hank" Chinaski, detto "Gambe d'elefante", divenne il fenomeno letterario e culturale di livello mondiale, che ancora conosciamo. E il compenso passerà a 10mila dollari ogni due settimane.
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( Web)
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curiositasmundi · 1 year
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In una sala gremita, presso Francavilla al Mare, Rino Rocchelli sorride alla platea e ringraziando, dopo aver ricevuto un premio dedicato alla memoria del figlio, dice una frase molto significativa: “La Verità è stata trovata, non la Giustizia”. Non si può riassumere meglio quello che è successo il 24 maggio del 2014. Andy Rocchelli era un talento fotografico riconosciuto, i suoi reportage dai territori dell’ex Unione Sovietica erano precisi nello stile e riconoscibilissimi, la stima del suo lavoro era evidente e non deve essere riscoperta. Coprendo la questione del Donbas nei mesi dei referendum non riconosciuti del 2014, Rocchelli morirà insieme al collega e amico Andrej Mironov sotto il fuoco dalla parte ucraina nei pressi di Slovjiansk. Rimarrà ferito ma vivo il corrispondente francese William Roguelon. La notizia sconvolse l’industria fotografica nel profondo, furono tantissimi i presenti al funerale di Rocchelli a Pavia, e il ricordo addolorato dei ragazzi e delle ragazze di Cesuralab, realtà fotografica che Andy fondò anni prima insieme ad un pugno di altri fotografi, è un’immagine fortissima che rimarrà impressa a tutti i presenti. Il caso Rocchelli purtroppo si evolverà in una questione politica, da una parte i filo ucraini in Italia considereranno la questione argomento di propaganda filorussa, dall’altra molti canali simpatizzanti proprio dei filorussi useranno Rocchelli per descrivere gli ucraini come atroci assassini. È un’ingiustizia nell’ingiustizia, poiché la morte di Rocchelli rimane un dolore umano: un collega è rimasto brutalmente ucciso mentre faceva il suo mestiere, e chiunque abbia voluto indagare per capire chi fosse il colpevole di quest’atrocità ha fatto il suo sacrosanto dovere. Invece le indagini saranno sempre inquinate dalle urla di varie tifoserie, in particolare quando verrà arrestato Vitalij Markiv nel 2017. Il soldato ucraino venne accusato dell’uccisione dei reporter poiché era presente sulla collina da dove sono partiti i colpi, la quale era presieduta dal reparto della Guardia Nazionale di cui Markiv faceva parte e da uno dell’esercito. Il processo sarà piuttosto teatrale, ucraini presenti sempre in aula accoglieranno ogni volta Markiv con l’urlo “Slava Ukraïni!” e la risposta “Heroiam slava!” (Gloria all’Ucraina! Gloria agli Eroi!). Secondo il governo ucraino Markiv è vittima di un processo persecutorio fatto nell’isterismo di trovare un colpevole. Dall’altra parte le autorità italiane denunceranno chiaramente gli ostacoli posti dalle autorità ucraine durante le indagini nel tentativo di sabotarle. Il processo, il 3 novembre del 2020, finisce con l’assoluzione di Markiv che arriva per un errore formale. In un battito di ciglia Markiv se ne torna in Ucraina accolto da eroe. Il suo paese è già governato dal presidente Zelenskiy, che su questo tema non ha mai pronunciato una sillaba negli incontri oramai super amichevoli tra i nostri paesi. Solamente lo sforzo di due reporter italiani, Giuseppe Borello e Andrea Sceresini, porterà nuovi dettagli che metteranno luce su chi è colpevole di quello che è successo.
[...]
In tutto questo sulla famigerata lista ‘Myrotvorec’ il nome di Rocchelli era presente e orribilmente segnalato come: “liquidato”. Come se fosse stato un nemico politico, non un giornalista che svolgeva il suo lavoro. Ma su quella lista molti corrispondenti italiani ci finiscono ancora oggi, le autorità ucraine dicono che non la ritengono ufficiale e non ha peso, ma i nomi ci sono e uffici stampa, comandanti, soldati, fixer che sono legati a ideologie di estrema destra invece la leggono come fosse il Vangelo.Sulla morte di Rocchelli bisogna rimanere solidi “rompicoglioni”: quello che gli è successo è un crimine di guerra ed essere obiettivi significa che, se piangiamo i colleghi morti in Donbas sotto i bombardamenti dell’artiglieria russa, si deve anche puntare il dito su chi è responsabile nella Difesa ucraina, perché una famiglia ha perso un figlio, un’attivista che era voce autorevole per i diritti umani come Mironov non c’è più, colleghi si stringono nel dolore di un fratello ucciso ed è semplicemente insopportabile che su mille strette di mano e abbracci non venga detta la frase: la questione va chiusa per il bene della Giustizia. Qualcuno potrà pensare che Rocchelli si sia trovato nel posto sbagliato e queste cose capitano quando ci si immischia in una guerra. Questo pensiero è sbagliato e può esserlo per due motivi: o non fai il reporter e non conosci le dinamiche oppure sei fazioso, perché un reporter è sempre nel posto giusto quando la sua esperienza e il suo intuito lo portano dove la storia è presente. Gli incidenti capitano, ma qui parliamo di un’uccisione intenzionale.
[...]
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il-pipistrelloh · 1 year
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io che letteralmente aspetto 4 minuti che arrivi mezzanotte per ascoltare e recensire le nuove uscite importanti, visto che i loro uffici stampa non mi cagano.
Questo è lavorare con la musica, non voglio immaginare le editrici di New Music Friday come passano la notte
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vintagebiker43 · 1 year
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Una notiziola che racconta un po’ il modo in cui l’Italia racconta se stessa dal punto di vista gastronomico è quella che riguarda Oprah Winfrey e il suo recente soggiorno in Ciociaria. La (più) famosa conduttrice americana, 22 milioni e fischia di follower su Instagram, è stata qualche giorno a Fiuggi per un percorso benessere. Prima di tornare in America ha pubblicato sui social una foto che la ritrae con in mano una gigantesca pagnotta, corredata dalla didascalia: “Non potevo lasciare l’Italia senza il mio souvenir preferito: IL PANE!”. Quasi 200mila like, 3500 e passa commenti, uno di quei classici post che il giorno dopo vengono ripresi dalla stampa nazionale per celebrare, anche giustamente, qualche nostro piccolo vanto locale.
Solo che il post non viene ripreso praticamente da nessuno, a parte pochissime testate online soprattutto provinciali. Ho pensato che fosse strano, di solito quando di mezzo c’è un vip, un pezzetto d’Italia e una pizza, o un piatto di carbonara, contenuti del genere spiccano il volo. Quando Ilary Blasi è stata a Napoli per pasqua c’erano gallery, colonne, indirizzi su qualsiasi giornale, dal Corriere in giù. Forse il problema è proprio questo: non c’erano una pizza o un piatto di carbonara. Non c’era la costiera Amalfitana, una via da cartolina di Trastevere, una focaccia al formaggio con lo sfondo di Portofino. Non c’era, in sostanza, la bellezza più mainstream, ma un umile prodotto di un fornaio di provincia. Nemmeno una Dop, un’IGP da pubblicizzare da qualche consorzio. Solo un pane. E nemmeno Ilary Blasi, ma solo Oprah.
Eppure quel semplice pane, per l’americana molto influente, è evidentemente degno di celebrazione, è un prodotto eccellente tale da metterselo nel bagaglio a mano e riportarselo a casa con una storia da raccontare, da affettare al mattino come un piccolo pezzetto di Ciociaria, di Fiuggi, di Italia da asporto. Non è qualcosa che vogliamo raccontare di noi stessi? Forse no. Forse, quando qualcuno si lamenta delle troppe presenze nelle Cinque Terre, per fare un esempio, dovrebbe riflettere sul fatto che è quello è il frutto della nostra comunicazione all’esterno: cartoline e poco più, carbonare e poco più, spesso grazie a ottimi uffici stampa o testate di settore che si appassionano soprattutto a pochi cuochi o produttori amici. Cosa di cui evidentemente L’Antica Forneria Ciociara di Torre Cajetani non dispone, da piccola attività (immagino familiare) quale è.
Peccato, quel pane ci rappresenta molto più di tante ricette ad uso e consumo dei turisti e di tante notiziole ad uso e consumo dei titolari di attività.
@Lorenzo-Bigiarelli
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sainztander · 1 year
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A tutta la gente che dice che quella di Charles e Carlos sia solo una “pr relationship” vorrei dire che anche io non considero le mie colleghe “amiche” nel vero senso della parola, però questo non toglie il fatto che abbiamo un bellissimo rapporto e che ridiamo e ci divertiamo tanto in ufficio (e se dovessi mai cambiare lavoro sono loro l’unico motivo per cui mi dispiacerebbe farlo e l’unica cosa che mi mancherebbe)
ma a prescindere l'idea che degli atleti professionisti, dei piloti di formula 1, dei piloti della /Ferrari/ (celebre per essere molto poco interessata/capace di prendersi cura della propria immagine sui social) siano sottoposti all'irreprensibile guida dei loro uffici stampa per svendersi come quadretto di famiglia felice manco fossero i protagonisti di una telenovela che fingono di stare insieme per farsi intervistare da canale 5........ cioè sarebbe una storia così straordinaria che vorrei con tutto il cuore che fosse vera. 10000% GIURATEMI che john elkann e benedetto vigna spendono la metà del budget cap solo per assumere i migliori consulenti di immagine al mondo per far credere a tutti (chi, poi) che i loro piloti vadano d'accordo e che forse addirittura si stiano simpatici quando in realtà sono costantemente a un problema tecnico di troppo dallo strapparsi i capelli a vicenda (e non come vorremmo noi 😔). lo vediamo tutti che la f1 tende ad essere un po' troppo spettacolarizzata a volte ma sono abbastanza sicura che a maranello abbiano altro a cui pensare
(silvia frangipane se mi stai leggendo pubblica le carte dell'ordinanza restrittiva che charles ha richiesto contro ogni cittadino spagnolo al mondo <3)
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Domanda, per restare in tema: una band della madonna come gli Iceage l'estate scorsa ha finito per fare solo due date (gratis) in due posti random inculati in Italia. Perché? Colpa di promoter e uffici stampa, anche solo per dove li hanno piazzati per principio. Hanno cinque dischi all'attivo, uno più bello dell'altro, e chi li ha visti dal vivo conferma che siano dei draghi.
Ma tanto in Italia l'importante è che Ultimo riempia gli stadi
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fridagentileschi · 2 years
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Da tabù a tema accettato da tutti, il viaggio delle idee secondo Overton
Quali metodi usano politici e pubblicisti per influenzare l'opinione pubblica? Tutti quanti assumiamo un atteggamento scettico verso le idee politiche create artificialmente nei diversi uffici dei think tank, come mai?
Queste tecnologie però sembrano un gioco da bambini rispetto alla metodologia chiamata a rendere accettabile dalla società perfino ciò che in passato era stato assolutamente inaccettabile e impensabile.
Si tratta di un modello d'ingegneria sociale denominato The Overton Window. Questo modello è stato elaborato negli anni '90 da Joseph P. Overton (1960-2003), l'ex vice-presidente del centro d'analsi americano Mackinac Center for Public Policy. La sua teoria è un intervallo di idee che possono essere recepite dalla società in un determinato momento e che possono essere apertemente enunciate dai politici che non vogliono passare per estremisti.
Le idee attraversano le seguenti fasi:
impensabili (inaccettabile, vietato);
radicali (vietato ma con delle eccezioni);
accettabili
sensate (razionali)
diffuse (socialmente accettabili)
legalizzate (consacrazione nella politica statale)
La tecnologia di manipolazione della coscienza della società per una graduale accettazione da essa delle idee considerate in precedenza aliene, ad esempio la revoca di un tabù, si basa sull'utilizzo di The Overton Window. La sostanza di questa tecnologia consiste nella divisione di un desiderato spostamento delle opinioni in alcuni step, ciascuno dei quali sposta l'accettazione delle idee di una fase, e una norma universalmente accettabile verso il suo margine. Ciò causa il successivo spostamento della "finestra" cosicché la posizione raggiunta si trova di nuovo al centro, il che dà una possibilità di compiere un ulteriore passo verso la fase successiva.
I think tank producono e diffondono le opinioni oltre The Overton Window allo scopo di rendere la società più ricettiva a diverse idee. Quando un simile centro vuole introdurre un'idea che la società ritiene inaccettabile usa gradualmente il modello della "finestra".
Prendiamo a d'esempio, il tema dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, e spieghiamo come si può far cambiare gradualmente l'opinione pubblica. Per molti anni nel sistema The Overton Window l'idea del matrimonio tra le persone dello stesso sesso si trovava all'interno della zona vietata poiché la società non poteva accettare l'idea di matrimonio tra le persone dello stesso sesso. I mass media però hanno influenzato in continuazione l'opinione pubblica, sostenendo le minoranze sessuali. I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono diventati prima accettabili, ma con deroghe, poi come accettabili e infine come neutrali. Ora sono recepiti come "accettabili, ma con deroghe". Tra poco, probabilmente, diventeranno totalmente accettabili.
Un enorme quantità di specialisti per la manipolazione dell'opinione pubblica assicura il funzionamento dell' Overton Window: esperti in tecnologie politiche, scienziati, giornalisti, esperti in relazioni pubbliche, personalità, insegnanti. E' curioso che i temi come matrimoni tra le persone dello stesso sesso oppure eutanasia non ci sembrano più strani. Hanno semplicemente percorso l'intero processo "tecnologico" di trasformazione da "inaccettabili" fino alla "legalizzazione".
Il regista russo Nikita Mihalkov nel suo videoblog Besogon.TV propone lo schema di questo processo sull'esempio di un fenomeno finora impensabile nella società: il cannibalismo. Lo spostamento di The Overton Window può attraversare le sequenti fasi:
Fase 0 – è lo stato attuale, il problema è inaccettabile, non si discute sulla stampa e non si ammette tra gli esseri umani.
Fase 1 – Il tema si modifica da "totalmente inaccettabile" a "vietato, ma con deroghe". Si afferma che non ci deve essere alcun tabù, il tema comincia a essere dibattuto in piccoli convegni dove stimati scienziati fanno delle dichiarazioni sotto forma di discussioni "scientifiche". Nello stesso tempo, in sintonia con il dibattito pseudoscientifico si costituisce l'"Associazione dei cannibali oltranzisti", le cui dichiarazioni a volte sono citate dai mass media. L'argomento cessa di essere un tabù e si introduce nello spazio d'informazione. Conclusione: il tema intoccabile è inserito nella circolazione, il tabù è desacralizzato, è avvenuta la distruzione dell'univocità del problema, sono create le sue diverse gradazioni.
Fase 2 – Il tema del cannibalismo passa da "oltranzista" all'accettabile. Come prima sono citati gli scienziati e sono coniati termini eleganti: non esiste più il cannibalismo, che può essere però chiamato, ad esempio, "antropofagia". Questo termine, come un sinonimo temporaneamente sostitutivo, sarà sostituito con una parola scientifica più bella "antropofilia". Più tardi da questo "termine" potranno essere coniati i derivati, ad esempio, "antropofili" - "amanti del genere umano". Lo scopo – è di staccare nella coscienza collettiva la forma della parola dal suo contenuto. Nello stesso tempo per avvalorare il concetto si crea un precedente storico. Probabilmente è un fatto mitico, reale o semplicemente inventato ma, principalmente, ciò contribuisce alla legittimazione di un'idea inaccettabile. Lo scopo principale di questa tappa è di rimuovere parzialmente dall'"antropofagia" la sua illegittimità, almeno in un periodo storico.
Fase 3 – The Overton Window si sposta, trasferendo il tema dal campo "inaccettabile" a quello "ponderato/razionale", ciò che giustifica con la "necessità biologica". Si afferma che il desiderio di mangiare la carne umana può essere dovuto a una predisposizione genetica. Anche in caso di una carestia, "insuperabili circostanze", un essere umano deve avere il diritto di fare la scelta. Non c'è bisogno di nascondere le informazioni in modo che ciascuno possa scegliere tra "antropofilia" e "antropofobia".
Fase 4 – "Da sensato a diffuso (socialmente accettabile).Si crea la polemica non solo basata su figure storiche o mitiche, ma anche su quelle reali mediatiche. L' antropofilia comincia a essere dibattuta in massa nei notiziari, nei talk-show, nel cinema, nella musica pop, negli spot. Uno dei metodi di diffusione è il trucco "guardati intorno!". Chi lo sapeva che un famoso compositore fosse antropofilo?
Fase 5 – "Da socialmente accettabile alla legalizzazione". Il tema si lancia nel top delle notizie d'attualità, si riproduce automaticamente nei mass media, nel mondo dello spettacolo e...acquisisce un'importanza politica. In questa fase per giustificare la legalizzazione si utilizza l'"umanizzazione" dei seguaci del cannibalismo. Per modo di dire, sono delle "persone creative", vittime di un'educazione sbagliata e, "chi siamo noi per giudicare?".
Fase 6 – Cannibalismo da un "tema diffuso" passa sul piano delle "legalizzazione, ossia consacrazione nella politica di uno stato". Si crea la base legislativa, spuntano gruppi di lobbismo, si pubblicano ricerche sociologiche che sostengono i sostenitori delle legalizzazioni di cannibalismo. Spunta un nuovo dogma: "Non si deve vietare antropofilia". Si approva la legge, l'argomento arriva nelle scuole e negli asili nido e una nuova generazione non sa già che si può pensare diversamente.
Per ora l'esempio del cineasta Nikita Mihalkov è ipotetico. Tuttavia molte idee contemporanee decenni fa sembravano del tutto impensabili. Sono diventate invece totalmente accettabili sia per legge sia per la società.
Se continua cosi' si arrivera' ad accettare come normale la violenza, la pedofilia e ogni sorta di crimine?
Scomparsa la religione scompare la ragione, con la laicita' arriva la licenza per ogni sorta di abuso e di manipolazione della natura.
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lamilanomagazine · 2 years
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Trieste, i Macchiaioli in mostra al Museo Revoltella
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Trieste, i Macchiaioli in mostra al Museo Revoltella. Al Museo Revoltella di Trieste è stata presentata alla stampa e s’inaugura ufficialmente questa sera (venerdì 18 novembre) la mostra “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna”. Alla conferenza stampa di presentazione sono intervenuti l’assessore comunale alla Cultura Giorgio Rossi, la presidente di Arthemisia Iole Siena con il curatore Tiziano Panconi, Paolo Montagni per Generali Valore Cultura e il presidente di Federalberghi Trieste Guerrino Lanci. “Con questo ulteriore evento -ha detto l’assessore Giorgio Rossi – si riparte alla grande nella stagione 2022/2023. Siamo determinati e si continua a lavorare insieme. I nostri uffici, con Arthemisia e partner sensibili e collaudati stanno ottenendo ottimi risultati, ben sapendo e riconoscendo sempre l’importanza che cultura e turismo devono andare insieme, per valorizzare sempre più la città e tutto il nostro territorio”. I Macchiaioli Col termine “Macchiaioli” si definisce il gruppo di artisti italiani più importante dell’Ottocento. Spiriti indipendenti e ribelli che abbandonano le scene storiche e mitologiche del Neoclassicismo e del Romanticismo per aprirsi a una pittura realista e immediata, dipingendo per l’appunto “a macchie” dense e colorate la vita quotidiana, con brevi pennellate che rendono con immediatezza e molto più veritieri i soggetti, nel tentativo di riprodurre la realtà così come appare a un colpo d’occhio. Attivi dagli anni ’50 e ’60, i Macchiaioli - i cui capostipiti sono Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega - si ritrovavano al Caffè Michelangelo di Firenze per discutere e confrontarsi sulla pittura “moderna", mostrano in pubblico le loro opere per la prima volta all’Esposizione Nazionale del 1861, ricevendo critiche sprezzanti (“macchiaioli” è il termine dispregiativo con cui vengono definiti nel 1862 dal giornale conservatore e cattolico “Nuova Europa”). Come tutti gli artisti che segnano un cambiamento, non vengono compresi subito, ma nella seconda metà del Novecento vengono rivalutatati e oggi sono considerati i precursori dell’Impressionismo, nato oltre quindici anni dopo, occupando un posto sempre più importante nella storia dell’arte europea. I principali protagonisti del movimento furono, oltre i citati Signorini, Fattori e Lega, anche Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Vito d’Ancona, Giovanni Boldini nonché la generazione degli artisti immediatamente successiva che, insieme ai padri fondatori del movimento, dette vita alla corrente del Naturalismo toscano. La mostra Attraverso un corpus di oltre 80 opere altamente significative del movimento, rappresentando gli anni della macchia e quelli successivi del Naturalismo, la mostra I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, che si svolgerà nella splendida cornice del Museo Revoltella di Trieste dal 19 novembre al 10 aprile 2023, racconta l’intera esperienza artistica dei Macchiaioli, a partire dal 1855 fino agli albori del nuovo secolo. Prodotta da Arthemisia e curata da Tiziano Panconi, in collaborazione con il Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia che si occupa dell’archiviazione delle opere di questi artisti, la mostra è un’importante occasione per riscoprire i capolavori dell’arte dell’Ottocento italiano, fra dipinti celebri e opere meno note, provenienti dalle più prestigiose collezioni private italiane ed europee. Le opere Dipinti dai contenuti innovativi per l’epoca che vertono sulla potenza espressiva della luce e che rappresentano la punta di diamante di ricchissime raccolte di grandi mecenati di quel tempo, personaggi di straordinario interesse, accomunati dalla passione per la pittura, imprenditori e uomini d’affari innamorati della bellezza, senza i quali oggi non avremmo potuto riscoprire questi capolavori. Al Museo Revoltella, si potranno ammirare, fra le tante, opere quali Bambino a Riomaggiore (1894-95) e Solferino (1859) di Telemaco Signorini, Mamma con bambino (1866-67) di Silvestro Lega, Fanteria italiana e Tramonto in Maremma (1900-05) di Giovanni Fattori e Bambino al sole (1869) di Giuseppe De Nittis accanto a Signore al pianoforte (1869) di Giovanni Boldini. Il museo In occasione della mostra, si potrà visitare con un unico biglietto d’ingresso il bellissimo Museo Revoltella, Galleria d’arte moderna di Trieste che quest’anno festeggia i 150 anni dalla sua apertura con la grande esposizione “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI Secolo”, un ricco e multiforme percorso che valorizza la straordinaria collezione scultorea custodita dal Museo (che conta oltre 200 pezzi). In mostra circa sessanta opere in marmo, pietra, bronzo, terracotta, cera, ceramica, legno e tessuto, che documentano gli sviluppi artistici del territorio italiano ed europeo dal Primo Ottocento al XXI secolo, alcune delle quali inedite. Fondato nel 1872 per volontà del Barone Pasquale Revoltella, personaggio fra i più rappresentativi della Trieste imperiale, che nel suo testamento dispose di lasciare alla città il suo palazzo e la sua vasta collezione d’arte, il Museo Revoltella è la più antica Galleria pubblica in Italia specificamente dedicata all’arte moderna e che attualmente vanta una prestigiosa collezione di importanti esponenti dell’arte moderna e contemporanea con opere di grandi artisti come Fattori, De Nittis, Sironi, Carrà, De Chirico, Fontana, Hayez. La mostra, promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo, con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismo FVG, in collaborazione con il Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia, è prodotta da Arthemisia ed è curata da Tiziano Panconi. Sostenuta da Generali Valore Cultura, la mostra vede come media partner Urbanvision, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale ed è consigliata da Sky Arte. Catalogo edito da Skira. Read the full article
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m2024a · 18 days
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Boccia guarda l'intervista di Sangiuliano e poi: "Bugie. Su questo terreno non sono ricattabile" Maria Rosaria Boccia attende. Attende di fronte alla Tv che Gennaro Sangiuliano rilasci la sua intervista al collega direttore del Tg1 Chiocci – Sangiuliano, prima di essere ministro, era direttore del Tg2. L’occasione di difendersi in una intervista in prima serata sulla rete ammiraglia è qualcosa che Maria Rosaria Boccia non può permettersi. Per lei c’è il suo canale instagram. Certamente con meno “utenti” del Tg, ma è da lì, dal social, che ha fatto saltare il tappo di questa storia dopo i primi articoli sulla stampa on line. Lei attende di fronte alla televisione, pubblicando un primo post. C’è un bicchiere pieno di popcorn, metafora di una vicenda che assomiglia ad una sorta di soap opera ministeriale capace di diventare sceneggiatura vincente, tipo quella degli anni d’oro di Beautiful. Ma insieme a quella confezione di popcorn, c’è un altro post che sembra dare il senso di quel che lei aspetta. Sono due domande. “Perché la nomina è stata strappata?” E poi: “Perché nelle due dichiarazioni al quotidiano la Stampa è stata storpiata la realtà?”. Ma ci mette anche un post scrittum, o meglio, una sorta di “avviso” al Ministro. “Spero di non dover smentire ancora. Un bugiardo redivo, in Parlamento non sarebbe certamente gradito!” Poi aspetta le risposte. Sangiuliano comincia, con commozione e anche con un certo imbarazzo. In diretta tv chiede scusa alla moglie per il tradimento, a Giorgia Meloni per l’imbarazzo creato a lei e al Governo per un comportamento moralmente poco rispettoso del ruolo, ai suoi collaboratori per la superficialità con cui ha affrontato tutta questa vicenda mettendoli, inconsapevolmente, fra gli attori non protagonisti della storia. Ma alcune delle cose che dice – non sappiamo quali – non piacciono alla co-protagonista di questo flirt estivo. Ed allora posta di nuovo. “Iniziamo a dire bugie!” Sangiuliano si difende e lo fa tornando a definirsi “non ricattabile”, perché nessun euro pubblico è stato speso per le trasferte o per il lavoro della sua fiamma estiva, non ricattabile perché è quello che ha detto alla sua Presidente del Consiglio. Non ricattabile, e per questo continua a stare a capo del dicastero della Cultura. Ma ora, la domanda a cui deve rispondere è: “Perché, secondo lei, questo comportamento da parte della signora Boccia?” La risposta del ministro viaggia su una doppia ipotesi, smentendo – almeno per ora – che dietro al comportamento di Maria Rosaria Boccia ci possa essere una regia. Per lui le ragioni potrebbero essere due. La delusione di una nomina mancata – ma che era stata comunque promessa. Oppure il senso di tradimento di una donna che si è sentita abbandonata. “Anche se io – dice – ero stato chiaro. Mai avrei lasciato mia moglie che è la cosa più importante”. Ed allora Maria Rosaria Boccia sceglie di postare con, almeno parzialmente, le stesse parole dell’ex: “Su questo terreno non sono ricattabile”. Quale terreno, è la domanda che ora resta sospesa. Proprio come nelle soap opera, le cui puntate si chiudono lasciando sempre, metodicamente e puntualmente, qualcosa ancora da scoprire. Lo sapremo, ovviamente, alla prossima puntata. La verità di Maria Rosaria Boccia:  i documenti e la telefonata pubblicati ieri Una parte di telefonata con gli uffici del Ministro Gennaro Sangiuliano. A chiamare è Maria Rosaria Boccia.  Le prime domande che vengono alla mente, però, non sono solo quelle riferite ai contenuti, ma anche al motivo per cui una persona, che a quel che si ascolta dalla telefonata è già stata nominata Consulente per i grandi eventi dal Ministero, decida di registrarla. Quanto riportato in quella telefonata è comunque chiaro. Il suo interlocutore, che è un addetto amministrativo del Ministero, nel momento in cui Maria Rosaria Boccia parla del decreto di nomina dicendo che è stato firmato, lui risponde chiaramente: “Si l'ho visto”. Poi però, in un altro reel sempre pubblicato su instagram,  Boccia aggiunge altri documenti che potrebbero essere in contrasto con le dichiarazioni fatte dal Ministro Sangiuliano, La consulente fantasma, così come è stata dipinta in questi giorni, pubblica una prima mail. A scrivere è un addetto amministrativo del Ministero. E' il 10 luglio del 2024 e sono le 19.06 di sera. “Dando seguito  a quanto anticipato per le vie brevi poco fa, le allego i contatti miei e del mio collega per qualsiasi esigenza legata alla sua nomina quale Consigliere del Ministro per i Grandi Eventi”. Parliamo di una nomina che ancora una volta, viene confermata come in essere. Altra mail. Questa volta a scrivere a Maria Rosaria Boccia è Narda Frisoni, capo della segreteria del Ministro che invia le carte di imbarco di Boccia e del Ministro Sangiuliano. E' il 15 luglio e sono le 20.59. A questo, forse, ha dato risposta il Ministro affermando che non un euro di soldi pubblici è stato speso per la Boccia ma alcuni pagamenti, afferma, sono stati fatti direttamente dalla sua carta di Credito. Perché? Se la nomina è effettiva e il decreto firmato, perché un Ministro dovrebbe pagare di tasca propria qualcosa? Le spese vengono sostenute direttamente dal Consulente oppure direttamente dal Ministero. Questo è, di prassi, l'iter. Ultima mail che, sempre pubblicata da Boccia, dimostrerebbe che un incarico debba per forza esistere. A scrivere è nuovamente il capo della segreteria del Ministro, Narda Frisoni che le propone un timing per il 23 luglio a Pompei quando ci sarebbe stata la cerimonia per la consegna delle chiavi della città. Se Boccia non ha un rapporto di consulenza per quale ragione riceve tale incarico? Restano molte domande aperte, come, fra tutte, questo centellinare di informazioni da parte della consulente fantasma. Certamente, al di là di quanto affermato nella giornata di ieri dopo l'incontro tra Gennaro Sangiuliano e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, questa fuoriuscita continua di informazioni indeboliscono il ruolo del Ministro e diventa elemento di fibrillazione per il Governo. Intanto sebbene non ci sia alcuna ufficialità, la tappa di Pompei del G7 cultura sembra ormai destinata a saltare. Uno degli eventi clou del vertice, in programma dal 19 al 21 settembre in Campania, verrà probabilmente cancellato dopo la divulgazione di informazioni sull'organizzazione e i dubbi sulla sicurezza per le delegazioni. Il ciclone sollevato dalle dichiarazioni di Maria Rosaria Boccia si abbatte, dunque, anche sul vertice al quale il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lavorava da tempo con grande attenzione. Nel programma provvisorio la serata di Pompei figurava come uno degli eventi principali. Ora sembra che l'intero G7 della Cultura si svolgerà unicamente nel capoluogo partenopeo
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telodogratis · 2 months
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#NewsPA - Nuovo furto negli uffici comunali di piazza Giulio Cesare. Nota stampa presidente Prima Circoscrizione Bronte
«Stamane il Consiglio della Prima Circoscrizione (come gli altri uffici presenti) non ha potuto iniziare i lavori d’aula perché nei locali comunali di piazza Giulio Cesare è stato commesso il terzo atto vandalico in meno di un anno: ignoti hanno potuto indisturbatamente passare al setaccio tutti gli uffici dei quattro piani. ..  ​Read More «Stamane il Consiglio della Prima Circoscrizione (come…
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