#temporanea
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enkeynetwork · 2 years ago
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Il treno dei bambini di Viola Ardone: Un viaggio di speranza e crescita nella Napoli del dopoguerra. Recensione di Alessandria today
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra
La commovente storia di un bambino e di un’Italia che si rialza dopo la guerra Il romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone, pubblicato da Einaudi nel 2019, racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che lascia la sua Napoli nel 1946 per affrontare un lungo viaggio verso il Nord Italia. Insieme a migliaia di altri bambini del Sud, Amerigo partecipa a un’iniziativa del Partito…
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persa-tra-i-miei-pensieri · 2 years ago
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Bonus mostra temporanea Celada:
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Labirinto della Masone
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retemeteoamator-blog · 2 years ago
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comefiorineldeserto · 3 months ago
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(Temporanea perché l’altra l’avevo cancellata e anche questa farà la stessa fine)
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nottesolostellata · 17 days ago
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Mi dà fastidio che si dica "la coppia è temporanea ma gli amici sono per sempre"; Entrambi possono essere temporanei, date loro lo stesso valore e tempo, non segnare differenze perché non sai mai quale dei due può fallire per primo.
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Era l’anno del mio diploma
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Avevo compiuto diciotto anni a novembre e circa un mese dopo, dalla Francia venne a darci una mano in casa Claudine, un’amica d’infanzia di mia madre Margot e sua compagna di liceo. Una donna di poco sopra i quaranta, come mamma appunto. Lei era piccolina, ma perfetta. Molto proporzionata. Una francesina bella, pulita, colta e piena di fascino. A differenza di mamma, che s’era sposata giovanissima ed era venuta subito in Italia, lei invece era convolata a nozze un po' più tardi, ma purtroppo era rimasta vedova pochi anni dopo il matrimonio, a causa di un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto il marito. S'era trovata per questo, dopo neppure un anno, completamente a terra economicamente. Pur se laureata in lettere moderne, appena sposata avevano deciso di comune accordo col marito che lei avrebbe lasciato l’insegnamento, si sarebbe occupata della casa e avrebbero subito messo al mondo dei figli, che però non fecero a tempo ad arrivare.
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Per cui erano ormai già diversi anni che campava di stenti arrangiandosi e che soffriva da morire nel sentirsi sempre poco considerata, dovendo svolgere tutti i lavori più umili pur di sopravvivere. Per giunta, non riusciva a tenersi un lavoro per più di qualche mese. Infatti essendo veramente una bella donna, peraltro vedova e bisognosa, doveva regolarmente respingere le avances aggressive dei vari datori di lavoro. Che si sentivano in diritto di approfittarsene. Per questo, doveva ricominciare ogni volta daccapo a cercare. Con mamma comunque si era sempre tenuta in contatto. Dopo tanto tempo di continua e ininterrotta consuetudine, ebbe un chiarimento finale e risolutivo con mamma via e-mail. Aveva sempre rifiutato l’aiuto che mamma Margot le offriva, ma dopo l’ultimo scambio, evidentemente esasperata e stanca, accettò senza più esitare l’offerta genuina dei miei genitori di poter venire in Italia a casa nostra: un po’ colf, un po’ dama di compagnia e infine, visto l’approcciarsi del mio Esame di Stato, anche quale mia temporanea istitutrice. Arrivò e passò finalmente un Natale sereno con noi. Forse il primo, dopo tanto tempo.
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Mio padre è un capace industriale. Mia madre invece è un’insegnante. Di francese, ovviamente. In famiglia abbiamo un discreto agio. Le due donne avevano ritrovato l’antica, intima confidenza e Claudine finalmente era tornata rilassata. Quando sorrideva, illuminava la stanza. Margot passava alla sua amica del cuore un sacco di suoi vestiti ancora nuovi; uscivano spesso insieme per la spesa o per un caffè. Claudine percepiva un regolare stipendio, oltre ad alloggiare e mangiare con noi. Intanto, i miei si ingegnavano per trovarle una sistemazione dignitosa, un vero lavoro. Ma senza troppa fretta, perché intanto in casa si respirava un’aria di novità e maggior serenità. Poi, lei aveva anche questo compito di aiutarmi al pomeriggio coi compiti e guidarmi verso l’esame di stato che ci sarebbe stato di lì a pochi mesi. Era veramente uno spettacolo di femmina: intelligente, spiritosa ed effettivamente sotto la sua guida, per me era divenuto un vero piacere studiare, ripassare e organizzarmi per bene le materie e le interrogazioni.
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Prendemmo subito molta confidenza. Io capìì subito che lei era solo un’anima bisognosa di tanto affetto e aveva necessità di tornare a essere finalmente riconosciuta e apprezzata: soprattutto come donna. Gradiva di sicuro essere corteggiata, ma anche rispettata, considerata nei suoi valori. Però intuivo come dentro bramasse essere desiderata, oggetto di genuina passione. Io per parte mia le morivo letteralmente dietro. Sbavavo. Con assoluta discrezione, ovviamente. Nel correggermi i compiti, lei si alzava dalla normale posizione al tavolo ‘a squadra’, avvicinava la sua sedia alla mia e mi si metteva di fianco, sullo stesso lato. Ero letteralmente stordito e rapito dal suo profumo, dal suo fascino di donna matura e sensuale. Diffondeva inconsapevolmente bellezza ed erotismo tutt’attorno a sé. Io ero abbagliato da tanta grazia. Inevitabilmente se ne accorse e prese a provocarmi. Come il gatto col topo. Veniva in camera mia col golfino oversize; se lo toglieva e potevo così ammirare le sue camicette trasparenti o quei top mozzafiato scollatissimi. Poi, le gonne corte che, ritirandosi sulla coscia, quando lei si sedeva, lasciavano intravedere le calze autoreggenti. Tutti indumenti che riconoscevo essere stati in passato di mamma. La sua pelle candida e profumata di pesca reclamava, assetata, delle labbra che la baciassero al più presto ovunque. Mi guardava negli occhi e scherzando mi stuzzicava, mi mandava dei bacini in punta di dita e poi mi toccava, mi accarezzava tenera.
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Con me avevo l'impressione sincera che tornasse diciottenne. Non mancava di salutarmi con un dolcissimo bacino sulla guancia, sia entrando in camera che uscendone. Un bacino che durava sempre di più. Alla fine al bacino aveva aggiunto l’abbraccio stretto. La camera degli ospiti dove lei dormiva era vicina alla mia, giù nel seminterrato e vicino al grottino; mentre la stanza da letto dei miei era ben distante, al primo piano e nell’altra ala della villa. Un pomeriggio, dopo che avevamo pranzato, mamma era tornata a scuola per il ricevimento dei genitori. Mio padre come sempre era in azienda. Nel silenzio totale della casa, prima dell’ora stabilita per i compiti - le tre - ognuno di noi due era in camera sua per un breve riposino. Io avevo i sensi acuiti dal folle desiderio di lei, per cui notai comunque un lievissimo mugugnare provenire dalla parete in comune. Non resistetti e andai a sbirciare dalla sua porta. Che aprii appena, senza farmi sentire: c’era una vera Dea nuda, sul letto. Con indosso solo un perizoma. A occhi chiusi, con una mano sul seno e un'altra negli slip, si toccava il basso ventre e si muoveva sospirando, piena di evidente passione erotica. Udì qualcosa, si girò di scatto e s’accorse di me! Però non urlò: dapprima si coprì col lenzuolo. Poi però, rossa in viso e adorabile, mi sorrise e senza rimproverarmi mi fece cenno di avvicinarmi a lei. Ero paralizzato, da tanto spettacolo. Mi disse:
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"vieni qui vicino; ormai sei un adulto e potrai ben guardare una donna che si dà piacere. In fondo, è anche questo parte dell’educazione di un giovane uomo, no?" "posso vederti da vicino e sentire il tuo odore, Claudine?" "si, certo. Ma… non mi toccare, capito? Non vorrei mai litigare con Margot: dovrà essere proprio un nostro assoluto segreto, ok?"
E così assistetti allo spettacolo più bello del mondo: una donna che infila le sue dita nella fica e si dà godimento. Lentamente. Quell’aroma, il sudore delle sue ascelle, dell’inguine misto al suo profumo preferito e la vista di quel vero paradiso mi si stamparono in mente. Venne in silenzio, inarcando la schiena. Che cosa meravigliosa. Ogni tanto si girava su un fianco, allargava le natiche, scostava il filetto e mi faceva vedere il suo buco del culo mentre lo contraeva e lo rilassava. Infine, quando fu contenta di essere stata adorata da me per diversi minuti, sorrise soddisfatta.
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Poi mi chiese di uscire e di andare a prepararmi per i compiti. Da quel giorno, la sua presenza vicino a me ogni pomeriggio alle tre divenne una vera, dolcissima tortura. Non aspettavo altro. Non desideravo altro. Un pomeriggio si sedette al mio tavolo da studio, al solito a squadra rispetto a me; tolse il golfino e sotto aveva la camicetta di tulle molto trasparente, ma… non portava il reggiseno! Spavaldi e troneggianti in alto sul pianale del tavolo, le sue mammelle erano le protagoniste principali in commedia. Sudavo freddo! Non potevo staccare il mio sguardo da quei trionfi di bellezza, dalla magnetica attrazione sessuale. Lei si accorse del mio stato e mi chiese, finto-stupita: “che c’è, tesoro?” Le risposi che avrei tanto desiderato vederle nuovamente i seni completamente nudi. Non si fece pregare: chiuse a chiave la porta, tolse la camicetta e si sedette di fianco a me a torso nudo. Le chiesi di poter adorare ancora una volta e magari toccare le sue stupende e sode mammelle, di poterle annusare, drogarmi d’amore per lei… arrossì ma alla fine disse: “Ma che dici, stupido! Va bene. Toccale, per alcuni secondi soltanto però, eh?”
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Come iniziai a carezzargliele teneramente, i suoi capezzoli istantaneamente crebbero. Smisi, spaventato. Ma lei disse: “no, no: va tutto bene non ti preoccupare. Una donna fa così, quando è eccitata; continua, ti prego…” e io continuai a lungo, altro che secondi! A un tratto mi disse: “vabbè tanto vale che me li baci, no?” Quindi risoluta mi prese la testa, se la premette su un seno e mi mise un capezzolo in bocca. “Succhia, mio piccolo tesoro. Leccami e succhia” stetti una mezz’ora buona in quel paradiso di sapori, odori e perfezione femminile. Le leccai, succhiai intensamente e carezzai entrambi i seni. Riuscii anche a metterle una mano tra le cosce. Sulle prime lei le allargò anche: potetti così sentire inequivocabilmente che era bagnata, da sopra le sue mutandine. Ma poi di colpo mi tolse la mano, si rimise la camicetta, il golfino, si ricompose e cominciammo a studiare. Quel pomeriggio faticai non poco a mantenere un comportamento civile.
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Da quel momento, tutti i giorni alle tre passavamo dapprima una mezz’ora in assoluta intimità: lei ad allattarmi e a godere delle mie labbra; io a torturarle, leccarle i seni e a cercare di arrivare con le mani alla sua fica. A volte mi faceva stare anche un minuto, con la mano a coppa sulla sua passera, che sentivo gonfia e calda; ma regolarmente dopo un po’ me la toglieva e la sessione di studio doveva iniziare. Era inflessibile. Un pomeriggio la sentìì più languida del solito: appena arrivata in stanza e chiusa la porta mi prese la testa tra le mani e mi baciò a lungo, lingua in bocca. Potetti subito toglierle facilmente la camicetta e iniziare a leccarle i seni e le ascelle depilate e profumatissime. Cercai di portarla al solito verso il tavolo da studio, dove avevo già disposto le sedie aperte strategicamente, ma lei invece stavolta volle sedersi a bordo letto!
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Mentre succhiavo ingordo i suoi capezzoli, stavolta fu lei stessa a prendere la mano e mettersela appena sotto la gonna. Io un po’ esitavo, perché sapevo ormai che il mio arrivare a toccarle le mutandine in genere sanciva la fine del ‘preambolo’ e l’inizio dei compiti. All’orecchio con voce dolcemente roca mi disse: “che fai, mio giovane studente, esiti? Oggi non vuoi salire?” e io presi a salire piano lungo il suo interno coscia. A un tratto il mio cuore sobbalzò… non indossava gli slip!!! Ero impazzito di gioia: potetti infilarle senza che si opponesse dapprima un dito, poi due e infine riuscii con un minimo sforzo a farle entrare tutta la mano! Lei ormai coricata sulla schiena, gonna sollevata completamente e a cosce allargate gemeva, godeva, si muoveva e mi carezzava la testa, mentre le succhiavo i seni. Le baciavo il collo e la bocca. Venne… mordendomi piano un orecchio per non urlare! Mi sarei lasciato divorare tutto, da lei. Quindi al solito, d’improvviso si staccò e ci ricomponemmo.
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Siccome da un po’ di tempo il pomeriggio passavamo sempre più tempo a ‘intrattenerci’ e sempre meno a fare i compiti, lo studio soffriva. Quindi lei d’un tratto decise che: "basta! Di pomeriggio si studia e niente altro più." Ci rimasi molto male, ma capii che per lei stava diventando forse qualcosa di imbarazzante. Io, sebbene giovanissimo, ero pur sempre un gentiluomo. Che mai avrebbe voluto forzare la volontà di una signora stupenda e raffinata come lei. Quella stessa notte però, attorno alle undici e quaranta, dormendo ma socchiudendo un occhio per un lieve rumore, vidi aprirsi piano la porta della mia camera e una figura adorata in controluce venire verso il mio letto. In silenzio si mise sotto le coperte con me, mi baciò schiaffandomi mezzo metro di lingua in bocca e poi mi sussurrò all’orecchio: “fottimi, mio giovane stallone. Fammi tua per tutto il tempo che riuscirai a resistermi dentro duro.”
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Mi si mise sopra a cavalcioni. Prese l’uccello e se lo infilò dentro. Cavalcò fino a godere una prima volta. Quindi mi mise un seno in bocca e stesa a pelle su di me mi comandò di succhiarla e leccarla a lungo. Dopo che venne di nuovo, si mise a pancia sotto sul letto. Cuscino sotto i fianchi, sollevò il culo in alto a natiche larghe e mi disse: “non vuoi leccarmi ed esplorarmi tutta?” Non me lo feci ripetere: la leccai nell’ano a lungo e per questo lo sentivo aprirsi sempre di più, fino a che mi intimò con una sola parola: “sfondamelo.” Ordine perentorio che mi fece impazzire di gioia e desiderio. La inculai e stantuffai per un’ora almeno: giuro! Sono sicuro che le feci male lavorandola nel culo perché ogni tanto gridava ‘ahia’ però mi diceva di non preoccuparmi e di continuare a cavalcarla, che mi voleva tantissimo. Che sborrassi pure quanto volevo, nel suo culo. La tenevo per le zinne. Non poteva scappare. Né lo desiderava.
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Il giorno dopo era più bella che mai. E se a colazione, a pranzo e insieme a mamma Margot era la Claudine di sempre, facendo i compiti con me alle tre era invece diventata castigata e rigorosissima: un’insegnante che non tollerava rilassamenti. Ma non mi dispiaceva. Perché a mezzanotte, quasi tutte le notti, Claudine era mia e potevo incularmela e scoparmela di dritto e di rovescio. Mi faceva dei pompini che mi mandavano in estasi e regolarmente ogni volta, subito dopo ingoiato il mio seme, aveva il vezzo di baciarmi a lungo in bocca. Poi mi infilava un dito nel culo, così mi dava lo stimolo e il tempo di eccitarmi di nuovo. Di ritrovare la voglia insopprimibile di lei e quindi voleva che la inculassi, per ‘punirla’ di quel suo ardire. La prima volta fui sorpreso di conoscere questo suo giochino per stimolare un uomo. Ma poi glielo chiedevo io. Ero innamoratissimo di lei. Dopo l’Esame di Stato, superato da me col massimo dei voti, mio padre riuscì a trovarle finalmente un impiego decoroso in città, in un punto vendita legato alla sua azienda, che aveva filiali e punti vendita in tutta Europa. E ovviamente anche in Francia, per cui in futuro forse avrebbe potuto tornarvi. Si stabilì in un appartamentino poco distante da casa nostra.
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Se ne tornò in patria dopo tre anni. Nel frattempo, mentre era ancora in Italia, regolarmente l’andavo a trovare perché "solo un ventenne come te sa farmi sentire la vera donna che sono." Per parte mia mi laureai ed entrai a lavorare in azienda con papà. Mi sposai a ventiquattro anni con Luisa, la donna che amo, di dodici anni più grande di me. Forse ho scelto lei per il mio inconscio e grande desiderio di replicare la storia con Claudine. Ma comunque spesso per lavoro devo andare in Francia, nell’azienda collegata alla nostra e di cui abbiamo delle quote, dove ormai lavora anche lei. Non manco mai di andare a trovarla in ufficio, con la scusa di portarle un souvenir d’Italie. Per poterle invece poi, nel tardo pomeriggio, godere della sua bocca, succhiarle i seni, la fica e incularmela a lungo. Naturalmente, dopo che m’ha fatto il suo giochino preferito post pompino con quelle dita birichine. Ci vediamo invariabilmente nell’albergo dove alloggio. Anche perché lei s’è risposata con un suo collega ed è ormai serena nel suo ménage. Ha una figlia. Con Claudine ci scriviamo tuttora in gran segreto delle porcate assurde, perché ci desideriamo veramente, malgrado la differenza d’età notevole. Mia moglie non l’ha mai saputo. Né lo saprà mai. Mia madre forse lo sa. O molto più probabilmente addirittura le aveva dato lei stessa l’incarico di svezzare e far diventare un vero uomo suo figlio. Un giorno Claudine me lo confesserà! Continuo ad adorarla, nell'intimo del mio cuore. Un amore segreto è l'unica cosa che ti saprà dare un'ottima ragione per vivere, quando sarai soffocato dalla routine.
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RDA
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blablablablablablaebla · 9 months ago
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Ho adottato l’amnesia
come stato di temporanea
Serenità
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unacaoticaillusione · 2 months ago
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Sono sveglio ormai da più di un’ora. Mi ero ripromesso ieri sera di poter dormire qualche ora in più. Il mio corpo evidentemente non ne vuole sapere, ascoltando imperterrito la mia sveglia biologica. Mi trovo ad essere immerso nei pensieri, in questa stanza buia. Guardo le pareti del soffitto in religioso silenzio e profonda riflessione. I pensieri mi soffocano e le domande nella mia testa si fanno sempre più complesse. Smetto per un istante. Osservo l’unico fascio di luce che irrompe all’improvviso nella stanza. Provo a placare questo flusso continuo, ma so che con molta probabilità sarà solo una condizione temporanea.
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crisalide-imperfetta · 3 months ago
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«Ho adottato l'amnesia come stato di temporanea serenità.»
(Alda Merini)
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abr · 10 months ago
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Se ci sono delle speranze per l'Europa stanno, come al solito, negli Stati Uniti. (...) la crisi europea è figlia e diretta conseguenza della crisi che stanno attraversando gli USA dai tempi di Obama e delle scellerate politiche inaugurate dal suo Dipartimento di Stato. Per noi quella crisi ha voluto dire Libia e guerra sotto casa. Per altri ha voluto dire molto peggio.
Meglio sarebbe stato se prima si fosse dovuto votare in USA e poi in Europa. Purtroppo(...) le scadenze sono invertite. Il rischio è la riedizione del rapporto Trump-UE tra il 2016 e il 2020, dove l’Europa è stato il luogo in cui la parte perdente delle elezioni USA del 2016 si è arroccata per fare opposizione a Trump e rilanciare, usando una figura spenta come Biden per tornare al potere. La speranza d’Europa è tutta lì. Temo un altro 2020 prima di allora.
Se (Draghi) gode ancora di un immutato prestigio dopo il “Volete la pace o i condizionatori accesi”, il “Chi non si vaccina muore e fa morire”, e dopo avere ideato le sanzioni che avrebbero dovuto piegare l’economia russa, è solo perché la “buona stampa” e i suoi disinteressati commentatori continuano a costruire la figura del Cromwell europeo. Non abbiamo avuto la pace; la Russia, oltre ad aver già vinto in Ucraina, non è mai stata meglio in termini economici, e noi siamo diventati un Continente senza energia, senza materie prime, e presto senza industria per scelte sbagliate di politica industriale fatte in Germania e a Bruxelles. Ha probabilmente gestito la storia dei contratti segreti di fornitura dei vaccini per tutta Europa, firmati non si sa bene da chi nell’interesse di chi. E guardi che questa non è questione di vaccini (ma) di contratti. (...)
Negli USA stanno facendo molto per fare luce sui vaccini. 
È vero. E in Italia non se ne dà notizia. Ma guardi che, alla fine, dipenderà tutto dalla vittoria o meno di Trump in USA.
E poi?
Poi, se Trump vincerà, si aprirà il Vaso di Pandora. E la gente in Italia inizierà a leggere sui giornali quello che sa già per esperienza personale.
Che cosa intende dire?
Intendo dire che la gente impazzisce tutta assieme, ma si rinsavisce uno per uno. Se questo succederà, per molti, anche dalle nostre parti, sarà solo questione di tempo.
In caso contrario?
In caso contrario, le società europee entreranno nella “condizione di guerra” di cui parlava Bismarck, che, se non altro, aveva il pregio dell’onestà. Non sarà un’economia di guerra temporanea come si sussurra oggi con sussiego. Sarà una società diversa.
Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, via https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-ue-la-sorte-di-draghi-e-nostra-si-decide-negli-usa-a-novembre/2692362/
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Il Geirino ha un nuovo gestore: temporaneamente affidato a My Sport SSD. Un passo avanti per il rilancio del polo sportivo ovadese
OVADA – Dopo mesi di impegno e programmazione, l’Amministrazione Comunale di Ovada ha annunciato l’affidamento temporaneo della gestione dell’impianto polisportivo del Geirino alla società My Sport SSD, specializzata nella gestione di strutture sportive.
OVADA – Dopo mesi di impegno e programmazione, l’Amministrazione Comunale di Ovada ha annunciato l’affidamento temporaneo della gestione dell’impianto polisportivo del Geirino alla società My Sport SSD, specializzata nella gestione di strutture sportive. Questo incarico segna il completamento della seconda fase del progetto di rilancio del polo sportivo, in attesa di un futuro sviluppo tramite…
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ross-nekochan · 7 months ago
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Un dollaro ha raggiunto di nuovo dopo 35 anni il valore di 164¥.
Che sono venuta a fare in Giappone? A fare la povera a casa mia.
I giapponesi piangono come bambini perché, poverini, ora non possono fare viaggi all'estero (quando non ne hanno mai fatto dato che 1. Giappone sempre the best 2. Non hanno manco le ferie per piangere, figuriamoci per fare le vacanze all'estero) e non possono comprare la roba importata (tanto segretamente made in Japan è comunque sempre il prodotto migliore). Poveri veramente.
Chi viene a fare viaggi o permanenza temporanea gioisce.
Noi stranieri che abitiamo qua in pianta stabile invece manco possiamo tornare a casa e goderci le vacanze, ma tanto a loro che cazzo gliene fotte.
Prima sono disperati come la merda perché non hanno forza lavoro per mantenersi e poi quando vedono gli scemi che vengono pure ad abitare qui e a farsi una vita, mica li prendono in considerazione, macchè. Tanto sti stronzi pure se un altro po' superano la stessa popolazione giapponese mica possono votare e toglierci la poltrona, eheh. A loro serve solo che paghiamo le tasse e che rispettiamo la loro "cultura" perché oh guai se non la rispetti, guai se rompi il nostro amato 和 (wa), l'armonia (di sto cazzo) che tutto il mondo ci invidia, perché pure se wa implica che ti devi ammazzare di lavoro, tu ti devi stare zitto e rispettare la nostra cultura sennò sei uno scostumato gaijin di merda.
Quindi, dicevamo, questi ci servono solo per lavorare internamente per farci sopravvivere quindi non l'alziamo st'inflazione altrimenti poi il settore turistico ne risente e la gente dall'estero non viene più a spendere i soldi da noi. Ah poi dici che il potere di acquisto dei nostri cittadini si abbassa troppo? Eeeeeeh oh che ci possiamo fa, non abbiamo proprio altra scelta, stringono i denti, tanto questi mica fanno una manifestazione per strada per lamentarsi un po' ma figurati!
35年ぶりに1ドルは160円。
何をここに来ていただろう。自分の国で貧しくなるため?
大変人材不足の日本は自分の国民だけではなく、ここに住む外国人の為になんことでもやってない。マジで乱暴して欲しいけど、そうすると日本の「和」がなくなるからありえないだもんね。
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petalidiagapanto · 9 months ago
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«Ho adottato l'amnesia come stato di temporanea serenità»
(Alda Merini)
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susieporta · 9 days ago
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Mi ci sono voluti due divorzi e altre " fatiche relazionali" per iniziare a pormi delle domande e scoprire quanta ignoranza sulle Relazioni intime e quanta superbia mi avessero dominato.
Nonostante gli studi da psicologa e il lavoro fatto in tanti anni di professione in termini di formazione, cura di me e crescita personale, ho continuato a sottovalutare l'impatto della mia ferita profonda e dei relativi meccanismi difensivi automatici nelle relazioni.
Non basta comprendere le proprie ferite per stare in una relazione in maniera appagante, quello è solo l'inizio. ( si lo so, che fatica!!)
Occorre fare continue esperienze con gli altri per ricevere feedback onesti che ci aiutino a scoprire in che modo la corazza protettiva, che la ferita ha provocato, agisce e impatta sugli altri quotidianamente.
Senza una dimensione sincera di feedback è veramente difficile scoprire l'impatto reale che abbiamo sugli altri perché ognuno pensa a sé stesso in base a come si percepisce e non per ciò che emerge di sé nell'interazione.
La relazione di coppia è l'ambito di falsificazione di noi stessi per eccellenza perché ciò che emerge di noi non coincide con ciò che pensiamo di essere.
E spesso lottiamo per ottenere che l'altro ci veda per come siamo convinti intimamente di essere.
Tutti vogliamo essere amati per ciò che siamo, salvo non essere sinceramente interessati a scoprirlo noi per primi.
La promessa dell'amore è una promessa di sguardo e di attesa. Essa recita " ti offro il mio rispecchiamento e la necessità della tua presenza."
La promessa della relazione è la verità su chi siamo: siamo davvero disponibili a scoprirlo?
Perché il prezzo da pagare è la perdita della sicurezza che ci da' la corazza caratteriale. Siamo attrezzati per sostenere il disarmo del cuore che l'amore opera in noi?
È chiaro che no. Ecco perché in men che non si dica un'esperienza d'amore può essere vissuta come un'esperienza minacciosa dalla quale scappare.
Ho capito che amarsi è conoscere questa corazza caratteriale e prendercene la responsabilità. E questo atto di responsabilità libera l'altro dalla richiesta, che agiamo inconsapevolmente, di prendersene cura al nostro posto.
Ho capito che amare è possibile se siamo disposti a prenderci cura della vulnerabilità che la relazione comporta e che tale vulnerabilità prende spesso la forma di emozioni violente, trattenute o espresse, che ci spaventano.
Ci vuole una disposizione davvero tanto umile per affrontare tutto questo altrimenti non si tratta di amore ma di sfruttamento.
E ho capito perché l' Umiltà è sinonimo di Amore: l'Umilta' di sapere che non potremo mai vedere certe parti di noi perché così come non possiamo vederci la schiena, è solo accettando questa ignoranza su noi stessi, questo " sapere di non sapere" che ci motiviamo a stare nella relazione e a provarne gratitudine per la possibilità di restituirci a noi stessi, di rimetterci al mondo ogni giorno.
E questa forza che proviene dall'Umilta' è il motore che nutre e ci arriva come Amore in azione.
Mi sento abbastanza pronta di iniziare a condividere con voi le mie riflessioni su questo tema in un seminario gratuito online mercoledì 22 alle 20.30.
Vi offro un pezzettino del cammino interiore e di ricerca fatto in questi anni, non soluzioni o tecniche : chissà che possa contribuire a fare qualche "click" anche a voi come è successo a me.
Siamo già in tantissimi e non vedo l'ora di scoprire cosa ne verrà fuori da questo primo esperimento.
Se vuoi venire a far parte di questa temporanea comunità di ricercatori, ci sono ancora dei biglietti gratuiti su eventbrite, metto il link qui sotto.
e grazie per aver letto per intero questo post 🤗
Gloria Volpato
https://www.eventbrite.it/e/biglietti-gli-ostacoli-allamore-1194069286379?aff=oddtdtcreator
#gliostacoliallamore
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solovedreidue · 1 month ago
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La poltrona di voluttà
La guarda, placido, leggermente sprofondato nel velluto della poltrona, nudo, flaccido dell'orgasmo, eccitato dalla sua voglia ancora agitata, davanti.
Lei sì imperla tra le pieghe, mentre si tocca impaziente, lo vuole ancora duro, rinfaccia l'inappagatezza, sa che l'umiliazione gli rode dentro e alita forte sulle braci del gioco dell'impotenza.
Castrazione temporanea post eiaculatoria, la diagnosi.
Lo cura con una voglia sadica e finemente violenta, con fuori la nebbia, che tra le sue cosce condensa, calda rugiada odorosa. Le luci tremano, lei trema.
Lui vorrebbe solo tuffarcisi, annegare mentre ingoia. Ma lei vuole un cazzo maschio e lo provoca mentre lo bacia e gli fa notare il sapore, di sperma, di uomini. Evoca l'orgia che la soddisfa, di carni dure. Deve attendere, nell'oblio dell'impazienza e lo guarda, dritto, negli occhi e lo sferza sull'inutilità molle, palpandolo come fanno i bimbi.
Sprofondato nel velluto e nella voluttà, si gode la voglia, con la pazienza della distanza, con il Natale che incede nelle incombenze e la decora di desiderio, fili di brama che si tessono e si intrecciano, con calma, sotto il peso dell'avvento dei giorni che riempiono nell'attesa di trovarsi.
La vuole. Lo vuole. Sì.
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