#pessima letteratura
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spettriedemoni · 2 years ago
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Gabbiani
I gabbiani sono degli animali cattivi e stronzi oltre a stare sempre in mezzo alla spazzatura.
Però hanno un ottimo ufficio stampa, perciò la gente legge il Gabbiano Jonathan Livingstone e La Gabbianella e il Gatto ed è convinta siano animali dolcissimi.
Ma andate a cacare.
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acronimica · 2 months ago
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Per quanto mi riguarda e per quel poco che vale Teoria e pratica di ogni cosa di Marisha Pessl è poco più che roba per bambini. Per carità, si nota che dietro c’è studio e soprattutto è apprezzabile la ricostruzione minuta dello stile di vita americano e dei suoi paesaggi, fisici e mentali. Descrizioni a volte anche godibili. Ma la narrazione è pessima, convulsa, caotica, dispersiva, non si capisce dove accidenti vada a parare. E poi tanta, infinita e insoffribile megalomania statunitense, il che dà anche vita a scenari assolutamente inverosimili per trattarsi di un “romanzo” non fantasy. Tornassi indietro rimarrebbe parcheggiato sullo scaffale; mi pento anche dei soldi spesi. Pensavo di trovare se non altro un’epigona di Donna Tartt – visti alcuni temi comuni – magari anche non riuscita ad arte, e invece niente, dovrò ritentare. Ciò detto, l’editoria italiana potrebbe sforzarsi di dar spazio a letteratura seria, migliore. E pensare che nel secolo scorso, fino alla prima gioventù di mia madre, negli anni ‘70 e ‘80, eravamo messi ancora benissimo da questo punto di vista.
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abatelunare · 10 months ago
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Degli ennesimi ritardi onirici
Ho sognato di nuovo di essere tornato all'università e di essere in ritardo su qualcosa. Ma stavolta l'esame di storia non c'entrava. C'entravano i miei appunti. Quando studiavo io facevo così. Prendevo appunti durante le lezioni. Scrivevo su grandi taccuini a quadretti con la mia pessima grafia. A casa ricopiavo il tutto su una serie di quaderni, anch'essi a quadretti. Ogni materia aveva i suoi. Nel sogno non avevo ancora ricopiato gli appunti relativi alla materia su cui mi sono laureato. Lingua e letteratura italiana. Roba da matti.
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kyda · 1 year ago
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domani alle 8 ho letteratura russa e analizzeremo un poema di metà ottocento e l'idea un po' mi fa tremare, non so, quando si tratta di queste cose così difficili in russo ho troppa paura ma allo stesso tempo sono troppo curiosa. dopo tutti questi anni ancora spessissimo guardo tutti quei libri scritti in cirillico e penso wow, io capisco questo alfabeto, io riconosco queste parole e la cosa mi sorprende come se fosse sempre una novità. non lo so, è bello. insomma, poi alle 10 vado a sistemarmi la stanza ché oggi ho lasciato il caos totale, non si ragiona entrando, quindi mi prenderò tutta la giornata per renderla davvero mia a tutti gli effetti. questo fine settimana le coinquiline (che ancora neanche le riconoscerei se le vedessi per strada talmente ho una pessima memoria, peggio del solito, quando si tratta di facce e di nomi) non ci saranno quindi be' onestamente fantastico mi ambiento a modo mio
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unmatto · 1 month ago
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Ognuno per sé e dio contro tutti, Werner Herzog
“Per mia fortuna aveva visto alcuni dei miei film e si limitò semplicemente a dare l’ordine: “Fate entrare quel pazzo con la macchina fotografica”.”
“Avevo trovato la mia voce.”
“Il momento più toccante mi venne raccontato in seguito da mia nonna. Verso gli ultimi anni della sua vita, Rudolf non la riconosceva più e si rivolgeva a lei chiamandola “gentile signora”. A una cena si presentò insolitamente formale, in giacca e cravatta. Dopo l’antipasto, ripiegò con cura il suo tovagliolo, allineò ordinatamente le posate accanto al piatto e si alzò. “Gentile signora,” disse con un inchino, “se non fossi già sposato, le chiederei la mano”.”
“La libertà di potermi dedicare tranquillamente alla mia creatività.”
“Ancora oggi riesco a imparare qualcosa soltanto dai film di pessima qualità. Quelli buoni, li guardo sempre come li guardavo all’inizio. I capolavori, anche dopo averli visti più di una volta, rimangono per me sempre un mistero.”
“Non persi neanche un secondo a sentirmi offeso. Pensai: questi sono dei cretini che non capiscono niente.”
“Imparai le basi del cinema da circa trenta o quaranta pagine di un’enciclopedia sulla radio, la televisione e il cinema nel giro di una settimana, e sono tuttora dell’idea che non ci sia bisogno di conoscere altro. È come imparare a scrivere a macchina, ma non si diventa scrittori o poeti studiando letteratura.”
“Mi venne estratto un dente senza anestesia. Non ero masochista, rientrava nel mio modo di vedere il mondo e di vivere la vita.”
“Per fortuna, quando lavoravo nella giungla, avevo l’abitudine di portare con me uno shampoo particolarmente buono e il sapone migliore, perché lavarsi in un fiume e avere un buon profumo addosso aiuta, proprio in un posto del genere, ad accrescere il senso di autostima. Barattai quindi shampoo e sapone al mercato di Iquitos per tre chili di riso, con cui tirai avanti per le tre settimane successive.”
“Come è possibile qualcosa di inimmaginabile?”
“Provando un forte disagio nel vedere come vengono gestite le scuole di cinema un po’ in tutto il mondo, ho fondato la Rogue Film School, un progetto alternativo, una scuola antisistema, dove le uniche due cose che insegno sono come falsificare documenti e come scassinare le serrature.”
“Mi raccontò che quando andava a scuola in Siberia–aveva solo quindici anni–aveva copiato a mano di nascosto dei libri che erano vietati nell’Unione Sovietica per poi farli circolare clandestinamente tra gli amici. Aveva copiato tutto Il maestro e Margherita di Bulgakov e il primo libro di Solženicyn, Un giorno nella vita di Ivan Denisovič. Quella serata fu indimenticabile. Capii immediatamente, senza indugi, che quella era la donna con la quale desideravo vivere.”
“Questa volta, però, volevo fare tutto come si deve. Tornai a Vienna dove, formalmente, ero ancora sposato, anche se io e mia moglie non vivevamo più insieme. Misi in ordine la casa e rinunciai a tutto ciò che possedevo materialmente. Tornai negli Stati Uniti senza bagagli, niente. Volevo ricominciare tutto da zero. Stavo già passando il controllo dei passaporti e della dogana quando improvvisamente un funzionario mi richiamò, chiedendomi dove fosse il mio bagaglio e se per caso non l’avessi dimenticato sul nastro trasportatore. Il fatto che non avessi nulla con me mi fece passare subito per un individuo sospetto, visto che se avessi avuto una bomba, l’avrei sicuramente lasciata girare tranquillamente sul nastro trasportatore. Risposi che non avevo un bagaglio. L’ufficiale mi disse che in ventidue anni di servizio quella era la prima volta che vedeva un viaggiatore arrivare da un altro continente senza bagagli, al massimo qualcuno era arrivato soltanto con una borsa o una valigetta. Per pura stupidità, o più probabilmente per impressionarlo, misi la mano nella tasca della giacca e gli mostrai il mio spazzolino da denti, con la conseguenza che, per le successive sei ore e mezza, fui sottoposto a un interrogatorio e a tutta una serie di ricerche su un mio possibile trascorso criminale. Spiegai che avevo trovato la donna della mia vita e che volevo solo essere me stesso, senza status, senza proprietà, senza niente, addirittura senza sapere se lei mi avrebbe accettato. Mi fecero passare.”
“Quanto sono veri i nostri ricordi?”
“Ho sempre cercato di avviare un dibattito pubblico con i rappresentanti del cosiddetto Cinéma Vérit��, che rivendicano la verità dei cosiddetti documentari. Essi sostengono che l’autore di un film deve scomparire completamente, deve essere come una mosca sul muro. Se così fosse, allora le riprese delle telecamere di una banca sarebbero il caso ideale di riprese cinematografiche. Io non voglio essere una mosca, voglio essere un calabrone che punge.”
“Quando mi rado la barba mi guardo allo specchio perché sto attento a non tagliarmi, ma mi concentro solo sulla mia guancia, il resto non lo considero. Ancora oggi non saprei dire con certezza di che colore sono i miei occhi.”
“Le persone che abbracciano gli alberi mi sono profondamente sospette.”
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actea-scribit · 1 year ago
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18 ottobre 2023
Ieri per la prima volta una psicologa, la mia psicologa, mi ha detto che ho il disturbo della personalità borderline.
Non ricordo neppure come arrivai sulla relativa pagina di Wikipedia all’età di 17 anni. Ricordo solo che la lessi e mi sembrò che qualcuno avesse spiato la mia vita, ne avesse scritto una sorta di manuale e ci avesse affibbiato quel titolo: "Disturbo della personalità borderline".
In fondo l’ho sempre saputo, nei fatti l’ho scoperto solo ieri.
Pensavo di essere semplicemente complicata, pesante, con un passato alle spalle che mi rendesse un po’ cupa, forse per questo così sensibile alle sofferenze altrui, perché io in primis avevo provato sulla mia pelle che cosa significasse stare male, sentirsi esclusi, etichettati, discriminati, derisi, picchiati, abusati, spaventati.
Pensavo di essere semplicemente un po’ ansiogena; conosco molte persone che soffrono d’ansia, non pensavo addirittura che il mio fosse proprio un disturbo. Avrei dovuto iniziare a sospettarlo quando prima di un esame ero l’unica ad usare gocce di fiori di Bach.
Pensavo di essere semplicemente lunatica, invece nel frattempo mia sorella si chiedeva come fosse possibile che riuscissi a passare dal ridere al piangere in poco o niente. Invece a quanto pare non si possono provare in maniera normale tutte queste sensazioni in poco tempo, non è sano.
Pensavo di essere solo irascibile, di avere un carattere un po’ irruento, istintivo, di avere forse poca pazienza e di perdere quindi le staffe facilmente. Ho provato anche a cercare di curare la rabbia per così dire, imparare a gestirla comprando uno di quei quadernetti di auto aiuto trovati su Amazon durante uno dei miei periodi di crisi, in cui far volare gli oggetti era una pratica quasi quotidiana a casa mia.
Pensavo di avere questa spiccato senso morale, riuscendo a definire perfettamente la distanza che esiste tra buoni e cattivi, tra giusto e sbagliato, tra bianco e nero, apponendo su tutti un giudizio irrimediabile, che negli anni è andato mitigandosi su alcuni argomenti, ma inasprendosi su altri.
Pensavo quindi di essere A.T. ed invece sono un personaggio, come ha detto la mia psicologa. Una costruzione del mio disturbo, uguale quindi a tante altre persone che hanno questa stessa condizione.
Devo crederci?
Guardo mio padre nei miei ricordi. Se penso alle sue esplosioni di rabbia, al suo umore volubile ma perlopiù serio, alle sue sentenze definitive senza appello mi sembra così lampante: ho ereditato da lui questo disturbo.
Ma siamo uguali?
La risposta viene a galla come una bolla d’aria che emerge a prescindere da ciò che la circonda: NO.
Io e mio padre siamo stati ai lati opposti dello stesso ring per anni. Gli argomenti erano la maggior parte delle volte la politica, l’attualità, la religione… le nostre opinioni in merito erano sempre ai poli. Non credo di essere mai stata d’accordo con mio padre su uno di questi argomenti. Eppure ad ogni mio piccolo successo lui era sempre lì a battere le mani, senza prendersi alcun merito ma io sapevo che era anche grazie a lui se ero riuscita a raggiungere una piccola cima. Eppure ad ogni suo sorriso ne corrispondeva uno mio, perché vedere mio padre ridere era raro ma contagioso. Quando mio padre ride o sorride lo fa anche con gli occhi.
Io non so se ne sono capace, ridere con gli occhi dico. Le cose di cui rido sono effimere e molto probabilmente è giusto che siano tali, come lo è la felicità. Non la ricerco da un po’ ormai, mi hanno insegnato che dura troppo poco per valerne la pena; meglio aspirare alla serenità. Non credo di essere mai stata veramente serena.
E quando dico o penso questa cosa mi viene sempre in mente una pessima battuta: infatti io mi chiamo A.
A. con il disturbo della personalità borderline, che soffre d’ansia e di attacchi di panico, tricotillomane, dipendente da cannabis, con tendenze autolesioniste e ossessive compulsive.
Ma A. è tutta qui? Sono solo questo?
Flusso di coscienza: A. che legge, ama la letteratura, la poesia, scrive e scrive da quando aveva 14 anni anche se non pubblicherà mai niente, perché A. scrive sostanzialmente per sé stessa, per il puro e semplice piacere di farlo. A. che ama la musica, balla e canta solo quando è da sola, in pubblico da sobria non è consentito, è imbarazzante. A. che ama insegnare l’italiano, specialmente agli stranieri, ma non a scuola, ma al tavolino di un bar, sul tavolo da pranzo a casa sua, dietro uno schermo del pc. A. che ama cucinare ed è pure brava, specialmente con i dolci, e sperimenta e sperimenta perché si annoia a preparare sempre le stesse cose. A. che ama viaggiare, conoscere nuovi posti, vedere nuove albe e nuovi tramonti, imparare nuove lingue, guardare le cose con occhi diversi, fotografare, filmare perché ha paura di dimenticare e tende a farlo e quando rivede certe foto ricorda, ricorda come si sentiva in quel momento. Felice. A. che ama gli animali, rispetta gli animali anche che non ama, che aiuta ogni non umano, ci prova almeno, dal cane alla formica, a costo di sembrare esagerata, perché ogni vita conta. E se fosse nata formica? Chi avrebbe pensato a lei? Avrebbe voluto un’A. che l’aiutasse e non schiacciasse. A. attivista, perché essere vegana non basta, e quindi si spende notte e giorno per un’organizzazione che non le dà da mangiare ma che la nutre nell’anima, le ha dato gli strumenti necessari per non cadere nella rabbia quando parla di animali, le ha dato una nuova famiglia, degli amici affini e veri, le ha dato una nuova missione, una nuova speranza: cambiare il mondo per gli animali.
A. generosa, permalosa, mai invidiosa, romantica e cinica, disinteressata, laboriosa, apatica, depressa, allegra, canterina, ballerina, karateka, cuoca, lettrice, scrittrice, grafica, videomaker, curiosa, stanca, amorosa, odiosa, bella, brutta, dipende dai giorni…
A. è un mare di cose e una montagna di persone, ma rimane A. e basta.
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riflussi · 3 years ago
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"Ragazzi di vita" - P. P. Pasolini (aka PPP)
Che dire, torno a rimpolpare un po' questo piccolo angolo di mondo (sono pessima, scusate, lo so) con una nuova recensione che, strano a dirsi, è parte di un esame.
In realtà, sono stata piacevolmente colpita da questo libro. Ero rimasta a Petrolio con l'esame di letteratura italiana contemporanea (mai finito davvero, vogliate scusarmi, sono sicura lo finirò. Prima o poi.) ed ero rimasta scottata pesantemente dai romanzi di Pasolini: troppi sottesi, troppe conoscenze pregresse che mi mancavano, insomma, difficoltà a non finire e poco tempo per approfondire.
Con Ragazzi di vita è stato diverso. Sarà l'età (non penso), ma è stato proprio interessante leggere queste duecentocinquantasei pagine che sono scorse velocemente e senza praticamente annoiarmi.
Certo, il linguaggio non è semplice, dato che è scritto tutto in dialetto romanesco (ebbene sì, non solo i dialoghi) e in quanto non conoscente della lingua è stato difficile addentrarmi in questo mondo "nuovo" (si fa per dire, parliamo del post guerra), ma ne è valsa la pena.
Ne è valsa la pena perché Pasolini ha una capacità incredibile di analisi e sa catturare perfettamente alcune dinamiche con le sue parole. Come si può intuire, il sottoproletariato romano non è esattamente il mio ambiente, eppure alla fine del libro mi sono sentita capace non solo di empatizzare con i personaggi, ma anche di capire meglio perché, come mai, per quali motivi c'era bisogno di comportarsi così, con un'apparente violenza aberrante e inutile.
Certo, le riflessioni sulle differenze e prospettive tra anni '50, '70 (XX sec.) e '22 (XXI sec.) non mancano; inoltre, Pasolini non è mai stato molto gentile con le donne, come nemmeno con le persone trans, e nemmeno con le persone nere (ennesimo libro, infatti, in cui è presente la N word non censurata, mannaggia a sti cazzo di editori).
Però, in fondo, è la prospettiva dei ragazzi che stiamo osservando, e per quanto Pasolini potesse in parte o meno condividerla, non è quello che ci interessa. E sicuramente, come si può anche capire dal libro, i ragazzi di vita non sono di certo le persone più aperte mentalmente sulla faccia della terra. E noi non è che li accettiamo, ma li osserviamo, cercando di comprenderli, anche solo un po' (ehi, ma il voyeurismo è proprio una fissa eh).
E non è proprio questo che tenta di fare la letteratura? Catturare attimi, momenti, per comprendere meglio qualcosa che ci è lontano e distante in ogni dimensione?
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levysoft · 4 years ago
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Il Club del cane d’oro e l’incredibile storia della musica sulle ossa
Questa fantastica storia si svolge nell’unione sovietica di Stalin, dove la pesante politica di proibizionismo non risparmiò nemmeno la musica; ma l’ingegno, l’audacia ed il Club del cane d’oro riuscirono ad aggirare la censura.
Il bando della cultura occidentale
Nel dopoguerra Andrej Aleksandrovič Ždanov rivestiva il ruolo di arbitro della linea culturale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
Egli firmò una serie di atti  finalizzati a contrastare le influenze occidentali sulla cultura sovietica.
Letteratura, musica, poesia ed, in generale, tutte le espressioni artistiche,  divennero pienamente dipendenti dalla politica.
Erano gli anni del boogie-woogie, rock and roll, jazz e di tutti i nuovi generi musicali che stavano appassionando le nuove generazioni.
Nessun divieto può fermare l’ingegno
Nonostante i divieti, due giovani russi riuscirono ad elaborare un modo di incidere la musica proibita per poterla poi contrabbandare in Unione Sovietica.
Ruslan Bogoslowski e Boris Taigin divennero dei veri e propri “spacciatori di musica”, non solo il rock americano, ma anche tutta la musica degli artisti russi che era stata proibita dal regime, riuscì a trovare una via per diffondersi tra i giovani
La nascita del Club del Cane d’oro
Alla fine degli anni Cinquanta Bogoslowski scoprì che, attraverso un duplicatore di uso militare, era possibile incidere la musica sulle pellicole utilizzate per i raggi X.
Dopo questa scoperta,assieme al poeta Boris Taigin, fondò la “Golden Dog Gang” (il club del cane d’oro), con lo scopo di incidere la musica proibita sulle lastre radiografiche.
I due giovani riuscivano a reperire gratuitamente il materiale presso gli ospedali, che erano costretti dalla legge a smaltire le pellicole radiografiche usate, a causa delle loro infiammabilità.
Dopo averle portate al loro laboratorio Bogolowskij e Taigin le tagliavano al torchio, dando loro la forma di disco.
Succesivamente le foravano al centro ed infine le incidevano e le contrabandavano al costo popolare di 1 rublo, 1 rublo e mezzo.
La reazione del regime e gli arresti
La qualità della registrazione era spesso pessima, ma il sistema prese piede fra i giovani, irritando a tal punto il regime da far scattare diversi arresti.
Lo stesso Bogolowskij finirà più volte in carcere.
La repressione e lo smantellamento del Club , non riuscirono comunque a cancellare l’esempio straordinario di libertà e creatività rappresentato dalla “musica delle ossa”.
Oggi il ricordo di questa impresa resta vivo grazie al “progetto X-Ray Audio”, creato nel 2012 con lo scopo di raccogliere e pubblicare quante più informazioni possibili sulla straordinaria storia dei dischi a raggi X : https://www.x-rayaudio.com/
Via https://www.thescienceofanimaltraining.com/il-club-del-cane-doro/
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spicchiodarancia · 4 years ago
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Consigli di scrittura
Scrivere di personaggi appassionati di letteratura
Solitamente, chi è lettore è anche scrittore. Non per forza un buon scrittore, comunque. E nemmeno uno scrittore poliedrico.
Mi pongo di nuovo come esempio di vita reale: sono una discreta scrittrice di romanzi, una modesta scrittrice di analisi del testo, una pessima scrittrice di poesie, una vomitevole scrittrice di saggi e racconti brevi.
Al liceo, tra il saggio, la traccia libera e l’analisi poetica, mi gettavo sempre e comunque sull’analisi poetica.
Quindi, ripetiamo, la scrittura non è nelle corde di tutti e, soprattutto, non può essere sempre intinta in tutte le salse.
Ma torniamo alla letteratura.
Non basta che il vostro personaggio porti con sè sempre un libro da leggere per renderlo un appassionato.
Non basta che dica di esserlo.
Non basta che chi entra in camera sua trovi di tanto in tanto un libro aperto sul letto, abbandonato durante la fase di lettura.
E non basta nemmeno che l’appassionato in questione faccia uscite iperboliche sulla vita di Shakespeare e Scott alla florida età di sedici anni.
Ricordiamoci, anzitutto, che essere appassionati non vuol dire essere esperti, soprattutto a sedici anni.
Tutte le passioni partono da una fase germinale, in cui non si sa assolutamente niente di niente, si è letto a stento un libro di un autore famoso a caso perché aveva la copertina scintillante. Poi si giunge ad una fase di conoscenza discreta: si leggono parecchi libri, si fanno ricerche, si conosce la vita di qualche autore. Man mano la sapienza aumenta, a seconda del ritmo di apprendimento.
Spetta a voi decidere in quale fase si trovi il personaggio.
Inoltre, si può essere assoluti conoscitori di testi teatrali (Molière, Ibsen, Goldoni, Marlowe, per citarne qualcuno) e ignoranti in letteratura scientifica (Galilei, Darwin).
Folli ammiratori del realismo inglese (Clarissa e Pamela di Richardson) e capre senza pastore se si parla di gotico (cito autori come Mary Shelley, Ann Radcliffe, Lord Byron).
Oppure si può essere esperti in tutto. Anche questo è a discrezione dello scrittore.
Come si comporta un amante della letteratura?
Non è detto che abbia sempre il naso sprofondato tra i libri - seppelliamo lo stereotipo del topo di biblioteca, dell’intellettuale timido e con gli occhiali.
Le ragazze appassionate di letteratura possono indossare la minigonna e andare in discoteca, i ragazzi essere tatuati e guidare le Harley.
Oppure nessuna di queste cose. Il punto è, non sprofondate negli stereotipi.
E sappiate sempre che leggere tanto non rende una persona necessariamente sensibile e virtuosa.
Proseguiamo.
Chi ama la letteratura non deve necessariamente spiattellarlo ai quattro venti.
Potete creare un personaggio super entusiasta, che ne parli liberamente con chiunque incontri, che posti foto su foto dei libri che sta leggendo, delle passeggiate in biblioteca, che abbia addirittura un blog dedicato alle recensioni.
Oppure potete creare un personaggio che tiene questa cosa per sè e lo rivela solo a pochi eletti. Che legge quando è da solo, che viva in un clima in cui la passione per materie umanistiche non è bene accetta - “devi diventare dottore”, “sei un futuro ingegnere”, “scrivere poesie è da femminucce”, “la letteratura non serve a niente”, queste sono solo alcune delle frasi che credo abbiamo sentito tutti almeno una volta nella vita.
C’è chi si lascia condizionare al punto da vergognarsi di ciò che fa e tenerlo nascosto, chi se ne infischia e se la gode.
Spetta a voi scrittori scegliere dove far pendere l’ago della bilancia.
Per un appassionato di letteratura, trovare un altro appassionato di letteratura è il Paradiso.
Ma non devono per forza andare d’accordo su tutto - possono avere pareri discordanti, teorie differenti. Possono anche aver letto libri totalmente diversi e consigliarseli a vicenda.
Poi ci sono gli amici che li stanno a sentire anche se di letteratura non capiscono nulla: per un appassionato può essere un po’ frustrante dover spiegare la trama di un romanzo dall’inizio per farsi capire, ma può sicuramente apprezzare l’attenzione disinteressata che gli viene offerta, soprattutto se non ha nessun altro con cui parlarne.
Se la storia è ambientata in un mondo “social”, l’appassionato può anche mettere giù il libro, di tanto in tanto, e scrivere al suo migliore amico/a: “Darcy ha appena fatto una cavolata”, e poi mandare un audio su quanto ciò che ha detto ad Elizabeth sia stato assurdo e perché.
Ricordiamo, inoltre, che esistono anche personaggi poveri, che hanno difficoltà a pagare le bollette e l’affitto, e sicuramente non si possono permettere una spesa per un kindle o per l’edizione fresca di stampa di un libro. Scrivete di personaggi che prelevano una tonnellata di libri dalla biblioteca, che sono clienti fissi al punto che i dipendenti li chiamano per nome e li avvertono se arriva qualcosa che può interessargli. Scrivete di personaggi che scaricano illegalmente libri in pdf e leggono sul telefono di notte perché durante il giorno non hanno tempo di farlo.
Scrivete di personaggi che sono felici come Pasque se gli viene regalato un segnalibro, che hanno le notifiche attivate per il blog del loro scrittore preferito e abbandonano qualsiasi cosa stiano facendo per andare a leggere il nuovo post. Scrivete di personaggi che rispondano ai commenti di quelli che chiedono “in che capitolo succede questa cosa?” perché ricordano il libro a memoria. Scrivete di personaggi che dal nulla dicano “Questa è proprio una cosa da *nome di un personaggio qualsiasi*”, senza essere capiti da chi li circonda. Scrivete di personaggi che facciano citazioni, che seguano pagine di meme su Shakespeare e ridano come matti, perché la letteratura è anche qualcosa su cui ridere. Scrivete di personaggi che si lamentino della vita squattrinata e poco ortodossa di un autore in fila al supermercato con il loro compagno, come se stessero parlando di qualcuno che conoscono davvero. Scrivete di personaggi che telefonano alla loro migliore amica solo per dire che stanno leggendo Profumo di Suskind dopo anni di attesa e lo stanno trovando tremendo al punto che lo abbandoneranno da un momento all’altro. E scrivete di personaggi che non riescono ad abbandonare un libro, devono portarlo a termine a tutti i costi, non importa quanto faccia schifo.
Infine, non siate scontati nella scelta dei libri che i vostri appassionati stanno leggendo.
Non ricadete nel solito “Romeo e Giulietta”, “Cime tempestose”, “Orgoglio e Pregiudizio”, “Jane Eyre”.
Esiste un mondo di libri là fuori e questi li hanno letti tutti ormai, anche chi non è appassionato, perché vengono addirittura assegnati e studiati a scuola.
Fate leggere ai vostri personaggi qualche raccolta di Rimbaud o di Verlaine, fateli appassionare alla storia d’amore di questi due autori, allo scandalo che fu la loro vita privata, al tentato omicidio commesso dall’ultimo ai danni del primo.
Fategli leggere Neruda, Coleridge, Swinburne, Flaubert, Hugo, Zola, Balzac, Lorca.
Fate leggere agli italiani di scrittori italiani, una volta tanto - cos’è questa tendenza verso l’estero? E fate leggere agli stranieri la letteratura italiana.
Cimentatevi in Machiavelli, Alfieri, Tasso, Foscolo, Leopardi, Manzoni, Calvino, Pasolini, Pavese, Cavalli, Eco, Fo, Arminio, Scotellaro, Saba, Dante, Petrarca, Boccaccio, Merini, Maraini.
E vogliamo dimenticare i greci e i latini?
Davvero, la letteratura è vastissima: non limitatevi ai soliti tre o quattro autori, e ricordate che anche quelli definiti “minori” possono sorprendere per bravura, e piacere anche più dei maestri.
Ora, la domanda sorge spontanea: è davvero necessario, se voglio scrivere un personaggio appassionato di letteratura (o di qualsiasi altra cosa, questi consigli valgono per tutto) che io conosca tutti questi autori e le loro vite, morti, miracoli?
No.
Il consiglio più ovvio è quello di dare al personaggio un’attitudine su cui siete ben ferrati anche voi. Vi garantisco, inoltre, che spesso ciò che imparate a scuola (soprattutto al liceo) - se spiegato e studiato per bene - è già sufficiente, e va solo approfondito.
Ma, se volete scrivere di personaggi con passioni di cui non sapete nulla, fate ricerche. Non fate ricerche su tutto, ma solo su quel che è utile alla storia.
Non c’è bisogno che sappiate a che ora Kant prendeva il caffè per far citare al vostro personaggio una frase qualsiasi presa dalla Critica della ragion pura.
Internet è un luogo magico: vi fornirà tutte le informazioni necessarie e anche quelle meno necessarie. Spetta a voi scegliere cosa vi serve e cosa no.
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corallorosso · 5 years ago
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Il dopovirus non sarà migliore di Enrico Fierro E ora, come se non bastassero virus e pandemia, ci tocca sorbirci anche la retorica del dopo. Che, ovviamente, sarà bello e lucente. Qualcuno azzarda paragoni col dopoguerra italiano. Cambieremo, tutto cambierà, giurano gli ottimisti. Non è così, perché cosa e come saremo dopo lo stiamo decidendo già oggi, nei giorni terribili della pandemia e del fermo quasi totale del Paese. In ogni guerra, e in ogni grande emergenza nazionale c’è chi muore e chi sopravvive, chi si arricchisce e chi vede precipitare la propria condizione sociale. Ci sono i generosi e i pavidi, gli altruisti e gli egoisti. Chi pensa che l’importante sia salvarsi da soli e chi invece lavora per la salvezza di tutti. E’ già così. Siamo già divisi. Le catastrofi non cambiano gli uomini. Li peggiorano. Lo state vedendo, scorrete i social, ascoltate la pessima tv di questi giorni (ovviamente ho ben presenti le poche eccezioni), seguite la politica: ognuno si sta mostrando per quello che è. Ognuno, dal cittadino comune proprietario solo del suo voto, a quei personaggi che per mestiere e funzione orientano la società. Politici e non solo, intellettuali dei clic, opinionisti, artisti. Insomma, l’insieme della classe dirigente del Paese. Il quadro è desolante, basta guardare la tv, leggere editoriali, analizzare atteggiamenti, assistere alla pochezza (anche qui con qualche rarissima eccezione) del pensiero proposto. Politici e starlette che recitano rosari in prima serata, gente che da comodi attici soffia sul fuoco del disagio sociale, virologi del sabato sera, antieuropeisti un tanto al chilo e europeisti a tutti i costi. Il risultato è sconfortante e ci porta a dire che il paragone con un altro dopo, gli anni che seguirono la tragedia della Seconda guerra mondiale, è totalmente fuori luogo. Prendiamo l’imprenditoria italiana, dopo la guerra avevamo Enrico Mattei e Adriano Olivetti, oggi Briatore, e Urbano Cairo, padrone de La7 e del Corriere, che balla sulle macerie pensando ai soldi che sta facendo e che farà. Il dopoguerra e il boom vengono descritti come l’età dell’oro. (...) Il Miracolo (italiano) fu anche repressione violenta. Ai braccianti di Melissa che chiedevano pane e lavoro, rispose la Celere di Scelba lasciando sul terreno Francesco Nigro, di 29 anni, Giovanni Zito, di 15 anni, e Angelina Mauro, di 23 anni, e 15 feriti colpiti alle spalle. La polizia uccise anche diversi animali, come forma di ritorsione nei confronti dei manifestanti. Il boom economico fu rosso di sangue popolare. Furono anni terribili ma anche anni di risveglio civile e culturale. Il cinema, la letteratura, la musica, anche quella leggera, accompagnarono e agevolarono i cambiamenti. E oggi vi sembra che all’orizzonte appaia qualcuno, un Vittorio De Sica, dei Pavese, Vittorini, Fenoglio, in grado di indicarci la strada, o, almeno, di raccontarci? Non c’è. Non se ne vede l’ombra. E allora il destino è nelle mani nostre. Dobbiamo cambiare noi. Imparare a distinguere. Ragionare e buttare nel cesso i cialtroni (in politica, nella cultura, nel mondo dell’informazione). Usare il telecomando come un bastone smettendola di arricchire con i nostri “mi piace” e anche con la nostra indignazione, chi vive di clic, di indici di ascolto, di consensi raccattati puntando sempre al ribasso.
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in-the-uncertain-hour · 6 years ago
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Credo che Pasolini avesse ragione nel dire che il fascismo è l’esito politico naturale della borghesia. Il fascismo è una forma ipertrofica dell’ossessione borghese per i confini - della proprietà, della famiglia, del pensabile. E’ un’idea fondamentalmente materialista e storicista nella sua incarnazione politica. Di conseguenza, da uomo di destra la mia opinione dei fascismi di metà Novecento è generalmente pessima. 
Si salva da questo giudizio Corneliu Zelea Codreanu. Ora, Codreanu non è un gran pensatore. I suoi scritti sono pieni di un antisemitismo trito tipico dell’epoca, basato sulla solita identificazione fra giudaismo, bolscevismo, massoneria e generiche forze corrosive. La Guardia di Ferro, che ha fondato, è stata più antisemita delle SS - anche se il peggio, ad onor del vero, è successo quando Codreanu era già morto. Sono quelli che scuoiavano vive le bambine di cinque anni, per intenderci. Fa in un certo senso ridere, in termini macabri, che abbiano tentato un colpo di stato contro il maresciallo Antonescu, famigerato antisemita, perché non era abbastanza antisemita.
Al di là della violenza (e al di là della vaga e irreprimibile antipatia che devo provare per gente che, fossi vissuto all’epoca, mi avrebbe allegramente ammazzato in ragione dell’etnia dei miei bisnonni), trovo comunque che non ci sia niente da difendere in questa simbologia dell’ebreo apolide, disgregatore, che compare ovunque nella letteratura della destra tradizionale. E’ un simbolo inutile, che offusca in termini razziali - e quindi materialisti, biologisti - i mali dell’economia monetaria e del progressismo. Quindi insomma, Codreanu. A piacermi è il modo in cui viene descritto da Evola e Montanelli. Questa figura di monaco guerriero, del tutto disinteressato al denaro, al potere, assorbito in una visione oltremondana - che poi sia filosoficamente contaminata è un altro discorso, lui la interpretava come tale. Codreanu ha il culto del martirio: impone ai suoi combattenti di costituirsi dopo aver ammazzato qualcuno, e lui stesso finisce giustiziato dallo stato monarchico che aveva sempre difeso. La lettura cristologica è palese, e forse più in fondo si può leggere il sacrificio offerto per la redenzione dello stato dalle derive borghesi. Curiosamente, proprio come Cristo tentò di redimere la religione ebraica dal letteralismo e dal legalismo.  Codreanu ha il gran pregio di non credere alla realtà. Un tratto rarissimo fra i capi fascisti, che finiscono tutti a negoziare con i nuclei di potere della società borghese  (Krupp, Agnelli, il Vaticano). Codreanu, forse salvato dal fatto di essere morto giovane - come capita a chi è caro agli dei - ha mantenuto quest’aureola di irrealtà, e quindi può dire cose del genere:
Iniziare un’organizzazione politica senza un soldo, era una cosa difficile e temeraria. In questo secolo in cui la materia è padrona onnipotente, in cui nessuno inizia qualche cosa senza prima domandarsi «quanti denari ha», Dio ha voluto dimostrare che nella lotta e nella vittoria legionaria la materia non ha avuto parte alcuna.
Col nostro gesto audace, noi ci staccavamo dalla mentalità dominante del secolo; uccidevamo in noi un mondo, per cercarne un altro elevato sino al cielo. Il dominio assoluto della materia era rovesciato per essere sostituito dal dominio dello spirito, dei valori morali. Dio lo abbia in gloria, nonostante tutto.
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kyda · 2 years ago
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chissà che ne avrei fatto di questa giornata pessima se non avessi avuto personaggi della letteratura immorali e blasfemi da studiare e analizzare
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abr · 7 years ago
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Il fatto che l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura sarà sospesa per un anno è una pessima notizia: bisognava infatti approfittarne per abolirlo del tutto. Il Nobel è dannosissimo non solo in quanto premio (...) è pernicioso soprattutto in quanto riduce gli scrittori al rango di scienziati (attori) o pacifisti, di gente insomma convinta di poter salvare il mondo. Per questo si ritiene d’uopo assegnarlo ad attivisti (...), a esponenti di letterature periferiche (turchi, cinesi, marziani), a perseguitati (...) o a illustri sconosciuti (...). Quest’anno il Nobel per la letteratura non sarà assegnato e non è una tragedia, essendo già accaduto durante le due guerre mondiali, poi nel 1935, quando non si trovò nessuno degno di vincerlo, e ancora nel 2016, quando venne sostituito da un premio per cantanti di musica leggera. Se proprio non si riesce ad abolirlo, speriamo almeno ci sia qualcuno di lesto a sottrarre il Nobel a(i rintronati) accademici svedesi per assegnarlo quest’anno a un autore che meglio incarni la vera figura di grande scrittore: indifferente alle sorti del mondo, pidocchioso sui centesimi, alzatore di gomito, avido di successo, attanagliato dalle nevrosi, ossessionato dalla patata. Magari è la volta buona che lo vince Philip Roth.
https://www.ilfoglio.it/bandiera-bianca/2018/05/04/news/un-nobel-da-conigli-192937/
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entheosedizioni · 4 years ago
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I mille volti di un libro
“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso.” (Marcel Proust) Capita spesso di confrontarsi con amici o conoscenti – reali o virtuali – su un certo romanzo che entrambi abbiamo letto. Ebbene, molto spesso il nostro interlocutore ha un'idea completamente diversa rispetto alla nostra nel confronto dello stesso libro, addirittura contraria. Com'è possibile? Il background culturale Ogni nostra opinione si basa su diversi fattori, sia esterni – come quelli ambientali, storici o familiari –, sia interni – come i nostri gusti personali, lo stato d'animo nel momento in quale si forma l'opinione o, semplicemente, una certa predilezione per un certo argomento piuttosto che per un altro. Qualsiasi psicologo ci dirà che i fattori interni sono quasi in totalità plasmati da influenze esterne, ma noi continueremo a sostenere l'esistenza di una qualche affinità spontanea fra noi e quello che ci circonda. Detto ciò, possiamo quindi tranquillamente affermare che il proprio retaggio culturale avrà un peso non indifferente nel comprendere, assimilare e analizzare una qualsivoglia  lettura. Quindi, per quanto riguarda le opinioni sul valore "letterario" di un libro (che poi, cosa vuol dire, valore letterario!?), possiamo concludere che, in grandi linee, queste possono essere tanto similari quanto similari sono i valori che a essi si attribuiscono.
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Un divertentissimo ed eclatante esempio è costituito dalle recensioni negative ai grandi classici della letteratura: in questo articolo dell'Huffington Post ne trovate alcune davvero imperdibili! Se analizzate bene, è possibile notare che la maggior parte di queste recensioni sono semplicemente opinioni di persone che non costruiscono una vera argomentazione per le loro affermazioni, bollando come "noioso" o "troppo lungo" qualche capolavoro letterario. Queste affermazioni possono essere anche vere, ma definire un libro "noioso" non è di certo abbastanza per valutarlo nella sua interezza. Perché, (immagino) siamo d'accordo nell'asserire che, anche se noioso, un libro può comunque essere un capolavoro – vuoi per l'approccio innovativo, vuoi per l'argomento trattato, per la sua originalità narrativa, o magari per l'insieme di queste ragioni. E, già che siamo in argomento, vi confesserò le mie bêtes noir della letteratura (guarda caso, si trovano tutte nell'elenco dell'articolo indicato): Ulisse, di James Joyce, Il processo, di Franz Kafka, Don Chisciotte, di Miguel de Cervantes e La signora Dalloway, di Virginia Woolf. Posso comprendere, dunque, le ragioni che hanno determinato tali opinioni negative, tuttavia queste non bastano per "giudicare" un libro. Neanche la soggettiva e democratica possibilità di affermare "mi è piaciuto" o "non mi è piaciuto" non ha molto senso quando si tratta di esprimere un giudizio (che presumiamo completo) su un libro, nonostante la pessima, ma sempre più accentuata tendenza di vivere i valori in base al numero di like. Si può non amare un libro per varie ragioni: può non essere il momento giusto per tale lettura, può non incontrare il proprio gusto letterario, può trattare argomenti ai quali si è particolarmente sensibili e che si vorrebbero evitare, può avere personaggi odiosi, e così via. Ciò non significa che non gli si deve riconoscere il valore letterario e l'onestà intellettuale, ancor di più se inquadrato nel contesto storico della sua realizzazione. Inoltre, siamo sinceri: anche un capolavoro letterario può essere noioso. Ciò, però, non lo rende meno capolavoro.
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La sensibilità personale Appurato che una valutazione valida può avvenire soltanto se i parametri valutativi sono gli stessi per tutti, la parte più interessante di questo dibattito è l'incognita che uno stesso libro può generare nel nostro profondo, oltre la sua qualità letteraria. Prendiamo i personaggi, per dire. Perché lo stesso personaggio di un libro è amato da alcuni e odiato da altri? Cosa lo rende simpatico ad alcuni e antipatico ad altri, come fa a suscitare pena a certi lettori e disgusto ad altri? Un esempio clamoroso è Madame Bovary, personaggio principale dell'omonimo libro di Gustave Flaubert (se non vi ricordate chi sia o volete un ripassino, ecco il nostro riassunto). Alcuni vedono in questo personaggio femminile una figura fragile, sopraffatta da una vita che non ha potuto scegliersi, una vittima incompresa da compiangere e commiserare in quanto succube di una società bieca e dell'immancabile maschilismo. Altri (inclusa la sottoscritta) se la figurano come una petulante donna con il cervello di un'adolescente, mai disposta a prendere qualsiasi cosa sul serio – tranne le sue immaginarie romanticherie – e tantomeno a prendersi le proprie responsabilità, oltre a essere vacua, viziata e superficiale. Ora, il dilemma non è da poco: cosa spinge due lettori a interpretare uno stesso personaggio o uno stesso comportamento in due modi completamente opposti? Come fa l'uno a non scorgere neanche una piccola parte delle caratteristiche che nota l'altro e viceversa? O tali caratteristiche vengono scorte allo stesso modo da entrambi, ma interpretate diversamente in base alla propria sensibilità personale? O magari è proprio questa la bravura dello scrittore: essere capace di suscitare sentimenti e opinioni contrastanti pur parlando a tutti allo stesso modo? Come un dipinto che raffigura un ritratto in grado di fissare negli occhi tutte le persone presenti nella stanza allo stesso tempo e che sembra di dialogare con ognuna di loro separatamente, confidando a ciascuna di loro un segreto prezioso. Conclusioni Che ci piaccia o no, è impossibile che un vero libro possa rientrare in un'unica categoria: bello o brutto, lungo o corto, noioso o coinvolgente, ecc. E, per quanto ci piaccia valutare tutto con stelline da una a cinque (sai che sforzo) e con i like, comprendere un libro merita più di questo.   Annabelle Lee Read the full article
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shimejiotakucat · 4 years ago
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Hey... Quindi siamo davvero arrivati alla fine di quest'anno veramente terribile? E... Non ditemi che... OH DIAMINE, IO SONO ANCORA VIVA, WOWI! ANYWAY.
A voi come sta andando coi festeggiamenti? Io meh, i miei sono al lavoro ed io sono a casa con mio fratello e mia sorella PERÓ...
Mi sono ascoltata tutto il nuovo album dei 5SOS e lo AMO. Ho anche guardato qualche e video dove si comportano come pazzi e stavo soffocando dalle risate mentre mi mangiavo una pizza eheh..
Cavoli... Adesso che ci penso in quest'ultimo anno ne sono successe di cose... Io che sono continuata ad andare dietro alla mia crush storica, ho trovato le migliori amiche del mondo, ho iniziato ad ascoltare seriamente quella che ora è la mia band preferita (i 5 Seconds of Summer baby), ho cominciato a scribacchiare qualcosa su Wattpad, ho scoperto l'amore per la fotografia... Mi sto soffermando solo sulle cose belle perché nonostante tutto non dobbiamo lasciarci abbattere. Siate sempre positivi (non al virus eh), altrimenti finirete per stare male, è sempre meglio sorridere invece che piangersi addosso. Credetemi, ve lo dice questa pazza. Vi dico già che sono pessima a mantenere le promesse ma cercherò di mantenerla questa: Vi prometto che pubblicheró il più frequentemente possibile micetti miei.
Adesso voglio solo lasciarmi alle spalle questo anno terribile per cominciarne uno peggiore :). STO SCHERZANDO AHAHAHAHAH voglio ricominciare tuuuutto da capo quindiiiiii....
Ciao a tutti! Io sono Cat, ma chiamatemi pure Mina se preferite. Sono un'otaku, una Crybaby e faccio parte della 5SOSFAM. Amo la musica, l'arte, la letteratura, la cucina e la fotografia. Le mie OTP sono: la Bakudeku (MHA), i Muke Clemmings (5SOS) e la Ticciwork (creepypasta). Oltre ai 5SOS le mie bands preferite sono: I Twenty-one Pilots, i Panic ! At the disco, gli Imagine Dragons, i Set It Off, i Get Scared e i Green Day. Poi boh, sogno di diventare un medico e mi puace molto pensare :3. AH E USO UN SACCO DI FACCINE COME QUESTE : D: - :) - :( - :') - :3 e altre =v=".
Ora ho scassati perciò vi lascio qui qualche canzone bellissima (sono tutte bellissime ma ok) dei 5SOS, Felice anno nuovo. In anticipo miei piccoli micetti :3🥺✨💚🧡
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recensioniyoungadult · 5 years ago
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COME NESSUNO AL MONDO - Amabile Giusti, RECENSIONE
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Titolo : COME NESSUNO AL MONDO  Autore : Amabile Giusti Casa Editrice : Amazon Publishing Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Recensione
COME NESSUNO AL MONDO – Amabile Giusti Con Come nessuno al mondo abbiamo un bellissimo Yong Adult. Abbiamo tutti i soliti ingredienti: ragazza sveglia ma non proprio la più corteggiata della scuola, ragazzo problematico e classico bad boy che si incontrano e fanno scintille.Lei è dolce e riservata, lui spavaldo fino all’arroganza: è conflitto a prima vista ma l’attrazione è in agguato... I protagonisti sono Diane e Derek, due ragazzi molto diversi tra loro ma con alcune cose in comune. Lei scappa da casa, scappa della madre per una serie di motivi, non ultimo il suo lavoro: è un’attrice e produttrice di film hard molto famosa. Questa fama ha sempre creato molti problemi a Diane e alla sua vita sociale (praticamente inesistente).  Memore della pessima esperienza avuta al  liceo, aveva stabilito di non volere degli amiciDerek, invece, è il figlio del rettore dell’università. Rimasto orfano di madre e avendo subito anche il lutto del fratello maggiore, vive la sua vita sfogando i suoi problemi familiari con alcool, sesso e risse, mostrando al mondo il lato peggiore di lui.Il modo migliore per definire la sua faccia era espresso da tre semplici parole: giovane teppista sfregiato.Inizia così l’avventura universitaria di Diane, con la sua sola intenzione di non farsi notare e conoscere in modo che il segreto sulla professione di sua madre rimanga tale. Ovviamente il destino non vuole favorirla e, proprio alla cerimonia di apertura dei corsi, si scontra con Derek. Fanno scintille fin dal primo incontro, ma scintille che scoppiano: si odiano al primo sguardo.Una serie di eventi fanno poi evolvere la situazione tra loro andando a creare il classico quadro da mi piaci ma non posso stare con te, da entrambe le parti.Concordo con alcune recensioni che ho letto, ci sono alcune banalità nella storia. Alcune cose sono scontate, altre banali, i personaggi sono molto stereotipati e forse portati un po’ troppo all’eccesso. Il comportamento di Derek, soprattutto nei confronti di Diane, è a volte eccessivo, il grosso cliché di Diane che, a dispetto del lavoro della madre, decide di donarsi solo per amore è eccessivo, ma nonostante ciò la storia mi è piaciuta.>Amabile Giusti sa scrivere bene.  La sua penna tocca punti molto interessanti, tanto da crearti sentimenti contrastanti, ci sono bei passaggi, belle parole, momenti intensi,  si legge con continuità perché crea quella attesa che ogni romanzo deve lasciare. E’ un romanzo divertente, emozionante e interessante. Andate oltre agli stereotipi e ai cliché e apprezzerete a pieno Come nessuno al mondo. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Trama
COME NESSUNO AL MONDO – Amabile Giusti Diane è una ragazza discreta e un po’ timida, alle prese col suo primo anno di università. Ha un rapporto complicato con la madre, un’attrice hard dal temperamento sprezzante. Un giorno, al campus, incontra Derek, ventun anni di sfrontata bellezza e ingestibile strafottenza, che insegna surf sulla spiaggia di Santa Monica e non è certo uno studente modello, nonostante sia il figlio del rettore del college. I due, da subito, non si sopportano: Diane, che scrive racconti ed è segretamente invaghita dell’ineffabile Rupert, suo professore di letteratura, trova Derek ignorante e maleducato, e lui non perde occasione per prendersi gioco di lei e maltrattarla, anche in pubblico. Alcune impreviste circostanze, tuttavia, li fanno avvicinare più di quanto entrambi avrebbero mai creduto possibile, e i due giovani cominciano a guardarsi reciprocamente con occhi diversi. Che la dolce Diane sia più forte e caparbia di quanto appare, e il rude Derek meno insensibile di quanto i suoi modi mostrino?Sullo sfondo di una splendida Los Angeles, tra corse in moto, feste universitarie e spiagge assolate, Derek e Diane impareranno che le cose non sono mai come sembrano, e che l’amore vero, quando arriva, ti travolge e ti cambia. COME NESSUNO AL MONDO – Amabile Giusti Buona lettura, Simona. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon  Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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